Amortentia. ||Drarry ff

By figliadeimalfoy

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Draco ed Harry hanno passato otto anni a Hogwarts giudicando le reciproche vite. Cosa succederebbe però se fo... More

The One Of Gold And Silver
The One When Draco Had Suicidal Thoughts
The One With The Tattoo
The One Where Harry Messed Up His Outfit
The One When Shacklebolt Had Homicidal Thoughts
The One With The Waiter In Love
The One With Condoms
The One With White Roses
The One With The Kiss
The One Where They Slept Together
The One With The Blast-Ended Skrewt
The One When Harry Told Them
The One With Smith
The One Where They All Had Bad Dates
The One When They Nearly Died
The One When Blaise And Ron Got Drunk
The One Where Pansy Slept With An Asshole
The One With The Daisy
The One With The Reunion
The One When They Found Out
The One At The Sea
The One Where Draco And Blaise Had A Sleepover
The One With The Ring
The One Where Pansy Began To Act Like A Drama Queen
The One Where They Were All A Bit Drunk
The One That Was A Mess
The One With The Bird
The One Where Franky Was About To Eat Them
The One When They Came Up With A Potentially Lethal Plan
The One With The Return Of The Blondie
The One Where Pansy Opened Ron's Eyes
The One When Astoria Got Insulted
The One Where They (almost) Saved The Day
The One After Charlie
The One With The Photo
The One When Blaise Got Actually Eaten By Franky
The One With Lindsay
The Last Night
Draco
Pansy
Hermione
Ron
Blaise
Harry
Epilogo

The One With All The Crying In The Griffyndor Tower

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By figliadeimalfoy

"Mi stai spaventando, Malfoy" fece Harry, sorridendo con l'ultimo barlume di allegria. Lo sguardo di Malfoy, in realtà, non lasciava molto spazio all'ironia. "Che cosa può esserci di così terribile?"

"Io direi di non utilizzare mai più questa frase, perché non sai mai quanto terribili possano diventare le cose" commentò Malfoy con sarcasmo.

"Qualsiasi cosa sia" il Grifondoro alzò gli occhi al cielo, mentre Malfoy scivolava sul muro fino ad arrivare a sedersi a terra. "Non riuscirà a rovinare l'ultimo giorno che passo ad Hogwarts, Malfoy. Quindi dillo e basta"

"Bene, direi di cominciare dall'inizio" fece allora Draco, appoggiando i gomiti alle ginocchia. Harry notò solo in quel momento che in lui c'era qualcosa di strano. Come se, sotto gli strati di sarcasmo e ironia che indossava per proteggersi, fosse davvero sconvolto. "Ti ricordi quel giorno di dicembre, quando Lumacorno ha avuto la brillante idea di metterci in coppia per fare quella dannatissima pozione trasfigurante? Qualcosa è andato storto, ci siamo scambiati i corpi per tre settimane, ed è più o meno per questo che adesso siamo qui a parlare. Il problema è questo" disse, serio. "Niente è andato storto. Io non sbaglio le pozioni"

"Malfoy" fece Harry esitante. Draco gli lanciò un'occhiataccia. "Qual è il problema? Tutti possono sbagliare. Non è la fine del mondo"

"Mi stai seguendo, Potter? Ho detto che non sono stato io a sbagliare, perché ho seguito alla lettera il procedimento"

"Be', allora - allora qualcos'altro è andato storto, non vedo che cosa importi adesso, dopo che - "

"Importa" fece secco il Serpeverde. "Perché invece di preparare la pozione trasfigurante, ho... Ho seguito il procedimento di un'altra pozione"

"Oh" fece Harry, senza sapere davvero cosa dire. Un'ombra passò sul suo viso, senza che potesse impedirlo, mentre il cuore iniziava a battergli più velocemente nel petto. "Quale - quale pozione?"

Draco aveva lo sguardo basso ed un sopracciglio alzato, la bocca piegata in una smorfia sarcastica."Davvero non lo indovini, Potter?"

