Regalia of ruination

Por Hiraethbook

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Quando gli angeli ribelli caddero sulla terra, dalla loro unione con le donne umane nacquero esseri dai poter... Más

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9

CAPITOLO 3

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Por Hiraethbook

In biblioteca l'odore di libri vecchi riempiva l'aria mentre le particelle di pulviscolo in contro luce danzavano lente. Coleen sonnecchiava su una delle poltrone rosse, recuperando il sonno perduto la notte precedente. Tra le ragazze c'era invece chi leggeva e chi mangiava. Eveline, noncurante delle regole e delle Guardie Grigie all'ingresso, sgranocchiava un biscotto sorseggiando di tanto in tanto del tè. Nethel annoiata sfogliava le pagine di una rivista, mentre Awyn era immersa nella lettura di un vecchio volume. Improvvisamente, rompendo il silenzio, Jaliah e May entrarono nella stanza. I loro volti erano indecifrabili, un misto tra sconforto, rabbia ed eccitazione. Coleen, che nel frattempo si era svegliata, le guardò storte. "Era necessario fare tutto questo baccano?" sbiascicò, ma lo sguardo cupo delle ragazze la fece zittire. "Cos'è successo?" chiese Nethel con una voce che, nonostante dovesse suonare sicura, lasciava trasparire la tensione. Jaliah diede un impercettibile colpetto all'amica, spronandola a parlare. "C'è stato un attacco" disse May tutto d'un fiato. Nella biblioteca regnò per un attimo il silenzio. Sembrava che l'argomento interessasse anche alle Guardie, che sembrarono raddrizzarsi. "Dove?" chiese Eveline sottovoce. "Non mi ricordo il nome, so solo che si tratta di un paesino nella regione di Hylra." Disse Jaliah mentre si accasciava su una delle poltrone. "Hanno bruciato tutto, non è rimasto più niente". La pioggia aveva iniziato a cadere fitta e pesante sulle finestre della biblioteca, oscurando ancora di più la stanza. La luce delle lampade era fioca, e illuminava pigramente solo alcuni dei grandi scaffali di legno. Il silenzio ripiombò pesante. Era da ormai più di due anni che Aedairi subiva attacchi dai figli di Irin. Così si facevano chiamare un gruppo armato di demoni, voto a combattere una guerra contro l'unione delle razze. Puntavano a rimettere al potere le creature della notte, i figli dei Grigori, sottomettendo ogni altra specie. Le poche informazioni che Coleen sapeva su di loro erano che provenivano da tutte le parti dei Sette Regni e che erano letali. Dopo alcuni secondi Coleen si alzò, distogliendo lo sguardo dal vuoto in cui si era perso, lisciò le pieghe del vestito e si diresse verso l'uscita. Le Guardie Grigie la affiancarono, rendendo la sua figura ancora più minuta nella semi ombra. Prima di varcare la porta si girò, e guardando May con occhi stanchi le chiese: "Quando è accaduto?" "Una settimana fa" Rispose quella, e non aggiunse altro mentre la principessa usciva dalla biblioteca. Coleen voleva tornare nella sua stanza. No. Doveva scrivere a sua madre. No, non le avrebbe risposto, non era una priorità. Ma doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Erano morte delle persone. Molte. Le ennesime vittime. Ma perché si stupiva? Nessuno si era mai dato il disturbo di avvisarla. Non era suo compito preoccuparsi. Mentre tutti questi pensieri si affollavano nella sua testa, Coleen decise che avrebbe mangiato, e che dopo sarebbe andata a letto, ignorando il senso di impotenza che le bloccava il petto. Non era suo dovere preoccuparsi della sua gente, non lo era mai stato. Quel