My dream come true

By Captainwithoutasoul

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Le uniche cose che mandano avanti Sarah con i cavalli, dopo dieci anni, sono la grinta e la voglia di non arr... More

Premessa
Personaggi & Trailer
Il maneggio di Michele
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
È la fine?
Missing Moment - Il compleanno di Sarah

Capitolo 17

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By Captainwithoutasoul

Quando comunicai a Michele la mia decisione di voler montare Tramontana in hackamore, il mattino dopo, lui mi rivolse un sorriso divertito.

«Qualcuno qui è rimasto scioccato dalla scena di ieri, eh?» mi canzonò, bloccandosi dall'ordinare le briglie, in selleria.

Io evitai il suo sguardo, punta nel vivo.  

«Un po'» ammisi alla fine, sospirando. 

Visto come Tramontana aveva reagito al morso, avevo pensato che l'hackamore, che lasciava libera la bocca, rappresentasse un buon compromesso.

Michele scrollò le spalle. «Per me non c'è problema. Ma voglio che tu sappia una cosa.» Distolse definitivamente l'attenzione dalle imboccature per rivolgersi a me. «Tramontana ieri ha tirato fuori il peggio di sé, ma era l'unico modo che avevamo per farle testare i finimenti in modo indolore, dopo averglieli fatti vedere e annusare.» Fece una pausa. «Non sono tutti come noi, lo sai, vero?»

Ripensai a quello che avevo formulato il giorno prima, osservando Deborah e Wind, e annuii.

«C'è chi non perde tutto questo tempo. Chi schiocca un morso in bocca ad un puledro e pretende che lui lo accetti. Gli distruggerà la bocca? Probabile, ma non gli interessa.» 

Michele aveva serrato i pugni e il suo tono si era fatto sempre più concitato. Dovevano essergli tornati in mente dei ricordi non esattamente piacevoli. 

«Quanta gente ho visto comportarsi così. Non puoi neanche immaginare, Sarah...»

Rimasi in silenzio, non sapendo cosa replicare, ma Michele si riscosse subito, scuotendo la testa. 

«Ma non era questo che volevo dirti. So che queste alternative all'imboccatura vanno molto di moda, soprattutto tra gli animi più sensibili...» Si interruppe per lanciarmi un'occhiata, e gli risposi con una linguaccia. «Ma non significa che facciano meno male di un morso. Anzi, alcune, se usate nel modo sbagliato, sono persino peggio. Come l'hackamore.»

Si interruppe per voltarsi verso le briglie appese al muro e, dopo una rapida ricerca, estrasse da quell'intrico di redini e imboccature proprio un hackamore. Mi indicò la spessa fascia di cuoio che dominava la testiera.

«Questa qui fa pressione sul naso. Sai che il naso è la parte più delicata del muso del cavallo? Soprattutto nella parte cartilaginea.»

Deglutii. Di colpo l'idea di usare l'hackamore con Tramontana, che tirava a tutto spiano, non mi parve più una grande idea. Di fronte alla mia reazione, l'espressione sul volto del mio istruttore si addolcì.

«Se la vuoi usare con Tramontana, non ho nulla in contrario. Quello che voglio dire è che, a prescindere dall'imboccatura che scegli, devi essere delicata. Usare un hackamore, un bosal o una bitless non ti autorizza a strattonare il cavallo solo perché non ha un ferro in bocca, intesi?»

Si era di nuovo accalorato e, dopo un momento, scosse la testa ridendo. «Scusami, Sarah. È che non puoi neanche immaginare ciò che ho visto...»

****

La lezione con Tramontana di quella mattina - senza hackamore - era andata benone. Vedendola rispondere così bene, avevamo persino provato qualche barriera e cavalletto sia al trotto che al galoppo. La cavallina era decisamente più a suo agio rispetto alle prime volte che la montavo.

Vista la sua enorme sensibilità, ventilavo sul serio l'idea di provare a montarla con una testiera senza imboccatura, in futuro, ma prima volevo assicurarmi che fossimo davvero in sintonia. Tramontana si fermava al mio fischio e accelerava l'andatura ad uno schiocco di lingua, ma avevamo ancora molto da fare. Michele aveva ragione: una testiera "alternativa" era impegnativa al pari di un filetto.

Mentre spazzolavo Tramontana, più tardi, riflettendo sulle parole del mio istruttore, vidi Deborah corrermi incontro. La cavallina drizzò le orecchie nella sua direzione, nient'affatto spaventata.