Per un attimo Harry lo guardò senza capire. E poi, come un fulmine in mezzo alla notte, Draco vide la comprensione attraversargli lo sguardo. E il terrore nei suoi occhi. "M-ma come - questo è impossibile, Malfoy. Come -"

"Ho iniziato a capire che c'era qualcosa di strano mentre studiavo l'Amortentia per l'esame" disse Draco, passandosi una mano sul volto. I corridoi erano deserti, e l'unico rumore che riempiva i corridoi erano le urla dei Grifondoro nella Sala Comune, attenuate dai muri che li separavano. "Mi sembrava di aver già visto quel procedimento, eppure nel mio libro non c'era nulla di simile. Voglio dire..." esitò, guardandolo negli occhi. "Le pozioni potranno sembrare simili a te, ma sono infinitamente diverse l'una dall'altra. Così l'ho confrontata con altri libri, ma ho trovato niente che davvero confermasse ciò che pensavo. Fino a quando" disse, come aspettando che Harry dicesse qualcosa. Ma era troppo sbalordito per parlare. "Fino a quando Hermione non ha detto che le loro pozioni trasfiguranti non avevano cambiato colore. È stato lì che ho capito"

"Ma questo è assurdo, Malfoy" fece Harry, scuotendo la testa. Esitò qualche secondo, appoggiando la schiena al muro opposto di Malfoy con le braccia incrociate, poi si schiarí la gola. "E poi... Se abbiamo bevuto l'Amortentia, questo significa che -"

"Non l'Amortentia, non proprio" specificò Draco, con un tono piatto,  senza sollevare lo sguardo. "Ma un surrogato. Un ibrido tra le due pozioni, una fusione, chiamala come vuoi, che ha assunto le caratteristiche di entrambe. Uno degli effetti è stato quello di farci scambiare corpo, naturalmente"

"Ma l'altro sarebbe stato..." disse Harry, con una smorfia piena di terrore, prima di deglutire. "L'Amortentia è un filtro d'amore. Avremmo dovuto... Innamorarci, no?"

"Non c'era alcun bisogno di dirlo ad alta voce, Potter" fece Draco, abbassando gli occhi grigi. Harry aveva notato che era arrossito appena. "E gli altri effetti, quelli collaterali - che accomunano tutte le pozioni sbagliate - sono stati i peggiori: sonnolenza, stordimento totale o parziale, confusione, dolori diffusi o localizzati. Noi siamo svenuti entrambi" disse lentamente. "Ma in fondo non è questo il problema. Il fatto è - qualcuno ha alterato la pozione sul tuo libro. Voleva che noi... Be', si, quello che hai detto tu. E noi non abbiamo idea -"

"È stato Smith"

"Che cosa?" fece Draco, gli occhi grigi spalancati. "Ma che - che stai dicendo? La spia dei Mangiamorte ad Hogwarts era Astoria, pensavo che fosse chiaro"

E Harry si sarebbe ricordato per sempre di quel momento, perché era lì che aveva realizzato: quel sentimento che provava sempre intorno a Malfoy, quella voglia di averlo sempre più vicino, aveva un nome. "No è - Dio, avrei dovuto capirlo" fece Harry passandosi una mano tra i capelli. La sua schiena sbattè sul muro. Gli sembrava che ogni parola fosse dolorosa, che parlando stesse distruggendo tutto quello che aveva creduto in quei mesi. "Quando eravamo nel covo dei Mangiamorte io e Ron abbiamo trovato una specie di laboratorio di Pozioni. Pensavo che fosse un qualche esperimento, ma forse..." esitò qualche secondo. "Ron ha notato un libro. Ha detto di averne vista una copia identica nella stanza di Smith"

"Quel piccolo bastardo!" esclamò Draco, senza fiato.

Harry abbassò lo sguardo, senza sapere cosa dire. Seguí un silenzio denso di parole, in cui entrambi pensarono a cosa si erano detti. Draco non riusciva a guardarlo negli occhi, e Harry si sentí sopraffare da quel sentimento di stupore che provava. Era strano, pensò. Non avrebbe mai pensato che non avere più qualcosa che non aveva nemmeno pensato di volere gli avrebbe fatto così male.

"Allora, per tutti questi mesi" sentí la sua voce provenire da sé stesso, senza essersi reso conto di aver pronunciato quelle parole. Ma lo capí da Malfoy, quando rialzò lo sguardo. Avrebbe voluto chiederglielo, fargli quella domanda che tormentava entrambi - che rimaneva lì, tra le mura di Hogwarts. È stato tutto finto? "Quello che abbiamo fatto... Quello che c'è stato tra di noi, era -"

"Perché" fece Draco semplicemente. Si era rialzato, adesso, e si era avvicinato ad Harry. Mise una mano nelle tasca dei suoi pantaloni, esitando. "Cosa c'è stato, Potter?"

