𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝...

Bởi MrsWeasley6

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[DAL TESTO]: Prese una manciata di colori e li sistemò sulla sua tavolozza. Voleva imprimere in quella tela b... Xem Thêm

𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏: 𝐈𝐥 𝐏𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐: 𝐋𝐚 𝐂𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑: "𝐈𝐥 𝐝𝐢𝐩𝐢𝐧𝐭𝐨"
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 4: "𝐋'𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨"
Capitolo 5: "L'accordo"
Capitolo 6: "Il Primo Ricordo"
Capitolo 7: "The Touch"
Capitolo 8: "Vecchi dolori"
Capitolo 9: "Incontrollabile"
Capitolo 10: "L'inizio"
Capitolo 12: "Ian"
Capito 13: "Amor Proprio"
Capitolo 14: "Sensi di colpa"
Capitolo 15: "L'amore"
Capitolo 16: "Equilibrio"
Capitolo 17: "Il Destino"
Capitolo 18: "La Famiglia"
Capitolo 19: "La Fine"
Capitolo 20: "Il Dopo"
Capitolo 21: "Φαρμακον"
finale alternativo

Capitolo 11: Il Bacio

407 31 35
Bởi MrsWeasley6

●Thinking out Loud - Ed Sheeran
●Moonlight - Ariana Grande
●Carry You - Ruelle ft Fleurie

"We had the stars
You and I
and this is given only once"

Alla fine la ebbe vinta Louis. Aveva insistito per trovare qualcosa da fare durante le mattine in cui il riccio non sarebbe stato a casa, per via dell'Università o per i pochi turni alla caffetteria dell'Accademia. L'istituto offriva infatti lavoretti occasionali per i ragazzi disponibili, in modo che potessero portarsi anche qualcosa a casa di soldi oltre ad un immenso carico di lavoro. Perciò Harry quel pomeriggio decise di accompagnarlo in giro, in cerca di una qualsiasi cosa che potesse catturare la sua attenzione e che naturalmente non fosse troppo costosa. Pensandoci Louis non aveva nemmeno un telefono, ma quando Harry gli aveva spiegato a cosa servisse, il liscio aveva sorriso e con la sua tipica leggerezza aveva scrollato e le spalle dicendo
<<Non credo possa servirmi un mezzo di comunicazione quando non devo comunicare con nessuno>>.
Il riccio non aveva insistito oltre.

Quel pomeriggio non era proprio soleggiato. Le nuvole di marzo lasciavano poco spazio al calore dei raggi giallastri, avvolgendo ogni cosa di uno strano filtro grigio, nostalgico. Harry si strinse nel suo cappotto quando una folata di vento gli colpì il volto. Quegli sbalzi di temperatura non li avrebbe mai apprezzati. I negozi erano aperti, ma erano davvero poche le persone che passeggiavano nel marciapiede tantomeno quelle interessate a fare compere. Occhi verdi non potè non notare quanto tutti fossero seri, sicuri, diretti verso una meta a lui sconosciuta. Sembrava quasi che quel grigiore del cielo coinvolgesse anche l'umore della maggior parte di quella gente. Si voltò al suo fianco trovando il più basso sorridente e beato. Passeggiava dondolando le sue braccia, con fare spensierato. Quasi come se si trovasse sotto una parte di cielo diversa, dove solo il sole e l'azzurro potevano raggiungerlo. Non si accorse di aver cominciato a sorridere solo guardandolo. La sua pelle bronzea che veniva carezzata dai suoi occhi verdi appariva morbida e intoccabile, troppo bella per essere vera.

Troppo bella per essere vera.

Harry abbassò lo sguardo sulle sue mani, ficcate nel cappotto. Aveva pensato questa definizione così spesso da quando lo aveva visto per la prima volta. Ogni cosa che lo riguardava sembrava troppo semplicemente per essere. Lasciò scivolare una mano fuori dal calore del tessuto lasciandola libera lungo il fianco. Le sue dita vennero sfiorate dalla brezza fredda, finché un calore familiare intrecciò le dita con le sue. Louis incontrò il suo sguardo e aumentò l'intensità del suo sorriso, facendo comparire le tipiche rughette attorno ai suoi occhi. I suoi anelli freddi contrastavano con la pelle liscia e calda del più piccolo, ma questo non sembrò importare a nessuno dei due. Fu in quel momento, che ritornando a volgere l'attenzione in modo parziale sulla strada che capì dove doveva andare.
Si fermò di colpo, facendo quasi cadere Louis dallo strattone che per errore gli dette. Non ebbe tempo di scusarsi, virò a destra dentro un vicolo quasi abbandonato, se non per un bar quasi vuoto.

