Cosa un assassino può imparar...

By Quinscher

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[CONCLUSA] Ci collochiamo all'inizio dell'anno, poco dopo il ritorno di Karma a scuola. Tu, (t/n), sei passat... More

Come funziona una reader
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
Capitolo 6
Capitolo 7
CAPITOLO 8
Capitolo 9
mini-capitolo 11
EPILOGO
Ringraziamenti❤

capitolo 10

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By Quinscher


Guardavi fuori dalla finestra, non riuscivi a concentrarti su tutti quei numeri segnati sulla lavagna.

Pensavi ancora a quella chioma rossa, dalla quale pareva che un pittore avesse preso il colore, per poterti dipingere le guance di quella tonalità, ogni volta che pensavi ad uno dei suoi soliti sorrisetti beffardi, o ai suoi occhi ambrati magnetici.

Ignoravi tutti li sguardi gelosi e preoccupati che ti venivano puntati, soprattutto quelli ametista di Asano: più ti guardava e più sentiva un sentimento di rabbia, un brutto presentimento lo stava seguendo da quando Akabane si era allontanato da voi.

Quando Akabane era tornato in classe, invece, con un sorrisetto soddisfatto, del fatto che tu avresti ceduto.

*a pranzo*

Suonò la campanella, che ti svegliò dai tuoi pensieri.

Prendesti la tua scatola del bento: apristi il coperchio, vedendo che tua sorella ti aveva composto un disegno come con i bambini. Guardasti il biglietto: "spero che ti sollevi il morale!".

Sorridesti intenerita, e decidi di andare nel bosco a mangiare: oggi c'era il sole, e un bel venticello, che spesso ti aiutava a schiarirti i pensieri, e così feci.

Ti incamminasti, e ti fermasti davanti alla strada: era una stradina sconosciuta a chi non abitasse della zona o non fosse della scuola, ma da lì si poteva raggiungere la strada battuta nel bosco che portava alla classe assassina.

Ripensasti a quella classe piena di ragazzi simpatici ed onesti, pronti sempre ad aiutare tutti col sorriso: sorridesti anche tu, sovrappensiero, tirasti fuori il telefono cercando il contatto di Ryo, chiedendola di raggiungere con il vostro solito gruppetto. Sapevi che avrebbe letto, durante la pausa pranzo controllava sempre il telefono, era una sua piccola abitudine, che al momento ti risultava parecchio utile.

Ti rispose che stavano arrivando, e tu appoggiasti il tuo bento sul marciapiede, cercando il contatto di Karma, iniziando a scrivere sullo schermo: "Ho giocato bene le mie car..." nel mentre che scrivevi sorridendo, qualcuno da dietro ti prese il suo cellulare.

Ti girasti: - Gaku-kun! Il mio telefono! - ti sporgesti verso di lui per cercare di recuperare l'oggetto, ma lui, con l'ausilio di un braccio solo, ti tenne lontana, leggendo i messaggi sia in bozza che inviati e ricevuti.

Ti guardò con occhi taglienti: - "Mi mancate tanto", eh?! Bella bugiarda che sei! - iniziò arrabbiandosi.

- G-Gaku-kun... ti prego... ascoltami..! - cercasti di calmarlo.

- No! Adesso sei tu che mi ascolti! (t/n)... ti sono sempre stato accanto... ho fatto tutto per te... ho pagato tutte le tue cure... ti saresti dovuta innamorare di me, non tornare da quegli inutili perdenti! - sbraitò, facendo cadere a terra il tuo telefono, e prendendoti per i polsi.

Sgranasti gli occhi: - Tu... cosa..? - lo guardasti incredula, ma lui non fece che ignorarti venendoti contro: tu, spaventata dal suo sguardo di ghiaccio, indietreggiasti, senza renderti conto di dove andassi, cercando di dimenarti: - L-lasciami ti prego..! -.

Lui continuò ad urlarti contro, e tu continuasti a dimenarti.

- (T/N)! - sentisti la voce del rosso e guardasti verso di lui: il suo sguardo era puntato sulla scena e correva da voi a denti stretti.

Sentisti la presa sui tuoi polsi sparire, facendoti perdere l'equilibrio all'indietro, cadesti in strada ed ebbi solo qualche secondo per cercare gli occhi del rosso.

"Karma"

Fu il tuo ultimo pensiero, prima sentisti del ferro sbattere contro la tua tempia, del vetro rompersi contro la tu guancia e il tuo collo, ed una gomma venire a contatto con l tua gamba: ti avevano appena investita.

Cadesti a terra, sanguinante e priva di sensi, mentre l'uomo, che non era riuscito a prevedere la tua caduta, chiamò l'ambulanza, con il cuore pieno di angoscia.

I tuoi amici erano lì, ad osservarti con sguardi terrorizzati; la guancia e il collo, così come la tempia, erano coperti da un fiume di sangue caldo, che continuava a sgorgare, mentre la tua gamba si gonfiava e arrossava, mentre macchie strane si formavano su di essa.

- No... NO, DANNAZIONE! (T/N)! - Karma ti raggiunse di corsa, inginocchiandoti vicino a te, cercando di svegliarti, prendendo la sua giacca, premendotela su viso e collo - No! Non puoi! Devi resistere! - diceva serio, mentre molti ragazzi, sentite le urla, erano giunti nel cortile.

