Tú me completas | Paulo Dybala

By taetaeisart

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SEQUEL DI: LA PIEZA QUE FALTA | PAULO DYBALA Alessia e Paulo ormai si sono arresi e hanno smesso di combatte... More

Capitolo Uno
Capitolo Due
Capitolo Tre
Capitolo Quattro
Capitolo Cinque
Capitolo Sei
Capitolo Sette
Capitolo Otto
Capitolo Dieci

Capitolo Nove

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By taetaeisart

Flashback.

«Sono in una situazione complicata.. In realtà sono io ad essere complicata.» Abbasso lo sguardo sospirando.

«Ehi, tranquilla. Per me va bene, non voglio farti pressioni. La situazione è davvero complicata e ti capisco. Ma lasciami passare del tempo con te, a me piace farlo, anche tanto.» Alzo lo sguardo verso Fede e accenno un piccolo sorriso.

«Mi concedi di restarti ugualmente accanto?» Lo vedo avvicinarsi di più e annuisco lentamente.

«Beh, grazie. Mi sento onorato.» Ridacchiamo e si piega a lasciarmi un piccolo bacio sulle labbra.

«Prometto di non metterti nessuna pressione, faremo le cose con calma.»

«Ti stancherai e andrai via.»

«Andrò via solo se tu lo vorrai.» Mi alzo sulle punte cingendogli il collo e lasciandolo sorpreso questa volta sono io a baciare lui.

Fine Flashback.

«Ehi, a cosa pensi?» Mi volto verso Paul e scuoto la testa.

«Nulla, tranquillo.» Accenno un sorriso e mi alzo dal prato.

È passato già un mese da quando ho parlato con Fede di tutto ciò che è successo con Paulo, è devo ammettere che è abbastanza imbarazzante quando siamo tutti nella stessa stanza. Specialmente dopo che Paulo è venuto a sapere che io e Fede avevamo iniziato ad uscire insieme. Ma sono sicura che poco gli importi ormai. Sarà andato avanti, proprio come ci sto provando io. Capita che torni a pensarlo, che quando i nostri sguardi si incrociano il mio cuore perde un battito, ma devo accettare quel che è stato e pensare solo al futuro.

«Non ci credo.» Ed ecco nuovamente Paul che mi segue mentre mi reco ad un chiosco di gelati. Oggi io ed alcuni della squadra maschile ci siamo organizzati per venire al parco. Chi con la moglie, chi con i figli, approfittandone della bella giornata.

«Paul, sul serio.» Provo a rassicurarlo e ordino un gelato per me ed Edin.

«Ti conosco e so perfettamente cosa succede quando metti in moto il cervello. Inizi a farti tremila paranoie.» Lo guardo sbuffando per poi distogliere lo sguardo.

«Mi sento in colpa.. Per Fede.» Ammetto ciò riprendendo a camminare

«Perché ti senti in colpa?» In due secondi mi ha affiancata e prende il gelato che era per Edin, dandolo a quest'ultimo non appena ci corre incontro.

«Capita.. Beh, che io..» Mi blocco non appena noto Paulo e Antonella raggiungere il resto. Paul segue il mio sguardo e sospira.

«Federico è consapevole, sapeva che la cosa non era facile e gli hai spiegato perfettamente i tuoi sentimenti. Non farti nessun problema, sul serio.» Sto per ribattere ma preferisco limitarmi ad annuire alle sue parole. Infondo aveva ragione, ho chiarito fin dall'inizio come stavano le cose con Federico.

«Scusate il ritardo!» Parli del diavolo..

«Sei perdonato, ma solo perché a breve entrerai nella nostra squadra!» Noi eravamo gli unici a conoscenza che la Juventus aveva comprato Federico come nuovo giocatore della juventus.
L'aveva annunciato alla cena a casa di Zaza, eravamo tutti sorpresi e anche felici di sapere ciò.

«Taci, qualcuno potrebbe sentire e sai perfettamente che il mister non vuole che si sappia finché non ci saranno le visite mediche.» Paul alza le mani ridacchiando e Fede si avvicina a me lasciandomi un piccolo bacio sulla guancia.

