𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝...

By MrsWeasley6

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[DAL TESTO]: Prese una manciata di colori e li sistemò sulla sua tavolozza. Voleva imprimere in quella tela b... More

𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏: 𝐈𝐥 𝐏𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐: 𝐋𝐚 𝐂𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑: "𝐈𝐥 𝐝𝐢𝐩𝐢𝐧𝐭𝐨"
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 4: "𝐋'𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨"
Capitolo 5: "L'accordo"
Capitolo 6: "Il Primo Ricordo"
Capitolo 7: "The Touch"
Capitolo 8: "Vecchi dolori"
Capitolo 9: "Incontrollabile"
Capitolo 10: "L'inizio"
Capitolo 11: Il Bacio
Capitolo 12: "Ian"
Capito 13: "Amor Proprio"
Capitolo 15: "L'amore"
Capitolo 16: "Equilibrio"
Capitolo 17: "Il Destino"
Capitolo 18: "La Famiglia"
Capitolo 19: "La Fine"
Capitolo 20: "Il Dopo"
Capitolo 21: "Φαρμακον"
finale alternativo

Capitolo 14: "Sensi di colpa"

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By MrsWeasley6


"Se ti guardo
mi innamoro
ma se ti osservo
mi perdo
a tal punto
da chiedermi
chi sono"
-J.K.

Erano passate circa due settimane da quando Harry aveva portato Louis al cimitero per dire addio ad una parte di dolore che da sempre lo aveva accompagnato. I giorni passavano inesorabili e l'artista li passava a parlare con Louis di qualsiasi cosa, a dipingere nuovi quadri per il solo piacere di riavere pieno controllo della sua arte e a cucinare dolci, perché a quanto pareva occhi blu aveva dimostrato un certo debole per la sua cucina.
Niall aveva organizzato una serata al bar per fare incontrare a tutti Melissa, la sua ragazza. Si era dimostrata una persona dolcissima e con un timido sorriso ad increspare sempre le sue labbra dal colore scuro, così in contrasto con la sua pelle chiara e i capelli rossicci. Una spruzzata di lentiggini a colorare parte delle sue guance e del suo nasino. Era simpatica ed Harry aveva amato vedere come fosse particolarmente accorta allo stato d'animo di Niall per tutta la serata, come se dal suo sorriso dipendesse anche il proprio. Louis gli aveva tenuto la mano da sotto il tavolo e non si era mosso per il resto della serata. Apprezzò la delicatezza di Melissa nel non chiedere se lui e Louis fossero o meno una coppia, anche se Harry era piuttosto certo che avesse già capito tutto. La serata si era conclusa, esattamente come tutte le altre precedenti, con dei soffici baci a vezzeggiare parte del suo corpo e le sue labbra. Infatti il più basso agiva esattamente come Harry aveva sempre voluto: con lentezza e tanto amore, nel rispetto dei suoi tempi e del suo volere.

Eppure Harry l'aveva notato.
Qualcosa era cambiato.
Non sapeva dire bene cosa fosse successo, tantomeno perché. Ma Louis era diverso. Silenzioso, a volte pensieroso. Capitava che i suoi occhi tanto grandi e misteriosi fossero rivolti fuori dalla finestra, quasi malinconici. Ma Harry non aveva ancora raccolto il coraggio di chiedere. O forse non aveva la forza di non scappare ad una possibile risposta difficile da consolare. Però sapeva che non era giusto. Louis stava soffrendo per qualcosa e non poteva semplicemente ignorarlo. Come non poteva ignorare il modo in cui il suo cuore si stringesse in una morsa dolorosa quando lo percepiva distante o perso in se stesso, perché sapeva cosa si provava. Inoltre fra loro era inutile negare che Harry sentisse un certo legame. I loro umori si influenzano e di conseguenza se il liscio era pensieroso, anche il riccio lo diventava. Per motivi diversi o correlati, questo non sapeva dirlo. Ma Niall che li osservava non aveva osato metter bocca, credendo che stessero attraversando una di quelle fasi da coppia. Il biondo non sapeva che in realtà tutto quello era ben lungi da essere una semplice questione amorosa. E questo Harry lo capì bene quando finalmente decise di fare un passo avanti verso il ragazzo dagli occhi azzurri. Di tendere un aiuto verso quello che sembrava essere una possibile caduta.

