La Profezia Delle Gemelle

By moonloverwriter

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❝A quel punto si alzò in piedi e chiuse gli occhi, fece un passo avanti e si lanciò nel vuoto❞ Arianna, una d... More

Trailer
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8

Capitolo 6

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By moonloverwriter

Quando Laila ritornò alcune ore dopo, aveva con sé delle medicine e un sacchetto contenente un panino e dell'acqua che si era procurata nel mondo umano. Li offrì gentilmente ad Arianna, la quale non avendo altro da fare si era accomodata sul divano a guardare la televisione. Oray era rimasto chiuso nella stanza misteriosa per alcune ore, ma, proprio mentre Laila si stava accertando che Arianna non si fosse ancora sentita male, uscì dalla stanza ed entrò nel salotto, rivolgendo un cenno di saluto alla vampira.
«Ciao, tutto ok?» gli chiese lei, guardando preoccupata l'amico. 
Il ragazzo rivolse uno sguardo verso Arianna e assottigliò gli occhi rossi prima di rispondere. «Starò bene quando le cose saranno più chiare».
«A proposito di cose non chiare: dobbiamo parlare. Ho visto qualcosa di strano nel mondo umano» dichiarò improvvisamente la vampira. Raccontò della donna con cui si era scontrata per strada, del profumo mimetizzante caduto dalla borsa e del sangue di angelo di cui aveva macchiato il marciapiede.
«Deve trattarsi per forza di uno dei leccaculo della famiglia reale. E ha visto i tuoi canini. Porca puttana!» Imprecò il diavolo, spostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte.
«Stai calmo. Il problema ora non è che mi ha vista, ma la ragione per cui era lì. Dev'esserci un motivo ben preciso.» disse Laila, sedendosi sul divano accanto ad Arianna.
«Da quanto tempo ti trovavi nel mondo umano?» domandò il ragazzo, piazzandosi davanti ad Arianna e sporgendosi verso di lei.
«Da sempre! Non so cosa o chi credi che io sia, ma sono solo un'umana» rispose lei, confusa e stanca dello strano comportamento del diavolo.
«Oray, non credo che-» fece per dire la vampira, ma venne interrotta subito dall'amico.
«Laila, pensaci: troviamo un'"umana" che casualmente sa parlare la nostra lingua e che riesce a mangiare cibo che metterebbe k.o. qualsiasi umano normale per almeno qualche settimana. E poi, casualmente, incontri nel mondo umano un cazzo di angelo che se la fa con la famiglia reale. Credi davvero che possa essere una coincidenza? E poi lei...» disse il diavolo, senza completare l'ultima frase e stringendo i pugni così forte da conficcarsi le unghie tinte di nero nei palmi delle mani.
«Oray?» lo chiamò Laila, alzandosi dal divano e poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla.
«Lascia stare, non è importante» affermò il ragazzo, smettendo di stringere i pugni e mettendosi le mani in tasca.
«Stai sanguinando» dissero all'unisono le due ragazze.
«Sto bene» dichiarò il diavolo per rassicurare l'amica. E poi puntò di nuovo gli occhi su Arianna. «E tu come sapevi del sangue se non potevi vedere le mie mani?» chiese con un sorriso beffardo.
La vampira sbarrò gli occhi e rivolse a sua volta lo sguardo verso la ragazza seduta davanti a lei, prima di dire: «È vero, un qualsiasi umano non avrebbe percepito una quantità così piccola di sangue senza vederlo. Arianna... ti è mai capitata una cosa del genere prima?» 
«Sì, qualche volta, ma pensavo capitasse a tutti» rispose lei, deglutendo. Il diavolo e la vampira si scambiarono un'occhiata e poi scrutarono nuovamente la ragazza. I sospetti di Oray sembravano trovare sempre più conferme.

