Hybrid - Legami Spezzati

By AlessiaSanti94

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SEQUEL "Hybrid - L'Esperimento". Può un legame forte allentarsi e dissolversi come se non fosse mai esistito... More

BOOKTRAILER HYBRID - LEGAMI SPEZZATI
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Premessa.
1. Annichilimento.
2. Apri gli Occhi.
3. Cornelius Morton.
4. L'Agente Kane.
5. La Stanza Numero 2.
6. Spegnersi.
7. Devi Ricordare
8. Nuove Collaborazioni.
9. Chi Sei.
10. Una Nuova Alba
11. Problemi di Alcool
12. La Ronda e l'Indovina.
13. Passi Falsi e Promesse
14. De Rerum Vetitae
15. La Stanza Numero 4
16. Complicità e Tensioni.
18. La Stanza del Bisogno.
19. L'Agguato Inaspettato
[Info per i lettori]
20. Sospetti.
21. Kathleen Lorelaine
22. Dolor
23. Moniti e Responsabilità
24. Scintilla
*CAPITOLO EXTRA*
25. Una Luce nel Buio
26. La Verità Viene a Galla
27. Aaron
28. Sacrificio e Connessione

17. Damnatio Memoriae.

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By AlessiaSanti94

Jared

La porta dello studio è aperta e dall'interno proviene una luce al neon soffusa. Nell'anticamera non c'è nessuno, oltre ai grossi armadi carichi di pozioni e unguenti medicali, così avanziamo fino a entrare nel vero e proprio laboratorio alchemico, nel fulcro del mondo di Gabriel.

Madison avanza con passi sicuri di fronte a me, guardandosi attorno, ma si ferma di getto quando vede una ragazza bionda - forse dell'età di Tom - venire verso di noi, diretta verso l'uscita. Si tiene con una mano la spalla sinistra, coperta da una fasciatura impiastricciata di una sostanza nera e maleodorante, e ci sorride un po' dolorante quando ci passa accanto.

Gabriel spunta fuori poco dopo dal suo piccolo studio illuminato, emergendo da dietro una libreria in penombra nell'angolo della stanza. Si appunta gli occhiali rotondi sul naso e con un cipiglio concentrato sposta l'indice sulle varie sezioni dello scaffale. Alla fine la sua espressione si illumina e ripone dei fogli che teneva in mano all'interno di un fascicolo che dà tutta l'idea di essere una cartella clinica.

Mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione, mentre l'agente è ancora ferma di fronte a me, indecisa sul da farsi.

Gabriel riemerge all'improvviso dai suoi affari e punta lo sguardo su di noi, bloccati di fronte all'ingresso dello studio.

«Disturbiamo?», domando, con le braccia appuntate sui fianchi e l'aria già stanca.

Il dottore guarda per qualche secondo Madison, come se sul momento faticasse a riconoscerla, poi sposta gli occhi su di me. Qualcosa nella sua espressione mi fa capire che sia confuso o semplicemente perplesso da qualcosa, e infatti viene verso di noi sorridendo nervosamente. Si appunta bene il camice bianco e spinge di nuovo gli occhiali dalla montatura esile sul naso.

«Jared, che piacere vederti di nuovo qui. Mi sembra una vita fa che-», ma s'interrompe all'improvviso, come si fosse reso conto subito della gaffe che era in procinto di commettere. Scuote la testa rapidamente e sorride a Madison. «Certo che non disturbate. Tu devi essere l'agente Kane, se non sbaglio. È un piacere incontrarti di persona. Spero nulla di grave che giustifichi la tua visita.» Le osserva subito il polso, ancora stretto nell'altra mano.

«Ho avuto un piccolo incidente e speravo che mi potesse aiutare. Si parla molto bene di lei, dottore, fuori dalla Caserma. La sua bravura senz'altro precede la sua carriera, visto che ha deciso di rimanere a prestare servizio qui dentro, anziché ambire a ruoli più... alti.» Madison gli sorride amichevolmente, anche se le sue parole lasciano subito trapelare che sappia molte cose sul suo conto.

