Come la pece

By lettrice_incognita

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Teen drama. "Trovai il coraggio di alzare gli occhi nei suoi. Erano neri come la pece e profondi come un pozz... More

1. La ragazza della porta accanto
2. Quando le tende sono inutili
3. Salvami
4. Dov'è andato?
5. Insonnia
6. Nessuno da cercare
7. Dubbi
8. Rosso Malpelo
9. False accuse
10. Il primo indizio
11. 72h in un solo giorno
12. Cosa mi succede?
13. Sepolte nella cenere
14. E... se fosse lui?
15. Algebra e pancake
16. Illegale
17. Cedimenti
18. Grigliate e salotti
19. Rotture
20. Vecchio giocattolo
21. Notti tormentate
22. Pozzanghere
23. Amleto
24. Chicago
25. Mc
26. Romeo e Giulietta pt.1
26. Romeo e Giulietta pt.2
27. Pool party
28. Così per sempre
29. Litigi e notti stellate
30. Ti prego, Wendy
31. Verità a galla
32. Boschi e grigliate
33. Alzarsi e sorridere
34. Hale
35. Rabbia, autocommiserazione, rabbia, isolamento
36. Riappacificamenti
37. La partita
38. Adrenaline in my veins
39. Toga e tocco blu
41. This girl is on fire
42. The end

40. Prom

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By lettrice_incognita

Ecco a voi qualcosa da poter leggere durante questa quarantena forzata. Con un po' di coraggio supereremo anche questa.

Buona lettura ❤️

- In questi quattro anni, ognuno di noi è cambiato dentro se stesso. Le nostre capacità sono migliorate, abbiamo imparato tutto ciò che potevamo, chi più, chi meno, abbiamo capito qual è la nostra vocazione. Dopo quattro anni abbiamo finalmente capito cosa fare della nostra vita. Ma, in fondo, questa scuola non è servita solamente ad istruirci. No, questa scuola è stata la nostra seconda casa. Qui dentro abbiamo imparato chi siamo, cosa vogliamo, ad accettarci. Abbiamo capito chi sono le persone che meritano di stare ogni giorno al nostro fianco. Abbiamo capito un sacco di cose, sì... -. Bryan fece una breve pausa, guardando verso il suo piccolo pubblico di neodiplomati.

- Ci stiamo rendendo conto di essere arrivati al diploma e di dover abbandonare questo posto, questa piccola certezza. Da domani non vedremo più le solite facce per i corridoi e, anche se in questo momento non sembra affatto male, prima o poi questa scuola ci mancherà. Ognuno di noi lascerà dentro queste quattro mura un pezzetto di sé, un pezzetto di quello che è stato in passato e di quello che è diventato con il tempo. E un giorno, tornando qui, penseremo che questi sono stati i migliori anni della nostra vita, anche se ora sembra che faccia tutto schifo. Oggi, siamo qui per lanciare in aria questi capelli e lasciarci alle spalle tutto questo. Ma non sarà un addio triste, sarà semplicemente la fine di un bel capitolo e l'inizio di un altro. Perciò, a nome di tutti i diplomanti ringrazio tutti gli insegnanti, il personale, il dirigente e tutta la West Chester High School -.

La stanza si riempì dello scoppiettante suono degli applausi. Avevamo tutti quel sorriso compiaciuto stampato in faccia e non mi sarei stupita se a qualcuno fosse scappata una lacrima di gioia. Avevamo davvero chiuso un bel capitolo della nostra vita, come aveva detto Bryan. E pensare che quella mattina non avevo ascoltato nemmeno una parola di quello che aveva detto, così presa dai preparativi. Probabilmente era stato meglio così, perché in quel momento, con il diploma in mano, quelle parole avevano molto più senso di quando ne avrebbero potuto avere prima.

Guardai il preside stringere la mano a Bryan, che aveva un sorriso a trentadue denti.

Ci fecero cenno di salire sul palco per una foto finale di gruppo con quelli che ormai erano i nostri ex insegnanti.

Strinsi la mano attorno a quella di Lisa e sorrisi verso la fotocamera, cercando di mantenere l'equilibrio in mezzo a tutti quei corpi incollati l'uno all'altro. Il flash scattò e un secondo dopo si sciolsero tutti, disperdendosi.