«SARAH!»

«Che c'è?» chiesi, sorpresa, alzando gli occhi dal mantello lucido di Tramontana.

Deborah saltellava, la lunga coda di cavallo bionda che ondeggiava da ogni parte. «Michele ha detto di sì!»

Spalancai la bocca e la striglia mi cadde di mano, rimbalzando sul terreno. «Michele ti fa montare Wind?»

La ragazza fece un sorriso a trentadue denti. «Sì! Oggi pomeriggio!»

«Non ci credo!» esclamai, lasciando perdere la toeletta di Tramontana per correre ad abbracciarla.

Il grande giorno era infine arrivato. Ero così felice per lei! Mi pareva impossibile che ci fosse stato un momento, tante settimane prima, in cui avevo espresso i miei dubbi riguardo a quella decisione presa da Michele. Ma come al solito, il mio istruttore ci aveva visto giusto: il lavoro che Deborah aveva fatto con il grigio era impressionante e Wind era diventato un altro cavallo da quando lei l'aveva preso in fida. Sapevo perfettamente come si sentiva: era il coronamento di un sogno.

Nello stringerla tra le braccia mi resi conto che riuscivo a sollevarla, tanto era esile e leggera. Non dissi nulla, ma sperai nel profondo che Wind si comportasse bene con quello scricciolo.

«Sono sicura che presto anche tu potrai montare Killer» mi assicurò lei, quando sciolsi l'abbraccio.

Le sorrisi. «Speriamo.» Poi, colpita da un pensiero, aggiunsi: «Oggi dovrei girarlo con la sella!»

Deborah sgranò gli occhi. «Davvero?»

«Sì, ma penso che rimanderò a domani» mormorai e, di fronte alla sua espressione confusa, mi affrettai a spiegare: «Non mi perderei la tua prima volta in sella a Wind per nulla al mondo!»


Michele non aveva nulla in contrario all'idea di rimandare il lavoro di Killer all'indomani. Anzi, in quel modo avrebbe potuto darmi una mano, visto che quel giorno era tutto preso da Deborah e avrei dovuto cavarmela da sola. Ero abbastanza sicura che ne sarei stata in grado, perché ormai tra me e Killer c'era qualcosa che avrei persino potuto definire intesa, ma essere seguita da Michele mi infondeva una sicurezza che da sola non possedevo.

Dopo pranzo le ragazze, venute a sapere dell'evento in serbo per quel pomeriggio, si erano affollate intorno al tondino. Qualcuna di loro mi chiese persino notizia del mio addestramento con Killer. Non ricordavo che nessuno me l'avesse mai chiesto prima d'allora e, con un certo stupore misto a soddisfazione, dissi loro che anche per il baio si avvicinava il momento di essere montato.

Dopo aver chiacchierato un po', mi diressi in direzione delle poste, stentando a credere a quello che era appena successo. Ero così poco abituata a parlare con le altre che non mi pareva vero.

Sorridendo tra me e me, mi avvicinai a Wind, legato a due venti che, vedendomi, drizzò le orecchie. Il suo mantello grigio era immacolato, la criniera nera lucida e pettinata. Aveva indosso una coperta rossa e la vecchia sella nera di Rocket.

La fronte di Deborah fece improvvisamente capolino dal garrese del grigio, facendomi trasalire. La figura della ragazza era completamente nascosta dalla mole del suo cavallo.

«Ci sono quasi» mi informò. «Ho appena finito di stringere il sottopancia.»

Si avviò saltellando verso la selleria, in modo così buffo che non riuscii a trattenermi dal ridere. La ragazza uscì pochi attimi dopo con in mano una testiera nera.

«Vuoi una mano?» le chiesi, quando si avvicinò al muso di Wind.

«No» disse, con un tono che tradiva l'orgoglio. 

La lasciai fare, non potendo fare a meno di notare quanto fosse migliorata. Aveva acquisito una nuova sicurezza, sicuramente frutto del suo lavoro con Wind. Erano cresciuti moltissimo entrambi.

Con poche, precise mosse, Deborah fece aprire la bocca a Wind, gli infilò rapidamente il filetto, agganciò capezzina e sottogola e passò le redini dietro le orecchie del grigio. Quindi si chinò per afferrare il cap, in terra accanto al beauty.