Di nuovo l'agente Kane gioca le sue carte con maestria, senza scomporsi più di tanto, e dimostra con un'eleganza autoritaria che qui dentro lei è uno scalino superiore a tutti noi. Clint compreso.

Gabriel le porge la mano con un sorriso educato dipinto sul volto e china leggermente la testa. «Be', a ognuno il proprio destino, agente... Prego, per di qua. Mi dovete scusare, ma ho appena finito di visitare un'altra Guerriera, quindi ho ancora tutto lo studio in subbuglio.»

«Già, chi era quella ragazza? Non mi sembrava di conoscerla.» Seguo il dottore fino allo studio e mi metto seduto su una delle due sedie di fronte alla scrivania, girandola verso la brandina delle visite. Madison rimane invece in piedi in mezzo alla stanza, senza sapere dove posizionarsi precisamente.

Il dottore fruga nel carrellino delle medicazioni, aprendo a mano a mano tutti i cassetti, e mi ascolta distrattamente. «Annie Auntie... Secondo anno. Una ragazzina che non ama stare al centro dell'attenzione. Si è lussata la spalla, poverina. Dice di essere caduta male durante un allenamento con Spencer ieri, ma ha pensato bene di sopportare il dolore anziché venire qui. A dire la verità, ho sempre pensato che voi Guerrieri prendiate con estrema leggerezza i vostri allenamenti e ritengo che un occhio supervisore in più non vi farebbe male, prima che qualcuno arrivi a fratturarsi qualche osso sul serio.»

Trattengo una risata amara. «Non so perché ma non mi stupisce affatto che dov'è presente Spencer avvengano sempre strani incidenti...»

«Queste sono piccolezze che come dottore non sono tenuto a notare, Jared. In ogni caso Annie starà alla grande grazie a quell'impacco con Artiglio del Diavolo e Biancospino Tardivo.» Gabriel si allontana dal carrello delle medicazioni dopo aver finalmente trovato il rotolo delle bende e raggiunge il lettino, richiamando Madison. «E a te cosa è successo, invece?»

La domanda schietta di Gabriel mi fa per un attimo raggelare il sangue nelle vene. Che cosa gli dirà adesso?

Le si schiarisce la voce nervosamente e mi lancia un'occhiata sbrigativa, prima di tornare a guardarsi il polso dolente, che adesso si è arrossato ancora di più. «Nulla di così diverso dalla ragazza che ha appena curato, in realtà. Stavo provando ad allenarmi con i pugni, ma... ho posizionato male il polso e credo di averlo slogato.»

«Mmm.» Il dottore si avvicina a Madison e le afferra delicatamente il braccio, tastando in più punti il polso. Con occhio attento osserva anche la parte inferiore, pigiando con il pollice le diverse articolazioni, poi mormora parole di dissenso. «Non c'è alcuna slogatura, qui.»

Emetto un sospiro di sollievo liberatorio e mi rilasso sulla sedia, che cigola un po' sotto al mio peso. Grazie al cielo.

«Però c'è una bella distorsione da pressione. Si vedono chiaramente i segni in più punti», aggiunge subito dopo Gabriel, con le sopracciglia aggrottate. «Chi ti ha fatto questo? Perché è evidente che non stai dicendo tutta la verità.»

Nella stanza cala il gelo. Per un attimo, sia io che Madison smettiamo di respirare e credo che il dottore se ne accorga, perché si volta piano verso di me, con un'aria interrogativa impressa sul volto serafico. Vorrebbe domandarmi qualcosa, lo so, ma qualsiasi cosa sia lo fa titubare anche del semplice fatto di averla pensata... Come se fosse un'assurdità in piena regola.

Alla fine, spinto dal tentennamento dell'agente e dall'occhiata dubbiosa di Gabriel, mi alzo in piedi e mi passo una mano sui capelli. «È colpa mia», ammetto senza giri di parole. «Sono stato io farle del male.»