Louis era seduto sull'amaca nel loro piccolo giardino. Avevano appena finito di cenare, le stelle erano poco visibili per la presenza di varie luci nella strada, ma non sembrava importare al più piccolo che aveva gli occhi incollati al cielo, incantato. Ad Harry quasi dispiacque strapparlo dai suoi pensieri quando si sedette di fianco a lui, provocando un leggero dondolio dell'amaca.

<<Hey>> lo salutò il più piccolo, sorpreso di vederlo lì con lui e non in camera a preparare un ennesimo disegno.

<<Hey>> sospirò il più grande tirando le labbra in un sorriso. Gli occhi blu del liscio erano scuri e ciò non era per forza un buon segno. Stava imparando a distinguere tutte le varie sfumature delle sue iridi, constatando che ad ogni emozione era visibile un luccichio diverso, una pagliuzza più verdastra o una più nera. I suoi occhi erano lo specchio dei suoi pensieri e quella volta non vi era straccia di leggerezza, sebbene volesse nasconderlo.
Ma come era possibile nascondere se stessi da qualcuno che ci ha creato e che sa a memoria ogni nostro dettaglio?

<<Posso?>> domandò il riccio alludendo allo spazio vuoto dietro Louis. Quello non sembrò capire, ma annuì sulla fiducia, ritrovandosi poco dopo coricato accanto ad Harry che si era disteso portandolo con sé.

<<Non senti freddo?>>

<<No, sto bene>> borbottò Louis, stringendo paradossalmente la presa attorno al petto di Harry per percepire ancora di più il suo calore.

<<Ah, sì. Cosi sei decisamente credibile>> lo stuzzicò Harry.

<<Sta zitto>> ridacchiò in risposta l'altro. Entrambi stettero in silenzio per un po', prima che a spezzare il silenzio fosse proprio colui che era intenzionato a chiarire quella situazione. Harry accarezzò il polso del più piccolo, poggiato vicino al suo cuore. Era così piccolo e delicato che una sua mano l'avrebbe fatto sparire del tutto.

<<Lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, giusto? Mi sono messo a nudo davanti a te, raccontandoti i miei ricordi più dolorosi, ed il fatto che tu non abbia memoria del tuo passato non vuol dire che non possa sfogarti riguardo le tue sensazioni>> provò titubante il ragazzo. Non sapeva bene come approcciarsi a lui, perché infondo non aveva idea di cosa aspettarsi.
E ciò lo spaventava, tantissimo.
Sperò che il battito accelerato non fosse palese anche al liscio che era stretto a lui.

<<Sto bene, Harry>> il tono era conciliante, quasi rassicurante. Louis stava rassicurando Harry di stare bene, per non farlo preoccupare.

<<Sì probabilmente questo è quello che vorrei sentirmi dire, ma sono qui per sapere la verità. So per certo che qualcosa non va. Lo percepisco benissimo>> il riccio era determinato nello scoprire cosa non andasse. Louis non disse nulla per alcuni minuti, ma Harry lasciò che prendesse il suo tempo. Sapeva quanto fosse necessario a volte. Infatti poi parlò.

<<Ho una sensazione addosso da quando siamo andati via da quel cimitero. E non è bella>>

L'artista sembrò congelarsi sul posto, che avesse sbagliato ad esporsi? Forse non avrebbe dovuto portalo in posto cosi triste.
<<Io n->>

<<No>> lo interruppe subito Louis <<lasciami finire. Non c'entri nulla tu o il tuo passato o tutto ciò che è successo. Però sento qualcosa. È come un sesto senso?>> sospirò stanco, non sapendo bene nemmeni lui come descrivere ciò che provava.

<<Ho paura che c'entri qualcosa il mio di passato. Voglio ritornarci.>>

<<Vuoi ritornare al cimitero?>> la sorpresa nella voce di Harry era palese e ben evidente. Non si aspettava una cosa del genere. Di tutto, ma non questo.

