Come la pece

By lettrice_incognita

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Teen drama. "Trovai il coraggio di alzare gli occhi nei suoi. Erano neri come la pece e profondi come un pozz... More

1. La ragazza della porta accanto
2. Quando le tende sono inutili
3. Salvami
4. Dov'è andato?
5. Insonnia
6. Nessuno da cercare
7. Dubbi
8. Rosso Malpelo
9. False accuse
10. Il primo indizio
11. 72h in un solo giorno
12. Cosa mi succede?
13. Sepolte nella cenere
14. E... se fosse lui?
15. Algebra e pancake
16. Illegale
17. Cedimenti
18. Grigliate e salotti
19. Rotture
20. Vecchio giocattolo
21. Notti tormentate
22. Pozzanghere
23. Amleto
24. Chicago
25. Mc
26. Romeo e Giulietta pt.1
26. Romeo e Giulietta pt.2
27. Pool party
28. Così per sempre
29. Litigi e notti stellate
30. Ti prego, Wendy
31. Verità a galla
33. Alzarsi e sorridere
34. Hale
35. Rabbia, autocommiserazione, rabbia, isolamento
36. Riappacificamenti
37. La partita
38. Adrenaline in my veins
39. Toga e tocco blu
40. Prom
41. This girl is on fire
42. The end

32. Boschi e grigliate

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By lettrice_incognita

Finii di bere il mio frullato, per poi guardare l'ora. Erano già le cinque. Stavo pensando a Lisa, alla sua situazione. Mi ero seduta accanto a lei per pranzo, controllando che mangiasse. Mi aveva sorriso e ci aveva provato, poi era scappata di corsa in bagno senza potersi trattenere. L'avevo seguita, aspettando che uscisse, e le avevo ricordato che se voleva, poteva smettere. Poi ci eravamo abbracciate. Dopo scuola era andata con gli altri alla pista da skate.

Mi aveva chiesto se io e il rosso stavamo insieme. Le avevo risposto di sì, che almeno credevo fosse così.

Mia madre stava parlando al telefono con una sua cliente. Era il momento perfetto per andare via senza che mi sottomessi ad un suo interrogatorio. Sapevo bene che mi avrebbe proibito di andare a casa di Aiden, che disapprovava qualunque cosa ci fosse sempre stata fra di noi.

Uscii dalla cucina, notando come continuasse a fare avanti e indietro dietro al divano. Le feci un cenno con la mano, per farle intendere di stare per uscire.

Mi ignorò, continuando la sua conversazione. Dall'altra parte la voce della donna era abbastanza acuta e irritata.

Uscii di casa in fretta, godendomi il piacevole clima di quel periodo. I raggi erano tiepidi e quel pomeriggio non c'era un soffio di vento. Attraversai il mio giardino, poi quello degli Evans, fino ad arrivare alla porta. Suonai il campanello, sentendo il cuore battere forte nel petto.

La porta si aprì e davanti i miei occhi comparve Aiden. Indossava dei pantaloncini da basket e una t-shirt. Mi passò le chiavi dell'auto in mano. - Aspettami in macchina -.

Aggrottai le sopracciglia, annuendo a stento. Girai i tacchi, sentendolo rientrare, e camminai fino alla sua auto. Perché non mi aveva fatto entrare?

Pensai che dovevano esserci i suoi a casa e mi chiesi qual era il motivo per cui non potevo comunque entrare.

Non salii in auto, ma rimasi ad aspettarlo appoggiata alla portiera con le braccia incrociate.

Cinque minuti dopo lo vidi uscire, facendo le scale di corsa. Si era cambiato i vestiti.

Gli passai nuovamente le chiavi, studiando la sua espressione mentre aggirava il veicolo per salire. Entrai nell'abitacolo e mi allacciai la cintura.

- Pensavo che saremmo rimasti a casa -.

- Mia madre non lavora oggi e non mi aveva avvertito - mi informò, mettendo in moto e schiacciando l'acceleratore.

- Ah. E dove stiamo andando? -.

Si girò verso di me sorridendo beffardo.

- Non lo so -.

Scoppiai a ridere, prima di rilassarmi sul sedile. Accesi la radio, cercando qualcosa di orecchiabile e fermandomi quando sentii la voce di Katy Perry sulle note di TGIF.