Madison sbarra gli occhi, stupita dalla mia ammissione di colpe. Il dottore invece rimane a fissarmi in tralice: in realtà sapeva già la risposta, ma adesso si starà sicuramente chiedendo il perché io l'abbia fatto, dato che non mi ha mai visto fare del male a nessuno, qui dentro. Specie a delle ragazze.

«Puoi spiegarmi meglio, Jared?»

Scrollo le spalle e dico la verità, senza tanti giri di parole o spiegazioni. «Non l'ho fatto intenzionalmente. Ho solo perso il controllo.»

«Hai perso... il controllo. Tu?», mi domanda lui, ripetendo le mie stesse parole come se fossero un enigma che cela chissà quali risposte. Mi scruta negli occhi cercando di leggerci dentro uno straccio di bugia, ma quando si accorge che non sto mentendo nemmeno in piccola parte sbatte le palpebre e si volta di scatto verso Madison, con la benda già pronta tra le mani. «Be', sì, può succedere a tutti, in realtà. Il corpo reagisce in modi diversi allo stress e indubbiamente da un Guerriero della portata di Jared ci si può aspettare una reazione del genere, per quanto inconsueta. Però non preoccuparti. Ho il rimedio giusto anche per te... Hai mai sentito parlare di Bryonia Alba? È una pianta molto diffusa in Europa, e la radice è un toccasana per curare le distorsioni. Ti farò una medicazione a base di questo unguento e poi ti lascerò una piccola Pietra Lunare. Mettila nel letto prima di andare a dormire e allevierà l'edema sul polso.» Gabriel continua a parlare a ruota libera e a passare la benda medicata attorno al polso dell'agente, che non può far altro che annuire, un po' turbata dalla sua irrequietezza.

Sì, perché il dottore ha improvvisamente messo da parte la sua calma impostata, quando ha capito che c'era qualcosa che non andasse in me... In quello che avevo appena ammesso di aver fatto.

Dopo pochi minuti dice di aver finito e invita Madison a seguirlo verso l'ingresso dello studio. Si rivolge personalmente a lei, così io rimango al mio posto, poggiato sulla scrivania del dottore, con le braccia a sostenere il mio peso. È così chiaro che con me non abbia ancora finito invece.

«Ecco la tua pietra, Madison. Fanne buon uso, e per favore cerca di evitare sforzi con quel polso. Non c'è rimedio migliore del riposo», gli sento dire mentre porge all'agente una piccola pietra ovale e appiattita dal colore grigiastro e perlaceo. «Adesso però mi devi scusare. Ho bisogno di parlare in privato con Evans. È una questione personale.»

«Spero che non si sia cacciato nei guai per quello che ha detto.»

«Lo spero anche io», risponde velocemente lui, prima di salutarla con educazione e chiudere la porta dello studio, apponendoci su la targhetta "Aperto solo per emergenze".

Gabriel torna da me in un attimo con un'aria improvvisamente più stanca di prima e si spinge gli indici sopra le palpebre, come a scacciare un forte mal di testa. Prende la sedia con le rotelle della sua scrivania e la guida di fronte a dove sono io, ancora in piedi. Prima di sedersi si sfila il camice dalle braccia, sfoggiando dei pantaloni eleganti color cachi e una camicia bianca un po' stropicciata ma candida. All'improvviso sembra essersi trasformato nel mio psicologo personale, anziché nel dottore Alchemico della Caserma.

«Perdere il controllo, Jared? Che storia è mai questa?» Mi domanda, portando le mani in aria e assumendo un'espressione del tutto confusa e allarmata.

«È la verità, Gabriel. Ci stavamo allenando e... mi sono trovato a stringerle troppo il polso, anche se so che non avrei dovuto, né avrei mai voluto farlo.»

«Perché l'hai fatto, allora? Non voglio incolparti di nulla, sia chiaro, ma solo cercare di capire, data la stranezza della tua reazione. Hai sempre avuto tutto sotto controllo, tu.»

