Come il cielo a mezzanotte

By NyxEcate

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Leggende raccontano che gli dei, all'alba dei tempi, separarono le anime gemelle, gelosi di queste ultime. Il... More

Prologo
01. A nessuno piacciono i ratti
02. Corsi differenti
03. Pura poesia
04. Piccoli riti
05. Sempre un mistero
06. Profumo di Gardenia
07. Marshmallows
08. Paranoia silenziosa
09. Il mare senza di te
10. " Di rosso e celeste neanche il diavolo si veste "
11. " Sei meraviglioso ora, domani e per sempre "
12. Stellato
13. Insignificanti
14. Sono una distesa dorata
15. Ciò che non sai di me
16. Questo
17. Una spaccatura nel vetro
18. Le emozioni non sono per bambini
19. Come scogliere d'argilla
20. Quello che i bambini non dovrebbero provare
21. Nascondere
22. Non abbandono nessuno
23. Urgano
24. Il prima è sempre doloroso
25. Non c'è due senza tre
26. Come due anime si abbracciano
27. La strada
28. Piccoli sorrisi
29. Fidanzato?
30. Non oggi
31. Sbagliato
33. Ringraziamento
34. L'inizio
35. Quando accadrà
36. Coraggio
37. Come un sogno
38. Come il cielo a mezza notte
Epilogo

32. Il tuo pappagallo

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By NyxEcate

«Buon ringraziamento!»

«Vorrai dire buone vacanze! Aspettavo questo momento da-»

«Da quando abbiamo iniziato l'anno scolastico, lo so, lo so», Naomi si fa beffe di me per ancora un po' prima di calmare la sua risata.

Oggi è finalmente giunto uno dei giorni più attesi dagli americani, il ringraziamento. Tutti sono spensierati e felici, tranne i tacchini. In famiglia abbiamo l'abitudine di ringraziare anche loro, un po' macabro considerando la goduria con cui affondiamo le zanne nella sua povera carne. D'altro canto, dopo un giorno di preparativi la fame è tanta, scusateci tacchini.

Proprio in questo momento, mentre la mia miglior amica annaspa al telefono, preparo la salsa gravy insieme allo zio. É a salsa tipica con cui accompagnammo il tacchino che lo zio ha infornato poco fa', grazie ad una ricetta speciale di famiglia però, è ben diversa dalla tipica salsa.

Le urla di Josh dalla sala pranzo per poco non fanno cadere la teglia ricolma di patate che lo zio sta infornando.

«Maledetta peste», lo sento sussurrare fra i denti. Sbuffa e mi rivolge uno sguardo visibilmente provato prima di posare tutto e correre in salotto dal figlio. Non riesco a trattenere la risata spontanea.

«Che hai da ridere tu?»

«Nulla, ho solo visto l'espressione desolata dello zio»

Poso la ciotola verde e mi appoggio al bancone, due minuti di riposo non mi faranno male. «C'è Winne? Cavolo quanto darei per assaggiare il suo magnifico tacchino», si lascia scappare persino un gorgoglio di meraviglia. Come biasimarla? La cucina dello zio è impeccabile, è una vera fortuna che quest'anno si sia unito a noi.

Spesso passano le vacanze con i nonni materni di Josh, immagino che per tutta la situazione con mia madre abbiano fatto uno strappo alla regola.

«Perché non vieni anche tu? C'è cibo a sufficienza per una magione».

Rido sotto i baffi alla vista di Josh attaccato come una sanguisuga alla gamba del padre. Infondo, molto infondo, li vuole bene. Davanti alla televisione mia madre sta guardando l'annuale parata della cittadina vicina, una tradizione che ormai porta avanti da differenti anni.

«Non posso.. È tornata a casa mia sorella e i miei genitori ci tengono a festeggiare il giorno in famiglia», mi risponde addolorata.

«Capisco». Fatico a nascondere la nota delusa nella mia voce, tanto che, dallo sbuffo proveniente dal telefono, immagino che Naomi se ne sia accorta.

Gli attacchi di mia madre stanno diventando sempre più frequenti, spesso non riesco a stare in sua compagnia per colpa di quest'ultimi. Vederla mentre si contorce e soffre senza che io possa far nulla, è semplicemente troppo per me.

