JoJo: The Heart Brooch

By anime_manga_ita

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Quel ragazzo deve aiutarmi a recuperare un artefatto maledetto! Forse non mi crederai... - Nascose il volto d... More

00. Prologo
02. Un angelo custode
03. I primi passi
04. Amane Aritomo
05. Il trio
[Extra] La Fondazione Speedwagon
06. Josuke Higashikata

01. Le bizzarre avventure di Jotaro Kujo

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Brividi.

La donna deglutì, nel mentre, spostò alcune lunghe ciocche corvine, portandole sul retro dell'orecchio sinistro. Teneva il fiato corto: delle corte gocce di sudore iniziarono a sgocciolare sulla piccola fronte, creando così, in pochi secondi, una lunga striscia che arrivò alla gola creando un tremolio. Teneva le labbra socchiuse, cuore che batteva a mille e il corpo che tremava dalla terribile visione davanti a essi.
Attorno a lei, il buio più totale.
Con la giovane, vi erano altre tre persone dal sesso misterioso e tenevano tutti il viso coperto da un velo nero-violaceo scuro e da una lunga tunica.
- Cosa hai fatto...
Sussurrò uno di loro, portandosi le mani sulle labbra rosate coperte dal tessuto. Aveva un corpo magrolino e la voce era simile a quello di una giovane donna: tremolante, insicura e totalmente spaventata da lei.
- Chi diavolo sei tu...?
Seguì un'altra voce, sta volta maschile. Teneva il tono spezzato, eppure, era più freddo e coraggioso rispetto alla precedente.
Il terzo uomo rimase in silenzio e nascosto più indietro degli altri.
- Io...
Non appena provò a parlare, la prima voce le scagliò uno schiaffo nel pieno volto rimanendo un terribile rossore-violaceo.
- Nel suo corpo...
- Scorre il sangue di Dio!
- Dio?!
Urlò lei, spostando di scatto il fine viso verso i tre sconosciuti. Nonostante avesse ripetuto quel nome con tale paura e confusione, egli non sapeva nulla su chi fosse e su ciò che fece cent'anni passati a Jonathan Joestar, dove tutto ebbe inizio.

CAPITOLO UNO
L'INIZIO DELLE  BIZZARRE AVVENTURE DI JOTARO KUJO

- Ora che Dio è stato sconfitto, possiamo chiudere questa faccenda che perseguita noi Joestar da ormai un secolo. Jotaro, come sta mia figlia Holy?
- Si è rimessa in fretta.
- Good! Finalmente, mio nonno Jonathan potrà riposare in pace assieme a nonna Erina. Ora che la fonte della cattiveria è svanita, il mio viaggio è concluso... Giappone, non mi mancherà affatto!

Il ragazzo ripose il telefono a metà discussione. A parlare dall'altra parte della cornetta era un vecchio chiamato Joseph Joestar, suo nonno, padre di sua madre Holy. Era passato qualche giorno da quando Dio era stato eliminato definitivamente grazie a Star Platinum, lo Stand di Jotaro Kujo.
Avevano attraversato dal Giappone fino all'Egitto, toccando alcune tappe in Asia e, durante questo viaggio, si imbatterono in molti nemici seguaci di Dio anch'essi portatori di Stand. Chi forte e chi debole, tutti erano stati un grosso problema per Jotaro Kujo, Joseph Joestar, Jean Pierre Polnareff, Mohammed Abdul e Noriaki Kakyoin. Purtroppo, gli ultimi due, assieme a Iggy un valoroso cane portatore di Stand, ci rimisero la vita per proteggere e scoprire i segreti di Dio Brando. Durò quasi 50 giorni il loro cammino.
Il viaggio, oltre per finire ciò che aveva iniziato Jonathan Joestar, era quello di salvare Holy Joestar che a causa del suo stesso Stand, non riuscendo a gestirlo e a controllarlo, era a rischio di vita con un altissima febbre e l'unico modo era quello di sconfiggere per sempre Dio, nascosto nella sua residenza al Cairo.

- Io esco.
- Aspetta Jotaro! Prima un bel bacio, ricordati che ti voglio tanto bene.

