Sorry, I love you~

By KimNanaMoon

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-Mia è finita in Corea per lasciarsi tutto alle spalle, per ricominciare, per redimere il suo senso di colpa... More

PREMESSE
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
RINGRAZIAMENTI

Capitolo 16

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By KimNanaMoon

"It's done, Mia, it's done" esultano i ragazzi, io mi volto a guardarli, vengono verso di me, loro notano che sono al telefono con qualcuno e dai loro sorrisi capisco che vorrebbero che riagganciassi: "va bene, ci vediamo presto" saluto Viola; la mia amica mi ha chiamata affinchè la raggiungessi, qui intorno c'è ancora tanta gente che si accinge a lasciare  lo stadio di San Siro e tra questi, anche Viola con mia madre, mentre io mi trovo in camerino con ancora i vestiti di scena e non è facile, per me, poter riuscire a scorgerla in mezzo alla confusione e raggiungerla, comunque Viola e mia madre, per non guidare di notte fino a Roma, hanno deciso di fermarsi in un Bed&Breakfast, perciò posso andare da loro quando le acque si saranno calmate, anche se l'idea di rivedere mia madre mi spaventa terribilmente, non sono nemmeno certa che lei lo voglia, però Viola dice che dobbiamo incontrarci. "E' fatta, Mia, è andata" fanno ancora i ragazzi, Jin mi stampa un grosso bacio sulla guancia e a me, di conseguenza, spunta un lieve sorriso sul volto, "sei felice, Mia?" domanda Hoseok, io annuisco e alzo gli occhi su Taehyung: "grazie di cuore, Tae" sussurro, "grazie a tutti", "è stato emozionante per te quanto per noi" commenta quest'ultimo, intanto vedo che Sejin viene nella nostra direzione, "adesso è meglio che me ne ritorni in hotel assieme agli altri ballerini" faccio io, mentendo, nessuna stanza d'albergo è stata prenotata per me questa volta, "ma non dire sciocchezze" esclama Jimin, "tu vieni assieme a noi, dobbiamo assolutamente festeggiare", io sussulto, adesso come glielo dico? Jimin mi afferra per un braccio, Jungkook per l'altro e mi trascinano verso il loro mezzo di trasporto, i miei occhi incontrano quelli del manager che mi fissano come per dire "quando hai intenzione di toglierti dai piedi?", bella domanda, non so nemmeno come affrontare l'argomento con i ragazzi! I Bangtan sono euforici, in macchina chiacchierano animatamente e ridono, hanno voglia di fare baldoria ma qualcuno si accorge che io non condivido il loro stesso stato d'animo: "hey, va tutto bene?" sussurra Nam al mio orecchio, io sospiro e scuoto la testa, "qualcosa non va?" chiede, "troppe cose dentro me che temo di manifestare" bisbiglio, lui mi afferra la mano e me la stringe, io deglutisco, vorrei che non mi tenesse così stretta, come riuscirò a lasciargliela andare? "Ordiniamo del buonissimo cibo italiano, facciamocelo portare in stanza, facciamoci portare da bere e ordiniamo quanti più dolci possiamo" esclama Jungkook, gli altri sembrano d'accordo con lui, "ragazzi, io non dovrei essere qui" faccio notar loro, "Sejin vuole che te ne resti con gli altri, lo sappiamo, ma faremo in modo che chiuda un occhio, quella di oggi è stata una serata importante per te, bisogna assolutamente che si concluda nel migliore dei modi" fa Jin, "andiamocene in stanza di Joonie, a lui assegnano sempre la più grande" esclama Kook, io sospiro, gli altri varcano la soglia della camera di Nam mentre io mi fermo sull'uscio, sto temporeggiando inutilmente, non posso restare qua e mettermi a far festa con loro come se niente fosse, in più Sejin non fa che mandarmi occhiate per ricordarmi che me ne devo andare al più presto, quindi credo che sia giunto il momento di salutarli, anche se, davvero, mi dispiace dopo lo