Quando incrociò il mio sguardo, le lessi chiaramente in faccia tutta l'emozione che provava.

«Allora, sei pronta?» Michele, comparso alle mie spalle, si rivolse a Deborah.

Lei saltellò sul posto, senza riuscire a trattenere un gridolino.

«Direi di sì» commentai ed il nostro istruttore ridacchiò.

«Slegalo allora» la incitò lui e, mentre la ragazzina bionda si accingeva a fare come richiesto, lui le si avvicinò e si chinò fino ad arrivare alla sua altezza. «Deborah, so che sei emozionatissima e lo capisco. Ma mi raccomando, cerca di essere tranquilla in sella, per non agitare Wind» le spiegò pazientemente, con lo stesso tono di voce con cui le avrebbe confidato un segreto.

Suscitò l'effetto sperato: con uno scatto repentino, Deborah si fece tutta seria e condusse Wind lungo il vialetto senza più saltelli. A vederla muoversi meccanicamente, con movimenti lenti e misurati, mi ricordò un robot.

Scossi la testa, vagamente divertita, e mi avviai insieme a Michele verso il tondino.

Una volta arrivata, mi unii alle ragazze, sedute sulla panchina o appoggiate alla staccionata, e attendemmo emozionate che Deborah entrasse nel tondino con Wind e che Michele lo chiudesse.

Il nostro istruttore la aiutò a controllare il sottopancia e poi a salire in sella.

Osservammo la scena con il fiato sospeso. Nel percepire di colpo un peso sopra di sé, Wind ebbe un fremito, ma l'attimo dopo tornò immobile. Michele lo accarezzò sul collo, complimentandosi con lui a voce bassa quindi, senza mai lasciare le redini, aiutò Deborah a regolare gli staffili.

«Vanno bene?» domandò infine, dopo che la ragazzina si fu sollevata sull'inforcatura.

Lei fece segno di sì e a quel punto, lentissimamente, Michele lasciò le redini e fece un passo indietro, mentre la ragazza spronava appena Wind.

Nessuno disse una parola. Il grigio mosse lentamente un passo, poi un altro e dal centro si avviò verso il perimetro del tondino. Procedeva piano, in un modo che, se non avesse avuto degli zoccoli, avrei senz'altro definito in punta di piedi. Era misurato, appena instabile, come se procedesse così lentamente per paura di sbagliare qualcosa. Mi fece sorridere.

Deborah era concentratissima, mentre sedeva rigidamente sulla sella, lo sguardo fisso davanti a sé. Non potei fare a meno di notare che appariva ancora più piccola sopra di lui.

«Rilassati, Deborah.» La voce di Michele ruppe il silenzio.

La ragazza fece un respiro profondo, come se avesse trattenuto il fiato fino ad allora, e probabilmente era così. Giro dopo giro, la sua tensione si allentò visibilmente, e iniziò a muovere il bacino seguendo il movimento di Wind.

«Bene così» disse Michele. «Prima sembravi un ciocco di legno!»

Sul viso concentrato di Deborah comparve l'ombra di un sorriso. Wind camminava senza problemi e vidi che anche lui acquisiva sempre più confidenza man mano che avanzavano.

Quando Michele propose a Deborah di cambiare giro, una ruga di preoccupazione increspò la fronte della ragazza. Quando aprii la redine, notai che la mano le tremava.

«Sta' tranquilla» mormorò Michele con dolcezza.

Deborah, sempre con la redine aperta, premette leggermente con il tallone sul costato di Wind ed il cavallo ruotò prima la testa e poi il resto del corpo nella direzione indicata. Ripresero al passo dal lato opposto e, nel vedere come Wind la stava ascoltando, il volto della ragazza si era rilassato. Vidi che Michele sorrideva soddisfatto, le braccia incrociate sul petto.

La tensione si era allentata anche tra di noi e le ragazze, dopo l'iniziale silenzio religioso, avevano preso a mormorare a bassa voce.

«È bravissimo» mormorò Monica, accanto a me.

«Già» convenni, tornando a guardare Wind. 

Era incredibile quanto il carattere influisse sul comportamento dei nostri cavalli: da quel che sapevamo su di lui, Wind era stato domato in modo approssimativo, grossolano e talvolta anche violento. Eppure, grazie al suo carattere fondamentalmente tranquillo, aveva accettato la sella ed una persona sopra di essa senza problemi. Pensando a come aveva reagito Tramontana che, al contrario, era stata trattata amorevolmente fin da puledra ma aveva un caratterino niente male, mi sfuggii un sospiro. Senza neanche nominare Killer...