Dopo quell'affermazione, la madre, Holy gli lasciò un delicato bacio sulla guancia e, come suo solito, Jotaro non mostrò alcun tipo di emozione. Era un ragazzo sulle sue e che non mostrava mai i suoi sentimenti verso gli altri, nonostante voglia molto bene alla sua famiglia. Da molti, a causa del suo aspetto, era considerato un bullo e un teppista di quartiere. Fin da quando era piccolo, Jotaro possedeva un'enorme forza causando incidenti a molte persone. Molti di questi si trovano ancora all'ospedale.

- Ti conviene stare ancora a letto.
- Sono passati lunghi giorni dal vostro ritorno – Sospirò lei, appoggiandosi il palmo destro sul petto – mi sento molto bene ora, le mie energie sono tornate. Piuttosto, dovresti tu riposarti! Hai passato cinquanta giorno di lotta e poco riposo, in fondo... hai sofferto nonostante tu lo nasconda, dico bene?

Jotaro non rispose alla madre, nascose il volto sotto il suo fedele cappello nero.
Varcò la porta della casa, imitando un cenno col viso per salutate Holy. Si incamminò per le lunghe vie del Giappone: molti studenti erano a casa da scuola e il vento soffiava leggero accarezzando il pieno volto del ragazzo.
Da quando Dio era stato sconfitto, Jotaro provava molta leggerezza e tranquillità. Nonostante le avvertenze di Holy, sul non sforzarsi, non era il suo primo interesse. Dopo la morte dei suoi compagni, conosciuti grazie al lungo viaggio, un forte vuoto a ogni respiro si bloccava ogni volta che ci rifletteva. Non ne aveva mai parlato con nessuno, probabilmente se ne vergognerebbe e non sarebbe una cosa da lui: misterioso e silenzioso.
Jotaro indossava la classica divisa scolastica giapponese nera: una lunga giacca, con una grossa catena gialla come decorazione attaccato al colletto, dei comodi pantaloni con doppia cintura e una maglietta viola che scolpiva i suoi perfetti muscoli.

- Signore, mi può passare la palla?

Prima che Jotaro potesse rispondere, notò la palla rotolare verso di lui, accostandosi delicatamente sul piede sinistro. Non rispondendo, si abbassò per prendergliela e la osservò velocemente: era di un meraviglioso celeste e al tatto sembrava rovinata e pesante, forse 2kg? Con quel peso poteva essere solamente un pallone medico utilizzato nelle palestre o negli studi di fisioterapia. Leggermente, il ragazzo udì come uno scorrere al suo interno molto rilassante: si trattava di sabbia.

- Sta più attento.

Disse con tono distaccato, lanciando con attenzione il pallone verso il ragazzino. Jotaro infilò entrambe le mani nelle tasche davanti dei pantaloni e nascose il volto sotto il cappello.
Il ragazzo, però, aspettò che il pallone atterrasse senza prenderla con le mani.

- Giochi da solo, ragazzino?
- Esatto! I miei amici sono tornati a casa già da un po' di tempo...
- Dimmi – Sussurrò, mostrando il profilo del suo volto – perché l'hai fatto apposta a lanciarmela?
- I-Io?
- Stai giocando da solo ed eri a pochi metri da me. Un pallone con quel peso mi doveva dare un colpo e non accostarsi proprio al mio fianco. Inoltre, come facevi a sapere che sarebbe arrivata a me ancor prima che arrivasse? Su questo marciapiede ci sono molti altri studenti e adulti. Il mio lancio era stato leggero e non l'hai presa con le mani perché sai che il peso sarebbe stato fastidioso da prendere e ti saresti fatto male alle mani, visto che è rovinata e graffiata. Siamo alla stessa distanza di prima che me la lanciassi tu.

Il ragazzino, non appena il pallone si fermò a terra, l'afferrò con entrambe le mani e si volse di spalle per non mostrare il suo viso, cosa inutile visto che Jotaro se lo ricordava perfettamente: a prima vista era alto sul 1.60 cm, magro, e con il volto pieno di lentiggini marroni chiari, come i grossi occhi, e i suoi capelli, spettinati all'insù, erano rossi spenti. Non sembrava un ragazzo giapponese nonostante la sua pronuncia fosse senza errori, forse era nato lì. Indossava una maglietta bianca, a maniche corte, e dei stretti jeans blu. La voce era molto roca e metallica, probabilmente era in fase di sviluppo.
Il giovane ragazzino rimase in silenzio per lunghi secondi, senza mai girarsi in direzione di Jotaro.

- La nostra conversazione finisce qui.
- Hey moccioso, come mai questo cambio di tono?