- Auguri! - potei finalmente dire alla mia migliore amica, abbracciandola.

- Anche a te! - mi urlò all'orecchio. Era davvero elettrizzata.

- Bionde, ce l'abbiamo fatta - urlò Bryan, prendendo la rincorsa per venirci incontro e avvolgerci con le sue braccia.

- Ragazzi, congratulazioni - disse Josh, avvicinandosi seguito da Dylan ed Aiden.

Dylan venne per primo verso di me per abbracciarmi. Strinsi le braccia attorno al suo collo. - Grazie per tutto -.

Sorrise dolcemente.

- Fuoriii! Usciamo! - urlò un ragazzo passandoci accanto.

Si stavano riversando tutti fuori di corsa. Dylan sciolse il nostro abbraccio per voltarsi a guardare.

- Pronti? - ci chiese.

Non ebbe bisogno di risposta, perché ci muovemmo come un unico corpo di corsa verso l'uscita.

Urlai di fianco ai miei amici, a quelli che c'erano stati per me, che mi amavano e che erano disposti a tutto per proteggermi. Con loro avevo condiviso quei quattro anni di liceo ed ero pronta a condividere tutto il resto della mia vita. Erano più di semplici amici, erano la mia seconda famiglia.

Urlai più forte che potei quando il sole mi colpì in faccia e chiusi gli occhi, assaporando con ogni lembo di pelle quel momento.

Lanciai il tocco blu verso il cielo, più alto possibile e giurai a me stessa di non dimenticare mai quei quattro anni.

***

Da bambina non era certo il mio sogno andare al prom senza un accompagnatore, ma arrivata a quel punto della mia vita, non mi importava più così tanto.

Il fatto era che non avevo la necessità di un ragazzo al mio fianco, ma di uno nello specifico, quindi era impossibile che il mio sogno si realizzasse. Tutto sommato, non mi dispiaceva affatto di essere lì con i miei amici.
Dopo una giornata che sembrava interminabile, ci eravamo ritrovati lì, seduti intorno a quell'elegante tavolo. Eravamo gli stessi ragazzi che si sedevano ogni giorno insieme durante la mensa, al Tina's o da qualsiasi altra parte, solamente con un peso in meno e un abbigliamento più elegante del solito.

Quella sera il cibo era fantastico. Si erano impegnati davvero a rendere la nostra palestra un luogo adatto al ballo di fine anno. Era irriconoscibile. Il soffitto era coperto di palloncini bianchi e argento, decorazioni di ogni tipo erano sparse ovunque e su ogni tavolo vi erano fiori e candele accese.

- Buono questo - disse Lisa assaggiando uno degli antipastini. Ero contenta che stesse mangiando qualcosa.

Il suo vestito le stava davvero bene. Era lungo e di un bel blu elettrico, in perfetta armonia con i suoi capelli biondi. Aveva uno scollo a V sul davanti e le lasciava la schiena scoperta, segnandola con l'incrocio di due fili che servivano a tenere su l'abito.

- Giratevi, facciamoci un selfie - urlò Bryan. Aveva portato con sé il ragazzo con cui si stava conoscendo. Era davvero simpatico e faceva un sacco di battute divertenti. Stavano bene insieme.

Sorrisi mostrando i denti e aspettai che Bryan scattasse.

Presi del cibo dal mio piatto e me lo portai alla bocca. Dylan si stava davvero ingozzando.

- Quando dite che si balla? - domandò Lisa.

- Spero presto, perché non ne posso più di stare qui - si lamentò Bryan.

- Qualcuno vuole venire a fumare fuori? - chiese il ragazzo di Bryan. Diamine, non ricordavo il suo nome!

- Sì, vengo io - esclamò Lisa, abbandonando l'idea di mangiare. Be', almeno ci aveva provato.

- Anch'io -. Josh e Bryan seguirono gli altri due verso l'uscita, lasciando me, Dylan ed Aiden al tavolo.

- Pensi che dovrei andare a parlare con Jennifer? - mi chiese Dylan avvicinandomi al mio orecchio.

Sgranai gli occhi. - Perché non l'hai già fatto? A proposito, con chi è venuta? -.