<<Dove stiamo andando?>> chiese allora Louis, corrucciato dalla confusione.

<<Fidati>> sussurrò Harry, concentrato nel ricordare la strada da percorrere. Girò un altro paio di vie a passo veloce prima di fermarsi di nuovo di botto. Questa volta il liscio gli finì di sopra, sbattendo sulla sua schiena. La sua statura era differente dal riccio anche per la lunghezza delle gambe e sicuramente per lui non era stata una "camminata veloce", ma più una corsa. Si scostò imbarazzato e Harry gli sorrise.

<<Scusa, dimenticavo che per te è difficoltoso stare al mio passo>> ridacchiò. Una nuova scintilla nei suoi occhi pieni di vita. Per la prima volta, pensò Louis, lo vedo vivo. Ma quando si voltò per guardare dove Harry lo avesse portato rimase interdetto.

<<È una..?>>

<<Libreria. Molto piccola, confusionaria e con decisamente troppi libri. Ma è l'unica che mi ha conquistato.>> Louis strinse la stretta sulle loro mani che non avevano ancora sciolto. Era un pezzo di Harry quella libreria, non c'era bisogno di spiegazioni. Bastava guardare con quale emozione la ammirava da fuori, come se stesse ritornando a casa.

<<Chissà perché mi aspettavo già che amassi leggere>> sorrise dolce il liscio. Entrarono piano nella piccola libreria, come se avessero potuto rompere quella quiete e quella calma che da subito li accolse. Alcune lampadine cadevano dal tetto, per pochi centimetri non raggiungevano la capigliatura leonina dell'artista. La luce era tenue e dorata, come certe sfumature del tramonto. I libri erano ovunque. Stipati sugli scaffali, per terra, su piccoli supporti montati sulle pareti color crema. Il loro odore riempì i sensi dei due ragazzi, che lasciavano vagare i loro occhi su ogni più piccolo dettaglio. Harry avanzò qualche passo incerto, l'espressione completamente estasiata da tutto ciò che vedeva. Era tutto così rustico, ma allo stesso tempo elegante e pieno di qualcosa che all'inizio Louis non riuscì ad identificare. Poi realizzò. Era sentimento. L'unione di tante, troppe storie, scritte su pagine e pagine ormai ingiallite da tempo, che attendevano solo di essere scoperte, di essere capite. Storie che aspettavano solo di essere ricordate nei cuori di ogni curioso che avrebbe dato loro una possibilità. Louis scivolò via dalla presa di Harry incamminandosi in un piccolo percorso disegnato per terra, lì dove nessun libro intralciava il cammino. Erano così tanti che non avrebbe mai saputo decidere quale prendere. Si guardò attorno senza sapere quanto tempo stesse realmente perdendo.

Harry poco distante da lui, di spalle, apriva un vecchio libro ormai quasi distrutto. Riconobbe dai primi versi il componimento dell'Odissea. Vecchi classici greci che nascondevano così tanto dietro ogni riga, che in pochi riuscivano a capire. Lasciò le sue dita vagare e toccare ogni copertina, ogni pagina scoperta, godendosi la situazione di comprensione che traeva da quelle tragedie. Da piccolo si era sempre chiesto se forse la sua vita fosse un racconto e lui non fosse un protagonista. Era un eroe come l'Achille di Omero o forse un reietto come il Mazzarò di Verga? E la sua storia era piena di avventure e magia o di verità opprimenti e disgrazie? Ma soprattutto, quante pagine aveva?
Chiuse gli occhi lasciando affiorare un sorriso a fiori di labbra. Erano pensieri così strani. O forse erano troppo giusti per essere compresi? Fu riportato alla realtà da un lieve sussurro. Confuso cercò con lo sguardo Louis e lo trovò posto di profilo, con un libro fra le mani e gli occhi incollati al suo interno.

<<Haz, vieni>> sussurrò ancora, completamente rapito per distaccare i suoi occhi dalle pagine e notare che il riccio era già accanto a lui.