Rispose, restando immobile. Effettivamente, la voce del ragazzino era diventata più profonda come quello di un adulto sopra i trent'anni.

- Jotaro Kujo, cosi sei riuscito a sconfiggere Dio Brando, nella sua residenza a al Cairo. – Sospirò, lasciando andare il pallone a terra senza farlo rotolare via – ti starai chiedendo chi sono immagino o forse vuoi solamente picchiarmi col tuo Stand. Esistono molti portatori, seguaci stretti di Dio, che vogliono solamente inseguire il suo sogno: eliminare la stirpe dei Joestar.
- Di che diavolo parli.
- Non capisci? Per voi Joestar non c'è via di fuga! – Urlò, attirando l'attenzione di alcuni passanti – Tutti i portatori di Stand, prima o poi, sì incontreranno per destino.
- Altri portatori di Stand... quanti ne esistono?
- È un informazione tanto importante?

Prima che Jotaro potesse manifestare Star Platinum, il corpo del ragazzino si ruppe pezzo per pezzo, sempre più piccoli, fino a cadere come sabbia a terra scomparendo dalla vista di Jotaro. Scivolò in un tombino a pochi centimetri dal suo corpo.
I passanti, non vedendo gli Stand non essendone portatori, urlarono dal terrore nel vedere un ragazzino scomparire dal nulla davanti ai loro occhi.

- Yare Yare Daze... e io che volevo un po' di calma. Sarà meglio chiamare il vecchio.
Se come dice è la verità, sarà un bel guaio.

Qualche ora più tardi, casa Jotaro Kujo

- Come sarebbe a dire altri seguaci di Dio?!
Holy non deve sapere nulla di tutto questo, mia figlia deve rimanerne fuori nonostante nel suo sangue scorre il sangue dei Joestar! Cavolo e io che non volevo mai più rimettere piede in Giappone...
- Non sarà necessario vecchio, resta dove sei.
- Dici sul serio?! Come posso abbandonare mio nipote da portatori di Stand? Ad ogni modo... non penso che tutti lo facciano di loro spontanea volontà, ti ricordi di quando Dio aveva controllato il cervello di Polnaref e Kakyoin tramite della carne attaccata sulla fronte? Solo Star Platinum e alla sua incredibile precisione può toglierlo senza danneggiare il cervello. — Sospirò Joseph – Sta attento, Jotaro.
- Vecchio, da dove posso cominciare?
- Cercherò qualcosa tramite il mio Stand Hermit Purple, ti farò sapere.

Gli occhi di Jotaro guardarono fisso sul pavimento della camera, nascosta dietro la parete esterna, vi era Holy che aveva capito fin da subito che qualcosa di pericoloso stava per iniziare. Nonostante ciò, decise di starne fuori per il bene della sua famiglia.

- Jotaro...

Holy, poco dopo, si allontanò per lasciare solo Jotaro. La donna conosceva bene suo figlio e, nonostante lui non gli parlava molto, sapeva bene cosa gli passava per la testa. Di certo, non si sarebbe mai tirato indietro.
Era ancora presto per parlare, forse quel ragazzino stava solamente parlando senza senso per infastidirlo.  Ma chi era quel ragazzo e che cosa voleva esattamente? Quanto era forte? Cosa poteva fare esattamente il suo Stand?
Il ragazzo sospirò, successivamente, se ne andò in un'altra stanza della casa.

*Conbini: è un "Convenience Store" , termine inglese che significa "negozio di comodità". Offrono un servizio continuato 24h, solitamente sono piccoli-medi di dimensioni. Rimangono aperti tutto l'anno saltando anche le feste. I prodotti principali sono alimentari, tabaccheria e libri/riviste.

———
Quel giorno vi era un brillante e accecante sole.
Molti studenti erano a spasso per le vie del Giappone, tenendo addosso le loro fedeli divise scolastiche. Per loro erano normali vestiti da portare tutti i giorni.
Erano ormai passate due settimane da quando Jotaro era stato avvertito da quel bizzarro ragazzino conosciuto per caso. Non accadde nulla di nuovo attorno a loro, era come scorrere la vecchia vita di quando non si sapeva ne ancora il ritorno di Dio Brando.
Joseph Joestar non era ne ancora riuscito a trovare un qualcosa che potesse essere a loro utile. Il suo Stand, Hermit Purple, era considerato debole ma permetteva a Joseph di ottenere poteri telepatici che era in grado di percepire posizioni e pensieri tramite degli oggetti elettronici, come una fotocamera o una tv. Grazie a ciò, Dio venne individuato in poco tempo. Si manifestava come un groviglio di rovi viola attorno al sul braccio.