<<Sì. È da giorni che ci penso. Se ritorno nel luogo in cui ho percepito quella sensazioni magari ho più probabilità di capirci qualcosa. Mi fido di quello che sento.>> Louis alzò il viso per far incontrare i loro sguardi.
Lui l'aveva seguito e capito sempre senza fare troppe domande, quindi Harry non poteva che annuire a quella richiesta, rassicurandolo che magari era solo rimasto scosso da un posto oscuro e macabro come quello, mentre un'ipotesi malsana si faceva spazio fra i suoi pensieri. Poco dopo entrarono a casa perché il freddo della sera era ancora troppo rigido e si misero sotto le coperte. Il sonno di entrambi fu turbolento e la mattina seguente non poterono non notare che, durante i loro incubi, il loro istinto li aveva portati a tenersi stretti un po' di più.

Era ormai mezzogiorno e Louis girovagava per casa con una tazza di the calda fra le mani e le membra ancora un po' intorpidite dal sonno. Aveva fatto compagnia ad Harry qualche ora prima per la colazione, prima che il riccio uscisse di casa per andare in Accademia e lo avvertisse che quel giorno avrebbe fatto un turno breve al bar dell'Università.
Il più piccolo non aveva smesso un'attimo di pensare a come Harry e Niall non gli facessero mai pesare il fatto di vivere sulle loro spalle, senza mai contribuire alle spese. Eppure Louis lo sapeva: se solo avesse chiesto ad Harry di andare a cercare lavoro lui avrebbe scosso violentemente la testa e gli avrebbe detto con uno sguardo ferito e a tratti spaventato, che non ce n'era di bisogno. Sospirò poggiando la testa nella finestra della stanza del più grande e rannicchiandosi accanto a questa. Quella sensazione strana al petto non era passata. Ieri aveva deciso di parlare con Harry, ma semplicemente perché non voleva nasconderli nulla. Credeva che il dialogo fosse molto importante per un rapporto duraturo di qualsiasi natura. Finì di sorseggiare la sua bevanda con calma, pensando ancora e ancora. Si alzò in piedi e si diresse verso il bagno vicino la stanza. Si fece una veloce doccia e con un asciugamano in vita andò dritto verso l'armadio del più alto, cercando i vestiti che lo stesso gli aveva comprato ormai mesi fa. Afferrò un jeans blu aderente e una felpa chiara, poi andò ad asciugarsi i capelli, naturalmente usava l'intimo di Harry visto che non avevano ancora fatto la lavatrice e quindi non aveva un cambio pulito. Gli stringeva un po' sul dietro, ma non lo avrebbe mai detto a nessuno. Dopo essersi preparato e profumato, infilò le sue vans e scese in cucina con la tazza vuota in mano per lavarla. La casa era vuota, ma non si sentiva poi così solo. La solitudine è qualcosa di peggio e quel silenzio infondo non lo disturbava poi così tanto. Quelle mura gli erano ormai cosi familiari, che sentiva sempre una sensazione di calma e benessere anche solo ricordando come Harry si muovesse fra quei mobili che occupavano il giusto spazio. E i girasoli trasmettevano comunque del buon umore. Decise che sarebbe andato a fare una passeggiata, perciò infilò il suo giacchetto di jeans e controllò le tasche per assicurarsi di avere con sé le chiavi di casa. Ma le sue mani incontrarono altro. Nella tasca della giacca infatti estrasse un paio di banconote di poco valore, ma pur sempre utili. Si stranì, non ricordando di aver chiesto soldi a qualcuno tantomeno di averli presi da qualche parte, infatti non si stupì di trovare un post it piccolino in mezzo a queste. Recitava:
"Non chiedi mai nulla, ma se mai dovessi uscire perché sei stanco di star qui da solo, potrebbero servirti.

PS. Sta attento e non allontanarti troppo"

Louis sorrise, arrossendo un po', nel riconoscere la scrittura elegante del riccio. Lo immaginò scrivere quel biglietto per poi infilarlo furtivamente nella sua tasca insieme ai soldi. Harry era sempre così premuroso con tutti, che quasi gli si strinse il cuore al pensiero. Alla fine fece esattamente ciò che il ragazzo gli aveva raccomandato, non si allontanò troppo. Ripercorse la strada che avevano già fatto insieme, quando un'idea gli balenò in mente. Velocizzò il passo e raggiunse la libreria nascosta che Harry gli aveva fatto scoprire. Il libro che Giulia, la proprietaria, gli aveva regalato l'aveva naturalmente già finito. Era spettacolare. Non credeva di poter apprezzare così tanto la poesie, eppure si era dovuto ricredere. Ma quando varcò la soglia dal clima magico e familiare, non lo fece con l'intenzione di cercar qualcosa da leggere. Si diresse infatti svelto al piano di sopra, evitando abilmente tutti i libri sparsi a terra per giungere dalla ragazza. La trovò come aveva presupposto davanti alla scrivania, intenta a scrivere qualcosa un un taccuino. Si schiarì la voce e ricambiò il sorriso che Giulia gli porse, sebbene chiaramente sorpresa di quella visita.

