21.

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Mia's point of view

Quando tornammo in albergo ero stanca, non mi reggevo in piedi. Corsi in bagno per prima, lavandomi e struccandomi per bene poi legaii capelli lunghi in una crocchia, indossando il mio solito otufit, pantaloncini grigi e canotta bianca.

«Finalmente, sei stata un'eternità li dentro!» strillò Carol fiondandosi immediatamente appena uscita. Io in cambio scrollai le spalle, guardando un po il cellulare per poi gettarmi a capofitto sul letto, accanto a Karen.

«E a voi invece com'è e andata la serata??»

«E'andata bene, Bruce e Travis sono simaptici, e secondo me Carol ha un debole per l'autista» confessò lei a bassa voce.

«Sul serio?» risi io, sottecchi.

«Secondo me si, hanno parlato tutta la serata, ridevano scherzavano, insomma il mio intuito non sbaglia mai» parlottò fiera Karen, io le feci notare il mio disappunto con una smorfia sul viso lei in risposta mi tirò contro un cuscino.

«Smettila!! Il tuo intuito sbaglia eccome» continuò a tirarmi delle cuscinate, poi Carol uscì dal bagno e insieme demmo il via ad una guerra di cuscini, finendo col ridere insieme.

SECOND DAY

Il mattino dopo le voci erano ovattate non riuscivo bene a capire di cosa si trattasse, avevo ancora gli occhi chiusi e la testa immersa nel morbido cuscino bianco. Udì la porta bussare, e mi alzai controvoglia per andare ad aprirla. Storfinai gli occhi e misi a fuoco.

«Michael? Ma che ci fai qui sono le otto del mattino» mi lamentai, lui era bellissimo vestito diversamente dal solito.

«Buongiorno Mia, e no, non sono le otto ma mezzogiorno» esclamò fiero e sorridente

Quanto avrei voluto in quel momento....

Scossi la testa dai quei pensieri.

«Sul serio? Ho dormito cosi tanto?» spalancai gli occhi.

«Uhm.. si!»

«Ma tu che ci fai qui?» mi appoggiai allo stipite della porta mettendo le braccia conserte e sbadigliando continuamente.

«In realtà ero venuto per chiederti se tu e le tue amiche volevate venire con noi a fare un giro in bici e poi a pranzo» senza rispondergli, gli saltai al collo, alzandomi sulle punte datone i centimetri di differenza. Ancora una volta, lui non esitò a stringermi la vita con le braccia esattamente come alla sera precedente, il che mi sembrò insolito da parte sua, spesso se ne stava sulle sue il contatto fisico non era il suo forte o probabilmente soltanto per via di sua moglie. Lo sentì ridere di gusto, al di là della mia schiena.

«E' un si questo?»

«Un super SI» sorrisi, staccandomi dall'abbraccio.

«Allora forza va a prepararti io vi aspetto di sotto» mi strofinò il pollice contro la guancia schioccandoci un piccolo pizziccotto, non potei fare a meno di sorridergli.

Michael era diverso, non teso come al solito ma più rilassato e questo mi mandava fuori di testa. Svegliai le altre in fretta, mentre cercai disperatamente qualcosa da mettere.

«Karen, Carol sveglia dai!!!» si lamentarono per qualche secondo, borbottando qualcosa di a me poco comprensibile.

«Che succede?» chiese Karen con la bocca impastata.

«Michael ci ha invitate in bici e poi a pranzo, su alzatevi!» cosi dicendo, scoprì loro le lenzuola.

«Cos'hai detto?» scattò in piedi Carol.

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