<<Cosa hai trovato?>> il silenzio che avvolgeva il rumore di quei libri era un qualcosa di sacro che non andava interrotto. Per questi motivo entrambi mantennero un tono di voce molto basso, assorti da tutto l'insieme.

<<Credo sia un libro di poesie.>>

<<Credi?>> Louis voltò con delicatezza la pagina che aveva appena finito di leggere.

<<Non trovo nessuna prefazione, nessun titolo. Sembra che qualcuno l'abbia nascosto sotto una montagna di altri libri scritti in una lingua strana...è arabo secondo te?>> Harry soffocò una risatina scuotendo la testa.

<<No no, la lingua strana di cui parli è greco. Sono libri molto antichi, molti sono scritti anche in latino>> il più piccolo annuì rapito, fissandolo con i suoi occhi azzurri come lapislazzuli.

<<Oh>> ritornò a guardare il piccolo libro parecchio danneggiato dal tempo e dal fatto che fosse davvero stato stipato poco accuratamente.

<<Possiamo prenderlo Haz?>> chiese dopo qualche attimo. Harry gli baciò una tempia

<<Ti ho portato qui per questo.>> il profumo della colonia del riccio si fuse con l'odore di agrumi del più piccolo. Louis gli riprese nuovamente la mano e si lasciò guidare ancora più a fondo in quello strano negozietto. Arrivarono alla fine e a sinistra, quasi nascosta, si trovava una vecchia scalinata di legno chiaro a chiocciola che portava ad un piano superiore. Erano pochi gradini, circa sei, ma lo spazio era molto piccolo e anche in quel caso alcuni libri erano ai lati di ogni scalino. Con attenzione i ragazzi percorsero quel piccolo ostacolo, uno dietro l'altro, posando le loro mani sul corrimano sottile anch'esso in legno. Il nuovo spazio era identico al primo, solo più piccolo e con meno libri. Stessa luce, stesse lampadine pendenti dal tetto, stesso odore. Ma una piccola scrivania era proprio di fronte loro. Harry si avvicinò a questa, percorrendo senza libri di mezzo il pavimento. Louis gli fu dietro subito e posò piano il quadernino sulla scrivania. Era tutto legno chiaro e vagamente antico, ma il ragazzo lo apprezzò in un modo che non avrebbe mai immaginato. Dopo poco spuntò da una porticina, che occhi azzurri non aveva notato, una donna.
Non sembrava molto anziana, ma nemmeno troppo giovane. Aveva lunghi capelli castano scuro, lisci come spaghetti, lunghi fino al punto vita. Una fascia senape in testa che separava alcune ciocche più corte che le incorniciavano il viso dal restante. Un paio di occhiali sottili dorati dietro la quale due occhi color nocciola sereni li scrutava curiosa. Il volto magro, le guance rosee e un sorrisetto compiaciuto fra le labbra poco carnose. Li raggiunse posando sul bancone altri libri vecchi e rilegati in pelle scura, poi si aggiustò la giacchetta di lana color crema che lasciava intravedere sotto una canotta scura. Scostò lo sgabello che stava dietro il legno e si aggiustò in un gesto quasi automatico i suoi occhiali sul naso. A Louis parve di scorgere dei jeans blu aderenti, ma non vi prestò attenzione.

<<Giulia>> espirò Harry. La ragazza sembrò riconoscerlo perché fece il giro della scrivania e lo abbracciò di getto. Sulle punte di quelli che erano stivali di pelle nera parecchio alti.

<<Harry, da quanto tempo>> una mano della donna si posò sulla sua cute, come si fa con i bambini piccoli. Uno strano accento traspariva dalle sue parole. Il più alto sciolse l'abbraccio, indietreggiando per allungare il braccio e invitare Louis ad avvicinarsi.

<<Giulia, lui è Louis. Louis, lei è Giulia, una mia vecchia amica.>> Giulia schiaffeggiò amichevolmente il braccio del più alto scherzosamente

<<Vecchia tua sorella>> poi sembrò illuminarsi <<oh sproposito come sta tua sorella Gemma?>> chiese mentre si avvicinava alla figura di Louis abbracciandolo nello stesso modo di prima. Era indubbiamente molto affettuosa. Uno strano calore scaldò il petto di Louis. Gli amici di Harry lo accoglievano sempre così bene.

<<Bene, continua la sua vita in italia vicino a mamma>> La donna annuì comprensiva.