splendido concerto dedicatomi, dopo tutto quello che hanno fatto per me; lasciare i Bangtan mi risulta più doloroso di quando ho dovuto lasciare la mia casa, mi sento come un soldato che si allontana dagli affetti per partire in guerra, sto provando una tristezza infinita e sento già le lacrime pizzicarmi gli angoli degli occhi. "Vieni dentro, Mia" mi esorta Jimin, io scuoto la testa, Sejin si è appena chiuso nella sua stanza, credo che abbia capito le mie intenzioni, maledetto Sejin, perchè non parla chiaramente alla band? Perchè non resta per spiegare che è stata una sua idea, quella di licenziarmi? Non vuole che i ragazzi se la prendano con lui, è chiaro e in fondo è meglio così, non mi va che litighino con una persona per loro molto importante come il manager, ci sono già state troppe controversie all'interno della band, è meglio che ci pensi da sola. "Come on, girl" fa Hobi con un sorriso e mi porge la mano, "no" rispondo io, "ragazzi, mi dispiace, ma io mi fermo qui" dico loro, il sorriso di Hoseok si spegne, "che significa?" chiede Jin dall'interno della stanza, io entro solo per non fare ascoltare all'intero albergo la nostra triste conversazione, chiudo la porta alle mie spalle ma non muovo un passo in più verso di loro, "è giunto il momento di salutarvi, ragazzi, io resto qui, rimango in Italia, non parto più assieme a voi" annuncio loro, tengo lo sguardo basso mentre gli occhi di tutti fissano me, nella stanza è calato il silenzio, "perchè?" chiede Hoseok, il più vicino a me, "perchè ci lasci?", "ho fatto tutto quello che dovevo fare" provo a dire ma Jungkook mi ferma: "non è vero, avevi detto che di aver a lungo desiderato raggiungere Tokyo, ti avevamo promesso che ti ci avremmo portata, vogliamo ancora mantenere la nostra promessa, non hai ancora fatto tutto quello che avevi in mente" mi fa notare, "non è più ciò che desidero" confesso, è la verità, da quando li conosco, sento che il desiderio è mutato, tutto ciò che vorrei, adesso, è restare al loro fianco, ballare insieme a loro, vivere a Seul o girare il mondo assieme a questi sette meravigliosi ragazzi, ma non posso farlo. "Davvero ci abbandoni?" domanda Jimin con un tono di voce carico di delusione, "non ci credo" fa Nam, io sussulto ma non rispondo alla sua affermazione, "Mia, non puoi aver preso questa decisione" si stupisce Taehyung, "ormai fai parte di noi, non ti vogliamo perdere, Mia, ripensaci" si agita Hoseok e prova a sfiorarmi un braccio ma io mi scanso e strizzo gli occhi, "non intendo farlo" dico, "stavate bene anche senza di me, fate finta di non avermi mai conosciuta" ribatto io, anche se le parole mi bruciano la gola come fossero fatte di fuoco. "Non ci credo" ripete Namjoon, "non stai dicendo sul serio" e sorpassa Hoseok, posizionandosi proprio davanti a me, "dimmi che non è vero", io sgrano lo sguardo ma non oso alzarlo, "ti vedo quando balli sul palco, sei così felice e piena di vita che sembra tu voglia farlo in eterno. Ti vedo quando resti per ore in nostra compagnia, vedo i tuoi sorrisi e il modo in cui ti diverti, tu non vedi i nostri? Non noti quanto tutti si sono affezionati a te?", sta gridando un pò, "non vedi i miei occhi e come ti guardano? Non pensi a me? I baci che ci siamo scambiati non hanno contato niente? Sei entrata nella mia vita e adesso pensi di uscirne con estrema leggerezza? No, no, Mia!", "Nam, ti prego" faccio io, stento a trattenere le lacrime, "okay, tutti fuori" dice Yoongi che finora è stato l'unico a rimanere in silenzio, "lasciamoli da soli. Ho detto fuori" ripete, mi scosto, i ragazzi escono da questa stanza, io rimango in camera con Nam che ha tutta l'impressione di essere arrabbiato, come se gli stessi