꒰ঌ ໒꒱

La tazza che Arianna teneva in mano era piena di liquido rosso, il quale sprigionava lo stesso odore che rimane attaccato alla pelle quando si tocca qualcosa di metallico. Mangiare il cibo da diavoli era stato una passeggiata, ma bere del sangue era qualcosa di molto più strano e lei era sicura che avrebbe vomitato subito dopo. Eppure l'odore non la disgustò così tanto come pensava. Rivolse un ultimo sguardo ai due esseri magici di fronte a lei. Laila aveva l'aria pensierosa, le labbra leggermente distaccate e le sopracciglia aggrottate; coprì la sua preoccupazione scoprendo i canini appuntiti con un sorriso rassicurante rivolto ad Arianna. Oray aveva gli occhi puntati su di lei, le labbra erano incurvate in un sorriso enigmatico, le piccole ali aperte e la testa alta. Il diavolo le fece un segno con il capo, incitandola a muoversi; lei prese un bel respiro, avvicinò le labbra al bordo di ceramica bianco e poi bevve tutto in un lungo sorso. Il sangue caldo e dal sapore ferroso le invase la bocca, deglutì, facendo scivolare il liquido nella gola. L'aveva fatto. Aveva davvero bevuto del sangue. E non aveva la nausea, il che era sorprendente.
«

Come ti senti?» chiese la vampira, incerta e preoccupata.
«Sto bene» rispose Arianna. Stava cominciando ad avere dei dubbi lei stessa sulla sua natura.
«Lo sapevo» disse il diavolo, sicuro di sé.

Arianna posò la tazza vuota nel lavello della cucina e i suoi pensieri iniziarono a sfrecciare. Aveva sempre vissuto nel mondo umano, non aveva mai prima d'ora messo in discussione il fatto che fosse umana. Per tutta la vita non aveva nemmeno mai pensato che gli esseri sovrannaturali fossero reali. Inoltre, fino a pochi giorni prima era convinta che a questo punto sarebbe già morta, e invece era lì, viva, a mangiare cibo dei diavoli e bere sangue e il suo corpo non respingeva nessuno dei due. Iniziava a pensare che Oray avesse ragione, era possibile che fosse come loro? Il diavolo e la vampira erano sicuri che un umano non sarebbe mai riuscito a mangiare e bere quel cibo e quel sangue senza stare male e lei invece stava benissimo, la faceva sentire come se avesse appena mangiato una porzione di cibo normale. D'altra parte però, lei non aveva ali, corna, occhi rossi o canini appuntiti e quelle erano cose che si potevano nascondere solo con il profumo mimetizzante. Inoltre, era certa che i suoi genitori fossero umani, e non era stata adottata, era impossibile che due umani concepissero una figlia che non lo era. Ma allora che cos'era lei? Solo un'umana dallo stomaco molto forte? Ma in quel caso come avrebbe fatto a conoscere quella strana lingua e a percepire il sangue senza vederlo? Non ne aveva la più pallida idea.


Quella sera quando Arianna andò a letto non aveva nessuna voglia di dormire. Non le capitava da molto tempo: di solito dormire significava poter staccare per un po' da un'esistenza che voleva solo che finisse. Ma ora quell'esistenza aveva preso una piega strana e inimmaginabile e, prima di porvi fine, aveva bisogno di risposte. Forse aveva un motivo per vivere almeno per un altro po'. E, forse, non era l'unico, perché aveva trovato anche qualcuno che era gentile con lei: Laila. Non sapeva se il secondo fosse un motivo sufficiente per continuare a vivere dopo che avrebbe scoperto la verità, probabilmente no, ma d'altronde lei non era mai stata brava ad avere una visione del futuro in cui sopravvivesse. A volte si chiedeva come le altre persone facessero ad immaginarsi nel futuro con un viso rugoso e una vita quasi al termine ma vissuta per bene, anziani e soddisfatti si ciò che avevano fatto. Poi, un pensiero le sfrecciò nella mente: le creature sovrannaturali invecchiavano come gli umani? Laila sarebbe invecchiata? La morte l'avrebbe raggiunta nei prossimi settant'anni? La vampira avrebbe visitato la tomba di Arianna con il viso pieno di rughe e i canini consumati dal tempo? O sarebbe vissuta per sempre, così come tutte le storie sui vampiri dicono, e avrebbe visitato la sua tomba con la pelle scura ma cadaverica priva di rughe e ancora intrisa della sua attuale bellezza e i canini ancora aguzzi e senza segni del tempo? O forse, in nessuno dei due casi avrebbe visitato la sua tomba, forse la sua gentilezza non era altro che buona educazione e nient'altro. E forse Arianna stava pensando troppo. Pensava sempre troppo.
La ragazza posò gli occhi sulle foto appese al muro, le stesse che aveva notato quando era entrata lì per la prima volta non molto tempo prima: Laila con degli amici, Laila con Oray, Laila con quell'amica umana che, in realtà, era la fidanzata di cui aveva parlato. La vampira sembrava avere una vita quasi perfetta, pur vivendo con Oray ed essendo nata in un regno dalle regole estremamente ingiuste. Sembrava così... felice. Arianna avrebbe voluto chiederle come faceva, ma non ne aveva il coraggio. Non aveva il coraggio di fare un sacco di cose e si odiava per questo. Gli occhi della ragazza si fecero umidi e lei non cercò di trattenere il pianto. Le calde lacrime fuoriuscirono dai suoi occhi grigi e le rigarono le guance, scendendo sino alle labbra e facendole sentire il loro sapore salato quando la bocca si aprì e ne uscì fuori un singhiozzo. Si alzò per mettersi seduta e sollevò il morbido cuscino, per poi abbracciarlo e premerlo contro la bocca, in modo da bloccare altri singhiozzi. Dove prima c'era il cuscino notò una vecchia foto che non riusciva a mettere a fuoco a causa delle lacrime che le annebbiavano la vista. Decise che ci avrebbe pensato più tardi, quando si sarebbe calmata. Continuò a premere il cuscino sulle labbra, aveva lo stesso profumo di Laila e questo la confortò un po'.