Harry si sentí morire il fiato in gola. C'è che ho sentito il tuo profumo nell'Amortentia, Malfoy. Che è la cosa più vera che io abbia mai provato in tanto tempo. "Ma questo non cambierà nulla, no?" chiese Harry, cercando di incrociare lo sguardo grigio del ragazzo. Sentí quanto disperato suonasse, e quanto nessuna delle parole che l'avrebbero convinto a restare stessero uscendo dalla sua bocca. "Malfoy" Harry gli si avvicinó, prendendogli una mano. Esitò. "Ti prego"

Draco sollevò gli occhi. Tutto nel suo tono di voce, nel suo sguardo, sembrava chiedere - quasi implorare - di essere rassicurato. E lui avrebbe potuto farlo, dirgli che tutto sarebbe andato bene. Che quello che provava per lui, qualunque cosa fosse, non poteva essere il risultato di una pozione sbagliata. Ma non riuscí, sopraffatto da quello che provava. Abbassò lo sguardo. "Potter, io non -"

"Ehi, Harry!" esclamò McLaggen, piombando nel corridoio. Draco allontanò all'istante la sua mano sa quella del Grifondoro, mentre McLaggen perdeva l'equilibrio scivolando in avanti. Harry lo afferrò per sostenerlo. Anche da lì Draco riusciva a sentire la puzza di alcool. "Cosa fai, non torni dentro? Andiamo, ti stanno tutti aspettando"

Harry esitò. Sembrava impietrito, senza sapere cosa fare: Cormac rideva, ma si fermò per lanciare un'occhiataccia a Malfoy.

"Devo andare, Potter" fece Draco, voltandosi. "Faresti meglio a tornare dentro"

                                * * *

"Malfoy!"

"Chi l'avrebbe mai detto" Draco roteò gli occhi al cielo, senza nemmeno voltarsi. "Che sorpresa"

Hermione fece un breve sospiro, con un sorriso ironico sulle labbra. "Non sono io la persona che ti aspettavi di vedere, non è così?"

Draco ghignò, spostandosi appena a destra per lasciarle posto sul balcone della Torre di Astronomia. Lei appoggiò gli avambracci sulla ringhiera, imitando la posizione del ragazzo. "Pensavo te la stessi spassando con i Grifondoro, Granger"

"Li ho lasciati a pulire la Sala Comune, dopo il casino di ieri sera" fece lei, divertita. "Calí è scoppiata a piangere, e Ron è rimasto a consolarla con gli altri"

"E tu sei scappata?" disse Draco, sbuffando. Il sole stava appena tramontando sulla loro ultima giornata ad Hogwarts. "Non avevi considerato che la situazione si sarebbe potuta trasformare in un triste affollamento di Grifondoro in lacrime?"

Lei alzò gli occhi al cielo. "Non credevo che fossero così emotivi, dopotutto. Il Cappello Parlante si era dimenticato di menzionarlo, tra la cavalleria e il coraggio"

Il ragazzo fece una breve risata, a metà tra l'amaro e l'ironico. "E tu? Non sei triste perché tutto questo finirà?"

Hermione scrollò le spalle. "Suppongo che ognuno affronti il dolore in modo diverso"

"Già, dolore" Malfoy aveva un tono piatto, mentre alzava lo sguardo sul panorama. "E per cosa? È qui che ho vissuto i miei anni peggiori"

"Ma Hogwarts è sempre Hogwarts, no?" fece Hermione, seguendo il suo sguardo e aggrottando le sopracciglia. "Il punto é proprio questo. Farci crescere. Cambiare. Dopotutto, credo... Credo che nessuno di noi due sarebbe qui, se alcune cose non ci fossero successe"

"Allora spiegamelo" fece Draco, voltandosi per guardarla negli occhi. "Perché sei qui, Granger?"

"Perché..." fece Hermione, divertita, senza voltare lo sguardo verso di lui. "Malfoy, come pensi che passerà Harry le sue ultime ore nel castello?"

Non lo stava guardando negli occhi, ma percepí quasi il ghigno sul suo volto. Malfoy sapeva stare al gioco. "Considerando che tu e Weasley vi chiuderete in camera e non ne uscirete fino a domani mattina, che Luna e l'altra Weasley passeranno la notte a saccheggiare le cucine e gli altri Grifondoro si ubriacheranno o saranno in giro per Hogwarts a fare le ultime pazzie, be'... Oh" fece poi all'improvviso. Hermione non poté impedirsi di sospirare, voltandosi in tempo per cogliere una scintilla di comprensione - e forse delusione - negli occhi del ragazzo. "Charlie è qui, non è vero?"

