𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝...

By MrsWeasley6

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[DAL TESTO]: Prese una manciata di colori e li sistemò sulla sua tavolozza. Voleva imprimere in quella tela b... More

𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏: 𝐈𝐥 𝐏𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐: 𝐋𝐚 𝐂𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑: "𝐈𝐥 𝐝𝐢𝐩𝐢𝐧𝐭𝐨"
Capitolo 5: "L'accordo"
Capitolo 6: "Il Primo Ricordo"
Capitolo 7: "The Touch"
Capitolo 8: "Vecchi dolori"
Capitolo 9: "Incontrollabile"
Capitolo 10: "L'inizio"
Capitolo 11: Il Bacio
Capitolo 12: "Ian"
Capito 13: "Amor Proprio"
Capitolo 14: "Sensi di colpa"
Capitolo 15: "L'amore"
Capitolo 16: "Equilibrio"
Capitolo 17: "Il Destino"
Capitolo 18: "La Famiglia"
Capitolo 19: "La Fine"
Capitolo 20: "Il Dopo"
Capitolo 21: "Φαρμακον"
finale alternativo

𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 4: "𝐋'𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨"

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By MrsWeasley6

Harry si precipitò a casa volutamente ignorando una strana sensazione allo stomaco che non provava da anni. Si sentiva inquieto una volta messo piede in quella che ormai considerava come casa sua. Niall era davanti i fornelli e stava tagliando una verdura che Harry non ebbe la voglia né l’attenzione di riconoscere. Si annunciò distrattamente mentre posava per terra vicino al divano la tracolla.

<<Hey Nì, sono arrivato>> si voltò sentendo frastuono nel salotto e notò che il suo amico aveva messo su una playlist fortunatamente poco rumorosa rispetto al suo solito punk rock. Era un ragazzo dai mille generi musicali diversi, decisamente. Il biondo gli sorrise voltandosi, i denti bianchi e brillanti quasi quanto il suo orecchino d’acciaio che spiccava sulla sua pelle lattea.

<<Hey amico! Ti conviene salire di sopra, ti sta aspettando>> rispose schiacciando l'occhio e aprendo la bocca, risultando ridicolo più che malizioso. O forse ridicolo e malizioso. Harry aggrottò le sopracciglia confuso.

<<Chi? Mi sta aspettando?>> Niall rise di gusto per la sua evidente confusione, pensando che fosse tutta una facciata per nascondere il suo imbarazzo.

<<Andiamo Haz! Lo sai di cosa parlo…non sapevo ci avessi dato dentro la scorsa notte>> scosse la testa ritornando a prestare attenzione al cibo da tagliare. Ancora il sorriso beffardo di chi la sa lunga sul volto.
<<però almeno te lo sei scelto bene. Cosi carino…>>

Harry scosse la testa pieno di domande. Ignorò le ultime affermazioni allusive del suo coinquilino e salì le scale con una calma quasi paurosa. Tanta la tensione che sentiva dentro di sé che quasi avrebbe voluto tornare indietro per paura della persona, del volto, che avrebbe potuto vedere al di là della porta della sua stanza. Strinse i pugni convulsamente per cercare di calmarsi. Si trattava forse di Zayn? Si erano visti poco prima, ma magari era andato a casa sua per avere uno scambio di materiale, accadeva a volte che per urgenza si presentassero alcune cose. Ma era passato decisamente troppo poco tempo per trattarsi di lui…i suoi pensieri vennero zittiti quando voltandosi per entrare in camera sua, vide che la porta era aperta.

In piedi davanti alla sua scrivania si stagliava una figura minuta e poco alta. Una camicia bianca che spiccava su una bella pelle leggermente olivastra, i capelli lisci e lunghi dalla cute. Un profilo degno di una statua. Fine e sottile, dal naso all’insù alle lunghe ciglia abbassate sugli zigomi, alle labbra leggermente schiuse e sottili. Un semplice jeans blu a sottolineare le sue gambe piccine. Sembrava un angelo. Eppure quei lineamenti non gli erano nuovi. In cuor suo sapeva di aver già visto quella delicatezza e quella infinita perfezione da qualche parte. Solo quando il giovane sconosciuto si voltò verso di lui, come se avesse sentito la sua presenza, rimase paralizzato. Avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi di un blu inumano, quegli zigomi affilati e quella mascella così tagliente. Cosi come non avrebbe mai potuto dimenticare la sensazione di morbidezza che quei capelli lisci color caramello trasmettevano alla sola vista, quella voglia istintiva di toccarli.