Sospiro e mi gratto la fronte, pensieroso. Da dove dovrei cominciare, dottore?

Alla fine mi lascio cadere sulla sedia di fronte alla sua e poggio entrambi i gomiti sulle ginocchia. Siamo così vicini che riesco persino a specchiarmi nel riflesso delle sue lenti rotonde e lucide. «Gabriel, tu credi che la Iunctura possa sopravvivere in qualche modo alla volontà di spezzarla?»

«Che cosa?», replica lui, stupito dalla mia domanda. «Stai parlando di te e di Abby?»

Annuisco piano. «Da quando se n'è andata non ho avuto più nessun contatto volontario con lei. Per lo meno, non durante il primo periodo. Il mio Vinculum sul polso si è addirittura sbiadito... Insomma, tutti segnali evidenti che qualsiasi legame avessimo prima, adesso non esiste più.»

«Però? Perché immagino che ci sia un però da qualche parte.»

«Gabriel, non l'ho mai rivelato a nessuno quello che sto per dirti», lo avviso, abbassando improvvisamente il tono di voce, come se qualcuno potesse spiarci dal retro di qualche macchinario del laboratorio. «È un po' di tempo che ho rincominciato a sentire qualcosa nella mia testa... Voci, per lo più. Sussurri. Ma anche grida e rumori frastornanti, a volte.»

Il dottore mi guarda senza dire una parola. Sta metabolizzando quello che gli sto rivelando a piccole dosi, proprio come una medicina.

«Non ne ho la certezza assoluta, ma ho motivo di pensare che provengano dalla testa di Abby.»

«E... e cosa dicono queste voci?»

Mi passo una mano in mezzo ai capelli, colpito da un moto di fastidio. «Non lo so... Spesso sono solo dei pensieri spezzati... Come se mi fossi sintonizzato sulla sua frequenza per sbaglio e percepissi qualcosa che in realtà non è destinato a me. Mi capisci?»

«Certo... Certo che ti capisco.» Si tocca la barba scura e corta, pensando alle parole da dire. «Ascolta, Jared, sarò molto sincero con te. Io non ho mai creduto alla rottura definitiva della Iunctura. C'è un motivo se nasce, e l'alchimia è un legame indissolubile... Come le reazioni irreversibili, capisci? Non sono un grande esperto in merito all'argomento, né posso parlarti per esperienza personale, ma non conosco nessuna persona – nessuna – che abbia parlato di essere riuscito a spezzare questo legame.»

«Ma Abby... Quel giorno lei-»

«Ha fatto qualcosa al Vinculum Aeternum. Sì, lo so.» Gabriel guarda per un attimo il segno sbiadito sul mio polso e scuote la testa, poco convinto. «Io penso che qualsiasi cosa abbia provato a fare, non le sia riuscita del tutto... Forse nemmeno lei sapeva quale risultato avrebbe voluto ottenere... Comprendila, era accecata dalla rabbia. È come se avesse tentato di recidere un cavo elettrico, ma un unico, sottile filo fosse rimasto collegato. Mi segui?»

Rifletto sulle sue parole e in un flash mi tornano in mente le frasi enigmatiche e misteriose dell'indovina Esme, la donna contro cui mi sono scontrato per sbaglio durante l'uscita con Madison in città: "C'è un filo molto spesso che lega i vostri destini. Adesso è lacerato, indebolito, e a tratti mi sembra che quasi si voglia spezzare... Ma il fulcro è saldo, e ciò significa che le vostre storie non sono ancora pronte a separarsi".

Che ci fosse davvero un fondo di verità in quello che mi ha rivelato?

«Ma perché riesco a sentirla di nuovo solo adesso, senza nemmeno averla cercata? Prima... prima la mia mente era assolutamente silenziosa, mentre adesso è piena di strani sussurri e sensazioni sgradevoli. Ho ripreso anche a fare gli incubi, capisci? Sta succedendo qualcosa di strano.»