«Ti sono mancato?» Annuisco lentamente accennando un sorriso.

Dopo circa mezz'ora ci troviamo divisi in squadre avendo organizzato una piccola partita di pallone, come nostro solito.

«Allora, Miralem, Ale, Fede, Paul, Alvaro e Lemina giocheranno contro Paulo, Zaza, Cuadraro, Leo, Gonzalo e Claudio.»

La partita procede bene, ed io e Paul ci tratteniamo dal ridere nel notare la faccia di Paulo non appena Fede gli fa un tunnel andando a segnare.
Mi mordicchio il labbro non appena Paulo si volta verso di me e do una pacca sul culo a Fede appena ci raggiunge.

«Ale!» Paul mi passa la palla e schivo Claudio che cerca di sottrarmela ma ecco che in un secondo mi ritrovo a terra mugolando dal dolore.

«Cazzo!» Sento Paulo urlare e mi reggo la caviglia.

«Ale perdonami, non l'ho fatto apposta.» Quest'ultimo si inginocchia vicino a me mentre provo a mettermi seduta.

«Tranquillo.» Mi massaggio la caviglia mentre veniamo raggiunti dagli altri.

«Riesci a muoverla?» Cuadrado mi solleva la gamba provando a muovermi leggermente la caviglia, ma appena ci provo mugolo dal dolore.

«Dovevi stare più attento!» Mi volto verso Fede mentre si avvicina a Paulo.

«Tu non metterti in mezzo, non l'ho fatto apposta!» Paulo si alza avvicinandosi a sua volta.

«Smettetela!» Quasi urlo mentre Miralem e Paul mi aiutano ad alzarmi.

«Può capitare, non fatene una tragedia.» I due mi guardano deglutendo.

«Sto bene.» Noto Paulo avvicinarsi e posso notare bene Federico che lo fulmina con lo sguardo.

«Io.. Mi dispiace, non volevo farti male.» Abbassa lo sguardo e con la mano lo colpisco piano sulla spalla.

«Paulo, non preoccuparti.» Accenno un sorriso non appena i nostri occhi si incrociano e aiutata da Miralem e Paul vado a sedermi sulla panchina.

«Sicura di star bene? Vuoi un massaggio?»
Siamo tornati da solo un'ora e Federico non fa altro che chiedermi come mi sentivo, se mi serviva qualcosa o se poteva fare qualcosa.
Apprezzo la sua preoccupazione ma non era nulla di grave alla fine.

«Tranquillo, sto bene. Un po' di ghiaccio e domani sarà come nuova.» Gli sorrido e ottengo un bacio tra i capelli.

«Ti accompagno di sopra?» E in un attimo la scena di me e Paulo quando non potevo muovere il ginocchio si fa strada tra i miei pensieri. Scuoto velocemente la testa schiarendomi la voce.

«Ehm tranquillo, ci riesco da sola. Va pure a casa.»

«D'accordo, allora ci vediamo quando torno?» Annuisco abbracciandolo.
Fede doveva partire per qualche giorno per sbrigare delle pratiche, non ho capito bene di cosa si trattasse, so solo che erano importanti.

«Fa buon viaggio e fa attenzione.»

«Cerca di fare attenzione anche tu, okay?» Annuisco e sorrido quando mi bacia.

Guardo le scale per poi spostare lo sguardo sulla caviglia, forse una mano mi serviva.
Mi alzo lentamente e saltello su una gamba raggiungendo infine le scale, quasi urlo quando provi ad appoggiare l'altro piede a terra.

«Sono una sfigata.» Sbuffai trascinandomi nuovamente sul divano.
Per mia fortuna ho sempre una coperta nei paraggi. Sistemo un cuscino del divano dietro la testa e mi compro con la coperta provando a dormire.

«Mi spieghi perché stai dormendo sul divano?» Vengo scossa più volte finché non apro gli occhi.
Quasi mi viene un colpo nel notare Paul fissarmi.

«Ma sei pazzo?! Stavi per farmi venire un infarto.» Porto una mano sul cuore e mi metto seduta.

«Mi spieghi perché ti sei addormentata sul divano?» Lo vedo prendere posto di fianco a me.

