Let's hurt tonight (su Amazon)

Da Danneel89

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Isabel e Victor, due anime sbagliate, due cuori spezzati, due mondi paralleli. Un'attrazione instantanea, rep... Altro

Avvertenze
Protagonisti
Prestavolto dei personaggi principali
Aestethics
Let's hurt tonight cartaceo
Siamo online!
Copie con dedica e gadget☺️🥰
Capitolo 1 - Sconosciuti
Capitolo 3 - Il modo in cui ti guarda
Capitolo 4 - Professionalità
Capitolo 5 - Bella da fare male

Capitolo 2 - Cattive sorprese

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Da Danneel89

Isabel

Il sole che filtra dalle finestre semichiuse mi fa svegliare e mi volto, scoprendo accanto a me il ragazzo della scorsa notte.

Dorme profondamente e io ho modo di ammirare i suoi lineamenti perfetti. Così perfetti da sembrarmi irreale.

Sorrido perché la notte è stata fantastica. Lui lo è stato, coi suoi modi passionali ma gentili.

Mi chiedo chi sia, cosa faccia nella vita e se sia un uomo per bene e non uno stronzo che voleva passare una notte di divertimento con una sconosciuta e che, magari, ha una fidanzata che lo aspetta dall'altro lato della città.

Cavolo, non ci siamo nemmeno detti i rispettivi nomi!

Sorrido ancora e mi alzo, camminando in punta di piedi per uscire dalla stanza.

Recupero la borsa che mi era caduta in salotto e controllo l'orario col cellulare.

Cazzo, se non mi sbrigo rischio di fare tardi il mio primo giorno di lavoro!

Ripongo il telefono in borsa, ignorando i messaggi che campeggiano sullo schermo. Sono del gruppo whatsapp che ho con le mie amiche e mi chiedono come sia andata la notte, ma non è il momento di perdere ulteriore tempo perché voglio fare una cosa.

Cerco un pezzo di carta per lasciare un messaggio allo straniero.

Trovo carta e penna nella cucina e scrivo: "Grazie per stanotte, straniero. Alla prossima discoteca".

Gli lascio il messaggio sul tavolo, con tanto di faccina sorridente.

Mi chiedo se io non sia stata un po' troppo ridicola o invadente. Ma si capisce che è una battuta, no?

Me la svigno, smettendola di arrovellarmi il cervello, e chiamo un taxi che mi riporti a casa.

Voglio prepararmi al meglio per il mio primo giorno di lavoro e fare colpo sul mio capo, che ancora devo conoscere.

La persona con cui ho fatto il colloquio era il vicedirettore del settore pubblicità e se sono dentro è grazie a lui, ma dovrò comunque sempre fare riferimento al direttore, di cui non so nulla, a dire il vero, quindi sono davvero curiosa di conoscere.

Da oggi partirà una nuova vita, per me, ricca di sorprese. E io non vedo l'ora di scoprirle e godermele tutte, una ad una.



Arrivo al lavoro in orario e quando sono dentro, seduta a quella che, a quanto mi ha detto Mike, un collega, è la mia scrivania, mi sento importante, come se questa azienda non potesse andare avanti senza il mio contributo.

Sistemo le mie cose e poi vedo arrivare Timothy Ward, la persona con cui ho fatto il colloquio.

Mi alzo immediatamente e lo guardo, sperando mi noti. Quando si accorge di me gli sorrido e lui ricambia. Lo saluto con la mano e lui mi fa cenno di seguirlo.

Lo raggiungo nel suo ufficio e lui mi invita a sedermi e a richiudere la porta.

Faccio quanto mi ha detto, continuando a tenere un sorriso enorme sul viso.

La mia immagine si riflette nel grosso vetro che è al lato sinistro rispetto alla mia posizione, e riguardo il look scelto per l'occasione.

Ho indosso un tailleur di lino beige, con sotto una canotta accollata bianca. Professionale ma non elegante. Una via di mezzo, insomma.

Ho legato i capelli in una coda bassa e ordinata e mi sono truccata leggermente, per non risultare troppo appariscente, nonostante io ami il trucco pesante.

