Blind Sight [TaeKook]✔︎

By Hananami77

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AVVISO: LA PRIMA PARTE DELLA SAGA NON E' ATTUALMENTE DISPONIBILE PERCHE' E' STATA TOLTA (non da me) PER CUI... More

Introduzione
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[45] *Yoonmin*
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[53] Our happy ending
~Epilogue~
*Taekook Special*

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By Hananami77

ADV: contenuti sessuali espliciti e linguaggio esplicito. Se non graditi, leggete fino all'*.

Enjoy! 





Jungkook



Jungkook era riuscito a convincere Taehyung a tornare a casa solo dopo una buona mezzora dal loro incontro. Per quando erano tornati indietro correndo l'uno al fianco dell'altro, le prime timide luci del mattino avevano fatto capolino nelle tenebre notturne.

Striature aranciate e dal tenue giallo paglierino avevano tinto il manto oscuro sulle loro teste, e la corsa era diventata sempre più veloce e convinta.

Correre al fianco di Jungkook era come tornare a respirare per Taehyung, gli dava un senso di completezza e pace difficili da descrivere ma sublimi da provare. Jungkook gli aveva detto di averlo scelto per quello che era, e Taehyung sentiva la necessità di credergli.

Aveva bisogno di sentirsi una persona migliore di quello che purtroppo pensava di essere, e forse, grazie all'aiuto di Jungkook, sarebbe riuscito a migliorarsi.

Come arrivarono al quartier generale ancora profondamente addormentato e avvolto dal silenzio del sonno, Jungkook fu il primo a ritrasformarsi.

Gli tese la mano e attese che Taehyung lo imitasse, ed insieme con le mani strette tra loro arrivarono fino alla loro stanza. Come la trovarono stranamente in ordine e pulita, Jungkook fece un piccolo sorriso.

«Abbiamo degli amici fantastici» disse con tono caldo e ricolmo di affetto. Taehyung annuì e lasciò la sua mano.

«Tae, volevo chieder—». Due dita affusolate di Taehyung si posarono sulle labbra morbide e tenere dell'altro, che lo guardò interrogativo.

Taehyung abbozzò un sorriso. 
«Ne parliamo tra un attimo. Prima ho bisogno di una doccia» gli disse dandogli un bacio sulla tempia.

Adorava vedere gli occhi di Jungkook illuminarsi a quei piccoli gesti.

Fece per andare verso il bagno ma notò Jungkook seguirlo con occhi da cucciolo.

Taehyung alzò un sopracciglio e mosse l'indice velocemente in segno di diniego.

«Da solo» specificò, e Jungkook mise il broncio ma annuì e andò a distendersi sul letto, dove lo avrebbe atteso.

E fu solo dopo venti minuti che Taehyung uscì dal bagno con addosso degli abiti puliti e un odore decente che non fosse boscaglia, lacrime e sudore tutti insieme.

Jungkook, al contrario, ci impiegò cinque minuti per lavarsi, indossando giusto un paio di pantaloni per decenza. Non voleva perdere altro tempo, voleva stare vicino a Taehyung.

Si distese al suo fianco e gli si avvicinò per poggiare la testa sul suo cuscino e intrecciare le loro gambe.

Una mano di poggiò sul suo addome, l'altra prese a giocherellare con le ciocche di capelli rossi umide ancora dalla doccia.

«Come ti senti?» sussurrò quindi Jungkook, guardandolo con malcelata preoccupazione. Taehyung prese un profondo sospiro e chiuse gli occhi.

«Stanco. Un po' triste ed ancora un po' deluso, ma tutto sommato...poteva andarmi peggio». Jungkook strinse le labbra e continuò a giocherellare con i suoi capelli mentre Taehyung aveva preso a giocherellare con le sue dita.

«Avete fatto pace?».

Taehyung rimase in silenzio, l'ombra di sofferenza passò un attimo sugli occhi prima di ritornare ermetici come lo erano sempre stati.

«Più o meno. So che tu e Taegun avevate ragione, in un certo senso. Credo che al suo posto avrei agito allo stesso modo, ma sai, con V ho condiviso tutta la mia vita, è colui che mi conosce meglio oltre te. Ho sempre parlato di tutto con lui, e sapere che lui mi abbia nascosto una verità del genere è stato peggio di una pugnalata nel petto».

Taehyung si accoccolò meglio vicino a Jungkook e poggiò il capo contro quello dell'altro, lo sguardo perso a contemplare il nulla.

«Ho capito il punto di vista di V e vorrei davvero riuscire ad andare avanti, solo che non è facile» sospirò pesantemente.

«Ecco...riguardo proprio a questo. Dei, sono così stupido! Ogni volta che provo ad aiutarti finisco sempre per rovinare inevitabilmente tutto. Non sono molto bravo con le parole, ma ti garantisco che non avrei esitato a dirti io stesso di non perdonare qualcuno a parità di condizioni. Ma qui parlavamo di V, il tuo lupo alpha».

Jungkook era sinceramente dispiaciuto, il rimorso era leggibile in ogni singola parola che stava lasciando le sue labbra, quindi Taehyung si allontanò di poco solo per trovarsi faccia a faccia con degli occhioni splendenti.

«Kook, non sei stupido, avevi ragione, e poco posso dirti se non questo. L'unico ad aver reagito in modo stupido sono stato io. E intendo anche il nostro litigio» rispose con rammarico Taehyung, notando il livido violaceo sulla sua guancia, il taglietto sul labbro e anche quello sul naso a cui non aveva fatto caso prima.

Jungkook fece un sorriso sincero di quelli da coniglietto che aveva amato fin dal loro incontro e fece spallucce.

«Beh, non ci sei andato leggero, ma domani sarà già tutto finito. Ci vuole altro per abbattere un aitante alpha come me» rispose divertito, e Taehyung ridacchiò e gli baciò la punta del naso.