facendo il peggiore dei torti, come se per me non sia difficile, come se volessi solamente ferirlo. "Mia" fa lui, io indietreggio e le mie spalle toccano la porta, deglutisco, "cosa ti passa per la testa? Come puoi pensare che io ti lasci andare così? Ancora non ti è chiaro quello che provo per te?" dice un pò più calmo, "Nam, non può funzionare" sussurro io, tenendo la testa bassa, con i capelli che mi nascondono il viso affinchè non si accorga che sto piangendo, non tanto per le sue parole, ma per le mie, così finte da farmi stare troppo male; "apparteniamo a due mondi totalmente diversi, non parliamo nemmeno la stessa lingua, non avrei mai dovuto innamorarmi di te, è sbagliato, lo capisci?" cerco di farlo ragionare, lui poggia le mani alla porta, intrappolandomi nello spazio creatosi fra le sue braccia, "Mia, guardami in faccia per favore" mi chiede, "i nostri mondi si sono congiunti, facciamo parte dello stesso universo, non puoi comportarti così, io ti amo" dice con un soffio di voce, io sussulto, "anch'io ti amo" mi lascio sfuggire ma mi pento subito di averlo detto, "lo so, non staresti piangendo altrimenti" osserva lui, se n'è accorto allora; Nam mi prende le mani, io mi sforzo di non farlo ma alla fine cedo e sollevo la testa, "ti amo" ripete lui quando i nostri sguardi si incontrano, chiudo gli occhi e mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Le mie braccia si incrociano dietro al suo collo, Nam mi attira a se, mi stringe forte, le bocche si schiudono all'unisono, le lingue si incontrano; è un bacio carico di passione, l'abbiamo aspettato da troppo tempo ma se non ci fermiamo adesso, non ne saremo più in grado. Namjoon indietreggia, io non mi stacco da lui, è tutto ciò che desidero in questo momento e sento che per lui è lo stesso, "ti voglio, Mia" sussurra lui, discostandosi per un momento da me, i suoi occhi mi fissano con ardore, la sua mano mi accarezza il viso, scende sul collo e mi sfiora una spalla, lo voglio anche io, quindi lo prendo per mano e mi avvicino al letto, mi siedo, continuo a guardarlo senza lasciargli la mano, il suo sguardo è su di me, mi brama, Nam poggia le ginocchia sul materasso, le mie dita finiscono sull'orlo della sua maglietta, gliela tolgo, afferro la sua cintura e lo attiro a me, cominciando a baciargli il collo, Nam abbassa le spalline del mio top, me lo sfila, ricominciamo a baciarci con foga, intanto abbasso la cerniera dei suoi jeans, con un movimento delle gambe, Nam se ne libera, mi fa sdraiare, sbottona i miei pantaloni e me li sfila di dosso, poi si sdraia su di me, io percepisco il suo gonfiore, gioco con i suoi capelli mentre mi stuzzica il petto con le labbra, "Mia" fa poi, gli occhi suoi tornano sui miei, "per me è la prima volta, voglio che tu lo sappia", lo immaginavo ma non mi importa, questo non sarà un ostacolo per noi, mi sollevo col busto, fa lo stesso anche lui, "baciami" bisbiglio, lui obbedisce ed io lo libero dai boxer, afferrando la sua erezione, Nam geme mentre io muovo la mia mano, lui sfiora la mia intimità prima sopra gli slip, poi me li toglie ed io mi lamento di piacere. Ci tocchiamo, ci baciamo, ci mordiamo ed io torno a sdraiarmi, Nam lascia baci umidi lungo le mie gambe, sul mio addome, sul seno, io sento il peso del suo corpo e i suoi occhi incerti sul da farsi, "Nam" lo supplico, lui non aspettava altro che gli dessi il permesso, "mi sto donando a te con tutto me stesso" dice, poi sento che entra dentro di me, mi lascio scappare un gridolino, le mie unghie afferrano la carne della sua schiena, Nam si muove, guardo il suo viso che si contorce di piacere ed io chiudo gli occhi, desiderando che il tempo si fermi proprio in questo istante.

