SCP: Welcome to the Foundation

By ElenexDarkFire

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Elena è una giovane adulta che viene scelta scelta per entrare a lavorare alla Fondazione, un'associazione in... More

L'uomo Nero Fa Paura
Qualcosa Di Adorabile
Una Lezione Da Imparare
Non Bisogna Avere Paura
La Fotografia Di Una Ragazza Prepotente
Scambio Di Corpi Con Un Salto
Breccia Di Contenimento-Parte 1
Breccia Di Contenimento-Parte 2
Esmeralda Duke, Capelli "Bipolari"
Spirito Artistico
Un Pigiama Party Pieno Di Confessioni Scottanti
It's A Fine Day, Mei Li Sanji...
Insieme Per Sempre❤️
Le Sue Vere Intenzioni
Un Nuovo Inizio

Il Primo Giorno Alla Fondazione

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By ElenexDarkFire

Dicembre 2018, la Corea del Nord è sparita all'improvviso dopo una tempesta anomala.
Non è rimasto più niente del paese, se non un gigantesco cratere.

La Global Occult Coalition, un gruppo rivale della Fondazione SCP ha provato ad accusare quest'ultima di essere la responsabile dell'accaduto davanti alla sede delle Nazioni Unite, ma senza successo.

Purtroppo ormai, la Fondazione SCP era stata messa allo scoperto al pubblico mondiale.

Tutti sapevano della loro esistenza, e non si poteva più negare il contrario.

Ma c'era un lato positivo in tutto ciò, la Fondazione, e la UN, avevano finalmente deciso di allearsi, dopo decenni di lavoro separato, nella speranza di creare un futuro migliore in cui potesse vivere la razza umana.

------

Freddo.

Questo era quello che sentiva Elena, seduta nel bel mezzo della piccola sala conferenze, mentre assieme a lei c'erano un sacco di altri ragazzi della sua età, chi più grande e chi più piccolo.

Lei era seduta da e stava scarabocchiando per cercare di far passare il lungo tempo dell'attesa, mentre guardava davanti a sé il "palco" della sala, con dietro un telo bianco che fungeva da schermo.

Non sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco, sapeva soltanto che era lì perché aveva risposto correttamente ad un test di reclutamento della cosiddetta "Fondazione SCP", che si era ritrovata a caso sulla casella elettronica, e dopo qualche giorno che fu inviato un numero misterioso la chiamò, dicendogli di venire lì in quel posto per "discutere di un nuovo lavoro, che era stata scelta assieme ad altri per le sue grandi capacità".

E infatti lei aveva fatto quel test pensando che fosse proprio per quello.
Ne cercava uno dopo aver studiato al Liceo Scientifico ed essere uscita con il massimo dei voti, e aveva letto nella mail che accettavano non solo scienziati e dottori rinomati e prestigiosi, anche giovani principianti.
Insomma, era la sua occasione per iniziare ad essere una ragazza indipendente e con un lavoro proprio.

Mentre finiva di scarabocchiare un volto sul foglio, le luci si spensero, e sul telo bianco si accese la luce di un proiettore, rendendolo così uno schermo.

I ragazzi rimasero in silenzio, Elena compresa, mentre si sentiva un forte rumore di tacchi sul pavimento.
Qualcuno salì sopra il palco, e prese un microfono che era appoggiato sul tavolo in mezzo ad esso.

Questo qualcuno era una donna sui quarant'anni circa, con gli occhi scuri e i capelli neri raccolti in una coda bassa sulla spalla sinistra.
Indossava una camicia bordeaux, una gonna nera che arrivava fino alle ginocchia e dei tacchi a spillo del medesimo colore, ma di lei risaltava il lungo camice bianco da scienziata, con uno strano simbolo sul lato destro del petto ed un'etichetta sull'altro lato con un nome, che Elena non riuscì a leggere bene data la distanza.

La donna provò per un attimo se il microfono funzionasse, poi spezzò il silenzio rivolgendosi ai ragazzi, silenziosi e attenti.