<<Beh salutamele quando la risenti. Ma adesso passiamo alle cose veramente importanti>> i suoi occhi dalle mille sfumature color nocciola si posò sulla figura minuta che aveva appena conosciuto.

<<Louis, è davvero un piacere conoscerti. Mi sorprende che Harry ti abbia portato qui, di solito non permette a nessuno di accompagnarlo qui, mai>> continuò lei. Il riccio mosse i suoi capelli imbarazzato.

<<Lui è diverso>> borbottò ad occhi bassi, con l'intenzione forse di non farsi sentire da nessuno. Ma per Louis quelle parole rimbombarono fra le pareti come fossero state urlate. Giulia sorrise ancora, notando la sua timidezza.

<<Oh ne sono certa>> incrociò le braccia e si sedette in un angolo del bancone, l'espressione di chi sa già tutto, ma vuole giocare un po'.

<<È fantastica. La libreria intendo, è davvero bellissima.>> aveva intuito fosse lei la proprietaria ed il sorriso che gli rivolse dimostrò che aveva a tuo ragione.

<<Grazie tesoro, sono contenta che ti piaccia. È parte di me tutto questo, ed anche parte di Harry>> Louis sorrise, una scintilla di curiosità per quella strana parola con lui lo aveva chiamato. Tesoro. Harry parve accorgersene che subito spiegò.

<<Giulia è italiana>> Louis socchiuse la bocca per la sorpresa. Se ci pensava Giulia sembrava davvero la tipica italiana affettuosa, solare e piena di vita. E dopo ciò che aveva visto al piano inferiore, anche piena di storia in un certo senso.

<<Com'è l'Italia?>> la donna mosse il piede avanti e indietro e lo guardò divertita.

<<L'Italia bisogna vederla per capirla. Ogni più piccolo luogo può insegnarti molto. Comunque credo che Harry sarà contento di parlartene, dico bene?>> chiese retorica spostando la sua attenzione al riccio. Il più alto si sentì un po' in colpa per non aver pensato prima di parlare a Louis della terra in cui era in realtà cresciuto, ma si ripromise che gliene avrebbe parlato e si sarebbe sforzato di rispondere a tutte le sue domande, giusto per farsi perdonare.

<<Allora avete trovato qualcosa di vostro gradimento?>>

Louis annuì e indicò il quadernetto che aveva posato sul bancone. Giulia si sporse e lo afferrò, la sua espressione era sorpresa ed emozionata. Alzò lentamente il viso per guardare il giovane dai profondi occhi azzurri. <<Dove l'hai trovato?>> domandò. Louis non potè non pensare che la donna fosse davvero molto espressiva e che fosse facile capire cosa le stesse passando per la testa.

<<Era sotto alcuni libri scritti in greco>> lanciò un'occhiata a Harry che sorrise timidamente <<mi ha incuriosito e ho già letto alcune pagine. Sono delle poesie molto belle, quindi...ecco ho pensato di prenderlo>> alzò le spalle con facilità. Giulia scese dal bancone facendo leva sulle mani e si avvicinò a lui.

<<Louis>> pronunciò lentamente <<ti piacciono davvero?>> inclinò il volto, presa da quella che sembrò commozione.

<<Sono le mie. Le ho scritte io>> spiegò dopo aver visto Louis annuire e Harry farsi più vicino a loro. <<Se hai deciso di dare a loro un' opportunità non posso che ringraziarti. No Harry->> fermò il ragazzo che stava per estrarre il portafoglio <<ve lo regalo. Anzi, te lo regalo Louis. Spero che tu possa trarre qualcosa di concreto dalle mie parole. Sei un bravo ragazzo>> così disse per poi ritornare più sorridente di prima. Una piccola fossetta nella sua guancia sinistra che emanava tanta dolcezza.

Abbracciò i due ragazzi, bisbigliando all'orecchio di Harry <<Non lasciatelo scappare. Lo vedo nei suoi occhi che è speciale>> certa che il ragazzo in questione fosse troppo distratto per sentirli.

Lasciare quel posto e ritornare nelle fredde strade di Londra era uno shock. Louis rabbrividì notando che il cielo era ancora più scritto e minaccioso di prima. La pioggia minacciava di scendere da un momento ad un altro. Il più piccolo si aggrappò al braccio del più alto e cominciarono a camminare.

