Riren//Her uncle is my crush

By lazyb0nez

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''Che male c'è a trovare attraente una persona?'', domandò il ragazzo, evitando lo sguardo preoccupato del bi... More

"Did they eat your tongue?"
Cat and presents
"You could fuck me against this table"
Dinner date
Loneliness
"I really like you"
Drunk in love
The key of my heart
It's summer time
Epilogo

"He's awesome"

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By lazyb0nez

''Non puoi dire sul serio, Eren'', commentò Armin mentre fissava l'amico con un'espressione sia disgustata che sorpresa per ciò che gli aveva appena confessato. Si trovavano sul letto di quest'ultimo, sdraiati a pancia in su per poter guardare la pioggia che batteva sul vetro della finestra incastonata nel tetto. E mentre osservavano le gocce scivolare verso il basso, il silenzio era stato interrotto dalla confessione di Eren.

''Che male c'è a trovare attraente una persona?'', domandò il ragazzo, evitando lo sguardo preoccupato del biondo e sentendo le proprie guance scaldarsi per l'imbarazzo.
''Nessuno se non fosse che avrà almeno dieci anni più di te ed è lo zio di Mikasa'', sbottò Armin, mettendosi improvvisamente seduto sul letto per continuare la sua frase, ''e anche il suo tutore, è come se fosse suo padre!''

Un anno e mezzo fa la loro migliore amica aveva perso entrambi i genitori in un drammatico incidente stradale ed essendo ancora minorenne era stata affidata all'unico parente che le era rimasto, suo zio Levi Ackerman. I due amici non lo avevano mai conosciuto ufficialmente poiché non passava molto tempo in casa e Mikasa non si era ancora abituata a questa nuova convivenza. Questa era la situazione fino a pochi giorni prima, quando Eren era riuscito a incontrare il famoso parente di Mikasa.

''Avete parlato?'', sospirò Armin, ritornando nella posizione di prima. L'amico scosse la testa e poi si passò i palmi delle mani sul viso, cercando di nascondersi dallo sguardo indagatore dell'altro. ''Mi ha solo salutato e ci ha preparato la cena prima di uscire, l'ha fatto proprio davanti a noi e... Armin, te lo giuro, era davvero figo'', raccontò Eren tutto d'un fiato, mangiandosi qualche parola per via delle mani sopra la bocca.
Ricordava bene quel giorno, aveva passato più tempo a guardare Levi che a studiare ma non se ne pentiva. Il momento migliore era stato quando aveva dovuto prendere una sedia per arrivare a un ripiano della cucina. Aveva assunto un'espressione scocciatissima nel farlo ed Eren aveva sorriso mentalmente. Aveva anche notato che quel cipiglio scontroso era sempre presente sul suo viso e invece di essere fastidioso, lo rendeva più affascinante agli occhi del più piccolo.

Il sospirò di Armin interruppe il flusso di pensieri di Eren che abbassò le mani, girandosi finalmente verso l'altro.
''Ti va di mangiare qualcosa? Non credo che smetterà presto'', propose Eren per cambiare argomento e per evitare altre domande di Armin. Sapeva che voleva chiedergli che intenzioni avesse e sapeva anche che avrebbe impedito in ogni modo anche il solo pensare di flirtare con Levi. E avrebbe potuto parlarne con Mikasa, peggiorando totalmente la situazione. D'altronde il suo obiettivo era riuscire a parlargli e infondo, che male c'era?

***

Gli esami prima della vacanze invernali erano sempre più vicini e la mole di studio era aumentata notevolmente, soprattutto per Eren che non si poteva definire esattamente uno studente modello. Nonostante avesse due amici con voti ottimi e che lo spronavano a migliorare, non riusciva proprio a studiare passo per passo per evitare di arrivare agli esami senza aver fatto nulla. Ma da quando aveva scoperto in cosa fosse laureato Levi, la sua indole da sfaticato gli era parsa come una benedizione.