ruolo era toccato a suo fratello, che per la gioia del Regno era nato sano, sveglio ma soprattutto maschio. In quanto erede della corona, spettava a lui turbarsi per le sorti del suo popolo. Lei era tenuta al silenzio, e nella sua posizione doveva solo preoccuparsi di compiacere gli ordini di suo padre, diventare una donna perbene e sposare un giorno qualche principe straniero. In questo modo avrebbe adempito al suo dovere. Il vento e la pioggia battevano forte contro le finestre, e un rombo assordante la fece sobbalzare. "Principessa" Una guardia apparve davanti a lei, ma al contrario delle due che l'avevano seguita fuori dalla biblioteca, questa portava un'uniforme bianca e il suo volto era scoperto. "Colonnello" rispose Coleen, senza sorprendersi di non averla sentita arrivare. La donna si mise al suo fianco, mentre continuava a dirigersi verso la cucina. "Ho saputo dell'attentato" la anticipò Coleen. Il volto dell'accompagnatrice si oscurò, ma la sua voce rimase ferma. "Vedo che le voci girano molto in fretta, anche in questa parte del regno" L'istituto si trovava ad est della capitale, in una zona poco abitata. La città più vicina si raggiungeva in 30 minuti a cavallo, e il bosco che circondava la tenuta faceva in modo che la vita all'interno fosse protetta da occhi indiscreti e dalle notizie esterne. Le distrazioni del mondo non dovevano importunare le ragazze dell'Istituto, che venivano allevate lì a partire dall'età di 11 anni, e vi rimanevano fino a quando le loro famiglie non trovavano un posto adatto dove potessero essere utili. "Principessa, il re ha disposto che venga assegnato un altro corpo di guardia all'Istituto, visti i recenti avvenimenti. Ho già avvisato Fraya." disse il colonnello, continuando a seguirla. Coleen la guardò di sbieco, sapeva che c'era sotto dell'altro, d'altronde non c'era affatto bisogno che venisse informata dell'aumento della sua scorta, tanto meno dal colonnello. La donna parve afferrare al volo l'inutilità di giri di parole. "Insieme ai soldati ci sono anche i Thamieli". I Thamieli erano le forze armate demoniache, un gruppo di demoni dai poteri straordinari. Dopo la pace di Arthis, che aveva messo fine alla Guerra delle Razze, le due armate nemiche si erano unite a formare un unico grande esercito. Nonostante questo, l'eterogeneità che intercorreva tra le due armate aveva portato l'esercito nazionale a scindersi in due. Da una parte vi erano gli Uomini Grigi, esseri umani che venivano addestrati nella costruzione e nell'utilizzo delle potenti armi che la tecnologia terrestre era riuscita a costruire. Dall'altra i Thamieli, creature delle tenebre, eredi di un'unione tra una donna mortale e un Grigorio, i quali venivano addestrati a controllare ed utilizzare i loro spaventosi poteri. Poche volte Coleen aveva avuto l'occasione di vederli, solitamente venivano stanziati sui confini, a guardia dei Regni. Era insolito incontrarli nelle città, in realtà era proprio strano vederli. Erano creature riservate e pericolose, erano semi-demoni potenti, scelti per diventare grandi soldati. Coleen non mascherò la sorpresa e la preoccupazione. "La situazione è così grave Emeris?" Il colonnello annuii in silenzio, guardando davanti a sé. "Gli attacchi stanno aumentando, sempre più vicini alla capitale. Stanno diventando ogni giorno più forti e sfrontati Coleen. Meglio prevenire che curare" e le rivolse un mezzo sorriso, che però non le sottrasse la morsa che aveva allo stomaco. "Quando arriveranno?" chiese la principessa "Sono già qui". 

