L'Uomo Fatale [In revisione]

By chiaratotaro58

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Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola. C'è chi l'ha ador... More

Prologo - Cuore Solitario -
Capitolo 0 - L'umiliazione è più amara della morte -
Capitolo 1 - Tutti nascono anonimi come me -
Capitolo 2 - Un fratello è un amico dato dalla Natura -
Capitolo 3 - Spirito inquieto -
Capitolo 4 - La mano del diavolo -
Capitolo 5 - Un malinconico arrivederci -
Capitolo 6 - Separazione -
Capitolo 7 - L'uomo più forte del mondo è colui che sa stare da solo -
Capitolo 8 - Una mente intelligente è quella che è in costante apprendimento -
Capitolo 9 - L'attesa è la madre di tutte le frustrazioni -
Capitolo 10 - Legami -
Capitolo 11 - La prima impressione spesso inganna -
Capitolo 12 - Chi dice concorrenza, dice rivalità -
Capitolo 13 - Perdita -
Capitolo 14 - Quando diventa più difficile soffrire che cambiare... cambierai -
Capitolo 15 - Suicidio -
Capitolo 16 - Riunione di famiglia -
Capitolo 17 - Un piccolo debito crea un debitore, uno grande un nemico -
Capitolo 18 - Esperienze dal passato -
Capitolo 19 - Sotto un cielo di pensieri -
Capitolo 20 - Meglio un aiuto che cento consigli -
Capitolo 21 - Maturità -
Capitolo 22 - Inquietanti presagi -
Capitolo 23 - Gli Stati Generali -
Capitolo 24 - Non è una rivolta, non è un'insurrezione! È la Rivoluzione! -
Capitolo 25 - Dietro ogni problema c'è un'opportunità -
Capitolo 26 - La famiglia è la patria del cuore -
Capitolo 27 - L'ora più buia è quella che precede l'alba -
Capitolo 28 - Ricordi di un'infanzia ormai lontana -
Capitolo 29 - Vive la Revolution -
Capitolo 30 - Alla pari degli invasori -
Capitolo 32 - Generazioni a confronto -
Capitolo 33 - Considerazioni -
Capitolo 34 - L'ingratitudine è la moneta ordinaria con cui pagano gli uomini -
Capitolo 35 - Sincronia -
Capitolo 36 - Divisioni e fazioni -
Capitolo 37 - L'unità di una famiglia fa la sua felicità -
Capitolo 38 - A immagine e somiglianza -
Capitolo 39 - Se cerchi un fratello senza difetti, rimarrai senza fratelli -
Capitolo 40 - Esiste, forse, un sentimento più illusorio dell'amore? -
Capitolo 41 - Varennes -
Capitolo 42 - Non c'è sicurezza su questa terra; c'è solo opportunità -
Capitolo 43 - Niente rafforza l'autorità quanto il silenzio -
Capitolo 44 - Quando si vuole a ogni costo una carica si è già compromessi -
Capitolo 45 - L'ordine è qualcosa di artificioso; il naturale è il caos -
Capitolo 46 - Tradimento -
Capitolo 47 - Ciò che è affermato senza prova, può essere negato senza prova -
Capitolo 48 - Avere una sorella è come avere l'anima divisa in due corpi -
Capitolo 49 - L'amicizia non è che un nome -
Capitolo 50 - Le tigri dell'ira sono più sagge dei cavalli della sapienza -
Capitolo 51 - La rabbia impotente fa miracoli -
Capitolo 52 - Massacri Settembrini -
Capitolo 53 - Valmy -
Capitolo 54 - Sfuggo ciò che m'insegue. Ciò che mi sfugge inseguo -