- Un sorriso amaro comparve sulle sue labbra, che si gettò indietro appoggiandosi allo schienale. Appoggiò un braccio sul mio e spostò gli occhi dall'altra parte della palestra. Seguii il suo sguardo, trovando Jennifer dopo una manciata di secondi. Dovevo ancora abituarmi a riconoscere tutta quella gente in tenuta elegante.

Il suo lungo vestito argentato si abbinava alla perfezione con la sua pelle chiara e i capelli castani, che le ricadevano in boccoli perfetti dietro la schiena. Non era così difficile immaginare che Dylan avesse perso la testa per lei.

Era seduta al tavolo dei giocatori di baseball, proprio accanto ad Hunter Scott. - Non mi dire... - mormorai incredula.

- Me la sono fatta scappare davvero questa volta -.

Il rosso, che era appoggiato con i gomiti sul tavolo, lanciò uno sguardo alle sue spalle, verso la diretta interessata. Anche lui pensava che fosse ancora più bella del solito?

Poggiai una mano sulla gamba di Dylan e feci pressione con le dita. - Ci siamo qui noi -.

Si voltò verso di me e gli regalai un sorriso di conforto. Poi mi sorrise di ricambio e prese il suo bicchiere dal tavolo, alzandolo in aria.

- A noi tre -.

Be', non era il caso di brindare a noi tre, ma avrei offeso Dylan se non l'avessi fatto.

Aiden alzò il bicchiere senza nemmeno guardarmi. Aveva un sorriso sghembo e l'attenzione su Dylan, come se io non fossi nemmeno lì. La sua indifferenza era una lama incandescente. Bruciava uno strato di pelle dopo l'altro fino a giungere ai muscoli e conficcarsi nelle viscere. La sera precedente avevo messo un punto fra di noi e quella era la sua risposta. Allora, la lama la stava ritorcendo io nel mio corpo?

Mandai giù tutto il bicchiere, avvertendo quel calore al centro del petto capace di infondermi coraggio. Così, poggiai il bicchiere vuoto sul tavolo e mi alzai. - Se nessuno ha intenzione di ballare, comincio io -.

- Wendy! - mi sentii chiamare. Lisa e gli altri stavano tornando con dei bicchieri in mano e la voglia di scatenarsi stampata in faccia.

- Per l'ultima serata in questo schifo di liceo serve tanto alcol - esordì Bryan, passandomi un bicchiere stracolmo. Appoggiai le labbra al bordo di plastica e cercai di bere qualche sorso senza gettarmi il liquido dolciastro sul vestito, che aveva decisamente la priorità di tornare a casa intatto.

- Uh, finalmente si sta alzando qualcuno -.

Mandai giù il liquido infuocato e mi lasciai trascinare in pista, in mezzo a tutti quei visi conosciuti che si stavano aggregando per ballare tra le luci pirotecniche e il fumo artificiale che entrava polveroso attraverso il naso e ti dava al contempo una scossa elettrica. Sentivo l'adrenalina nelle vene e l'euforia manifestarsi in ogni forma. Urlai a squarciagola contro Bryan e mi ritrovai subito dopo travolta in una giravolta.

La pista si stava popolando e i dj stavano cominciando a divertirsi davvero. Oscillavamo da destra a sinistra con piccoli passi attendendo che la musica e l'atmosfera si facessero più movimentate. Il resto dei nostri amici si alzò dal tavolo e ci raggiunse, la musica iniziò a velocizzare il proprio ritmo, i bassi martellavano più velocemente nel petto.

In pochi secondi ci ritrovammo a cantare e saltare più in alto possibile. Ridevamo come matti, ci abbracciavamo senza motivo e poi ridevamo ancora.

- I got a hangover, wo-oh!
I've been drinking too much for sure
I got a hangover, wo-oh! - cantammo all'unisono. Sentivo la gola graffiare per lo sforzo, ma continuavo ad urlare senza poter frenare quell'istinto.

Josh aveva un bicchiere di alcol in mano, perciò me lo feci passare per prenderne un sorso. Nel momento in cui glielo ripassai sentii degli occhi su di me. Sapevo chi fosse ancor prima di cercare quello sguardo.

Ebbi un tuffo al cuore quando caddi nella profondità di quel nero. Mi sembrava un'eternità, quando invece erano passati solo pochi secondi. Sollevò il bicchiere che aveva in mano. Era quasi del tutto pieno ma si lasciò cadere tutto il liquido in gola in un solo colpa, continuando a tenere gli occhi su di me.