«Eccoci qua, Isabel. Posso darti del tu, vero?» dice Timothy, andando subito al dunque.

Annuisco e sorrido ancora. Non starò esagerando? Non voglio sembrare un ebete!

«Ovviamente sì» aggiungo, non volendo sembrare muta come un pesce.

«Ottimo! Allora... emozionata per il tuo primo giorno di lavoro?» chiede con entusiasmo.

Timothy ha davvero un sorriso contagioso. È un ragazzo di colore sui trent'anni, avvenente. Mi ispira fiducia e sono sicura che sarà una guida formidabile.

«Un po'» ammetto, arrossendo. Poi torno in me e gli sorrido ancora, continuando. «Il giusto, insomma. Sono sicuramente molto carica per questo nuovo inizio e non vedo l'ora di mostrarvi di che pasta sono fatta» dico decisa.

«Benissimo! È l'atteggiamento giusto per lavorare in questa azienda, direi» risponde con un sorriso.

Annuisco e ridacchio e lui mi segue a ruota.

«Bene. Dobbiamo solo farti parlare col capo e...»

Mentre sta per completare il discorso gli squilla il cellulare e lui legge qualcosa sullo schermo.

«Ottimo! Victor è appena arrivato» dice, rispondendo al messaggio.

«Victor?» ripeto.

«Sì, il direttore della pubblicità. Si chiama Victor Langdon, è davvero il migliore in circolazione. È un capo in gamba, alla mano, che riesce a venire incontro alle difficoltà dei suoi sottoposti. Insomma, non si sente chissà chi solo perché ricopre un ruolo di prestigio, anzi. E questa è una gran cosa.»

«Sì, lo è davvero» confermo, felice delle parole che ha usato per descrivere il mio capo.

«Sono sicuro che ti troverai bene qui, Isabel. Ti accorgerai presto che siamo come una grande e unita famiglia. Il problema di uno è problema di tutti e se lavoriamo uniti, spalleggiandoci e sostenendoci l'un con l'altro, riusciremo a portare a casa tutti i risultati che desideriamo ottenere.»

«Ne sono convinta anche io» affermo, emozionata come non mai.

«Bene, direi che è tutto. Puoi andare. Victor ti aspetta nel suo ufficio. È quello grosso, all'ingresso. Dovresti riuscire a vederlo dalla tua postazione. È tutto in vetro e fuori c'è la targhetta col suo nome.»

«Va benissimo, lo raggiungo subito. Grazie mille per la disponibilità, signor Ward, davvero.»

«Chiamami pure Timothy» risponde, con un tono eccessivamente languido. Cambia espressione e si alza, squadrandomi un po' troppo. «In fondo... abbiamo quasi la stessa età» aggiunge e io sento sensazioni diverse rispetto a quanto ho provato finora. Sembra quasi voglia fare il galletto, perché?

Gli sorrido e cerco di ignorare ciò che ho sentito, perché magari mi sto flashando per niente.

«Grazie ancora» dico e me ne vado, lasciandolo lì.

Prendo un bel respiro e mi incammino dove mi ha detto, verso l'ingresso.

Arrivata alla porta giusta, leggo la targhetta Victor Langdon e la carezzo con la mano, sorridendo nuovamente da sola, come una scema.

Guardo attraverso i vetri ma sembra non ci sia nessuno. Provo a bussare, e una flebile voce sembra provenire in lontananza.

Mi invita a farmi avanti così apro la pesante porta di vetro e mi guardo attorno. L'ufficio sembra vuoto.

Mi giro dall'altra parte, quando una voce mi colpisce alle spalle.

«Buongiorno.»

Mi volto e per poco non mi prende un infarto. Anche i suoi occhi cambiano espressione e io, presa dal panico, inciampo nella sedia che è davanti a me.

«Merda!» impreco, toccandomi il ginocchio.

«Ti sei fatta male?»

La sua mano raggiunge il mio braccio e mi afferra delicatamente. Alzo gli occhi su di lui e la visione così specifica del suo immenso mare azzurro, unito all'effetto del suo tocco, sembrano farmi vacillare. Di nuovo.