"Ben arrivati!
Sono veramente felice che siate venuti numerosi qui, non ce lo aspettavamo..." e fece un leggero sorriso.
"Ovviamente vi chiederete cosa ci fate qui.
Beh, siete qui perché avete risposto correttamente al nostro test di reclutamento inviatovi per mail e avete anche inviato un vostro piccolo curriculum relativo ad esso, e anche perché volete iniziare ad avere un lavoro come scienziato o dottore qui, giusto?"

I ragazzi dissero un "sì" in coro, misto ad alcuni "certo" e "forse", mentre Elena si limitò ad annuire.

"Bene.
Io sono qui per spiegarvi in cosa consisterà il vostro nuovo lavoro. Innanzitutto, presentiamoci, io sono la Dr.ssa Agatha Rights, e lavoro alla Fondazione. E adesso vi spiegherò meglio di cosa si tratta" e la dottoressa fece partire un filmato, mentre iniziava a fare il suo discorso.

"La Fondazione SCP, un tempo, era un'associazione segreta e nascosta a molti, conosciuta soltanto dai governi mondiali che ci finanziano. Adesso, la Fondazione, come sapete, la conoscono tutti, e chiunque può partecipare.
Il nostro compito qui è quello di catturare, contenere e studiare le anomalie che esistono in vari luoghi del mondo, dello spazio e non, e fare in modo che restino nascosti al mondo finché non siamo in grado di capirle..."
"Può spiegarci meglio di queste anomalie?" chiese un'altra ragazza.
"Esatto, esistono molte cose che non comprendiamo appieno, non funzionano come dovrebbero oppure possono causare guai seri, e noi facciamo in modo che siano catturate e non causino danno.
Diciamocelo fra noi, sarebbe normale se una famiglia avesse come animale domestico, un cane che cambia in continuazione il suo corpo?
Oppure se una scuola o un'azienda avessero nella caffetteria una macchina del caffè a cui puoi chiedere qualunque cosa, compreso il tuo sangue?
Ovviamente no, e questi sono solo alcuni esempi di quello che si contiene qui alla Fondazione..."
Tutti rimasero sorpresi, Elena compresa. Ne aveva sentito parlare spesso da sua madre, ma non capiva mai di cosa parlava esattamente.

Praticamente stavano avendo a che fare con un luogo che conteneva varie creature anomale, e chissà cosa avrebbero visto di lì a poco. Ma qualcuno, lì, probabilmente, era già preparato.

Elena si fece coraggio e alzò la mano, domandando:"Ma quindi, voi contenete roba che potrebbe anche portare la fine del mondo?"

La Dr.ssa Rights fece un respiro profondo, guardando Elena negli occhi.
"Sì.
Quelli che ho elencato sono solo un paio di esempi, e anche abbastanza innocui, però sappiate che c'è di peggio, molto peggio.
Abbiamo anche creature ripugnanti, odiose, mostruose e gigantesche, con la quale abbiamo pure difficoltà nel contenere, e tenere a bada..." e il filmato si spense.

"Venendo qui non solo avete accettato di lavorare alla Fondazione, ma anche di dare la vostra vita per servirla. Sappiate che da adesso in poi avrete a rischio la vostra vita, la vostra identità, e soprattutto la nostra reputazione." continuò, dopo essersi fatta seria.

Alcuni rimasero allibiti, e uno cercò di scappare via dall'uscita principale, spaventato e dicendo che non avrebbe mai accettato una cosa del genere, ma due uomini vestiti da soldati e armati con dei fucili lo bloccarono alla porta, intimandogli di tornare al suo posto.

Elena rimase a guardare con sguardo abbastanza preoccupato il ragazzo che tornava al suo posto, poi spostando la visione verso i due soldati, che incutevano abbastanza timore visto che non vedeva i loro volti a causa del casco che indossavano.

La Dr.ssa Rights rimase in silenzio, ringraziando i due soldati per aver portato un po' di ordine.
"Bene, ragazzi, questo è tutto per il nostro primo incontro.
Domani mattina dovrete presentarvi al Sito di Contenimento più vicino, ovvero il Sito 19, così inizieremo il vero lavoro.
Prendete i foglietti con l'indirizzo qui sul tavolo, e ricordatevelo.
Portatevi tutto il necessario, perché adesso farete parte della Fondazione, sarà una nuova vita.
Per tutti voi."

