TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo




Michael's point of view

Cosa era successo veramente? La mia mente non aveva ancora rielaborato per bene, ciò che era avvenuto pochi minuti fa mi sembrava un lungo incubo, profondo ma del tutto reale. Ero stato irresponsabile e incosciente, ma come avevo fatto? Jamie avrebbe dovuto saperlo fin dall'inizio, non mi sarei mai immaginato però che egli lo venisse a scoprire in quel modo. Mi sentì l'uomo più ripugnante e idiota mai esistito sulla faccia della terra. Il naso rotto faceva male e dalle narici non faceva altro che scorre del sangue rosso scuro, in realtà non seppi come arrivai al mio ufficio guidando, forse ero così pensieroso e carico di adrenalina che nemmeno mi ero accorto di essere arrivato lì e parcheggiato proprio dinanzi all'entrata della Reed Company. Tenni fermo il capo sul poggia testa, gli occhi li avevo ancora sbarrati, increduli. Io e Jamie c'eravamo presi a botte, così forte che temetti il peggio, quello non era il mio migliore amico oramai neanche più lo riconoscevo. Qualcosa, l'aveva fatto cambiare e probabilmente il tutto era riconducibile al segreto che teneva nascosto alla piccola Mia. Respirai a pieni polmoni, ed ora? Cosa sarebbe successo con la nostra amicizia? E con Mia? Mille domande iniziarono a ronzarmi nella testa senza sosta, così tante che non mi accorsi nemmeno di essere già in ascensore. Per fortuna era pausa pranzo, così nessuno poté vedermi in quello stato. Barcollando e sfinito mi avviai verso il lungo corridoio che portava al mio ufficio. Poi, d'un colpo piansi. Piansi per essermi innamorato come un ragazzino di quella giovane donna che aveva offuscato la mia mente e stregato il mio cuore, per aver mentito al mio migliore amico, il quale si fidava ciecamente di me ed io gli avevo pugnalato le spalle senza indugio. Mi strofinai le mani al volto con la speranza di cancellare quell'orribile faccia da traditore. Mi accasciai a terra, ma un ticchettio mi fece sobbalzare.

«Signor Reed ma che ci fa qui?» Kate si calò per guardarmi in viso ma non ebbi il coraggio di risponderle.

«Oh mio Dio ma lei sta sanguinando» esclamò quando mostrai il mio viso imbrattato di sangue. Non dissi nulla, mi lasciai travolgere dalla gentilezza di quella donna.

«La prego mi parli, mi spaventa così» pregò in pre dal panico. Si voltò a destra e a sinistra nella speranza di trovare qualcuno che l'aiutasse.

«Io.. io non so lo so, ho rovinato tutto» risposi senza smettere di singhiozzare. La donna tirò un grosso sospiro e mi aiutò a sollevarmi.

«Venga, andiamo nel suo ufficio così la aiuto a pulirsi» mi tenne un braccio avvolto alla vita e l'altro l'adagiò al suo collo e con fatica ci recammo nel mio ufficio.

Passarono minuti, io ero seduto sulla grossa sedia girevole mentre la donna medicava e puliva il sangue dal naso e dal labbro inferiore.

«Ecco fatto, le consiglio però di andare in ospedale credo ci sia una grossa frattura» non avevo spiccicato parola per tutto il tempo, mi ero limitato a pensare e a fissare nel vuoto.

Feci cenno col capo, le parole mi si erano  bloccate in gola. La donna, sfinita dal mio silenzio, si adagiò al bordo della scrivania così per potersi sedere.

«Mi scusi se sono insistente o invadente ma.. mi dica cosa le è successo.. inizia a preoccuparmi» non volevo raccontarlo ad un estraneo ma al momento Kate era l'unica persona presente ed io avevo bisogno di parlarne.

«Jamie ha scoperto tutto, ha visto me e sua sorella insieme.. e ci siamo presi a botte» lei tenne uno sguardo corrucciato.

«Jamie?»

«Si, il mio.. anzi ex migliore amico direi ora»
risposi sarcastico, una lacrima scorse all'angolo dell' occhio ma la bloccai immediatamente.