Ma nessuno aveva il coraggio di muoversi.

Finalmente arrivò l'ambulanza, portandoti via, cercando solo di salvarti.

*nel frattempo, sempre dai ragazzi*

Karma fissava il punto in cui l'ambulanza era sparita con te dentro, seguita da Irina, per accertarsi di te.

Il rosso non faceva che tremare, e non voleva nemmeno nascondere la collera che gli scorreva nelle vene: - Questa... questa è tutta colpa tua... - la rabbia era talmente tanta che non riusciva nemmeno ad urlare, come invece avrebbe tanto voluto, ma Nagisa, le ragazze ed Asano, sentirono comunque.

- Questa... ovviamente non è colpa mia! - gridò lui in risposta.

Karma scattò verso di lui, tirando fuori il suo coltellino svizzero: di solito, anche se lo portava dietro, era solito non usarlo, lo aveva solo come souvenir di uno dei viaggi fatti con i genitori, uno dei loro momenti in famiglia; ma chissà che stavolta non si sarebbe sporcato di sangue.

- Hah? E sentiamo, di chi sarebbe la colpa? Non ero certo io a tenerla intrappolata per i polsi, per poi lasciarla cadere in strada, mentre passava una macchina! - urlò finalmente furioso, ma non troppo per permettere ai compagni di sentirli.

Sentiva brividi di rabbia per tutto il corpo: fino a poco fa, era convinto che la volta che si fosse arrabbiato di più, fosse stato pochi giorni fa, quando lui e Nagisa stavano quasi per fare a botte. Si dovette ricredere.

Li raggiunse Korosensei, con il preside al seguito: - Cosa succede? - chiese quest'ultimo.

I due ragazzi raccontarono entrambi una versione nella quale incolpavano l'altro: l'unica cosa che era certa, era la preoccupazione e l'ansia, ormai palpabile.





*due mesi dopo*

Quel fatidico incidente, non ti aveva uccisa, per fortuna.

Ma ti aveva portato in coma: un periodo nel quale, Karma venne sempre, dopo la scuola, passando tutto il pomeriggio lì, studiando anche quando serviva, e leggendoti e spiegandoti quello che facevano, sperando che tu lo sentissi.

Anche quel giorno, Nagisa e Kaede lo lasciarono da solo nella tua stanza di ospedale.

Bianca, ma con il tavolo pieno di fiori, freschi e appassiti, di tutti i colori e profumi, accompagnati spesso da mini confezioni di dolciumi e cestini piccoli di frutta.

Karma sistemò come al solito,  cuscino e coperte, chiudendo un po' le tende, e cambiando l'acqua ai fiori, per poi buttare quelli morti: era convinto che se nessuno li avrebbe tolti, ti avrebbero portato sfortuna, non facendoti svegliare.

Uscì dal bagno, tornando sulla sedia accanto a te, osservando anche quella giacca, che ti aveva tamponato il sangue, ormai pulita e appoggiata lì da ben due mesi.

Guardò poi il tuo viso, che aveva un'espressione rilassata, mentre i tuoi capelli erano sparsi per il cuscino, dopo che quella mattina, le infermiere ti pulirono quanto più possibile, lavandoti anche quelli.

Poggiò i gomiti sul tuo letto, prendendo la tua mano destra fra le sue.

In quell'incidente ti eri rotta la tibia, l'osso più grosso del polpaccio, ti avevano anche messo dei punti sulla testa e sul collo, che erano ormai stati rimossi da qualche giorno, lasciandoti una fascia in testa e qualche ultimo cerotto su guancia e collo, mentre il gesso ti fu tolto dopo 40 giorni.

Lui sospirò: - Certo che te la prendi comoda, eh... e io che ho anche deciso di dirti quella cosa... - un altro, pesante, sospiro - devi svegliarti... ti prego... fallo per i tuoi genitori, per tua sorella, per i nostri amici... per me. - strinse la tua mano, senza stringere troppo.

- ... ma... - fu un suono flebile, che gli fece però sgranare gli occhi, alzandoli verso di te.

- Ka... rma... - .

Il ragazzo sentì un sorriso nascergli sul volto: - Ben svegliata, bell'addormentata! - si alzò, sporgendosi di poco, per evitare il tuo sforzo di girarti.

Sorridesti dolcemente, ancora intontita: - Ciao... - era un saluto così silenzioso, che però rese il ragazzo estremamente felice.

Si chinò su di te, poggiando la fronte sulla tua, lasciandoti un bacio sulle labbra: aveva sognato tanto quel momento dal tuo incidente, immaginandoselo sempre appassionato e lungo; eppure quello, fu un bacio delicato e veloce, era la sua paura di farti del male, e questo superò tutte le sue voglie.

Sorrise: - Ti amo. - furono due semplici parole, che ti confermarono che era la realtà, facendoti battere forte il cuore per l'emozione.

Sorrisi anche tu: - Ti... amo - furono delle semplici parole anche le tue, che riempirono il cuore di Karma di felicità e sollievo.

Il vostro momento fu interrotto dai tuoi genitori, che corsero verso di te traboccanti di gioia, accompagnati dai dottori, sollevati anche loro che ti fossi ripresa.

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