Capitolo 55 - Le persone non cambiano, rivelano solo chi sono in realtà -
Capitolo 56 - A morte il re! -
Capitolo 57 - La perfida Albione -
Capitolo 58 - Spedizione in Sardegna -
Capitolo 59 - Le grandi aspettative sono il preludio delle grandi delusioni -
Capitolo 60 - Il risentimento getta un'ombra sul carattere di una persona -
Capitolo 61 - In nome di Dio -
Capitolo 62 - O con me o contro di me -
Capitolo 63 - De bello civili -
Capitolo 64 - La guerra si combatte per la patria, la guerriglia per un'altra -
Capitolo 65 - Addio terra natia -
Capitolo 66 - Nessuno è profeta in patria -
Capitolo 67 - Bisogna morire a una vita per entrare in un'altra -
Capitolo 68 - Ci vogliono due uomini per fare un fratello -
Capitolo 69 - Viviamo per dire sempre addio -
Capitolo 70 - Fiducia -
Capitolo 71 - La morte di Marat -
Capitolo 72 - L'abilità non serve a molto senza l'opportunità -
Capitolo 73 - Le souper de Beaucaire -
Capitolo 74 - Dove non si guadagna, si perde di sicuro -
Capitolo 75 - C'è differenza fra essere buono e voler essere ritenuto tale -
Capitolo 76 - Febbre quartana il vecchio uccide e il giovane risana -
Capitolo 77 - Attesa -
Capitolo 78 - Cosa fa girare il mondo? Desiderio, desiderio, desiderio -
Capitolo 79 - C'è un'isola di opportunità in mezzo a ogni difficoltà -
Capitolo 80 - L'occasione favorevole è madre della fortuna -
Capitolo 81 - Ogni dettaglio acquista valore quando niente ha più senso -
Capitolo 82 - Può la disciplina nella guerra più che il furore -
Capitolo 83 - Quanto terribile è il pericolo che giace nascosto! -
Capitolo 84 - Nubi all'orizzonte -
Capitolo 85 - L'autrichienne -
Capitolo 86 - La stima vale più della celebrità -
Capitolo 87 - Tutto è sospeso come in un'attesa -
Capitolo 88 - L'impazienza mal repressa è più ingiuriosa dell'ira -
Capitolo 89 - Sostituzione -
Capitolo 90 - L'uomo è nato per l'azione, come il fuoco tende verso l'alto -
Capitolo 91 - Non aver tentato è il peggior fallimento -
Capitolo 92 - Dugommier -
Capitolo 93 - Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui -
Capitolo 94 - Contrattacco vincente -
Capitolo 95 - Aprendo gli occhi si impara molto di più che aprendo la bocca -
Capitolo 96 - Gli uomini fanno progetti e gli dèi sorridono -
Capitolo 97 - Tolone: Primo Atto -
Capitolo 98 - Tolone: Secondo Atto -
Capitolo 99 - Tolone: Ultimo atto -
Capitolo 100 - Generale Buonaparte -
Capitolo 101 - Casa è dove si trova il cuore -
Capitolo 102 - Pensare troppo uccide la felicità -
Capitolo 103 - È meglio evitare l'esca che dibattersi nella trappola -
Capitolo 104 - Particolari -
Capitolo 105 - Non è abbastanza conquistare; uno deve imparare a sedurre -
Capitolo 106 - Il Leone e il Grifone -
Capitolo 107 - La caduta dell'Essere Supremo -
Capitolo 108 - Arresto -
Capitolo 109 - È soprattutto in prigione che si crede a ciò che si spera -
Capitolo 110 - Andare via, a testa alta, è dignità -
Capitolo 111 - Ci sono uomini nati per comandare a uomini nati per disobbedire -
