𝗜 𝗚𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗗𝗲𝗴�...

By Theworldsdreamer

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Jemma Stone si ritrova incastrata in un'avventura che nemmeno credeva fosse possibile nella vita reale. Lei e... More

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🌬 - Capitolo 50
⛰ - Capitolo 51
🌊 - Capitolo 52
🔥 - Capitolo 53
🌪 - Capitolo 54
Epilogo

🌊 - Capitolo 2

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By Theworldsdreamer

Jemma stava letteralmente correndo lungo il corridoio, con la felpa che ormai aveva raggiunto i gomiti, i libri che stavano in equilibrio per miracolo - non aveva nemmeno avuto il tempo di posarli - e i capelli che dovevano sembrare un vero e proprio disastro.

Riuscì fortunatamente a raggiungere l'aula punizioni, oltre l'orario accordato, ma viva seppur con le guance arrossate dal calore che provava in quel momento.

Era in ritardo a causa di tutti i ragazzi che avevano sentito del suo ritiro e che in panico la fermarono per chiederle cosa avrebbero dovuto fare adesso. Jemma non era particolarmente preoccupata per loro, dato che era appena iniziata la scuola avevano ancora tutto il tempo per organizzare le elezioni e, nonostante tutto, non era così dispiaciuta di non far più parte del Consiglio dei Rappresentanti, specialmente al suo ultimo anno dove voleva concentrarsi sugli studi e sul futuro.

Quello per cui era arrabbiata era ritrovarsi in una punizione senza avere la minima colpa e tra l'altro non era nemmeno riuscita ad avvisare Celeste, contava di farlo una volta dentro la classe.

Si fermò davanti alla porta con una scivolata, prima di aprirla e fiondarsi in aula.

Quando finalmente si sedette, lasciando andare i libri sul banco con un tonfo e portandosi una mano alle guance nel tentativo di raffreddarle e di farle ritornare di un colore normale, Mr. Johnson decise di prenderla di mira.

<<Alla buon'ora, signorina Stone. Aspettavamo soltanto lei.>>, constatò indicando con le braccia i suoi compagni di punizione.

Jemma, che era al primo banco come al solito, si voltò guardando gli altri da sopra la spalla ormai scoperta. Hunter era proprio dietro di lei, con la schiena appoggiata allo schienale della sedia di legno e entrambe le mani dietro alla nuca, quasi come se fosse comodamente seduto sul suo letto; al suo fianco c'era Samantha che era intenta a fulminarlo con lo sguardo, mentre con le mani stringeva le bretelle nere che le tenevano su i jeans al posto di una più comune cintura. E poi, nell'angolo in fondo alla classe, c'era un ragazzo con la testa bassa, intento a fissare un punto imprecisato sul banco che la ragazza inizialmente non riuscì a riconoscere.

Quando quest'ultimo alzò lo sguardo e per pochi secondi con gli occhi chiari come il ghiaccio incrociò i suoi, Jemma realizzò di chi si trattasse.

Adam Jones non era più decisamente il ragazzino sdentato che giocava sempre con lei, Hunter e Samantha, nel grande giardino di Hunter. Adesso era cresciuto ed era molto diverso: il volto aveva perso i lineamenti morbidi tipici dell'infanzia, per adottarne di più duri ben visibili sulla mascella, inoltre la pratica del nuoto gli aveva scolpito anche il fisico quasi come fosse una statua proveniente dall'antica Grecia, mentre gli occhi azzurri e i capelli neri avevano conservato in lui l'aria misteriosa e fanciullesca che l'aveva sempre attirata. Fu questione di pochi secondi, prima che tornasse a farsi gli affari suoi interrompendo il contatto visivo bruscamente.

<<Oh...Mi dispiace...Ho avuto dei contrattempi...>>, mormorò Jemma girandosi nuovamente verso l'uomo e tirando fuori il cellulare per avvertire Celeste che non l'avrebbe portata a casa quel giorno.