Hermione annuí quietamente.

"Be'," commentò Draco con sarcasmo, facendo scorrere lo sguardo sulla superficie piatta del Lago. "Sei venuta a cercarmi per dirmi questo?"

"Non sono venuta a cercarti. Pansy sapeva esattamente dove fossi" la ragazza ridacchiò, guardandolo. "Mi ha detto che non le parli da ieri sera, quando sei tornato in Sala Comune. E stranamente, è la stessa cosa che ha fatto Harry"

"Una casualità" scherzò lui.

"È solo..." Hermione scrollò le spalle con leggerezza, lasciando andare un sospiro. "Sono venuta perché volevo assicurarmi che andrai da lui"

"E perché dovrei farlo?" ribattè subito lui, divertito e forse amareggiato. "Senti, Granger, non ho idea di che cosa ti abbia detto Pansy, ma io non - non ho nessuna voglia di vedere Weasley. E non credo che lui - o Potter - vogliano vedere me"

"È per quello che vi siete detti ieri sera?" chiese cautamente, portandosi una ciocca dietro l'orecchio. Vide quasi fisicamente Malfoy mettersi sulla difensiva, e fece un piccolo sorriso. "Non voglio saperlo, qualsiasi cosa sia. Ma devi sapere che vorrà stare con te, quando Charlie se ne sarà andato"

"Cosa te lo fa pensare?" chiese Malfoy, guardandola intensamente. Hermione vedeva gli ingranaggi del suo cervello muoversi nel tentativo di cogliere tutte le implicazioni nelle sue parole, e istintivamente alzò gli occhi al cielo divertita.

"Harry sarà letteralmente l'ultimo ad Hogwarts a capire che ha bisogno di te" disse, senza smettere di guardarlo. Draco schiuse la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse. Lei alzò le spalle. "Dico solo che questo è il nostro ultimo giorno ad Hogwarts di sempre. E se qualcuno dovesse dire qualcosa a qualcun'altro, be'... ora o mai più, giusto?"

"Ma guardaci, io che sto a sentire i tuoi consigli" fece Draco con sarcasmo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. "E visto che ci siamo, cosa ti fa crede che Potter voglia vedermi?"

"Draco" Hermione ridacchiò. "Harry non è capace di amare a metà. O è tutto, o niente. Devi averlo capito, ad un certo punto"

"Già" commentò lui, facendo qualche passo in avanti nella sala. Hermione lo seguí, i passi che risuonavano nel vuoto fino a scontrarsi con il soffitto a volta. "È il suo più grande pregio"

"O difetto" ribattè lei con tranquillità. Draco ricambiò ancora il suo sguardo. Il grigio sei suoi occhi sembrava essersi intensificato, mentre la guardava per gli ultimi istanti prima che se ne andasse. Hermione si chiese cosa vedesse lui: lei non poteva evitare di immaginarselo nello stesso punto, con la bacchetta puntata contro Silente, lo sguardo spaventato di un ragazzo che non sapeva cosa stesse facendo. Anche adesso, forse, si trovava nella stessa situazione, senza sapere a che cosa andasse incontro. Era strano, pensò, quanto le cose potessero cambiare.

"Che cosa ti aspetti che succeda?" chiese Draco stupendola, pronunciando quelle parole proprio prima che lei varcasse la soglia.

"Oh" Hermione schiuse la bocca. "Io non mi aspetto assolutamente niente" disse ancora con una perfetta, finta espressione innocente, voltandosi. "Ho smesso di aspettarmi cose da voi"

"Be', hai fatto bene" fece Malfoy. Hermione si voltò di nuovo, posando un piede sul gradino. "Grazie" lo sentí dire cautamente, prima che si schiarisse la gola. "Hermione"

                                * * *

"Charlie..."

