Come il cielo a mezzanotte

By NyxEcate

7.6K 487 36

Leggende raccontano che gli dei, all'alba dei tempi, separarono le anime gemelle, gelosi di queste ultime. Il... More

Prologo
02. Corsi differenti
03. Pura poesia
04. Piccoli riti
05. Sempre un mistero
06. Profumo di Gardenia
07. Marshmallows
08. Paranoia silenziosa
09. Il mare senza di te
10. " Di rosso e celeste neanche il diavolo si veste "
11. " Sei meraviglioso ora, domani e per sempre "
12. Stellato
13. Insignificanti
14. Sono una distesa dorata
15. Ciò che non sai di me
16. Questo
17. Una spaccatura nel vetro
18. Le emozioni non sono per bambini
19. Come scogliere d'argilla
20. Quello che i bambini non dovrebbero provare
21. Nascondere
22. Non abbandono nessuno
23. Urgano
24. Il prima è sempre doloroso
25. Non c'è due senza tre
26. Come due anime si abbracciano
27. La strada
28. Piccoli sorrisi
29. Fidanzato?
30. Non oggi
31. Sbagliato
32. Il tuo pappagallo
33. Ringraziamento
34. L'inizio
35. Quando accadrà
36. Coraggio
37. Come un sogno
38. Come il cielo a mezza notte
Epilogo

01. A nessuno piacciono i ratti

426 18 2
By NyxEcate

«Bentornata signorina Martin»

Faccio un cenno di saluto alla signora Taboltt, la vecchia arpia che gestisce l'orfanotrofio. «Buongiorno», rispondo a mezza voce.

«Vedo che anche oggi non manca di farci visita», commenta, composta commesso solito.

«No signora Taboltt, non potrei mai» La donna annuisce poco interessata.

«Salutami Griffin»

«Certo» borbotto, scappando velocemente dall'arpia. Quando inizia a parlare del preside Griffin non riesco più a fermarla.

Sono ormai diversi anni che vengo qui, passo il tempo in compagnia dei bambini e porto i soldi che raccolgo nel fine settimana.

L'orfanotrofio, comunemente chiamato il Doons, è ben nascosto fra fronde alte e nuvole pesanti. Non è molto lontano dalla mia cittadina, solo qualche autobus mi separa dalla struttura.

Sono le sette, è ora di cena, e probabilmente sono tutti in sala pranzo. Mi trascino all'interno della grigia struttura, sistemando alla ben e meglio la gonna nera.

Scosto con lentezza la vecchia porta cigolante dell'ingresso, e m'intrufolo dentro. Pur essendo pieno di vita e bambini, l'orfanotrofio mi è sempre sembrato grigio e, terribilmente triste.

Camminando per il corridoio che conduce alla sala pranzo, rimango incantata dalle numerose foto appese sotto la scala, le ho viste mille volte, ma apprezzo sempre la loro vista.

Non conosco la data d'apertura della struttura ma, dalle numerose cornici appese, si aggira intorno ai cinquant'anni fa. Racchiudono tutte una foto dei bambini che, ogni anno, hanno alloggiato nella casa.. Mi sorprendo sempre dello spropositato numero di ragazzi abbandonati, o senza famiglia.

Non ho mai capito perché certe madri lascino, abbandonino sangue del loro sangue per strada. Le storie di molti dei ragazzi qui dentro sono terribili.

Non tutti abbiamo la fortuna di vivere in una casa nostra, con dei genitori che ci amano, una famiglia, magari un cane... Venire qui mi ricorda sempre dell'immensa fortuna che ho.

Scosto lo sguardo dalle foto e riprendo a camminare, trascino i sandali neri sulla moquette logora fino alla prima porta, la piccola sala da pranzo. Al centro un lungo tavolo ospita tutti i ragazzi.

«Kath!».

Un coro di finalmente urlati a bocca piena si leva dal tavolo.

«Ho avuto molto da fare ultimamente» sussurro in giustifica con un sorriso mentre abbraccio la piccola peste che mi è saltata addosso.

«Mi sei mancata! Ho tantissime cose da raccontarti. Lo sai che la signora Taboltt mi ha messo in punizione?» borbotta accigliata la piccola testa piena di ricci «Non è colpa mia se a Emily non piacciono i ratti».

«A nessuno piacciono i ratti, Tommy» Risponde imbronciata Emily, una ragazzina bionda di dodici anni, la più fifona del gruppo.