Era lui: il soggetto del suo quadro.
Il ragazzo nato dalla sua crisi più profonda, dalle sue lacrime più amare e dal momento di libertà che aveva quasi del tutto spezzato il suo periodo di blocco artistico.
La creazione nata dell’infertilità della sua fantasia più assoluta. Colui che aveva temuto al suo risveglio e che l’aveva spinto a scappare dalla sua stessa stanza per correre via a pensare sul ciglio del mare, per respirare odore di ricordi e calmarsi con la salsedine del sale.

Ma come poteva essere lì, proprio davanti a lui in carne ed ossa?
Come poteva palesarsi alla sua vista solo dopo essere stato disegnato? Esisteva prima o era nato dall’incontro del colore sulla sua tela bianca? L'aveva immaginato o l’aveva già incontrato e per uno strano sortilegio non lo rimembrava? Perché si, solo un sortilegio, solo lo studio oscuro di una materia ignota come la magia avrebbe potuto fargli dimenticare quella figura così incantevole e perfetta. Voleva parlare, voleva conoscerlo e ricevere spiegazioni, ma l’unica cosa che fu capace di fare fu rimanere perfettamente immobile a guardarlo, con la bocca leggermente schiusa e gli occhi prima spalancati, poi ridotti a due fessure per esaminarlo minacciosi.
Cosa avrebbe dovuto dire?

Aspetta, com’è che si parlava?

Avanzò nella stanza silenziosa e si chiuse la porta alle spalle senza staccare lo sguardo dalla figura minuta davanti a lui. Non si era mosso di un centimetro.

<<Uhm, c-chi sei?>> decise di chiedere infine. La sua voce profonda e roca lo sembrò ancora di più a causa della tensione creatasi. Le sue mani andarono automaticamente a nascondersi come d’abitudine nelle tasche anteriori del jeans. I suoi occhi verdi scrutavano in cerca di risposte. Il ragazzo dagli occhi azzurri si riscosse, come improvvisamente cosciente di non essere in un sogno.

<<I-io sono Louis. Tu devi essere Harry…>> il cuore di Harry fece una capriola. Non solo per la voce graffiata e acuta del castano -a quanto pare tutto di lui era melodioso e incantevole- ma anche nel sentir pronunciare il suo nome. Non l’aveva mai trovato particolarmente bello, troppo banale. Semplice, due sillabe. Harry. Ma detto da lui, era tutta un'altra storia. Con quella h aspirata a lungo, più del solito, e della y letta in un flebile “ei". Erano dettagli così insignificanti, che avevano incantato occhi verdi tanto da farlo stare in silenzio per minuti. Quando parlò, lo fece principalmente per la paura che il liscio potesse sentire il battito del suo cuore, così rumoroso, così veloce.

<<Come fai a sapere il mio nome?>> il ragazzo di fronte a lui sorrise, mostrando una piccola striscia di denti bianchissimi, in contrasto con la sua pelle bronzea, e delle dolci rughette ai lati degli occhi. Ancora una volta, Harry ne rimase incantato. La gola secca, il respiro mozzato, il corpo tutto un fremito. Se solo Louis avesse allungato la mano e l'avesse anche solo sfiorato, sarebbe svenuto.
Che poi il suo nome…Louis.
Dio, era così perfetto per la sua figura. Esile, elegante, unica e dall'aria straniera.
Da dove vieni Louis?
Gli occhi azzurri del giovane si abbassarono con timidezza, ma era palese il pizzico di divertimento nel suo cercare di reprimere una risata.

<<Beh, mi sembra di aver capito che hai un coinquilino, Niall. Mi ha detto lui che avrei potuto aspettarti qui.>> il suo sguardo glaciale si posò su di lui. Una punta di malizia traspariva dal suo sorriso. Il riccio scrollò le spalle più per riprendersi da quello stato di shock che aveva sabotato le sue capacità linguistiche e intellettive. È solo un ragazzo, forse magico, nato dai tuoi sogni più intimi e bisognosi, ma sì. È solo un ragazzo. Cosi pensò per cercare di riprendere almeno un briciolo della loquacità e della lucidità persa. Per riprendere in mano la situazione allora stette al suo gioco.