Ci fermammo a prendere due caffè da portare via e poi tornammo a compiere il nostro viaggio senza alcuna destinazione.

- Ti capita mai di sentirti sopraffatto da quello che ti circonda? - riuscii a chiedergli dopo una manciata di minuti in cui mi frullava in testa quell'idea.

- Sì, a volte -.

- Dylan si comporta come uno stupido, Lisa ancora peggio e io non so come aiutarli -.

- Lisa è la tua migliore amica, le basta averti vicino - mi suggerii.

- Magari... - sospirai - Ma è in un casino bello grosso -.

- Quando mi capita di sentirmi così... - alzò le spalle - me ne vado -.

- Te ne vai? Aiden Evans, non si dovrebbe fuggire dai problemi - lo rimproverai in tono scherzoso.

Ammiccò, piegando leggermente la testa di lato. - In realtà, lontano dai problemi, riesci a pensare meglio e trovare una soluzione -.

- Okay, posso farcela - dissi tra me e me. Potevo farcela anche restando lì.

Mandai giù il mio caffè americano, guardando fuori. Stavamo andando verso l'uscita della città, nei pressi della casa di Josh. Lì le case lascivano posto agli alberi. Alcuni di essi, non sempreverdi, erano quasi giunti al completamento delle loro fronde, rendendo il bosco un'unica e vasta distesa di verde intenso.

Si accostò a sinistra, spegnendo la macchina sul ciglio della strada. Alzai un gomito, appoggiandolo alla portiera e mandando giù l'ultimo sorso di caffè.

Lì regnava il silenzio assoluto. Non passavano auto, non parlava nessuno.

- Si sta bene qui - diede voce ai miei pensieri.

- Sì -.

Tolsi il tappo di plastica del bicchiere, constatando che non fosse rimasta neanche più una goccia di caffè. Ispezionai il veicolo, trovando il caffè di Aiden nel contenitore apposito accanto al cambio. Lo presi, bevendo anche il suo. Lo vidi sorridere, ma non disse nulla. Si slacciò la cintura e scese.

Rimisi il caffè al suo posto e lo seguii, uscendo dall'abitacolo. Era appoggiato alla portiera e, forse a causa di quella posizione ottimale, mi fu spontaneo buttarmi fra le sue braccia.

Mi accoccolai sul suo petto, inspirando a pieni polmoni. Mi passò un braccio sulle spalle e con l'altro mi tolse i capelli dal viso.

- Sei bellissima - sussurrò.

Arrossii, ma non per quello che mi aveva detto, bensì per il modo in cui mi guardava. Aiden riusciva a farmi sentire una persona speciale, forse perché lui lo era. Non conoscevo nessun altro come lui ed ero certa che quello era la causa di tutto. Gli lasciai un bacio sul petto.

Abbassò il capo su di me, baciandomi le labbra con foga. Sollevai le mani fino ai suoi capelli, affondandole in quel rosso selvatico.

Mi mancava il respiro. Le sue mani premevano sul costato, tenendomi intrappolata. Ansimai in cercai di ossigeno e mi staccai a malavoglia da quel contatto. - Cerca di non andare in apnea -.

Gli mollai uno scappellotto sulla nuca, proprio dove si trovava già la mia mano.

- Andiamo, prima che qualcuno ci veda qui -.

Feci un passo indietro, ma lui non si mosse minimamente. - Dovresti smetterla di temere il giudizio degli altri - constatò.

Levai gli occhi al cielo. - Anche tu lo hai fatto -.

- Quando? -.

- Sbaglio o la nostra storia è cominciata da quando mi hai chiesto di aiutarti? Non volevi che pensassero che aveste ucciso voi Stephen - risposi a tono. Quell'argomento mi faceva imbestialire.

- Tra una ragazza fidanzata e una famiglia di assassini c'è qualche differenza -.

Sospirai, non sapendo cosa dire. Lui doveva avere sempre l'ultima parola e con me ci riusciva sempre. - Perché ti dà così fastidio sentirtelo dire? - mi chiese cautamente.

Avevo incrociato le braccia sotto al petto. Mi guardai la punta delle scarpe, riflettendo sulla sua domanda. - Credo perché... - mi fermai e lo guardai in faccia - Perché è la realtà -.

- Faresti lo stesso se non abitassi qui? -.