Mi sono imposta di non evitarla, ma ogni volta che le sue articolazioni iniziano a tremare, o dice frasi sconnesse io semplicemente esco dalla stanza, aspetto che si calmi e vi rientro.

Purtroppo, in un'occasione del genere è impossibile restare in sua compagnia per poco tempo, ergo sarò costretta ad assistere ad ogni suo scatto. Il ringraziamento si è trasformato in un incubo per me.

Speravo d'aver Naomi al mio fianco per farmi forza, ma a quanto pare la sfiga è proprio innamorata di me.

«Perché non inviti il tuo pappagallo?», Naomi spezza il lungo silenzio, il suo tono sembra chiaro e illuminato, come se avesse appena espresso l'idea del secolo.

«Il mio che? Non ho nessun pappagallo», mormoro confusa. É solita fare paragoni con gli animali, ma nessuno di mia conoscenza assomiglia minimamente ad un pappagallo.

La sento sbuffare e quasi me la immagino mentre aggrotta le sopracciglia in quel modo fastidioso in cui riesce solo lei. «Il tuo cigno, il tuo castoro, il tuo gibbone!»

«Cos'è il gibbone?», domando, sempre più confusa.

«Una scimmia strana».

Dev'esser veramente brutta questa persona se assomiglia ad una scimmia e ad un castoro. Quasi percepisco le rotelle del mio cervello mentre ingranano inutilmente.

«Oh, certo. Allora paguro, elefante, tuc-»

«Che stai facendo?», chiede confusa. Pensavo d'esser l'unica a non averci capito nulla.

«Non stiamo dicendo nomi a casa di animali?»

«No!», quasi ringhia. Sono quasi certa che si sia portata una mano spora gli occhi, esasperata. «Parlavo di Allen, invitalo a casa tua per il ringraziamento»

«Allen? Cosa centra con tutti quegli animali?» C'è un grande abisso di animali fra una scimmia e Allen Cross, non nel comportamento, chiariamoci. In fatto di aspetto fisico classificherei il ragazzo come un avvoltoio triste, o un gufo triste, o un porcellino d'india triste...

«Lascia stare, tu chiamalo e basta. Hai bisogno di un alleato a quella tavola»

«Pensi che verrà? Insomma, è il ringraziamento, magari lo vuole passare in famiglia o ch'esso..». La verità è che una parte di me sarebbe molto triste in caso di un suo rifiuto, forse più che altro delusa. L'altra invece ne sarebbe sollevata, una giornata intera con lui e la mia famiglia potrebbe trasformarsi in una catastrofe.

«Kathryn, sicura che stiamo parlando della stessa persona?», domanda con fare ovvio. Alzo le spalle anche se sono consapevole che lei non possa vedermi. Dal salotto sento un altro urlo. «Da quando avete risolto siete attaccati come due cozze, nel vero senso della parola. Quando non siete insieme vi massaggiate, siete sempre fianco contro fianco, ci manca solo che dormiate insieme. Più che migliori amici sembrate fidanzati!», finisce il suo discorso scoppiando a ridere.

La situazione con Allen è particolare. Insieme a lui tutto sembra un limbo immenso, da quando abbiamo abbandonato il cimitero insieme una sensazione di sollievo e confrontabilità non mi ha mai abbandonato. La forte certezza che sia Allen a farmi provare questa pace temporanea, mi ha tenuta incollata a lui, e i fatti dimostrano che lui sia del mio stesso avviso.

Non abbiamo più parlato di sua madre, solo piccoli ricordi che ogni tanto si sente libero di condividere con me. In qualche modo sembra sollevato, un po' più sereno. Persino Eavy né rimasta sorpresa. Alla fine, ha sempre avuto ragione lei, avrei dovuto darle ascolto. Allen era troppo instabile per prendere una decisione giusta, che renda felice entrambi.

Il tempo ha dimostrato che solo la compagnia dell'altro, riesce ad alleviare un po' del delirio che ciò che ci circonda causa.

Non abbiamo più parlato del bacio, dei baci.. ne della sua mezza dichiarazione. Sembra un segreto per entrambi, come se volessimo proteggere il ricordo dall'altro. Io e lui siamo tremendamente simili, tanto da agire spesso nello stesso modo.

Per ora mi sta bene, il bisogno di lui è sempre più forte ogni giorno, come una droga, ma per ora posso sopportare ancora la lontananza. Anche se i nostri corpi e le nostre anime si sfiorano, mi sembra ancora d'esser anni luce lontana da lui.