«Forse sta provando a mettersi in contatto con te, Jared.» Gabriel si agita sulla sedia. Sembra più teso di me e la situazione mi pare surreale.

«E perché non mi parla, allora? Perché si limita a condividere attimi di pensieri, peraltro sconnessi e confusi?»

«Perché il vostro legame si è indebolito, immagino. La facilità con cui parlavate mentalmente prima, adesso è diventata molto più ostacolata. È stata lei a permettere che succedesse, è chiaro... Però, da come dici, sembra che non riesca a fare a meno di trasmetterti qualcosa. E questo può voler dire solo due cose...»

«Ovvero?» Lo sprono, sulle spine. Deglutisco piano. Ho paura delle parole che possano uscire dalla sua bocca.

«O il potere di Abby sta diventando talmente forte da raggiungerti con facilità anche con la Iunctura indebolita, o... be', o si trova in un guaio così grande da costringersi a trasmetterti qualcosa, come una richiesta d'aiuto mentale.» Gabriel mi guarda, in attesa di una mia reazione.

Io stringo i manici della sedia. All'improvviso sento i palmi delle mani sudare. Anche il respiro si fa più corto. Aggrotto le sopracciglia e ricambio lo sguardo teso. «Pensi che sia in pericolo? Che le stia accadendo qualcosa di brutto, ovunque si trovi?» Provo a mandare giù il groppo che sento appeso in gola, ma la sensazione sgradevole di preoccupazione rimane lì, aggrappata alla faringe. Vorrei smetterla di preoccuparmi per lei come se fosse ancora un mio affare. Dopo quello che mi ha costretto a dimenticare, lasciarla andare sarebbe la sola cosa giusta da fare. Eppure...

Gabriel si alza in piedi e inizia a camminare per lo studio. Si avvicina al mobiletto dei medicinali e comincia a rimettere a posto le boccette di vetro, allineandole con una perfezione quasi maniacale. E mentre fa questo non smette mai di riflettere tra sé e sé. «Non lo escluderei. Non escluderei nessuna delle ipotesi, in realtà. Brancoliamo nel buio, e le indagini nella Caserma proseguono a rilento. Di questo passo non la troveranno mai, a meno che non sarà lei che vorrà farsi trovare.»

Mi reclino sullo schienale della seggiola e mi copro per qualche istante il volto con le mani, stanco di tutto questo navigare nell'incertezza. «Quando eravamo di fuori, con Madison, mi sono risuonate in testa delle parole... Erano un'incitazione al dolore, Gabriel. Quasi un'imposizione a fare del male», ammetto, dopo qualche secondo di indugio. «Mi hanno colpito come se fossero state impartite direttamente a me. È per questo che le ho fatto male. Non me ne sono quasi reso conto fino a che lei non ha iniziato a gridare.»

Il dottore rimane con una boccetta di vetro blu in mano e mi fissa, sbarrando gli occhi e aggrottando le sopracciglia. Poi sembra ridestarsi all'improvviso e la posa in fretta e furia al limite dello scaffale, tornando da me. Adesso ha uno sguardo stralunato, di quelli che gli ho visto raramente sul volto. «Ti ha Persuaso... senza contatto visivo?»

Annuisco, per quanto la cosa turbi anche me. «Non sono riuscito a fermarmi, Gabriel. Era... Era troppo forte. Però non credo che volesse usare la Persuasione su di me. È come se-»

«Ti fosse rimbalzata addosso...», conclude lui al posto mio, mormorandolo con la voce bassa e roca. «Jared, quello che mi stai raccontando è molto, molto grave. Usare la Persuasione in questo modo... Probabilmente su più persone è... È qualcosa che va oltre ogni tipo di aspettativa. Se le cose stanno davvero così, abbiamo tutti sottovalutato incredibilmente Abby. E la Persuasione è solo la punta di quello che potrebbe essere davvero in grado di fare.»