''Tuo zio potrebbe aiutarmi in matematica?'', domandò Eren a Mikasa mentre si avviavano verso la stazione ferroviaria di Shiganshina, il quartiere dove si trovava la loro scuola.
''Posso farlo io.''
I due amici arrivarono davanti ai binari per aspettare il treno delle quattro che li avrebbe portati direttamente davanti alla casa di Mikasa. Il ragazzo si morse il labbro inferiore, pensando a una scusa per chiedere aiuto a Levi.

''Comunque può aiutare entrambi, mi farebbe comodo una spiegazione in più'', disse Eren, osservando il treno in lontananza che si avvicinava sempre di più alla stazione. Si bloccò davanti ai due ragazzi che salirono dopo aver fatto scendere due signore anziane. Fortunatamente il mezzo era previsto di riscaldamento e i due amici allentarono le sciarpe che stavano indossando mentre le loro guance ritornavano a una temperatura normale.

''Dovrebbe essere a casa, ormai lavora solo di mattina'', disse Mikasa all'improvviso, dopo essersi seduta davanti a Eren. Poche fermate e avrebbero raggiunto la loro destinazione.

Fuori aveva iniziato a nevicare nel momento in cui i due amici scendevano alla loro fermata per poi affrettarsi a raggiungere l'appartamento di Mikasa. I fiocchi di neve aumentarono durante il tragitto e ricoprirono i loro vestiti in modo fastidioso, riuscendo a bagnare anche i loro capelli nonostante i cappucci.

Salirono velocemente le due rampe di scale e si fecero aprire da Levi che regalò loro un'occhiata scocciata. ''Cercate di non bagnare il pavimento, ho appena pulito'', disse al posto di salutare come le persone normali. Mikasa sollevò un sopracciglio impercettibilmente mentre Eren arrossì stupidamente. Si tolsero le scarpe e i giubbotti umidi assieme alle sciarpe, lasciandoli vicino al termosifone all'entrata.

Entrarono nel piccolo salone dell'appartamento e si sistemarono sul tavolo circolare, iniziando a tirare fuori ciò che serviva per studiare.
Eren avrebbe preferito mille volte di più stare sotto la neve piuttosto che leggere anche solo due pagine di matematica. Solo il pensiero di essere aiutato da Levi poteva migliore la situazione. Se ne stava sul divano a leggere un libro e non aveva degnato di uno sguardo i più piccoli finché non sentì la richiesta di Mikasa.

Stranamente non aveva capito un quesito e aveva chiesto aiuto allo zio che si era alzato, lasciando il libro aperto sul divano. Si era chinato sul tavolo e aveva iniziato a leggere il problema a voce alta.

Eren non si concentrò minimamente su di esso ma osservò Levi e il suo viso mentre parlava. Era così vicino da poter sentire il suo profumo che sapeva di pulito e in più un suo braccio sfiorava il proprio, cancellando dal cervello di Eren ogni pensiero che riguardava la matematica.

''Tu hai capito?'', domandò improvvisamente, voltandosi verso di lui con la solita espressione scontrosa eppure così affascinante.
''C-cosa?'', balbettò il più giovane, sapendo di stare arrossendo e di sembrare un completo idiota. Levi assottigliò lo sguardo e si sollevò, interrompendo il contatto visivo con Eren.
''A quante pare no, moccioso'', sentenziò dopo alcuni istanti di imbarazzante silenzio. A quel punto prese una sedia e l'avvicinò a quella di Eren, si sedette e afferrò una matita per cerchiare i dati presenti nel quesito. Mikasa riprese a studiare e Levi iniziò a spiegare nuovamente sia quel problema sia il resto degli esercizi di Eren che stavolta tenne lo sguardo basso sul libro per potersi concentrare.

Qualche ora più tardi i due amici chiusero i libri che furono sistemati all'interno delle cartelle. Per tutto il pomeriggio non aveva smesso di nevicare e sui bordi delle strade si erano formati piccoli cumuli di neve dopo il passaggio delle macchine che aveva cosparso l'asfalto con piccoli sassolini per renderlo meno scivoloso. I fiocchi di neve avevano creato un'atmosfera rilassante con il loro movimento sinuoso mentre scendevano e si poggiavano su qualsiasi superficie e sembravano in grado di assorbire ogni rumore cittadino per poter rendere la città più calma.