<<Louis caro, ma che piacere vederti qui.>> si alzò dal suo sgabello per raggiungere il liscio e stringerlo fra le braccia. Gli ricordava molto l'abbraccio di una mamma, più che di un'amica.

<<Ciao Giulia>> le rispose quello, sorridendo sulla sua spalla. Fu quando Giulia si scostò che notò come la ragazza fosse curiosa e piena di domande da porgli.

<<Come mai da queste parti? Cerchi qualcosa da leggere?>> Louis aprì la bocca per rispondere, ma <<ah! Quasi dimenticavo, hai letto le poesie? Cosa ne pensi?>> adesso la ragazza era quasi nervosa di sapere la risposta. Una ciocca di capelli color cioccolato le scivolò sulla spalla fino al suo petto. Gli occhi nocciola spalancati e in attesa.

<<Beh, in realtà sono qui per chiederti un favore. Ma spero di poter presto venire per comprare qualche altro libro, perché ho finito la lettura delle tue poesie e sono davvero meravigliose. Suppongo tu sappia bene cosa propormi al riguardo, ma per l'appunto è un altro i motivo della mia visita.>> spiegò pratico, sorridendole grato al ricordo della sua gentilezza.

<<Tutto quello che vuoi, tesoro>> lo rassicurò subito lei. Louis ricordava di averle sentito dire quella parola anche la prima volta che si erano visti, ma non era sicuro di ricordarne bene il significato, perciò optò per lo spiegargli di cosa avesse bisogno. Giulia gli sorrise con uno strano luccichio negli occhi alla fine e lo abbracciò di nuovo stavolta con più dolcezza, sussurrandogli un vago
<<Ti ha aspettato per così tanto tempo>> che non comprese fino in fondo.

Circa un'ora dopo si trovava nella macchina della ragazza, lato passeggero, con una scatola calda sul grembo. Aveva chiesto a Giulia di aiutarlo a trovare un posto dove comprare ad Harry qualcosa di salutare per il pranzo senza spendere troppo e di accompagnarlo alla sua accademia d'arte perché non aveva idea di dove si trovasse. Voleva fargli una sorpresa, sapendo che poi il più grande sarebbe rimasto anche qualche ora di pomeriggio per lavorare, sapeva già che avrebbe saltato il pranzo. Quando scese dall'auto dopo aver ringraziato ancora una volta la ragazza per la sua disponibilità quella alzò le spalle.

<<Quando vuoi>> poi fece retromarcia e andò via. Louis le aveva assicurato che avrebbe trovato la strada di casa dato che era stato molto attento alle spiegazioni della mora. L'edificio che gli si parò davanti era imponente e bianco. Sembrava proprio una di quelle università antiche e costose, ma qualcosa gli suggeriva che in realtà era solo antica. Vi era un prato sulle fiancate, grande e verde. Alcuni grandi alberi creavano delle ombre probabilmente apprezzate dentro le rispettive aule e nel contesto ispirava molto, pensò Louis.
Il ragazzo entrò nonostante si sentisse intimidito dalla grandezza di ogni cosa e cercò di non prestare attenzione a quelle poche occhiate che qualcuno gli lanciava. La maggior parte delle persone lo ignorava semplicemente, come se non esistesse o peggio ancora come se non fosse degno di parlare con loro. Ingoiò il suo nervosismo e si incamminò in quel grande corridoio iniziale. Trovò la conferma alla sua paura: sarebbe stato facilissimo perdersi o sbagliare aula perché le indicazioni erano pochissime, i piani numerosi e le aule decisamente troppe. Per sua fortuna trovò la segreteria infondo a quella che sembrava una strada più che un semplice corridoio e vi si avvicinò.

<<S-salve, ehm stavo cercando Harry Styles>> la donna sulla cinquantina che lo guardava sembrava scocciata e annoiata. Sbatté le palpebre un paio di volte, in attesa di qualcosa che Louis non capì cosa fosse. Dopo alcuni attimi imbarazzanti in cui il sangue fluì tutto nelle guance del ragazzo, la donna parlò con tono monotono.