Il professore annuì, guardandola con un sopracciglio inarcato.

<<I cellulari via, li ritirerò io fino alla fine della vostra punizione.>>, esclamò l'uomo girando fra i banchi con una vaschetta di plastica.

<<Ma...devo solo avvertire mia sorella.>>, si giustificò la mora nel momento in cui Mr. Johnson si fermò davanti a lei con sguardo brusco. Doveva essersela legata al dito la questione della palla, l'avrebbe presa di mira per tutto il resto dell'anno, pensò sconfortata la ragazza.

<<I cellulari. Qua dentro.>>, sibilò lui, mentre Jemma sconfitta ritirava il telefono con un sospiro all'interno della vaschetta prima di appoggiarsi allo schienale della sedia.

Mentre il professore finiva il suo giro del terrore tra i banchi, un pezzetto colpì la spalla di Jemma, facendola girare leggermente irritata.

Hunter la stava guardando con la sua solita punta di divertimento negli occhi.

<<Ho avvisato io tua sorella, Gentilissima Stone.>>, le sussurrò piegandosi sul banco per esserle più vicino.

Jemma lo osservò per alcuni secondi in silenzio. Hunter aveva appena fatto qualcosa di gentile per lei oppure era soltanto un'altra delle sue bravate? Era anche vero che lui e Celeste andavano molto d'accordo, mentre Jemma e Hunter avevano intrapreso cammini diversi isolandosi in due mondi così distanti l'uno dall'altro da non riuscire più a incontrarsi, sua sorella era riuscita a mantenere un buon rapporto con il ragazzo, forse perché i loro caratteri per certi versi erano affini.

<<Grazie...>>, gli disse quindi Jemma, con un piccolo sorriso azzardato.

A quel punto anche il sorriso di Hunter si allargò mentre con la schiena ritornava ad appoggiarsi allo schienale, senza staccarle gli occhi di dosso.

<<Ha risposto con tante faccine sorridenti con le lacrime...e ha detto che appena arriva a casa lo dirà a tua madre.>>, la informò divertito incrociando le braccia al petto, mentre Jemma si portava una mano sul viso stanca. Ecco cosa c'era sotto.

La ragazza si voltò senza dirgli nulla e nel momento in cui il professore le mise sotto il naso un foglio e una penna, tutti gli istinti violenti contro quel ragazzo che aveva soppresso durante quegli anni riaffiorarono.

<<Voglio che pensiate a quello che avete fatto per essere qui e scriviate i vostri pensieri a riguardo. Senza scherzare Taylor!>>, esclamò prima di raggiungere la cattedra e sedersi, mentre con un gesto stizzito apriva un giornale pronto per essere letto.

Jemma abbassò lo sguardo turbata. Insomma, che diritto aveva Hunter Taylor di rovinarle la vita in quel modo? Non era ma stata in punizione in tutti gli anni di scuola e proprio il primo giorno di scuola dell'ultimo anno eccola lì, al primo banco. Questo avrebbe potuto influire sulla domanda per il college? Probabile.

La ragazza strinse un pugno, mentre con l'altra mano prendeva la penna. Avrebbe voluto dirgli tutto ciò che pensava, avrebbe voluto scaricargli addosso tutta la sua frustrazione e la rabbia che provava nei suoi confronti. Eppure non ci riusciva, era fatta così non riusciva a far del male agli altri, con il risultato di provocarsi dolore da sola. E poi sapeva che a quel ragazzo non sarebbe importato nulla, lui era un vero e proprio uragano, un incendio al quale sarebbe bastato un solo rametto secco per divampare, era come se...

Jemma abbassò lo sguardo sul banco per scrivere il suo tema, ma quando lo fece notò qualcosa di strano, proprio dove la pietra color smeraldo che portava al collo come ciondolo toccava il legno. Era...terra?

