Blind Sight [TaeKook]✔︎

By Hananami77

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AVVISO: LA PRIMA PARTE DELLA SAGA NON E' ATTUALMENTE DISPONIBILE PERCHE' E' STATA TOLTA (non da me) PER CUI... More

Introduzione
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[45] *Yoonmin*
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[53] Our happy ending
~Epilogue~
*Taekook Special*

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By Hananami77

ADV: siccome ho notato che i POV che non sono di Tae o di Kook tendono ad essere letti di meno: PER FAVORE NON fatelo con questo capitolo. E' uno dei più importanti, se non il più importante di tutta l'intera storia insieme al 19esimo, quindi eventualmente scendete e leggete il POV di Tae. Ne vale dell'intera comprensione dellE storiE. 

Io vi ho avvisati, enjoy!




Jimin 



Sobbalzò rimanendosene seduto sul pavimento freddo, sentendo le mani sudare per l'agitazione e tenendo gli occhi serrati come Taehyung gli aveva imposto -ancora una volta- prima che si ritrovassero in quel casino.

Sentiva Taehyung ringhiare e digrignare i denti, urlare frasi sconnesse e prevalentemente corredate da pesanti insulti, tentando di azzannare l'aria quando l'ennesimo ferro rovente si abbattè sulla sua pelle, creando un suono sfrigolante a cui seguì l'odore di carne bruciata che permeò l'aria rendendola quasi irrespirabile.

Jimin si coprì il volto con le mani ma allargò le dita e socchiuse gli occhi, mordendosi la lingua per non emettere alcun suono.

«Ingoiale o il tuo piccolo beta lo farà per te» ruggì Kim, forzando la bocca di Taehyung affinchè l'aprisse. Da circa venti minuti cercava di fargli ingurgitare delle pillole grosse quanto fagioli e di colore verde scuro di cui non sapeva la provenienza.

Pensa Jimin, pensa si impose, stringendosi contro l'angolo della cella e spalancagli occhi in orrore alla vista di Taehyung conciato in quello stato.

Onew era riuscito a tornare da loro solo per pochi minuti e molto prima che arrivasse Kim, in quanto era estremamente occupato nel curare altri lupi feriti appena arrivati nel branco... Ma Taehyung non stava meglio degli altri, anzi.

Chim, cosa posso fare? esclamò nel panico, e sentì il suo lupo guaire piano.

Non possiamo fare nulla, l'alpha ci ha imposto di non intervenire. Non dobbiamo metterci nei guai o per Taehyung e V sarà peggio.

Jimin strinse le labbra sentendo anche da parte di Chim il suo stesso senso di impotenza. 

Mi sento inutile Chim, seriamente. 

Invece non lo sei. V è molto felice che siamo con Tae, sei una persona comprensiva e che sa ascoltare...magari non un cuor di leone, ma hai molto da offrire e a Tae per ora serve qualcuno che gli tenga insieme i pensieri, qualcuno a cui appigliarsi che gli sia vicino e che gli ricordi quanto meriti di essere un alpha.

Jimin arricciò le labbra, dubbioso, deglutendo a vuoto quando finalmente Kim fece ingoiare quelle pillole a Taehyung, che fingeva di non aver ripreso a vedere nonostante non fosse così.

Ma forse non stava poi così tanto fingendo, visto che lo stavano torturando da quando avevano fatto il loro ingresso nella cella con ogni arma e tecnica a loro disposizione. Perché Taehyung permettesse a suo padre e ad i suoi scagnozzi di ferirlo in quel modo rimaneva un mistero per Jimin, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli nulla all'alpha.

Aveva scoperto cose sulla sua vita che non riusciva neanche ad immaginare che gli avevano sicuramente riaperto antiche ferite forse mai richiuse, e l'ultima cosa che voleva era forzare l'alpha a dire qualcosa che non voleva.

Per favore, fallo smettere esclamò mentalmente, pregando qualsiasi divinità celeste esistente di intervenire per fermare quello scempio.

Guardò costernato il ghigno presente sul volto di Taehyung in un momento in cui il ferro bollente non era più a contatto con la sua schiena. Riusciva a malapena a tenere la testa dritta e gli occhi aperti, ma aveva sempre lo stesso fiero portamento da alpha che lo caratterizzava.

