Trick - L'amicizia tra ragazz...

By a_dreaming

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*Nuova versione, con capitoli in più* Pensavo di bastare a me stesso. Credevo che non dover dipendere da ness... More

Daniel
Daniel 1. Quando Daniel incontra Alice
Alice - 2. Quando Alice incontra Daniel
DANIEL - 3. Un nuovo capitolo
Alice - 4. Vorrei che fossi tu
DANIEL - 5. Non è il mio genere
Alice - 6. Un brutto vizio
DANIEL - 7. Tu devi essere Daniel
Alice - 8. Devo andare
DANIEL - 9. Resti con me?
Alice - 10. Sei un disastro
DANIEL - 11. Ho altri progetti
Alice - 12. Sentirai la mia mancanza
DANIEL - 13. Inseparabili
Alice - 14. Dovrei essere quella saggia
DANIEL - 15. L'amicizia tra ragazzo e ragazza non esiste
Alice - 16.Dove vuoi che vada?
DANIEL - 17. Non impari mai
Alice - 18.Non ho niente da dire
DANIEL - 19.Ho dato il meglio di me
DANIEL - 21. Lei non c'era
Alice - 22. Attenta a quello che desideri
DANIEL - 23. Devo offrirti da bere
Alice - 24. il problema

Alice - 20.Ho comprato della lingerie

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By a_dreaming

Il primo giorno di vacanza, decido di fare una passeggiata per godermi la libertà mattutina e mi metto d'accordo con Diletta, la quale decide che, per risparmiarmi un pomeriggio di autocommiserazione e tristezza nel pensare al contest al quale non sono più ospite gradito, non ci sia niente di meglio di un incontro in stile make over in cui curare la bellezza esteriore aiuta a rinforzare quella interiore.

Per il mio stato mentale, può fare quello che vuole.

Alla quarta volta in cui prova, con scarsi risultati, a darmi lo smalto sulle unghie dei piedi, sospira abbattuta a propone di scendere in cucina alla ricerca di un dolce soffice per rinfrancare lo spirito.

Non dovrebbe esserci nessuno in casa, eppure sento dei rumori al piano di sotto.

«Mamma?» chiedo in ansia, attraversando il disimpegno che collega la sala da pranzo alla cucina.

«Pulcino! Venite, sto preparando una torta» esclama allegra non appena mi vede, guadagnandosi un'occhiataccia per l'epiteto. «Quando parti per andare a vedere le gare di Daniel?»

Senza preoccuparsi del mio rimprovero, comincia ad apparecchiare il tavolo con una torta alle pesche e del succo di frutta.

Non ho ancora avuto il coraggio di dirle che non ci sentiamo da un po', volevo evitare interrogatori e commenti.

«Hanno litigato» chiarisce Diletta, mentre alza gli occhi al cielo con enfasi e prende posto sulla sedia di fronte a me.

Mia madre, intenta nel taglio della torta, alza la testa di scatto, ha l'espressione perplessa e uno sguardo confuso. «Non capisco quale sia il problema. Voi due non fate altro» dice con una fetta a mezz'aria.

Appoggia il dolce su un piattino di ceramica e lo porge ad Diletta, senza smettere di guardarmi interrogativa.

Sbuffo infastidita e prendo il piatto della torta per servirmi da sola e avere, così, mani e occhi impegnati, ed evitare lo sguardo inquisitorio.

«È quello che le ho detto anch'io» rinforza quella traditrice della mia migliore amica, che addenta compiaciuta un pezzo di torta. «Il problema è che questa volta c'è di mezzo una ragazza...» china la testa di lato e lancia uno sguardo eloquente a mia madre, la quale, incuriosita, passa in continuazione lo sguardo da lei a me.

«Una che ha già visto per più di qualche ora», specifica meglio, leccandosi le dita soddisfatta.

Appoggio il coltello sul piatto da portata e sbatto le palpebre più volte, interdetta. Guardo Diletta, incrocio le braccia, seccata dalla sua incontinenza verbale e scuoto la testa decisamente irritata, pensando al terzo grado, che questo scatenerà.

«Come mai lei è a casa?»

Diletta si rivolge nuovamente a mia madre e prova a riparare il guaio che ha appena fatto, cambiando argomento.