Mi stava sfidando, mi stava obbligando a non bere. Non ero ubriaca, non ero stordita nemmeno per un po'. Stavo bene e avevo solo voglia di divertirmi insieme ai miei amici.

Lisa mi scosse il braccio, riportandomi alla realtà. Mi ero fermata in mezzo alla pista per guardare Aiden.

- Passami il tuo bicchiere - le dissi.

C'era solo un dito di lemon soda, ma lo bevvi tutto d'un fiato, facendo credere al rosso che fosse alcol. In mezzo a tutta quella gente, al buio, con i fasci di luce colorata che picchiavano negli occhi e il fumo artificiale, non avrebbe mai capito cosa stavo bevendo.

- Ti controlla? - mi chiese Lisa. Aveva capito anche lei la situazione.

Aiden si voltò quando anche gli occhi di Lisa furono su di lui e si fece coinvolgere dai ragazzi in un ballo sfrenato.

- Per stasera l'argomento Aiden è chiuso - dissi a Lisa. Mi sorrise, afferrandomi le mani e portandole al cielo. Poi cominciammo a ballare senza che nessuno potesse più fermarci.

***

- Che cavolo! Come si chiude? -. Lisa stava litigando con la cerniera del suo vestito. Era un tubino nero completamente pagliettato che faceva risaltare il suo fisico da urlo, che tanto odiava.

- Aspetta - risposi con un filo di isteria. Eravamo tutti tornati a casa a cambiarci per andare alla festa nell'ex caserma dei vigili del fuoco. Non era il caso di andare con i vestiti del prom ad una festa del genere.

Il mio cellulare prese a squillare. Dylan.

I ragazzi erano già sotto casa mia, Lisa doveva ancora capire come tirare su la lampo e io decidere se rimanere con i tacchi che avevo indossato tutta la sera o no. - Rispondi tu -.

Lisa allungò il braccio verso la scrivania prendendo il telefono. - Stiamo uscendo - disse e riattaccò prima ancora che l'altro potesse rispondere.

Indossai gli anfibi neri mandando i tacchi e le scarpe eleganti a quel paese e mi alzai per aiutare Lisa.

Ci guardammo allo specchio che era proprio davanti a noi e sorridemmo soddisfatte. Avevo indossato una di jeans blu e Lisa mi aveva salvata con un top nero di raso. Lo scollo a V era orlato in pizzo e gli dava quell'aria a metà tra la lingerie e il massimo dell'eleganza, che avevo però smorzato con le scarpe.

Presi la borsa e spensi la luce, senza neppur aspettare che Lisa uscisse dalla mia camera.

Evitammo di parlare lungo il corridoio e giù nelle scale per non svegliare mio padre, che era a letto già da un bel po'. Mia madre ci stava aspettando in cucina con una tazza fra le mani. Aveva l'aria stanca per la lunga giornata e non vedeva l'ora di andare a letto. Inoltre, sapevo già che sarebbe rimasta con un occhio aperto fino al mio ritorno e mi sentivo un po' in colpa.

- A che ora torni, tesoro? - mi chiese. Era quasi mezzanotte, ma tutto dipendeva da Dylan, dato che aveva preso lui l'auto per quella sera.

- Non lo so, non dopo le tre penso - risposi.

Ricetti in cambio un'occhiataccia. - Solo per questa sera -.

Sorrisi, annuendo. - Non mi aspettare sveglia, dormi tranquilla -.

- Non puoi dirmi di dormire tranquilla se sei fuori -. Aveva usato un tono quasi di rimprovero del tipo "non avresti dovuto nemmeno pensare una cosa del genere".

Le diedi un bacio e mi incamminai verso la porta. - Ciao, buonanotte - la salutò anche Lisa seguendomi per il salotto.

- Divertitevi -.

- Grazie - rispose ancora la bionda.

Quando aprii la porta di casa, l'auto nera di Dylan era sul ciglio della strada davanti casa mia. - Guarda chi c'è - digrignai, richiudendo la porta.

- Era scontato -.

Riposi il telefono nella borsetta mentre scendevo le scale di corsa.