«La prossima volta che oserai sputarmi in faccia, il tuo prezioso beta farà un giro nelle camerate dei miei soldati» sibilò Kim e il ringhio sommesso di Taehyung gli fece sentire le gambe di gelatina.

«Lui non si tocca. Fallo e ti impicco seduta stante» sibilò Taehyung con voce cattiva, quasi inudibile tanto era bassa ma marcata da una nota di sofferenza.

«A chi vorresti darla a bere, che non ti reggi neanche in piedi?» rise Kim, scuotendo la testa. Fece un cenno al suo scagnozzo e come andarono via, Jimin corse verso il suo alpha, non senza incespicare nei suoi passi.

«Taehyng, hai ingoiato le pillole che ti hanno dato?» sussurrò preoccupato, andando a dare dei colpetti sulle guance di Taehyung per farlo rimanere sveglio, e l'alpha mugugnò qualcosa arricciando il naso.

Panico.

A Jimin vennero in mente le parole di Onew.

«Non fargli ingoiare niente di tutto quello che l'alpha o chiunque altro gli propina. Se dovesse malauguratamente succedere... fallo vomitare, altrimenti non ci sarà speranza per lui, sono capsule contenenti strozzalupo».

E ovviamente Taehyung l'aveva ingoiata.

Merda merda merda, le ha ingoiate pensò impanicato, sbiancando all'idea di ciò che stava per fare.

Probabilmente lo avrebbe seguito a ruota subito dopo avergli messo le dita in gola, ma non poteva non provarci. Vide una specie di secchio nell'angolo e lo portò con sé, sospirando profondamente.

Onew gli aveva mostrato come sganciare le catene lasciate mollemente aperte attorno ai polsi dell'alpha, quindi liberò Taehyung velocemente dalle costrizioni e quello cadde rovinosamente al suolo. Dalle sue labbra uscì un piccolo gemito seguito da un grugnito per lo sforzo di mettersi almeno sulle ginocchia.

«Tae Tae Tae rimani con me» sussurrò freneticamente Jimin, dandogli colpetti sulle guance e spostandogli i capelli dalla fronte con fare preoccupato. Taehyung arricciò le labbra.

«Quel figlio di puttana me la pagherà così cara che la morte gli sembrerà una benedizione divina» sussurrò, issandosi leggermente e, con l'aiuto del beta, si riuscì a sedere sul duro pavimento sporco di polvere e sangue.

«Taehyung, devi vomitare le pillole. Devi farlo o ti avvelenerai» disse velocemente Jimin, passandogli una mano sulla fronte per asciugargli il sudore. 

Sudore che veniva prontamente spalmato sui suoi pantaloni lerci, ovviamente.

Gli occhi di Taehyung si posarono sulla sua figura, perplessi e semichiusi.

«Me l'ha detto Onew. Contengono strozzalupo e ti uccideranno lentamente se non lo farai» spiegò il beta e Taehyung arricciò il naso, sbottando l'ennesimo: «Quel grandissimo figlio di puttana» tra un rantolo e l'altro.

Jimin chiuse un attimo gli occhi e fece un respiro profondo, deglutendo sonoramente.

Doveva infilare due dita in gola all'alpha e la cosa gli faceva leggermente schifo. Era emetofobico fino al midollo e il vomito lo terrorizzava oltre ogni immaginabile immaginazione e avrebbe preferito strappare a mani nude il cuore di qualcuno piuttosto che vedere qualcuno vomitare.

Jiminie, non essere codardo si disse nuovamente, schiaffeggiandosi mentalmente per togliersi di torno quel panico immotivato.

Sono solo dei succhi gastrici. Solo fluidi corporei trasparenti e disgustosi che puzzano di acidità e morte e che provengono direttamente dallo stomaco e che sarebbero destinati anche a rimanerci. Infilagli le dita in gola e levati il pensiero, ne vale della sua vita.

Sei sicuro che le tue dita ci arrivino fino alla gola? 

Chim! NON E' IL MOMENTO DEL SARCASMO.

Annuì ancora ad occhi chiusi e si armò di coraggio prima che un singulto gli facesse venire la pelle d'oca e il suo corpo si irrigidisse come un mattone.

Taehyung si era poco finemente ficcato le dita in gola da solo e il suono che provocavano i suoi conati lo immobilizzarono.