«Neanche tu ci sei andato leggero, il naso continua a dolermi. E' un bene che lo abbia riparato prima che si saldasse storto» ghignò, e Jungkook passò una mano sul suo viso.

«Sono fiero di te. Ogni giorno che passa, mi ricordi il motivo per cui mi sento fortunato ad averti» sussurrò emozionato, avvicinandosi fino ad azzerare la distanza tra le loro labbra per farle combaciare in un tenero bacio.

Taehyung sospirò e chiuse gli occhi, assaporandosi il momento di dolcezza tra di loro, ma come gli morse il labbro inferiore, Jungkook sibilò e sobbalzò.

Il gusto ferroso del sangue gli pizzicò le papille gustative e capì che il taglio sul labbro gli si era appena riaperto. Si issò su un avambraccio e succhiò piano il labbro inferiore di Jungkook, leccandogli via il sangue con un gesto gentile fino a che quello non fece un piccolo sospiro di appagamento, segno che il dolore era andato via.

E fu con silenziosa calma che i vestiti sparirono, i corpi si trovarono e le menti si persero in un turbine di amorevole piacere, dove non c'era spazio per nient'altro se non per loro.


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(Due settimane dopo)



Lanciò un'occhiata ad un preoccupatissimo e paonazzo Jungkook, che lo seguiva nel bosco a passo lento ma teso guardandosi nervosamente intorno.

Non aveva parlato neanche quando aveva provato ad intavolare una conversazione incentrata su futilità, neanche quando lo aveva chiamato cucciolotto e neanche quando si era lamentato per il suo mutismo.

Si morse la guancia, indeciso, e gli allungò una mano con la speranza che almeno quello riuscisse a smuoverlo. Sorrise apertamente come l'altro la afferrò con assoluta fermezza neanche stesse per svenire.

«Kook, andrà tutto bene, vedrai» tentò di rassicurarlo l'alpha, carezzandogli con il pollice il dorso della mano.

Jungkook fece un verso strozzato e strinse le labbra, dubbioso come mai.

«Fai presto a parlare, non sei tu quello che dovrà stare sotto tra i due» sbottò, deglutendo sonoramente ancora una volta.

Ogni volta che ci pensava gli saliva un'ansia che manco le guerre.

Taehyung alzò gli occhi al cielo e si passò una mano sul viso, non sapendo più che pesci prendere per poter tranquillizzare il suo ragazzo su quella faccenda.

Era passata una settimana da quando lui e V avevano fatto pace, e dopo quattro giorni di assoluta tranquillità in cui avevano ripreso gli allenamenti, dove la costruzione del quartier generale era continuata a gonfie vele e la pancia di Jin si era fatta sempre più grande e tonda... era arrivato il momento per Gguk e V di passare qualche piacevole ora insieme.

Erano d'accordo e anche se Taehyung voleva fargliela penare ancora un po', alla fine era stato obbligato a cedere.

I due lupi si erano messi d'impegno nel rendergli la vita impossibile, intervenendo nei momenti meno opportuni, interrompendo preliminari da urlo e facendo in modo che non potessero fare altro se non allestire quella piccola quanto distante stanza in un posto sperduto in mezzo al bosco, lontana da occhi e orecchie indiscrete e con pareti insonorizzate.

V ci aveva lavorato per giorni, sfruttando il corpo di Taehyung in modo da poter avere tutto perfetto, e quest'ultimo aveva avuto il divieto assoluto di frugare fra le tante cose che effettivamente V ci aveva riposto dentro perché "non sapresti neanche dove mettere le mani".

Clausola che Taehyung aveva rispettato perché, effettivamente, V era sempre stato rispettoso nei suoi confronti.

E perché un po' temeva anche lui quello che avrebbero potuto combinare quei due.

«Seriamente, non credo potranno fare chissà cosa. Cosa ti preoccupa davvero, Jungkook?» domandò esasperato Taehyung, e Jungkook si morse il labbro inferiore.

«Gguk è abbastanza infoiato, oltre che leggermente perverso. Se tu hai controllo, non sono sicuro V ne abbia, quindi ho ogni diritto di credere che non ne uscirò vivo da lì dentro» ribattè quello, e Taehyung fece una risatina continuando a trascinarsi dietro il suo ragazzo.

«Ho parlato con V, mi ha detto che proverà a trattenersi e che non si distruggeranno troppo».

Ok, magari non gli aveva detto proprio così, però questo non era necessario che Jungkook lo sapesse perché bastava già l'ansia che aveva addosso all'idea di dover lasciare il controllo a Gguk.

«Me lo auguro» fu l'unica cosa che Jungkook riuscì a dire, e il resto del tragitto fu stranamente silenzioso.

Taehyung si guardò intorno e come vide la piccola casetta in legno che non conteneva altro che una camera da letto piuttosto ampia, accelerò il passo per raggiungerla, sentendo già V guaire dalla gioia dentro la sua mente.

Più si avvicinavano e più l'ansia di Jungkook cresceva, e questa era accentuata dalla gioia che sprizzava Gguk, che lui riusciva a captare benissimo e che non gli piaceva per nulla.

Gguk, per favore, ricordati che il corpo è il mio e che domani devo essere io a svegliarmi pregò Jungkook, sentendo l'immane voglia di piangere.

Puoi dormire su dieci guanciali assicurò Gguk, guaendo contento.

Immagino fu il commento scettico di Jungkook, e come lui e Taehyung si fermarono davanti la porta della stanza, Taehyung lo attirò a sé per baciarlo.

Fu un semplice contatto tra labbra, dove le mani di Taehyung gli carezzavano le spalle e la schiena per tranquillizzarlo. «Rilassati, andrà tutto bene. In fondo, se la meritano questa mezza giornata...no?».

