The Nutcracker Suite

By Lizzbee23

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Germania, 1940 Ester aveva sempre voluto scappare da quella prigione che era la sua vita, dove non poteva più... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16

Capitolo 6

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By Lizzbee23

Ester spalancò gli occhi mentre le persone uscivano velocemente dalle loro abitazioni, correndo ai rifugi prima che la morte si abbattesse su di loro.

Si alzò, cercando di richiamare le attenzioni di qualcuno, toccando una spalla, chiedendo educatamente, ma molti la ignoravano spontaneamente o correvano via pietrificati dalla paura.

Ormai la sirena suonava da più di 5 minuti e le strade stavano ritornando deserte, le lacrime minacciavano di uscire dagli occhi della ragazza ma di certo non si sarebbe arresa, non si sarebbe inginocchiata tra la neve a piagnucolare.

Invece pregò, pregò di trovare una persona con un cuore gentile che potesse ascoltarla e aiutarla.

Cominciò a tirare le persone, cercando di farsi ascoltare, disperatamente, ma alla fine rimase solo lei, lei e i bigliettini di protesta contro Hitler che volavano sulla città silenziosa.

Si sedette accanto a Wilm, ormai con le lacrime che scivolavano silenziosamente sul viso.

Gli strinse la mano -Mi dispiace...- sussurrò con la voce incrinata dalle lacrime.

Non avrebbe rivisto più i suoi genitori, né la madre del ragazzo svenuto, e cosi che sarebbe finita la sua vita? Sotto un cielo torbido e scuro?

Guardò il viso di Wilm, ormai dalla carnagione bluastra, le ciglia bionde gli accarezzavano la guancia pallida mentre silenziosamente la morte per ipotermia si stava avvicinando.

Ormai non c'era più nessuno a cui chiedere perdono, nessuno da cui scappare.

Ester ripeté quelle due sillabe un'ultima volta disperatamente, mentre appoggiava la testa sul petto del ragazzo che si alzava e abbassava a fatica, ascoltando il suo cuore che batteva ancora.

Il rumore della sirena che sferzava il silenzio della notte le invadeva le orecchie scuotendola fino nelle ossa, in quel momento aspettava soltanto la morte.

Eppure, con gli occhi socchiusi e pieni di lacrime intravide una porta aprirsi e una famiglia di 4 persone fermarsi davanti all'uscio.
Una delle sagome si avvicinó a loro e prese il corpo esanime del giovane.

-Sbrighiamoci!- urlò una voce ovattata mentre correvano.

Una mano strattonò il bracciò della ragazza facendola alzare, Ester aveva gli occhi appannati e la mente confusa ma riuscì a focalizzarsi sulla realtà velocemente.

Stava scendendo le scale del rifugio, mentre un uomo corpulento portava Wilm in braccio.

Si asciugò le lacrime e fece un bel respiro profondo, riprendendo il controllo di se stessa.

Arrivati di sotto, la stanza era larga e gremita di gente silenziosa e impaurita, bimbi, anziani, donne e uomini erano ammucchiati in gruppi fatti di famiglie, l'ambiente puzzava di muffa e di chiuso e solo qualche lanterna appesa a delle travi sul soffitto illuminavano l'ambiente malsano.

Poggiarono Wilm su una panca mentre l'uomo che lo aveva portato prendeva il suo cappotto e glielo metteva sotto la testa a mo' di cuscino, la ragazza prese subito in mano la situazione, Wilm sudava freddo ed era andato in iperventilazione, dovevano agire alla svelta.

Gli poggiò una pezza recuperata da una famiglia di Potsdam imbevuta di acqua tiepida, purtroppo era il minimo che potevano fare e adesso restava aspettare.

La rossa non lasciò mai il suo capezzale, aveva bisogno di stare vicino al ragazzo.

Non sentiva nemmeno i botti che scuotevano la terra e facevano sussultare e piangere i bambini, era troppo impegnata a osservare i lineamenti di Wilm fino a quasi memorizzarne i contorni in attesa di un segno di risveglio.

Gli stringeva la mano e gli accarezzava il dorso, cantando i dischi di Sonja alla merceria, non cantava quelle tristi ma quelle allegre, che parlavano di amanti sotto la luna e di rose che sbocciavano in primavera.

Cantò odi al suo Dio e pregò sottovoce, cercando di non far sentire lo spiccato yiddish fluente dalla sue labbra.

La notte fu lunga e Ester si addormentò con la testa poggiata sul fianco di Wilm e la stretta sulla sua mano ben salda.

***

Il bombardamento terminò verso mezzogiorno, tutti erano sani e salvi, ovviamente tutti tranne le strutture, crollate dalle esplosioni del bombardamento.