Merda, no! Non lui. Non lo sconosciuto con cui ho scopato stanotte! Si può essere più sfigate di così?

«Quindi tu sei Victor» dico, con aria delusa e mi sistemo, perché nonostante la botta sto bene, non mi sono fatta niente.

«E tu devi essere Isabel Stiller» dice sorridendo, e poi indica dietro di sé.

«Scusa se ti sono piombato alle spalle, ero in bagno» dice, andando ad accomodarsi dietro la scrivania.

Osservo per un istante la porta da cui è venuto fuori e poi fisso lui, perplessa.

«Hai il bagno in ufficio?»

«Già» dice lui, leggermente imbarazzato. «Accomodati» aggiunge e mi fa sedere.

Provo subito a parlare, ma lui mi interrompe, contrastando il mio tono con la sua voce sicura.

«Prima che tu dica niente, non avevo mai visto il tuo curriculum. Mi fido di Timothy ed è sempre lui a scegliere i nuovi collaboratori e, di certo, se avessi saputo...»

«Assolutamente sì, per me vale lo stesso.» Stavolta sono io a interromperlo. «Non conoscevo né il tuo nome né il tuo volto. Sapevo solo che avrei avuto un capo e che non era Timothy, ma... insomma, se avessi anche lontanamente immaginato...»

«Non parliamo più di questa notte, ok? Teniamola fuori da questo contesto. Entrambi non avevamo idea che ci saremmo ritrovati qui, faccia a faccia, e che avremmo lavorato insieme.

Perciò...»

Lo interrompo nuovamente. Vorrei dirgli così tante cose che ne ho perso il conto.

«È solo che non voglio che tu... cioè che lei...» mi correggo.

«Dammi pure del tu. Lo chiedo a tutti, non mi piace sentirmi diverso solo perché sono il capo» dice e io sorrido, curiosa di conoscere la persona straordinaria di cui mi ha parlato Timothy.

«Ti ringrazio. Dicevo solo che non voglio tu ti faccia un'idea sbagliata su di me. Quello che è successo ieri, beh... per me era davvero la prima volta e non è di certo un'abitudine per me andare a letto con...»

«Nemmeno per me» dice e ci guardiamo per un istante in più negli occhi. Intensamente. Troppo intensamente.

«E comunque non mi sono fatto nessuna idea sbagliata, Isabel, tranquilla. Non sono quel tipo d'uomo.»

«Quel tipo d'uomo?» ripeto.

«Esattamente. Uno che giudica una donna solo perché ha voglia di divertirsi con uno sconosciuto. D'altronde è lo stesso che ho fatto io, quindi come dovrei giudicare me stesso?»

Qualcosa mi colpisce lo stomaco, qualcosa di forte. Le sue parole sono dolcissime e soprattutto sincere e quasi mi stupisco che esistano uomini così. So che in questo momento l'ha detto per mettermi a mio agio ma so anche che sono cose che pensa perché leggo totale onestà nei suoi occhi.

«Grazie per le parole, Victor» dico e mi soffermo a guardare le sue labbra, quelle labbra che stanotte mi hanno fatto impazzire, dandomi il tormento in più punti, portandomi al limite.

Distolgo lo sguardo e sento la sua voce rispondere.

«Di nulla, Isabel, davvero. Devi stare tranquilla. Troverai massima professionalità, qui dentro. Sai... ho una specie di regola ed è quella di non instaurare mai alcun tipo di rapporto intimo o amoroso con una donna che lavora per me. Benché, stavolta, per ovvie ragioni ciò non è potuto avvenire, ci tengo a dirti che d'ora in avanti tra me e te ci sarà un rapporto serio e professionale, senza alcun tipo di implicazione.

Dimentichiamoci solo di stanotte e concentriamoci sul lavoro, ok?» propone e io annuisco immediatamente, per dargli man forte, anche se dentro mi sento un po' strana perché le sue parole "dimentichiamoci di stanotte" non mi sono proprio andate a genio.

«Assolutamente sì, sono completamente d'accordo.»

