HIPNร”SE "Il sangue della dea"

By Solaris_23

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By Solaris_23

Il mio mondo sembra sul punto di sgretolarsi da un momento all'altro.

Cosa aveva detto Rodh?

Avevo davvero capito bene oppure era frutto della mia immaginazione contorta la percezione di ciò che era giunto alle mie orecchie riguardo a ciò che avesse pronunciato, in quel momento?

Lei è un'Eterna.

«Non possiamo permetterci di lasciarla vivere!» disse furiosa Velisy, mentre il "povero" Mokosh era a terra, completamente stravolto dal dolore.

Come ci si sente ad essere feriti in battaglia, Mokosh?, pensai. Non è una bella sensazione, vero?

«Sta zitta Velisy.» disse sorridente la Dea della lettura della mente, Devana, falcando la distanza che divideva me e Aedyon da lei. Si parò davanti a noi. «Ormai non puoi fare più niente per rendere inevitabile ciò che accadrà. Manca un mese esatto alla sua completa trasformazione. Questa ragazza vivrà, che tu lo voglia o no, e risveglierá quella pazza di Khione, evitando così che Aracieli imploda su sé stessa.»

La Dea dai lunghi capelli bianchi digrignò i denti. «Tu sapevi tutto questo eppure non ce l'hai detto. Perché sei così tanto sciocca da credere che la nostra razza non verrà annientata se Khione verrà risvegliata? Perché ti ostini ancora a credere a ciò che riesci a predire con i tuoi poteri? Ti ricordo che il destino può sempre essere cambiato e che nulla è dato per scontato.»

«Dici? Anche Sekhmet aveva affermato la stessa identica cosa e guarda ora dov'è finito. È morto, Velisy. Non mi ha voluto dare retta ed ora non è più qui tra noi.» disse la Dea dal lungo manto rosso sgargiante. Non potevo vederla in viso dato che mi dava le spalle, ma potevo giurarci che aveva una maschera cinica e fredda che camuffava qualsiasi espressione sul suo viso meraviglioso. Parlare di Sekhmet, per lei, non doveva essere affatto facile nonostante fossero passati ben 3000 anni stellari.

«Non puoi esserne...» iniziò la Dea delle tenebre, venendo bruscamente interrotta dal Dio Rodh.

«Devana ha ragione.» esordì, con un tono deciso ed autoritario. «Quella volta, noi non abbiamo voluto darle ascolto e ci siamo ritrovati con un'Eterna fuori controllo e assetata di vendetta. Questa volta, non possiamo ripetere lo stesso identico errore del passato ed ignorare ciò che lei predige. Se Khione è davvero in grado di assorbire l'energia vitale di questo pianeta, noi dobbiamo a tutti i costi evitare che la Stella, sul quale viviamo ormai da millenni, imploda.»

«Non possiamo lasciarla in vita!» continuò a ribadire la Dea della chioma bianca con l'intento di convincere tutti i suoi simili a non risparmiarmi la vita.

Veles, facendo un passo in avanti e avvicinandosi alla sorella, disse con un sorriso spavaldo: «Hai forse un'idea migliore al riguardo? Sai qual è la soluzione a tutti i nostri problemi, che in questo momento sembra sfuggirci?»

Velisy serrò le labbra. Era stata messa a tacere. Sapeva di non avere la risposta a quella domanda quindi aveva preferito il silenzio.

Vel allargò le braccia in gesto teatrale e, ridendo tra sé e sé, disse: «Bene, dunque non possiamo permetterci che questa giovane fanciulla venga uccisa prima dei suoi 17 anni stellari. Lei ci garantirà la sopravvivenza della nostra razza, così come per quella di tutti gli altri abitanti di questa Stella Pianeta.»

Velisy rise amara. «Ma ti ascolti quando parli?»

«Certamente.» disse sorridendo il Dio della manipolazione, burlandosi di lei come era solito fare con i suoi nemici.

«E allora come fa a sfuggirti una parte fondamentale di tutta questa faccenda? Ovvero quella che, una volta compiuti i 17 anni stellari, questa umana - perché per il momento solo questo è, una creatura mortale - diventerà immortale a tutti gli effetti e nessuno di noi riuscirà a farla soccombere?»

«Non servirà che lei muoia una volta divenuta un'Eterna.» si intromise Devana.

Velisy rise, mentre Mokosh tentava di non urlare per il dolore causato dal buco nel petto che gli avevo procurato. Non si era ancora rimarginato come avrebbe dovuto essere. «Ah si? A cosa è dovuta tutta questa sicurezza? Non puoi più prevedere il suo futuro dato che, dopo il risveglio, sarà un'Eterna e quindi un destino inaccessibile alla tua conoscenza divina.»