Ester si svegliò di soprassalto a causa del chiacchiericcio sommesso dei cittadini, insicuri sull'uscire dal rifugio

La ragazza si voltò verso il compagno di viaggio a cui ancora stringeva la mano: non delirava più e non tremava, ancora dormiva anche se tranquillamente.

Tirò un sospiro di sollievo mentre l'uomo che l'aveva aiutata si avvicinava.

-Grazie di tutto, le sono grata.- disse prima che l'uomo potesse rivolgerle la parola.

Lui ridacchiò con vocione profondo. -Dovevo lasciarti lì a morire con tuo fratello?-

-Mio...?- sussurrò Ester, ma prima che potesse contraddirlo il buon senso la spinse ad annuire sorridendo.

Era ovvio che non fossero fratelli; Wilm e Ester erano uno l'opposto dell'altro, sia di aspetto che di carattere, ma era tutto troppo sospetto... Un ragazzo e una ragazza che viaggiano insieme città per città senza nessuna traccia di un adulto responsabile?

E in più la ragazza gli era stata accanto tutta la notte vegliando su di lui, le uniche spiegazioni ragionevoli erano due: due fratelli in vacanza o due innamorati in fuga.

A quel pensiero Ester arrossì, facendo scivolare via la mano da quella del biondo.

All'improvviso sentiva addosso la febbre, il mondo le girava e il cuore le batteva forte, aveva un groppo in gola e la strana voglia di urlare, i suoi sentimenti a quei pensieri diventavano confusi e si ritrovò a chiedere cosa provava veramente per il ragazzo addormentato.

A scuotere i pensieri di Ester fu proprio il diretto interessato che si mise seduto tenendosi la testa.

-Dove siamo?- gracchiò con la voce roca mentre si massaggiava le tempie.

Ester non rispose, intenta a ringraziare Dio e a cercare di sotterrare i sentimenti, al suo posto rispose il suo salvatore.

-Uh probabilmente sei svenuto mentre tua sorella ti portava al rifugio antiaereo, avevi una brutta cera...-

-Mia..?- Ester sapeva che il buonsenso non lo avrebbe fermato come aveva fatto con lei, cosi gli assestò una gomitata nello sterno che lo fece piegare in due.

-Già, è andata cosi!- affermò la ragazza.

Se gli era venuto qualche dubbio non lo diede a vedere, infatti li salutò educatamente uscendo dal sotterraneo insieme alla sua famiglia.

-Esco da uno stato simile alla morte e mi accogli con una bella gomitata, non sapevo fossi cosi affettuosa.- ironizzò Wilm massaggiandosi il punto colpito.

-Probabilmente se non ti avessi fermato gli avresti detto tutto.- sottolineò Ester. -Ringraziami invece.-

-Per cosa? Per la gomitata o per avermi cantato le canzoni e stretto la mano?- la ragazza si sentì andare a fuoco dalla testa ai piedi.

-...Eri...cosciente?-

-Avevo un febbrone sì ma non ero mica morto, non prendere le cose alla lettera, sorellina.- ridacchiò lui schernendola.

- Si chiama Ipotermia, invece dimmi come stai.- evacuò la discussione lei puntualizzando il suo stato.

-Mi gira un po' la testa e sento freddo, ma per il resto sto bene.- rispose alzandosi.

-Devi rimanere al caldo, ma non possiamo rimanere qui dentro...-sospirò alzandosi anch'essa.

Dopodiché si avviarono verso la stazione che era stata disabilitata per il bombardamento.

-Anche se la stazione fosse funzionale non ho abbastanza soldi..- sussurrò la rossa fissando i pochi spiccioli sulla sua mano.

-Con quelli compriamo qualcosa da mangiare, sto morendo di fame.- affermò Wilm guardando verso un botteghino a destra intatta dopo il bombardamento, dove i proprietari si stavano affrettando di aprire le porte per la gente senza casa.

Ester si guardò intorno, Potsdam era diventata polvere e cenere, vedeva intere famiglie ammassarsi e cercare di raccogliere gli oggetti rimasti tra le macerie, alcuni quadri, alcune foto di famiglia.

I loro visi smunti vagavano sotto i massi che una volta era la loro casa, spostando travi di legno e pezzi di armadio distrutti.

Vide una famiglia piangere di fronte ad un anziano, coperto di cenere e con la testa sanguinante, non si era svegliato in tempo ed era morto sotto le bombe.

Ester chiuse gli occhi, la guerra non portava dolore solo ai "diversi", la guerra era portatrice di sofferenza per tutti.

Sospirò riguardando il ragazzo, mentre un vuoto sul petto si allargava.

-Prendi qualcosa pure per me, ma prima devi dirmi cosa intende fare Mr. Improvvisazione per la nostra situazione.-

-Prima voglio la pancia piena, dopo rifletto.- dopodiché si avviò verso il luogo avvistato.

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