«Mi.. mi dispiace io non so che cosa dirle»

«Non dire niente per favore.. sono già abbastanza in collera con me stesso» il mio tono brusco le fece calare lo sguardo. Quando però fu tentata di parlare non la lasciai neanche iniziare.

«Chiama Bruce il mio avvocato, digli di venire qui per favore. Puoi farlo?» lei esitò per qualche secondo poi però scese dalla scrivania e si ricompose.

«Ma si.. certo» mi sorrise, mi sforzai ma fu impossibile ricambiare.

Un'ora dopo Bruce mi accompagnò in ospedale dove mi diagnosticarono una frattura al naso ma non grave come tutti pensarono. Eravamo seduti nell'atrio, su quelle scomode sedie celesti e di plastica, aspettavo i risultati delle analisi che mi avevano fatto. Tenni la testa salda al muro e nuovamente mi ritrovai a guardare il vuoto.

«Hai combinato un bel casino amico.. » esordì Bruce dandomi una pacca sulla gamba.

«Non c'è bisogno che tu me lo dica ogni volta Bruce, lo so già» risposi con un fievole e stanco tono.

"Che cosa farò adesso?» continuai, probabilmente più a me stesso che a Bruce.

«Non lo so Mike.. credo che la cosa migliore ora sia staccarti da tutto questo e toglierti Mia dalla testa per un po' di tempo almeno aspettare fino a che non si siano calmate le acque» il saggio Bruce aveva ragione, dovevo dimenticarmi di Mia per un po' o altrimenti avrei dovuto scordarla per sempre.

Ingoiai il groppo che avevo in gola, mi sentì morire all'irresponsabilità che avevo avuto avrei potuto parlargliene prima senza che Jamie avesse potuto nel frattempo covare sospetti e rabbia dentro di se. Ma ormai ciò che era fatto non poteva essere cambiato, il suono forte e pulsante dell'ambulanza giunse alle mie orecchie, chiusi gli occhi e ripensai all'ultimo sguardo che volsi le quello che mi trucidò il cuore.


Mia's point of view

«Lily lasciaci soli» avvertì sua moglie, la quale tremante non volle lasciarmi per nessun motivo.

«No Jamie da qui.. non me ne vado» rispose timorosa.

«Non farmi incazzare anche tu, per favore esci di qui. Devo parlare con mia sorella» strillò mio fratello , che fece sobbalzare entrambe.

Lily mi carezzò la guancia e mi baciò il capo, sussurrandomi un "andrà tutto bene". Volevo disperatamente credici a quella piccola frase ma qualcosa anzi probabilmente tutto mi fece intendere da quel giorno nulla sarebbe più andato bene.
La porta si chiuse alle spalle di mio fratello, il quale, tenendo le braccia conserte prese a girare intorno alla mia figura.

«Come hai potuto? Rovinarlo in quel modo, stavi per ammazzarlo!» strillai, riferendomi a Michael. Egli mi fece segno di zittire, adagiandosi un dito sulle proprie labbra.

«Esigo da te.. la verità. E quando dico verità intendo tutta la verità» ringhiò, quasi mi fece paura averlo vicino. Asciugai le mie lacrime e mi armai di tutto il coraggio e la forza che avevo.

«Tu non meriti la verità, sei stato un ottimo fratello e devo riconoscerlo ma non ti riconosco più Jamie sei cambiato e mi tratti come se qualcosa lì fuori potesse ferirmi o farmi del male quando invece sei tu l'unica persona dalla quale dovrei stare lontana!!» ero amareggiata, triste ma al contempo carica di rabbia.

«Non girare il discorso sorellina e dimmi immediatamente tutta la verità» parlò, afferrandomi il polso e stringendolo così forte da farmi mancare il respiro.

«E va bene!» ringhiai liberandomi dalla sua morsa.

«Michael non c'entra niente, sono stata io ad innamorarmi per prima di lui. Quando ci siamo conosciuti cercavo tutti i modi possibili per stargli vicino, perché inizialmente era come un secondo fratello per me come un padre ma poi qualcosa è cambiato e non ti so dire perché o quando ma so per certo che non mi ero mai sentita così in vita mia. Michael mi ha respinto sai? Per te, per Annie lo faceva! Ma poi non ha resistito e ha messo da parte tutti per stare con me, non voleva mentirti, io non volevo.. ma sapevamo entrambi ciò che sarebbe successo» egli mi afferrò nuovamente il braccio, stringendolo sempre di più.