Jungkook sospirò rumorosamente e poggiò la fronte sulla sua, le sopracciglia aggrottate e le labbra arricciate in un'espressione poco convinta. «Già» rispose, incerto.

Era bianco come un lenzuolo, quindi Taehyung gli diede un ultimo bacetto e fece un passo indietro.

V, vacci piano. Jungkook è terrorizzato sbottò, burbero.

Non ti assicuro niente, tutto dipenderà da quanto Gguk sarà esigente. Ma conoscendo il suo animo un po' da puttanella, penso che lo sarà molto.

Taehyung ebbe un brivido di disgusto al pensiero e scosse la testa. Per favore, evita di parlarmi delle tue faccende amorose con Gguk, ogni volta è sempre peggio. E poi non voglio che ti riferisca a Kook come una puttanella.

V rise apertamente. Lo so, ma stiamo parlando di Gguk, quindi pace e amore a tutti e accetta il fatto che la mia metà non veda l'ora di prend

V!

Taehyung e Jungkook si guardarono negli occhi prima di annuire e richiuderli.

E quando li riaprirono, erano rossi come il sangue.


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*V/GGUK




Nel secondo in cui gli occhi di V si posarono su Gguk, un sorrisetto bastardo ma di cuore gli si dipinse sul volto dai lineamenti sexy ed erotici. Il portamento di V era palesemente diverso rispetto a quello di Taehyung, era del classico uomo che sa di saper usare quello che nasconde nei pantaloni, di chi sa che basta guardarti con quel sopracciglio in alzato, quegli occhi sensuali e le labbra incurvate in un piccolo sorrisetto di scherno per farti capire di essere fottuto.

Di essere fottuto nel modo più fottutamente possibile.

«Finalmente ci rivediamo, Ggukkie» spezzò il silenzio V, leccandosi le labbra e scandagliando il suo corpo per intero.

Da Gguk provenne una risatina bassa e vagamente più acuta, negli occhi da cerbiatto sembrava lampeggiare solo una grande voglia di saltargli addosso.

«Ancora con quel soprannome? Ormai non ho più un corpo da bambino».

V spinse la lingua contro la guancia e fece un ghigno che urlava 'sesso'. Lo sguardo bruciante e perforante di V era così penetrante da sentirselo scorrere addosso inducendo Gguk a mordersi il labbro.

«Dimostramelo. Sempre se ci riesci».

La sfida implicita delle parole di V gli fecero divampare un fuoco dentro.

Gguk gli corse incontro e gli saltò addosso, allacciandogli istantaneamente le gambe attorno al bacino ed avvolgendogli le braccia attorno al collo, gli occhi rossi pieni di gioia e di brama per il suo alpha.

Le mani di V si posarono istantaneamente a coppa sulle sue natiche, strizzandole con decisamente poca grazia che lo convinsero ad intrecciare le dita nei suoi capelli per tirarli con forza e far scontrare le loro labbra in un bacio che, di dolce, non aveva neanche le lettere.

Passionali e travolgenti, le lingue si scontrarono quasi subito e vorticarono nelle loro bocche, i denti si scontrarono e affondarono nelle loro labbra spalancate per dare morsi passionali che provocarono piccoli ruggiti e grugniti di apprezzamento.

Le dita di Gguk affondarono nei suoi capelli e li tirò, mentre la presa di V sulle sue natiche diventava quasi dolorosa da quanto fosse ferrea. Gguk gli leccò le labbra e strinse le cosce, strofinandosi contro il cavallo già duro dei pantaloni dell'altro e gemendogli contro l'orecchio.

V aprì la porta con un calcio e la richiuse con la stessa forza con cui si da un pugno, provocando un boato che si perse nella stanza vuota in cui vi erano solo gli oggetti essenziali: luce, un letto gigante, un comodino e poche altre cose di poco conto che però sapevano potergli risultare utile.

Tipo le fibbie attaccate alla testiera del letto, ad esempio.

Fece scontrare la schiena di Gguk contro il muro e le loro bocche si staccarono solamente per la potenza del contraccolpo. Gguk reclinò il capo all'indietro e schiuse le labbra come V gli leccò il collo più volte in lente e lascive lappate; la lingua passava esigente proprio in prossimità della vena pulsante sul suo collo, rendendo la pelle estremamente sensibile al contatto.

«Prevedo una giornata fantastica» gemette contento Gguk. Afferrò i lembi della felpa indossata da V e la strappò di netto tirando via la stoffa con le unghie, posando poi le mani sulle spalle di V. I muscoli guizzarono sotto il suo tocco, i tendini si flessero come la presa su di lui divenne ferrea, e si leccò le labbra con fare sensuale come vide V rialzare il volto dal suo collo e guardarlo con carnale passione.

«Fantastica almeno quanto il tuo culo» e a conferma di tale affermazione, V strizzò con forza le natiche di Gguk, grugnendo di approvazione come dall'altro si levò un piccolo guaito.

Gguk si sporse a leccargli le labbra con fare animalesco e sensuale, lasciando una scia di saliva lucida e terribilmente eccitante sulle labbra d'oro di V.

Questo se le leccò via e si avventò di nuovo sul suo collo, troppo candido e immacolato per i suoi gusti. Iniziò a succhiare con avidità la pelle chiara e delicata della sua metà, sentendolo dimenarsi e stringersi a lui, lasciar vagare le mani sui suoi bicipiti gonfi e artigliandogli la nuca per schiacciandogli il volto sul collo.

Voleva essere morso, voleva che V gli stampasse su ogni centimetro di pelle un segno del suo passaggio che ne indicasse la sua totale appartenenza.

Il primo morso venne dato quasi subito e Gguk rilasciò un alto guaito come i denti affilati di V gli penetrarono il collo senza esitazione. Rude e potente, il morso di V lo obbligò a sottomettersi e a strusciarsi su di lui innescandogli una voglia immane di farsi scopare.

«V-ah...per favore» gemette piano.

