Il Viaggio per la Libertà

By FDFlames

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[Avventura/Romance] COMPLETA Trilogia "Il Ciondolo dell'Aquila" - Libro 1 La Valle Verde era sempre stata un... More

Prefazione
Dramatis Personae
Extra: Character Cards
Pronunce e Significati
Mappa
- Capitolo Uno -
- Capitolo Due -
- Capitolo Tre -
- Capitolo Quattro -
- Capitolo Cinque -
- Capitolo Sei -
- Capitolo Sette -
- Capitolo Otto -
- Capitolo Nove -
- Capitolo Undici -
- Capitolo Dodici -
- Capitolo Tredici -
- Capitolo Quattordici -
- Intermezzo I -
- Capitolo Quindici -
- Capitolo Sedici -
- Capitolo Diciassette -
- Capitolo Diciotto -
- Capitolo Diciannove -
- Intermezzo II -
- Capitolo Venti -
- Capitolo Ventuno -
- Capitolo Ventidue -
- Capitolo Ventitré -
- Capitolo Ventiquattro -
- Capitolo Venticinque -
- Capitolo Ventisei -
- Capitolo Ventisette -
- Capitolo Ventotto -
- Capitolo Ventinove -
- Intermezzo III -
- Capitolo Trenta -
- Capitolo Trentuno -
- Capitolo Trentadue -
- Capitolo Trentatré -
- Capitolo Trentaquattro -
- Capitolo Trentacinque -
- Capitolo Trentasei -
Playlist
Ciò Che Nel Racconto Non Può Esser Detto
Premi e Riconoscimenti

- Capitolo Dieci -

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By FDFlames

Il risveglio non fu dei migliori: un'asse del tetto cadde, provocando un rumore che fece svegliare di soprassalto i sei viaggiatori, e come se non bastasse sopra di esso dormiva un gatto spelacchiato, che andò a cadere proprio addosso a Reyns, conficcando gli artigli nella gamba destra del ragazzo.

Non era nulla di grave, così il gruppo si mise presto in cammino, procedendo a passo svelto verso il fiume Reemti.

Man mano che si allontanavano dal Bosco delle Frecce, gli alberi di Wass erano sempre di meno. La foresta dorata moriva man mano che la zona diventava più ricca d'acqua, più verde e più viva.

Il problema più grande era che le foglie di Wass seccavano tremendamente presto, quindi non si poteva portarle a ovest per curare eventuali ferite; anche i frutti, pochi giorni dopo essere stati raccolti, perdevano il loro succo dolce e diventavano farinosi e insapori.

Questa volta la strada era in aperta pianura, e lontano si riuscivano a scorgere le foreste. Proseguendo verso ovest ci si alzava sempre più di quota; si dovevano prima superare le colline, poi i sentieri che si arrampicavano su per il bosco di Yede. Il Lago Rosso si trovava molto in alto, rispetto al livello del mare. La flora e la fauna sarebbero state completamente diverse, quando avrebbero raggiunto la loro meta.

«Le foreste sembrano così vicine, da qui...» commentò Aera, ammaliata alla vista di quegli alberi, molto più alti di quelli che era abituata a vedere, e che avevano una chioma di un verde scuro, che sembrava riflettere anche le prime tonalità di azzurro.

«Non saprei dirti quanto distano esattamente, ma in meno di una settimana dovremmo raggiungere la fortezza di Vyde» le disse Reyns.

«Bene, non vedo l'ora.» La ragazza sentì un brivido correrle per la schiena; si sentiva vicina a Vyde e Tavem, ed era certa che sarebbe riuscita a portare a termine il suo piano. Niente le sembrava impossibile, ora che c'era Reyns al suo fianco.

«Sicura?»

La domanda del ragazzo la colse alla sprovvista – Aera non aveva mai dovuto fare del male a nessuno.

Quel Sicura?, all'apparenza innocente, racchiudeva in realtà un'altra domanda, anzi due, e rispondervi non era facile come sembrava.

Saresti pronta a togliere la vita a un'altra persona per una causa che ritieni giusta? Conosci le disastrose conseguenze del tuo gesto?

«Sì» decise di rispondere, convinta. «Tutto il male che è accaduto alla Valle Verde... Tutto questo è opera sua. L'ultima cosa che si merita quel verme è di starsene tranquillo nella sua reggia mentre qui fuori vengono sterminati un clan dietro l'altro.»

«Certo, se ne sei così convinta...» mormorò Reyns.