Scrollai le spalle. - Sì, penso di sì, anche se mi dispiace non poter dire il contrario -.

Non aveva detto nulla, ma era rimasto a fissarmi, con lo sguardo incupito.

- Hai cambiato idea su di me? - sbottai, accompagnata da una risatina.

- No - rispose secco.

- E a cosa stai pensando, allora? -.

- Niente, niente -.

Un suono avuto mi fece balzare il cuore in gola, prima che mi rendessi conto che si trattava del mio telefono. Me lo sfilai dalla tasca, rispondendo.

- Pronto? -.

- Wendy, stasera facciamo una grigliata da Josh. Ci servono le cose per gli hot dog - mi comunicò Bryan - Tu e Aiden potete passare al supermercato? -.

- Sì -.

- Grazie, bionda. A più tardi - mi liquidò, senza darmi il tempo di rispondere.

Riposi il telefono nella tasca dei jeans.
- Stasera andiamo da Josh, ma dobbiamo andare noi a comprare le cose da mangiare - gli comunicai.

Annuì, serrando la mascella.

- Se non ti va di venire, va bene -.

- È che Josh proprio non mi piace -.

- Hai picchiato Dylan quando sei arrivato perché aveva fatto il tuo nome alla polizia, adesso siete amici. È più grave di quello che ha fatto Josh - gli feci notare.

- E se fosse davvero suo padre ad aver ucciso Stephen? Che facciamo? -.

- Non succederà nulla - lo rassicurai. Mi guardò negli occhi e gli sorrisi.

Mi avvicinai per lasciargli un bacio sulla guancia. Mi allontanai subito dopo, salendo sull'auto.

***

Aprii il pacchetto di patatine, versandole nella ciotola. Di fronte a me, Aiden stava stappando le bottiglie di birra che Josh aveva fregato al padre. Così, ci eravamo ritrovati di nuovo tutti a casa di Josh Bolton, a preparare hot dog, a bere birra e a prenderci in giro.

Dylan stava girando i würstel sulla griglia e Bryan non faceva praticamente nulla, come sempre. Era semplicemente stravaccato su uno dei divanetti di vimini a far finta di controllare il nostro operato.

- Che ha Lisa? - mi chiese Aiden sottovoce, alzando velocemente lo sguardo su di lei. Volsi lo sguardo verso la porta, guardando la bionda. Stava aiutando Josh a portare fuori l'occorrente per apparecchiare la tavola e delle bibite. Era tutto okay.

- Sta passando un brutto periodo - risposi, accertandomi che non potesse sentirmi. I due avevano già raggiunto il tavolo dall'altra parte della piscina.

- Dormirà di nuovo a casa tua stanotte? -.

- Sì, penso di sì. È il minimo che posso fare -.

Annuì, poggiando l'ultima bottiglia stappata sul tavolo. Presi una patatina dalla ciotola, masticandola rumorosamente.

Aiden si allontanò per portare una birra a Bryan e sedersi anche lui sui divanetti. Bryan era con Aiden. Lisa con Josh.

Forse era arrivato il momento di parlare con Dylan?

Era solo, assorto nei suoi pensieri mentre girava e rigirava quei maledetti pezzi di carne e chissà cos'altro. Presi una delle ciotole e mi avvicinai con una buona carica di coraggio.

Mi vide arrivare con la coda dell'occhio ma restò impassibile. - Ne vuoi? -.

Allungai il braccio. Ne prese una e se la portò in bocca, scrutandomi attentamente mentre masticava. - Hai deciso di rivolgermi di nuovo la parola? -.

- Stai cominciando con il piede sbagliato - lo ammonii.

Sospirò. - Perché... - abbassai il tono - partecipi a quelle corse? -.

- Perché mi piace, Wendy -.

- Dovresti smetterla. Finirai nei guai -.

Si voltò completamente verso di me. - Lo so. Ma tu non hai mai fatto qualcosa che ti piaceva anche se rischioso? - ribatté. Era frustato, non riusciva quasi a spiegarsi a causa del fiato che gli mancava.

- Non ho mai rischiato di finire in carcere o perdere la vita -.

Serrò le labbra, volgendosi di nuovo verso la griglia. Tolse la carne dal fuoco, mettendola in una teglia.