Vedendo la mia espressione sconsolata, Monica mi diede di gomito.

«Su con la vita! Tra poco toccherà anche a te.»

«Non ne sono così sicura» ribattei, spiegandole il mio ragionamento e strappandole una risata.

Wind si immobilizzò, drizzando le orecchie nella nostra direzione, e Michele ci lanciò un'occhiataccia. Entrambe ci zittimmo all'istante.

Deborah diede di gambe e il grigio riprese a camminare tranquillo. Fu in quel momento che vidi Michele trasalire e portarsi una mano nella tasca dei jeans, da cui estrasse il cellulare. Stava fissando lo schermo e aveva corrugato la fronte.

Io mi affrettai a riportare lo sguardo su Deborah e Wind, nell'eventualità che succedesse qualcosa mentre l'istruttore era ancora distratto dal telefono, ma tutto sembrava filare liscio.

Quando mi voltai di nuovo verso Michele, vidi che mi stava fissando. Sorrideva.

«Sarah!» bisbigliò poi emozionato, sforzandosi di tenere la voce bassa. Diede un'occhiata a Deborah e Wind e quindi avanzò nella mia direzione.

«Che c'è?» chiesi, sinceramente stupita.

«Ho una cosa per te» disse in tono neutro, allungandomi il cellulare attraverso la staccionata. Quindi tornò al centro del tondino, un attimo prima che Deborah passasse con Wind nello stesso punto.

Confusa, abbassai gli occhi sullo schermo. Era un video e dall'anteprima vidi che si trattava di una gara di salto ostacoli. Piuttosto pomposa, anche, a giudicare dalla magnificenza del campo e dall'eleganza formale con cui erano vestiti sia i giudici che il pubblico sulle tribune.

Feci partire il video, continuando a non capire, e in basso a destra si materializzò una scritta che mi fece intendere che ci avevo visto giusto: era un concorso nazionale, tenutosi il giorno prima.

Fu solo quando nel campo apparve il binomio protagonista del video che finalmente capii.

Avrei riconosciuto ovunque quel manto color miele, quella coda bionda e quella magnifica criniera, che per l'occasione era stata raccolta in tante piccole cipolline.

Ma soprattutto quel muso dolce che, vidi con il petto gonfio d'affetto, era il ritratto della felicità, prova che Honey stava facendo esattamente ciò per cui era nata: saltare.

E non c'era niente che le riuscisse meglio. Dopo che la sua cavallerizza ebbe concluso il saluto, Honey scattò in avanti, con un guizzo così rapido che la giovane fu costretta ad aggrapparsi alla sua criniera. La cavalla divorò gli ostacoli uno dopo l'altro e mi accorsi, mentre i muscoli guizzavano in fuori ad ogni salto, di quanto fosse diventata robusta. Sembrava in perfetta salute e, più di ogni altra cosa, sembrava serena.

Honey e la sua amazzone conclusero il percorso in tempo record. Netto.

Alzando la testa, vidi che Michele continuava a fissarmi e mi affrettai a distogliere lo sguardo. Non volevo che vedesse che avevo le lacrime agli occhi.


IN FOTO: Honey durante il concorso.

Ciao! Eccomi di ritorno :)

Mi scuso se questi capitoli sono più brevi dei precedenti, ma dal momento che ci stiamo avvicinando alla conclusione *rullo di tamburi* preferisco "spalmare" gli eventi più importanti su più capitoli, anziché raggrupparli tutti in un uno. Facendo un calcolo, la storia dovrebbe concludersi con il capitolo 25. Chissà! Per lo stesso motivo, dato che ero indecisa tra due foto (e me ne rimangono amcora un sacco super carine :c) ho deciso di pubblicare l'altra qui... quindi eccovi Wind.

Non fateci caso. 

In questo capitolo Sarah è invitata a riflettere da Michele e osserva Deborah montare Wind per la prima volta, fantasticando su quando toccherà a lei. Infine abbiamo un ritorno in scena di Honey, anche se solo telematico, che fa scendere una lacrimuccia a Sarah.

Spero vi sia piaciuto e a presto!

Captainwithoutasoul.

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