V fece una risatina roca e profonda proprio contro la sua pelle, staccandosi dal suo collo per raccogliere con la lingua il sangue che aveva preso a colare dal suo morso.

Il primo di una lunga -lunghissima- serie.

«Non abbiamo ancora iniziato e già preghi per avere il mio cazzo dentro di te, Gguk?» gli sussurrò erotico contro la pelle sensibile dell'orecchio. La voce era bassa, arrochita dal desiderio e dall'eccitazione, gutturale e profonda come l'oceano che riuscì a scavargli dentro arrivandogli direttamente al cazzo.

Gguk strizzò gli occhi e si ancorò alle sue braccia. «Pregherò sempre per avere il tuo cazzo dentro. V—p-per favore» annaspò quello. V gli distrusse la maglia e strizzò forte il cavallo dei suoi pantaloni per farlo sobbalzare e togliergli il fiato.

Gguk spalancò gli occhi e cercò di muoversi contro la sua mano ma V gli ruggì contro e lasciò la presa.

Quello guaì insoddisfatto ma fu costretto ad ancorarsi a lui con le gambe e con le braccia come V si staccò dalla parete e andò a grandi passi verso il letto, sui cui lo gettò malamente sopra.

Gguk si issò sugli avambracci e gli occhi si puntarono su V che, troneggiando su di lui, si tolse i pantaloni con un gesto secco rimanendo solo il boxer.

Ghignò con occhi velati dal piacere come Gguk lo guardò da capo a piedi, indugiando sulla sua grossa e prepotente erezione mal contenuta dai boxer.

Attraverso il tessuto si vedeva perfettamente quanto fosse lunga e rigida, e a Gguk venne l'acquolina al pensiero di poterla succhiare di li a poco.

«Spogliati. Ora.» comandò V, e Gguk fece quando gli era stato ordinato. Un brivido intenso gli passò sul corpo a quella voce così autoritaria da fargli sentire il cazzo fremere e contrarsi dentro i pantaloni.

Con mani sicure e tentatrici, Gguk lo guardò con occhi da cerbiatto e prese a sbottonarsi i jeans con calma quasi agonizzante. Sbottonò lentamente la fibbia e il bottone saltò da solo, quindi rialzò lo sguardo su di lui godendo di come gli occhi di V gli bruciassero la pelle. Le dita danzarono sul cavallo dei pantaloni, poi tornarono sulla zip.

«Spero mi scoperai con la stessa intensità con cui mi guardi adesso» sussurrò, tentatore. Abbassò lentamente la zip dei jeans, un piccolo gemito lasciò le sue labbra schiuse come le dita passarono sulla sua erezione per finire di aprire la cerniera.

«V-v» sussurrò con voce roca, facendo scivolare il tessuto sulle sue cosce muscolose e scalciando via il tessuto con un movimento fluido.

Liberatosi dell'indumento, si mise seduto e piegò il capo di lato in attesa di un altro ordine.

V sembrò leggergli nel pensiero, perché osservò con vago divertimento la supplicante richiesta di Gguk di dirgli qualsiasi cosa da fare mentre le mani vagavano sul suo corpo eccitato e reattivo incapaci di stare ferme.

Gguk allungò una mano per afferrargli la nuca e coinvolgere l'alpha in un altro bacio di fuoco; V ricadde sulle mani e lo sovrastò con il suo corpo ma si guardò bene dal far scontrare le loro erezioni o far toccare qualsiasi altra parte del suo corpo con quella di Gguk.

Gguk doveva pregare di averlo addosso, agognare il suo tocco.

Rotolò di schiena e si portò Gguk con sé, facendolo sedere a cavalcioni su di lui nel movimento. Dal basso della sua posizione, Gguk appariva anche più eccitante di quanto si era immaginato nella sua mente perversa.

Le mani lasciarono la presa su di lui e incrociò le braccia dietro la testa, leccandosi le labbra più volte davanti a quello spettacolo.

«Toccati.» ordinò con voce roca, abbeverandosi del brivido che passò sulla schiena di Gguk e come questo lo guardasse con sottomessa lussuria.

Come Gguk afferrò il bordo dei boxer, V ringhiò. «Quelli rimangono. Li toglierai quando te lo dirò io.»

Gguk si bloccò per un istante prima di fare un piccolo sorrisetto. Quello era il suo alpha.

Si passò lentamente una mano sul petto, le dita passarono sulla sua pelle e si fermarono sui suoi capezzoli, che prese a stimolare appena strofinandoli con il palmo delle mani. Al ritmo di quel movimento circolare, prese a muovere anche i fianchi; il sedere coperto dal tessuto strofinò contro l'erezione coperta e prorompente di V in una lenta tortura che si stava procurando da solo.

Gli occhi dell'alpha si velarono di carnale desiderio e mosse con fare da vero bastardo le anche per assecondare qualche movimento di Gguk, che lasciò uscire dalle labbra un ansimato gemito roco.

Uno schiocco improvviso fece avere uno spasmo a Gguk, che socchiuse gli occhi e spalancò la bocca come la mano di V gli aveva schiaffeggiato con forza una coscia.

Sulla pelle chiara comparve istantaneamente un segno rosso che sarebbe diventato sicuramente un livido, ma che gli provocò un brivido lungo la schiena.

«Fermo».

Il corpo di Gguk ebbe uno tremito e una delle mani scese sul suo addome contratto, si carezzò gli addominali fino ad arrivare all'elastico dei boxer, che però stavolta si guardò bene dal toccarlo. V lo stava divorando con lo sguardo, non lasciavano la sua figura e le labbra erano schiuse in quel ghigno maledetto di chi si sta godendo l'intero spettacolo.