Aera lo guardò storto, forse sospettosa. «Pensi per caso che Vyde o Tavem possano essere considerati meritevoli di una vita?» gli chiese, quindi.

«No, certo che no» rispose lui, alzando le spalle. «Ma sai bene quanto me che tra vivere e restare in vita c'è una grande differenza.»

Le tornarono in mente le parole di Zalcen, e le ripeté, a se stessa e a Reyns. «Se non hai una dignità, quella non è più vita, diventa sopravvivenza.»

«Esatto!» convenne Reyns, come se quelli fossero da sempre stati i suoi stessi pensieri, e le parole di Aera fossero il modo più veloce, incisivo e corretto di esprimerli.

«Quindi il tuo piano sarebbe di privarli di ogni dignità per poi lasciarli andare?» chiese la giovane, «Come se ne avessero, quei due, di dignità!»

«Mi sembra di sicuro molto più crudele di una pugnalata al cuore» rispose il ragazzo. «Ricorda, Aera, per uccidere un uomo non serve togliergli la vita, ma la ragione che lo spinge a vivere.»

Era vero, rifletté lei.

Ora che ci pensava, Reyns era molto simile a Zalcen, per certi aspetti. Non si vergognava più così tanto di averlo addirittura scambiato per lui. Entrambi erano saggi, ragionavano sul da farsi prima di agire, mentre Aera era inarrestabile, e quando aveva un'idea non c'era verso di togliergliela dalla testa.

«Ehi, piccioncini,» li chiamò Ridd, «oggi si arriva al fiume Reemti!»

La notizia rese felice Aera, che non aveva mai visto un fiume che si potesse definire tale. Ancora non si riusciva a scorgere, ma anche solo il fatto di sapere di essere vicina al Reemti faceva sentire la ragazza fiera di se stessa, come se avesse scoperto un luogo sperduto nel mondo.

«Reyns, tu l'hai mai visto, il fiume?» chiese la ragazza.

«Sì, un paio di volte, credo» rispose lui, vago.

«Ed è bello?» volle sapere lei.

«Non saprei dirti...» Reyns si passò una mano tra i capelli, sulla nuca. «È acqua che scorre e va a sfociare a nord, per quello che so. Piuttosto, il mare del sud è bello come dicono?»

«Oh, sì!» confermò Aera. I suoi occhi si illuminarono, alla menzione di quel luogo da lei tanto amato. «Quando ancora gli Ideev erano lontani, io e Zalcen passavamo i pomeriggi a guardare il mare, fantasticando di isole sperdute lontanissime dalla costa.»

«Tu e Zalcen eravate molto legati, a quanto pare» commentò Reyns, abbassando lo sguardo.

«Sì» rispose la giovane, malinconica, ripensando all'amico. «Ma non nel modo che pensi tu!» si affrettò a specificare. «Zalcen era come un fratello, per me.»

Reyns le sorrise, anche se con un velo di tristezza e rimorso che la ragazza non riuscì a spiegarsi.

Reyns non avrebbe mai potuto conoscere la sensazione di perdere un fratello: aveva perso la madre e poi il padre, e certo definirlo doloroso non era nulla in confronto a ciò che davvero aveva significato per lui, ma un fratello è qualcosa di diverso. Reyns cercò di immaginare; non aveva nemmeno un amico con cui fare un paragone. Aveva alleati, e qualcuno che in segreto avrebbe chiamato un fratello minore, ma il loro rapporto era diverso: non vi era un vincolo di fiducia, né tantomeno di sangue, ma si sentivano uniti, erano nella stessa situazione, e non si identificavano reciprocamente come nemici.

Ma non aveva niente di simile a un fratello, qualcuno che gli assomigliasse, magari, più o meno della sua età, che avesse condiviso con lui le esperienze di tutti i giorni, quelle che diventano abitudini, ricordi sepolti, immutabili, che non si riescono mai davvero a cancellare. Perdere tutto questo significa perdere una parte di se stessi. Quanto doveva essere forte, quella ragazza, per riuscire ancora a sorridere?

Forse non si sentiva particolarmente legata a tutto questo? Se fosse stato il caso, si sarebbero spiegati i suoi sorrisi, ma non la sua indiscutibile malinconia e di certo non la sua forza d'animo.

Reyns decise comunque di metterla alla prova: aveva paura del dolore, o lo affrontava e lo accettava come parte di sé?

«Aera, tu ti senti più Valliana o Orientale?» le chiese, dopo una breve pausa.