«Avevo pensato di fare una sorpresa al padre di Alice» dice raggiante, incapace di trattenere un sorriso e voltandosi a guardarmi. «Insomma, sapevo che non ci saresti stata, quindi avevo pensato di preparare qualcosa di speciale» continua agitando le mani, fino ad appoggiarle sulla collana.

«Che idea romantica!» Le dà corda la traditrice, battendo le mani.

«Dici, cara?» I suoi occhi brillano per l'emozione, le sue guance si sono tinte di rosa e sembra ringiovanita di vent'anni. «Sai, siamo in un periodo un po' noioso...» Sospira tra sé, sovrappensiero, e poi sorride nuovamente ad Diletta. «Per questo ho organizzato tutto nei minimi dettagli».

Spalanco gli occhi, terrorizzata dalla piega che sta prendendo la conversazione e lancio una muta richiesta di aiuto agli occhi della ragazza che mi sta seduta di fronte.

Le faccio un cenno verso la porta, per invitarla a seguirmi, ma lei non coglie e mi sorride incerta.

«Cucina qualcosa?» La incalza, al contrario, appoggiando il viso sui gomiti invece di scappare con me.

Prego silenziosamente, che la conversazione finisca al più presto, perché conosco perfettamente la donna che sta sorridendo maliziosa e non è la prima volta che spero di scomparire e di dimenticare ogni cosa.

«Non solo» dice misteriosa, chinandosi a prendere qualcosa da una borsa, che aveva ai piedi. «Ho comprato della lingerie!» Aggiunge con uno sguardo lussurioso, coprendosi la bocca con le mani.

Guardo per terra, probabilmente nella speranza che si apra una voragine sotto i miei piedi, che mi porti direttamente in un'altra dimensione, in un altro universo, nella mia vita parallela, insomma.

Nascondo il viso tra le mani per nascondere la vergogna, ma un calcetto sui piedi della sedia mi fa riportare l'attenzione sul tavolo davanti a me.

Mia madre, in chiaro delirio da menopausa, sta stendendo con estrema cura i completi, pieni di pizzo e fiocchetti di vario colore, sul tavolo davanti a noi.

«Mamma...» balbetto impacciata, mentre Dile tenta in tutti i modi di nascondere una risata e io resto immobile, incapace di distogliere lo sguardo da quello che sembra un tanga nero, con piccole roselline rosse ricamate.

Schiocco la lingua sul palato e premo le dita sulle tempie, chiudo gli occhi qualche istante e cerco di respirare profondamente, per mantenere la calma. Questa cosa mi perseguiterà, per sempre.

«Mamma» ricomincio con maggior convinzione «ci sono cose che io non voglio sapere, o vedere...» indico, con un gesto nervoso della mano, la stoffa striminzita davanti a me, ma, per non sembrare crudele, rinforzo la mia affermazione con un sorriso rassicurante, pensando che, forse, dovrei solo alzarmi dalla sedia e andare via.

Diletta prende fiato e si allunga verso il piatto con la torta, per poi buttarsi su un altro pezzo con la testa bassa e gli occhi fissi sulla fetta, anche se posso chiaramente vedere il ghigno della sua bocca.

«Tesoro, mi dispiace se ti metto in imbarazzo» confida mia madre appoggiando la mano sulla mia, «pensavo, che dopotutto, ormai, non fosse più un tabù per te» mi sorride dolcemente con uno sguardo comprensivo.

La guardo spaesata, e lei prosegue: «insomma, visto che tu e Marco...».

Ci metto un attimo ad alzarmi e a ritrarre al petto la mano, che prima era a contatto con lei. Un riso strozzato attira la mia attenzione, Diletta mi passa davanti, scusandosi velocemente inventando una scusa per uscire dalla stanza.

«No, mamma» chiarisco con il viso in fiamme, indietreggiando verso la porta, per scappare il più lontano possibile. «Non so cosa pensi di me e Marco, ma ti assicuro che non è successo niente che implichi l'utilizzo di biancheria intima» continuo nervosa, lanciando un'occhiata veloce al tavolo ancora imbandito.

Alza le mani davanti a lei e sorride a disagio. «Scusami tesoro, pensavo che... sai, lui dorme qui spesso, da un anno ormai...»

Spalanco la bocca, incapace di parlare e senza fiato. Cerco di tirare le labbra in un sorriso, ma il senso di colpa e l'imbarazzo non mi aiutano. «Tu... lo sai?» Chiedo, vergognandomi per tutte le volte in cui Marco è uscito all'alba, per non farsi vedere da loro.