<<Si è stato lui a dirmi che qualcuno mi stesse aspettando in camera, ma non mi sembra che tu mi abbia ancora detto nulla di te. Del tipo, perché sei qui? >> entrambi si irrigidirono. Harry perché non sapeva cosa aspettarsi da lui e Louis perché si sentì attaccato. Sembrò incassare quel colpo a testa bassa e spalle ricurve, che involontariamente misero in risalto le sue clavicole di per sé sporgenti. È inutile dire quando Harry ne fosse attratto. Tutto di quel corpo sembrava richiamarlo, ma la ragione voleva i suoi perché. Sapeva che era stupido non fare la domanda più importante, ovvero “ci conosciamo?”, ma una parte di lui era come se sapesse cosa ci facesse lì quel ragazzo.
Sentiva come una paura attanagliargli lo stomaco a pensarci.

<<I-io a dire il vero non lo so. Cioè mi sono svegliato qui e..uhm, non ricordo come sono arrivato a casa tua o il motivo>> gli occhi del giovane fissavano il pavimento, esprimendo un senso di disagio impossibile da ignorare. Capiva di trovarsi in una posizione scomoda e fraintendibile.
Ritrovarsi a casa di una persona, senza conoscerla e senza saperne il perché, non era certo scontato che tutto sarebbe stato chiaro in pochi minuti.

Louis non ricordava nulla di sé stesso tantomeno del motivo per cui si trovava lì. Improvvisamente si sentì vulnerabile ed esposto: Harry, un ragazzo che non lo conosceva nemmeno da un'ora, avrebbe potuto benissimo sbatterlo fuori di casa con la premessa di non farsi vivo mai più. Oppure avrebbe potuto denunciarlo per essersi presentato a casa sua senza permesso, violando così la sua privacy. C'erano milioni di modi in cui il ragazzo alto e riccio avrebbe potuto rovinargli la vita in pochi secondi, eppure tutto ciò che fece fu sedersi sul suo letto, poggiando i gomiti sulle sue ginocchia e intrecciando le mani, per poi guardarlo con una calma disarmante e inaspettata domandandogli

<<Pranzi con noi?>> intendo con “noi"  sé e il suo coinquilino. Louis boccheggiò preso alla sprovvista, ma poi annuì vigorosamente con un sorriso tutto labbra pieno di gratitudine. Non seppe come muoversi o comportarsi per non rovinare quell'equilibrio che il ragazzo stava cercando di creare per non farlo sentire a disagio. Solo quando lo stesso riccio battè una mano sul materasso accanto a lui, decise di sedersi come gli era stato implicitamente ordinato. Pochi centimetri distavano dal suo ginocchio destro a quello sinistro del più alto.

<<Cosa ti ricordi?>> domandò con voce serie e rauca il più alto. Louis strofinò i suoi palmi umidi nei jeans prima di parlare.

<<Se devo essere sincero, ricordo qualcosa sì. Ma non è nulla di concreto>> disse piano. La sua voce talmente sottile da suonare tagliente.

<<Tipo?>> lo spronò ancora occhi verdi. Una leggera impazienza nel suo tono che non ammetteva un silenzio come risposta. Louis deglutì la sua stessa saliva, poi decise di provare a spiegare.

<<Ricordo sofferenza. Di aver sofferto, ma non so se per me o per qualcun altro. Non lo saprei spiegare. C'era tanta angoscia e risentimento prima che mi svegliassi qui, nella tua stanza. E, onestamente, non ho la più pallida idea del motivo per cui io adesso sia qui, ma sono certo che ci sarà un motivo e lo capirò presto. Nulla succede per caso, credo che se mi ricordassi meglio della mia famiglia direi che mi è stato insegnato da mia madre>> ridacchiò con malinconia, una stretta al cuore al pensiero di non ricordare nulla <<quindi in sostanza se sono qui, vuol dire che c’è qualcosa di cui devo, uhm non so … occuparmi?>> terminò il resoconto con una domanda, perché non sapeva cosa aspettarsi e non aveva idea di chi avrebbe potuto avere bisogno del suo aiuto. Non vedeva così esternamente qualcuno che stesse soffrendo. E non immaginava di avere conti in sospeso con uno dei due ragazzi che abitavano quella casa. Ma l'alone di mistero che capeggiava sull’artista al suo fianco, lo rendeva incerto su questo punto.