Salgo in macchina di mia madre, quella che era stata investita dal camionista che ha anche urtato Sara, la stessa automobile nella quale non sono mai più salita, adesso ci entro e chiudo la portiera, Viola mi fissa dal sedile anteriore, dal lato del passeggero e mia madre dal sedile di guida, "torniamo a casa" dico solamente, "adesso", loro si fissano per un momento, poi mia madre mette in moto e parte; avrebbero dovuto trascorrere la notte in un Bed&Breakfast e ritornare a Roma solo dopo colazione, ma molto prima dell'alba ho contattato Viola telefonicamente, immaginavo che non stesse dormendo per l'euforia del concerto e infatti ha risposto dopo solo uno squillo: "venite a prendermi" le ho chiesto, anche se sembrava più un comando, "venite immediatamente, voglio tornare a Roma subito", credo di averle messo paura, mia madre ha sfilato il cellulare di mano a Viola, "Mia, che succede?" ha domandato, io ho sussultato, dopo mesi mi ha rivolto la parola, ho deglutito, non era il momento giusto di pensare ai nostri problemi, "niente" le ho detto, "voglio solo lasciare Milano il più presto possibile". Ho riagganciato e mi sono voltata a guardare Nam, un nodo alla gola mi impediva di respirare, avevamo appena passato il momento più bello della nostra vita, almeno per me lo è stato, lui si è addormentato dopo aver ceduto esausto e dopo avermi ripetuto 'ti amo', sono rimasta per un pò sotto al suo braccio che mi tratteneva accanto a se, Nam mi stringeva forte, volevo godere un pò di quella sensazione per imprimerla sulla mia pelle e nella mia mente ma poi è arrivato il momento di dirgli addio, così mi sono scostata delicatamente senza svegliarlo, mi sono rivestita, l'ho guardato per qualche altro istante, sembrava un angelo beato del paradiso, sembrava sereno, stanco ma felice, mi sono avvicinata a lui e ho posato le mie labbra sulle sue un'ultima volta, poi ho chiamato Viola e dopo averle fatto capire che me ne volevo tornare a casa all'istante, ho sussurrato a Nam che mi sarebbe mancato e sono scesa giù nella hall per aspettare mia madre e la mia migliore amica. Non credevo che avrei trovato Hoseok e Yoongi, mi sono sorpresa a vederli seduti su uno dei divanetti di fronte la reception, Hoseok si è alzato in piedi quando mi ha vista, "Hobi" ho esclamato io, lui mi ha superata senza nemmeno guardarmi ed è sparito verso l'ascensore, "Yoon" ho detto poi, anche lui si è alzato, "che gli succede?" ho domandato, riferendomi ad Hoseok, "avresti dovuto vederlo, era fuori di se. Vi abbiamo sentiti tutti" mi ha fatto notare, "mi dispiace per Hoseok, spero che non mi odi" ho sussurrato io, "Yoon, ho bisogno di un favore" gli ho chiesto poi, "spediresti la mia roba in Italia, quando ne avrai modo? Ho lasciato molte delle mie cose a casa vostra", "che significa? Non è stato tutto sistemato? Credevo che Nam ti avesse fatto cambiare idea" ha pensato lui, "si, è tutto sistemato" ho esclamato, Yoongi teneva lo sguardo su di me come a chiedere ulteriori spiegazioni, io ho abbassato la testa per un momento ma poi l'ho risollevata; qualcuno doveva pur conoscere la verità, Yoongi era la persona migliore al quale confidarla e io avevo bisogno del suo aiuto: "aspetta, è stato Sejin, non è vero?", Yoongi c'è arrivato prima ancora che glielo rivelassi, "se Namjoon venisse a saperlo", "non deve succedere" ho protestato, "è molto meglio così, è meglio che io vi lasci. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Hai pensato che avrei portato guai, avevi ragione", "Mia, dimentica quelle parole" ha chiesto, io ho scosso la testa, "ferirai Namjoon in questo modo" ha sottolineato, "devi fargli credere che me sono ritornata nell'hotel dove alloggia l'entourage, devi dirgli che ci rivedremo alle prove del prossimo concerto, non deve sapere che domani non prenderò il volo per la Grecia, certo, prima o poi lo scoprirà, ma per allora sarà già abbastanza lontano da me" ho esclamato con fermezza e ho deglutito per ricacciare indietro le lacrime ed essere forte, per riuscire a risultare convincente, come a far capire a Yoongi che è vero che penso che sia la cosa più giusta per loro e per me. Il clacson dell'auto di mia madre mi ha richiamata, "devo andare. Yoon, vi voglio un mondo di bene, per favore, ricordalo a tutti" gli ho chiesto infine, "vieni un pò qui" ha detto lui e mi ha abbracciata; in fondo anche Yoongi, che sembrava all'inizio il più freddo e distaccato, si è invece affezionato a me ed è stato triste nel salutarmi, l'abbraccio che ci siamo scambiati è come se lo avessi dato a tutti, è stato brutto per me non poter dire addio anche agli altri. "Non riesco a credere che tu abbia mollato" ha esclamato Viola, mi ha vista salire a bordo con un'espressione a dir poco avvilita e ha voluto sapere che cosa mi fosse capitato di tanto spiacevole da spingermi addirittura a voler rientrare a Roma col giorno non ancora spuntato, "non avrei mai dovuto legarmi ai Bangtan, avrei dovuto limitarmi a ballare per loro, senza mai innamorarmi di Kim Namjoon, sono stata punita per questo ma non importa, tutto ciò che conta è che Sara, ovunque si trovi adesso, sia felice" ho detto, mentre il mio cuore piangeva e mi pareva d'esser vuota dentro, "fanculo Mia, davvero, fanculo" si è arrabbiata la mia amica, "okay, Sara è felice, tutti qua siamo felici, tutti tranne te. Vuoi sapere cosa penso? Si, te lo dico, lo dico davanti a tua madre, che m'importa! Per me non si tratta di una coincidenza, ti stavi perdendo: il divorzio dei tuoi, la rottura con Moreno e poi l'incidente che è parso ti abbia dato il colpo di grazia ma no, non è così. Sara non è morta per caso, tu pensi di aver messo da parte i tuoi sogni per realizzare il suo, invece è stata lei a sacrificare la sua vita per te, anche se lo ha fatto implicitamente, anche se non l'ha fatto di proposito. Chiamiamolo destino, d'accordo? Ti stavi perdendo, però lei ti ha dato l'incentivo per rimetterti nuovamente alla ricerca di un senso, di una felicità. Se non se ne fosse mai andata, non saresti finita a Seul, non avresti conosciuto i ragazzi che tanto adori, non avresti incontrato Namjoon. Hai capito cosa vuoi fare nella vita ed è ballare, è ciò che ti fa stare bene da sempre e hai trovato il tuo posto e ora stai rendendo vano il sacrificio di Sara e sai perchè? Perchè stai permettendo ad un omino insignificante come Sejin di decidere della tua vita", Viola era molto in collera con me, mia madre non si pronunciava affatto, guidava e ascoltava le parole della ragazza seduta al suo fianco, mentre io, col capo chino, ero in una pozza di lacrime silenziose. Viola ha sospirato, calmandosi un pò: "lo so che loro sono i Bangtan Boys e che questa storia nata fra te e Namjoon, in teoria, non può funzionare, loro sono pieni di impedimenti e non conducono una vita comune, però cavolo, tutto ciò mi fa rabbia. Namjoon cosa ne pensa?", sono riuscita a risponderle dopo un pò per via dei troppi singhiozzi che non mi permettevano di parlare, "Namjoon non sa nemmeno che me ne sono andata, credo che se ne accorgerà solamente fra diverse ore, ma non potrà fare nulla. E' già successo, Vio, Sejin ha bloccato anche la storia d'amore di Jungkook e lui l'ha accettato, è così che dev'essere", "va bene" si è rassegnata Viola, "però è così ingiusto", anche a lei, a momenti, veniva da piangere. Il resto del viaggio è trascorso nel più assoluto silenzio.