Sorride divertita, si alza per venirmi incontro e accorciare le distanze. «Davvero credevi che non lo sapessimo?» Domanda, abbassando la testa per cercare il mio sguardo, concentrato su una minuscola imprecisione della piastrella.

Mi sfrego un secondo gli occhi, forse per prendere tempo, e penso a qualcosa da dirgli, che non mi faccia sembrare completamente idiota.

«Alice! Suona il telefono!»

Un urlo di Diletta, la mia salvezza.

«Scusa, devo andare», mi congedo in fretta.

Le do un bacio veloce sulla guancia e corro in camera.

Diletta, ancora parecchio divertita, mi passa il telefono.

«Alle?» rispondo incerta, scambiando un'occhiata perplessa con Dile.

«Sono io, Alice»

Non dice altro.

«Ok...dimmi...» incalzo, senza ottenere risposta. «Tutto ok? Daniel sta bene?»

Il suo silenzio non promette niente di buono, anche Dile si avvicina per sentire.

«Alle!» Alzo la voce.

«Senti, se mai dirai che ti ho chiamato io, negherò fino alla fine dei miei giorni» parla in fretta, in un bisbiglio appena comprensibile.

«Daniel sta bene?» continuo a ripetere perché al momento non mi importa di nient'altro.

«Sì, cioè, no...»

«Sì, o no, Alle?», continuo spazientita.

«Ha sbagliato completamente la gara. Era nervoso, è caduto sul pipe» si ferma, «non si è fatto male», si affretta ad aggiungere, «ma dice di non voler continuare, perché ormai è tutto sputtanato. Ho cercato di convincerlo, ma è inavvicinabile».

Sbuffo, lasciandomi cadere sul letto. Scambio un'occhiata con la mia migliore amica, che mi sorride comprensiva. Se io e Daniel non avessimo litigato, sarei stata con lui, ma adesso non so cosa possa fare a distanza. Mi mordo il labbro, Alle è stato con lui un sacco di volte, non deve essere la prima crisi dello skater.

«Magari è solo un momento. Prova a parlare con Bacco...» suggerisco.

«Non ci parla con noi, è furioso. Dice che è colpa nostra se si è illuso e adesso ha fatto la figura del deficiente».

Sento le spalle cadere verso il basso, mentre fisso lo skate che mi ha regalato qualche giorno fa. Era terrorizzato dalle gare e io sono stata tanto egoista da pensare solo a me stessa. Mi sento uno schifo.

«Ok. Se vuoi posso provare a chiamarlo e parlarci anche io» suggerisco.

«Beh...» ride nervoso, «mi ha dato il telefono dicendo che non voleva essere disturbato. Da nessuno. Soprattutto da te.»

Era abbastanza prevedibile che ce l'avesse anche con me, dopotutto.

«Alice?»

«Sì, scusa. Io cosa posso fare? Perché mi hai chiamato, allora? Sai che abbiamo litigato sul serio e non so se sia il caso...»

«Quando arrivi?» chiede appena in un soffio, interrompendo il mio sproloquio.

Respiro a fondo, lo devo a Daniel, lo devo a me.

«Il tempo di convincere Diletta a darmi un passaggio», dico guardando Dile, che annuisce fingendo di essere infastidita.

«Sei una rompipalle!» dice solamente sorridendo, cominciando a raccogliere le sue cose.

In fretta e Furia, riempio un borsone e mi fiondo giù dalle scale.

«Mamma!!» Urlo. «Mamma!! Mamma!!»

«Amore, perché gridi?» domanda, uscendo dalla cucina con una ciotola in mano.

«Vado al contest» dico di corsa, quasi senza fermarmi, «andiamo» mi correggo trafelata, indicando Dile dietro di me.

Sorride e mi da un bacio sulla fronte, soddisfatta.

«È una saggia scelta. La tenda è nella borsa arancione in garage, se serve».

«Perfetto!» saluto nuovamente con un cenno, montando in macchina.

«Sempre meglio che fare da terzo incomodo nella serata bollente dei tuoi...» ride di gusto la mia migliore amica, prendendo posto al volante.

«Grazie per il sostegno» mi lamento, impostando sul GPS le coordinate che mi ha inviato Alle.

«Dovere!»

Le sorrido grata e digito veloce un messaggio per Alle e Marco. Spero solo di non combinare altri casini. 

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