«Non riesco a salire le scale da sola..» Mi massaggio il collo imbarazzata.

«Fede? Non poteva aiutarti prima di andare?»

«Beh si, ma gli ho detto che ci riuscivo da sola.»

«Perché questa cosa?» Sento il suo sguardo su di me e mi giro a guardarlo.

«L'ultima volta che non riuscivo ad usare le scale da sola.. Beh.. Paulo era con me, era lui ad aiutarmi.» Vedo Paul sospirare e passarsi una mano sul viso.

«Okay, ma hai bisogno di aiuto in questi giorni.. Quindi ci sono io.»

«Non voglio essere un peso per te.»

«Non lo sei.» Mi sorride per poi avvicinarsi ad abbracciarmi.

Questi tre giorni di convalescenza sono stati sicuramente meno pesanti grazie all'aiuto di Paul, senza di lui mi ritroverei ancora su quel divano.

«Ragazze ho una comunicazione importante per voi.» Tutte ci avviciniamo al mister per ascoltarlo.

«Tra qualche settimana partiremo per Còrdoba, Argentina.» Ci guardiamo l'un l'altra non poter di crederci.

«Giocheremo contro una squadra femminile di lì, essendo la vostra prima partita fuori italia mi aspetto il meglio da parte vostra e che vi impegnate per portare ottimi risultati.»

«Sarà fatto mister!» Tutte in coro urliamo ottenendo un sorriso da quest'ultimo.

«E così parti per Còrdoba.» Mi volto verso Gonzalo annuendo. Oggi è passato in negozio per ritirare le sue nuove scarpe da calcio.

«Sai che è vicino a dove è na-..»

«Prima di essere.. beh, non so cosa... Ero una sua fan, ovvio che lo so.» Ridacchio appena passandogli la busta contenente le scarpe.

«Giusto, scusa.» Mi sorride per poi pagarmi.

«Stasera che ne dici se andiamo tutti in un locale? Giusto per distrarci un po'.»

«Per me va bene, mi serve un po' di svago.»

«Perfetto, informo gli altri. A stasera!» Lo saluto con un cenno della mano e prendo il telefono appena sento una vibrazione.

Da:Berna😇
Ho saputo che partirai per l'argentina, vorrei tanto essere lì per sostenerti. Appena torno mi farò perdonare per la mia assenza, promesso! Miss u 😘

Sorridi al messaggio e decido di rispondergli.

A:Berna😇
Tranquillo, so che anche da lontano ho il tuo sostegno. Grazie di tutto.. Mi manchi anche tu❤️

Poso il cellulare e finisco di aiutare Nick nel retrobottega.
Per questa sera ho optato per dei semplici pantaloncini di jeans e un body di pizzo, arricchendo il tutto con una cinta a doppia fibbia nera e dei semplici stivaletti corti.

«Sei sempre uno schianto.» Ringrazio Nick per il complimento e allaccio la cintura di sicurezza. Ha lasciato che guidassi io, sa quanto adoro farlo.

Dopo un po' finalmente arriviamo al locale, dove ci sono già tutti, compresi Paulo.
Li saluto e prendo posto di fianco a Roberta, la moglie di Claudio iniziando a chiacchierare del più e del meno.
Dopo circa mezz'ora e come mio solito, mi ritrovo ubriaca in pista grazie a tutti gli shottini che mi ha fatto mandare giù Nick.
Si è preso la responsabilità di accompagnarmi a casa, anche se sono sicura che si trovi in condizioni peggiori di me. Inizio a ballare da sola a ritmo di Dj No Pare per poi recarmi sempre ballando nuovamente al bar.

«Stai esagerando un po' troppo.» Riconosco la voce è mi volto verso di lui ridendo e mandando giù un altro shottino di sambuca.

«Sei invidioso perché tra poco non potrai più divertirti così, dovrai pensare al bambino.» Sento Paulo sospirare nonostante il frastuono e faccio per ordinare un altro quando mi abbassa la mano.

«Non rovinarmi la festa numero ventuno!» Lo vedo quasi bloccarsi non appena lo chiamo con quel nome.