Io e Lisa occupammo i sedili posteriori.
- Mezz'ora ad aspettarvi - si lamentò Dylan mettendo in moto.

- Chi ha l'alcol? - chiese Lisa.

- Josh -.

- Non ubriacarti e non vomitare sulla mia macchina - la rimproverò Dylan.

- Posso tornarmene anche a piedi. Tu pensa a te, a non bere visto che devi guidare -.

- Va bene, certo! - la scimmiottò imitando la sua voce con dei suoni striduli che in realtà non si avvicinavano lontanamente alla voce di Lisa.

Lisa alzò gli occhi al cielo e si lasciò sprofondare sul sedile. Aiden accese la radio e in meno di dieci minuti raggiungemmo la nostra meta.

La vecchia caserma dei vigili del fuoco era una vecchia struttura in cemento, sviluppata tutto su un piano, che si estendeva per una notevole metratura. Era davvero il posto perfetto per una festa, considerando tutto il bosco circostante che offriva un mare di spazio aggiuntivo. Non mi era mai capitato di vederla, perché si trovava in un posto abbastanza internato e i pompieri avevano cambiato sede già da prima che nascessi.

Dylan trovò un parcheggio, che era già quasi tutto pieno, e un attimo dopo andammo alla ricerca degli altri, che ci stavano aspettando con le bottiglie comprate il giorno prima.

- Hai preso i bicchieri? - chiesi a Josh mentre aprivano le bottiglie di vodka e gin. Mi passò i bicchieri, così aprii il pacco e li distribuì agli altri, evitando di guardare Aiden in faccia quando fu il suo turno.

Bryan riempì i bicchieri di vodka guaranà fino a metà.

- Al liceo, alle feste e a questo gruppo di bastardi che siamo! - urlò Dylan sollevando in aria il bicchiere. Lo imitammo urlando come degli uomini delle caverne e buttammo giù il
liquido tutto in un sorso.

Finimmo con il fare altri due brindisi prima di entrare. Quello spazio immenso era gremito di gente e a stento riuscivo a credere che nessuno stesse soffocando in quell'ammasso.

Allacciai la mia mano a quella di Lisa e ci facemmo spazio tra la folla a furia di gomitate, seguendo la scia dei nostri amici. Si fermammo vicino ad una finestra e Josh aprì l'altra bottiglia.

Passai per quel giro e controllai che Dylan non bevesse, cosa che non fece.

- Fatemi un urlo ragazzi! - gridò il dj.

Qualcosa mi colpì la schiena e mi voltai di riflesso. - Scusa - disse un ragazzo. Lo avevo già visto a scuola ma non riuscivo a collegarlo a nessun nome.

- Nient... -.

- Ah, ciao, Wendy - mi salutò. Evidentemente mi conosceva più di quanto lo conoscessi io.

Dal mio sguardo dovette comprendere che non mi ricordavo chi fosse. Sorrise, allungando un braccio verso di me per stringermi la mano.

- Ray -.

Sorrisi di ricambio, divertita e allo stesso tempo compiaciuta dalla sua spigliatezza.

- Wendy, ma lo sai già -.

Ammiccò nella mia direzione. - Ti va di prendere qualcosa da bere? -.

- Sì, okay -. Mi voltai verso Lisa e le poggia una mancano sul braccio come segnale. Mi lancio un'occhiata come conferma di aver capito e fui così libera di andare con Ray. Mentre ci facevamo spazio fra la folla ebbi il tempo di riflettere. Era ovvio per me che fosse solo un modo per far ingelosire Aiden, che aveva tentato di provocarmi solo qualche ora prima.

Mi aveva fatto uno strano effetto quella provocazione, come se in fondo volesse dimostrarmi di tenere ancora a me, nonostante le bugie, tutto il mistero dietro di lui. Mi aveva respinta fino a quella sera, fino a quando non aveva nuovamente deciso di darmi importanza. Era un'offesa al genere femminile, non solo da parte sua, ma soprattutto da parte mia in quanto donna. Mi stavo facendo giostrare da lui come una marionetta.

Cercai di non perdere di vista la camicia azzurra di lino di Ray, fin quando non fui strattonata indietro.

Fino ad un palmo dal petto di Aiden, che avevo riconosciuto dalla stretta familiare attorno al polso e soprattutto dal profumo. Camuffai un sorriso. Aveva ceduto.