Fisso l'interno di casa mia dall'uscio della porta, sono andata via da qui da circa quattro mesi e non so dire se mi sia mancata o meno, davvero non lo so in questo momento. All'improvviso sento su di me tutta la stanchezza del viaggio, prima delle lunghe ore trascorse in macchina è stato Nam a sfinirmi e ancora prima il concerto, mi sento esausta ma non ho voglia di andare a dormire, sento che non riuscirei a prendere sonno per via di tutti i pensieri che mi affollano la mente, ci vorrebbe piuttosto una doccia calda per scacciarli via. "Mia" chiama mia madre dalla cucina, sento che smanetta con la macchina del caffè, il fatto che abbia pronunciato il mio nome mi fa strano, non succede da troppo tempo, "sicuro che posso lasciarvi sole?" ha chiesto Viola quando l'abbiamo riaccompagnata a casa, "se volete vengo assieme a voi", "sta tranquilla, rientra pure e scusami se ti ho guastato l'entusiasmo per il concerto" le ho detto, Viola mi ha sorriso e mi ha baciata sulla fronte, "stupida, non me l'hai affatto rovinato. Ci vediamo presto" mi ha salutata ed io sono passata sul sedile anteriore della macchina ma con mia madre abbiamo continuato a non rivolgerci la parola, da quando l'ho rincontrata non l'ho nemmeno ancora guardata in faccia. "Mia" ripete, io deglutisco e avanzo verso la cucina, solo adesso mi rendo conto che mi ritrovo da sola con lei, in casa, come prima che io partissi per Seul ma prima, anche se vivevamo sotto lo stesso tetto, ci ignoravamo e l'una non pronunciava il nome dell'altra per alcun motivo; ognuna si cucinava per se, mangiava per conto proprio, si prendeva cura delle sue cose, era come se abitasse da sola e adesso trovarmi in piedi, di fronte a lei, che siede su una sedia attorno al tavolo con due tazze di cappuccino davanti, mi mette a disagio. "Devi essere stanca" faccio io, "hai guidato a lungo", "forse dovremmo parlare, non credi?" dice lei, io sussulto e alzo gli occhi, finalmente ci guardiamo. "Quello che hai fatto è bellissimo" dice, "sei andata dall'altra parte del mondo per coronare il sogno di Sara, hai fatto tutto da sola e ci sei riuscita. Mi sono emozionata moltissimo quando quel ragazzo, quello che lei adorava, ti ha stretto la mano come se la stesse stringendo a lei. Per un attimo mi è parso di vederla sul palco, di fianco a te, che rideva felice. Tu non mi hai vista, ma sono scoppiata in mille singhiozzi" racconta, io non voglio piangere ancora perchè sento di non avere più lacrime, "anche tu eri felice, l'ho notato dal tuo modo di ballare, hai sempre avuto talento" dice ancora, "e io ho sbagliato con te"; l'ha detto veramente? "Lo penso da molto, solo non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo. E' più facile addossare la colpa a qualcuno, io l'ho data tutta quanta a te, come se questo avesse potuto farmi sentire meglio. Non potevo farci nulla, tuo padre mi ha lasciata e tua sorella se n'è andata, il fatto di non poter rimediare a queste cose mi faceva sentire inutile, un fallimento e per reprimere queste sensazioni ho puntato il dito contro di te, che eri l'unica cosa che mi rimaneva. Sono stata la peggiore delle madri, lo ammetto", io mi accorgo che i suoi occhi diventano lucidi, con una mano tremolante afferra la tazza del cappuccino e la guida alle labbra, bevendo un sorso, forse per calmarsi, poi mi fa cenno di servirmi con l'altra ma io resto immobile dove sono, "scusami tanto, Mia" sussurra. Abbasso gli occhi a terra, ripenso a quando le lanciai contro il bicchiere di vetro e mi vergogno di quel gesto, dovrei chiedere scusa anch'io e perdonarla, si, in fondo con mio padre l'ho fatto, perchè tenere lontani gli affetti? La vita ci priva già di molti di essi, com'è successo a me con mia sorella, perchè dobbiamo allontanare anche chi potremmo avere vicino? Mi sento di nuovo sola, in questo momento, senza più i Bangtan, senza più Nam, le spine conficcate nel mio cuore le stavo via via sfilando, mi avvicino a mia madre, mi inginocchio e mi getto al suo grembo, ne ho appena tolta un'altra, non ce ne sarebbero dovute essere più, invece una ne è rimasta, una nuova, conficcatasi da poco, che ha staccato un pezzo del mio organo palpitante e l'ha lasciato a Milano, assieme alla bandana di Sara, sul comodino accanto al letto in cui dormiva Namjoon. Vincenza Tedeschi, anzi, Vincenza Pezzini, mia madre, adesso mi accarezza la testa, tra noi può tutto tornare come prima, è una certezza che ho, ma io, io non so se potrò condurre nuovamente la vita che avevo prima che io stessa me la stravolgessi, Viola dice che riesco sempre a ricominciare, ma sarà vero anche stavolta?

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