«Non mi chiamavi da tempo così..» Quasi mi maledico per averlo detto e abbasso la testa imbarazzata.

«Mi mancava sentirtelo dire, sai?» Alzo lo sguardo sorpresa e accenno un piccolo sorriso, che viene però sostituito da una smorfia quando sento che sto per vomitare. Non so come, ma Paulo capisce e corre nel accompagnarmi nel retro del locale.

Non mi sono mai sentita così in imbarazzo.

«Va via..» Ma ecco che ricomincio a vomitare. Ho esagerato, aveva ragione.

«No, non ti lascio così.» Mi sposta i capelli dal viso mentre sento il rossore prendere possesso delle mie guance.

«Ti accompagno a casa, andiamo.»

«Nick, lo farà lui.» Mi passa un tovagliolo con la quale pulirmi la bocca e lo ringrazio con un cenno .

«Nick è impegnato ad andare via con un ragazzo.» Mi indica quest'ultimo mentre io spalanco gli occhi.

«Ma non può! Nick! Nick fermo!» Faccio per corrergli contro ma barcollo quasi cadendo.

«Andiamo, non fare storie.» Paulo mi regge di lato scortandomi fino alla sua auto. Apre la portiera e delicatamente mi fa sedere all'interno.

Sono passati circa dieci minuti da quando sono in auto con lui e sono sicura che se non uscirò al più presto potrò dire qualcosa della quale mi pentirò.

«Allora.. Come va con Fede?» Rimango sorpresa dalla domanda e mi siedo meglio nel guardarlo.

«Va bene..Direi.» Inizia a picchiettare le dita sul volante.

«Ti tratta bene?»

«Molto.» Lo vedo mordicchiarsi il labbro annuendo.

«Paulo..» Richiamo la sua attenzione appena siamo fermi ad un semaforo e lo vedo voltarsi verso di me.

«Che succede?»

«Mi ma-..» Non so se essere grata di ciò o essere ancora più umiliata. Non riesco a completare la frase che mi volto verso il finestrino aperto è vomito nuovamente.

«Scusa, scusa, scusa!» Urlo imbarazzata.

«Ehm Tranquilla.» Strizzo gli occhi per il forte mal di testa e mi rannicchio sul sediolino imbarazzata. Lentamente, dopo aver chiuso gli occhi, entro in contatto col mondo dei sogni.

Strizzo gli occhi per la luce che entra dalla finestra e provo a mettermi seduta, cosa impossibile data la terribile emicrania che mi ritrovo.

«Non dovevo bere così tanto.» Sbuffo alzandomi lentamente stiracchiandomi.
Solo ora noto di indossare soltanto una maglia. Eppure non ricordavi di essermi spogliata.. In realtà.. Oh no, aspetta un secondo.
Alcune immagini della sera precedente riaffiorano nella mia mente. Io che vomito, Paulo che prova ad aiutarmi e mi riaccompagna a casa..
Che figura di merda. Mi batto una mano sulla fronte e chiudi gli occhi sospirando. Vado in bagno per sciacquarmi il viso e poi mi reco di sotto, bloccandomi alla vista di ciò che si trova in cucina.

«Tu che ci fai qui?» Paulo si volta verso di me sorridendo leggermente.

«Buongiorno.. Beh, ieri ti sei addormentata nella mia auto e dato che ero in pensiero per te, ho preferito aspettare che ti svegliassi.» Lo guardo per qualche secondo pensando se abbiamo dormito insieme, ma ecco che mi legge nella mente.

«Ho dormito sul divano, tranquilla.» Annuisco e mi siedo sullo sgabello in cucina. Paulo con tanta tranquillità ritorna a cucinare quelli che sembrano pancake.

«Paulo..» Si volta verso di me versando del succo d'ace in un bicchiere e me lo passa.

«Dimmi pure.» Sorride e fa lo stesso versandosene un po' per se.

«Stavo pensando..» Lo guardo negli occhi mentre mi incita a continuare.

