𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝...

Von MrsWeasley6

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[DAL TESTO]: Prese una manciata di colori e li sistemò sulla sua tavolozza. Voleva imprimere in quella tela b... Mehr

𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏: 𝐈𝐥 𝐏𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐: 𝐋𝐚 𝐂𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑: "𝐈𝐥 𝐝𝐢𝐩𝐢𝐧𝐭𝐨"
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 4: "𝐋'𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨"
Capitolo 5: "L'accordo"
Capitolo 6: "Il Primo Ricordo"
Capitolo 7: "The Touch"
Capitolo 8: "Vecchi dolori"
Capitolo 9: "Incontrollabile"
Capitolo 10: "L'inizio"
Capitolo 11: Il Bacio
Capito 13: "Amor Proprio"
Capitolo 14: "Sensi di colpa"
Capitolo 15: "L'amore"
Capitolo 16: "Equilibrio"
Capitolo 17: "Il Destino"
Capitolo 18: "La Famiglia"
Capitolo 19: "La Fine"
Capitolo 20: "Il Dopo"
Capitolo 21: "Φαρμακον"
finale alternativo

Capitolo 12: "Ian"

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Von MrsWeasley6

Avete presente quella paura bastarda che ti attanaglia lo stomaco ogni volta che devi correre un pericolo?
Quella che ti fa aumentare i battiti del cuore, che ti fa sudare le mani e ti annebbia la mente con pensieri orrendi. Gli scenari peggiori di come potrebbe andare a finire invadono ogni angolo della tua vista, così tanto che non capisci nemmeno più cosa sia reale e cosa no.
Harry si sentiva più o meno così.
Era terrorizzato da quello che era successo la sera prima. Quando aveva aperto gli occhi e aveva elaborato come si fosse lasciato cullare dalle braccia di Louis, come si fosse lasciato andare. E si era sentito soffocare. Improvvisamente respirare era un'impresa e scappare l'unica opportunità di salvezza. Perciò era quello che aveva fatto. Era fuggito da quella che nella sua testa era una scena del crimine e lui il colpevole. Aveva guidato senza prestare attenzione a dove i suoi gesti lo stessero portando, finché scendendo dall'auto non aveva raggiunto la sua spiaggia. Si era seduto sulla sabbia che lo aveva accolto comodamente anche quando lui era scappato di casa dopo aver dipinto lui. La sensazione però adesso era diversa. Lui adesso era vivo, in carne ed ossa e stava prendendo un posto nella sua vita. Come uno dei quei ragazzini sfacciati che sgomitano in mezzo alla folla per farsi spazio ed essere in prima fila. Solo che Louis non aveva mai forzato nulla, in realtà era accaduto tutto con molta naturalezza. Era come se fosse stato impossibile evitare che succedesse.

Harry era fermo a guardare il cielo colorarsi per l'alba e non riuscì a non pensare che quel sole che spuntava piano era un po' come i suoi sentimenti: timidi, ma inarrestabili. Non badò ai suoi impegni o al tempo che passava inesorabile, lui si sentiva lontano da tutto e da tutti, perso nel suo universo. Voleva tornare indietro ed evitare che tutto ciò accadesse. Voleva poter disegnare altro, poter fermare le sue mani in tempo. Voleva evitare che in qualche modo Louis lo raggiungesse, perché la sua presenza lo stava cambiando. Lo destabilizzava il pensiero che con lui e per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. Si sarebbe esposto su tutti i fronti senza paura di cadere, perché lui ci sarebbe stato e con un sorriso lo avrebbe preso prima della caduta. O forse non voleva questo. Forse voleva solo saper gestire la situazione, senza scappare.

Sono un codardo, non è cosi? Sono diventato ciò che ho sempre odiato.

Strinse più forte le ginocchia al petto e continuò ad ammirare lo spettacolo che la natura gli stava donando. Avrebbe dovuto parlare con Louis e dirgli la verità. Era nato da un quadro e lui meritava di saperlo. Questo avrebbe risolto le cose. Fu quando giunse alla conclusione che anche se Louis aveva avuto origini da lui non significava che fossero legati, che sentì qualcuno sedersi accanto a lui sulla sabbia chiara. Non ebbe il coraggio di voltarsi a guardare, quindi non lo fece.

<<Ti è sempre piaciuto questo posto.>> Niall parlava piano, come per preservare la quiete che circondava ogni cosa di quel luogo. Harry non parlò.

<<La prima volta che sei scappato di casa sei venuto qui. Mi avevi detto che non stavi bene, ma che era solo un periodo. Un periodo>> una risata amara sfuggì alle labbra dell'amico. Scosse la testa, ripensando a tutto ciò che avevano passato.