Come le dita danzarono sulla sua erezione, il suo palmo si strofinò con straziante lentezza contro il rigonfiamento dei boxer. Un gemito alto e prolungato lasciò le labbra di Gguk, che piegò il capo di lato e socchiuse gli occhi lucidi di passione per fissarli in quelli di V e allacciarsi indissolubilmente a lui.

La mano si mosse con lentezza calcolata e, ad ogni passaggio, sentiva la pelle tendersi ed il corpo fremere dalla voglia di muoversi, dalla voglia di togliere quei maledetti boxer per potersi dare del vero piacere.

«V» ansimò Gguk, reclinando il capo all'indietro ad occhi chiusi e bocca spalancata, continuando a toccarsi tramite il tessuto e tremando per il bisogno di muoversi. Ma V gli aveva dato l'ordine di stare fermo, e la cosa lo stava facendo impazzire.

Dall'altro ricevette solamente un basso ruggito ed un altro colpo sulla coscia che gli fecero avere uno spasmo e spezzare il respiro.

«V» chiamò di nuovo, una nota urgente nella voce vagamente più acuta. Come il pollice passò su tutta la sua erezione coperta, andando a giocherellare con la punta gocciolante che stava rendendo il tessuto fradicio, Gguk sobbalzò e la schiena si arcuò.

Un gemito più acuto si librò nell'aria, Gguk strizzò la sua erezione coperta e un rivolo di saliva colò al lato della sua bocca come la teneva spalancata tanto erano forti gli ansimi.

«Dimmi cosa vuoi» ringhiò gutturale V, affondandogli le unghie nelle cosce e provocandogli quel male piacevole che lo fece guaire e mugugnare sonoramente.

«Ho bisogno di te, ti voglio dentro» gemette Gguk, la cui schiena si arcuò come le carezze rivolte a sé stesso divennero più esigenti e veloci. V scattò seduto e gli avvolse un braccio attorno alla vita stretta; così facendo portò i loro petti a contatto e lo morse sulla spalla.

Gguk guaì e affondò le dita nella sua pelle, sibilando come sentì la sua erezione pulsante e grondante di umori venire liberata dalla costrizione dei boxer da un irruento V che aveva strappato il loro intimo con un gesto secco.

La sua congestionata erezione svettò tra i loro corpi; era così eccitato che rivoli trasparenti colavano perfino sul suo addome, bagnandogli la pelle e anche parte dell'addome di V.

Si baciarono divorandosi, lasciando che il loro essere lupi dettasse quelle sporche regole. Gguk lo spinse all'indietro per farlo atterrare sul cuscino e gli passò la lingua bollente sull'orecchio, sul collo e giù sulle clavicole.

«Prima di essere sfondato voglio succhiartelo. Soffocami con il grosso cazzo che ti ritrovi» gli mugugnò contro la pelle del petto. V lo spinse a scendere velocemente senza perdere tempo a tediarlo con la lingua e con i baci che gli stava lasciando;  gli afferrò i capelli in una stretta ferrea e con l'altra mano lo obbligò ad aprire la bocca stringendogli le guance.

Gguk sentì l'erezione di V scivolare nella sua bocca per intero e con un secco movimento del bacino; V strinse la presa sui suoi capelli come quello gemette e guaì, artigliandogli le cosce mentre le lacrime si formavano istintivamente ai lati degli occhi.

Il cazzo di V gli era affondato dentro fino a toccargli il retro della gola.

La salivazione gli aumentò, rivoli di saliva e liquido preseminale gli sfuggirono dalle labbra mentre V muoveva i fianchi con forza e prepotenza, provocandogli gemiti di piacere che si infrangevano proprio sul suo glande.

«Lasciarmi fottere la tua bocca in questo modo.. sei la mia brava puttanella.» gli disse con roca prepotenza V, e gli occhi lucidi di Gguk si puntarono nei suoi.

Le lacrime scendevano ai lati del suo volto per quanto profondamente il cazzo dell'altro gli si infilava dentro, ma lui stava amando tutto quello. Amava sentire come V si spingesse dentro la sua bocca, come lo distruggesse rendendolo creta nelle sue mani e, mentre glielo succhiava, portò una mano tra le sue gambe per darsi sollievo.

Fece sgusciare fuori dalle sue labbra V,  gli occhi brillanti di animalesco piacere dell'altro gli stavano trapanando le cornee. Con le labbra gonfie, rosse e lucide, iniziò a succhiare la punta con dedizione; incavò le guance e rimase con gli occhi fissi su V mentre la lingua, con la sua naturale ruvidità, strofinava contro il glande in sensuali carezze raccogliendo le gocce di liquido preseminale, adorandone il sapore salato e la consistenza vischiosa e scivolosa direttamente sulle papille gustative.

Gemette come passò il pollice sulla sua punta, passando il polpastrello più e più volte sulla pelle sensibile e ansimando dalle narici allargate alla ricerca di aria. 

V gli tenne la testa ferma e lo costrinse a rimanere in posizione, quindi si issò su un avambraccio solo per osservare, ansimante ed eccitato, quello spettacolo che era il suo compagno.

Gguk era con solo la fine del suo cazzo in bocca, gli occhi lucidi di piacere, le guance rosse rigate da lacrime per la furia con cui gli aveva scopato la bocca, che ansimava affannosamente lasciando colare rivoli di saliva sul suo pube. Il tutto mentre si toccava vezzeggiandosi l'erezione congestionata e dolorosamente gonfia.

Esisteva spettacolo migliore di quello?

«Fottutamente meraviglioso» disse V con un basso gorgoglio di piacere, passando una mano sulla guancia bagnata di lacrime di Gguk con fare adorante. Quello socchiuse gli occhi e spalancò la bocca, ansimando profondamente e gemendo come la presa sulla sua erezione si strinse e la velocità dei movimenti aumentò.

Gli addominali si contrassero ed un brivido passò sulla sua spina dorsale insieme alla sensazione di calore e tensione direttamente ferma sul suo inguine. 