Le presentazioni vennero fatte nella serra, dove era stato preparato del tè. La pioggia sferzava sulla cupola vetrata che proteggeva il vivaio, e l'oscurità era scacciata da poche luci tremolanti. Coleen cercava di ignorare i brividi che la percorrevano mentre attraversava il selciato, ma non poteva fare a meno di chiedersi perché, di tutti i luoghi dell'Istituto, Fraya avesse scelto proprio quello, soprattutto di sera e con una tempesta in corso. Ma la rettrice amava essere teatrale. Coleen rifiutò cortesemente la tazza di tè fumante che le era stata offerta da una cameriera, e si concentrò sulle sei figure in fondo alla stanza. I Thamieli non portavano corazze come gli Uomini Grigi, erano tutti avvolti in mantelli scuri, e da quello che poté notare Coleen, non portavano né armi né armature... almeno in apparenza. I loro volti erano nascosti sotto un cappuccio e la penombra della serra non permetteva di scorgere nulla. Uno di loro si fece avanti scoprendo il capo, e sarebbe potuto benissimo passare per umano, se non fosse stato per la rigidità dei lineamenti e la stazza. Era straordinariamente grande, in confronto a lui Fraya sembrava un fuscello. La rettrice lo presentò come Sanim, figlio di Barqel. Quando parlò, Coleen tentò di nascondere un sussulto. "Principessa" abbassò leggermente il capo, ma il gesto di riverenza risultò più meccanico che autentico. "Volevo informarvi personalmente dei nostri spostamenti e concordare con voi alcune precauzioni." Coleen annuii piano facendogli cenno di andare avanti, la voce profonda del mezzo demone continuò. "La vostra sicurezza all'Interno dell'Istituto è affidata agli Uomini Grigi, mentre il pattugliamento della tenuta e dei suoi confini è di nostra competenza. Per questo voglio invitarla a ridurre al minimo le uscite non strettamente necessarie". Non sarebbe stato difficile, pensò Coleen, già normalmente non le era consentito uscire fuori dalla tenuta più di una o due volte alla settimana. Era quasi un sollievo sapere che non avrebbe avuto troppo a che fare con quelle creature sinistre. "Come ulteriore precauzione il suo corpo personale di guardia sarà affiancato da uno dei miei uomini". Un ragazzo dalla pelle olivastra si fece in avanti prodigandosi in un profondo inchino. I suoi occhi a mandorla furono incorniciati da un sorrisetto quando Coleen ricambiò il gesto piegando in avanti il capo. "Rodan rimarrà con voi costantemente in modo che la vostra sicurezza venga garantita nel migliore dei modi" continuò Sanim, e nonostante si stesse rivolgendo a Coleen, i suoi occhi si posarono dietro di lei. Senza bisogno di girarsi la principessa sapeva che erano rivolti verso i due Uomini Grigi che si trovavano alle sue spalle. Le orecchie le iniziarono a ronzare, e una sensazione di nausea si impadronì di lei. "È un onore per me principessa" disse Rodan senza staccarsi dalla faccia l'ombra di un sorriso. A Coleen venne voglia di tirargli qualcosa per cancellare l'espressione divertita che le aveva rivolto. L'ultima cosa che voleva era essere controllata da un demone tutto il giorno. Era stata in grado di gestire gli Uomini Grigi, ma un Thamieli era tutta un'altra storia. Coleen lanciò un'occhiata al colonnello, che ricambiò con uno sguardo rassegnato. Non c'era niente che potessero fare. "Molto bene allora, c'è dell'altro?" chiese rivolgendosi all'omone davanti a lei, che rimase in silenzio, sottintendendo una risposta negativa. "Vi sono grata per il vostro lavoro." continuò lanciando un'occhiata alle figure dietro Sanim, i cui volti erano ancora nascosti. "Se ci dovessero essere ulteriori cambiamenti vorrei esserne subito informata" disse infine congedandosi. Non si voltò indietro nemmeno una volta mentre si dirigeva verso la sua stanza, sapeva che lui la seguiva senza aver bisogno di sentirlo. Le rampe di scale sembravano non finire mai, e più cresceva l'impazienza di Coleen, più la nausea le serrava la gola. Quando