<<Ragazzino dovresti dirmi innanzitutto chi sei e poi mi serve sapere la lezione della persona che cerchi, non conosco certo tutti i frequentatori dell'Accademia>> Louis aprì la bocca, senza sapere realmente cosa dire. Non aveva idea di quale fosse lazione di Harry, tantomeno come presentarsi senza nemmeno sapere il suo cognome.

<<I-io mh>>

<<Signora Florence, ha recapitato il file che ho mandato alla scuola? Quello sulla borsa di studio>> un ragazzo corvino, dagli occhi scuri e la pelle più olivastra della sua lo affiancò, senza dargli modo di parlare. La signora si dimenticò completamente di Louis, rivolgendo la sua attenzione al ragazzo di fianco.

<<Nome>> fece lei in automatico.

<<Zayn Malik, ma questo lei lo sa già>> sorrise quello che a quanto pare si chiamava Zayn. Vide la signora Florence alzare gli occhi al cielo bonariamente e cominciare a trafficare con il computer. Si sentiva decisamente di troppo e non aveva idea di cosa fare. Fra le mani ancora la scatola con il pasto caldo per Harry, si sentiva un po' ridicolo. Zayn sembrò notare la sua vita richiesta di aiuto. Lo squadrò da capo a piedi e con sguardo indagatorio si fece avanti.

<<Hai bisogno di aiuto?>> i suoi gomiti prima poggiati sul bancone della segreteria scivolarono sui suoi fianchi e si mise dritto per fissarlo meglio. Louis annuì timidamente

<<Si, si cioè- stavo cercando Harry Styles. Lo conosci?>> un barlume di speranza attraversò i suoi limpidi occhi azzurri, che si tramutò in sollievo quando il moro annuì stranito.

<<Si, conosco Harry. Ma tu cosa vuoi da lui?>> un'altra occhiata da capo a piedi, prima di incollare le sue iridi nere in quelle cristalline dell'altro ragazzo. Louis si strinse nelle spalle sollevano la scatola marrone fumante di cibo

<<Gli ho portato il pranzo>> abbassò lo sguardo, temendo un qualche giudizio, però Zayn gli rivolse solo un sorriso stirato e gli fece un cenno con il capo.

<<Aspetta due minuti e ti porto da lui.>>

Harry era alle prese con il suo lavoro o meglio con la sua tela. Aveva perfezionato alcuni dei ritratti che aveva fatto durante l'ora in cui un modello aveva posato nudo per loro, cercando di disegnare per bene i muscoli che in realtà si trovano sotto la pelle. Anatomia era parecchio difficile come materia, sicuramente non una delle sue preferite. Fu distratto proprio sul più bello, sentendo la porta dell'aula vuota in cui aveva deciso di passare la sua ora buca. Non si voltò subito, finendo ciò che il suo pennello aveva già iniziato poi rivolse la sua attenzione al disturbatore. Zayn era a qualche metro di distanza da lui, a braccia incrociate e un sorriso strafottente sul volto

<<Questo spiega molte cose sai?>> fece retorico. Si diresse verso la porta uscendo così come era entrato, senza guardarsi indietro. Harry non ebbe nemmeno il tempo di elaborare, che dalla porta lasciata aperta entrò Louis. Ci impiegò qualche attimo prima di realizzare che quello davanti alla porta, con una strana scatola marrone in mano era davvero Louis.
Il suo Louis alla sua Accademia.

<<Louis?>> il tono sorpreso gli uscì del tutto naturale. Il liscio gli rivolse un sorriso tutto rughette e denti bianchi, prima di avvicinarsi a lui e sedersi su una sedia vicino a lui e al suo cavalletto.

<<Ciao H. Volevo farti una sorpresa, così ti ho portato il pranzo>> si morse un labbro per cercare di tenere a bada il suo sorriso timido. Harry era senza parole

<<C-come hai...>>

<<Giulia. Mi ha dato una mano lei e direi anche un passaggio per venire qui>> il riccio era a bocca aperta, preso in contropiede. Non si sarebbe mai aspettato una cosa simile.