«Forse voi l'avete sottovalutata», puntualizzo, in dissenso. «Ti ricordo che è stata in grado di cancellarmi la maggior parte dei ricordi che avevamo insieme. Ricordi nostri, ma anche miei. Li ha dissolti tutti, lasciandomi con dei vuoti mentali e privi di ogni emozione. Se c'è qualcuno che non ho mai sottovalutato finora, Gabriel, è Abby. Il suo potere è distruttivo, così come le sue decisioni avventate.» Quando termino di parlare mi rendo conto di aver serrato talmente forte i pugni da sentire i palmi quasi intorpiditi.

Gabriel si alza nuovamente dalla sedia, più nervoso di prima, e rimane a fissarmi con un'espressione strana e illeggibile. «Jared, forse è il caso che tu sappia una cosa al riguardo. Una cosa che ti chiarirebbe come mai provi sempre una sensazione di confusione e stordimento ogni volta che la tua testa prova a elaborare un ricordo che concerne Abby», mi avvisa con un tono di voce piatto.

«Spiegati meglio.»

«Il giorno in cui Abby ha lasciato la Caserma e si è scontrata con te, credo che abbia fatto qualcosa di più di obbligarti a scordare. Se si fosse trattato solo di quello, penso che saresti stato in grado di contrastarla, se avessi voluto. E io sono pronto a scommettere che hai provato a farlo.»

La mia espressione vira dal confuso al nervoso. Scatto in piedi dalla sedia, come se sopra alla seduta fossero comparsi improvvisamente degli spilloni acuminati, e inchiodo il dottore con gli occhi. «Ma di che diavolo stai parlando, eh? Che cosa sai, Gabriel?»

Lui serra per un attimo le palpebre e sospira. Sembra che parlare dell'argomento gli pesi davvero. «Hai mai sentito parlare della Damnatio Memeoriae

Non rispondo nemmeno. La mia mente è offuscata in primis dalla confusione più totale, seguita poi da un sentore sempre più accentuato di rabbia nei suoi confronti.

«Letteralmente, "Condanna della memoria". Era una pena aspra utilizzata di frequente nel mondo politico romano e consisteva nella cancellazione di qualsiasi traccia di memoria nei confronti di una persona... Come se non fosse mai esistita, in sostanza. Era una punizione crudele, Jared, ed era riservata ai traditori dell'antica Roma. E sai chi furono i primi ad inventarla, spacciandola tra i comuni umani come rimedio ai nemici della città?» Mi domanda, senza smettere di guardarmi negli occhi. «I Demoni.»

Condanna della memoria.

Una punizione per i traditori.

Un sentore di nausea mi sale dallo stomaco e devo costringermi a prendere un bel respiro per ignorarlo. «Che cosa c'entra... Cosa c'entra con Abby?»

«Davvero non ci arrivi?» Gabriel sorride tristemente. Una ruga d'espressione gli si forma proprio al lato destro del labbro. «Non ti sto raccontando solo di un fatto storico, Jared, ma di una condanna demoniaca vera e propria. E ho motivo di pensare che Abby l'abbia inflitta a te, costringendoti all'oblio dei vostri ricordi.»

Scuoto la testa velocemente.

No.

«Ti sbagli. Quello che dici è impossibile. Abby... Abby non sapeva quasi nulla del mondo demoniaco. Non avrebbe mai potuto scagliarmi contro condanne di cui non ne conosceva nemmeno l'esistenza. Non può averlo fatto, Gabriel...» La voce mi trema sul finire della frase. Sto perdendo di nuovo il controllo, ma stavolta sono le voci che sento fuori dalla mia testa a farmi uscire di senno.

Gabriel inizia a guardami con compassione, mentre vede il dubbio insinuarsi nei miei occhi. «Alcune abilità sono insite nella natura di un essere, Jared. Non c'è bisogno di studiarle, perché non sono incantesimi che si imparano dalle pagine di un libro.»

«Perché me lo stai dicendo solo ora? Tu lo sapevi sin dall'inizio, Gabriel!» Lo addito, furioso.