<<Ti prego ritorniamo lì dentro.>>

Occhi verdi rise gettando il capo all'indietro.
<<Quel posto crea assuefazione, dobbiamo stare attenti>> ridacchiarono entrambi e affrettarono il passo per non beccarsi la pioggia. Arrivarono a casa giusto in tempo, dato che proprio qualche minuto dopo cominciò a grandinare.

<<Magari la prossima volta prendiamo l'auto, si?>> fece retorico Harry, togliendosi il cappotto e guardando Louis fare lo stesso. Il suo maglioncino marrone sembrava quasi far risaltare il caramello dei suoi capelli.

<<Niall sei a casa?>> si diresse verso il salone e non vi trovò nessuno.

<<Sarà con Melissa>> ipotizzò occhi azzurri <<senti credo che adesso salirò in camera a cambiarmi e leggerò un po' le poesie di Giulia, ti spiace?>> Harry non rispose subito. Si sembrava di star vivendo un déjà-vu. Loro due che insieme tornano a casa leggeri e felici, Louis che vuole salire in camera a cambiarsi mentre fuori fa buio e lui rimane in cucina per preparare la cena. Si chiese se potesse essere così per sempre.
Ignorò la vocina nella sua testa che gli ripeteva: il per sempre tu non lo vuoi, giusto? Si riprese in tempo per annuire senza far notare al liscio di essersi perso, nuovamente, in se stesso.

<<Okay, bene>>. E così fu.
Harry preparò la cena e dopo circa un'ora entrambi erano a tavola da soli.

<<Mando un messaggio a Niall. Voglio assicurarmi che sia da Melissa>> il tempo fuori si faceva parecchio brutto e sperava davvero che il biondo fosse tranquillo e al sicuro.

<<Haz sei proprio una mammina premurosa>> lo prese in giro il più basso.

<<Mi preoccupo alle persone a cui tengo, mio caro>> ribatté stizzito. Louis scosse la testa fingendosi esasperato. In quei momenti gli ricordava sua sorella Gemma che lo prendeva bonariamente per i fondelli quando Harry si fissava su qualcosa. Era ancora così.

<<Come conosci Giulia?>> Harry versò un po' di vino nei loro bicchieri prima di rispondere.

<<Lei è stata la mia prima amica qui a Londra, a parte Niall ovviamente. Anche lei si era trasferita qui dall'Italia per varie ragioni.>> scosse la testa ricordando come la donna raccontasse sempre con rammarico l'aver dovuto abbandonare la sua terra fatta di sole e mare per una città fredda e piena di neve<<Finì per caso nella sua libreria, in realtà stavo cercando un bar più appartato dove starmene tranquillo e non volevo andare sempre nello stesso. Volevo conoscere più posti. Alla fine entrai in questa piccola libreria e beh come hai potuto notare fare amicizia con Giulia non è poi così difficile.>> alzò le spalle prendendo un sorso di vino.

<<Si è vero, sembra molto simpatica. Ma come conosce tua sorella?>> Louis infilò un pezzo di carne in bocca guardando curioso il riccio.

<<Gemma e mia madre sono venute qui qualche volta. Le ho portate in giro e per caso ho incontrato anche lei. Hanno fatto subito amicizia e adesso quando Gemma viene a trovarmi, la libreria di Giulia è una tappa fissa.>> gli sembrava ieri quando avvenne quell'incontro. Erano tempi ancora incerti per lui e per il nuovo inizio e una figura come quella di Giulia lo aveva aiutato a stabilizzarsi.

<<È una cosa bella. Suppongo sia raro trovare persone come lei>> Harry glielo confermò. Al mondo c'era molto male, ma c'erano anche delle persone come Giulia che ti facevano credere che forse il mondo non faceva poi così schifo.

<<Si, sono stato fortunato>> e ci credeva davvero. Aveva Niall, Liam, Giulia e, a modo suo, anche Zayn. Se i veri amici erano rari, lui era davvero molto molto fortunato.

<<Mi ci porterai un giorno?>> chiese Louis mentre spostavano i piatti sporchi nella lavastoviglie. Harry non aveva voglia di lavarli, per la prima volta dopo tempo.

<<Dove?>> chiese, chiudendo l'elettrodomestico in funzione.

<<In Italia>> rispose semplicemente il più basso. Harry non seppe dirgli di no, a quanto appare farlo non era il suo forte. Si limitò a scrollare le spalle.

