Come il cielo a mezzanotte

By NyxEcate

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Leggende raccontano che gli dei, all'alba dei tempi, separarono le anime gemelle, gelosi di queste ultime. Il... More

Prologo
01. A nessuno piacciono i ratti
02. Corsi differenti
03. Pura poesia
04. Piccoli riti
05. Sempre un mistero
06. Profumo di Gardenia
07. Marshmallows
08. Paranoia silenziosa
09. Il mare senza di te
10. " Di rosso e celeste neanche il diavolo si veste "
11. " Sei meraviglioso ora, domani e per sempre "
12. Stellato
13. Insignificanti
14. Sono una distesa dorata
15. Ciò che non sai di me
16. Questo
17. Una spaccatura nel vetro
18. Le emozioni non sono per bambini
20. Quello che i bambini non dovrebbero provare
21. Nascondere
22. Non abbandono nessuno
23. Urgano
24. Il prima è sempre doloroso
25. Non c'è due senza tre
26. Come due anime si abbracciano
27. La strada
28. Piccoli sorrisi
29. Fidanzato?
30. Non oggi
31. Sbagliato
32. Il tuo pappagallo
33. Ringraziamento
34. L'inizio
35. Quando accadrà
36. Coraggio
37. Come un sogno
38. Come il cielo a mezza notte
Epilogo

19. Come scogliere d'argilla

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By NyxEcate

«Non ti credo, non puoi averlo detto veramente»

«L'ho detto e sai che ho ragione!»

Galleggio mollemente sulla superficie dell'acqua calda, sento i capelli sparsi intorno a me e il bollente corpo di Allen abbandonato accanto al mio. Non so da quanto tempo siamo in questa posizione o che ora sia ma, il sole è già passato sopra le nostre teste da un pezzo.

Sospiro tranquilla e guardo il profilo del ragazzo accanto a me. Allen è forse uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto, non lo classificherei come modello o dio greco solo perché la sua è una bellezza totalmente diversa. Il profilo del naso dritto e della punta stranamente alta si riflettono sull'acqua così come il suo viso; stranamente tutto di lui mi grida vissuto.

Non vissuto come potrebbe esserlo un affascinate ex militare o un uomo tormentato, bensì un vissuto tenero, nascosto, che implicitamente grida ancora aiuto. Le labbra anche da rilassate hanno una linea dura e una morsa non indifferente, a riconferma dei miei pensieri.

Non so esattamente se a farlo siano i suoi occhi penetranti e blu o l'espressione concentrata ma mai nessuno mi ha fatto provare un attaccamento così profondo. Più lo guardo più mi accorgo del suo profondo sconforto. Si ostina tanto ad aiutarmi ma in questo momento è come se fosse lui quello bisognoso d'aiuto.

«Mi stai fissando da molto ormai, non ti sei ancora stancata?», mi chiede il soggetto dei miei pensieri. Diversamente dal solito tende a schivare il mio sguardo, le mie attenzioni. Come un gatto diffidente. «Non che mi dispiaccia. Continua pure tornado» sorride, forse certo che io non mi sia accorta del suo reale stato d'animo. Muove mollemente le braccia attorno al corpo e riporta lo sguardo sul cielo. Cosa mi nascondi Allen Cross?

«É la prima volta che porto qualcuno qui», parla dopo molto, si è riavvicinato a me e ora mi guarda. I piccoli nei che ha sparsi per la guancia sinistra si riflettono sull'acqua. Per un momento mi imbambolo.

«Perché hai scelto questo posto?», quasi annaspo appena mi riprendo. Ho trovato una nuova prigione, i suoi occhi sembrano far invidia persino al cielo stesso.

Distoglie lo sguardo dal mio e per un istante la sensazione di prima ritorna dentro di me. É schivo. «Ultimamente ci pensavo molto, in questo periodo del anno capita», sommessa le parole come se stesse valutando cosa dirmi. Mi astengo dal chiederglielo, gli lascerò i suoi tempi. «Ho pensato molto anche a te». Sbatte le ciglia e sospira «Mi sembrava solo carino, pensavo ti sarebbe piaciuto. Dopo ieri ero sicuro avessi bisogno di distrarti un po'.»