«Non venire. Non osare farlo» gli ringhiò V, tirandolo per la nuca per fare scontrare le loro labbra.

La saliva colò sui loro menti come le lingue si mossero e si attorcigliarono, la mano di V si strinse sul culo di Gguk per affondarci dentro le unghie e provocare nell'altro un basso gemito roco proprio contro le sue labbra. Suoni umidi lasciarono le loro bocche e a Gguk venne spontaneo afferrare la mano si V che gli strizzava la natica per intrecciarla alle sue dita e portarla in alto, verso la testiera.

A fatica lasciò andare la sua erezione e gli prese anche l'altra mano, imitando il movimento di poco prima. Si sedette su di lui e fili trasparenti di saliva si crearono tra le loro bocche come si staccarono ansimando profondamente.

V alzò lo sguardo solo per ruggire alla vista di ciò che l'altro aveva fatto.

Gguk gli aveva appena legato i polsi con spesse fibbie di pelle che aveva adocchiato poco prima, imprigionandolo sotto di lui e godendo della sua espressione sorpresa ma che urlava 'questo è il mio lupacchiotto'.

«Gguk, lo sai che te ne pentirai non è vero?» gli ruggì contro V, scuotendo le braccia. Come lo fece, la sua erezione ebbe uno spasmo per come Gguk ci aveva strofinato sopra con il sedere, quindi questo scivolò sulla sue gambe obbligandolo ad allargarle.

Si sedette proprio in mezzo e la prima cosa che fece fu spalancare le cosce muscolose e sode cosicché V avesse una visione integrale di lui, della sua erezione, dei suoi testicoli ed anche del suo orifizio, leccandosi le labbra con fare sensuale al basso ringhio che risuonò nella stanza.

«So di essere disubbidiente, e so anche che lo ami» ansimò quello.

Si portò due dita alla bocca e le succhiò con veemenza non lasciando il contatto visivo con V, mentre la lingua vorticava attorno alle dita e le inumidiva con minuzia. Quando furono completamente lubrificate, le fece scivolare lungo il suo corpo fino a che annaspò e allargò gli occhi come entrarono dentro di lui in un fluido movimento.

Con l'altra mano si afferrò l'erezione ed iniziò a toccarsi, stimolandosi in più punti e prendendo a gemere sempre più forte. Le dita entravano ed uscivano dal suo corpo con lenta e calcolata precisione, si incurvavano e strofinavano sulle pareti sensibili e calde.
V diede un altro scossone ai polsi e sibilò come il materiale gli ferì la pelle, sentendo la sua erezione quasi fare male.

Giaceva pesantemente sul suo addome, sporcandolo inevitabilmente di liquido trasparente che stava per colargli ovunque, la punta era rossa e le vene sporgenti. Le braccia ebbero un tremito, le ginocchia si piegarono e il respiro si fece più veloce.

Gguk gettò il capo all'indietro quando inserì anche il terzo dito. «V, voglio sentire il -AH! tuo cazzo d-dentro di me» guaì, stringendo la sua erezione ed inserendo le dita più profondamente dentro di lui.

V ringhiò e scosse i polsi, sentendo un suono sinistro provenire dalla testiera del letto.

«Se dovrò liberarmi da solo farai meglio a prepararti alla tua fine».

Gguk ignorò le sue parole e suoni osceni uscirono dalle sue labbra schiuse.

«Voglio l-le tue mani sul mio corpo» continuò Gguk, annaspando. Quando prese a fottersi da solo con le dita, gli venne istintivo urlare un «V! Fottimi!» quasi supplicante.

Come quelle parole uscirono dalle sue labbra, un boato risuonò all'interno della stanza e V si liberò i polsi con un ruggito gutturale. Gli saltò addosso e afferrandogli con forza i polsi, lo penetrò con una sola, mirata spinta.

Gguk spalancò gli occhi e schiacciò la testa sul materasso dietro di lui, lacrime di piacere gli scesero dagli occhi come si sentì riempito dal suo alpha.

«Ti scoperò così forte che mi pregherai di fermarmi per poi fotterti ancora e ancora. Questa notte ti farò piangere dal piacere» gli ruggì contro V, stringendogli i polsi così forte che le mani di Gguk presero a formicolare.

Come gli assestò la prima stoccata, Gguk guaì sonoramente; l'erezione scivolò contro l'addome umido di V creando una piacevole frizione che lo fece sentire succube. Piegò le gambe e mosse appena il bacino, roteandolo sentendosi completo.

Riportò gli occhi su V e li socchiuse, la vista resa instabile dalle lacrime che minacciavano di scendere di nuovo sulle sue guance.

«Scopami come la fottuta puttana che sono» gli disse quindi, mordendosi il labbro inferiore in un ultimo slancio di lucidità.

V lo coinvolse in un bacio da urlo e prese a spingersi dentro di lui senza alcun contenimento, allargando le sue carni bollenti e seppellendosi fino in fondo ad ogni spinta che gli assestava; colpiva ripetutamente la sua prostata con mirata precisione e forza, abusando di quella ghiandola e prendendo a mordergli ogni singola parte a disposizione.

Gli lasciò andare i polsi solo per potersi issare su un braccio e afferrargli il collo con l'altra mano, stringendolo appena mentre le mani di Gguk si artigliavano alle sue spalle.

Le unghie affondarono nella sua carne e tracciarono lunghe strisce rosse e sanguigne sulla sua pelle; suoni strozzati e spezzati gli lasciavano le labbra come sentiva V dividerlo praticamente a metà.

La sua erezione ebbe uno spasmo e fece per afferrarla, ma V gli scacciò via la mano con un forte schiaffo e lasciò il suo collo.

Da Gguk si levò un forte guaito di insoddisfazione. Mosse il bacino per farla quantomeno strofinare contro il suo inguine.