"Dico solo che non hai niente che ti trattenga qui in Inghilterra" fece Charlie, allargando le braccia con aria stanca. "Non ti sto chiedendo di andartene per sempre, Harry. Ma solo di passare l'estate con me in Romania"

"È che non posso" disse Harry, abbassando lo sguardo. "Lo sai"

"Se e per Ron" iniziò lui, incrociando le braccia. Harry lo fissò, seduto sugli spalti dell'arena di Quidditch. "Ce la farà in qualche modo, ne sono sicuro"

Harry alzò le sopracciglia. Fu in quel momento che Charlie sbuffò. "Ma è per Malfoy, non è vero?" disse sbuffando con sarcasmo. "Lo sapevo"

"Non è..." Harry sospirò, esitando. "Non è solo per questo, Charlie"

"Ma lui ti piace" Charlie lo guardava negli occhi. Aveva un tono amaro. "Harry, ho visto come lo guardi"

"E anche se fosse?" fece Harry, guardando altrove. Gli spalti vuoti gli davano una sensazione di abbandono, inondati dalla luce dolce, di un tenue rosso, nell'ora dopo il tramonto. "Se mi piacesse?"

"Ma come può piacerti lui?" disse Charlie, allargando le braccia sconvolto. "Ti sei dimenticato della guerra, forse? È andato contro tutto quello per cui hai lottato, Harry. Se lo perdoni... Sarà come se niente fosse successo. Come se Fred fosse morto per niente"

"Smettila, Charlie" fece Harry, abbassando lo sguardo. Vedeva le sue stesse mani tremare, e il suo respiro farsi affannato. "Non credi che la meriti, una seconda possibilità?"

"Io non ho avuto una seconda possibilità per riavere indietro mio fratello" fece lui, dandogli le spalle. Harry sentí la sua voce spezzarsi.

"E non l'avrai mai" mormorò Harry, alzandosi e avvicinandosi cautamente a lui. "Non posso nemmeno capire che cosa provi quando pensi a Fred. E non lo capirò mai, probabilmente. Ma io sento il peso della sua perdita tutti i giorni. Mi chiedo cosa avrei potuto fare per salvarlo, mi ripeto che avrei dovuto trovare un modo. Che non posso averlo lasciato morire. È la verità è che non ce la faccio più, Charlie, non riesco a pensare di aver lasciato che accadesse, io non... Non ce la faccio a..." Harry prese un respiro tremante. "Quando sono con Draco non mi sento così male. Mi ricordo che forse in mezzo a tutto quello che ho dovuto fare... Che forse qualcosa di buono c'è stato"

Charlie si girò a guardarlo. Aveva gli occhi rossi e gonfi. Il suo labbro inferiore era piegato all'ingiú,e tutto in lui sembrava esprimere dolore. "E avevi bisogno di lui per capirlo?"

Harry schiuse la bocca per parlare. Avrebbe voluto sapere cosa dire per impedire a Charlie di guardarlo come se avesse rovinato tutto. Ma qualcosa gli diceva che non poteva. Il ragazzo abbassò lo sguardo. "Io non lo so, Charlie. So solo che... Che mi dispiace. Non avrei voluto che finisse così"

"Nemmeno io" fece lui, abbassando lo sguardo. Prese un respiro profondo mentre Harry aspettava, quasi spaventato, quello che avrebbe detto. Vedeva le sue spalle tremare impercettibilmente. "Forse sono io che ho sbagliato. Avrei dovuto accorgermene subito"

"Di che cosa?" chiese piano Harry.

"Di te" disse lui, guardandolo negli occhi. Harry avrebbe voluto nascondersi, fare di tutto per non vedere il dolore che causava. "Del fatto che non smetterai mai di lasciare vittime dietro di te, se prima non capirai che cosa cerchi. Se non capirai chi sei"

"Forse l'ho sempre saputo" ribattè Harry, abbassando lo sguardo. "Ma non volevo ammetterlo"

Charlie sospirò. Sembrò improvvisamente molto più grande di lui, ed Harry si rese conto in quel momento che forse tutto ciò che c'era stato tra di loro non aveva mai davvero avuto un futuro. "Spero che tu sia felice, Harry"

"Anche io, Charlie" mormorò Harry, un attimo prima che si smaterializzasse. E quasi come se un sipario immaginario fosse calato su di loro, la luce del sole sparí dolcemente dietro le montagne di Hogwarts. "Lo spero davvero"




P.s.

Non so precisamente quando finirò e pubblicherò il prossimo capitolo, ma sarà l'ultimo almeno per un po'. Poi scriverò l'epilogo.

Non odiatemi, e grazie per chi ha letto fino a qui! :)

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Alcuni prompt di cc. (il titolo è ispirato a "Sembra quasi" di fulminacci, se non la conoscete, conoscetela)