- Jotaro, cosa vorresti per pranzo?
- Quel che vuoi, non cambia molto.
- Potresti anche proporre qualche volta! Vediamo un po'...

Holy e Jotaro si trovavano in un tranquillo *conbini, oltre a loro vi erano altre due famiglie e dei studenti alla ricerca di un qualcosa per fare merenda. Il ragazzo era stato praticamente trascinato dalla madre per uscire, non era un azione che facevano spesso insieme.

- Oggi non ho proprio voglia di cucinare... ti andrebbe bene del Ramen istantaneo? Penso sia ottimo. Ne prendo due, vuoi altro Jotaro?
- Va bene cosi.
- Sempre freddo a rispondermi! – Sbuffò lei, inserendo le due scatoline nel cesto rosso, appoggiato sul braccio – Tu e tuo nonno di cosa parlate di bello ogni giorno? Mi fa piacere vedervi cosi legati dopo la vostra avventura insieme.
- Parlare col vecchio non mi entusiasma, ma è l'unico con cui posso parlare al momento. Forza, paghiamo.
- Mh, d'accordo...

Nel mentre che Holy pagava e scherzava col cassiere, Jotaro prese la busta, contenente i due ramen, e aspettò la madre all'esterno del negozio.
Non vi erano molti passanti per quella silenziosa via.
Conoscendola, ci avrebbe messo un po' visto il suo carattere molto chiacchierone con tutti, cosi, si sedette sulla prima panchina che trovò nei paraggi, non molto distante dalla uscita.

- Hey Hey, guarda che bella ragazza quella!
- Mh? Quella? Hai proprio ragione! – Sussurrò uno dei ragazzini visto nel conbini – che dici, ci provo?
- Tu?! Ma ti sei visto? Ti eviterà subito! – Rispose ridendo il terzo amico – con le ragazze non ci sai per niente fare.

Lo sguardo di Jotaro si soffermò su questi tre ragazzini: erano accanto alla porta d'uscita del conbini, tutti loro tenevano in mano dei sacchetti pieno di cibo e bevande. La loro uniforme scolastica era molto simile a quella di Jotaro.
Decise di dare uno sguardo a questa "bellissima ragazza" su cui stavano ormai sbavando dietro da interi minuti. Non appena accennò di spostare il volto, lei era già comodamente seduta affianco a lui.
Teneva le gambe accavallate e il suo viso era completamente coperto dai lunghi capelli corvini, a prima vista, parevano essere soffici e ben curati. Indossava un corto abito nero, con le spalline cadenti. La grossa cintura, essendo molto lunga, cadeva sulle sue cosce rendendo il vestito molto semplice e scombinato. Dalle cosce in giù era completamente scoperta e ai piedi indossava delle scarpe rovinate.
Jotaro rimase in silenzio, la guardava col filo dell'occhio. Nascose il suo sguardo sotto l'ombra del cappello.

- Si è seduta! È proprio bella...
- Hai ragione! Ma accanto a lei c'è quel tipo molto inquietante... – Cercò di sussurrare uno di loro per non farsi sentire – meglio lasciare perdere.
- Giusto, andiamocene...

I tre ragazzi se ne andarono a bordo delle loro biciclette, appoggiate al muretto con le catene.

- Puoi aiutarmi?

La voce della donzella era molto fine e bassa, parlò cosi lentamente, che il ragazzo quasi non la sentì. Jotaro alzò un sopracciglio dubbioso sulla natura della donna.
In quel momento vi erano solamente solo due.

- Se sei una prostituta vattene via subito, non sono quel genere di ragazzo che va con la prima che incontra. È chiaro?
- Una... "prostituta"? – Ripeté – cosa vuol dire esattamente?
- Yare Yare Daze... non dirmi che sei una vagabonda che cerca di spillarmi qualche soldo. Metti in mostra troppo il tuo corpo, è normale che vieni scoperta subito.

Subito dopo averle risposto, accese una sigaretta, che teneva nella tasca sinistra della giacca. Il fumo grigiastro sparì nel cielo dopo alcuni secondi averla espulsa dai polmoni, venne trasportato via dal dolce vento chissà dove.
Sperava che quella donna se ne andasse al più presto, sua madre era ancora nei paraggi e se fosse successo qualcosa sarebbe solamente un altro peso di stress per Holy. Doveva riposare, il suo corpo era ancora molto delicato.