Riesco ad afferrare parole sottointese, non dette ma pensate fingo al laceramento. Questo dev'essere il suo posto speciale, il suo posto per distrarsi e riflettere. «Sembra molto importante per te», azzardo osservando la sua espressione.

Annuisce leggermente e si tira i capelli bagnati all'indietro. «Lo è»

«Ti va di parlarne? Tutto questo-» comincio guardando il bosco attorno a noi. É stupendo, illuminato dall'intensa luce del pomeriggio, i miei occhi lo percorrono senza però osservalo realmente. «É un pezzo di te... mi sento incredibilmente vicina al tuo cuore in questo momento e da qui riesco a vederti meglio». Lo vedo vulnerabile per un secondo ma basta un battito di ciglia per negare ciò che ho notato. Mi mordo nervosa il labbro e mi raddrizzo aspettando che anche lui faccia lo stesso.

«Non sei obbligato a sfogarti, voglio solo ricambiare tutti i favori che mi hai fatto fino ad ora» stento a riconoscere me stessa nella frase, l'insicurezza che vi trapela e il morboso impulso che mi spinge a sostenere il ragazzo.

Non posso che esserne sicura al cento per cento: nessuno al suo posto relazionandosi con il mio carattere ogni giorno ed assistendo alla scena di ieri sera sarebbe rimasto ancora al mio fianco.

Contrariamente alle mie aspettative non mi respinge, non del tutto almeno. Si avvicina a me e mi avvolge in un abbraccio bollente. L'acqua calda ci avvolge, tra di noi solo il tessuto leggero delle nostre maglie a coprirci i petti. Lo sento scuotere il capo in segno di diniego, non è pronto per palarne, forse non si fida o forse sono solo stata troppo affettata.

«Se ho detto qualcosa di sbagliato mi dispiace» mi affretto a dire, cerco di allontanarmi dispiaciuta. Sono troppo impulsiva, non riuscirò mai a comprenderlo se mi comporto così, mi sentirò a vita in debito.

«Ryn non hai fatto niente, non hai fatto nulla che abbia rovinato questa giornata. Sono io il problema, scusa per aver rovinato il tuo meritato svago» mi stringe a sé più forte. Avvolgo le braccia come le sue, le stringo attorno al suo busto largo e appoggio il mio orecchio sul suo petto, proprio sopra il cuore.

«É anche tua la giornata di oggi. Sono io l'intruso qui e anche se non vuoi dirmi il perché so che anche tu hai bisogno quanto me di una distrazione». Appoggia la testa sulla mia spalla e sospira.

Sento chiaramente il profumo di Gardenia investirmi in pieno e sono costretta ad ancorarmi meglio sul fondo della fossa per non cadere. Ridacchio quando strofina il naso sul mio collo e lo stringo ancora a me. Siamo praticamente appiccicati ma non sembra ancora abbastanza.

«Sei troppo buona»

«Perché mi hai chiamata Ryn?». Ignoro il suo commento e mi concentro solo sulla strana sensazione di tempore che sento, ben diversa da quella della sola acqua calda a contato con la mia pelle.

«Ti chiamano tutti Kath... voglio avere un modo tutto mio per sentirti, voglio che le mie siano le uniche labbra a cui penserai quando qualcuno ti chiamerà così. Sarò solo io a poterlo fare e ciò mi garantisce un posto fisso nei tuoi pensieri perché stai sicura che ti starò sempre accanto» appoggia la fronte sulla mia e sento il mio cuore battere dolorosamente contro il mio petto. «Stai facendo di tutto per entrare nella mia vita, non posso permetterlo», sussurro senza volerlo realmente allontanare.

Lui come da me sperato non lo fa, sorride in quel modo sghembro tutto suo aspettando che io continui. «Quando te ne andrai, quando ti stancherai di me io sarò distrutta. Se mi affeziono a te e ti lascio entrare nella mia vita, la tua mancanza mi farà precipitare come poche altre cose al mondo»

«Chi dice che mi stancherò mai della mia amica?»