Capitolo 112 - Cattive lingue tagliano più che le spade -
Capitolo 113 - Chi la fa, se la dimentica; chi la riceve, se la lega al dito -
Capitolo 114 - Bisogna sempre lasciar trascorrere la notte sulle ingiurie -
Capitolo 115 - Solo l'amore impossibile è davvero romantico -
Capitolo 116 - Non si desidera ciò che è facile ottenere -
Capitolo 117 - I doni inaspettati sono sempre i più grati -
Capitolo 118 - Clisson et Eugènie -
Capitolo 119 - La quiete prima della tempesta -
Capitolo 120 - La plebaglia deve essere mossa dal terrore -
Capitolo 121 - Promozione -
Capitolo 122 - La spada del cuore -
Capitolo 123 - Il dovere è il più arido di tutti i legami tra gli uomini -
Capitolo 124 - Essere innamorati e avere senno è concesso a malapena agli dei -
Capitolo 125 - Amore e Psiche -
Capitolo 126 - La passione è tempestosa, l'amore è calmo -
Capitolo 127 - È pericoloso credere e pericoloso non credere -
Capitolo 128 - Sarei perduto s'io vivessi un solo momento senza di te -
Capitolo 129 - Nessun limite oltre il cielo -
Capitolo 130 - Al Destino -
Capitolo 131 - C'è uno splendore spaventoso nella desolazione assoluta -
Capitolo 132 - Ciò che non giova all'alveare non giova neppure all'ape -
Capitolo 133 - L'uomo è impaziente anche perché è mortale -
Capitolo 134 - Ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani -
Capitolo 135 - Il presentimento, come la premonizione, è la profezia del cuore -
Capitolo 136 - Rivincita -
Capitolo 137 - Abbattere o essere abbattuti -
Capitolo 138 - A vincere senza pericolo, si trionfa senza gloria -
Capitolo 139 - Solo chi ama ha il diritto di castigare -
Capitolo 140 - Armistizio di Cherasco -
Capitolo 141 - Desiderio di amore e di gloria -
Capitolo 142 - Niente si ottiene in guerra se non per mezzo di precisi calcoli -
Capitolo 143 - Il piccolo caporale -
Capitolo 144 - Fu solo nella sera di Lodi... -
Capitolo 145 - ...che cominciai a ritenermi un uomo superiore -
Capitolo 146 - Il mondo fuggiva sotto di me, come se volassi -
Capitolo 147 - Noi siamo amici dei popoli che discendono dagli Scipioni -
Capitolo 148 - Passato, presente e futuro -
Capitolo 149 - Libertà, uguaglianza sono parole magiche -
Capitolo 150 - Terribile è l'ira e difficile a calmarsi -
Capitolo 151 - Solo due forze uniscono gli uomini: l'interesse e la paura -
Capitolo 152 - In guerra, la metà di tutto è la fortuna -
Capitolo 153 - La diplomazia è la continuazione della guerra con altri mezzi -
Capitolo 154 - L'unica costante della vita è il cambiamento -
Capitolo 155 - Ritorno alle origini -
Capitolo 156 - Fiorenza giglio di potenza virgulto primaverile -
Capitolo 157 - Il coraggio è come l'amore: si nutre di speranza -
Capitolo 158 -Quanti uomini superiori sono fanciulli parecchie volte al giorno-
Capitolo 159 - C'è più verità in una lettera che in cento discorsi -
Capitolo 160 - Il Diavolo è nei dettagli -
Capitolo 161 - Scommessa -
Capitolo 162 - Astuzie e millanterie -