Ridacchio, scostando di poco Tommy. Lui mi osserva di rimando con un sorriso furbo. Fra tutti i bambini, Tommy è sempre stato quello più legato a me. Ha appena otto anni, ed ha un bizzarro senso dell'umorismo, simile per certi versi al mio.

«Sorellona hai cambiato di nuovo colore dei capelli.. blu mi piacevano di più». Osserva, passando le piccole dita fra le ciocche fucsia, i suoi occhietti nocciola percorrono tutta la lunghezza dei miei capelli.

Alle sue spalle, Emily mi guarda per un po' e fa una smorfia divertita. «Hai decisamente bisogno di una consulente di moda»

«Non mi serve, ho te». Vado da lei e le poso una bacio sulla fronte, lei alza gli occhi al cielo ma, ridacchia divertita.

L'ultimo a salutarmi è Alex, l'unico mio quasi coetaneo nonché ragazzo più grande della struttura. Mi avvolge in un veloce abbraccio, sbattendomi in faccia il ciuffo scuro. Per la seconda volta questo mese mi sembra d'avvertire la leggera puzza di sigarette su di lui.

Da tempo ormai Alex è il mio miglior amico, un consigliere ed una fonte infinita di felicità. Nonostante il suo carattere all'apparenza duro, è una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto.

É altruista e soprattutto un fratello amorevole per tutti i bambini del Doons, mette le condizioni dei bambini sopra a tutto, sarebbe capace di tutto per loro. Il solo pensiero di vederli star male lo tortura a livello psicologico. Spesso fa' uso di sigarette per scaricare un po' della tensione di cui si carica tanto.

Da quando l'ho conosciuto, e ho iniziato d'avvero a comprenderlo, ho cercato di sollevargli un po' il peso dalle spalle. Un diciassettenne come lui non dovrebbe portare il mondo sulle proprie spalle.

Alex è in orfanotrofio da quando aveva dieci anni e non ama raccontare la sua storia, è facile capirne il perché.

Suo padre è stato ucciso dalla madre, si pensa che questa fosse psicopatica. Dei suoi famigliari in vita c'era solo la sorella del padre, lei e la sua fidanzata non hanno voluto adottarlo per paura che abbia ereditato la pazzia della madre. Da allora, solo e abbandonato, il piccolo Alex ha vissuto al Doons, osservando generazioni di bambini entrare e uscire dalla stessa porta, senza mai poter far lo stesso.

Lo guardo storto un ultima volta, esprimendogli il mio disappunto per la sigaretta, prima di sedermi sull'unica sedia vuota. Tommy mi salta in braccio, occupando un posto che è suo di diritto.

Da quando Tommy è arrivato si è intrufolato a forza nel mio cuore, un po' per l'innegabile somiglianza che, lo porta a chiamarmi " sorellona ", un po' per la sua storia.

I suoi genitori sono morti in un incendio: la madre aveva lasciato acceso il forno in cucina e in poco tempo, è divampato il fuoco; era sola e priva di sensi quando è arrivato il marito dal supermercato. Ha provato a tirar fuori la moglie chiedendo a Tommy di restare in macchina, il bambino ha obbedito osservando la casa in fiamme e i genitori non uscirne più.

I vigili chiamati dai vicini, hanno trovato Tommy ancora in macchina, tremava come una foglia, bagnato dalle sue stesse lacrime.

I genitori erano carbonizzati vicino all'ingresso.

Scosto di poco Tommy che sta mangiando per non mostrarmi turbata agli altri. Quando è arrivato in orfanotrofio non apriva bocca, si rifiutava di parlare. Solo col tempo siamo riusciti a sbloccarlo.

«Kath, cosa ci hai portato oggi?». All'altro capo del tavolo, Jenny mi osservava incuriosita.

Tutti i soldi che raccolgo il fine settimana li spendo per loro, se non con una piccola donazione con dei regali. Aver perso i soldi di ieri ha danneggiato loro, nessun altro se non loro. Mi sono sentita in modo pessimo per tutto il resto della giornata.

«Finite di mangiare prima. Voglio sentire il resoconto di questa settimana, poi vi darò i meritati regali».

«Io ho finito di leggere cappuccetto rosso». Christian ha alzato la mano come in classe per prendere parola e, fiero, mi sorride.

«Ti è piaciuto?», domando.

«Non molto, lei è troppo ingenua».

Sorrido, compiaciuta dalle sue parole; ha sette anni ma è di gran lunga il più intelligente qui. Sempre composto ed educato, non manca mai quando raramente parliamo di 'questioni da adulti'. A volte ciò che la sua piccola boccuccia dice, mi spiazza. È di gran lunga più sveglio di me.