Sto per morire. Sto per morire adesso, Yoongi ti amo scusa se ti ho rubato l'ultimo paio di boxer puliti quel giorno s'impanicò mentalmente Jimin, che non si sentiva neanche più le forze di vivere.

La schiena di Taehyung era scossa dai conati e quei rumori da far accapponare la pelle continuarono per qualche secondo ancora prima che la faccia dell'alpha riemergesse dal secchio con un'espressione disgustata. 

«Dei se odio vomitare» borbottò, pulendosi il muso con il dorso della mano, salvo poi sforzarsi di guardare dentro il secchio arricciando nuovamente il naso.

«Non si erano ancora sciolte, sono tutte intere e sono tutte e tre. Respira, Jimin» gli disse Taehyung, dandogli una pacca sulla spalla di conforto.

Jimin annuì velocemente e si tappò il naso con le dita per non sentire l'odore acre di ciò che l'alpha aveva rimesso, e Taehyung piegò la testa di lato.

«Jimin, va tutto bene? Sei leggermente pallido».

Stava bene?

Diamine, no!

«S-sì devo solo un attimo...stendermi...»

Jimin annuì prima di sentire le forze andare via come se lo abbandonassero, ricadendo all'indietro com un sacco di patate.


...................................


Taehyung



Vide il corpo di Jimin afflosciarsi e gli occhi rivoltarsi all'indietro, e fece appena in tempo ad afferrarlo prima che atterrasse al suolo, svenuto.

E' svenuto per un po' di vomito? si chiese perplesso l'alpha, facendo leva sulle sue gambe stanche e posando Jimin su quella specie di stuoia che gli avevano dato tempo prima. Il volto di Jimin era pallido e sudato e Taehyung rise tra sé per la debolezza delle carni beta.

Era un buon lupo, ottimo nel combattimento e soprattutto molto agile, ma poi si perdeva in un bicchiere d'acqua come quello, svenendo alla vista del vomito ma non davanti alla sua schiena sanguinante e distrutta.

Sentiva le carni indolenzite, il corpo bruciare, rischiare di cedere da un momento all'altro e aveva le vertigini ogni tre per due. Probabilmente, un lupo "normale" sarebbe già morto o almeno svenuto.

Ma lui non era un lupo qualunque, era qualcosa di superiore e adesso era più che mai intenzionato a capire cosa fosse in realtà e quali "poteri" avesse. Ammesso che Kim avesse detto la verità quel giorno, sicuramente c'era dell'altro che doveva scoprire.

E qui entrava in gioco Onew, che gli aveva detto della presenza di un qualcosa che aveva studiato di nascosto ai due alpha e in cui, testuale, avrebbe trovato la risposta a tutte le domande che aveva sempre avuto.

L'omega era intenzionato ad aiutarlo sul serio, era sinceramente preoccupato per la sua salute e non passava volta in cui non sgattaiolava da loro non appena ne avesse la possibilità per rifornirli di cibo e medicinali -tutti indirizzati a Taehyung, l'obiettivo principale delle torture di Kim.

Fece un respiro profondo quando sentì la pelle lacerata essere a malapena sfiorata dall'aria, anche un soffio riusciva a farlo saltare in aria per quanto fossero estese e profonde le ferite, e si sedette affianco a Jimin facendogli una carezza sulla testa. 

Voltò la testa e sorrise quando sentì dei passi familiari, ed il sorriso si ampliò alla vista di Onew entrare dentro la loro cella con un sorriso sulle labbra e un tomo che sembrava pesare più di lui ben stretto tra le dita. Il sorriso si trasformò in preoccupazione non appena vide Jimin svenuto e Taehyung distrutto e con la pelle ancora scoperta e bruciata, sanguinante e anche parecchio deturpata.

«Cosa è successo?» sussurrò incredulo, correndo verso di loro e posando ai suoi piedi quel tomo gigante. Si inginocchiò proprio davanti a Taehyung e lo guardò preoccupato, gli occhi spalancati e pieni di angoscia all'idea che l'avessero torturato ancora.

«E' svenuto dopo avermi visto vomitare delle pillole che mi ha dato Kim. Credo che tra un po' si riprenderà» spiegò Taehyung, e Onew lanciò un'occhiata al secchio poco lontano da loro.

Fece un sospiro quasi sollevato ed annuì, tornando a rivolgere l'attenzione ai due.

