Bastarda In Due ||bakugoΓ—read...

By MiHopeKi

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By MiHopeKi

Cammino tranquillamente nelle strade buie della mia città, senza preoccuparmi di incontrare qualcuno di strano, dopotutto avevo il telefono acceso con il contatto di Shouto aperto, nel caso accadesse qualcosa di improvviso.

Mi sono pure informata sugli orari dei miei genitori, e so che mio padre è già a casa, più che bello coricato per la giornata successiva di duro e lungo lavoro alla falegnameria, e mia madre dovrebbe essere al suo secondo lavoro come cassiera in un minimarket vicino al centro.

Sapevo i loro impegni grazie a Ochako, che per fortuna ha compreso la mia situazione, appoggiandomi e dandomi una mano.

Ma, per quale sia la mia gloriosa fortuna, una figura snella dai lunghi capelli castani, con due occhi particolarmente grandi del medesimo colore dei capelli e due rughe che ormai le contornano gli occhi, si avvicina a me con due buste della spesa strapiene.

- TN! Ma dove... - si avvicina a me con due perle di lacrime sulla coda degli occhi. Io indietreggio lasciandola perplessa. Non è piangendo e facendo la vittima che risolverà i loro danni.

- Non avvicinarti. -

- Sei cambiata tanto, sai TN? - mi sorride asciugandosi con l'indice i due goccioloni che tentavano di cadere da quei occhi marroni - Da una ragazza rispettosa, che ci voleva bene a... -

- Stai dicendo che sono cambiata, ma in peggio? - le domando per poi voltarmi e andarmene, ignorando le sue urla che mi ordinano di tornare indietro.

Non mi importa cosa dice quella donna, ormai ho capito per cosa mi hanno preso, L'hanno fatto per guadagnare di più, cercando di impietosirmi esattamente come hanno fatto con Ochako, ma con me non funziona.

Non mi importa più se hanno speso una barca di soldi per me, non mi importa del mio "debito morale" che dovrei avere nei loro confronti. Mi hanno completamente ignorata e trascurata in questi anni. Capisco gli impegni di lavoro, capisco la fatica per mantenerci e tutto, ma trascurare la propria figlia, lasciando più volte sola, adagiando soltanto una delle due, non è corretto e sano.

Sospirai dalla stanchezza e dalla frustrazione. Ormai pensare a quei due, che finora ho definito genitori, è inutile, completamente inutile. Non è insultandoli e minacciandoli mentalmente che otterrò qualcosa in cambio, anzi, rimarrò senza niente come fino ad ora.

Per la rabbia e il nervosismo mi viene una fame tremenda, e per l'appunto mi metto alla ricerca di qualche spicciolo nella borsa di scuola, non trovando niente di meno di 50 ¥.

- Basteranno per un pacchetto di patatine al distributore? Se sarà ancora acceso. - rifletto a bassa voce, ormai lontana dal punto in cui ho incontrato mia madre.

Cammino svogliatamente verso il piccolo parchetto dove si innalza la meccanica figura della macchina, che per fortuna è sempre accesa 24 ore su 24. Mi ricordo che ogni tanto prendevo da bere dopo i miei allenamenti serali, che finivano spesso molto tardi.

I miei occhi navigano sulle diverse opzioni che la macchina mi offre, e alla fine scelgo un pacchetto di patatine al lime. A molti dei miei compagni di classe fanno schifo, probabilmente per il loro sapore aspro, ma io trovo che il bruciore che lasciano appena mangiate sia un piacere unico.

Ripensando ai miei compagni mi torna in mente il biondino ciclato, con cui il mio nuovo ragazzo ha avuto una discussione, in cui non ho fatto praticamente nulla per aiutare, che schifo. Vedere gli occhi di Bakugo puntati sulle nostre figure mi incuteva troppa paura, e non avevo il coraggio di aprire bocca.

Come ho detto prima a Todoroki, mi piace ancora Bakugo, ovvio, ma devo impegnarmi il più possibile per dimenticarlo, o semplicemente rifiutare e rinnegare i miei sentimenti per lui.

Ma ho la sensazione che sarà più complicato di quel che immagino o progetto. Al solo immaginare gli occhi scarlatti della mia cotta mi vengono i brividi.

Ripensando a tutte le volte in cui le sue mani mi hanno toccata mi viene nostalgia, ma anche disgusto. Non dico che mi dispiaccia, solo che la sua vecchia reazione alla mia domanda mi ha incusso molta paura e insicurezza.