«Come va a scuola?» Chiedo, soffermandomi su Alex, l'unico con una media pessima.

Lui alza le spalle ed evita il mio sguardo, continuando a mangiare la sua fetta di pesce.

«Benissimo Kath! Ieri ci hanno fatto suonare per la prima volta il flauto» Jenny sorride entusiasta, contagiando anche le gemelle.

«Vi è piaciuto?»

«Moltissimo!» Il coro delle gemelle tarda poco ad arrivare. Ridacchio, contenta per loro.

Il silenzio cala di nuovo nella stanza.

Picchietto un dito sul tavolo di legno e sposto lo sguardo verso tutti i presenti, sono sempre molto rumorosi, oggi invece sembrano muti.

Li osservo con un sopracciglio alzato ma nessuno osa aprire bocca. L'ultima volta ch'è successo hanno portato via Kevin -il più piccolo, arrivato da poco e subito adottato da una famiglia del Oakland-.

Erano tutti tristi per la sua partenza, ma infondo, tutti qui vorrebbero solo una famiglia vera, composta da figure genitoriali, non solo altri bambini. Per fortuna o sfortuna, la maggior parte delle persone che visitano il Doons sono interessate solo ai bambini piccoli.

Mi piego in avanti e chiedo sussurrando a Tommy delle spiegazioni.

I bambini ci guardano ed iniziano a mormorare fra loro, sulle mie gambe Tommy abbassa la testa e posa la forchetta nel piatto, ormai vuoto.

«Allora?». Lo prendo per le spalle e lo giro verso di me, lui abbassa, se possibile, ancor di più la testa.

«È stato adottato, lunedì è venuta una famiglia. Amore a prima vista. Lo portano via oggi dopo cena».

Silenzio tombale cala nella stanza, Tommy fulmina con lo sguardo Emily che richiude all'istante bocca e, triste, mi osserva.

Prendo dei grossi sospiri e chiudo gli occhi. Hanno adottato il mio Tommy... Non me lo aspettavo. Ho sempre avuto la strana sensazione che l'avrei visto ogni giorno, non che volessi adottarlo, però... non lo so.

Il cuore mi diventa improvvisamente più pesante, come in risposta la bocca dello stomaco si chiudo del tutto. Ancora ad occhi chiusi stringo il mio fratellino in un abbraccio. Appoggio la testa sulla sua piccola spalla e affondo il naso nella sua maglietta bianca.

«Ti piacciono?»

«Sono i migliori. Una coppia appena sposata, senza figli. Hanno anche un pappagallo!»

Titubante, mi accarezza una guancia. Annuisco piano e tiro su col naso.

«Sono contenta per te, te lo meriti».

Mi scosto e gli sorrido, spostandogli il ciuffo castano dagli occhi. Tommy è sempre stato unico, il mio piccolo fratellino. Non posso tenerlo per sempre qui, sarei solo un egoista. Merita di vivere la sua vita.

Mi tolgo il piccolo braccialetto rosso che porto al polso da diversi anni e lo allaccio al suo «Così non ti dimenticherai mai di me», lui mi sorride contento. «Di noi», continuo, guardando tutti gli altri ragazzi adunati alla tavola. Alex mi sorride grato.

Questi bambini sono la mia seconda famiglia, e mi piace pensare che anch'io lo sia per loro. Sarei crollata da molto senza di loro, sono la mia spiaggia di salvezza in mezzo al mare d'emozione che mi investe ogni giorno. Come una bufera, che imperversa costantemente nel mio cuore e si placa solo quando sfogo la mia rabbia.

«Se avete finito tutti andiamo ad aprire i regali», cambio argomento, sorprendendo la maggior parte dei ragazzi. Ho fatto del mio meglio per sopprimere le lacrime, solo il tono di voce, leggermente tremolante, mi svela.

Mi alzo dalla sedia, appoggiando per terra Tommy e prendendo per mano lui e Jenny. Dietro di noi mi seguono tutti e sei in fila indiana, fino al salotto.

Prima di sederci, io e Alex ci appartiamo, lasciando i bambini sul grigio tappeto del salotto.

«Gli hai visti?», gli chiedo, incrociando le braccia e puntando lo sguardo nel suo. Ho sempre invidiato i suoi occhi grigi, chiari sotto la luce del sole, neri come la grafiti al buio.

Alex annuisce piano, scostandosi il ciuffo ricadutogli sugli occhi. Riporta la mano nei jeans neri prima di rispondermi. «Tommy ha ragione. Sono una famiglia tutta zuccheri e assolutamente perfetta per lui», ammette, guardandomi ancora una volta con dispiacere.