«Hai fatto bene a vomitarle, speravo di non vederti mai usare il secchio, ma tuo padre sta cercando di avvelenarti e sapevo che prima o poi ti avrebbe costretto a mandare giù qualcosa. In ogni caso, adesso che ho un po' di tempo ho una cosa per te».

Taehyung osservò Onew andare a chiudere a chiave dall'interno il pesante portoncino in legno, dando un'occhiata fuori dalle grate per sincerarsi che non ci fosse nessuno in ascolto. Si voltò di nuovo verso Taehyung e gli intimò di fare silenzio premendosi un indice sulle labbra e, dopo qualche attimo, lo trascinò nell'angolo più lontano dalla porta.

Taehyung fece una smorfia per il male ma non disse nulla, lasciandosi trascinare e sedendosi subito dopo perchè le gambe non riuscivano a reggerlo ancora a lungo. Scoccò un'occhiata confusa verso l'omega, che sembrava ansioso e nervoso.

«Onew, che succede?» sussurrò l'alpha.

Onew si morse il labbro inferiore e si sporse verso di lui per parlargli nell'orecchio. 

«Qui ci sono tutte le risposte che tu e la tua metà cercate. Qui vengono spiegati i motivi per cui tu e Jungkook siete metà, perché tuo padre e Jeon hanno tramato alle vostre spalle, perché ti volevano fare marchiare un altro omega e cosa siete tu e Jungkook. Qui ci sono le risposte che cercate, tuo padre custodiva questo libro nella vostra vecchia libreria e lo ha portato qui per evitare che lo trovaste, nascondendolo perfino a me. Io l'ho trovato e l'ho letto per sommi capi di nascosto, e Kim è ancora convinto che sia chiuso a chiave nella sua stanza. In mezzo ad ognuna delle pagine ci sono anche delle note esplicative sulle cose che ho scoperto e che ho nascosto agli alpha. Leggilo attentamente e non farti scoprire, o altrimenti...» il sibilo di Onew si arrestò per lanciare un'occhiata ansiosa alle sue spalle.

Taehyung non stava capendo la preoccupazione dell'omega e perciò lo tirò per un braccio per scuoterlo.

«Onew, altrimenti cosa? Cosa succederà?».

Onew fece un respiro profondo e gli occhi gli si colorarono d'oro.

«Altrimenti mi uccideranno. E dopo avermi tolto di mezzo, lo faranno anche con Jimin. Devi stare attento, Taehyung, non c'è molto tempo. Hanno già chiesto a me di procurargli altro strozzalupo, mi stanno facendo produrre una quantità industriale di veleno e non so neanche il perchè. Devi metterti in contatto con Jungkook, devi avvertirlo».

Taehyung aggrottò le sopracciglia.

«Onew, me lo dici da giorni, ma che cazzo significa? Come faccio a mettermi in contatto con Jungkook? Non posso mettermi ad urlare, non c'è neanche una cazzo di finestra in questa prigione di merda» sibilò stremato, alla disperata ricerca di significato.

«Lì troverai la risposta. Ora devo andare, tornerò il prima possibile e...» Onew frugò dentro le tasche del camice con frenesia, tirando fuori un contenitore tondo e parecchio profondo, «Metti questa sulle bruciature, spariranno senza neanche lasciare traccia».

Prima che Taehyung potesse anche solo registrare quelle parole, Onew corse verso la porta e con un ultimo sorriso di incoraggiamento lasciò la cella, lasciandolo sgomento e sorpreso a fissare il punto in cui era sparito.

Mi sento il protagonista di una sitcom di terza classe di merda.

Si passò una mano tra i capelli con fare frustrato, sentiva tanto la voglia di urlare e di spaccare tutto, e poggiò un attimo il capo contro la parete dietro di lui.

Il mondo girava attorno a lui come se fosse una ruota panoramica, sembrava andare avanti e lasciarlo indietro, attorniato da dubbi e perplessità, da una nebulosa di confusione e...niente di più. L'unico punto di ancoraggio in quel turbine di incertezze era -come sempre- Jungkook, la cui mancanza era peggio di qualsiasi ferita che Kim avrebbe potuto mai infliggergli. 