Capitolo 31 - Il ritorno del Patriota -

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By chiaratotaro58

Ajaccio, 20 febbraio

L'alba non era ancora sorta e Napoleone, per placare la sua insonnia, passeggiava tranquillamente per le vie della città, nonostante il freddo pungente, aveva indosso la divisa pesante e un giaccone lungo fino ai polpacci che gli andava largo, che lo scaldava un po'. Riusciva a sopportare il caldo più estremo, i temporali più spaventosi, ma non la neve, il ghiaccio e il freddo che fin da ragazzino aveva odiato. Per sua fortuna ad Ajaccio il freddo era sì penetrante, però non ai livelli del rigido clima francese. Si aggirava con il suo passo svelto, diretto al porto, ad osservare l'orizzonte invaso dalle nubi che, con i primi raggi del sole che, come fasci di luce, si tuffavano nel mare.

Un manifesto appeso al muro lo smosse dal suo iniziale obiettivo. Si avvicinò con foga. Notò che era stato attaccato da poco, inoltre sembrava essere un pezzo del quotidiano di quella medesima giornata. 'Pasquale Paoli, u Babbu a patria, da Londra denuncia fortemente gli ultimi fatti accaduti sull'isola:"Quanto sta accadendo alla mia amata isola natia, la Corsica mi rincresce fortemente, in quanto il provvedimento preso è concepito per imporre la volontà di Parigi sull'isola, qualcuno sta tramando alle spalle del mio popolo per sottometterlo definitivamente al suo potere..."'

Interruppe la lettura con un sorrisetto sulle labbra - Credo proprio che ci sarà da divertirsi e qualcosa mi dice che presto o tardi lui ritornerà - disse soffuso il ragazzo - E io sarò tra i primi ad accoglierlo come un vero patriota... - sogghignò.

Il freddo iniziò ad intensificarsi, si strinse al pesante giaccone e rabbrividendo corse fulmineamente verso casa, non ci mise molto poiché si ricordava ogni angolo, ogni stradina, ogni scorciatoia. Arrivò con il fiatone e le guance arrossate, si strofinò le braccia raffreddate, si diresse verso il camino ancora acceso e lo alimentò con altra legna, mettendosi a leggere.

Parigi

Nella capitale, la Rivoluzione continuava imperturbabile il suo corso di riforma della monarchia per riempire le casse dello stato. Sembrava che il suo iniziale impulso si fosse assopito, in realtà il fuoco bruciava ancora sotto la cenere. Le vie continuavano ad essere invase da rivolte contadine, mentre si innalzavano sempre più inni all'uguaglianza che furono accolti. Erano stati creati, nel dicembre dell'anno passato, 83 dipartimenti divisi in distretti, cantoni e comuni per poter gestire con più facilità la situazione, tentare di risolvere i problemi e cercare di placare le liti.

Inoltre iniziò un processo di democratizzazione del potere, attraverso le prime votazioni per rinnovare l'Assemblée in gennaio, anche se non mancarono problemi soprattutto sull'estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi che non era ben vista da molti.

- Fate silenzio! - urlò alzandosi in piedi Emmanuel Joseph Sieyès, un abate dalle idee rivoluzionari e uno dei membri più influenti e importanti dell'Assemblée, tanto da essere indicato aspramente dai nemici della Rivoluzione come 'teorico della Rivoluzione' - Siamo riuniti per un incontro assolutamente pacifico e democratico in cui ognuno può esprimere liberamente la propria opinione ed ora se permettete, cittadini, vorrei esporre la mia - disse muovendo i suoi occhi scuri da destra verso sinistra, facendo zittire tutti i presenti.

Era un uomo sulla quarantina dal fisico minuto, ingrossato dalla lunga tunica scura che indossava, dal viso scavato dalle rughe e dall'intelligenza acutissima. - Bene - riprese tossicchiando - Allora la mia idea è quella di dividere i cittadini francesi in due categorie: passivi ed attivi, i primi godranno dei naturali diritti civili come stabilito dalla Dichiarazione dei Diritti, i secondi invece oltre ad avere quelli civili avranno quelli politici, tra cui il diritto al voto, ovviamente quest'ultimi costituiranno una minoranza della popolazione, che abbiano un reditto fisso, quindi contribuenti e di età non inferiore ai 25 anni

Dopo aver detto questo si sedette e aspettò da buon diplomatico la reazione favorevole dell'intera assemblea che votò immediatamente la proposta: si utilizzò per la prima volta in Francia il voto censuale. Il problema più grosso da eliminare restava quello economico: per risolverlo fu adottato il regime liberista del 'laissez faire', ossia la autogestione e regolazione dell'economia senza alcun intervento umano.

Le casse dello Stato restavano ancora vuote, così dopo aver sistemato gli aristocratici, si puntò lo sguardo verso la Chiesa e i suoi immensi beni che per secoli non erano mai stati toccati o tassati, poiché l'autorità del pontefice a Roma era stata molto forte sulla vita politica francese fino ad allora: con l'Illuminismo molti uomini si allontanarono dal Dio cristiano.