''Ohi, come hai intenzione di tornare a casa?'', domandò Levi mentre con una spatola girava delle fette di pollo sulla padella. Eren smise di fissare fuori dalla finestra del salone e sollevò le spalle prima di rispondere con ''in treno.''
''Ti accompagno io, non vorrei averti sulla coscienza se ti succedesse qualcosa.''
''G-grazie'', mormorò Eren, evitando di raccontargli quante volte era tornato di sera e con la neve, con la pioggia e con il bel tempo. Aveva l'occasione di poter stare da solo con Levi e magari di scoprire qualcosa in più su di lui nonostante avesse il timore di essere un ragazzino qualcuno ai suoi occhi.

''Comunque è quasi pronto'', ripose il più grande senza dar segno di aver notato l'imbarazzo dell'altro. Mikasa ed Eren apparecchiarono il piccolo tavolo in cucina e si sedettero ai loro posti mentre Levi riempiva tre piatti con ciò che aveva cucinato. La cena si svolse in silenzio dato che i due Ackerman non erano di molte parole ed Eren non riusciva a smettere di pensare al passaggio che gli era stato offerto. Avrebbe potuto dargli un falso indirizzo per stare più tempo assieme, magari avrebbe iniziato a flirtare o forse Levi voleva ottenere qualcosa e per questo si era offerto per accompagnarlo.
Mentre mangiava il pollo si immaginava il più grande che si fermava in una strada deserta e si avventava su di lui per baciarlo. Oppure, durante la guida, Eren avrebbe potuto distrarlo con qualche bacio sul collo, una mano fra le gambe, gli avrebbe detto quanto desiderasse essere scopato da lui...

Interruppe i suoi pensieri poco casti quando rischiò quasi di strozzarsi con un pezzo di pollo. Tossicchiò sentendo due paia di occhi su di se e accennò un sorriso, facendo capire di stare bene.
''Non morire, moccioso'', borbottò Levi e fortunatamente si alzò, evitando di notare l'espressione da pesce lesso di Eren.
I tre sparecchiarono in pochi minuti e subito dopo Levi ed Eren si avviarono verso l'uscita di casa dove si infilarono i giubbotti e le scarpe. Il più grande prese anche un ombrello che aprì una volta fuori dal condominio. Coprì entrambi ed Eren dovette stargli abbastanza vicino, notando con divertimento la loro differenza d'altezza. Almeno questo riusciva a farlo sentire meno a disagio.

In silenzio raggiunsero un'auto nera e non troppo grande, doveva avere solo quattro posti. Levi chiuse l'ombrello rosso che si era ricoperto di neve anche durante il breve tratto fino alla macchina, e lo lasciò nei posti di dietro dopo essersi infilato nella vettura. Eren si sistemò nel posto del passeggero, rimanendo quasi sull'attenti quando si rese completamente conto della situazione. "Rilassati ragazzino", commentò Levi, lanciandogli uno sguardo con la coda dell'occhio.

Eren si appoggiò al sedile, iniziando a guardarsi attorno. L'auto non era certo nuova, forse apparteneva ai suoi genitori che gliela avevano passata dopo aver preso la patente. Nonostante qualche piccola macchia dovuta all'usura la vettura era ben tenuta, pulita e con un piacevole odore di pino. Il proprietario doveva essere un po' fissato con l'ordine.

Dopo aver ammirato gli interni della macchina, decise di poggiare il proprio sguardo su colui che stava guidando. Le lunghe dita pallide di una mano stringevano il volante e quelle dell'altra controllavano le marce alla sua destra. Aveva qualche fiocco di neve sul cappuccio del giubbotto e qualche ciocca di capelli era umida. In effetti l'ombrello non era riuscito a coprire entrambi e Levi aveva dovuto anche tenerlo più in alto del solito per proteggere Eren che lo superava di almeno dieci centimetri. Il pensiero di quel ricordo lo fece sorridere fra se e se.