«Mia ha 20 anni più di te è un amico di famiglia e mi fa schifo sapere che un uomo della mia età possa interessarsi e provare piacere per una ragazzina come te lo capisci?? Michael è mio amico, e solo pensare che possa farti qualcosa mi fa ribollire da rabbia!! Lui ti ha cambiato i pannolini Mia!!» le sue urla divennero imponenti, non riuscivo più a tollerarle.

«Smettila con questa storia, mi hai stufato» controbattei al suo stesso tono.

«Proprio da te, dalla mia sorellina e dal mio migliore amico. Mentirmi in questo modo come se fossi l'ultimo idiota del villaggio»

«Non parliamo di idioti perché onestamente credo che anche tu debba dirmi qualcosa o sbaglio?» rimase spiazzato da quel mio intervento l'avevo colto nel sacco. Sorrise di sghembo.

«Io non ho nulla di dirti mocciosa»

«Be' io si! Mi stai mentendo anche tu e sai benissimo di cosa sto parlando soltanto che sei più vigliacco di quanto in realtà vuoi far credere» buttai fuori ciò che pensavo e per un attimo me ne pentì amaramente.

«Non farmi essere cattivo sorellina» rise istericamente.

«Credo che tu lo sia già, vado a vedere Michael come sta, di certo molto peggio di come stai tu ora!» oltrepassai la sua figura ma la sua mano possente mi blocco il polso facendomi urtare contro la sua figura.
«No no, tu non vai da nessuna parte. Da oggi in poi in questa casa regneranno nuove regole» lasciò andare il mio braccio, lo fissai con l'odio negli occhi massaggiandomi la parte dolorante.

«Uscirai soltanto in compagnia mia e di Lily, ti accompagneremo ovunque tu debba andare, non metterai piede fuori casa fin quando non ti avrò dato il permesso, il cellulare assieme al computer li terrò io, e se sarà necessario farò posizionare in casa cento telecamere e una persona che sorvegli 24 ore su 24!» piansi ininterrottamente, in quel momento avrei voluto che i miei genitori fossero lì con me.

Prima che mio fratello potesse varcare la porta lasciandomi li sola e sofferente pronunciò le sue ultime parole, quelle che mi trafissero più affondo.

«Oh e.. scordati di Michael, la vostra storia è finita. Se si avvicinerà ancora a te giuro che lo farò arrestare. Siamo intesi?» così dicendo, sbattè la porta io, disperatamente pregai che tutto quello non fosse reale ma che semplicemente fosse un brutto e orrendo incubo.

Non ricordo esattamente le ore che passai in camera saltando addirittura la cena quella sera, piansi come mai avevo fatto nella mia vita, ero sola, circondata da un fratello insensibile senza madre e senza padre. Avevo perso anche Leticia, non potevo uscire e di conseguenza non avrei potuto più incontrarla. Avevo deciso saggiamente di lasciar fare mio fratello almeno fino a quando le acque non si sarebbero calmate, un'angoscia portavo dentro insaziabile nel non sapere come stesse Michael mille domande mi affiggevano e non mi lasciavano tregua. Poi però udì qualcosa e adagiai l'orecchio alla porta.

«Tu lo sapevi non è vero?» borbottò mio fratello a sua moglie in quanto Lily avesse sempre sospettato qualcosa ma non ne aveva mai avuto la conferma.

«No Jamie non sapevo niente e sono allibita quanto te ma tu hai sbagliato caro mio, Michael è nostro amico da quando eravamo piccoli come hai potuto ridurlo in quel modo??» mi sentì sollevata ascoltando le parole di Lil e pensai che soltanto quella donna potesse ormai far ragionare mio fratello.

«Non ti intromettere!! Ho trovato Michael su mia sorella mezza nuda come avrei dovuto reagire? Mi fa schifo solo a pensarci, conosce Mia da quando aveva due anni e solo pensare che un uomo della mia età possa toccarla o.. mi fa ammattire» potei sentire dei piccoli singhiozzi che però non mi toccarono più di tanto.