Gli passo una mano davanti al viso, come a voler scacciare via i suoi pensieri.

«Ho già detto che mi sta bene, sono felice per lui. I miei sentimenti non devono ostacolare il futuro di Tommy e lo sai anche tu. Per quanto sia difficile dobbiamo accettarlo tutti. Sarà difficile non deverrò più»

«Lo so Kath» Mi stringe fra le sue braccia, lasciandomi poco spazio per respirare. Lo stringo a mia volta. «Ti ammiro».

«Perché?» La mia voce lo raggiunge, un po' soffocata dalla leggera camicia a quadri che indossa, sembra sorpresa persino alle mie orecchie.

«Non sei egoista, sai mettere il bene degli altri prima dei tuoi desideri.. Al tuo posto non so se sarei in grado di lasciare Emily, o qualsiasi altro bambino. Ma se tu sei felice per Tommy allora lo sarò anch'io»

Annuisco, alzando il viso dalla sua spalla, solo per posare la mia fronte sulla sua.

«É tempo che il nostro fratellino abbia dei veri genitori»

Restiamo in quella posizione ancora un po', ci stacchiamo solo quando, dal salotto, numerose voci chiamano il nostro nome.

Prima di entrare mi accosto al suo orecchio. «Anche io ti ammiro, ma questo lo sai già», mi guarda con un dolce sorriso sulle labbra e mi posa un bacio sulla fronte.

Mi siedo sul ruvido tappeto, e prendo dalle mie spalle lo zainetto nero che mi porto sempre appresso.

«Allora, ieri ho avuto un piccolo imprevisto in spiaggia. Non sono riuscita a prendervi tante cose come al solito». Ripenso allo sconosciuto e alla lattina e scuoto immediatamente la testa. Non gli lascerò rovinare anche il momento dei regali, lui e suoi addominali perfetti devono sparire dai miei pensieri.

«Non preoccuparti Kathryn, è già tanto quello che fai per noi» Alex di diciassette anni mi sorride, lo ringrazio di rimando.

L'anno scorso avevo una cotta galattica per lui, ora mi è passata ma è pur sempre un bel ragazzo. Da tempo ormai mi ha confessato di esser pazzo di Alice, una ragazza pressappoco della mia età che, essendo maggiorenne, è uscita l'anno scorso. Ogni tanto a quanto mi dicono viene ancora a trovarli.

«Bene... ho portato un altro libro per Christian. É la favola di Le mille e una notte». In realtà non l'ho mai finito di leggere, mi stanca troppo. Non sono una grande amante della lettura -o dello studio in generale- ma sono sicura che lui apprezzerà. «Una nuova bambola per Jenny, e-»

Il campanello dell'ingresso suona e io mi blocco, la signora Taboltt si affaccia al salotto, il suo viso asciutto è serio come da copione. Ha i capelli bianchi che le ricadono leggermente di fronte al viso, mentre parla si affretta a sistemarli dentro l'alta crocchia.

«Alex, vai a prendere le valige di Tommy. Sono arrivati», afferma eccitata andando ad aprire, quasi saltellando. Non c'è bisogno di chiedere chi. Rimaniamo tutti in silenzio finché la signora Taboltt non ritorna, insieme ad una giovane donna e un uomo.

Mi sembrano entrambi famigliari ma mi astengo dal fare figure poco gradite, non nascondo però la curiosità, continuando a fissarli apertamente.

«Buona sera ragazzi, scusate l'interruzione». A prender parola è stata la donna, ha una voce mielosa e un grosso sorriso stampato in faccia. Mi sta facendo salire i livelli di colesterolo al massimo.

Tutta zucchero, si stringe al marito, anche lui sorridente ma in modo più contenuto. Alle loro spalle ritorna Alex con la valigia.

Io mi alzo in piedi e prendo per mano Tommy, mi avvicino a loro e stringo la mano ad entrambi. «Buona sera, sono Kathryn Martin, volontaria». Loro osservano i miei capelli ma non sembrano disturbati dal colore. Alzo un sopracciglio e li osservo circospetta. La donna dice di chiamarsi Kim, mentre il marito Dominic.

«Sei pronto Tommy per venire a casa con noi?»

Il bambino li osserva serio, lascia la mia mano e mi si pone davanti «Ho solo una condizione».

«Tommy», sussurro a denti stretti, che ha intenzione di fare? Vuole bruciare la sua unica possibilità di uscire da qui? «Non ascoltatelo, è emozionato».