Noi siamo sempre stati così, non abbiamo bisogno di cerimonie. Ciò ch'è successo è prezioso per entrambi, ma nessuno dei due vuole dargli una forma, etichettarlo, perché non ne abbiamo bisogno.

L'unica sostanziale differenza fra noi è la riflessione: la mia impulsività è totalmente opposta allo spirito calcolatore di Allen.

«Kath ci sei?»

«Si, scusa»

«Ti eri incantata pensando al tuo bel principe azzurro?», si beffeggia di me.

Più che principe, Allen è un angelo caduto. Puro, bianco ma macchiato dal grigio. Infetto da qualcosa più grande di lui. Combattivo ma restio, una contradizione unica, una lotta continua fra rinascita o distruzione, luce o buio. Ecco, se gli angeli fossero degli animali allora Allen vi assomiglierebbe.

«Ma che dici, smettila. Devo andare, per colpa dei tuoi discorsi ho lasciato incompleta la salsa.», le rispondo, trattenendo i miei pensieri per me.

Non voglio proseguire oltre la conversazione, soprattutto perché mio padre è appena entrato in cucina. Sta chiacchierando con lo zio, sembrano entrambi spensierati, come se non stesse succedendo nulla. È raro vederli così da quando mia mamma è malata.

«Va bene. Ti lascio, anche se so' che stavi solo cercando d'evitare la mia domanda. Chiama Allen!». Chiude la chiamata quasi urlando, tanto che ho dovuto allontanare il telefono dall'orecchio.

«Non è una brutta idea, tanto passate ogni giorno insieme, ormai è di famiglia». La voce di mio padre è divertita, probabilmente ancora dalla conversazione con lo zio Winne. Deve aver sentito la voce di Naomi, maledetta lei e le casse del telefono. «Invitalo!», continua provocando un forte rossore alle mie guance.

Sono fottuta. Ormai devo invitarlo per forza.

Quando poche ore più tardi il campanello di casa suona per poco non mi prende un colpo. Sono distesa sul letto, gambe e braccia spalancate. Ho finito di aiutare in cucina solo un ora fa e sono distrutta. Il semplice vestito rosa che indosso prude da tutte le parti. Penso sia in pizzo, probabilmente da quanto pizzica dev'essere cosparso d'edere o merda simile.

É tremendamente scomodo, e soprattutto leggero. Nonostante le alte temperature registrate sulla costa californiana, anche da noi ha iniziato a fare freddino. Inoltre, aver le gambe scoperte, soprattutto con una programmazione dall'estetista rimandata, non è esattamente il sogno di ogni ragazza. Il tocco di grazia sono ovviamente i capelli: il bel fucsia di qualche mese fa è totalmente scomparso, ora si avvicina molto di più ad un color zucchero filato rosa... non il massimo insomma.

Decido di alzarmi e provar a dare una sistemata alle disordinate ciocche rosa, impresa alquanto ardua. Dopo alcuni secondi, provo l'immane bisogno di strapparmi tutti i capelli, è impossibile aver così tanti nodi, è contro natura. Che dio mi aiuti.

«Se li aggredisci così si ribelleranno», proclama una voce divertita alle mie spalle. Sbuffo rumorosamente ma mi giro, appoggiato allo stipite della porta Allen Cross mi guarda divertito. Ha il largo petto avvolto da una semplice camicia blu, sbottonata accanto al collo; gli occhi blu che spiccano ancor di più incorniciati alla perfezione dalle ciocche scure, e tocco di grazie per gli ormoni: i jeans a sigaretta. Slavati e perfettamente adatti alla sua corporatura. In poche parole: un modello da togliere il fiato.

Quasi nascondo la testa sottoterra come gli struzzi per la vergogna, accanto a lui sembrerei una bambina che si diletta con i vestiti della madre. Mi fissa, le labbra contratte nel tanto famigliare sorriso sbilenco, gli occhi che esprimono divertimento e le braccia incrociate al petto. Dietro di lui mia madre sposta lo sguardo fra di noi. Probabilmente dev'esser stata lei ad aprir la porta.