- I-Io... cerco una persona...
- Mh? – Mugolò – Sentiamo, chi sarebbe? Tua madre? Padre? Fratello? Sorella? Magari il tuo ragazzo ubriacone?

- Jotaro!

Il ragazzo venne risvegliato dalla voce in lontananza di Holy, appena uscita dal negozio. Teneva un tranquillo sorriso, probabilmente aveva scoperto qualche tipo di scoop sulle sue amiche. Il suo passo era normale e rilassato.

- I-Io...

La donzella, di colpo, appoggiò il suo palmo destro sul suo occhio. La vista era come annebbiata e barcollava da seduta come se stesse per svenire. Jotaro era stato distratto da Holy e non si accorse di questi particolari movimenti, non la ascoltò ne anche da quanto era basso il suo tono.
Non appena il ragazzo mosse il corpo per alzarsi dalla panchina, per raggiungerla, la donna cadde a terra completamente sudata come se stesse facendo un incubo ad occhi aperti. Il volto le era ancora coperto da alcune ciocche impedendo di guardarla completamente.

- Chiamo subito un'ambulanza, cosa è successo a questa povera ragazza?! – Urlò la madre, aumentando i suoi passi spaventata alla vista dello svenimento.
Jotaro non rispose, semplicemente, si chinò per alzarle la testa per tenerla sveglia e non farle ribattere la nuca sul duro cemento.

- I-Io... – Continuò ancora lei, alzando con fatica l'intero braccio sinistro in aria, – sto cercando un ragazzo... Kujo? Jotaro Kujo... solo lui potrà aiutarmi... – Il braccio precipitò a terra.

Il giovane ragazzo spalancò lo sguardo totalmente confuso per la richiesta della ragazza: voleva lui?
Si allarmò, forse era pericolosa come donna e possedeva uno Stand. Questo, in quel momento, non poteva saperlo o ottenere una risposta da lei stessa.
Il corpo della donzella giaceva a terra senza muovere più un singolo muscolo, aveva smesso di sudare.
Holy avvicinò il suo orecchio al suo petto, sbiancò completamente: il cuore non batteva più.

- Star Platinum!
- Jotaro... cosa vuoi fare?! Per lei non c'è nient'altro! Il cuore ha smesso di funzionare! – Urlò la madre, portandosi entrambi i palmi davanti alle labbra per trattenersi dal piangere.

Star Platinum, il suo Stand, si manifestò immediatamente. Come aveva già fatto con Joseph in passato per salvarlo, lo Stand attraversò come un fantasma all'interno del corpo della donna e, con forza, afferrò il suo cuore iniziando a pulsare lui stesso per riattivare la circolazione del sangue. Holy poteva vederlo perfettamente, si allontanò di poco per permettere al figlio maggior spazio.
Utilizzò questa tecnica dopo che Dio era stato eliminato per permettere ai medici di riprendere il sangue di Joseph che Dio aveva rubato per aumentare le sue capacità e forza durante lo scontro, permettendo a lui di ritornare in vita.
Passarono lunghissimi secondi, per loro parevano ore dalla tensione che si creò. Star Platinum mollò il cuore non appena si accorse che aveva ripreso a battere normalmente. Scomparve poco dopo.
La donna rimase distesa a terra riprendendo a respirare con ritmo, si era addormentata.

- Portiamola a casa nostra, Jotaro. I medici potrebbero portarla via...
- Questa donna... chi diavolo è?

Il ragazzo la prese in braccio senza problemi: il suo corpo era molto leggero, sembrava fatta di porcellana. Ammirandola da più vicino, Jotaro riuscì finalmente a vederla in pieno volto: teneva un delicato e piccolo viso molto pallido, le sue labbra erano strette, carnose e le sue guance parevano essere molto morbide. Vi erano delle leggerissime lentiggini sul naso all'insù.
Per tutto il viaggio a piedi, rimase a dormire senza mai aprire gli occhi. Nel sonno, Jotaro udì delle strane parole, sussurri. Probabilmente stava sognando: "Smettetela... smettetela... "
Una fredda lacrima scovolò via dal suo volto, lasciando una scia bagnata per tutto il cammino verso casa.

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