Le dita danzarono sul segno del morso e un piccolo sorriso amaro gli increspò le labbra, arrivando poi a sfiorarsi la profonda cicatrice che aveva sulla spalla. Erano due segni che indicavano rispettivamente due momenti difficili da dimenticare, nel bene o nel male. Uno indicava la fine e l'altro indicava un nuovo inizio. 

Un inizio in cui non era da solo. 

Gli occhi gli ricaddero nuovamente su ciò che Onew aveva portato e, adesso che ci pensava, l'unico momento in cui aveva sentito l'odore dell'omega era stato la prima volta che si erano rivisti dopo anni. Da quel momento, l'odore dell'omega era sparito, e forse era davvero meglio così. Era un posto che pullulava di alpha con i neuroni di una nocciolina, quindi non si stupì nel constatare che il suo amico adottasse tutte le precauzioni del caso.

Mise da parte il contenitore -Jimin lo avrebbe dovuto aiutare a spalmare quell'unguento- e toccò la copertina di quel libro che sembrava aver vissuto un pò troppi anni. La copertina non era in pelle o camoscio o in tela -come molti libri antichi-, ma era in legno. 

Un legno intagliato dove, al centro, vi era la raffigurazione in rilievo di uno spicchio di luna racchiuso tra due mani.

Nessuna decorazione superflua nè un titolo. Solo una frase, incisa per lungo sulla luna: 


Quos amor verus tenuit, tenebit.*


Quella frase non gli era nuova, e ne tracciò il profilo con dita tremanti.


«Mamma! Guarda!» esclamò un piccolo Taehyung di circa cinque anni, sorridendo apertamente e allungando le mani verso la donna che lo osservava da lontano. Tra le piccole mani stringeva una margherita gialla canarino, dall'aria delicata e ancora con qualche goccia di rugiada sopra. 

«E' bellissima, Taehyungie. E' forse me per me?». Taehyung sorrise ancora più apertamente, mostrando con fierezza la mancanza di un incisivo superiore ed uno inferiore, gli occhi quasi chiusi tanto era largo il sorriso.

«Sì! Ho raccolto il fiore più bello di tutti solo per te! Quando anche Taetae troverà una persona speciale come la mamma, allora poi gli darà le margherite anche a lui» annuì velocemente, e le dita lunghe e delicate di sua madre afferrarono con grazia lo stelo del fiore -annusandolo e sorridendo verso il bambino che la guardava con occhi grandi e limpidi- prima di metterlo tra i capelli scuri e ridere insieme a Taehyung, che gli corse tra le braccia.

Un abbraccio caldo e confortante, che sapeva di amore e di protezione. Solo la sua mamma riusciva a farlo sentire protetto e al sicuro. 

Mentre era intento a godersi il caldo e amorevole abbraccio, sua madre si irrigidì per qualche istante, mandandolo in confusione. Per quando però aveva rivolto lo sguardo verso la donna, quella gli sorrideva come se avesse davanti la cosa più preziosa di tutte. Ma i suoi occhi erano così lucidi che Taehyung aggrottò le sopracciglia e la guardò senza capire.

«Mamma....tu triste?» sussurrò con paura, portando le paffute manine ad avvolgergli il collo per stringerla in un abbraccio. Ogni volta che lui si faceva male, la mamma lo consolava abbracciandolo stretto, e ogni volta che lo faceva, Taehyung si sentiva bene.

«No, Taehyungie, ma voglio che mi prometti una cosa». Taehyung annuì con vigore e sentì le gentili e morbide mani  di sua madre avvolgergli le guance. «Quando troverai la tua metà, la persona speciale, non lasciartela scappare. Tienila stretta a te e proteggila da chiunque e qualsiasi cosa. So che puoi farlo perchè quos amor verus tenuit, tenebit».

Taehyung piegò la testa di lato, curioso. Anche lui aveva quindi una metà? Anche lui avrebbe trovato una persona bella e gentile come la mamma, che lo avrebbe amato tanto? 

«Cosa significa mamma?» chiese Taehyung, arricciando le labbra con fare pensieroso.

«Significa che...»


«Il vero amore non smetterà mai di legare coloro che ha legato una volta» sussurrò Taehyung, sfiorando ancora quelle lettere incise e vagamente rovinate. Come, del resto, l'intera copertina.

Nonostante l'usura dovuta ai secoli trascorsi, quel libro sembrava aver custodito bene le pagine adesso ingiallite dal tempo e leggermente stropicciate, come se fossero state sfogliate migliaia e migliaia di volte.