<<Avevi quindici anni quando incontrasti Ian>> Harry sentì un brivido alle sue spalle a quel nome, ma non si mosse di un millimetro. Era come una statua apparentemente apatica. I suoi occhi verdi ormai persi verso un passato lontano.
<<A me non piaceva, ma tu dicevi che avevo dei pregiudizi inutili e che mi stavo sbagliando. Ti dissi che il mio sesto senso non sbaglia mai e tu mi prendesti in giro per mesi per quello che avevo detto, chiamandomi "finto sensitivo">> Niall ridacchiò a quel ricordo, ma l'ilarità si spense subito, lasciando posto ad un volto serio.

<<Non volevo insistere, non avevo il coraggio di dirti che non sarebbe andata bene. I tuoi occhi brillavano quando ti accompagnavo a vedere le sue partite di football quando giocava per la scuola. Stavamo nelle panchine e tu attendevi con ansia che lui segnasse per poter urlare con gli altri tifosi. E quando la partita finiva rimanevi con me finché tutti andavano a casa e lui ti riservava un misero cenno per invitarti a parlare nel retro degli spogliatoi. Sapevamo entrambi che con il susseguirsi del tempo non parlavate più in quelle occasioni. O almeno non solo. Discutevo con Gemma, le dicevo che dovevamo allontanarti da quel coglione, ma ogni volta ci urlavi di starne fuori e noi lo facevamo, perché avevamo paura di ferirti più di quanto quel coglione avrebbe potuto. E continuò così per tanto tempo. Tu e lui vi vedevate di nascosto in posti assurdi e scomodi perché Ian non voleva si sapesse che fosse gay o bisex o quello che cazzo era. Ti assicurava che era solo per mancanza di coraggio, che ti amava e che un giorno tutto sarebbe stato più facile, che ti avrebbe portato a Dubai e cazzate simili. Gli credevi sempre e non gli confessavi che in realtà ti faceva soffrire tutto quello. Il non poter dire di aver ragazzo, il vederlo fare lo stupido con le ragazze. Però lo difendevi, ogni singola volta, sempre.>> Harry chiuse gli occhi lasciando via libera alle sue lacrime copiose.

"È giusto che lo faccia Niall, non può perdere la sua popolarità."

<<Finchè un giorno lui si è semplicemente stancato. Si è stancato di te, ecco cosa è successo. Come se fossi un sacco di merda ti ha piantato in uno sgabuzzino delle scope dopo averti scopato al solito. E se n'è andato. Eri distrutto e non potevi crederci, così sei venuto da me per avere un appoggio morale. Eri sotto shock ed io volevo andare a picchiarlo. Ma non me lo permettesti. Il giorno dopo tutta la scuola sapeva che tu facevi servizietti gratis in ogni angolo della scuola a tutti i ragazzi. Iniziarono le proposte, i bigliettini con numeri di telefono per foto piccanti. Ian aveva detto a tutti che eri una puttana e che ti eri offerto di fargli un pompino dopo la partita, ma lui aveva rifiutato. Perché a quanto pare aveva una ragazza fuori dalla scuola che non aveva mai lasciato.>> fece una pausa per guardare Harry. Il riccio stringeva eccessivamente le gambe al petto, desideroso di poter sparire per non rivivere tutto ciò che lo aveva reso il codardo che era adesso. Anche Niall era distrutto da tutto quello, non erano stati bei tempi.

<<Non capisco cosa c'entri adesso lui>> la voce rotta del ragazzo alto e ferito dentro era come una scheggia di vetro tagliente. Non riusciva nemmeno a pronunciare il nome di Ian. Ridicolo.

<<Promettesti a te stesso da quel momento che non ti saresti innamorato più se non del ragazzo che avresti amato per il resto della tua vita.>> la voce del biondo era provata, come se stesse faticando a mantenere il controllo. Non rispose alla domanda del suo amico, parlò semplicemente con il cuore dicendogli ciò che credeva giusto come sempre. Certo, vedere Harry in quelle condizioni lo destabilizzava sempre. Ma non mosse un muscolo per stringerlo a sé. Non era lui che doveva abbracciarlo.

<<Ora io non so cosa provi per Louis, ma lo vedo dai tuoi occhi che lui ti ha smosso qualcosa. Forse è presto per parlare di amore, ma è qualcosa. E Louis non è Ian. È un bravo ragazzo che non si vergogna mai di prenderti la mano o dimostrarti quanto ci tiene. Dio, ti ha anche preparato una cazzo di torta solo perché avevamo sporcato la cucina! Lo sai come mi ha detto "Credi mi odi? Forse dovrei andare via". Voleva andare via di casa solo perché pensava fossi arrabbiato con lui!>> aprì le braccia in gesto esasperato. Louis era perfetto per Harry ed Harry questo lo sapeva fin troppo bene.