«Possiamo essere almeno amici? So che non volevo, che sono stata la prima a dire che questo non sarebbe mai accaduto.. Ma credo sia impossibile. Siamo sempre insieme e far finta di non conoscerti mi fa male, quasi quanto mi fa male aver rinunciato a te, a noi. So che mi prenderai per pazza, ma..» Sospiro nuovamente pentendomi di tutto ciò che sto dicendo.

«Volevo.. Volevo chiederti la stessa cosa da un po'. So che non sarà facile, specialmente se provo ancora qualcosa per te.. Ma preferisco esserti amico piuttosto che stare lontano da te.» Ho sentito bene? Prova ancora qualcosa per me?! Credo che sto per svenire.

«T-tu.. I-io..» Scuoto la testa e sorrido nascondendo anche un po' di gioia che provo.

«Voglio dire.. Potremmo riuscirci. Voglio esserti vicina quando sarai padre, quando avrai bisogno di aiuto.. Ti ho promesso che ci sarei sempre stata.»

«Ed io ho promesso che ci sarei sempre stato.» Lo vedo avvicinarsi a me e deglutisco.

«Amici?» Alzo lo sguardo verso di lui e lo noto sorridere.

«Amici..» Sospira appena e mi attira a se abbracciandomi. Sono tornata a casa. Chiudi gli occhi e lo stringo a me più forte.
So che non sarà facile, ma preferisco stargli vicino da amica piuttosto che fingere di non conoscerlo.

Sono passate due settimane da quella mattina, ed io e Paulo siamo più uniti di prima.
I ragazzi ci guardavano in modo sospetto, ma si sono rassicurati quando gli abbiamo spiegato la cosa. Fede all'inizio non era tanto contento di ciò, ma non si è opposto oltre. Anche se con difficoltà, nell'ultima settimana ho aiutato Paulo con alcune faccende per il bambino, dato che Antonella era partita per l'argentina. Non sapeva che colori usare, che cosa potesse essere migliore per il bambino ed era estremamente in ansia.
Antonella aveva lasciato tutto nelle sue mani. 
Sono stata presente anche durante la scoperta del sesso del futuro nascituro, una graziosa femmina.
Anto ci aveva comunicato ciò durante la web mostrandoci le analisi dell'ecografia.
Paulo sembrava contento, anche se in segreto mi ha confessato che avrebbe preferito un maschietto.

«Abbiamo preso tutto?» Annuisco a Paulo passandogli l'ultimo scatolone e lo porta in casa.

«Credo sia venuta bene, no?» Ammiro la stanza della futura bimba e annuisco sorridendogli. Io e gli altri della squadra l'abbiamo aiutato a dipingerla ed arredarla appena saputo il sesso del bambino.
Mi fa ancora strano aiutare Paulo per queste faccende, ma se è l'unico modo per stargli vicino.. Resisterò.

«Stasera ti farò una lista di tutti i posti che devi visitare una volta li.» Adesso ci ritroviamo in cucina a mangiare cibo cinese mentre parliamo del mio viaggio in argentina. Resterò lì per tre giorni e Paulo insiste per farmi andare nella sua città natale.

«Se riuscirò andrò a visitarla, promesso!»

«Tu devi andarci, ti piacerà vedrai!» Lo vedo sorridere è sorrido a mia volta. È così bello.

Passiamo il resto della giornata ad aggiungere gli ultimi particolari alla stanza della bambina, per poi raggiungere gli altri a casa di Zaza.
Come nostro solito passiamo il tempo giocando a fifa, mangiando, guardando qualche film e infine giocare a biliardino. Ormai è una specie di routine, cambia solo l'abitazione.

«Domani ti accompagno in aeroporto, va bene?»

«Tranquillo, non devi.»

«Non voglio obiezioni, passo a prenderti alle sette.» Annuisco sorridendo a Fede e gli lascio un bacio sulla guancia uscendo dall'auto.

Il giorno dopo, arrivo all'aeroporto accompagnata da Fede, ma sorrido nel vedere Nick, Paul, Alvaro, Gonzalo, Paulo e Miralem con Edin ad aspettarmi.

«Non potevamo lasciarti andare via senza Salutarti!»

«Vi adoro.» Scatta un abbraccio di gruppo e Paulo mi infila qualcosa in tasca.