- Cosa vuoi? - sputai aspra, alzando il mento per poterlo guardare negli occhi. A quella distanza ravvicinata mi sentivo ancora più piccola rispetto a lui.

Mi fissò negli occhi senza pronunciare una singola sillaba, tenendomi ancora per un polso per paura che potessi andare via un'altra volta.

- Stiamo giocando? - urlai per sovrastare la musica.

- Vieni fuori con me - mi ordinò, trascinandomi fuori. Era solo uno stronzo prepotente. Eppure, non mi voltai nemmeno un attimo per vedere dove fosse finito Ray. Mi importava solo di lui. Da quando era arrivato, nella mia mente vorticava solo Aiden.

Quando raggiungemmo l'uscita e l'aria pulita mi entrò nei polmoni, strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa. Ci fermammo accanto ad uno degli alberi lì vicino, abbastanza lontani da poter parlare senza che la musica ci otturasse le orecchie.

- Allora? -.

- Perché sei andata con quello? -.

- Non ci sono andata a letto, non l'ho baciato. E poi non ti dovrebbe interessare dal momento che non stiamo più insieme -. Se lui non mi avesse nascosto la verità -cosa che stava attualmente continuando a fare- la nostra storia non sarebbe finita.

- Mi interessa, invece - scattò.

- Adesso? Non sembra, dal momento che continui a dirmi che vorresti dirmi tutto ma non puoi. La smetti di prendermi in giro? -. Ero arrabbiata, avevo un fuoco ardente a partire dalla bocca dello stomaco e trattenevo a stento le lacrime.

Si passò una mano fra i capelli.

- Pensavo che ti importasse di noi -.

- Anch'io lo pensavo fin quando non ho capito che Aiden Evans non esiste -.

Dopo quella frase cadde il silenzio. Nessuno
di noi due riuscì ad dire altro. Passammo una manciata di secondi in quella situazione, finché non decisi di interromperla.

- Penso che dovremmo evitarci per un po' -. Il mio tono era molto più pacato rispetto a prima.

- Perché ieri sera non mi hai dato nessuna possibilità? -.

Corrugai la fronte, guardandolo negli occhi per decifrare i suoi pensieri. - Cosa avrei dovuto fare? -.

- Non lo so... Dirmi cosa provi -.

Spostai lo sguardo, fissando le punte nere dei miei anfibi sulla terra scura.

- Sai già quello che provo. I miei sentimenti non possono cambiare nel giro di una settimana, anche se è stata la peggiore di tutta la mia vita - spiegai lentamente, stringendo le dita attorno alle braccia per tenere a freno il nervosismo.

Aspettò in silenzio che continuassi. - Ma a volte è meglio seguire la parte razionale dentro di noi.- mi fermai per fare un lungo respiro prima di concludere - Quindi ora te lo chiedo gentilmente, te lo chiedo per favore: puoi lasciarmi stare? -.

Era una supplica che gli stavo facendo con le lacrime agli angoli della bocca.

Lo amavo, sì. Provavo un sentimento così forte per lui da essere disposta a perdere la mia vita per la sua, ma non potevo permettere ancora che mi usasse a suo piacimento. Se non avessi iniziato io stessa a rispettarmi, chi avrebbe potuto farlo in seguito?

Abbassai lo sguardo, non potendo più sostenere il suo e mi voltai tornando indietro a passo veloce.

Mi ritrovai in mezzo a tutta quella gente. Gli altri si erano allontanati dalla finestra e non riuscivo a trovarli. Mi alzai in punta di piedi alla ricerca di una chioma bionda, o di uno dei ragazzi. Perché non si vedeva il vestito scintillante di Lisa? Avevo bisogno di lei, di loro.

Stavo per scoppiare in lacrime non perché non riuscivo a trovarli, ovviamente, ma perché avevo appena messo un punto definito alla storia di Aiden e Wendy. Io avevo messo quel punto.

Mi appoggiai alla finestra e presi una boccata d'aria, recuperando il telefono e provando a chiamare Lisa. Nessuna risposta. Poi Dylan. Nemmeno lui. C'era troppo chiasso e troppa gente per sentire un cellulare squillare.