In realtà non mi aspettavo nemmeno che venisse. Dopo la chiamata con Naomi gli ho scritto un semplice messaggio, quasi scocciata: "Resti con la tua famiglia oggi? I miei ti invitano da noi per pranzo." Non mi aveva nemmeno risposto. Non mi sono fatta grandi speranze, motivo per cui averlo davanti mi ha bloccato per alcuni secondi.

«Tesoro lo so che Allen è sbalorditivo ma sarebbe cortese da parte tua almeno salutarlo», mia madre si mette le mani suoi fianchi e li scuote leggermente come se fosse davvero scocciata. Maledetta l'ha fatto apposta per mettermi in imbarazzo, è visibile a chilometri di distanza il suo sorriso sotto i baffi.

Allen è girato di spalle e non la po' vedere ma sembra lo stesso molto divertito, quasi convinto della veridicità delle parole della donna. Arrogante.

«Mamma!», le mie guance vanno a fuoco. Un po' per l'imbarazzo, un po' per l'intensità dello sguardo del moro.

«Ciò ch'è vero dev'esser apprezzato. Non vedevo un ragazzo così affascinante da, beh, i tempi del liceo quando-»

«Va bene mamma, basta così. Grazie per averlo accompagnato», le dico con un filo di voce. Quando ha intenzione di mettermi in imbarazzo non si ferma finché non le supplico pietà. Faccio segno con la mano di andarsene e lei con un sorrisetto scende al piano di sotto, non prima d'avermi fatto un fugace occhiolino, ovviamente.

Sbuffo basita e guardo il ragazzo. «Scusala»

«Di cosa? Ha solo detto la verità», dice pavoneggiandosi. Con la mano destra si sistema leggermente il ciuffo, poi incrocia le braccia mettendo di nuovo ben in vista i bicipiti allenati. Guardare ma non toccare Kath.

«Narcisista».

Lo ignoro tornando alla mia treccia, lui sghignazza e si siede sul letto sfatto. I capelli non vogliono collaborare oggi.

«Naomi non c'è?» interrompe il mio ennesimo sbuffo.

«No, sua sorella è a casa e preferisce passare il ringraziamento con i suoi. Tu come ti sei fatto convincere?», lo guardo dallo specchio e vede le sue spalle alzarsi ed abbassarsi.

«Pensavo fosse giusto passarlo con l'unica persona che devo davvero ringraziare quest'anno. Inoltre, Eavy lo passa già con una sua amica e probabilmente mio padre e Jennifer andranno dai nonni», mi soffermo sulla prima parte del discorso, incatenata ancora una volta alle sue iridi blu.

Imbarazzata abbasso lo sguardo sulle mie mani, cercando di evitare il suo. É una sensazione strana; saper d'esser stati portatori di gioia per qualcuno, la persona da ringraziare. Mi fa sentire.. speciale, grata. Ormai è impossibile nascondere un dolce sorriso, un sorriso che porta solo il suo nome.

Quando sento le sue mani posarsi sulle mie e il suo corpo aderire alla mia schiena in un semi abbraccio, sobbalzo rumorosamente irrigidendo gran parte del mio corpo. Le sue mani si chiudono sulle mie già intrecciate, ne accarezza i contorni, assaggia la forma delle mie nocche, del dorso della mano fino al polso. Sale lentamente fino alle braccia.

É talmente rilassante e ipnotico che non mi accorgo nemmeno delle sue labbra posate a pochi centimetri dal mio orecchio. Una forte ondata di farfalle si scatena nel petto, e ancora una volta la certezza che queste sensazioni mi possano esser provocate solo da lui, si fa' viva.

«Grazie», sussurra. Alzo lo sguardo e incontro il suo nello specchio. Gli sorrido e sono grata che abbia ripreso a parlare perché non avrei saputo come rispondergli. «Ora girati, lasciami provare a sistemare questo disastro, anche se le mie scarse doti da parrucchiere probabilmente combineranno solo casini».

Mi giro e lo lascio giocare con le mie ciocche rosa, osservo per tutto il tempo la sua espressione concentrata, beandomi del tocco incredibilmente delicato con cui accarezza e mi sfiora. Ogni tanto alza lo sguardo su di me, probabilmente per valutare il suo operato, ed ogni volta è un'impresa d'immane difficolta resistere alla tentazione di saggiare le sue labbra.

Per tutto il tempo riesco solo a pensare al nostro riflesso nello specchio, abbracciati e incredibilmente perfetti. 

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