<<Wow...non so cosa dire>>

Louis rise divertito
<<Non devi dire nulla infatti. Devi solo mangiare>> aprì la scatola rivelando un piatto con quella che sembrava un'insalata di riso particolarmente invitante, una bottiglietta d'acqua e una di the, insieme ad una mela e alcuni tovaglioli.

<<Ti ho preso il the al limone, so che è il tuo preferito>> gli sorrise ancora il più basso. Harry non resistette più e si lasciò sopraffare da quell'affetto immenso che provava verso quel piccolo uomo che lo non smetteva mai di sorprenderlo. Si alzò di poco dallo sgabello e buttò le braccia al suo collo, stringendoselo contro per quando quella scomoda posizione potesse permettergli.

<<Grazie Lou>> soffiò sul suo orecchio <<mi hai lasciato senza parole>> si staccò per poterlo guardare negli occhi. Louis era il ritratto della felicità e sapeva che anche sul suo viso vi si potesse leggere la stessa cosa.

<<Era quello l'intento>> gli rivelò l'altro. Harry ridacchiò e senza pensarci si ritrovò a posare le sue labbra su quelle sottili dell'altro. Un leggero bacio pieno di significato, che divenne di poco più passionale quando Harry leccò il contorno della labbra di Louis per avere l'accesso alla sua bocca. Un incontro di lingue calde e vogliose, ecco come lo definì l'artista nella sua tela. Quel bacio era una forma di arte, la più pura e la più spontanea. D'altronde anche Louis era arte, in tutti i sensi. Ignorò il brivido che percorse la sua schiena e con leggero schiocco si scostò da lui per godersi il pranzo.

<<Non credevo ti ricordassi della mia preferenza di the>>

Louis fece spallucce, prendendo la tavolozza di colori sporca di Harry.

<<Come avrei potuto dimenticarlo? Sei l'unico al mondo a cui piace quella bevanda. Sa di piscio>> affermò convinto il liscio, storcendo il naso al ricordo del sapore.

<<Ma che dici? Sei tu che bevi quel miscuglio di acqua e zucchero>> sbuffò il riccio.

<<Si chiama the freddo alla pesca>> lo riprese occhi azzurri. Harry sventolò una mani in aria

<<Fa cagare lo stesso>>

<<Proprio tu non puoi parlare di cosa faccia cagare o meno su questo ambito. Tu bevi il caffè, hai già perso in partenza.>> il più piccolo alzò le sopracciglia come ad evidenziare che la disputa era stata vinta da lui, ma Harry non era dello stesso avviso.

<<Il caffè è buono ed anche parecchio utile per chi deve rimanere attivo a lungo>>

<<Puoi bere il the verde o il the nero. Sono più buoni ed hanno anche un certo stile>>

Harry alzò gli occhi al cielo
<<Sei proprio un bambino>>

Louis gli lanciò uno sguardo misto fra il provocante ed il divertito.
<<Sono il tuo bambino>>

Harry quasi si affogò con il suo riso. Dovette bere un sorso d'acqua per riprendersi.

<<Ti prego dimmi che Niall non ti ha->>

<<Messo a conoscenza di alcuni kink sessuali? Si l'ha fatto. E mi ha anche spiegato questa cosa dei Daddy. È stato esilarante>> rise quello al ricordo del biondo che gli spiegava di aver letto certe storie e visto determinati film dove facevano apparire queste cose molto invitanti. Si erano sbellicati dalle risate, non riuscendo a prendere sul serio nulla di quello che il biondo stesso stava spiegando.

<<Dio, è così inopportuno quel ragazzo>> borbottò il riccio, afferrando di nuovo la forchetta per ricominciare a mangiare.

<<Scherzi? È fantastico. È bello avere una persona come lui al proprio fianco. Puoi parlargli di qualsiasi cosa>> obbiettò Louis, nonostante sapesse che Harry stava solo scherzando.

<<Si hai ragione>> rispose infatti l'altro <<siamo fortunati ad averlo con noi.>>.

E se quel noi fece battere più forte il cuore di entrambi, non è dato saperlo. Tutto quello, per quanto nuovo fosse, sapeva ad Harry di quotidianità e non potè che sentirsi ancora più vulnerabile nel rendersi conto che ormai tutte le sue giornate ruotavano attorno al ragazzo dagli occhi azzurri e che la cosa non gli dispiaceva affatto.
Alla fine finì il suo pranzo e il quadro chiacchierando con Louis che lo ascoltava sempre con interesse e lo stuzzicava per farlo ridere nel suo solito modo sguaiato. Fu quando vide Zayn entrare di nuovo nella loro aula che si rese conto di essere in ritardo sulla tabella di marcia.