finalmente raggiunse il corridoio aumentò leggermente il passo. Aveva già la mano sulla maniglia, ma prima che potesse entrare il demone si fiondò all'interno. Coleen trasalì sbigottita, non solo perché era entrato senza alcun avviso, ma soprattutto perché l'aveva fatto attraversando la porta come fosse acqua. La confusione e lo sconcerto furono subito spazzati via da un urlo proveniente dalla stanza. Coleen e le due Guardie Grigie si precipitarono all'interno. Nethel era immobilizzata a terra, mentre Rodan la sovrastava puntandole alla gola una lama sottile. La ragazza era immobile con gli occhi serrati, il volto sbiancato per la paura. Cercava di tenere a freno il tremore del suo corpo, con l'angoscia che un movimento sbagliato avrebbe potuto far scattare il pugnale che le minacciava la giugulare. Coleen rimase esterrefatta, e prima che le guardie potessero fermarla si scaraventò verso il demone. "Cosa diavolo stai facendo?! Toglile le mani di dosso" urlò fuori di sé mentre una guardia la afferrava. Rodan la guardò confuso, e fece passare il suo sguardo da Coleen a Nethel un paio di volte prima di alzarsi da terra. Doveva aver capito di aver fatto un errore, perché tentò di riavvicinarsi a Nethel per aiutarla a rialzarsi, ma la principessa fu più veloce di lui, e sgusciando dalla presa dell'Uomo Grigio, gli si parò davanti. "Tu!!" disse sibilando, gli occhi lucidi "Non provare mai più a fare una cosa del genere" delle improvvise vertigini la costrinsero ad appoggiarsi alla parete. Il mondo attorno a lei iniziò a vorticare sempre più forte, e la nausea ritornò a minacciarle la gola. Quando Rodan capì che non avrebbe aggiunto altro si ritrasse piano, quasi mortificato, ed uscì dalla stanza in silenzio, seguito dalle Guardie Grigie. Passarono alcuni momenti prima che Coleen riacquistasse lucidità. Con gentilezza si chinò verso Nethel, ancora a terra tremante. "Mi dispiace così tanto Neth" disse aiutandola ad alzarsi. La fece sedere sul letto, e si mise di fianco a lei. "Ho sentito delle cameriere che parlavano dell'arrivo di un gruppo di Thamieli" iniziò la ragazza deglutendo piano "Ero venuta per chiederti se sapevi qualcosa, ma direi che la risposta che ho ottenuto ora è più che sufficiente" rise cupamente. Il suo volto stava già riacquistando un po' di colore. Fuori dalla finestra la tempesta era cessata, ma il cielo era ancora illuminato in lontananza da fugaci lampi sfavillanti. Coleen si massaggiò piano le tempie, lasciandosi cadere a pancia in su sulle coperte. "è assurdo" borbottò piano scuotendo la testa. "Si vede che la situazione si sta facendo davvero seria" disse Neth pensierosa dirigendosi verso lo scrittoio di mogano dall'altra parte della stanza. Prese carta e penna e si mise a scrivere. "Che fai?" chiese Coleen ancora sdraiata, la penna di Nethel scorreva veloce sul foglio, quasi trafelata. La ragazza spaventata di pochi minuti prima aveva lasciato il posto alla solita Nethel, risoluta e autorevole. "Scrivo a mia madre" disse dopo alcuni secondi. Piegò il pezzo di carta e lo inserì in una busta candida, Coleen non sapeva perché sul suo scrittoio ci fosse il necessario per scrivere una lettera, molto di rado le era necessario comunicare con qualcuno in quel modo. "L'ultima volta che mi ha scritto non ha accennato a una tale situazione, voglio vederci chiaro. Ci stanno tenendo all'oscuro di qualcosa, ne sono sicura." Questa volta Coleen si tirò su a sedere, fissando l'amica. Lo sapeva anche lei, non le stavano dicendo tutto. Probabilmente la situazione era molto più grave di quello che sospettavano.  Ma era la stessa natura dell'Istituto a esigere che loro sapessero poco o nulla: dovevano essere tenute in salvo dagli sconvolgimenti del mondo esterno, per crescere sane e perfette. Ed era proprio per questo che Nethel non avrebbe ricevuto una risposta esaustiva, lo sapevano entrambe. 

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