Il bambino non mi dà retta e continua «Kath deve avere il permesso di venire a trovarmi». O piccolo Tommy... La sua espressione è serissima, non lo avevo ma visto così.

«Tommy! Non esagerare, lo sai che opportunità stai avendo, non sprecarla per me» Mi abbasso e lo abbraccio con gli occhi umidi.

I due adulti si guardano e ridacchiano «Non preoccuparti, potranno tutti venire a trovarti, quando vogliono. Non è un problema» È stato Dominc a parlare. Mentre mi alzo, il nuovo padre di Tommy fissa lo sguardo nel mio.

«Soprattutto la tua amica, suo padre è un mio collega di lavoro, e sua madre conosce bene Kim, abitiamo nella stessa città».

Li osservo con gli occhi sgranati «Davvero?». La donna si sposta i capelli rossi dalla spalla e sorride.

«Ora dobbiamo proprio andare, vogliamo evitare il traffico. Kath vuoi un passaggio? Almeno vedi dove abitiamo, non è molto distante da casa tua». Kim prende le valige e dopo aver firmato un pezzo di carta, che la Taboltt le ha infilato sotto il naso, torna a guardami.

«Certo!». Rispondo di getto. Va tutto troppo bene, dov'è l'inganno? Loro prendono per mano Tommy ed escono dalla casa, non prima d'aver salutato tutti i bambini.

Alex mi si avvicina, insieme ad Emily. «Facci sapere tutto dopo», la ragazza mi guarda assottigliano gli occhi, segno ch'è molto seria al riguardo. Nonostante le frequenti liti con Tommy, il piccolo le sta molto a cuore.

Io annuisco e saluto tutti quanti. Esco dalla casa e mi soffermo ad osservare il tramonto. Mia nonna mi ripeteva sempre una piccola storia sul tramonto, è passato molto tempo dall'ultima volta che l'ho sentita, ma me la ricordo ancora perfettamente.

Si pensava, tanto tempo fa', che il tramonto fosse gemello dell'alba, figli del sole e della luna. I due erano frutto di un amore impossibile, messaggeri dei genitori e fratelli che mai si son visti. Vedevano ogni giorno i propri genitori, scambiando messaggi per conto di uno e dell'altro, ma nessuno dei due aveva mai visto il proprio fratello.

L'alba, splendente e chiara, veniva consolata dal sole; il tramonto, altrettanto splendete, non riusciva a riporre le proprie preoccupazioni nella luna e nelle stelle, tratteneva tutto al suo interno, tingendosi sempre più di colori ed emozioni.

Mentre l'alba splendeva, il tramonto ribolliva.

Secondo mia nonna il tramonto è il momento della giornata che più racchiude sentimenti ed emozioni, il momento della giornata che lascia il segno. Il tramonto e i suoi colori fanno parte di ognuno di noi, le nostre emozioni durante il giorno salgono su in cielo, e si uniscono a quelle del tramonto. Più un giorno è pieno di avvenimenti, più il tramonto splenderà per noi.

Il fatto che in questo momento ci sia il tramonto è proprio una strana coincidenza.

Mi affretto a salire in auto e stringo forte la mano del mio piccolo fratellino, sperando che la sua nuova casa sia accogliente e pronta a donargli tutto l'amore che merita. Non potrei vivere se li succedesse qualcosa.

Allora.. che ne dite? Per ora è tutto all'inizi un periodo di introduzioni dei personaggi.Una nuova avventura : ) Cosa ne pensate della protagonista? E della storia di Tommy? Se vi è piaciuto lasciate una stellina, e magari commentate, alla prossima.

Continue Reading

You'll Also Like

473K 16K 64
> In seguito ad una tragedia familiare, Arya Miller trascorse la sua infanzia all'interno un istituto psichiatrico che si occupa del reinserimento d...
Is back By xXx

Fanfiction

150K 5.6K 52
Sorrise, un piccolo sorriso, ma mi fece bene al cuore. Le persone ti deludono, in un modo o nell'altro riescono sempre a ferirti ma prima o poi riusc...
1.2K 119 33
Firenze, Italia (IT) Voci nostalgiche, voci vogliose di compagnia. Un gruppo di amici decide di ritrovarsi dopo anni nel vecchio podere del "Senior"...
6.3K 180 52
Lei ballerina , lui cantante. Sembra tutto nuovo la prima volta che lo vede mentre per lui è un grande dolore. I due entrano in sintonia subito. Eppu...