''Scrivi il tuo indirizzo sul navigatore'', con queste parole Eren uscì dal suo stato di trance e afferrò l'oggetto poggiato sul cruscotto. Anche esso doveva avere qualche anno. Lo accese e digitò il nome della propria via per poi poggiarlo nel posto di prima. La voce registrata diede le prime indicazioni e Levi si limitò a seguirle in silenzio.

Fuori aveva cominciato a nevicare con più forza, rallentando notevolmente il flusso di auto sulla strada dove si trovavano, rendendo l'espressione del più grande ancora più irritata. Strinse la presa sul volante e con l'altra mano afferrò il navigatore per capire quanto mancasse.
''M-mi dispiace, avrei p-potuto prendere il treno'', balbettò Eren, abbassando lo sguardo sulle proprie gambe per non dover guardare l'espressione dell'altro. ''Ormai non ha senso dispiacersi, non si può fare nulla'', rispose tagliente, percorrendo pochi metri prima di fermarsi ancora, ''e non è colpa tua.''

Eren sollevò lo sguardo, sentendosi improvvisamente molto meglio. Dopotutto non lo aveva obbligato lui ad accompagnarlo.
''Che lavoro fanno quelli laureati in matematica?'', domandò Eren per cercare di intavolare una conversazione.
''Tanti lavori'', tagliò corto Levi, continuando a fissare la strada come se volesse distruggerla con lo sguardo.
''Voglio sapere il tuo.''
''E perché mai? Vuoi studiare matematica?'', domandò Levi, usando un tono diverso dalla solita indifferenza che caratterizzava la sua voce. Eren incrociò le braccia al petto, fingendosi offeso per l'ironia nascosta in quelle parole.
''Potrei anche farcela impegnandomi.''
''Si, impegnandoti...'', borbottò Levi, riuscendo a percorrere altri metri per poi svoltare in una via secondaria, seguendo le indicazioni del navigatore.

La conversazione terminò lì ma il silenzio non divenne imbarazzante. Il resto del viaggio in macchina fu abbastanza breve e quando Levi si fermò davanti alla villetta della famiglia Jaeger, Eren decise di chiedergli un favore.
''Potresti darmi una mano per gli esami?'', domandò il ragazzino, poggiando una mano sulla portiera per aprirla. Levi lo fissò in silenzio, pressando le labbra fra di loro come se stesse riflettendo su come declinare la richiesta. Alla fine annuì.
''Faremo come oggi e aiuterò te e Mikasa con i compiti.''
Eren sorrise ampiamente e scese in fretta dall'auto per non rubare altro tempo a Levi. Corse verso casa e suonò il campanello. Solo quando Carla aprì la porta, si sentì il motore dell'auto ripartire.

***

Le successive settimane furono impegnative per tutti e tre. Armin aiutava Eren nelle materie umanistiche mentre a casa di Mikasa si organizzavano ripassi di matematica. Ormai mancava poco ai giorni d'esame ed Eren avrebbe voluto bloccare il tempo.
L'inizio delle vacanze avrebbe segnato la fine dei pomeriggi di studio con Levi, non che avessero flirtato o cose del genere in quei giorni. Mikasa si trovava sempre con loro e lo zio si limitava a spiegare gli esercizi e spesso usciva per cena.

Quel pomeriggio la ragazza non ci sarebbe stato dato che aveva accettato di uscire con Jean dopo l'ennesimo tentativo fatto dal ragazzo, un loro compagno di classe. Eren aveva temuto di saltare il ripasso ma l'amica gli aveva assicurato che Levi era disponibile così ora si trovava sul treno che lo avrebbe portato a casa loro. Si sentiva a disagio, di cosa avrebbero parlato durante le pause? Decide di prendere il telefono e mandare qualche messaggio ad Armin. Ovviamente l'amico non approvava per nulla i piani di Eren sul cercare di flirtare. Dopo qualche minuto smise anche di rispondergli.