«Controlla quando sei sola.» Mi sussurra all'orecchio e annuisco sorridendo.

Dopo aver chiacchierato un po' e aver ottenuto varie raccomandazioni raggiungo le altre e finalmente ci imbarchiamo.
Dopo quasi sei ore atterriamo finalmente in Argentina e come sospettavo quasi muoio dal caldo appena metto piede fuori dall'aereo.
Dopo circa venti minuti arriviamo all'albergo dove io, Cho e Kim optiamo di stare nella stessa stanza.

«Sono così emozionata!» Kim si lancia sul letto e ridacchio prendendo il telefono. Invio un messaggio nel gruppo che ho con i ragazzi e scatto una foto dalla vista che ottengo dalla finestra.
La sera dopo l'allenamento, mentre siamo a cena il mister ci comunica che l'indomani, alle nove di sera si terrà la partita, e che quindi avremo avuto la mattinata libera e anche il giorno successivo.

«Domani mattina andiamo ad esplorare!» Alzo gli occhi al cielo per la frase detta da Cho. Ed io che volevo dormire.

Come detto la sera prima, alle otto siamo già fuori dall'hotel e ci stiamo dirigendo verso il paesino dove è nato Paulo. Ho insistito molto e fortunatamente le ragazze hanno accettato.
Dopo circa mezz'ora arriviamo e inizio a mandare video e foto a Paulo, dove felice inizia a spiegarmi alcune cose del posto e suggerendomi alcuni posti che dovevo assolutamente andarci.
Verso mezzogiorno ci fermiamo in un pub all'aperto, fortunatamente oggi si sta freschi.
Aggiusto il berretto e scatto una foto con le ragazze, portandola infine nella storia di instagram, con tanto di posizione e tag.

«Ale, ma quella è Antonella?» Mi volto nel punto che indica Kim e annuisco. È proprio lei, con un ragazzo.

«Chi è quello?» Faccio spallucce e prendo gli occhiali di Cho, non vedendo molto bene. Niente, non ho mai visto quel ragazzo, neanche nelle sue foto di famiglia. Inizio ad agitarmi e ripasso gli occhiali a Cho.

«Seguiamola.»

«Che?! Sei pazza?» Mi alzo di scatto e prendo lo zaino.

«Ehi, aspettaci!» Seguo con accortezza Antonella e il ragazzo misterioso, cercando di non farmi scoprire.

Venti minuti dopo arriviamo sotto ad uno studio medico, si sediamo su delle scalinate appartate lì vicino e attendo che esca.

«Sei un po' troppo paranoica.» Mi volto verso Cho e sospiro.

«Se tradisce Paulo la uccido.»

«Dovresti essere felice invece!»

«Paulo ormai è elettrizzato dall'idea di diventare papà, una cosa del genere lo ucciderebbe. Non potrei mai augurargli tale cosa, anche se questo implichi di restargli sua amica per sempre.» Kim mi appoggia una mano sulla spalla e accenno un sorriso sforzato.

«Eccoli!» Mi rivolto verso i due e li vedo abbracciati, ma nient'altro. Ognuno va per la propria strada.

«Magari sarà un suo amico.» Annuisco a Kim e mi alzo.

«Si, sarà così. Scusate per avervi fatto fare questo casino.» Vengo rassicurata dalle ragazze e decidiamo di continuare con il tour.

Il pomeriggio torniamo al campo dove ci prepariamo per la partita di poche ore dopo.
La partita è stata dura, le avversarie erano formidabili e stava quasi per finire in pareggio, finché Kim non segna facendo così una doppietta strabiliante, facendoci vincere 4-3.

«Sono così fiero di voi ragazze, riposate che lo meritate.» Ringraziamo il mister e ci organizziamo tutte per andare a festeggiare il giorno dopo in un noto locale di li.