- Dylan, - sospirai - ti prego. Allontanati da tutto questo -.

Non mi guardò, continuando il suo lavoro.

- Jennifer lo sa? -.

- Non ci parliamo più... - si fermò un attimo, alzando lo sguardo - da quando lo ha scoperto -.

Annuii, mordendomi il labbro inferiore. La ragazza che amava non gli rivolgeva la parola, la sua migliore amica lo aveva appena fatto dopo giorni di silenzio.

- Escitene fuori, Dylan -. Mi si era spezzata la voce a causa di quella strana fitta al petto.

- Non posso, mi dispiace -.

Lasciai la ciotola accanto alla teglia, allontanandomi da lui. Ne avevo avuto abbastanza.

Superai il tavolo dove io e Aiden avevamo lasciato le cose di prima ed entrai dentro. Avevo bisogno di stare un attimo da sola. Raggiunsi la cucina a passo svelto e quasi urlai per lo spavento.

- Ciao, Wendy -.

- Salve, signor Bolton -.

- Hai bisogno di qualcosa? -.

Lo guardavo ad occhi spalancati, avevo il terrore di quell'uomo. Tutti i nostri sospetti portavano a lui.

- Sono venuta a prendere una bottiglia d'acqua - risposi prontamente, stringendo la bottiglia che era stata lasciata sul tavolo.

- A che ci siamo, che ne dici di scambiare quattro chiacchiere? -.

Il cuore mi stava scoppiando nel petto. Che intenzioni aveva?

- A proposito di cosa? - farfugliai.

- Tu e il tuo amichetto mi sembrate un po' troppo curiosi ultimamente -. Era sadico allo stato puro.

Non potevo negarlo, mi sentivo minacciata e in pericolo. Era tutta colpa mia. I sospetti di Bolton erano partiti da quella stupita domanda che avevo rivolto a Josh riguardo le attività serali di suo padre. Era stato un mio maledetto errore e avevo messo nei guai anche Aiden. Non sarei dovuta tornare tutte quelle volte alle gare, non dopo che Josh aveva parlato con il padre.

- Quale amico? -.

Un sorriso sghembo comparve sul suo viso squadrato. - Evans? Mi pare si chiami così. Be', tu e il rosso dovreste smettere di fare qualsiasi cosa state facendo. La prima a pagarne le conseguenze sarai tu, altrimenti -.

- Wendy, tutto okay? -. Aiden entrò in cucina in un lampo, restando paralizzato alla vista di Bolton davanti ai miei occhi.

L'uomo si voltò, prese una bottiglia d'acqua dal frigo e me la passò. - Ti serve altro? -.

- No, grazie - sibilai, prendendo entrambi le bottiglie e dileguandomi. Passai affianco ad Aiden, che restò immobile.

- Andiamo - gli sussurrai. Teneva gli occhi fissi sul padre di Josh.

Gli sfiorai il braccio con il dorso della mano, spingendolo a seguirmi. Finalmente si girò, seguendomi.

Bolton uscì subito dopo, dirigendosi alla porta di ingresso, dal lato opposto. Ci voltammo a guardarlo mentre usciva.

Aiden mi tolse le bottiglie dalle mani. - Che ti ha detto? -.

- Mi ha detto che dovremmo smettere di fare qualsiasi cosa stiamo facendo - lo citai.

Serrò la mascella e un guizzo comparve su di essa. - È colpa mia - ammisi.

- Non è colpa di nessuno, cazzo - urlò, voltandosi per uscire fuori.

Mi sbilanciai verso di lui, afferrandolo per l'avambraccio. - Aspetta -.

Si voltò di scatto, con il viso rosso. - Dimmi che non ti ha detto altro, che non ti ha nemmeno sfiorata -.

- No, non l'ha fatto - mentii. Mi aveva letteralmente minacciata. Non avevo alcun dubbio che fosse stato lui a uccidere Stephen.

Annuì, passandomi un braccio dietro le spalle e premendomi contro il suo petto. Avevo la bottiglia ghiacciata contro la spalla.

Affondai il viso nel suo petto, stringendo le braccia attorno al suo busto. Mi lasciò un bacio fra i capelli.

- Il diabete... - sputò acida Lisa passandoci al fianco e chiudendosi in bagno.