Il ragazzo scese dal treno e si avviò verso la casa degli Ackerman, iniziando a sentire il solito mal di pancia che gli veniva assieme all'ansia. Prese un profondo respirò e suonò al campanello, rivelando la propria identità quando Levi rispose al citofono. Eren salì le scale e, trovando la porta aperta, entrò sfilandosi le scarpe e la giacca pesante che aveva con se. Percorse il piccolo corridoio che terminava nel salone in cui aveva ormai passato tante ore di studio. Si affacciò e vide Levi davanti ai fornelli mentre faceva scaldare dell'acqua in una teiera. Sul bancone erano presenti due tazze già munite di bustine del the. L'uomo non sembrò accorgersi di Eren e si mosse per la cucina, mettendo in ordine i vari ripiani. Il ragazzo osservò come la maglia in lana era arrotolata su i suoi avambracci e poi abbassò lo sguardo su i comodi pantaloni in tuta che stava indossando. Arrossì pensando a come gli fasciassero bene le gambe.

''Ohi moccioso, mi hai spaventato, non startene lì impalato'', sbottò Levi che si era girato improvvisamente verso Eren.

Il più giovane abbassò lo sguardo sulle pantofole che stava indossando, cercando di dire qualcosa mentre riusciva a pensare solo a quanto l'altro fosse attraente quella sera. Si avvicinò al tavolo e tirò fuori i libri prima di essere affiancato da Levi. Per due ore svolsero degli esercizi ma più il tempo passava meno Eren riusciva a concentrarsi. ''Facciamo una pausa?'', domandò, poggiando la fronte contro il libro di matematica davanti a se. L'altro non rispose ma Eren lo sentì alzarsi dalla sedia.

Sollevò la testa dal libro e si mise a guardare i movimenti del più grande che stava cercando qualcosa fra i ripiani della cucina.
''Rimani a cena?'', domandò dopo qualche minuto di silenzio.
''Non esci stasera?''
''No, ci sei tu.''
Eren si morse il labbro inferiore, cercando di non illudersi. Lo stava dicendo solo perché lui mangiava sempre con Mikasa dopo lo studio ed era abituato a rimanere a cena.

Il più giovane lo raggiunse in cucina e si appoggiò al bancone dietro di se.
''Ti aiuto'', propose, poggiando le mani sul ripiano per tirarsi su e sedersi su di esso. Lo sguardo gelido di Levi lo fece ridere e non arrossire come al solito. Dopo l'invito di restare a cena si sentiva più sicuro nonostante pensasse che Levi stesse semplicemente cercando di essere gentile e non aveva nessun secondo fine. Segretamente sperava che volesse passare più tempo con lui senza dover studiare.

''Scendi da li, ho appena pulito'', lo rimproverò Levi, avvicinandosi pericolosamente al più piccolo che decise di provocarlo. ''Ma non sono sporco'', ribatté Eren, allargando leggermente le gambe mentre osservava l'altro. Da quella posizione risultava ancora più basso e ciò fece aumentare stupidamente la sua sicurezza.

Giurò anche di aver visto gli occhi di Levi posarsi sulle proprie gambe.
''Non ho voglia di perdere tempo con te'', borbottò e afferrò un lembo della felpa dell'altro per farlo scendere dal bancone. Eren avvolse istintivamente le gambe attorno al suo bacino, facendolo avvicinare al proprio corpo con un movimento impulsivo. Era solito fare certe cose senza pensarci.

Per istanti che sembrarono durare secoli i due si guardarono ma poi il più piccolo lasciò andare la presa e scese dal bancone, scostandosi dal corpo di Levi che lo guardava con un'espressione indecifrabile.
''S-scusa, l'ho fatto senza pensarci'', disse velocemente Eren, sentendo tutta la sicurezza svanire in due nanosecondi. L'altro lasciò cadere il discorso e iniziò a cucinare qualcosa di veloce. La cena fu imbarazzante e silenziosa ed Eren non fu riaccompagnato a casa.

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