Non voglio più pensare a lui, non voglio più riservargli un posto nel mio cuore. Vorrei essere semplicemente capace di tagliarlo fuori dalla mia vita, di non vederlo più come prima, ma non riesco. Vorrei ma non voglio allo stesso tempo.

Delle piccole lacrime si formano ai lati dei miei occhi, cadendo con una lentezza straziante lungo le guance, che ti tingono di rosso. Forse a causa del pianto, o anche a causa della brezza fresca della sera. Le mie mani tremano, torturando i bordi della gonna della divisa scolastica, creando delle piccole pieghe che avrei sistemato appena tornata a casa con il ferro da stiro.

Non mi preoccupo neanche di trattenere i singhiozzi, tanto la strada è completamente desolata, fatta eccezione per una persona, che preferirei evitare, ma il destino a quanto pare non condivide la mia idea e vuole che le cose peggiorino.

Voglio fermare il mio pianto, voglio andarmene da qui e correre lontano, dove nessuno mi conosce, ma le mie gambe sono troppo deboli per assecondare i miei movimenti, e non mi sposto di una virgola. Al contrario, Bakugo si avvicina a me, e appoggia delicatamente una mano sulla mia guancia, asciugandomi una lacrima che scorre lungo la pelle irritata della mia guancia. Con un movimento spontaneo e neanche pensato, schiaffeggio la sua mano, interrompendo il nostro contatto.

- Cosa vuoi? - chiedo aspra, fissando con disgusto il suo viso. In questo momento vorrei tanto che si inginocchiasse e mi chiedesse perdono, ma non lo farebbe neanche sotto tortura conoscendolo.

-Parlarti, cazzo. -

- E dimmi, di cosa dovremmo parlare? - dico, incrociando le braccia sotto al seno, appoggiando una spalla al muro di un condominio, bilanciando tutto il peso su una gamba, aspettando che cominciasse il suo discorso inutile e ripetitivo.

- Cristo, non comportarti come se l'avessi fatta impossibile da risolvere. - sbuffa innervosito, grattandosi il collo, lasciato in bella vista dalla maglia a maniche corte nera che porta spesso quando si allena.

- Oh no tranquillo, non mi hai sputato in faccia i tuoi pensieri, dicendomi che non hai tempo per queste sciocchezze, dopo avermi illusa per bene. Tutti i tuoi insulti, che ho dovuto sopportare, tutte le tue prese per il culo, cazzo! - gli sbraito contro, fregandomene se gli abitanti di quella via stessero dormendo - Ma tranquillo, dopotutto sono solo io che devo sopportare i tuoi sbalzi d'umore, i tuoi insulti, le tue fesserie. -

- Dio mio, TN, lo sai che lo faccio con tutti! Perché te la prendi tanto! -

- Perché io ci credevo! Io credevo che tu potessi diventare meglio di così, che tu, nel cuor tuo, lo fossi già! - confesso, premendo con forza la stoffa posta sopra il cuore - Ma a quanto pare, sei un caso perso, cieco di orgoglio e gloria! -

Sinceramente, urlargli contro tutta quella roba, mi ha svuotato da tutti i miei pensieri e problemi riguardanti il biondo. Sono cosciente del fatto che non mi abbia tradito o fatto altro, anche perché non siamo mai stati insieme, ma la sua possessività nei miei confronti diventa soffocante, e non sono in grado di sopportarla ancora.

- Ora sto insieme a Shouto, e gradirei che tu non mi rivolgessi più la parola. - confesso, calmandomi e sistemandomi la divisa scolastica - Cerca qualcun'altra pronta alla tua possessività malata e il tuo autocontrollo sfasato.

Bakugo's POV

Vederla piangere è una pugnalata al cuore. So che la colpa è mia, totalmente e unicamente mia, ma è come ha detto lei. Sono un orgoglioso del cazzo, e sono pure insensibile. Non ho badato ai suoi sentimenti, volendo nascondere a tutti il fatto che uscissimo. Ho mostrato solo a lei la parte di me più calma, che però non ho saputo mantenere.

Non so neanche accettare o semplicemente comprendere i miei sentimenti, come pretendo che lei stia con me allora?

Ho messo in primo piano me, come sempre, e ho perso l'unica persona che ha tentato di aiutarmi, dedicandosi a me, spendendo il suo tempo per me.