Sebbene timorosi per le reazioni del Vaticano, i membri dell'Assemblée decisero di andare fino in fondo, anche a costo di essere circondati da nemici e malvisti dalle altre potenze europee. Così, per prima cosa, vennero abolite le odiose decime e poi, su proposta del vescovo di Autun, Charles Mauriche Talleyrand, di confiscare tutti i beni clericali per poi rivenderli e con il ricavato colmare il deficit finanziario.

Per evitare di perdere i guadagni a causa dei lunghi tempi si decise di sfruttare il valore di questi beni emettendo per la prima volta nella storia europea una cartamoneta, l'assegnato: a differenza delle monete metalliche non basava il suo valore sulla lega con la quale erano prodotte, poichè era semplice carta, ma su quello dei beni.

Quest'esperimento, tuttavia, si rivelò un vero fallimento in quanto emettendo più cartamoneta dei beni disponibili si generò un'inflazione paurosa che avrebbe accompagnato la Francia fino alla fine della sua esperienza rivoluzionaria.

12 luglio

Il cammino verso la rottura con il passato, in particolar modo con la Chiesa, non era ancora concluso infatti l'Assemblèe dopo aver abolito tutti gli ordini monastici, prese una decisione che avrebbe scosso l'intero continente e che avrebbe aperto le ostilità: la Costituzione civile del Clero. La progressiva nazionalizzazione della classe ecclesiastica doveva rendere tutti gli ecclesiastici fedeli alla Rivoluzione, per continuare ad esercitare il loro compito e per poterlo essere, dovevano semplicemente giurare sulla Costituzione civile che li avrebbe resi degli stipendiati dello Stato, al servizio dello Stato.

Le diocesi furono ridotte al minimo, vescovi e parroci sarebbero stati eletti democraticamente dai dipartimenti. Da molti questa mossa fu considerata un oltraggio al potere papale e della Chiesa che veniva da Dio; chi decise di non giurare, e in particolare vescovi, furono denominati refrattari.

Ajaccio, 20 luglio

Altri invece era davvero lieti di questa notizia perché finalmente si stava assistendo al lento crollo del potere temporale della Chiesa, tra questi vi erano i fratelli Buonaparte, anticlericali specialmente Napoleone, non credente. Quest'ultimo approvò in maniera così ardente la Costituzione Civile del Clero, in un libello, da rischiare il linciaggio, insieme al povero Giuseppe, mentre passavano accanto ad una processione religiosa. Si salvarono grazie ad un bandito di nome Trenta Coste che li aveva fatti rifugiare nel suo covo.

- Ebbene zio, qual è questa notizia che vuoi riferirci? - chiese Luciano.

Quel giorno a pranzo c'era anche lo zio Giuseppe Fesch che annunciò a tutti una notizia che li avrebbe soddisfatti. - Be' ecco... - iniziò un po' imbarazzato.

Da quell'atteggiamento Napoleone iniziò a capire a cosa volesse alludere. Non disse nulla né compì alcun gesto che potesse tradirlo.

- Non tenerci sulle spine, zio - lo incoraggiò il capofamiglia al suo fianco con un ampio sorriso.

- Ho giurato fedeltà alla Costituzione civile del Clero - rispose tutto d'un fiato e leggermente rosso in volto.

"Ho fatto centro" si disse Napoleone sogghignando e fissandolo con orgoglio "Sapevo che non mi avrebbe deluso"

- È una notizia splendida! Ma come mai? - chiese ancora il primogenito.

- Ho pensato che fosse la cosa più giusta da fare, siamo tutti cittadini con gli stessi diritti e doveri tra cui quello di servire lo Stato con tutte le energie e quindi mi sono detto perché noi uomini di Chiesa dovremmo elevarci agli altri senza muovere un dito o fare qualcosa di concreto per il Paese? - riferì energico lo zio.

- Maestro - intervenì Napoleone - Ma i tuoi colleghi e superiori come hanno reagito alla tua presa di posizione? - chiese con la sua solita voce aspra che non mostrava i moti del suo animo in fermento.

