«Gigante quanto?» gli chiese Adria sgranando gli occhi.
«Credo che l'espressione “è grande quanto un mammut” sia abbastanza appropriata per descriverlo.»
«Ottimo. Comunque non possiamo restare sotto questa foglia per sempre.»
«Perché no?» ribatté Josh. «Non è sempre stato il tuo sogno vivere con me per tutta la vita sotto una foglia?»
«Beh, in effetti questa prospettiva mi attira molto.» rispose Adria. «Solo che preferirei vivere con te in un fast-food.» Il suo stomaco brontolò. «Hai sentito?» chiese. «Anche Josh II è d'accordo!»
Josh fece una smorfia divertita. «Chi è Josh II?»
«Il mio stomaco.»
«E, sentiamo, chi sarebbe Josh I?»
«Oh, quello sei tu. Ovviamente.» affermò Adria.
Josh si finse commosso. «Quale onore.» disse, tirando su col naso. «Il tuo Josh I può avere un abbraccio?»
Adria inclinò la testa. «Direi che per questa volta posso fare un'eccezione.»
Mentre abbracciava Josh, Adria sentì l'albero ricominciare a tremare; ciò poteva significare solo una cosa: lo scoiattolo stava tornando.
«Sta arrivando.» le sussurrò all'orecchio Josh.
«Lo so.» mormorò lei, di rimando.
I due rimasero abbracciati fin quando il tremore dell'albero si arrestò.
«Se ne è andato?» sussurrò Josh, rompendo il silenzio.
«Dovrebbe.»
Stando ben attento a non farsi beccare, Josh sbirciò di nuovo al di sotto della loro foglia. Nonostante ciò che vide, decise di mantenere la calma. Teneva ancora un braccio avvolto attorno ad Adria, così strinse la presa pensando che potesse esserle di conforto una volta comunicata la notizia che stava per darle.
«È qui davanti.» le disse. «Cosa facciamo?»
Adria scosse la testa, ma per il resto non diede risposta.
Lo scoiattolo gridò all'improvviso, emettendo un suono acuto e aggressivo allo stesso tempo, simile al rumore emesso da un bollitore, solo mille volte più alto. Adria comprese appieno il significato di quel verso: lo scoiattolo la stava insultando e stava anche tentando di scoraggiarla.
Sei una pessima fidanzata.
Morirete per colpa tua.
Non sei neanche in grado di fare un viaggio nell'ombra.
Sei una bugiarda.
Adria non aveva idea di cosa pensare. Rispondere per le rime a quello scoiattolo sarebbe stato sinonimo di morte certa. E poi non era neanche sicura che sarebbe riuscito a capirla, se mai le fosse venuta voglia di contestare per quegli insulti.
«Come fa a sapere queste cose di me?» Josh era parecchio nervoso; lo si capiva dal modo in cui gesticolava e dal modo in cui si era chinato su Adria per parlarle. Non sembrava affatto rilassato, anzi tutt'altro. Si girò verso Adria. «Hai sentito cosa mi ha detto?»
Adria scosse la testa. «Che ti ha detto?»
«È stato molto offensivo.» fu la risposta di Josh. «Lui sa delle cose di me che non…» Via via che parlava sembrava essere sempre più a disagio.
«Josh, mi stai nascondendo qualcosa?» lo interruppe Adria.
«No, io non…guarda che anche tu mi nascondi qualcosa!» ribatté lui senza pensare.
Adria alzò un sopracciglio. «Scusa?» fece, come se non riuscisse a crederci. «Chi te lo ha detto questo? Reyna?» Un attimo dopo, però, pensò che Reyna non avrebbe mai osato spifferare i suoi segreti a nessuno e si pentì di averla nominata.
«Cosa c'entra lei adesso?» chiese Josh confuso.
«Senti, parliamone in un momento più opportuno.» tagliò corto Adria. «Per ora, preoccupiamoci di non farci ammazzare dallo scoiattolo.»
«Va bene.» rispose Josh, rigido. Non gli piaceva litigare, soprattutto con Adria. «Ce la filiamo?»
«Direi di sì. A meno che tu non voglia combattere.»
«Non ci penso nemmeno.»
Adria non replicò; si limitò a prendere la mano di Josh e riflettere sul luogo verso il quale le ombre li avrebbero condotti. Il turbamento causato dalla recente discussione con Josh non aiutava la sua mente a concentrarsi; sapere che le cose tra loro erano tese a causa dei loro rispettivi segreti la innervosiva e, allo stesso tempo, la faceva sentire come se tutta la sua vita fosse fuori posto.
“Pensa ai cheeseburger” si disse. “Al bacon, alle patatine fritte, ai pancakes, ai croissant al cioccolato…” Ma pensare a tutti quei cibi non servì a nulla, poiché la sua mente tornava a concentrarsi su Josh, prima o poi. E con “Josh” non intendeva il suo stomaco. Alla fine, Adria chiuse gli occhi e si concentrò sull'immagine del suo fast food preferito, Burger King.
Parte della sua attenzione, però, era focalizzata sullo stringere la mano di Josh. Aveva stretto di più la presa e fatto il modo che le loro dita fossero intrecciate. Josh aveva immediatamente ricambiato la stretta e in quel momento la stava anche guardando, con un sorriso stampato in volto. Lei, però, non poteva saperlo perché teneva gli occhi chiusi. Li aprì solo per osservare l'ombra appartenente alla foglia proiettata ai piedi di entrambi i ragazzi.
A quel punto, i due iniziarono il loro viaggio, immersi nell'oscurità, senza riuscire a distinguere le loro figure celate dal buio. Entrambi stavano riflettendo su due particolari avvenimenti.
Adria poteva giurare di aver sentito l'albero inclinarsi poco prima che partissero, come se qualcuno lo avesse iniziato a sradicarlo. Era assolutamente convinta che non fosse stato lo scoiattolo.
Allo stesso tempo, Josh era certo di aver distinto una voce poco prima che lui e Adria decidessero di tagliare la corda. Gli era sembrata quella di un ragazzo che, completamente nel panico, aveva esclamato: «Il Ragnarok!»
• • •
Esattamente due attimi dopo che Lucas se ne fu andato, Alabaster fu colto dall'istinto di corrergli dietro, scusarsi con lui e pregarlo di non raccontare nulla a nessuno. Nei secondi successivi, si ricordò, invece, della rabbia che aveva provato nei confronti di Lucas quando lui aveva iniziato a mancare di rispetto ad Ecate.
Alabaster non era riuscito a capacitarsene; lui amava sua madre, lo aveva tanto aiutato anche solo mettendolo al mondo. Perché per Lucas non era lo stesso? Tutte le offese che aveva rivolto a Lucas, che lo avevano spinto ad andarsene gli erano venute fuori di istinto; quando qualcuno era così irrispettoso con sua madre, raramente la passava liscia.
In conclusione, Alabaster non si era pentito di ciò che aveva detto. Forse avrebbe dovuto essere un po' meno brusco, ma Lucas non lo era stato con Ecate, quindi perché lui avrebbe dovuto darsi uno scrupolo? L'unico problema che persisteva, ormai, era quello che avrebbe raccontato a Reyna, Frank e tutti gli altri non appena si fossero resi conto della mancanza di Lucas. Neanche a farlo apposta, si accorse che Reyna si trovava lì nei paraggi; era come se avesse sentito Alabaster nominarla nella sua testa.
Il semidio sospirò di sollievo quando vide che, in realtà, stava dettando alcuni ordini ai legionari stanziati accanto ai resti del tempio di Giove, pronti a ricostruirlo tramite l'aiuto dei loro compagni, che si stavano via via avvicinando al luogo di lavoro.
Quando Reyna si decise a raggiungere Alabaster, il sole era ormai alto nel cielo, cocente come lo era solo verso mezzogiorno; i suoi raggi non avevano pietà neanche per le zone più ombreggiate. Il caldo aveva messo sonnolenza al ragazzo, che si era mezzo appisolato contro il suo albero, abbandonando la testa contro il tronco. A svegliarlo fu l'ombra che si stagliò davanti a sé. Quella di Reyna per la precisione.
«Ehi, hai visto Lucas?» gli chiese senza neanche aspettare che aprisse gli occhi.
«No.» mentì lui. «Non è più venuto qui. L'ho aspettato per tutta la mattina, in effetti.» Fece assumere un tono particolare alla sua voce per fare il modo che Reyna capisse che lui se ne fosse reso conto solo in quel modo. Mentire e mostrare indifferenza erano le cose che gli riuscivano meglio e, a giudicare dall'aria di Reyna, aveva fatto centro di nuovo.
«Va bene. Sul tempio hai scoperto qualcos'altro?»
«No. Nulla di nuovo.»
Reyna annuì lentamente. Dato che non aveva nient'altro da aggiungere si avviò nuovamente verso il punto in cui i legionari stavano ricostruendo il tempio di Giove, osservando attentamente il modo in cui semidei si muovevano in quell'ambiente, come se costituissero un'unica forza-lavoro. C'era chi si occupava di recuperare i pezzi di marmo meno danneggiati, chi del progetto, chi di dirigere le operazioni.
Ogni compito si amalgamava con quello di un altro, producendo un incastro perfetto, che risvegliò in Reyna un grande senso di fierezza nei confronti dei propri legionari, degli instancabili lavoratori che neanche i raggi di sole più intensi riuscivano a fermare.
Dato che lì sembravano non aver bisogno di lei, Reyna li lasciò lavorare in pace, e continuò a cercare Lucas. Dopo Josh e Adria, la sua sparizione proprio non ci voleva. Troppa gente si volatilizzava nel nulla in quel periodo; definirla l'ennesima coincidenza sarebbe stato errato.
La ragazza si disse anche che non c'era preoccuparsi; magari era alle terme o ad allenarsi con il resto della Terza Coorte. Oppure negli alloggi.
Giusto per togliersi quello scrupolo, Reyna decise di controllare. Se Lucas fosse stato lì, era sicura che gli avrebbe fatto piacere vederla. Quando arrivò davanti all'entrata, però, trovò la porta chiusa a chiave, il che non era un problema, perché sbirciando dai vetri delle finestre notò che dentro non c'era nessuno.
«Beh, presumo che ci vedremo a pranzo, allora.» si disse la ragazza, incamminandosi verso i Principia, dove una ciotola piena di cioccolatini e un mucchio di scartoffie da compilare la stavano aspettando.
Ho pubblicato proprio all'ultimo eh 😂
Vi annuncio che il prossimo capitolo sarà tutto a tema BROTP, quindi non ci sarà azione o altro 🙅♀️
Secondo voi chi saranno i due protagonisti? ✨