Devana si voltò a guardarmi e mi sorrise calorosamente. Ero sicura che, se avessi potuto vederli, anche i suoi occhi avrebbero emanato la stessa dolcezza delle sue labbra. «Perchè so che lei ha un cuore puro. È fatta di luce, non di oscurità. Non ha le tenebre nel cuore come colei che un tempo tentò di distruggerci. Non è come la sua antenata che abbiamo rinchiuso nelle cripte e fatta assopire. Nonostante appartenga la sua stessa razza, questa fanciulla è del tutto diversa.»

Guardai la Dea e mi ritrovai a chiedermi come facesse ad avere così tanta sicurezza e fiducia in me.

Ero una creatura che avrebbe dovuto terrorizzarla, così come a tutti gli altri Dei, eppure, lei continuava ad aiutarmi e a combattere per la mia salvezza e per la mia vita. Perché era così legata a me?
Cosa vedeva in me di così diverso rispetto a chiunque altro?

Un Dio o una Dea difficilmente aiutano gli esseri umani o gli esseri con metà del loro sangue Divino, anzi, era quasi impossibile che ciò accadesse, tuttavia, lei, in qualche modo, nonostante la sua natura divina, mi aveva presa a cuore e aveva deciso di farmi da "angelo custode".

Velisy concentrò tutta la sua attenzione su di me, fissandomi con quella sua maschera di cinismo e superiorità, lo stesso sguardo che per anni avevo visto sui volti delle creature divine o semidivine. «Continuo a ribadire che tutta questa "bontà" da parte vostra non ci condurrà niente di buono, se non ad una fine gradevole ed infelice. siamo sempre stati esseri superiori, abituati a veder soccombere le creature inferiori a noi e non ad essere eliminati uno ad uno come tanti moscerini. La salvaguardia della nostra specie viene prima di tutto. Sempre.»

Devana si voltò a guardarla. «Di quale salvaguardia della specie stai parlando? Se Khione distrugge questa Stella pianeta, non ci sarà più nessuna specie da salvaguardare. Non esisteremo più e tutto questo lo dovremmo al vostro stupido egoismo e alla vostra mentalità chiusa e retrograda.»

Mokosh si rialzò a fatica e mi indicò con una mano insanguinata, mano che aveva usato per tamponarsi la ferita aperta. «Lei và eliminata...» disse in un filo di voce. «Se non si sa ancora risvegliata ed è riuscita a farmi questo, non immagino di cosa sarà capace una volta che sarà risvegliata tutti gli effetti. Lei non è come Khione, questo è certo: sembra molto più... potente di quella stupida albina. È una minaccia da estirpare dalla radice. Non possiamo permetterle di continuare a respirare la stessa aria che respiriamo noi. Non voglio che lei viva un altro secondo in più.»

Devana rise di gusto, gettando la testa all'indietro e facendo ricadere la sua cascata di capelli rossi verso il basso. «Ma guarda un po', io ho sempre pensato la stessa identica cosa riguardante alla tua, di vita.» affermò, beffandosi del potente Dio della distruzione. «Anch'io avrei preferito vederti morire invece che dover respirare la stessa aria che respiri tu.»

«Taci!» cercò di dire il Dio, alzando leggermente il tono di voce, ma ottenendo solo che la ferita gli dolesse ancora di più. Digrignò i denti per il dolore lacerante che stava provando a causa mia.

«Non mi sto zitta.»

«Basta così.» disse, intervenendo nel battibecco, il Dio Rodh. «Voglio che voi mi stiate ad ascoltare attentamente. A questa ragazza, anche se è destinata a divenire un'Eterna, non dovrete torcele neanche un solo capello. Lei deve arrivare tutta intera alla fine Stella Primaverile '500 e salvare Aracieli da una catastrofe di prorpozioni gigantesche.»

«Ma Khione?» domandò Velisy, cercando di non sputare in faccia al Dio a capo del loro ceto sociale.

«Per quanto riguarda l'Eterna Khione, troveremo nuovamente il modo di riuscire ad intrappolarla in un sonno profondo e a prolungare il periodo della sua assenza su questa Stella Pianeta.» rispose Rodh. «Lo abbiamo fatto già una volta, cosa ci impedisce di ripetere nuovamente l'evento?»

Tutti i presenti tacquero, mentre sia Veles che Devana annuirono, soddisfatti del compromesso a cui erano giunti.

Grazie al loro intervento, la mia vita era nuovamente al sicuro, per il momento.

Veles si voltò verso di noi e, accovacciandomi in modo da essere alla nostra altezza, dato che eravamo ancora seduti sul pavimento, disse sottovoce: «Adesso credo che sia meglio se voi andiate via di qui, prima che si crei qualche problema e che Hipnôse venga uccisa per qualche capriccio.» affermò, deciso. Guardò negli occhi il principe che mi teneva tra le braccia e continuò dicendo: «L'affido a te. Tienila al sicuro.»

Aedyon mi strinse più forte a sé ed annuì, suo malgrado.

Veles si voltò nella mia direzione e, facendomi un sorriso raggiante ed emanando tutto l'affetto che provava nei miei confronti, mi baciò la fronte con le sue labbra calde al contatto con la mia pelle gelida. «Cerca di non fare sciocchezze, mia piccola Eterna. Non voglio che ti accada nulla.»