L'unica idea che mi venne in mente era quella di farmi in giro e magari chiedere a qualcuno, così finii in mezzo a dei ragazzi ubriachi e sudati, che ballavano senza sosta.

- Ciao, hai visto Dylan? -.

- No -.

- Ehi, come va? Sai dov'è Lisa? -.

- Ehi, no, non lo so -.

Abbassai gli occhi sullo schermo del telefono per provare a richiamarli e quando li rialzai davanti a me vidi solo facce confuse.

In fondo al locale qualcuno stava urlando, poi iniziarono a spingere verso la direzione opposta alla mia.

Girai su me stessa per evitare di cadere e misi le braccia avanti, sulla schiena di una ragazza.

Che stava succedendo?

La gente spingeva con forza, rischiando di soffocare. Alzai il mento cercando di respirare e non farmi prendere da un attacco di panico. Nella testa rimbombavano le urla acute della gente.

- Moriremo tutti - piagnucolò una ragazza alla mia destra. Aveva le lacrime agli occhi. Gli altri continuavano a spingere, alcuni superavano da destra, altri da sinistra. Le urla non si attenuavano. Eravamo tutti bloccati, l'uno contro l'altro. Iniziavo a vedere l'uscita, così come la gente lanciarsi dalle finestre e atterrare sulla terra. Approfittai di quel momento per lanciare un rapido sguardo alle mie spalle, il tempo necessario per vedere del denso fumo risalire verso il tetto e delle fiamme lungo le pareti in fondo.

Uno scoppio improvviso mi fece urlare inaspettatamente. Non avevo la minima idea di cosa fosse stato.

Eravamo ancora fermi, perché riuscivano ad uscire? Eravamo troppi per quel locale.

- Oddio, oddio... - urlava la gente fra le lacrime.

- Aiutooo! -.

Panico. Era più denso del fumo.

Tossii, sentendo qualcosa di pesante entrarmi in gola. Saremmo soffocati.

Mi fece spazio sgomitando malamente fra la gente, cercando di proteggermi il viso con il l'interno del gomito. Le fiamme si stavano facendo sempre più alte e fu proprio in quel momento che realizzai di non aver ancora visto i miei amici.

- Wendy! -.

Sentire il mio nome fu come la mano di Dio che mi accarezzava dal cielo.

- Wendy! -. Continuavo a spostarmi guardandomi intorno alla ricerca di quella voce. Dovevo raggiungere la finestra. I polmoni bruciavano, come se avessi inalato tutta l'acqua del mare. Bruciava tutto, il naso, la gola, il petto. Quanto avrei resistito prima di svenire?

- Wendy! -.

Mi voltai verso destra e vidi Bryan. Era leggermente più indietro di me, ma avrebbe raggiunto per prima la finestra.

Spintonai la gente, il che risultò più difficile di quello che era stato fino a quel momento, dato che stavo camminando controverso.

Dylan era con lui e stava aspettando che li raggiungessi. Tossì più forte, rallentando il passo e temendo di essere sul punto di svenire.

Quando raggiunsi la finestra, finendo con il rotolare sulla terra asciutta mi sentii in paradiso.

- Allontaniamoci - disse Dylan, tirandomi e portandomi lontano dalla struttura.

L'aria era così buona...

Respirai a pieni polmoni, fin quando non fui capace di aprire gli occhi senza sentirli bruciare.

Lisa era con Bryan, il suo accompagnatore e Josh, seduti sul terreno a pochi passi da me e Dylan.

Mi girai di scatto verso l'edificio. Le fiamme uscivano dalle finestre più lontane e la gente usciva in un flusso costante che diramava disordinatamente.

Mi guardai attorno. Scrutai come un fulmine i ragazzi che erano accasciati a terra, quelli che stavano in piedi, quelli che tossivano piegati sulle ginocchia. Uscivano ancora dalle finestre, dalla porta.

Un altro scoppio e il fuoco sembrò prendere vita.

Urlai, gettandomi verso la porta del locale, dalla quale uscivano gli ultimi che erano scampati all'incendio. Mi sentii afferrare da dietro, con delle braccia salde attorno alla vita. Mi divincolai inutilmente. Era Dylan.

- Dov'è Aiden? - urlai in preda alla disperazione - Dov'è? -.

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