Allungò il dito per prendere quei piccoli granelli e osservarlo da vicino, che strano...era proprio terra. Abbassò lo sguardo sulla maglietta per vedere se fosse sporca, ma non vide nulla. Non aveva idea di dove provenisse e la cosa le sembrò piuttosto strana, ma era tanto stanca che non ci fece troppo caso e si affrettò a riempire quel foglio per poter tornare a casa il più in fretta possibile.

***

Jemma passò tutto il viaggio in macchina per il ritorno a casa con una strana sensazione che le appesantiva il petto, come una sorta di angoscia che cercò di ignorare per prestare attenzione agli insulti che Samantha stava rivolgendo al professore e a Hunter.

Parcheggiò l'auto nel vialetto di casa e prima di uscire fu riportata alla realtà proprio dalla sua amica.

<<Ehi, Jemma! Mi ascolti?>>, le chiese inclinando leggermente la testa.

<<Eh? Scusa, non ho sentito...>>, mormorò la ragazza in tono di scuse spostando lo sguardo sulla rossa.

<<Ho detto che dormo da te stasera.>>, la informò l'amica tutta contenta prima di scendere dall'auto.

Jemma non fece nemmeno in tempo ad annuire che Samantha era già sparita, così anche la mora mise un piede fuori nel vialetto pieno di ciottoli proprio davanti a casa sua e uscì, ma si bloccò proprio prima di chiudere lo sportello.

<<Jemma? Ma si può sapere che hai? Sembri sulle nuvole oggi più che gli altri giorni...>>, scherzò Samantha scuotendola per le spalle per ottenere la sua attenzione.

<<Non...Non ti senti osservata?>>, domandò Jemma guardandosi intorno, leggermente inquietata mentre quella sensazione che aveva sentito prima si acuiva.

Samantha spostò un po' lo sguardo soffermandolo negli stessi punti dove si fermava quello dell'amica, poi scrollò le spalle ritornando con gli occhi su di lei.

<<Sarà quel coglione di Hunter.>>, brontolò alzando la mano in segno di saluto alla casa di fronte quella di Jemma, ma al posto di salutare come le persone normali, alzò il dito medio.

<<Sì...Hunter>>, Jemma annuì sovrappensiero, senza nemmeno rimproverarla per il gesto appena fatto. Proprio per questo Samantha iniziò a preoccuparsi e le appoggiò una mano sulla spalla.

<<Ehi...è per la punizione Jemma? Non ti preoccupare, non avrà nessuna influenza su di te...>>, le disse trascinandola in casa, mentre l'altra ragazza si lanciava ancora un'occhiata intorno.

<<No...Non è per la punizione. È che credo di non sentirmi molto bene...>>, rispose Jemma cercando di scacciare ogni brutto pensiero mentre entrava e si toglieva le scarpe.

<<Sarà un calo di zuccheri>>, borbottò Samantha dirigendosi verso la cucina, probabilmente per prenderle da mangiare, mentre Jemma si buttava sul divano accanto alla sorella che stava guardando in tutta tranquillità un reality show.

<<Come è andata la punizione, Jemma?>>, domandò Celeste divertita, mentre la sorella alzava gli occhi al cielo.

<<Lo hai detto a mamma?>>, le chiese Jemma e in risposta la bionda scrollò le spalle senza staccare gli occhi dallo schermo.

<<È colpa di Hunter...>>, borbottò ancora mentre Samantha le raggiungeva buttandosi tra di loro e allungando all'amica una barretta di cioccolato.

<<L'avevo immaginato. Hunter c'entra sempre qualcosa.>>, rispose Celeste lanciandole un'occhiata di sbieco e nel frattempo la rossa al suo fianco sbuffò alzando gli occhi al cielo.

Jemma non rispose lasciandosi lentamente affondare sul morbido divano e addentando la barretta che Samantha le aveva passato.

Poi ci fu un movimento alla finestra, un'ombra, un movimento che durò talmente poco che Jemma parve immaginarselo, ma che in realtà era qualcosa di molto reale.

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