Lo guardai sconcertata e avvertii nuovamente i suoi pensieri nella mia testa.

Mi stai rubando il potere, eh?, sentii dire alla sua voce, nonostante non avesse aperto bocca.

L'avevo sentita nella mia mente.

Arrossii all'improvviso per essere stata scoperta. Scusami, non so come si fa a bloccare tutta questa storia... Cosa devo fare?

Vel rise, sembrando un pazzo agli occhi del Principe. Prometto che te lo spiegherò la prossima volta. Del resto, sono il migliore in questo campo.

Mi fece l'occhiolino e, subito dopo, si rialzò.

Aedyon, senza preavviso, mise una delle sue mani sotto le mie ginocchia e con l'altra mi sorreggeva le spalle. Mi sollevò dal pavimento freddo e, ormai, quasi del tutto danneggiato.

«Andate.» disse il Dio.

Senza farselo ripetere due volte, il Semidio si voltò verso la direzione dove era situato l'ingresso per quella sala ed iniziò a varcare la distanza che ci divideva dal sentirci al sicuro, lontani dalle divinità.

Voltai lo sguardo quando superammo il centro della sala e il cuore ebbe un sussulto, smettendo quasi completamente di battere.

Al centro di quella sala, ormai distrutta e completamente da ristrutturare, c'era il corpo privo di vita di quella che era sempre stata, da quando ero nata, la mia migliore amica.

Il suo cadavere aveva assunto un colorito pallido e bluastro, le sue vene, che prima contenevano il sangue che era stato riversato sul pavimento lucidato, erano completamente visibili sulle braccia e sul collo scoperti, rendendola quasi irriconoscibile.

La testa, rivolta nella mia direzione, aveva assunto una posizione innaturale, e i suoi occhi aperti sembravano fissarmi con dolore e tristezza per non essere riuscita a salvarla in alcun modo.

L'abito color castagno che aveva indossato per quell'evento, che si era rivelato essere il suo funerale, era completamente fradicio di sangue, ormai, quasi completamente secco, che rendeva il colore del tessuto ancora più scuro.

Sentii le lacrime tornare a galla e pronte a bagnarmi il volto.

«Smettila di guardarla.» disse Aedyon con un tono di voce addolorato per la condizione in cui ero ridotta. «Non tornerà più indietro.»

Cercai di distogliere lo sguardo, tuttavia non ci riuscii, se non quando avevamo già attraversato tutto il corridoio e il suo corpo in decomposizione era ormai solo un punto indistinto.

Posai il lato sinistro sul suo petto e piansi lacrime amare e cariche di tristezza. In quel momento, mi sentivo di averla trattata così tanto duramente per la questione dell'avvelenamento.

Avrei dovuto capirlo prima che non era stata del tutto colpa sua se era caduto ciò che era accaduto.
Sarei dovuto arrivare prima la consapevolezza che fosse stata manipolata da una forza superiore al suo essere umano e che non avrebbe potuto opporsi in alcun modo.

Certo, le scappatoie ci sarebbero state e lei non aveva scelto di intraprenderle, tuttavia, non avrei dovuto reagire come avevo reagito.

Avrei potuto godermi di più il suo tempo nel regno dei vivi e, magari, tutto ciò non sarebbe mai accaduto se non in un brutto incubo.

«Vorrei che lei tornasse qui... Vorrei che tutto questo non fosse mai accaduto...» dissi con voce rotta dal pianto.

Aedyon si irrigidì e mi strinse più forte a sé, mentre io cercavo di fondermi con lui, fino a diventare un tutt'uno, un unico e solo essere.

Ci fermammo solo quando arrivammo in una zona del giardino quasi completamente isolata e difficile da trovare.

Sentii l'aria fresca della sera raffreddare il mio viso bagnato e caldo, calore che avevo assorbito senza alcun ritegno dal ragazzo di cui ero pazzamente innamorata.

Si sedette su una panchina in marmo e mi trascinò con lui, abbracciandomi forte.

Restammo in silenzio per molto tempo, fin quando lui non mi baciò la guancia in un punto troppo vicino alle mie labbra tremolanti e singhiozzanti a causa del pianto isterico.

Alzai leggermente il capo, cercando di puntare i miei occhi stanchi e gonfi nei suoi.

Il chiarore della luna piena illuminava i nostri volti che altrimenti sarebbero completamente dominati dall'oscurità della notte.

Mi accarezzò con delicatezza le guance e mi asciugò le ultime lacrime che erano uscite fuori dai miei occhi tempestosi. Sul suo volto potevo leggervi il dolore di dovermi vedere ridotta in quello stato e la voglia di poter cancellare il mio dolore e farlo diventare suo. «Basta piangere, piccola mia. Prometto che tenterò di proteggerti da qualunque cosa ti possa fare soffrire e possa farti piangere. Non voglio più vedere le lacrime sul tuo bellissimo volto.»

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