La luce si riaccese, e tutti andarono sul palco a prendersi il bigliettino con l'indirizzo.
Elena lo lesse, e si accorse che era in un punto molto lontano della città, molto isolato.
E da allora avrebbe cominciato a lavorare e a vivere lì...

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Elena arrivò al punto desiderato, dopo aver salutato con un arrivederci abbastanza malinconico i suoi genitori (visto che non avrebbe più vissuto con loro), e guidato per ore e ore con la sua auto.
Arrivò al posto, e tirò fuori dal bagagliaio un paio di pesanti valigie, che si portò addietro.

Il Sito 19 era un enorme edificio completamente scuro assomigliante ad una prigione di massima sicurezza. Su alcune torrette vi erano anche dei soldati che facevano dei controlli attorno.

Elena vide davanti a sé un mucchio di ragazzi suoi coetanei, quelli che erano con lei la sera prima nella sala, e dedusse che era lì con loro che doveva aspettare.

Si mise in mezzo al gruppo, e subito uno di loro iniziò a fare qualche battutina.
"Ma non è che questa Fondazione collabora con l'Area 51?" ed alcuni ridacchiarono.
"No, quella è una zona militare segreta, mica ha sedi sparse, e poi non ci sono gli alieni." disse uno seriamente.

Gli altri risero, ed Elena a quel punto disse la sua, in maniera molto seria e a dir poco fredda:"Tanto gli alieni li stiamo per incontrare..." e a quella frase tutti stettero in silenzio.

Elena rimase seria, poi ritornò sulle sue dopo che un dottore arrivò.
Un uomo quasi sui sessant'anni, alto, capelli neri tirati indietro con qualche striatura grigia chiaro e occhi del medesimo colore.
"Ottimo, vedo che siete arrivati tutti.
Io sono il Dr.Gears, seguitemi all'interno.
Vi mostrerò com'è fatta la Fondazione e come funziona." disse in un tono piuttosto monocorde ed iniziò ad entrare nel posto, seguito a ruota dai ragazzi.

Elena era l'ultima della fila e rimase in silenzio e per conto proprio seguendo il gruppo.
Dopo essere entrati, il gruppo arrivò in uno dei Gate di entrata, per poi finire in un lunghissimo corridoio, nel mezzo stavano passando altri dottori e soldati, ed Elena rimase impressionata da uno di essi che stava accompagnando un uomo vestito di una tuta arancione, completamente pieno di ferite.

"Sei stato fortunato a non morire, e ora non fare brutti scherzi, torna in cella" diceva il soldato, intimandolo con l'arma.
Elena spostò lo sguardo, e il Dr.Gears lo notò.
"Dovete perdonare i nostri uomini, sono molto... duri, facendo il loro lavoro..." disse, sempre in maniera monocorde. Sembrava non avere alcuna emozione, era a dir poco neutrale su tutto.
"Sono militari addestrati che su devono occupare sia degli SCP che scappano che di quelli di Classe D, non proprio qualcosa di leggero."
E mentre continuavano il percorso, lui spiegò chi fossero le varie forze militari della Fondazione, le Containment Task Force, ovvero delle unità d'élite composte da personale proveniente da tutta la Fondazione e mobilitate per far fronte a minacce o situazioni specifiche che talvolta superano la capacità operativa o l'esperienza del personale di campo regolare e possono essere trasferite tra strutture o luoghi così come sono necessario.
Il personale delle Task Force, in pratica, rappresentava il "meglio del meglio" della Fondazione.

Dopo il lungo corridoio, i ragazzi si fermarono ed arrivarono alle stanze del dormitorio a loro designate, dove avrebbero dovuto lasciare i loro bagagli e prendere il libro di informazioni per i principianti.