Giuseppe Fesch capì che la domanda posta dal suo nipote prediletto non aveva lo scopo di capire quale fosse l'opinione comune, più che altro per poter rispondere a tanti interrogativi che aveva lasciato in sospeso e di comprendere quale strategie adottare da quel momento in avanti.

Gli sorrise e lo fissò per alcuni secondi, poi rispose - Anche alcuni colleghi hanno giurato senza tentennare minimamente e persino qualche superiore, seppur successivamente abbiano dovuto rimangiarsi il giuramento per evitare ripercussioni future da parte del Vaticano che sono sicuro non si faranno attendere

- Non hai paura di perdere la tonaca, in pratica! - riassunse Napoleone ridacchiando.

- Sarei disposto a rinunciarci pur di seguire i miei ideali, Nabulio, esattamente come faresti tu con l'uniforme che indossi, e puoi ben capire cosa intendo - gli riferì con un sorrisetto malizioso che Napoleone non aveva mai visto dipinto sul suo volto, rimase colpito per pochi secondi da quell'espressione - D'altronde hai rischiato la vita già una volta, o ricordo male?

- Ricordi perfettamente, zio - rispose contraccambiando quel sorrisetto - Stracciare in pochi secondi il vincolo che ci lega alla società per diventare rivoluzionari a tutto tondo scagliandoci contro tutto e tutti senza più freni - poi guardò il maggiore - Se solo Giuseppe mi avesse lasciato fare li avrei ammazzati tutti, quei fanatici!

- Volevi farci ammazzare, più che altro! Dobbiamo ringraziare quell'uomo se siamo ancora vivi - sbottò Giuseppe autorevole - Non dovevo darti l'autorizzazione per pubblicare quel dannato libello!

- Non usare questo tono con me, è chiaro? - sbraitò Napoleone, insofferente a quelle prese di posizione che il maggiore prendeva ogni tanto, lo facevano infuriare, perché mettevano in risalto il fatto che lui fosse il secondogenito. Lo prese per il colletto e lo sbattè contro la parete - Anche se sei il capofamiglia non tollero che mi parli in questo modo! Soprattutto con quel tono!

Giuseppe iniziò a tremare per la paura, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, cercando di emettere qualche suono. L'espressione del fratello era glaciale e spaventosa: se il male avesse un volto sarebbe stato proprio quello che aveva davanti. Era forse quella la sua vera natura? Che rispecchiava il suo destino? Un ribelle, un rivoluzionario? Oppure qualcosa di più terrificante?

In quel momento le domande rimasero bloccate, non riusciva a staccare gli occhi di dosso da quelli gelidi del fratello minore che sembrava lo stessero infilzando con stalattiti di ghiaccio alla bocca dello stomaco. Era paralizzato dalla paura, sentiva le labbra tremare.

- Calmati Nabulio, questi scoppi d'ira non ti aiutano - s'intromise lo zio allungando il braccio verso il minore, con fare rassicurante, era l'unico modo che conosceva per placarlo un po' - Giuseppe ha ragione, eravate due contro una folla immensa, vi avrebbero uccisi!

Napoleone lasciò la presa sul fratello e ringhiò sottovoce, a braccia conserte.

- Il pranzo è pronto - esclamò Letizia - Siete pregati di zittire tutti!

- Mi è passato l'appetito - emise Napoleone, allontanandosi e uscendo dall'abitazione per sbollire completamente la rabbia.

"Il solito irruente attaccabrighe" sospirò lo zio tra sé "Non oso immaginare quante risse abbia scatenato in Francia".

Giuseppe era ancora scosso da quell'espressione, gli era rimasta impresso negli occhi e stentava a credere che nessuno all'infuori di lui si fosse accorto del cambiamento del fratello. "Che sia stata solo una mia impressione?" si disse dubbioso.

Mentre stavano mangiando udirono un forte boato provenire dall'esterno, la massa si riversò nelle strade come un'onda gridando - Paoli, il patriota! Paoli, il patriota!

Napoleone rientrò in casa come una fulmine ad avvisare tutti, il malumore sembrava essere completamente svanito - Il Patriota sta per sbarcare al porto! - gridò, colto da un irrefrenabile entusiasmo.