Ridacchiammo staccandoci l'uno dell'altra. Aiden uscii fuori, dove si stava facendo pian piano buio. Girai i tacchi verso la porta del bagno, bussando.

- Tutto bene, Lisa? -.

La bionda aprì la porta una manciata di secondi dopo. - Non mi è nemmeno permesso svuotare la vescica, ora? -.

Sorrisi, prendendola a braccetto e uscendo un giardino.

Le bottiglie di birra erano già sparite e il piano era stato occupato dai panini e la teglia piena di würstel appena grigliati. Li tagliammo a metà, imbottendoli di salse varie e würstel, per poi prendere le ciotole di patatine e recarci a tavola. Josh e Lisa avevano sistemato le bibite, bicchieri e tovaglioli e  una piccola candela al centro del tavolo.

- Dove andiamo? - chiese Josh.

Mi sedetti alla destra di Aiden. Dylan era alla sua sinistra, Lisa alla mia destra e gli altri due dall'altra parte del tavolo.

- Quando? - ribatté Lisa.

- Per la nostra vacanza - dissi.

Addentai l'hot dog, controllando ogni mossa della ragazza al mio fianco.

- Miami - propose lei.

- Devo vendermi un rene per andare a Miami - esclamò sarcastico Dylan, facendo sghignazzare tutti, tutti tranne me. Non mi andava ancora giù quello che mi aveva detto.

- Okay, allora New York - disse Josh.

- No! - esclamarono Bryan e Lisa.

- Perché no? -.

- Ci sono centomila località balneari e tu vuoi andare a New York con quaranta gradi? - lo attaccò Bryan.

- San Francisco -.

- L'altro rene - commentò Dylan con la bocca piena.

- Non possiamo restare in Pennsylvania? - arrivai all'unica conclusione possibile ed immaginabile.

Quattro paia di occhi mi fulminarono all'istante, costringendomi a zittirmi. Aiden era l'unico a cui l'argomento non sembrava interessare davvero. Forse, ora che era a tutti gli effetti il mio ragazzo, avrebbe potuto rimandare la sua partenza e venire in viaggio con noi.

Gli altri cominciarono a proporre nuovamente mete improbabili. Girai la testa verso Aiden, che stava masticando.

Mi lanciò un'occhiata, deglutendo e bevendo un sorso d'acqua.

- Hai già deciso cosa fare? - gli chiesi.

- Per te è davvero così importante che parta anch'io? -.

Mi morsi il labbro inferiore, annuendo.

- Starei in ansia senza di te -. Gli rivolsi un sorriso malizioso, che fece sorridere anche lui.

- Okay... - sospirai - Preferirei che ci fossi anche tu, ovviamente. Però, se vuoi tornare in Connecticut per l'estate va bene -.

- Connecticut? - eslamò Bryan - Aspettate! Possiamo andare lì. Non è come a Santa Barbara, ma almeno c'è il mare -.

- Aiden, tu dove vivevi prima? - gli chiese Lisa. Non aveva toccato il suo panino.

- Il mio era un paesino nell'entroterra -.

- Fuori il Connecticut -.

- È lontano, lo so. E non c'è il mare, ma ci sono un mare di cascate e... - mi fulminarono per la seconda volta.

Mi arresi, appoggiandomi allo schienale della sedia e mordendo il mio panino. Non avevo nient'altro da proporre. West Chester era la nostra unica e sola meta disponibile per quell'estate e la piscina di Josh era l'alternativa a Miami Beach o Santa Barbara.

Il discorso cadde nell'oblio e ci ritrovammo a parlare di scuola, baseball e a spettegolare su ragazzi della nostra scuola.

- Ma si è più sentito nulla su Stephen Sanders? - domandò Lisa. Aveva la bocca piena.

- L'ispettore Kent ha detto a mio padre che hanno archiviato il caso - spiegò Dylan.

- Non ci credo - sbuffò Josh, che era proprio davanti a me.

- Ce ne vuole di fegato per ammazzare un ragazzo -.

- Che poi non si è capito neanche il motivo -.

Io e Aiden non avevamo aperto bocca. Quello non lo sapevamo nemmeno noi.

Spazio autrice

Buon pomeriggio e buon sabato!

Scusatemi per il ritardo, ma ormai ci sarete abituati.

Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo?

Vi piacciono Wendy ed Aiden insieme?

Xx

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