Passò di nuovo la mano sulla copertina, vedendola tremare appena per la leggera ansia che provava nell'aprire quel libro e leggerne il contenuto. Voleva capire, ma allo stesso tempo aveva paura che potesse esserci scritto qualcosa su un destino nefasto che avrebbe distrutto la vita di Jungkook o la sua, interrompendo la loro felicità.

Fece un respiro profondo e aprì la prima pagina, facendo un passo verso, finalmente, la chiarezza.


Se il mondo potesse narrare le sofferenze di cui è stato partecipe, non basterebbero tutte le pagine esistenti per poterle elencare, non sarebbero presenti sinonimi sufficienti per poter descrivere le atrocità perpetrate dalla razza umana e non umana, arrivando ad inquinare perfino il cuore più nobile e puro per il potere e la vendetta.

Il potere rende ciechi, il potere rende vigliacchi, il potere rende traditori.

A meno che l'animo in questione non sia abbastanza nobile da mettere da parte i propri desideri e le proprie ambizioni in nome di un bene superiore, di un bene comune.

E proprio quando nel mondo regnava il caos, proprio quando i lupi hanno cominciato a perdere la loro umanità, a disintegrare la delicata integrità del nostro mondo, le divinità hanno pensato che c'era bisogno di un qualcosa, di un qualcuno che riportasse l'ordine e l'armonia come tutto era stato concepito fin dal principio.

Per questo le divinità celesti crearono i purosangue, gli unici capaci di poter adempiere a questo grande e difficile dovere. Ma non si aspettavano che il male del mondo e tutto il marcio che in esso era stato riversato, sarebbe riuscito a contaminare l'animo candido e nobile che albeggiava in quegli essere divini.

I purosangue erano creature rare, superiori, intelligenti e dall'animo gentile ma estremamente fiere e potenti, in grado di controllare almeno uno dei quattro elementi. Erano nati per dominare, per imporre il proprio dominio e placare i dolorosi squarci che la nuova generazione di lupi stava creando. Anche l'alpha più forte e potente si sarebbe prostrato al loro volere, perché erano la rappresentazione di una scelta divina.

Una scelta delle divinità celesti.

Solo sei purosangue riuscirono a superare tutte le prove che le divinità celesti avevano posto sul loro cammino ed arrivare alla terra, ma soltanto uno di loro fece la differenza.

L'unico che verrà dimenticato ed il suo nome bandito fino a sparire.

Taegun.

Il nome dell'ultimo purosangue, Taegun, è stato via via cancellato, ma non sono state dimenticate le sue gesta.

Il suo nome non venne più pronunciato, vennero condannati alla pena di morte tutti coloro che continuarono a tramandarlo insieme alle sue gesta in un sussurro accennato o in un ricordo lontano.

Conosciuto come il più grande purosangue mai esistito, si dice che la sua anima non abbia mai lasciato la terra.

Perché?

Perchè Taegun aveva scoperto qualcosa di più grande del potere, qualcosa di più grande e prezioso di qualsiasi dono che le divinità celesti potessero offrirgli.

L'amore.

L'amore aveva intaccato il suo animo puro come la migliore delle condanne. L'amore lo aveva accecato, gli aveva fatto dimenticare cosa significasse vivere in una società crudele e temibile, disposta a tutto pur di avere potere, pur di imporsi come superiore, pur di affermarsi come re indiscussi di un mondo che non ha padrone.

E il suo amore era Jeom.

La sua metà, un alpha, era stato predestinato a lui senza che neanche le divinità celesti lo sapessero. La natura aveva voluto fornirgli un dono che andava oltre qualsiasi oggetto materiale, che avrebbe potuto aiutarlo a fronteggiare le avversità che il mondo si preparava a combattere. 

Ma tutte le cose hanno una fine, e la fine di Jeom avvenne in una fredda notte invernale,  assassinato dalle streghe che mal tolleravano il legame stretto ed indissolubile che si era creato tra i due. 

Volevo annientare Taegun, ucciderlo per il cuore infranto, ma poco conoscevano a proposito dell'immenso potere del purosangue che, non appena scoprì la morte del suo amato, cambiò.

Il suo animo luminoso venne avvolto dalla violenza, dalla cattiveria, dalla sete di sangue e vendetta, e niente fu più lo stesso, nel mondo conosciuto.