Giuseppe, seguito dai fratelli più piccoli e dallo zio corsero immediatamente alla porta per rendersi conto di persona della situazione che stava accadendo sotto i loro occhi. Quando uscirono videro che oltre il piccolo cortile che circondava la casa, vi era una fila di gente per strada che si stava dirigendo verso il centro cittadino.

- Come? Il Patriota è già arrivato? - chiese Giuseppe che aveva raggiunto il fratello minore e come lui stava assistendo alla scena. Pochi giorni prima Clemente Paoli, fratello maggiore del Patriota, aveva ricevuto una lettera datata agli inizi di luglio in cui annunciava il ritorno del fratello, grazie ad un permesso speciale che riconosceva agli esuli di ritornare in patria.

- Sì - rispose Napoleone ruotando le iridi chiare verso di lui - E noi dobbiamo accoglierlo per primi, non passeremo per il porto, ma andremo dritti alla sala dell'assemblea in cui lo accoglieranno

- È un'ottima idea - s'intromise Luciano.

- È la cosa migliore da fare! - confermò con gioia Napoleone. Si sentiva emozionato come poche volte gli era accaduto in vita sua. Entrò nella stalla e prelevò il suo splendido esemplare arabo che sembrava eccitato quanto il suo padrone - Che cosa state facendo lì impalati? - chiese leggermente infastidito il sottotenente, già pronto per partire - Muovetevi! Non abbiamo un solo minuto da perdere!

Gli altri si diressero in fretta e furia verso la stalla seguiti dal zio maestro.

- Zio vuoi unirti a noi? - chiese il nipote.

- Volentieri - rispose lo zio sorridendo, con calma raggiunse anch'egli la stalla e salì sul suo destriero che non vedeva l'ora di fare una bella camminata. Fissò in silenzio il nipote che osservava l'orizzonte lontano e notò quanto fosse cambiato da allora, ormai era un uomo a tutti gli effetti.

Sul suo volto appariva con la solita espressione lievemente corrucciata, invasa da un fremito di emozione che traspariva nei suoi occhi brillanti e glaciali, che più di ogni altra cosa risaltava la sua interiorità.

- Ho per caso qualcosa che non va? - domandò il giovane, avendo notato l'insistenza con cui lo stava fissando.

- No...nulla...sei così diverso rispetto a qualche anno fa, sei un uomo adesso - ammise il maestro con un lieve imbarazzo.

Napoleone gli sorrise con gratitudine, poi vide i suoi fratelli arrivare e sbuffò irritati - Finalmente siete arrivati!

- Non siamo abituati come te ad agire di scatto - riferì Giuseppe.

- La velocità è fondamentale per qualsiasi cosa, tranne per pianificare - sospirò e poi ordinò - Ora andiamo

La caravella inglese era attraccata al porto, con la bandiera che sventolava con orgoglio, mentre loro proseguirono verso la sede dell'assemblea. Poco dopo videro una folla immensa, come poche avevano visto nelle precedenti riunioni, attorno al palco improvvisato.

- Sta arrivando - emise emozionato lo zio Giuseppe

- Sì è lui! Non ci sono più dubbi! - si disse Napoleone commosso: l'eroe della sua infanzia, l'uomo che aveva dato la speranza del riscatto, il Patriota che non gli aveva mai fatto perdere la sua identità e fatto cedere alle tentazioni, era finalmente tornato. Per la Corsica si riaccendeva l'occasione per arrivare in alto, molto più in alto di quanto potesse credere, forse.

Napoleone era così entusiasta che per il momento dimenticò persino il suo odio verso l'Inghilterra, concentrandosi solo sulla figura: ecco che si stagliava dinanzi a lui l'uomo della speranza, del riscatto, il Babbu a Patria, Pasquale Paoli decisamente invecchiato e leggermente goffo, ma ancora pieno di energia, di grinta, di voglia di rimettersi in gioco ancora una volta, sperando di realizzare il suo sogno e il sogno di tutti.

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