«Ascolta Jamie.. hanno sbagliato a non dirti niente, ma tu hai sbagliato a reagire così. Adesso devi solo dire la verità a Mia se lo merita» parlò la confortevole voce di sua moglie.

«No. Non intendo parlare, meglio lasciare le cose così come stanno» fratellino, prima o poi scoprirò tutto, pensai fra me e me.

***

Jamie aveva davvero piazzato in casa un uomo che potesse sorvegliarmi, si chiama Tom un uomo scuro alto e vestito molto bene. Ero diventata un fossile, non facevo altro che saltare i pasti a intermittenza, chiudendomi ogni volta in camera a suonare la chitarra e a buttare giù qualche parola. Non avevo più parlato con mio fratello, mi limitai a far cenni con la testa. Lily invece, quando poteva entrava in camera mia e chiacchieravamo del più e del meno per farmi distrarre. Quel pomeriggio mio fratello e mia cognata erano fuori per lavoro e Tom si trovava saldamente attaccato alla porta con una posizione eretta e in grembo le mani. Scesi velocemente le scale, picchiettando forte i piedi coperti dai calzini.

«Ancora qui Tom?» esordì sarcastica, ormai avevamo fatto un po' d'amicizia capitava spesso che restavo da sola in casa.

«Sempre signorina, oggi cosa le va di fare?» pensai e ripensai poi però il campanello distrasse i miei piani. Quando aprí, non potevo credere ai miei occhi.

«Mia.. ciao» i capelli scuri do quella ragazza erano tirati indietro da una fascia, stava bene, in forma.

«Karen, come mai sei qui?» innervosita storsi il naso, non l'avevo più chiamata, lei ne conosceva il motivo.

«Sono tornata.. ho un periodo di pausa dal lavoro e ho approfittato per salutare la mia famiglia.. possiamo prima parlare?» supplicó ed in quel momento mi sembro l'unica persona con la quale poter comunicare al di fuori di mio fratello e sua moglie.

«Entra» risposi in modo secco. Lei non se lo fece ripetere due volte, si sedette sul divano mentre io restai in piedi a braccia conserte.

«Tom sei stato gentilissimo, puoi andare adesso non dirò nulla a mio fratello» rassicurai l'uomo, che con un cenno approvò e si diresse in camera degli ospiti.

«Allora? Cosa devi dirmi?»

«Non merito che tu mi perdoni, però posso soltanto dirti che non sono stata una buona amica e se ho fatto quello che ho fatto è stato per.. non lo so mi sentivo sola ecco»una lacrima intravidi all'angolo dei suoi occhi. Sospirai, e mi massaggiai la fronte.

«Mi fidavo di te, sul serio. Ma a quanto pare ho capito che non posso fidarmi di nessuno»

"Hai ragione.. scusa, tolgo il disturbo» calò lo sguardo intristita e vergognata recandosi poi alla porta subito dopo la raggiunsi sulla soglia e prima che andasse via le dissi:

«Mio fratello ha scoperto tutto.. ha tentato di uccidere Michael, adesso sono richiusa in casa. Non so quando, probabilmente non sono ancora pronta ma un giorno ne riparleremo» negli occhi di lei vidi una punta di speranza mista al dolore e allo stupore che provava nei miei confronti e per ciò che le avevo confessato. Tentai di sorriderle, ma non ci riuscì.


Michael's point of view

In casa regnava silenzio, soltanto il rumore della lavastoviglie, del frullatore e della lavatrice. Mi ero preso una pausa dal lavoro, mandato a monte un affare importante per dedicarmi ad una vita sedentaria e silenziosa. Restavo in vestaglia tutto il giorno a leggere il giornale, libri e guardando serie tv introspettive. Quel giorno Leticia passava L'aspirapolvere d'un tratto però si fermò dinanzi la mia figura seduta al divano.

«Signor Reed, non posso vederla così. Sono giorni che non esce di casa e che nessuno la viene più a trovare» il suo tono preoccupato mi fece per un attimo sorridere ma mi dispiacque vederla in quello stato.

«Ho il naso rotto Leticia, sono a riposo» risposi con nonchalance senza distogliere gli occhi dal giornale.  Con uno sguardo compassionevole si sedette accanto a me.