La mattina dopo io, Cho e Kim continuiamo con la nostra piccola gita visitando il paese, scattando tante foto e facendo alcuni video.
Specialmente quando affittiamo delle bici e notiamo Cho che investe quasi una povera vecchietta del luogo. Per quel poco che mi ha insegnato Paulo non gli ha detto delle parole molto carine.
Comunico le altre che sarei andata a comprare qualche souvenir per la mia famiglia e le saluto mentre si recano in hotel.
Dopo quasi quindici minuti spesi per scegliere dei portachiavi, piattini da collezione e qualche calamita esco finalmente dal piccolo negozio, notando nuovamente Antonella in compagnia di quel tizio. Si tengono per mano. Strizzo gli occhi mentre il petto si alza velocemente più volte.
Non è possibile, non può essere. Saranno semplici amici. Provo a convincere me stessa di ciò e dopo averli visti scomparire in un bar mi reco in hotel.
Giunta la sera e dopo esserci preparate ci rechiamo tutte in questo locale e anche se tutte si divertono i miei pensieri ritornano su Antonella e quel tizio. Scuoto la testa e mando giù un cicchetto buttandomi sul divanetto.
Sarà passata circa mezz'ora da quando mi trovo qui, quasi sul punto di andarmene quando ad un tratto sento delle urla.

«Ale! Ale corri!» Vedo Cho e Kim arrivare quasi col fiatone mentre le guardo confusa.
Mi alzo preoccupata e mi avvicino a loro.

«Che succede? State bene?» L'ansia che abbiano potuto litigare con qualcuno mi tormenta mentre continui a fissarle.

«Avevi ragione.»

«Riguardo cosa?» Senza rispondermi mi tirano trascinandomi con loro per il locale.

«Mi spiegate che succede?!» Mi fanno votare verso un tavolo e trovo Antonella con il solito tizio. A baciarsi. Mi si gela il sangue nelle vene a quella scena è stringo i pugni intenzionata ad andargli contro.

«Ferma!» Vengo bloccata dalle mie amiche e provo a liberarmi dalla loro presa.

«Abbiamo scattato delle foto, dove si vede perfettamente che è lei. È una questione tra lei e Paulo, non andare lì a fare una scenata. So quanto tieni a Paulo, ma dovrà vedersela lui.» Deglutisco e tremo al solo pensiero di comunicare a Paulo ciò che ho appena visto.

Inutile dire che non ho chiuso occhi una volta tornata in hotel e tantomeno in aereo.
Magari la musica mi distrarrà un po'.
Provo a prendere le cuffie che avevo in tasca e noto un biglietto. Dev'essere quello che mi aveva infilato Paulo prima di partire.
Lo apro e mi si fanno gli occhi lucidi.

"Per sempre il pezzo mancante."

Stringo il biglietto a me e mi volto verso il finestrino, scordandomi completamente di ciò che volevo fare.
In questi giorni non ha fatto altro che inviarmi foto di completini per la piccola che nascerà a breve e non ho la più pallida idea di cosa fare.
Non voglio ferire Paulo, tantomeno voglio che Antonella lo prenda in giro.
Appoggio la testa al sediolino dell'aereo e chiudo gli occhi. Dopo le solite sei ore di aereo atterriamo è una volta recuperato il bagaglio mi reco verso il reparto "Arrivi" Mi blocco di scatto quando vedo Paulo con Paul reggendo un cartello con su scritto "Numero 21". Tremo dal nervoso e fingo un sorriso andando verso di loro ad abbracciarli.

«Ci sei mancata!»

«Anche voi.» Sorrido a Paul e vengo richiamata da Paulo che si schiarisce la voce. Apre le braccia e di scatto lo stringo con forza a me, quasi sul punto di piangere.

«Ehi, che succede? Ti sono mancato così tanto?» Non riuscendo a parlare mi limito ad annuire.
Come posso rovinargli la felicità che sta provando in questo periodo?


Benvenute in un nuovo capitolo, perdonatemi se è così lungo!!
Spero vi piaccia.
Cosa ne pensate di questa storia tra Fede e Ale?
Ma specialmente, cosa ne pensate di questo tradimento da parte di Antonella?
A questo punto, il bambino sarà veramente di Paulo?
Fatemi sapere le vostre opinioni sulla storia e sulle domande che vi ho posto tramite i commenti e se vi va lasciate un cuore.
Chiedo scusa in caso di errori grammaticali!

Un beso, Ale!

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