Non accetto nemmeno il fatto di essere stato io a sbagliare, talmente sono ossessionato dal vincere. La mia bocca in questo momento vorrebbe parlare da sola, dirle che anche lei ha commesso errori, che lei non sa un bel nulla e che è semplicemente ignara di tutto, ma peggiorerei solo le cose.

E per fortuna, riesco a starmene zitto, a voltarmi, e lasciarla lì, sola, completamente al buio, illuminata da una semplice luce creata da un lampione mezzo scarico, esattamente come la prima volta in cui l'ho incontrata.

Sarebbe stato meglio non parlarle, ignorarla e continuare per la mia strada, con solo e soltanto me, e nessun altro. Invece no, ho rovinato il rapporto che potevamo avere, facendomi detestare per la millesima volta.

Diamine.

TN's POV

Dopo aver discusso con Bakugo, ed aver chiuso completamente, e direi anche finalmente, tutti i ponti con lui, me ne torno a casa.

Non so per quale motivo, ma provo un senso di fastidio al petto, come se stessi portando un peso sopportabile ma fastidioso con me. Il mio fiato è regolare, ma ad ogni respiro mi stanco sempre di più.

Sono contenta di essermi liberata di quel rapporto tossico con Bakugo. Dopotutto, aveva ripetuto più volte che non mi sarei dovuta avvicinare agli altri, e stare solo con lui, e questa cosa non è per niente sana.

Dagli occhi del biondo ho potuto vedere come volesse urlare ai quattro venti quanto fosse frustrato e nervoso, quanto la sua vita e i suoi obiettivi fossero stressanti, ma non è colpa mia se ha rifiutato i miei aiuti, insultandomi e trattandomi male.

Durante il tragitto a casa mangiai le patatine che ho comprato poco prima dell'incontro poco desiderato, pensando a quanto mi sentissi leggera in quel momento. Urlargli contro mi ha fatto bene. Dirlo in questo modo è molto cattivo, so che lui ora sta soffrendo, o forse non gliene frega proprio nulla, ma io sto bene, finalmente.

Non ci metto molto ed arrivo davanti al portone di casa, che apro con le chiavi che porto sempre con me.

- Aspetta TN, non chiudere. - sospira dalla stanchezza una voce dietro di me. Mi giro, ormai stanca di questi confronti con altre persone.

Per mio stupore, mia madre mi raggiunge, stanca di portare da sola le due buste stracolme della spesa.

- Lascia, ti aiuto. Tu chiama l'ascensore. - dico, afferrando con decisione le borse in plastica verde, mettendo un po' più forza di quel che immaginavo.

Io e mia madre, con un po' di imbarazzo nell'aria, entriamo nella piccola cabina, in cui per fortuna non risuona la canzone tipica da ascensore.

- Ecco, scusami per prima, non dovevo rivolgermi in quel modo. -

- Tranquilla, non scusarti, dopotutto hai ragione tu, siamo noi a sbagliare. - sorride, ma non uno dei soliti sorrisi radiosi, che molto spesso interpreto come falsi, ma bensì uno triste e nostalgico.

Per qualche secondo nessuno parla, non trovando le parole adatte per parlare ancora. Vorrei parlarle di cosa sta succedendo nella mia vita, ma sarebbe così incoerente con tutto quello che ho pensato e fatto fino ad ora.

Chissene, lo faccio comunque.

- Mamma, ho appena chiuso i ponti con un ragazzo. - sospiro, appoggiando per un attimo le buste per terra.

- Oh, cara... Io- -

- Non sono dispiaciuta di ciò, anzi, penso di aver fatto solo bene. Mi sono fidanzata con un mio compagno di classe anche, e lui mi tratta molto meglio di come faceva 'sto qua... - mi passo una mano sopra gli occhi, sotto lo sguardo di mia madre, che ascolta in silenzio - Il problema è che anche sto scemo è in classe con me, e diciamo che non è uno che molla l'osso facilmente... -

- Vuoi che parli con i suoi? - mi domanda, appoggiando una mano sulla mia spalla.

- No, no, non ce n'è bisogno. - sospiro - In verità, io... Voglio cambiare scuola. - non so con quale coraggio, non so con quale faccia gliel'ho confessato, ma per l'amor del cielo, qualche dio lassù accettò una mia richiesta.

- Va bene, se è quello che vuoi per il tuo futuro va bene. - mi sorride, lasciando la presa dolce che ha tenuto finora sulla mia spalla. 

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