«Allora sarò io a rovinare tutto» rispondo affranta, soffermandomi un istante di troppo all'ascolto di un uccellino gioioso. Mi sento come lui, un canarino libero al vento per la prima volta.

«Non te lo permetterò. Lotterò per entrambi»

Osservo quello che è diventato ormai il mio miglior amico e mi abbandono definitivamente alla nostra relazione, alle sue cure. Per quanto mi sembri ancora sbagliato lo sembra ancora di più non farlo. Sentire la sua pelle sulla mia, il suo respiro sul viso e le nostre dita incrociate sembra l'unica giusta al momento e non mi vergogno di ammetterlo.

Sento la gola secca ma con uno slancio arrivo vicino alla sua guancia, mi sposto di poco e gli lascio un dolce bacio li, sull'angolo delle labbra. Un assaggio di perfezione. Le mie guance vanno immediatamente a fuoco appena mi accorgo della mossa avventata appena fatta. Mi allontano di poco. «Grazie».

Non riesco a vedere la sua espressione ma sento il suo petto abbassarsi e rialzarsi in modo irregolare, rilascia un sospiro e libera una delle nostre mani ancora intrecciate per posarla alla base della mia schiena. Mi avvicina ancora a sé. Mi sembra sempre di sbagliare tutto con lui, forse non siamo compatibili.

Lui mi ha chiamata con quel nomignolo nuovo ma ormai impresso a vita fra i miei ricordi e pensieri, ha detto tutte quelle cose e io non sono riuscita a trattenermi. Spero solo non l'abbia interpretato in modo sbagliato

«Mi piace sentire le tue dita fra le mie, ma forse ancor di più mi piacciono le tue labbra sulla mia pelle» mi alza delicatamente il mento e si avvicina.

Intorno a noi la foresta viva cinguetta, canta e saltella. L'acqua si muove appena ma per me ora sembra tutto immobile. Percepisco il suo fiato sulle mie labbra, lo sento fin quando non le poggia esattamente come me poco prima all'angolo di quest'ultime. Sono morbide e sembrano dolci. Spalanco gli occhi quando non si stacca ma comincia a scendere e a mordicchiarmi la mascella.

«Sei un idiota» spingo le mani sul suo petto e lo allontano, inizia a ridere e lo seguo a ruota. Gli voglio bene ma solo come un amico, ed i l sentimento è reciproco. Scuoto la testa ed esco dall'acqua. Ormai ho le dita totalmente raggrinzite. «Quando vorrai parlarmi non esitare a farlo».

Ha ignorato bellamente la mia proposta ma mi ha seguita fuori. Mi siedo su una roccia e afferro lo zaino abbandonato ore prima li vicino.

«Cazzo Cross il gelato!» apro la zip scura e prendo la confezione che le mie papille più agognavano; il gelato alla panna ormai diventato liquido.

Ci tenevo tanto a combinare finalmente i mitici marshmallow con il gelato, volevo che Allen si sciacquasse per sempre l'orribile combinazione patatine gelato e la sostituisse con una più sana e dolce. Magari non proprio sana ma il concetto è quello.

Il moro prende dalle mie mani il contenitore e osserva il contenuto mentre vi scivola all'interno. «É proprio andato»

«Già, proprio come i miei sogni, le mie speranze»

«Esagerata»

«Morirò qui, ti prego seppellisci il mio corpo in cima ad una collina, davanti al mare. Ma fallo solo durante un tramonto o verrò a cercarti anche dopo la morte, e ti darò il tormento», mi porto teatralmente una mano sulla fronte e fingo di cadere in un profondo sonno.

«Come sei drammatica! Ti seppellirò come tutti in un cimitero, e sappi che sulla tomba ci farò incidere "Grande scassa balle"» ride da sola. Ma come si permette villano, lo prendo per un orecchio e lo trascino sulla roccia ignorando le sue proteste.