«D-di più! Di più» urlò quindi, e V, vedendo come Gguk fosse vicino all'orgasmo, decise di prendersi una piccola rivincita. Avvolse un braccio attorno ai fianchi di Gguk, quindi si issò sulle ginocchia solo per potersi tendere verso il cassetto ed afferrare quello che aveva comprato appositamente per lui.

Gguk gemette di disappunto e si dimenò sotto di lui, il corpo gli tremava e le cosce si stringevano convulsamente contro i suoi fianchi per quanto fosse vicino al primo di una serie di orgasmi che aveva in programma per quella sera.

V gli prese l'erezione e fece scivolare quell'oggetto sulla pelle tesa e fremente di Gguk, che spalancò gli occhi ed emise un pianto di protesta. Abbassò solo un attimo gli occhi che si velarono di supplicanti richieste di non fargli quello mentre un calore più forte gli avvolgeva completamente l'erezione e le vene gli si gonfiavano maggiormente.

Come V riprese a spingersi dentro di lui, la schiena gli si inarcò.

«Questo anello ti sta d'incanto. Ti farò pregare di venire e sai perché? Perché sei stato sfrontato».

Dagli occhi di Gguk caddero grosse lacrime per il troppo piacere. V gli diede un'altra poderosa spinta e Gguk urlò, tremando da capo a piedi mentre sentiva l'orgasmo che stava per liberare poco prima non trovare sfogo a causa del cockring che gli aveva messo l'altro.

«V ti prego, t-toglilo» esclamò Gguk, stringendogli i bicipiti con le unghie e muovendo il bacino. Il suo glande congestionato e di una profonda colorazione purpurea strofinò contro gli addominali contratti di V e gli occhi gli si rivoltarono all'indietro.

Tutto il suo corpo divenne ipersensibile, le sue pareti si strinsero attorno al cazzo di V sepolto dentro di lui che si muoveva con una forza ed una velocità difficili da eguagliare, e Gguk pianse di più, singhiozzando come la erezione ebbe uno spasmo.

Sbattè contro i loro corpi e come V la afferrò per stringerla in punta, le gambe di Gguk tremarono vistosamente.

«Voglio sentirti, voglio sentirti urlare il mio nome» sibilò V contro il suo orecchio. Gguk ansimò e V uscì completamente dal suo corpo, provocandogli un pianto ancora più disperato, le sue pareti strette si strinsero sul nulla, cercando di risucchiare dentro l'erezione di V. Questo lo rigirò sul materasso e gli alzò solamente in bacino, entrando di nuovo dentro di lui.

«V!» chiamò Gguk con voce soffocata dalle coperte, stringendole tra le dita tremanti. V gli diede un poderoso schiaffo sulla natica destra e Gguk alzò di scatto la testa, urlando.

V gli afferrò i capelli e gli tirò la testa all'indietro, leccandogli dalla spalla al collo fino ad arrivare all'orecchio.

«Pregami».

Gguk ebbe un tremito che lo scosse e guaì come V riprese a stimolare la sua prostata.

«Ti prego V, toglimelo. Voglio sentire il tuo cazzo fremere dentro di me, drenarti ogni singola goccia di sperma. Ti supplico, fammi morire di piacere» guaì Gguk, spalancando le labbra.

La risposta fu abbastanza soddisfacente per alpha, quindi gli sfilò via il cockring e prese a stimolarlo al ritmo delle sue stoccate.

«Assicurati di gridare il mio nome quando verrai. Ti amo fottutamente tanto».

E il mondo di Gguk si tinse di mille turbini di colore come l'orgasmo trovò finalmente la sua liberazione. Lo sperma schizzò sulle lenzuola con forza, prendendo a gocciolare sulle sue gambe, il nome di V non lasciava le sue labbra mentre quello lo stimolava e gli azzannava il collo.

V venne con un verso gutturale dentro di lui, spingendosi un'ultima volta nelle sue carni bollenti.

Gguk ricadde sugli avambracci annaspando alla ricerca d'aria, mentre V aveva il petto premuto contro la sua schiena e ruggiva piano nel suo orecchio.

«Ho una grandissima voglia di scoprire quanto riesci a resistere, quante volte riesci a prendere il mio cazzo prima di collassare» sussurrò roco.

Gli leccò la nuca, con mani rudi gli passò le dita nella curva sinuosa della schiena, seguita poi dalla lingua fino ad afferrargli le natiche e spalancarle. Lo sguardo si scurì come notò che il suo seme colava ai lati delle cosce di Gguk tracciando strisce biancastre e a tratti trasparenti fino alle lenzuola sfatte sotto di loro.

Gguk emise un acuto gemito e portò la testa all'indietro come sentì la lingua di V scavargli dentro, leccandolo e muovendo il volto tra le sue natiche; la calda umidità lo fece gorgogliare di nuovo, e le cosce si strinsero d'istinto come una mano di V andò a stimolargli i testicoli, spingendolo a muovere il bacino verso di lui giusto per farsi fottere a dovere dalla sua lingua peccaminosa.

Delle dita lunghe ed agili si insinuarono dentro di lui e si mossero con fluidità.

«Amo la sensazione delle tue dita dentro di me» annaspò Gguk, stringendo le lenzuola tra le dita. «Ma amo di più il tuo cazzo» aggiunse tra un gemito e l'altro.

V gli diede una sculacciata fortissima che lo fece sobbalzare e gemere, il dolore provocato da quell'azione fece scattare qualcosa dentro di lui che lo spinse ad allontanarsi quel tanto che bastava per poter sentire le dita e la lingua sfilare via da lui e voltarsi.

Gli salì a cavalcioni e lo baciò; sulle labbra, i loro sapori mischiati.

Volevo sentire il tuo sapore sulle mie labbra gli disse mentalmente Gguk, baciandolo con passione come gli afferrò l'erezione e la allineò con il suo corpo, facendolo entrare dentro di sé in un colpo secco.