<<Magari un giorno>> Louis sembrò tuttavia contento di quella mediazione, immaginando che in quella terra era successo qualcosa che ancora faceva male ai ricordi di Harry.

<<Beh nel frattempo possiamo guardare un film a tema, che ne dici?>> propose il più basso. I pantaloni della tuta grigi che gli davano un'aria casalinga.

<<Hai già in mente qualcosa?>>
Louis scosse la testa.

<<No, ma suppongo che tu abbia qualche film del cuore con sfondo l'Italia>> Harry sistemò le ultime cose, pensandoci un po' su. In realtà sapeva cosa gli avrebbe proposto, ma era divertente vedere come Louis pendeva dalle sue labbra. Notò che Niall gli aveva mandato un messaggio per rassicurarlo che si, era da Melissa e sarebbe rimasto da lui anche la notte. Sorrise felice.

<<Call me by your name>>




Non se lo aspettava, o forse si. Comunque si sorprese nel ritrovarsi Louis spalmato sul suo petto a stringere la sua maglietta.

<<Lou, non pensavo ti avrebbe fatto questo effetto>> esalò dispiaciuto. Il più piccolo aveva pianto a dirotto quando Oliver aveva lasciato Elio alla stazione ed era arrivato a profondi singhiozzi che gli spezzavano il respiro.

<<È b-bellissimo>> Harry lo aveva capito da qualche sera ormai. Louis stava a casa sua da circa due settimane ormai e ogni sera si emozionava. E parlava. Parlava di quello che provava, di quello che il film gli aveva trasmesso. Faceva supposizioni su supposizioni e congetture su i vari finali alternativi. E portava avanti sempre la sua politica del lottare per amore, la sua concezione di amori fragili. E ogni volta, ogni sera, Harry lo ascoltava e si domandava quanto in realtà in ogni pensiero ci fosse dell'unicità. Punti di vista singolari, che lo sorprendevano sempre. E quella volta si aspettava la stessa routine. Lui che gli asciugava le lacrime, che gli ripeteva che era finzione, nessuno aveva davvero sofferto -anche se anche lui sapeva bene quanto potessero essere possibili certe storie- che lo lasciava parlare, fantasticare, discutere, e che alla fine lo cullava fra le sue braccia, ignorando il suo cuore che accelerata i battiti ogni volta e la sua voglia di baciargli ogni lembo di pelle bagnato o meno di lacrime. Ma quella volta non avvenne. Louis non giudicò il regista per aver fatto finire cosi la storia, Harry non poté ribattere che in realtà doveva arrabbiarsi con lo scrittore che aveva creato tutto, perché Louis non gliene diede modo. Si sollevò dal suo petto, scostò il computer sul comodino, si allungò sul petto del giovane artista lasciando che i loro petti combaciassero e lo baciò.

Labbra su labbra. Carne morbida su carne un po' screpolata. La lingua delicata che delineava il contorno di ogni piccola piega della bocca e che approfittava della sua schiusura per infilarsi dentro. Louis mappò con una lentezza estenuante ogni dettaglio delle guance, dei denti, di ogni centimetro disponile di Harry. Si prese tutto. E lasciò che Harry prendesse. Lasciò che le mani del giovane andassero a stringere i suoi capelli e che spingessero la sua testa sempre più vicina. Non lo fermò e non si staccò per minuti interi, resistendo al bruciore dei polmoni che richiedevano ossigeno. Lasciò che per quei minuti fosse Harry il suo unico ossigeno. Perché ne aveva bisogno. Perché rivedeva se stesso in Oliver, in Sebastian e in ogni personaggio di ogni film che avevano visto insieme. O forse si rivedeva in Elio, in Mia. Si rivedeva a lasciare e a scappare. Si rivedeva nel restare e nel soffrire. E aveva paura. Non sapeva niente, ma sapeva che senza Harry non sarebbe mai stato e che mai avrebbe potuto essere. Sapeva che Harry era l'unica sua salvezza dal momento stesso in cui aveva capito che era tutto un caos e lui era rimasto. Strinse in due pugni i ricci del giovane sotto di sé e mugolò di piacere nel sentire il più grande ricambiare la sua stretta.

Harry si aggrappava a lui come se avesse paura che sarebbe sparito e per quanto ne sapeva poteva anche succedere in qualsiasi momento. Cosi come era arrivato, Louis sarebbe potuto andare via.