<<Riccio, non dovresti essere al bar?>> domandò infatti il moro confuso. Aveva la borsa con il computer in spalla, evidentemente aveva finito le lezioni pomeridiane che seguiva senza il suo amico. Harry guardò l'orario sul telefono e quasi gli venne un infarto.

<<Cazzo hai ragione!>> urlò preso alla sprovvista. Sistemò velocemente la sua tela in una borsa di tessuto dopo essersi assicurato che fosse asciutta. Sperò vivamente che non si rovinasse. Prese Louis per mano e senza dire altro si catapultò nel corridoio.

<<Okay Loueh io devo lavorare adesso. Ci impiegherò circa un'ora e mezza, poi Camille mi darà il cambio. Se vuoi puoi rimanere, ma sarebbe davvero noioso. Oppure- uhm>> Harry attraversa a guardi falcate la distanza che lo separava dal bar e nel mentre cercava di pensare a come non abbandonare Louis in un posto che nemmeno conosceva. Ma si sorprese quando il liscio lo fermò per un braccio.

<<Tranquillo Haz, ti aspetto a casa. Mi ricordo la strada>> gli sorrise e poi gli lasciò un dolce bacio sulle labbra prima di fare qualche passo indietro ed augurargli

<<Buon lavoro H! Non rovesciare nessun the mi raccomando, ma i caffè lasciali pure scivolare nello scarico del lavandino>> ridacchiò da solo per la sua affermazione e con cautela per non sbagliare direzione, cercò l'uscita.

La sorpresa che Louis gli aveva fatto era stata proprio qualche giorno prima che, entrambi, decisero di ritornare al cimitero. Harry non era molto favorevole, sentendo una strana inquietudine attanagliargli le viscere nel pensare che forse questa volta non sarebbe stato lui la persona da consolare. Ci aveva pensato molto precedentemente e nella testa gli ronzava sempre quella vocina antipatica che gli diceva di essere lui il colpevole di tutto ciò. Perché fra i tanti desideri di una persona perfetta, l'essere compresi al cento per cento è una qualità importante, soprattutto riguardante un fardello così grande come un lutto. Il terreno era secco a differenza dell'ultima volta. Non aveva ancora piovuto in quei giorni e l'erba sotto i loro piedi scricchiolava. Harry aveva notato come Louis in automatico stesse prendendo una direzione ben precisa, quasi sapesse davvero dove andare. La lapide di Des Styles era molto lontana quando finalmente il liscio arrestò la sua camminata. Harry, che fino ad allora si era guardato intorno perso nella sua testa, si fermò subito quando notò come rigido fosse diventato Louis. Allungò in automatico una mano per posarla piano sulla sua schiena in basso, per ricordargli che lui era lì, non era da solo. Solo in quel momento Harry prestò attenzione. Erano in piedi davanti ad una piccola lapide grigia dove campeggiava la foto di una donna. Una bellissima donna dai grandi occhi azzurri e i capelli castani, il sorriso divertito e amorevole, molto simile a quello che Harry amava veder ogni giorno al suo risveglio. Sotto vi era il suo nome

"Johannah Deakin-Tomlinson."

La dicitura la descriveva come donna piena di amore, legata alla famiglia e più di ogni altra cosa ai suoi figli, volata via per colpa di un brutto cancro. Vi era una margherita a fianco, l'unico sprazzo di luce in quel posto lugubre.

<<Perché siamo qui Louis?>> la voce di Harry era leggermente titubante. Voleva tanto la conferma di essersi sbagliato. Voleva sentirsi dire che no, Louis non conosceva quella donna e che era stato del tutto casuale la loro sosta. Voleva essere rassicurato di non essere una persona spregevole, perché aveva la sensazione che se Louis, quel povero ragazzo dagli occhi più puri del mondo, stava soffrendo in quel momento, era solo per colpa sua. Dopo un interminabile silenzio Harry ebbe una risposta. La più temuta.