Bugie, bugie, bugie. Non sono d'accordo, come potrei esserlo? Come potrei dimenticare quegli occhi che mi hanno scavata a fondo ancor prima di farmi sua? Come posso dimenticare le sue mani su di me, i suoi baci, la sua pelle sulla mia pelle, i nostri corpi uniti e nudi a fondersi insieme, a urlare, a darsi piacere, a calmare i respiri?

«Bene. Allora ti lascio al tuo lavoro. Mike, l'altro grafico dell'azienda, ti spiegherà come procedere.»

Mi alzo immediatamente e allungo la mano per salutarlo, d'istinto.

Lui la afferra e mi guarda dritto negli occhi. Ci fissiamo per un tempo che mi sembra lunghissimo, le nostre mani a tenersi ancora.

E sento di nuovo quel colpo allo stomaco. E non posso sentirlo, cazzo!

Lascio andare la sua mano come se avessi preso un'improvvisa scossa e lui mi guarda stranito.

«Allora io vado. Ciao.»

Scappo via da quella situazione insostenibile.

Cazzo, avrei dovuto dar retta all'oroscopo, a quella frase letta velocemente in metropolitana, sul giornale di un signore paffuto: "La giornata riserverà cattive sorprese".

Non ho mai creduto negli oroscopi, signori. Ma da oggi mi sa che mi ricredo per tutta la vita!

***

Victor

Se ne è appena andata e io mi sento strano, arrabbiato con me stesso per la mia leggerezza. Anzi no, sono furioso, incazzato nero.

Come cazzo ho fatto ad andare a letto con una sconosciuta? E soprattutto tra tante donne non potevo sceglierne un'altra, maledizione?

Questo complica enormemente le cose, anche se non dovrei permettere che si complichino.

Afferro il cellulare, teso come non mai, e chiamo Nick, che risponde al primo squillo.

«Ehi, campione. Come è andata la notte di passione con quella rossa di fuoco?»

«Indovina? È la mia nuova grafica!»

«La tua nuova grafica? Cioè lavora per te alla Weston

«Esatto, amico, oggi è il suo primo giorno. Sai che i colloqui non li faccio io e non avevo visto mai nemmeno il suo curriculum. Se almeno l'avessi fatto l'avrei riconosciuta dalla foto e di certo non me la sarei portata a letto, ieri sera» dico, con tono troppo rimproverante verso me stesso.

«Dai, adesso non fare il melodrammatico, che sarà mai? Vi siete divertiti per una notte, nessuna dei due sapeva chi fosse l'altro. Aspetta... sicuro che lei non lo sapeva?»

«No. Non l'ho mai conosciuta e comunque non c'è il mio nome sul contratto ma quello del big boss, Martin Weston. E poi ieri non ci siamo nemmeno detti i nostri nomi.»

«Mmm, dritti al punto, mi piace.»

«Nick, non prendermi per il culo.»

«Non lo faccio, amico, sei tu che sei troppo severo con te stesso. Non morirà nessuno se per una volta è stata infranta la tua regola del: sul lavoro niente sesso o relazioni amorose.

È una regola stupida, comunque» ci tiene ad aggiungere.

«Sì, come no! Ma adesso come devo comportarmi?»

«Come ti pare, amico. Ma immagino tu debba essere professionale con lei per non metterla in imbarazzo. In fondo, tra i due, quello con la posizione privilegiata sei tu. Lei è stata appena assunta.

Questo, però, non significa che devi frenare i tuoi istinti, o i suoi. Insomma... se siete sulla stessa lunghezza d'onda potreste divertirvi ancora un po'» ironizza e io sbraito.

«Grazie per il consiglio del cazzo, Nick.»

«Di niente, amore» continua, sapendo quanto la mia incazzatura si triplica se sono nervoso e lui continua a scherzare.

«Vaffanculo, idiota!»

«Ti voglio bene anch'io, orso.»

Sospiro e poi gli attacco il telefono in faccia. Mi accascio sulla sedia girevole e mi prendo la testa tra le mani.

Questa situazione è un fottuto casino e io devo fare di tutto per risolverlo.

Già... ma come si risolve un casino che ti è già entrato in testa e che non vuole uscirne? Come dimentico stanotte? Come faccio?

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