La ragazza rifletté brevemente, poi rispose: «I miei genitori saranno anche venuti dall'Est, ma non provo nessun senso di appartenenza per quelle Montagne, tantomeno per ciò che si trova oltre, e che non conosco. I miei primi ricordi li ho avuti qui, e le persone che mi circondano sono abitanti della Valle Verde, quindi alla fine mi sento Valliana anch'io.»

«Ne ero certo» disse Reyns con un sorriso soddisfatto.

«Cosa intendi dire?»

«Sapevo da ancor prima di chiedertelo che avresti risposto in quel modo. Ti sei dimostrata più Valliana di molti altri che vengono davvero da qui, quando hai deciso di intraprendere questo viaggio. Come sai anche troppo bene, in molti, in troppi, hanno finito per unirsi agli Ideev. Prendendo quella decisione, non hanno tradito solo i loro clan, ma anche l'intera Valle Verde, perché unirsi agli Ideev significa contribuire alla sua distruzione. Tu saresti potuta scappare a est, e andare alla ricerca dei tuoi genitori, invece eccoti qui, nei panni di una spia Ideev, a rischiare la vita per un regno che non è nemmeno il tuo.»

Aera sorrise e distolse lo sguardo, lusingata, ma Reyns continuò, trovando il suo arrossire adorabile e irresistibile. «È ammirevole. Verrai di certo ricordata per questo.»

«Verrai ricordato anche tu, insieme a me» aggiunse Aera, come a vendicarsi di quella dolce tortura che erano le sue parole.

Questa volta fu il ragazzo a sorridere.

Forse era solo una sensazione, forse era davvero un sogno, quello della notte precedente, ma Aera era sempre più sicura che Reyns provasse qualcosa per lei, qualcosa che andava oltre la stima e la simpatia.

Gli occhi che aveva il giorno in cui si erano incontrati erano diversi – in essi vi era più sorpresa che sentimento – i suoi occhi di ieri erano profondi, ma vacui se messi a confronto, e oggi risplendevano di una luce più viva, simile a una speranza.

Non poté evitare di fantasticare su come sarebbero stati gli occhi di domani.

Il suono dell'acqua che scorreva si faceva più forte a ogni passo che il gruppo compiva avvicinandosi al fiume. L'erba era più verde, rispetto a quella nella zona orientale; doveva essere proprio questo a dare il nome alla Valle Verde.

Osservando la linea dell'orizzonte, non si vedevano alberi di Wass, ma colline verdi, sentieri serpeggianti, e macchie più scure – i boschi. Oltre, le colline più alte, una parvenza di montagne, le foreste di un verde più scuro ancora. Faceva capolino tra gli alberi la nuda roccia del sentiero scosceso che un giorno il gruppo avrebbe percorso, ma non al completo.

Una leggera brezza spirava attraverso la vallata, trasportando il profumo dei fiori. L'estate era ormai alle porte, e a ogni passo si sollevavano nuvole di cavallette e altri insetti. Api e farfalle si alternavano sulle corolle, scappando impaurite a causa della vicinanza dei viaggiatori, come leggendo nei loro piedi pesanti delle intenzioni maligne. Ma la realtà era ancora più triste – se quei piedi avessero ucciso, non sarebbe stato per odio o per vendetta, ma per sbaglio.

«Anche il nome del fiume Reemti significa qualcosa, nella lingua Antica parlata qui?» chiese Aera a Reyns.

«Non ricordo molto bene,» ammise lui, «ma credo che abbia qualcosa a che fare con il colore verde.»

«Esatto, ragazzo. Che porta il verde, letteralmente. La parola ree significava verde, una volta, e la Valle Verde era conosciuta come Reehar» spiegò Ridd, sorridendo ai due ragazzi.

Quell'uomo era davvero simpatico, solare e gentile, e ad Aera dispiaceva che si fosse unito agli Ideev. In molti erano stati costretti dalle circostanze, per salvarsi, ma se si veniva a conoscerli – non sul campo di battaglia – erano tutti uomini al pari di ogni altro, ognuno con i propri ideali, le proprie morali e i propri valori. Li avevano accantonati per poco tempo nel momento in cui avevano preso la decisione di entrare a far parte dell'esercito di Lord Vyde, ma poi li avevano recuperati.

Ovviamente, il ricordo della propria ipocrisia sarebbe stato per tutti un tasto dolente, ma era proprio il modo in cui reagivano a quel ricordo a renderli semplici Ideev oppure Ideev al servizio di Vyde. C'era chi non sopportava di pensare al passato, e cercava di distrarsi come poteva – come Ridd – ma c'era chi invece entrava a far parte del gruppo anche dal punto di vista ideale, e andava addirittura fiero di essere un Ideev. Quelli erano i più pericolosi, i più inarrestabili, quelli senza pietà.