«Cerchi di superarlo Signor Reed, sono certa che le cose si sistemeranno. Ci vorrà del tempo» finalmente mi liberai del giornale, osservai per minuti interminabili gli occhi verdi della donna.

«La verità è che.. sono distrutto, mi manca, mi manca più dell'aria che respiro. Ho rovinato tutto» confessai, trattenendo il grosso groppo che avevo in gola.

«Lei ha sbagliato, ma l'ha fatto per una buona ragione ne sono certa. Adesso si alzi e vada a lavarsi e a vestirsi mi accompagnerà a fare la spesa. Non vorrà mica che ci vada a piedi spero?» un mezzo sorriso comparve sulle mie labbra, ma sorridere mi faceva male al cuore.

«D'accordo..» risposi non troppo sicuro di voler uscire.

***

L'indomani diedi a Leticia la giornata libera mi disse di dover sbrigare alcune faccende private ed io non avevo alcun motivo di trattenerla lì in casa mia, con un alone di angoscia e tristezza. Mi recai al piano di sopra intento a raggiungere la stanza sistemata per la biblioteca, quando intravidi la camera della mia domestica che era lasciata aperta, non era buona educazione entrare nelle camere altrui e ficcare il naso ma, in un certo senso ero il padrone di casa e per una volta decisi di rompere le regole. La stanza era ben sistemata, il letto fatto e un buon odore di pulito. Osservai le mensole e i libri posti in ordine alfabetico, una scatola però mi fece inciampare e urtare contro la mensola dalla quale cadde un libro, mi massaggiai la spalla imprecando e recuperai il libro dal pavimento.
Da quest'ultimo scorsi il bordo di una foto, una foto che quando sfilai dalla pagina del mezzo quasi non mi sentì mancare la terra sotto i piedi. Era una foto di Amanda che abbracciava me e Jamie quando eravamo piccoli.

Ma come ci era finita lì?

Ricordavo di aver sistemato tutte le foto in in uno scatolone nella mia cabina armadio. Qualcosa non quadrava, così scendendo tre gradini alla volta mi catapultai nella mia stanza frugando fra i vestiti e i vari oggetti lo scatolone con su scritto "ricordi". Una volta trovata vi scavai all'interno, non potevo assolutamente crederci mi ritrovai fra le mani due foto praticamente identiche. Salì nuovamente in camera di Leticia e iniziai a frugare fra le sue cose, sotto il letto vi trovai un'altra scatola scura e di alluminio al suo interno c'era una copia del biglietto che avevo mandato alla piccola Mia, molte cartoline e lettere mai spedite, decisi, in pre dalla fretta di leggerne una:

"Figliolo, non troverò mai le parole giuste per chiederti perdono, sono in viaggio adesso e mi manchi tantissimo, tua sorella come sta? Mi sento così in colpa per ciò che ho fatto, non volevo abbandonarvi ma il dolore per la morte di vostro padre mi ha devastata, così tanto che non ho saputo riconoscermi neanche allo specchio. Sono un'altra donna adesso e ho bisogno di ricominciare da me prima di insegnare voi il giusto e sbagliato, vi amo.. molto, moltissimo e spero che tu un giorno possa dire la verità a tua sorella, vi voglio bene"

Amanda

Non stava succedendo sul serio, ne lessi delle altre e più ne leggevo più mi sentivo un'idiota per non aver immediatamente riconosciuto la madre del mio migliore amico che si era finta la mia domestica. Aveva sicuramente tagliato i capelli e cambiatone il colore ma i lineamenti del viso erano gli stessi, per un attimo fu tutto più chiaro, limpido. Le lacrime non tardarono ad arrivare miste però alla rabbia che provavo verso quel che era il mio migliore amico che aveva mentito a sua sorella, a me, a tutti su una questione così profonda e delicata come la finta morte di una madre. Dovevo affrontarlo, non fui più l'unico ad essere un lurido bugiardo, mi sentí immediatamente potente e capace di affrontarlo una seconda volta, Mia doveva sapere la verità l'ora dei segreti stava per finire.


#SPAZIOAUTRICE

Allora?? Cosa ne pensate? La storia sta giungendo al termine come pensate che finirà la storia d'amore fra Michael e Mia? 🎉❤️

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