Taegun divenne spietato, malvagio, feroce abbastanza da radere al suolo interi branchi, interi popoli innocenti, non differenziando più i buoni dai cattivi, responsabili da innocenti, criminali da lupi onesti.

Nessuno era meritevole della sua carità perchè nessuno si era curato di dirgli la verità, di avvertirlo che il suo amato era in pericolo, nonostante tutti lo sapessero.

Il suo istinto animale prese il sopravvento sulle sue azioni, la sua sete di potere e vendetta macchiò quell'anima nata per proteggere gli altri.

La sua fame di sangue non si arrestò nemmeno dopo aver torturato e ucciso coloro che avevano ucciso la sua metà, non si placò nemmeno quando anche l'ultimo alpha non venne fatto a pezzi e divorato dalle sue fauci brutali.

Gli unici che cercarono di bloccarlo furono gli anziani che, davanti a tali scempi, chiesero alle divinità celesti di placare l'ira del purosangue, di rischiarare la sua mente e di riportarlo alla ragione.

E le divinità provarono pietà per il cuore spezzato e ferito di Taegun, le cui azioni nobili erano state più grandi di qualsiasi altro lupo avesse posato piede sulla terra, grandi tanto quanto i suoi peccati.

Per questo gli diedero una seconda possibilità, annullando le sue azioni e cambiando il passato.

Poteva ancora adempiere ai suoi doveri.. 

Ma da solo e in segreto.

Taegun ritornò al sé di molti anni prima, fiero e concentrato sul suo compito ma sotto forma di entità superiore...e non conobbe più Jeom.

Perchè fu proprio quest'ultimo a salvarlo, ancora una volta.

L'anima dell'alpha piangeva e si tormentava vedendo l'amore della sua vita distruggere, uccidere, seminare dolore, sangue e disperazione, e offrì la sua anima in cambio della salvezza della sua metà.

Fu così che gli anziani, gli unici con la memoria di quanto avvenuto, chiesero aiuto alle streghe del nord, le più potenti sulla terra. 

Non si fidavano del corso degli eventi, non si fidarono delle parole delle divinità celesti, non si fidarono di nient'altro che della loro cieca convinzione.

Vennero mandate da Taegun che, ignaro di ciò che era stato in passato, scoprì cos'era stato in una pergamena custodita dagli anziani, che non poterono evitare di temere il purosangue.

Ancora.

Ma il dolore di Taegun era niente in confronto al rimorso di aver spinto la sua metà, Jeom, a sacrificarsi per lui.

Aiutò quindi le streghe del nord, sue alleate, a costruire un'arma che avrebbe potuto ferire ed uccidere un purosangue, non volendo rischiare che il sacrificio dell'anima di Jeom fosse vano.

Purtroppo, se le divinità erano state caritatevoli abbastanza da perdonare Taegun, lo stesso non si potè dire del Fato.

Il Fato decise di punire l'unico purosangue rimasto sulla terra, e le streghe del nord, un tempo sue fedeli alleate e confidenti, lo tradirono proprio mentre cercava di salvare il suo territorio.

Ma la sua anima non raggiunse mai la beatitudine, perchè continuò a vagare nella terra in cerca di Jeom, l'unica sua vera ragione di vita.

E adesso, qualunque Kim tu sia, sappi che sei un discendente di Taegun.

Non fare il suo stesso errore.

Non ricercare il potere.

Non ricercare il riscatto.

Ricerca la verità. 

Ricerca l'amore.

E assicurati di proteggerlo, quando lo troverai.












NDA: che emozione, potrei piangere. Questo capitolo l'ho scritto ancora prima che Moh finisse, quindi vi lascio immaginare :') 

Badate bene che la storia continua nella seconda parte, quindi per non spezzare troppo il flusso narrativo, il prossimo aggiornamento sarà domani.

Perdonate il ritardo di questo aggiornamento ma è un capitolo abbastanza lungo e ricco di informazioni quindi ciccia, sorbitevi ste 5mila parole :')

Grazie per aver letto e a domani! <3 

*la frase utilizzata è di Seneca e significa ciò che ha detto Tae "Il vero amore non smetterà mai di legare coloro che ha legato una volta"

(immaginatevi il libro tipo così, solo che al posto della stella c'è lo spicchio di luna e le mani)↓

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