«Perché sapere la verità non avrebbe cambiato le cose», mi risponde lui, sulla difensiva. Solleva i palmi delle mani come a volersi scusare di aver detto la verità e prova a modulare il tono di voce. «Sapere che Abby ti aveva Persuaso o Dannato non avrebbe variato nulla nella catena degli eventi... Il risultato sarebbe stato comunque lo stesso per te. Mi sembrava solo corretto metterti al corrente della verità, visto che si era creata l'occasione.»

Forse non avrebbe variato la catena degli eventi, ma sicuramente avrebbe fatto variare la catena dei pensieri che mi ero fatto su Abby.

Non mi ha solo obbligato a scordare alcuni ricordi... No, mi ha condannato a provare dolore e un senso dilagante di smarrimento ogni volta che la mente tornava a lei. E tutto ciò lo ha fatto senza esserne nemmeno del tutto consapevole.

Stronza, avventata egoista.

«Li rivoglio indietro, Gabriel. Rivoglio ogni singolo ricordo indietro. Non dirmi che non c'è un modo per infrangere quello che mi ha ritorto contro», farfuglio, con la voce rotta dalla rabbia e dalla delusione. Mi sento un macigno sul petto e vorrei solo rivederla per rinfacciarle tutto gridandole addosso.

Il dottore si stringe nelle spalle e scuote la testa. «Vorrei poterti aiutare, Jared, ma non dipende da me. La Damnatio Memoriae non è una condanna permanente, così come gli effetti della Persuasione... Però ad annullarle deve essere la stessa persona che le ha inflitte.»

«Lei.»

Gabriel annuisce piano. «Mi dispiace, Jared. Non posso farci niente. Abby è l'unica a poterti ridare quello che ti ha tolto.»

Sospiro e impreco a bassa voce. Alla fine mi allontano dalla scrivania del dottore, completamente in balia delle emozioni e dei sentimenti: ho bisogno di uscire di qui. Ho accumulato fin troppe notizie. Anche quelle che avrei fatto a meno di sapere.

«Jared, va tutto bene? Vuoi un bicchiere d'acqua?»

Scuto la mano per zittirlo, mentre mi pigio pollice e indice sopra le palpebre.

Sta' zitto, Gabriel. Sta' zitto, o rischi di finire con il polso distorto anche tu, oggi.

All'improvviso la porta dell'infermeria si apre e una figura trafelata entra di corsa nello studio, fino a fermarsi accanto alla lampada da terra che illumina la piccola area dove ci troviamo io e Gabriel.

Nolan si ferma a riprendere fiato per un attimo, con il dito in aria e una mano sul petto per recuperare dalla corsa che ha appena fatto. Non so chi gli abbia detto che mi trovavo qui, ma capisco subito che non è il momento di fargli una domanda simile. Lo guardo allarmato e lo stesso fa Gabriel.

«Nolan? Che succede?»

«Jared... Oddio, che scatto incredibile che ho fatto!», ansima. Gli occhi castani dal taglio un po' orientale sono socchiusi per la fatica. «Devi venire... Devi venire a vedere una cosa. Subito

La bocca mi si impasta e per un attimo non trovo le parole per rispondere. Nella mente mi frullano mille idee, ma nessuna di queste è positiva. Alla fine lascio emergere la domanda più grande, quella che più mi tormenta. «L'hanno trovata?»

Ma Nolan scuote vigorosamente la testa e riesce finalmente a guardarmi con gli occhi aperti. La sua espressione è un mix di paura e preoccupazione. «No, ma potrebbe essere anche qualcosa di peggio.» 

Angolo dell'autrice.

Eccomi qui, con un nuovo capitolo per voi! Come al solito, lasciate un voto e un commento qui sotto se vi è piaciuto... Cosa pensate starà per succedere? E cosa pensate della Damnatio Memoriae? A me piace tantissimo, e ho voluto inserire questo elemento nella storia, sperando che sia gradito! 

Nel prossimo capitolo, preparatevi, perché torneremo da Abby... un po' più giù, un po' più a fondo... 

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