Elena entrò, e rimase abbastanza delusa dalla stanza: grigia, senza nulla a parte letto, una scrivania e un armadio, ed era anche un po' sporca.
Ma subito la sua delusione divenne ispirazione, perché mise subito a posto sul letto le valigie e tirò fuori da esse tutto quanto, dando un po' di vitalità a quello spazio mogio ed immaginandosi cosa avrebbe aggiunto nella stanza da lì in poi.

Dopo aver messo tutto a posto e essersi immaginata l'aspetto della sua camera in tutti i dettagli, si distese un attimo sul letto, cercando di rilassarsi. Il Sito 19 le stava già mettendo i brividi, soprattutto dopo aver visto quel tipo di persone in giro, ma doveva farsi coraggio, perché ormai quello sarebbe stato il suo nuovo lavoro, la sua nuova vita.

Dopo essersi rialzata, prese il libro sopra la scrivania ed iniziò a seguire gli altri.
Il Dr.Gears aveva detto che avrebbero finalmente visto com'erano gli SCP, ed Elena era nervosissima.
Adesso si sarebbe passato a qualcosa di veramente estremo.

Data la velocità del gruppo, Elena non riuscì a stargli dietro, e rimase alla fine molto lontana da loro.

La ragazza corse nel lungo corridoio, fino a che non colpì qualcuno di spalle e inciampò leggermente, facendo cadere anche alcuni fogli a terra.
Elena li raccolse, e poi si rivolse alla persona che aveva colpito per scusarsi.
"Mi scusi tantissimo, signore, stavo correndo e non l'ho vista..." disse, mentre si rimetteva a posto i fogli nel libro.

La persona davanti a lei rimase ferma e di spalle per un momento, poi si girò, con un tono che pareva abbastanza malizioso.
"Oh, non c'è nulla di cui preoccuparsi, tranquilla" e si mostrò.
Era un uomo sui quarantacinque anni con i capelli rossiccio spento, gli occhi verde oliva ed una leggera barbetta incolta sul mento, ed indossava un maglione a collo alto celeste, un panciotto beige come gli scarponi e dei jeans bruni.

Anche lui doveva essere uno scienziato della Fondazione, come si notava dal camice bianco, ma di lui spiccava un medaglione argentato con rubino al collo.

Elena non sapeva il perché, ma cominciò a sentirsi leggermente a disagio mentre quell'uomo la guardava.
"Allora, tu dovresti essere una dei novellini, giusto?
È la tua prima volta qui alla Fondazione?" le chiese.

"S-sì, mi hanno appena dato le informazioni per iniziare..." rispose la ragazza, mostrando il libro che teneva fra le mani.
"...È il mio primo giorno..."
"Interessante. E qual'è il tuo nome?" chiese, facendo un lieve sorriso.

"Elena.
Mi chiamo Elena"
"Che nome carino che hai.
Io sono il Dr. Jack Bright, anche se puoi chiamarmi semplicemente Dr.Bright." aggiunse lui.
"È un vero piacere conoscerti."

Elena a quel punto era davvero nervosa.
Parlare con quella persona la metteva a disagio, e i suoi occhi avevano l'attenzione su quel medaglione che portava al collo.
Rispose solo con un "Sì..." a bassa voce, mentre iniziava a sudare freddo.
"Ah, sembra che tu debba andartene via, o sbaglio?" le chiese lui dopo sorridendo e incrociando le braccia. "Hai per caso qualche lezione da seguire?"

Elena, a quella domanda, si ricordò all'improvviso che si era allontanata dal gruppo, e il suo volto si spostò dall'ansia alla sorpresa.
"DANNAZIONE, HAI RAGIONE! RISCHIO DI FARE TARDI!" ed iniziò a correre per raggiungere gli altri, dicendo solo un leggero "Arrivederci" all'uomo mentre andava via in fretta e furia.
Dopo che la ragazza uscì dalla porta alla fine del corridoio, il Dr.Bright fece un largo sorriso.

"Beh, è stato un piacere conoscerti, Elena.
Spero di poter iniziare presto a lavorare con te..." e mentre se ne andava guardandosi il medaglione, fece una leggera risatina fra sé e sé...

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