«Pensavo fossi morta»

«Non prima di averti portato con me. Se siamo entrambi morti nessuno dei due farà incidere frasi stupide sulla tomba dell'altro» dico seria affondando una mano fra i suoi ricci e tirandoli. Lui prova a ribellarsi ma lo tengo fermo. «Ora, ripeti con me: prometto di non morire dopo Kathryn Davina Martin».

Allento un po' la presa quando inizia a parlare ma lui ne approfitta per afferrare i miei capelli in un bugno e tirarli verso di sé, vengo strattonata e mi ritrovo stesa sulle sue gambe. L'urlo di sorpresa riecheggia ancora nei miei timpani.

«Mai! resisterò fino all'ultimo solo per tormentarti anche il giorno del tuo funerale» ride quando gli rivolgo un'occhiata stizzita e incrocio le braccia al petto. Lui appoggia la confezione di gelato che ancora teneva in mano e libera la stretta sui miei capelli dall'altra.

Mi rialzo cercando di non cadere dalla roccia. Ora mi fa male la testa, la massaggio e lancio al colpevole un'occhiataccia. «Mi hai fatto male» sbotto.

Mi ignora e prende dallo zaino il pacchetto di marshmallow, lo apre e me ne piazza uno sotto al naso. «Perdonato?». Scuoto la testa ma sorrido, lo mangio e ne prendo un'altra manciata dal pacchetto.

La maglia bagnata ed appiccicata alla mia pelle mi da un senso d'oppressione, le gambe nude sfregano fra loro ancora umide ma la leggera brezza che c'è mi taglia il respiro.

«Ti chiami seriamente Davina?»

«Si, è stato mio nonno ad aver insistito. Era il nome della mia bisnonna» gli confesso malinconia. ho pochi ricordi del nonno ma la nonna lo ha sempre descritto con i miglior termini possibili.

Mordo quello che forse è il quarto dolcetto, sinceramente ho perso il conto. Sono stanca ma questo posto ha è rilassante. «Chi avrebbe mai pensato che in California esistesse un posto del genere».

Prendo l'ormai sciolto gelato e v'immergo un marshmallow. «L'ha scoperto mia madre, ci veniva con la sua miglior amica, passavano giornate intere qui» prima che io gli possa chiedere altro ingloba il marshmallow zuppo dalle mie mani con una sola boccata.

Il suo volto muta diverse volte mentre lo mastica ma alla fine non sembra particolarmente disgustato. Sospettosa abbasso il sopracciglio che inconsapevolmente s'era inarcato, e riproduco gli stessi suoi passaggi di prima.

Quando il liquido si scioglie insieme alla consistenza particolare del dolce sul mio palato non riesco a trattenere una smorfia di disgusto. Osservo il terreno attorno a me, pronta a sputare ciò che ho in bocca ma appena percepisco la risata di Allen mi trattengo.

Che disgraziato, l'ha fatto apposta! Strofino il palmo della mano sul naso e butto giù chiudendo gli occhi. Mai più, possano ammazzarmi ma non lo proverò mai.

«É stato-»

«Orribile? Tremendo? Disgustoso?»

«Divertente», dice ridendo. Si alza e mi butta addosso i pantaloni.

«Hai un concetto strano di divertente»

«Vestiti, i tuoi si preoccuperanno se non ti riporto a casa entro il coprifuoco», lui mi ignora e comincia a vestirsi.

Quindi quest'uscita era programmata, si è occupato di tutto. Che idiota, un idiota affidabile e stranamente responsabile.

Solo quando sono tornata a casa, al caldo sotto le mie coperte maledico Allen e la sua improbabile capacità di distogliere l'attenzione da un argomento qualsiasi per buttarla su cose sciocche o meno importanti. Non gli ho più chiesto nulla su quella fragilità che ho intravisto, non si è aperto, forse invece si è chiuso ancor di più.

Sembra un muro, o una roccia ma per me è solo una scogliera d'argilla arrugginita, succube di continue ondate da parte del mare. L'acqua salata che corrode e la tempesta che danneggia per sempre. Lui è vittima, io artefice del mio stesso dolore.





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