Gemettero contro le loro labbra e V gli strinse i fianchi così forte da lasciargli dei segni rossi mentre Gguk intrecciava le dita tra i suoi capelli e prendeva a muoversi sopra di lui con tenacia, lasciando che suoni osceni di pelle contro pelle riempissero l'atmosfera.

I ringhi di V si mischiarono alle parole volgari di Gguk, che si muoveva con velocità alzandosi sulle cosce solo per tornare ad inglobare tutta la sua erezione ancora e ancora, in un circolo di perdizione.

«V, proprio lì!» gridò Gguk come V prese ad andargli incontro con poderosi colpi di bacino, piegando le gambe così da darsi lo slancio per poter fottere Gguk ancora più profondamente.

«Così fottutamente perfetto»Gguk spalancò la bocca e V gli ficcò dentro tre dita, lasciando che la lingua dell'altro le avvolgesse e le bagnasse, sentendosi fottutto in ogni modo esistente.

Come sentì il calore annidarsi nel suo addome, gli addominali si contrassero e iniziò a muoversi con ancora più furia, urlando parole sconnesse e ansimando contro la mano di V, che ne frattempo aveva preso toccarlo facendo sì che il liquido preseminale agevolasse i suoi movimenti.

«Posso?» mugugnò incoerentemente Gguk. V scattò seduto, sfilò via le dita e gli avvolse un braccio attorno alla vita stretta, facendo scontrare i loro corpi con furia. La presa ferrea gli bloccò i movimenti e lo baciò con passione, rubandogli il respiro.

«Sii più specifico e potrei essere magnanimo».

Gguk gemette di frustrazione e socchiuse gli occhi, guardandolo supplicante.

«Venire. Posso venire, alpha?».

V sentì il corpo tremare da capo a piedi per quelle parole e ribaltò le posizioni. Le gambe di Gguk gli si avvolsero nuovamente alla vita e le unghie tracciarono altri solchi sulla schiena fino ai bicipiti, scavando nella pelle per il troppo piacere.

Non gli rispose, prese solamente a fotterlo senza pietà facendolo gridare come non credeva fosse possibile e le lacrime spuntarono nuovamente negli occhi di Gguk che, senza pensarci due volte, si toccò. Bastarono due sollecitazioni per farlo venire nuovamente con un gemito strozzato; il suo seme si riversò sull'addome e sul petto, arrivando addirittura al mento mentre ripeteva in un mantra in nome di V.

Ancora una volta, i denti di V lo morsero, continuando a muoversi dentro di lui.

Gguk guaì e si dimenò sotto l'alpha, il corpo prese a tremare ad ogni sollecitazione, ad ogni minimo sfiorare dell'addome di V contro la sua semierezione, il corpo ipersensibile e sovrastimolato fino all'inverosimile.

V si issò e si mise sulle ginocchia, allargandogli quindi le gambe e strizzando le cosce muscolose tra le dita, godendo dello spettacolo di un Gguk completamente distrutto sotto di lui che lo pregava di fermarsi senza però che lo volesse davvero.

E come sentì V riempirlo ancora una volta, anche lui raggiunse un orgasmo inaspettato, che lo portò ad inarcare la schiena in modo incredibile e tremare da capo a piedi, stringendo le lenzuola tra le dita fino a strapparle.

V uscì da lui troppo in fretta per i suoi gusti, ma si chinò a raccogliere con la bocca una cospicua quantità di sperma riversato sugli addominali di Gguk e risalire sulle sue labbra per coinvolgerlo in un bacio passionale che comprendeva i loro gusti mischiati.

Gguk gli avvolse le braccia attorno al collo e sospirò, contento. Passarono interminabili minuti in cui non fecero altro che baciarsi, carezzarsi e perdersi nei loro odori e sapori.

V gli si portò affianco e lo abbracciò stretto, affondando il volto nel suo collo come Gguk si rannicchiò di schiena contro il suo petto, ancora ansante.

«Ti amo sinceramente e dannatamente tanto, Gguk. Non sai da quanto tempo attendevo di stringerti...e di scoparti» gli sussurrò lasciandogli un bacio sul collo.

Ggguk mugugnò e gli fece un sorriso, accoccolandosi meglio contro di lui.

«Ti amo fottutamente tanto anche io, V. Sono contento di averti tutto per me».

Le loro dita si intrecciarono e Gguk fece un sospiro come il naso di V passò sul suo collo più e più volte.

«Quanto tempo abbiamo?» chiese quindi Gguk, guardando gli occhi rossi di V osservarlo con ammirazione.

V fece spallucce. «Taehyung è stato comprensivo, mi ha detto che potevo andare avanti fino a domani mattina, purchè ti lasciassi tutto intero».

Gguk gli fece un gran sorriso, portando una mano a strizzare il sedere di V e si leccò le labbra. «Il mio culo si sente da solo senza te a riempirlo».

V alzò un sopracciglio, divertito, facendo quel mezzo sorrisetto bastardo capace di fare inginocchiare chiunque.

«E' allora mio dovere morale porvi rimedio».




















NDA: la smut VGguk ha visto blood, sweat and tears sparsi sulla tastiera del pc per quanto è lunga (ed è stata un pò complicata da scrivere, lo ammetto). 7mila parole, 19 pagine word e tante crisi dopo, eccola qui. 

Un po' cringe, un po' ew, un po' aww un po' oh, io amo V e Gguk, profondamente. Non chiedetemi perchè, li amo e basta *^*

Come vi avevo già anticipato, ho la necessità di prendermi qualche giorno per poter finire gli esami del master, quindi questo è l'ultimo aggiornamento della settimana per quanto riguarda BS. Ma ritornerò prestissimo, promesso!

Adesso andate a confessarvi e a benedirvi gli occhi. Pace e amore a tutti 💜

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