Harry sembrò pensieroso, ed infatti stava proprio cercando una spiegazione ad un qualcosa a cui la ragione non avrebbe dato peso. Sentiva una leggera ansia nel petto. Voci paranoiche raggiungevano il suo cuore, stringendolo in una morsa dolorosa, invadendogli il campo uditivo e facendogli mancare il respiro. Stava cercando di mantenere la calma e di non cedere ad un attacco di panico perché non voleva rendere la situazione più ingestibile e difficile di come già lo era di suo. Ma lui era sempre stato così sensibile a determinati stimoli, che si ritrovò senza volerlo con le lacrime agli occhi e una mano sul petto per aiutarsi inutilmente ad inalare più ossigeno. Louis sembrò accorgersi che qualcosa non stesse andando come di giusto e senza pensarci due volte, si avvicinò ancora di più al suo corpo. Portò un braccio attorno alla sua vita e l’altra mano libera ad accarezzargli la guancia. Il volto corrucciato dalla confusione e della preoccupazione.

<<Riccio, ti senti bene?>> domandò con voce stridula, fissandolo con i suoi grandi occhi da cucciolo con troppa dolcezza e apprensione per una persona che aveva appena conosciuto e della quale non sapeva nulla. Harry non si stupì tanto della sua gentilezza, quanto per lo sguardo che gli riversò.
E poi lo aveva chiamato Riccio, nessuno lo aveva mai fatto. Si sentì sopraffatto da quel blu così profondo che immediatamente riprese a respirare correttamente, ma la sua testa vagò. Si sentì catapultato in un oceano così profondo e blu, un un’improvviso senso di pace e calma lo invase. Ripensò all'acqua tiepida che accarezza le membra intorpidite, il sole che batte sulla pelle bagnata scoperta, l’infinità distesa così blu che incontrava l'immensa sfera azzurra del cielo in un punto imprecisato e misterioso. Un'odore di salsedine riempì le sue narici e immaginò il suo corpo muoversi in delle acque lontane e sconosciute con una pace a invadergli i sensi. A riportarlo alla realtà fu un tocco dolce e gentile sulla sua mascella.
Harry sbatté più volte le palpebre e con suo disappunto non sentì più il mare attorno a sé. Bensì il suo campo visivo era invaso da un volto, che con un sorriso paradossalmente familiare lo ammirava in ogni sua espressione.

<<Tutto okay?>> Harry annuì ancora stordito da ciò che era successo.
Lui aveva immaginato tutto? Non riuscì a metabolizzare quanto tempo si fosse incantato e perché quegli occhi lo avevano portato in un luogo che lui non aveva mai visto. Eppure quelle sensazioni erano così vere. Cercando di non farlo notare portò le sue mani a scostarsi i capelli in un gesto naturale, voleva in realtà solo assicurarsi che i suoi capelli fossero asciutti o ancora leggermente umidi dal bagno che aveva fatto nelle acque di quello sguardo. Annuì distrattamente dopo qualche minuto alla domanda quasi sussurrata di Louis. Sentì la sua schiena bruciare e notò che la mano del ragazzo si era spostata del suo volto ed era adagiata sul jeans dello stesso liscio, mentre l'altra era ferma alla base dei suoi pantaloni. Aprì la bocca per parlare ma venne interrotto dalla voce squillante di Niall che entrava nella stanza spalancando la porta.

<<È prontooo>> entrambi i giovani trasalirono e come scottato Louis ritrasse subito la mano e balzò nel letto a circa cinque centimetri di stanza dalle lunghe gambe affusolate del riccio. Le facce sconvolte di chi era stato beccato a pomiciare, colpevoli. Ed infatti
<<ops, spero di non aver interrotto nulla>> ridacchiò facendo l'occhiolino. <<in caso>> continuò in bilico fra la cornice della porta e la maniglia <<potrete continuare dopo aver pranzato>> lanciò uno sguardo difficilmente fraintendibile e con un cenno della mano, lasciando la porta aperta, sparì nel corridoio per andare in cucina ad aspettare i due ragazzi.

Harry per primo si alzò di scatto, come se uscire fuori dalla sua camera da letto potesse cancellare ciò che era appena successo. Si voltò verso il più basso accennando a seguirlo. Entrambi, un po’ scossi ancora, scesero le scale e si avviarono a pranzare insieme. Harry strinse forte le labbra, reprimendo il bisogno di morderle come faceva spesso quando era nervoso. Non voleva che Niall capisse che qualcosa dentro di lui stava andando fuori di testa. Comunque si sentiva addosso quello strano presentimento secondo qui sta per succedere qualcosa ma non sai cosa e di conseguenza non sai cosa fare o come comportarti. Finse di avere tutto sotto controllo quando si sedette a tavola. Il biondo aveva cucinato una quantità industriale di cibo e Harry non riuscì a non chiedersi se questo avesse comportato dei problemi in futuro al loro budget mensile che potevano permettersi per fare la spesa.
Nonostante  ciò a cuor leggero prese una porzione di peperoni cucinati in modo perfetto con le giuste spezie e della carne. Louis, seduto accanto a lui nel tavolo quadrato, era di fronte a Niall. Sembrava leggermente a disagio ed il riccio ancora di più perché non credeva di poterlo farstar meglio. O perlomeno, non sapeva come farlo, dato che anche lui si sentiva in bilico tra realtà e pura fantasia. Ma una voce stranamente seria gli ripeteva che doveva essere cauto e che quello non era uno scherzo. Non prenderti mai gioco del destino, sua nonna lo aveva avvertito. Stava proprio per aprire bocca per intavolare una conversazione quando Niall lo precedette.