<<Perché mi stai dicendo questo?>> chiese finalmente occhi verdi, evidentemente provato da quel tuffo nel passato. Prese coraggio e guardò il suo amico. Testa alta, sguardo ferito. Ostentava una sicurezza che non gli apparteneva ormai da anni.

<<Perché sei scappato. E quando scappi vuol dire che hai paura. E tu di Louis non dovresti avere paura, perché non ti ferirebbe nemmeno se ci provasse. Non è da lui. E lo sai. È passato del tempo ormai, Louis lo considero come un amico. Ho capito che cattiveria in lui non ne risiede. E non l'ho mai pensato da quando l'ho visto. Ian puzzava di marcio fin da subito.>> puntò i suoi occhi blu nei suoi, determinato.
<<Non bruciati l'opportunità di amare di nuovo. Non tutti gli uomini sono dei bastardi. Alcuni meritano e Louis è uno di quelli. Perciò io adesso me ne andrò e ti darò ancora qualche minuto con te stesso. Poi ti alzerai il culo e verrai a casa, perché sono le cinque di mattina e Louis merita di svegliarsi con te di fianco.>> Niall si alzò, i suoi capelli biondi che spiccavano nel cielo rosato. Gli donò un sorriso pieno di parole e immerse una mano nei suoi ricci bruni. <<Non lascerò che tu ti distrugga con le tue stesse mani, non di nuovo.>> così disse prima di andarsene senza attendere risposta.
Ed infondo Harry non aveva bisogno di parlare, Niall aveva capito e aveva colpito i punti giusti per farlo ragionare. E per quanto volesse preservassi ancora, sapeva di non poter nascondersi per sempre. Avrebbe dovuto reimparare a restare, perché fuggire gli riusciva sempre troppo facile ormai.

Per la prima volta aprì il portone di casa con le mani tremanti. Non sapeva bene perché ma aveva molta paura di quello che sarebbe potuto succedere da lì a qualche istante. La casa era per lo più buia e l'orologio appeso al muro della cucina indicava le cinque e quarantacinque di mattina. Niall aveva lasciato la sua giacca sul divano e buttato le scarpe a caso vicino le scale, sinonimo che fosse ritornato a dormire. Si era alzato solo per venire da lui e farlo ritornare, per non lasciarlo da solo con i suoi pensieri. Niall sapeva che da solo non ce l'avrebbe fatta a prendere la giusta decisione. Harry era un ragazzo fortunato e ora più che mai sentiva la gratitudine ingrandirgli il cuore di due taglie. Salì le scale con lentezza. Ogni gradino un motivo per scappare ed uno per restare. E quando finalmente raggiunse la sua camera e la aprì silenziosamente ritrovò esattamente il motivo per cui era ritornato nascosto sotto le coperte, con il viso poggiato sul cuscino del riccio per poterne respirare meglio il profumo. Harry si morse il labbro inferiore mentre si toglieva i vestiti e, stando molto attento a non svegliarlo, si caricava di fronte a lui su un fianco. I capelli lisci gli ricadevano sugli occhi e le sue lunghe ciglia sfioravano gli zigomi. Il respiro era leggero come quello di un bambino che dorme. Le sue mani erano poggiate accanto al suo petto, semi intrecciate. Come se quando Harry era scappato Louis si fosse stretto da solo. Il riccio posò la sua testa nella metà del cuscino rimanente ed infilò lentamente una mano fra quelle del liscio. Subito sentì stringere la presa, il liscio sospirò nel sonno e si accucciò più vicino al corpo del riccio. Un calore familiare invase ogni millimetro del corpo dell'artista. La sensazione era quasi quella di essere stretto fra le braccia della sua mamma e di Gemma, ma molto più forte ed emozionante. Sentiva di poter piangere dall'intensità di quelle emozioni. La paura di esporsi era ancora lì, a fargli tenere le sue lunghe gambe distanti da quelle più corte del ragazzo di fronte e la mano libera sul materasso piuttosto che sul fianco di Louis. Ma andava bene così. Se davvero voleva dare una possibilità a quella strana creatura doveva farlo piano piano come quando ci si addormenta.
I suoi muri erano ancora numerosi e alti, così come la voglia di fuggire di nuovo, ora che Louis era ancora dormiente. Ma non voleva farlo, non voleva sentirsi di nuovo un vile, un immaturo. Sarebbe rimasto. Non dormì le ore successive, i suoi pensieri erano troppo rumorosi e si susseguivano senza sosta, lasciandolo frastornato e corrucciato. La sua mano era ancora racchiusa in quelle piccoline del ragazzo liscio anche quando i primi raggi del sole fecero capolino oltre le tende bianche di lino.

Solo quando si fecero le dieci di mattina Louis sfarfallò gli occhi prima di puntare le sue iridi azzurre su quelle verdi di Harry, che nemmeno per un istante avevano smesso di osservarlo. Un sorriso increspò le labbra del liscio non appena lo vide.
<<Hey>> la sua voce acuta e leggermente roca dal sonno era così dolce che Harry si interrogò su quanti anni potesse realmente avere, sembrava così piccolo in certi momenti. Si dimenticò di rispondere finché non sentì una mano sfiorargli la guancia, leggera come una piuma. Le dita di Louis contornarono le sue labbra, i sui occhi, il suo naso, le sue labbra carnose. Stava imprimendo nella sua memoria ogni dettaglio con l'aiuto del tatto. Harry sentì un groppo in gola. Louis era così perfetto. Non vi trovava nessun difetto e se davvero era così prezioso, perché mai avrebbe dovuto voler passare il suo tempo con uno come lui. Harry non era speciale, non aveva nulla di bello da offrire.
Scappava via per un bacio, che razza di uomo era?
Cosa può offrire una persona che non riesce a superare il passato e che ha ancora paura di lasciarsi andare? Probabilmente nulla.

Il liscio però non sembrava pensarla così. Scivolò sul lenzuolo fino a strofinare la punta del suo naso alla francese su quello dritto e delineato del riccio. Se non fosse stato così pieno di pensieri avrebbe sorriso alla sua ingenuità. Gli stava appena dando un bacio all'eschimese, chissà se lo sapeva o lo aveva fatto per istinto. Sicuramente per la seconda. Il liscio gli lasciò un dolce bacio sulla sua gola, sul pomo d'Adamo, poi più sù fino alla mascella mascolina. Semplici baci morbidi e casti. Arrivò al mento, si spostò sulle guance, sulla fronte, baciò le sue palpebre che Harry aveva chiuso rilassandosi sotto quei tocchi cosi gentili e attenti. Sentì le labbra del più piccolo continuare la discesa nuovamente fino a giungere sulle sue labbra. Le sfiorò con le sue aspettando che il riccio lo guardasse. I suoi occhi azzurri sembravano quelli di un gatto, era evidentemente in attesa di qualcosa. Perciò Harry portò una mano sulla sua guancia carezzandola con il pollice e alzò il mento. Stava dicendo di sì. Louis fece incontrare le loro bocche con una dolcezza che ancora una volta sorprese il riccio. Era diverso da bacio della sera precedente. C'era meno foga, meno disperazione. Tutto era sostituito dalla semplice voglia di sentirsi vicini e di scoprirsi senza vergogna. Quando si staccarono sentirono qualcuno bussare alla porta. Louis si mise a sedere curioso mentre rispondeva per entrambi.

<<Puoi entrare>> Niall fece capolino da dietro la porta. Aveva delle occhiaie violacee sotto gli occhi, sinonimo che non aveva dormito esattamente come il riccio. E se occhi blu se ne accorse non lo fece notare.

<<Ma buongiorno. Ho preparato la colazione>> sorrise il biondo, sereno come ogni mattina. Ma le occhiate che lanciava ad Harry erano indagatrici. Louis pensò che forse dovevano parlare di qualche argomento delicato, perciò uscì fuori dal letto e afferrò il suo cambio.

<<Bene, allora io vado a darmi una sistemata. Ci vediamo in cucina?>> con i vestiti in mano si voltò a guardarli e notò che i ragazzi si stavano già fissando l'un l'altro. Possibile che Niall li avesse visti la sera precedente e che fosse arrabbiato? Ma il ragazzo in questione si rivolse a lui sorridendo dolcemente.

<<Si, certo. Ho preparato i tuoi pancakes preferiti>> assicurandogli quindi che no, non ce l'aveva con lui. Prima di uscire dalla camera, puntò le ginocchia sul letto e si sporse per baciare Harry sulla guancia. Senza aspettare oltre e prolungare quindi quello strano momento di tensione, si recò in bagno a farsi una veloce doccia.

Niall si sedette al posto di Louis, seguito da Harry.
<<È successo di nuovo>> Harry aveva la voce molto rauca per essere stato in silenzio per molto tempo. Niall lo guardò confuso.
<<Cosa?>>

<<Ci siamo baciati>>

Il biondo non si mosse per un po', sorpreso. Poi sembro irrigidirsi
<<E tu eri->>

<<Si ero consenziente, certo>> lo interruppe subito Harry. L'amico sembrò tornare un sospiro di sollievo.

<<E..beh è una cosa bella, no?>> Harry ricordò il discorso che gli aveva fatto giusto cinque ore fa, seduti fra la sabbia come due adolescenti. Forse lo erano ancora e non lo sapevano. Si, pensò Harry, io sicuramente lo sono.

<<Si, è una cosa bella.>> accennò ad un sorriso, scoprendo una fossetta.

<<Quando è stato il primo?>>

<<Che cosa?>>

<<Pugno>> sbuffò il biondo

<<Cosa?>> chiese confuso il riccio con gli occhi spalancati.

<<Bacio idiota! Stavano parlando di quello e tu mi chiedi "che cosa"!>> Niall alzò gli occhi al cielo e schiaffeggiò non troppo piano la testa dell'amico.

<<Oh come sei irascibile! Si vede che hai dormito poco>> Harry incrociò le braccia al petto mal trattenendo un sorriso.

<<Tutta colpa di uno stupido riccio che decide di andare in spiaggia perché il giardino di casa sua non è abbastanza drammatico>> occhi verdi oltraggiato prese un cuscino e lo sbatté sulla faccia del biondo.

<<Sei un amico di merda, stronzo!>> Niall rise di gusto e afferrò anche lui un cuscino per colpirlo. Dopo che entrambi ebbero riso come dei bambini ritornarono seduti, con un po' di fiatone per la battaglia di cuscini.

<<Quindi?>> continuò Niall.

<<Ieri sera>> sorrise imbarazzato Harry. In quel momento gli sembrava di rivivere i suoi quindici anni. Lui che parlava al suo migliore amico di un ragazzo, con le guance rosa e fingendo di non esserne poi così preso.

<<Ne sono felice>> i suoi occhi blu gli trasmisero tutto l'affetto possibile, prima che si alzasse e raggiungesse la porta.

<<Vado giù a finire di apparecchiare. Vi aspetto giù>> Harry annuì adesso con le fossette in bella vista.

<<Ti voglio bene>> il coinquilino alzò le spalle sorridendo

<<Lo so>> una risata e corse via nel corridoio come il solito giocherellone di sempre. Occhi verdi rimasto da solo si voltò a guardare la finestra. Era una bella giornata, non grigia come lo era stata la precedente. Aveva tanti bei ricordi di quando era ragazzino legate alle giornate soleggiate. Le volte in cui con la sua famiglia andava a mare o i pomeriggi in giardino passati a scherzare con Niall e Gemma. I pranzi di famiglia all'aperto con i suoi cugini piccoli che scorrazzavano ovunque e facevano esasperare le sue zie. Eppure era certo che, dopo ieri, avrebbe ricordato con il sorriso quella giornata passata piena di pioggia. Perché Louis gli aveva donato il suo primo vero bacio.

Il caffè era l'unica speranza di risistemare il casino che era la sua testa, perciò ne prese una bella tazza insieme ad una brioche. Certo, il caffè della moca era molto più forte ed Harry lo preferiva, ma si accontentò di quello all'americana che Niall aveva fatto solo per lui. Louis davanti a lui stava sorseggiando il suo the verde, mentre il biondo chiacchierava con lui riguardo qualcosa che il riccio non ascoltò. Da quel momento per lui sarebbe diventata una sfida. Ogni volta che apriva bocca doveva pensare attentamente a cosa rivelare a Louis e soprattutto come evitare scomode situazioni. Dirgli la verità sulla sua origine gli faceva paura, però se doveva farlo non voleva certo avvenisse per sbaglio. Fin ora se l'era cavata egregiamente ad occultare la notizia e fingersi innocente. Gli rimaneva di valutare come farlo e quando, tanto per evitare che Louis potesse prenderla così tanto male. Finì la colazione e andò subito a controllare il suo ultimo quadro. La stanchezza di aver passato una notte in bianco era appena attutita dalla caffeina ingerita, ma Harry sapeva bene che sarebbe crollato molto presto. Saltò le lezioni e decise di completare la sua opera. Si stiracchiò le braccia e lasciò che le sue mani facessero la solita magia.

"L'Addio"
Harry Edward Styles,
olio su tela,
50×40

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La mia vita è tipo un casino.
Non odiatemi per il ritardo vvb❤
Byeee

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