Qualcuno bussò alla porta della camera. Arianna sobbalzò e si sfregò velocemente la faccia con le mani. Poi si schiarì la voce e sussurrò un "avanti" con la voce più debole di quanto avrebbe voluto. La porta si aprì e Laila entrò nella stanza. E Arianna fu grata che si trattasse di lei e non del diavolo, non aveva la forza di interagire con Oray in quel momento. La vampira si sedette a pochi centimetri da lei sul letto e il materasso si abbassò leggermente sotto il peso del suo corpo. Posò lo sguardo su Arianna: la testa abbassata, il viso arrossato, gli occhi irritati e umidi, le guance segnate dalle tracce delle lacrime spazzate via, il cuscino stretto al petto.
«Ho sentito un singhiozzo e ho pensato stessi piangendo nel sonno di nuovo» disse la vampira, con gli occhi verdi puntati sul viso di Arianna. Poi continuò: «Ma sei sveglia e... stavi piangendo comunque.»
Arianna puntò lo sguardo sul pavimento e, con voce flebile, disse: «G-già».
«Mi dispiace che tu ti senta così, Ari. Non ti meriti tutto questo dolore, qualunque sia la causa».
Arianna si bloccò, nessuno le aveva mai detto che non si meritava quel dolore. A nessuno era mai importato abbastanza da dirle qualcosa del genere.
«Vuoi un abbraccio?» le chiese, rivolgendole un sorriso confortante. Arianna alzò lo sguardo, spostando verso il viso della vampira e annuì piano. Laila la strinse nella sue braccia, gelide ma confortanti. Arianna posò la testa sulla spalla della vampira e ricambiò. Si perse in quell'abbraccio, assaporò quel momento. Era la seconda volta che Laila la confortava con parole dolci e braccia fredde in un momento di debolezza. La vergogna si era affievolita proprio come la prima volta, iniziava a sentirsi più a suo agio di quanto di aspettasse con lei.
«Va un po' meglio?» domandò la vampira quando sciolsero l'abbraccio.
«S-sì. Un pochino. Grazie e scus-» balbettò Arianna.
«Niente scuse. La parola con la s è proibita d'ora in poi. La usi troppo.» disse la vampira. Poi il suo sguardo si spostò dietro Arianna, sulla foto non più nascosta dal cuscino.
«Scusa, non volevo-» iniziò Arianna, ma Laila le posò l'indice sulle labbra morbide.
«Cosa ho appena detto sulla parola con la s?» chiese la vampira. Gli occhi incollati su quelli di Arianna.
«Ghe è ploifita» borbottò lei, con l'indice di Laila che le bloccava ancora la bocca.
«Esatto. Quindi non dirla» dichiarò la vampira, togliendo il dito dalle labbra della ragazza davanti a lei e facendole segno di passarle la foto. Arianna lo fece e, ora che le lacrime non le oscuravano più la vista, riuscì a vedere con chiarezza la foto. Nella foto c'era un uomo dai capelli neri e riccioluti, con gli stessi occhi verdi di Laila e la stessa carnagione scura ma cadaverica, che teneva in braccio una bambina che aveva tutta l'aria di essere la versione più piccola di Laila; entrambi sorridenti, mostravano i loro canini: quelli dell'uomo lunghi e appuntiti e quelli della bambina più piccoli e dalla punta leggermente arrotondata.
«Questi siete tu e...» iniziò a dire Arianna
«Sì, io e mio padre» disse la vampira, completando la frase al posto suo.
«Sembrate felici» osservò Arianna.
«Già, lo eravamo. Davvero tanto. Abbiamo passato dei bellissimi momenti insieme. Era il miglior padre che potessi desiderare» disse Laila, con un angolo delle labbra incurvato in un mezzo sorriso. Era da molto tempo che non raccontava a qualcuno di suo padre. Gli unici con cui ne aveva parlato dettagliatamente erano Oray e Laura. L'aveva solo accennato agli altri suoi amici. Ma sentiva di potersi fidare di Arianna, per qualche ragione che ancora non capiva a pieno.
«Lui è...?» chiese Arianna incerta, non avendo il coraggio di finire la domanda, spostando lo sguardo dalla foto al volto della ragazza accanto a lei.
«No, credo di no. Credo che sia vivo. O... almeno lo spero. È scomparso tanti anni fa. Un giorno è andato a lavoro e poi non è più tornato a casa. Faceva un lavoro rischioso, ma io ero convinta che non sarebbe mai successo niente di brutto. Purtroppo mi sbagliavo» rispose la vampira, accarezzando il volto del padre nella foto.
«Mi... mi dispiace. Spero che un giorno lo troverai» disse goffamente Arianna. Non sapeva esattamente come comportarsi in una situazione del genere. Nessuno le aveva mai insegnato qual era il modo giusto per consolare le persone. Avrebbe voluto provare a prendere la mano della ragazza per farle sentire il suo supporto, ma aveva troppa paura che quella fosse una mossa sbagliata. Inoltre, il senso di colpa iniziava a farsi strada in lei, poco prima aveva pensato che la vita della vampira fosse quasi perfetta.
«Sarebbe meraviglioso» disse Laila con sorriso mesto.
«Perché il suo lavoro era rischioso?» domandò Arianna, con lo sguardo ancora sul viso della vampira.
«Era il responsabile di un rifugio per ibridi, vampiri e diavoli nel mondo umano. A volte accoglieva anche gli angeli, dopo essersi assicurato che non fossero spie del re. Accoglierli lì era... è illegale. Rubava anche cibo per creature magiche e profumi mimetizzanti. Lui e i suoi colleghi facevano del loro meglio per far sentire tutti a casa. Ma il rifugio è stato distrutto poco dopo la sua scomparsa».
«Sembra proprio una brava persona» affermò Arianna, facendosi coraggio per poi avvicinare la mano a quella libera della vampira. I loro mignoli ora si toccavano.
«Grazie, Ari» Disse la vampira, muovendo la mano per prendere quella di Arianna nella sua. Alzò lo sguardo dalla foto e voltò il viso, guardando la ragazza negli occhi. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza. Le due bocche leggermente schiuse e il respiro rilassato. Si guardarono per un po'. Occhi verdi persi in occhi grigi. Occhi grigi persi in occhi verdi. Poi, per un breve momento, meno di un secondo, a Laila sembrò di vedere il luccichio di un altro colore sostituire il grigio degli occhi di Arianna. La vampira sbatté le palpebre due volte, doveva aver preso una svista. Allontanò il viso da quello di Arianna.
«Posso?» chiese poi la vampira, indicando la spalla dell'altra ragazza con un cenno del capo. Lei annuì, l'ombra di un sorriso sulle labbra. Laila poggiò la testa sulla sua spalla e rimasero lì per un po', con le mani ancora intrecciate.

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🖋️ spazio autore 🖋️

hey!! come promesso ho aggiornato abbastanza presto :)

vi è piaciuto il capitolo? qual è la vostra scena preferita? avete qualche teoria? 👀

lasciate una stellina☆ e un commento✍ per supportarmi (mi fa davvero tanto piacere vedere i commenti <3)

al prossimo capitolo ;)

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