C'era poi una terza categoria, non molto numerosa, di chi stava lottando per scegliere da che parte stare; era una battaglia silenziosa, ma i guerrieri che la combattevano sapevano quanto il dolore fosse struggente, dovendo far fronte ai propri errori, ogni notte.

Di questi guerrieri, alcuni diventavano traditori, altri sceglievano di annuire a testa bassa e piegarsi al volere di Vyde, ma le cicatrici che quella battaglia aveva lasciato li rendevano incapaci di accettare fino in fondo i pochi valori che aveva l'Ideev ideale, che costituiva la maggior parte dei componenti dell'esercito di Vyde.

Gran poco sarebbe bastato per scatenare la rabbia di uno di questi, e costringerlo a urlare e a piangere la sua battaglia interiore, coinvolgendo tutti coloro che gli erano vicini, facendo loro del male. Lord Vyde sapeva sfruttare anche queste situazioni. In ogni gruppo si assicurava che ci fosse un Ideev fidato, in modo che tenesse sotto controllo gli altri e troncasse sul nascere ogni tentativo di ribellione.

Tuttavia, talvolta era proprio quel particolare Ideev a cedere, e in quel caso l'intera squadra avrebbe rischiato di risentirne, ma per Vyde questo non era un problema. Di sicuro c'erano altri Ideev pronti a rimpiazzare un gruppo di traditori. Non c'erano altre possibilità, capì Aera. L'unico modo per liberare la Valle Verde era reprimere la propria rabbia e i propri istinti, mentire fino alla fine, e mentire anche a se stessi se necessario.

Ridd dava l'impressione di essere un buon Ideev, agli occhi di Vyde, e la ragazza cominciò a chiedersi se fosse proprio lui il più fidato nel piccolo gruppo; si chiese quanto avesse dovuto soffrire, per diventare così, e quanto grande fosse stata la sua perdita, per rendere vana la sua identità. Era chiaro che stesse fingendo e nascondesse la sua tristezza, e quella sua maschera le ricordava di Neal, che era invece l'ideale membro di qualsiasi clan; la spalla del capoclan, un ottimista che riesce sempre a tirar su il morale a chi si sente peggio, un maestro per i più giovani e un modello da seguire per tutti.

Pensare a Neal e al clan la ferì ancora una volta, ma si faceva strada, tra le crepe sanguinanti del suo cuore, anche una speranza, a cui sentì di dover dar voce, anche se forse quel pensiero non si aggrappava a nulla, ma fluttuava nel comodo mare di impossibilità, di sogni, e di rimpianti.

«Chissà se anche altri membri del mio clan sono ancora vivi...» si chiese la ragazza.

«Credo che sia molto improbabile,» rifletté Reyns, «visto che eravate praticamente circondati ed è impossibile andare più a sud.»

«Forse alcuni si sono uniti agli Ideev, per sopravvivere» ipotizzò lei.

«Li perdoneresti, per questo?» la mise alla prova lui.

Aera non ebbe bisogno di molto tempo per riflettere sulla risposta. «Credo di sì. Insomma, è quello che stiamo facendo anche noi» mormorò.

«Noi non siamo Ideev» la corresse Reyns, con un'espressione offesa.

Aera si strinse nelle spalle, facendosi piccola, come faceva quando si preparava per una ramanzina per aver mancato di rispetto a uno degli anziani del clan senza neanche rendersene conto.

«Ne stiamo semplicemente vestendo i panni» continuò Reyns. Le mise una mano sulla spalla e, abbassando la voce a un sussurro, le disse all'orecchio: «Dentro di noi ci sono l'unico superstite del clan Lokeef e l'unica superstite del clan Knej. Ricordalo.»

Spazio autrice

Bentrovati, Viaggiatori!

Il paesaggio sembra essersi ravvivato un pochino, ma l'umore resta comunque sotto le scarpe - sono fatta così.

Che ne dite dei nuovi compagni di viaggio? L'unico simpatico per ora sembrerebbe essere Ridd, ma anche gli altri non sono poi così male come sembra (a parte Venam. Lui è antipatico e basta.).

Dunque, vi auguro buona lettura, se vorrete continuare. Anzi, a questo punto direi buon viaggio! ^-^

F. D. Flames

Ogni immagine utilizzata appartiene al rispettivo artista.

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