Avevo promesso di non amare, ma tu sei arrivato e mi hai stravolto l'esistenza.

Aveva promesso di non cedere a nessuno, ma con quell'intreccio di lingue lo aveva appena fatto. Aveva appena ceduto. Una mano si staccò dalla presa ferrea sulla testa di Louis e si spostò sul suo fianco caldo e abbronzato. La sua pelle era morbida al tatto e sembrava bruciare sotto il suo tocco delicato. Non era mai stato bravo ad amare, come avrebbe potuto farlo adesso? E se tutto ciò fosse destinato a finire? La felicità non era forse un momento, un soffio, che sparisce sul più bello riportando il dolore? Cosa stava facendo? Si stava illudendo godendo di quelle labbra? Si stava ferendo per aver trasgredito alla sua promessa? O stava facendo la cosa giusta? Un turbinio di emozioni lo travolse, dubbi, ansia, paranoie. Si sentì mancare il fiato per la paura. Fu in quel momento che Louis si staccò dalle sue labbra con un leggero schiocco. I suoi occhi blu lo fissarono a lungo e semplicemente accadde.Harry si perse di nuovo in essi e sentì le sue membra sprofondare nelle acque più blu e scure che avesse mai visto. Erano quasi nere, come il desiderio negli occhi del ragazzo. Cercò disperatamente di salire a galla, non riusciva ancora a respirare bene. Si sentiva cadere sempre più in basso, giù in quelle acque così belle, misteriose, ma che gli facevano solo tanta paura in quel momento. Ma improvvisamente un tocco alla guancia lo riportò a galla. Quelle carezze sul suo zigomo gli diedero i respiri mancanti, l'ossigeno che non aveva inalato per troppo tempo. Lo fecero ritornare a respirare. Sentiva tutto il corpo bagnato e lievemente accaldato in quelle acque scure, come il cielo di notte. Era tutto buio e lui non trovava una via d'uscita. Era sperduto in un mare immenso e sconosciuto e non sapeva come uscirne. Cosa fare per ritornare in salvo, per trovare terra, per chiedere aiuto.

Un altro tocco sui capelli, la sua ansia scivolò via come l'acqua dal suo viso quando era tornato a galla.
Un altro tocco sulle sue labbra, la sua voglia di chiedere aiuto scemò.
Un altro tocco sul petto, fino a sentire il cuore battere ferocemente nella sua gabbia toracica, si abbandonò a quelle acque. Forse non doveva chiedere aiuto, ma godere di quella grande distesa immensa. Magari doveva solo lasciarsi andare e aspettare che quelle acque lo avrebbero portato in salvo. Chiuse gli occhi e come uno schiaffo, riaprendoli, vide di nuovo il viso di Louis che lo guardava lievemente confuso. Sentì il suo viso bagnato, aveva pianto. Lo stava ancora facendo? No, non stava più piangendo. Lasciò un lungo respiro tremolante e lo guardò di nuovo, sperando di non perdersi ancora.

<<Avevi ragione>> sussurrò, l'ombra di un singhiozzo nel suo respiro tremolante. <<Ho vissuto degli amori fragili.>> lasciò che altre lacrime bagnassero il suo volto. Da quanto non si permetteva ciò? Da quanto accantonata i suoi problemi e non parlava fingendo andasse tutto bene? Come si era ridotto così?
Come ho fatto? Si chiese lasciando che, quella sera, fosse Louis a stringerlo, senza proferire parola, a tenerlo stretto per non farlo rompere. E lui lo fece. Tenne uniti tutti i cocci quella sera, perché lo sapeva. Lo sentiva: Harry era rotto dentro e nessuno lo aveva mai aggiustato davvero.

Ebbene ragazzi, capitolo notturno lol. Dato che vi voglio bene ho postato adesso, anche se tardi, così domani a qualsiasi orario voi vi alzerete troverete la mia bella notifica eheh.

Vi voglio un mondo di bene e scusate se non aggiorno tanto, ma davvero mi stanno uccidendo di compiti, altro che COVID 19.

Il primo bacio è andato, che cosa ne pensate? Mi raccomando scrivete i vostri pareri e ditemi cosa ne pensate della storia, io vi leggo e vi rispondo❤

PS. Per qualsiasi cosa sapete che potete contattarmi in privato, a me fa solo molto piacere.

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