<<Credo fosse mia madre>> e quello per l'artista era troppo. Egoisticamente aveva immagino il suo amore più grande simile a lui nel dolore, ma mai avrebbe voluto questo. Mai avrebbe voluto vedere gli occhi di Louis lucidi di lacrime perché era innocente, non sapeva nulla. Se avesse saputo che tutto quello che stava vivendo era solo per colpa di uno stupido desiderio, l'avrebbe odiato. Avrebbe ripudiato Harry, la sua arte e sarebbe fuggito lontano verso un posto migliore. Un posto dove Harry non meritava di stare. E in un gesto ancora più egoista, da dietro, il ragazzo posò la sua fronte sulla sua spalla minuta. Respirò il suo odore dolce e si morse le labbra strizzando gli occhi. Si sentiva un mostro.

<<Haz, hey>> sussurrò Louis voltandosi. Abbracciò il più grande con l'intento di consolarlo. Come se fosse Harry quello a dover essere consolato. L'artista ne era certo: lui non meritava una persona meravigliosa come Louis, perché Louis non meritava di soffrire. E fu allora che si rese conto di aver sempre desiderato le cose sbagliate. Aveva sempre voluto una persona che lo amasse e che avesse i suoi stessi demoni interiori per non sentirsi da solo, sbagliando. Perché, solo allora Harry lo capì, se si ama veramente una persona non vorresti mai che soffra, tantomeno che abbia vissuto delle mancanze. Louis era un raggio di sole e meritava di continuare ad esserlo. Voleva che avesse una bella famiglia, con tante sorelle magari o fratelli, una mamma viva e amorevole e un padre che gli insegnasse a giocare a calcio. Meritava di sorridere sempre e di avere tutto ciò che desiderava. Meritava un passato meraviglioso ed un futuro altrettanto strabiliante, pieno di successi e vittorie.

Come avrebbe mai potuto desiderare invece di vederlo triste?
Come poteva pensare che fosse giusto vedere un'altra persona soffrire?
E non importava se ancora Louis non sapeva la verità, perché era stanco di tenergliela nascosta. Non era pronto per vederlo andare via, ma non sarebbe mai stato pronto nemmeno per vederlo piangere silenziosamente di un dolore che il riccio per la sua stupidità gli aveva inflitto.

<<Mi dispiace così tanto>> bisbigliò al limite delle lacrime. Perché si, gli dispiaceva così tanto che nemmeno le parole sarebbero bastate per spiegarlo. Si sentiva uno schifo.

Ho fatto un casino, ti prego perdonami.

<<Harry, va tutto bene. Sono certo che adesso lei sia in un posto migliore.>> Louis carezzò le sue guance bagnate di colpevolezza, ignaro.
<<Ora so cosa provi tu, però. Seppur in modo diverso, abbiamo entrambi vissuto una perdita. Ricordi quello che ti ho detto di fare?>> Harry lo guardò confuso. I loro respiri si intrecciavano da quanto erano vicini <<Ti ho detto di lasciarlo andare, per sempre. Io farò lo stesso. Adesso so chi è mia madre, so il mio cognome e soprattutto so come tu possa sentirti. Sono certo che lei adesso mi stia guardando da qualche parte e che sia felice di vedere suo figlio felice>> una lacrime scese lungo il suo zigomo. Harry scosse violentemente la testa sbigottito. Felice? Come poteva definirsi felice? Perché lo stava consolando?
Lui non meritava di amare Louis Tomlinson.

<<Come puoi dire questo? Tu n-non capisci. È tutta colpa mia, io->>

Louis interruppe il suonflusso sconnesso di parole baciandolo. Una certa urgenza nella richiesta di poter entrare a contatto con la sua lingua. Ed Harry lo lasciò fare, facendo cadere le mani lungo i suoi fianchi lasciandosi stringere. Si sentiva spossato, come se avesse perso una battaglia o avesse corso una maratona. Voleva solo chiudere gli occhi e sparire per sempre. Quando si staccarono erano entrambi in cerca d'aria e le loro labbra erano gonfie e lucide. Il più basso fece scontrare delicatamente le loro fronti e con una certa familiarità prese le mani del riccio fra le sue e disse
<<Andiamo a casa>>.

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Hola daje che sono puntuale stavolta ahahah. Spero stiate tutti bene as always.
Domanda veloce: the o caffè?
Ma soprattutto: the al limone o the alla pesca?
Alla prossima❤

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