<<Allooora, Louis>> un tono divertito e vagamente curioso. Harry alzò mentalmente gli occhi al cielo per quello, sentendo quasi i pensieri del suo amico raggiungerlo.

<<Vai all’università con Haz?>> chiese, infilandosi con molta poca cura un pezzo di carne in bocca. Louis sembrò irrigidirsi nuovamente e non seppe per quale strano motivo, Harry si ritrovò a parlare senza pensare.

<<Si, viene all’università con me.>> non era mai stato un asso nel mentire, ma sapeva arrangiarsi in casi estremi.
Niall annuì vagamente, guardandolo con attenzione per scovare una qualche crepa sul suo viso che tradisse incertezza, ma fortunatamente non trovò nulla. Louis invece buttò fuori un piccolo sospiro, segno che aveva trattenuto il respiro fino alla risposta del riccio.

<<Quindi suppongo tu viva qui?>> Harry strinse la forchetta nel suo pugno, per l'ennesima domanda. Era davvero troppo curioso.

<<Si, vive qui vicino.>> continuò imperterrito a non lasciare tempo al più basso di rispondere. Non alzò gli occhi dal piatto, ma sentì su di sé gli occhi straniti del biondo.

<<Sei un tipo silenzioso vedo>> espirò ancora quello ridacchiando leggermente per alleviare la tensione palpabile nella stanza. Louis accennò ad un sorriso a labbra stiracchiate. Harry mosse nervosamente la bamba su e giù.

<<Quanti anni hai?>> okay Niall non mollava mai l'osso. Al che nemmeno il suo amico si trattenne

<<Dio Niall, che cos’è un interrogatorio?>> alzando la testa e aprendo le braccia, come a sottolineare l'assurdità della sua insistenza. Louis senza rendersene conto coprì con la sua piccola mano una piccola parte dell’avambraccio del giovane dagli occhi verdi accanto a lui. Di nuovo un gesto intimo, familiare, che accese una piccola fiamma nel cuore di Harry. Una breve sensazione di calore al petto. Sentiva come se quella mano lo avesse già sfiorato. Che quel tocco gli apparteneva. Fu riscosso dalle sue parole.

<<Riccio è tutto okay. È normale essere curiosi>> Harry si voltò quindi verso di lui con il volto leggermente corrucciato, come a chiedergli se davvero non gli desse fastidio. Incontrò di nuovo i suoi occhi troppo blu e decise che immergersi dentro di essi di nuovo non era la cosa più opportuna da fare, altrimenti si sarebbe perso come poco prima. Niall si alzò strascicando la sedia con uno sbuffo degno di un bambino di due anni e andò a prendere dal frigo una bottiglia di birra per poi sbatterla sul tavolo davanti ad Harry e sedersi con poca compostezza.

<<Nervosetto oggi eh? Bevi un po’ e non rompermi le palle>> disse con fare sbrigativo. Louis rise e Niall alzò le spalle seguendolo. Per tutta risposta Harry biascicò un grazie puramente ironico e trattenendo a stento un sorriso rassegnato, prese un sorso di birra direttamente dalla bottiglia e riprese il suo pranzo più rilassato di prima.

___________________________

Hiiii bella gente💘

Allora inizio con il dirvi che sono dispiaciutissima per il ritardo, ma prometto che aggiornerò con più frequenza.

Come ho fatto per A Really Good Kitten almeno una volta a settimana, giuro.

Ora che ho "finito" quella storia posso dedicarmi a questa senza intoppi.

Vi avverto che naturalmente è un capitolo di passaggio, dato che i larry si sono appena incontrati per la prima volta WOOOO

Sooo vi aspettano tante belle belle sorprese, vi voglio bene e spero che continuate a seguire la storia
❤❤❤❤❤❤❤

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Ringrazio @Schittimiri e @lory_black per l'idea. | Completa | Revisionata | . ------------- TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI