TWENTY

By SarahAdamo

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๐Ÿ…I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA รจ una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICEโค๏ธ
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Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo






Mia'spoint of view

La casa era silenziosa, si potevano udire soltato i passi delle mie ciabatte. Fra le mani tenevo saldo quel pacco misterioso, mi sedetti sul bordo del letto, curiosa, ne stracciai la carta bianca che avvolgeva quel pacchetto rettangolare. Per fortuna mio fratello e sua moglie dormivano ancora, una volta con foga scartata la scatola, con stupore mischiato alla confusione fra le mani mi ritrovai un pettine, bianco con sul manico inciso una "M" con accanto una mezza luna. L'osservai a lungo, scavai nell'involucro sperando che ci fosse altro e in effetti trovai un biglietto:

Anonimo:"Gli anni passano in fretta, e in ognuno di questi mi pento di ciò che ho fatto, tanti augiuri per il tuo ventesimo compleanno"

Rilessi la frase almeno una decina di volte, la scrittura era insolita non di certo di qualcuno che conoscevo, tornai poi a porgere l'attenzione al pettine e al motivo che accompagnava quella lettera incisa sul manico. La frase lasciava intedere di sicuro qualcuno che avesse dei rimorsi, dei rimpianti, e che in qualche modo volesse essere perdonata.  Riflettei sulle persone al mio fianco, Jamie e Lily erano da escludere m'avevano già dato il loro regalo, Michael anche, Karen aveva partecipato con alcuni miei amici, al sol pensiero però di lei di ebbi una morsa allo stomaco, di fatto distolsi subito i pensieri da quella persona e mi concentrai sul misterioso oggetto che tenevo fra le mani. Decisi di lasciare le cose come stavano e non di scoprire cosa si celava dietro quel improbabile pettine. Pensai a Parker, un regalo insolito da fare ad una ragazza per un compleanno ma ugualmente l'avrei telefonato per togliermi ogni dubbio possibile. Dovevo parlarne con qualcuno, la situazione iniziava ad insospettirsi, ormai era palese che mio fratello continuasse a nascondermi qualcosa e che Lil, per non tradire la fiducia di suo marito appoggiasse la sua menzogna. Michael Reed aveva spezzato ulteriormente il mio cuore riducendolo il miliardi di pezzettini, non avevo voglia di incontrarlo ne tanto meno confidargli l'accaduto. Poi mi ricordai di Leticia, l'unica probabilmente a potermi aiutare. Guardai l'orologio posto sul comodino della mia camera, segnava le 8 in punto, Michael sarebbe già dovuto essere in ufficio, così mi vestì in fretta inserì dei jeans con la vita alta, una canotta e un paio di converse scure. Recuperai la borsa e vi gettai dentro l'oggetto, la scatola e il bigliettino rettangolare. Legai i capelli in una crocchia, e in men che non si dica entrai già nell'auto rossa che mio fratello e sua moglie mi avevano regalato per il mio compleanno, inserì la chiave nel nottolino e partì velocemente.

Avevo davanti l'appartamento di Reed, sperai vivamente che Michael fosse già a lavoro, così parcheggiai l'auto poco prima del suo vialetto, percorsi infine a piedi per evitare ulteriori sospetti da parte del padrone di casa, quanto meno posso sostarci pensai. Al giardino ampio asfaltato prima della struttura, virai lo sguardo al dolce giardinere che ormai conoscevo benissimo, a malincuore sperai di non essere notata non mi sembrò il momento adatto per fare due chiacchiere e poi non avrei mai dovuto metterci più piede in quella casa. Il signor Dave però nonostante i suoi settant'anni riconobbe immediatamente la mia figura.

«Mia, che piacere vederti» mi morsi il labbro inferiore, stringendo i denti e arricciando il viso. Mi voltai e sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori.

«Signor Dave, buongiorno»

«Buongiorno a te cara, ho saputo del tuo compleanno, i miei migliori auguri» disse, schioccandomi un bacio volante.

«Grazie, ora.. mi scusi ma dovrei parlare un secondo con Leticia, è in casa vero?» pregai che ella fosse li, sul pianale della cucina a preparare uno dei suoi pranzetti con i fiocchi.

«Ma si certo» esclamò aggiustandosi il berretto blu con la visiera, gli sorrisi lui si limitò a ricambiare.

A passo felpato mi diressi in casa, per fortuna Michael m'aveva fatto fare una copia della chiave e non dovetti bussare, almeno se lui stava ancora dormendo non l'avrei svegliato. La casa era in perfetto ordine, in completo silenzio di Michael nessuna traccia e tanto meno di Bruce, che con sfacciataggine si era presentato a casa Reed nel momento meno adatto, cercai di non pensarci. Mi recai in cucina, ma non vi era nessuno così mi ricordai della lavanderia giù in cantina e mi recai li, per fortuna udì una voce sottile compiere una piccola melodia a me sconosciuta, così scorsi i capelli biondi e corti di Leticia.

«Buongiorno Leticia» esclamai, la donna taque per qualche secondo fino a voltarsi verso la mia figura, sorrise allegramente.

«Tesoro, buongiorno. Ho saputo che è stato il tuo compleanno mi dispiace molto non esserci stata ma sai sono dovuta correre in Texas da mia madre non stava molto bene» si giustificò, nel mentre estreva dalla lavatrice camice pantaloni e altra biancheria intima.

«Non preoccuparti, non dirlo neanche per scherzo» le mostrai uno dei miei sorrisi più dolci e comprenvisi, incorniciai le braccia e scesi gli ultimi scalini della gradinata che portava poi al piano della lavanderia.

«Soni venuta qui perché ho bisogno di parlarti'.. tu sei l'unica persona di cui mi fidi al momento e.. vorrei farti vedere questa» la donna curvò le sopracciglia e posò la bacinella con dentro di vestiti porgendomi la massima attenzione.

Frettolosamente recuperai dalla borsa a tracolla il pettine e la scatola. Glieli porsi, per far si che ella potesse scrutare gli oggetti per bene.

«Stamattina ho trovato queste cose fuori la porta» ella si sedette su un gradino affiancandomi e osservandolo per bene.

«E' un bell'oggetto» si riferì al pettine che girava e rigirava fra le mani, senza però guardarmi in volto.

«Si.. però non ne ho la più pallida idea di chi me l'abbia mandato» sul volto della donna comparve uno sguardo torvo, confuso.

«Come sarebbe a dire?» ridacchiò.

«Che sulla scatola non c'è il mittente, ah e.. c'è anche questo» porsi ad ella il biglietto trovatosi nella scatola, quella frase continuava a ronzarmi nel cervello.

Leticia recuperò con le dita quasi tremanti il cartoncino, lo lesse con attenzione.

«Insomma, chi può avermelo mandato? È una frase insolita, non trovi anche tu?» la donna sembrava in trance, quasi non riusciva a staccare gli occhi dal cartoncino.

«Si in effetti è molto strano, ne hai parlato con tuo fratello?»

«No, non penso di dirglielo, non siamo in buoni rapporti al momento. E poi non può controllare tutto quello che succede nella mia vita» nel frattempo, recuperai la bacinella con i vestiti bagnati e assieme alla domestica ci dirigemmo al piano di sopra.

Una volta entrate in cucina, ella si adoperò a versarmi una tazzina di caffè.

«Be' è un po strano, non è una frase romantica, quindi esculderei il Signor Reed o.. il Signor Evans»

«Aaah Leticia, credo di averla combinata grossa anche stavolta» piagnucolai.

«Cosa intendi dire?»

«Che Michael è un vero stronzo bugiardo, ed io mi sono comportata come una bambina, di nuovo» sospirai, nel frattempo bevvì il caffè ormai raffreddato.

«Racconta, cos'è successo questa volta?» lei si sedette di fronte a me, con la sua tazza di caffè.

«Ho visto Michael e la mia migliore amica baciarsi nel parco» dissi d'un fiato, fissando le mie dita avvolte alla porcellana della tazza bianca. Poi continuai.

«Sono scappata via, ero distrutta, disperata, ho chiamato Parker e siamo andati a bere una birra, non è successo nulla però mi sento.. così in colpa» respirai a fatica, ero affranta non facevo altro che buttarmi giù per via degli eventi assurdi e sconcertanti che succedevano nella mia vita. 

La donna, comprensiva, sospirò pesantemente e mi afferrò la mano stringendola fra la sua.

«Ascolta Mia, il Signor Reed ci tiene molto a te, e sono certa che tu ti sia sbagliata, magari hai visto male..» il suo tono dolce e gentile bolle in qualche modo smentire tutto ciò che avevo visto, quasi mi sembrò di non averlo mai vissuto.

«No Leticia, ho visto benissimo.. è solo un bugiardo, sapevo che prima o poi m'avrebbe fatta del male. Michael è un uomo adulto, e gli uomini di quell' età credono di potersi comportare come vogliono con una ragazza della mia età» parlottai d'un fiato, mi asciugai la lacrima scorsa all'angolo del mio occhio sinistro.

«Oh tesoro, vedrai che andrà tutto bene, il Signor Reed è una persona così onesta, spero tanto di aver ragione»

«Anche io lo spero» le strinsi maggiormente la mano, ci osservammo poi l'una negli occhi dell'altra con intensità e affetto.

«Ora vado, spero di scoprire di più su questa faccenda, ho davvero il sospetto che mio fratello non mi stia dicendo tutta la verità» mi alzai dalla sedia, recuperai la mia borsa a tracolla e la domestica si preccupò di accompagnarmi alla porta.

«Per fortuna Michael non c'è, non ho davvero la forza di affrontarlo adesso..»

«In realtà, il signor Reed..» la donna fu interrotta da un'altra voce più assonata e profonda, quella conoscevo bene.

«Mia, cavolo.. ti ho telefonato un milione di volte ma dov'eri finita? Ero cosi preoccupato che ho deciso di non andare in ufficio stamattina» Michael sbadigliò, stropicciandosi gli occhi e venendomi incontro, indossava dei pantaloni blu ed una canotta.

«Io vado, grazie per avermi ascoltata..» mi riferì alla donna ignornado compleatamente l'uomo in piedi confuso e bugiardo.

«Ma che.. Mia, aspetta dove vai?!!» strillò una volta che ormai ero fuori mentre mi incamminavo verso il vialetto.

Michael a piedi nudi però mi raggiunse, mi bloccò il bracciò costringendomi a voltarmi.

«Si può sapere che diavolo vuoi?» sbottai acida.

«Io? Dovresti spiegarmi tu cosa sta succedendo, ti ho inviato mille messaggi cento telefonate, sei sparita!» lessi la paura e la preoccupazione nei suoi occhi.

«Sono sparita perchè sei un bugiardo Michael, mi sono fidata di te, ti ho amato, sono andata contro tutti per te e tu mi ripaghi in questo modo..?» non mi accorsi, che le lacrime iniziarono a scorrere ininterrottamete.

«Ma di cosa stai parlando? Non ti seguo»

«Parlo di te e di Karen. Sul serio Mike? Karen? Potevi risparmiartelo!» strillai, mi voltai per poter raggiungere la mia auto, ero furiosa e ferita per l'ennesima volta, la presa di egli però fu nuovamente più forte del mio volere.

«Puoi calmarti un secondo e stare buona?» ringhiò fra i denti.

«Mi dispiace che tu abbia assistito, ma ti giuro non è come sembra. Io ero li, al parco che tu voglia crederci oppure no Karen mi si è avvicinata ha provato a baciarmi, e si ci è riuscità ma io non volevo, lei insisteva e ho cercato di essere più gentile possibile. Prenditela con lei non con me» non potevo credere alle sue parole, egli respirò affannosamente aveva tirato fuori tutto ciò che doveva dire, si sedette affrontato con la testa fra la mani sul gradino prima della porta d'ingresso.

«Io.. non ti credo» non seppi neanche il motivo di quella frase, volevo soltanto farlo soffrire come lui aveva fatto soffrire me.

Egli si massaggiò le tempie, esausto e incapace nel dire qualcosa. Sospirò profondamente, avvicinandosi nuovamente alla mia figura, fu un attimo, che afferrò il mio volto con le sue grandi mani costringendomi a fissarlo negli occhi.

«Mia, guardami. Abbiamo fatto tanto per arrivare fino a qui, ho divorziato da mia moglie, ho cambiato casa, sto tradendo spudoratamente la fiducia del mio migliore amico, gli mento giorno dopo giorno. Ho fatto molta strada per ritornare ad essere quello che sono adesso, mi sono liberato di quell'erba cattiva che cresceva dentro di me, ho fatto tutto questo per te Mia, soltanto per te. Non getterei mai tutta la fatica che c'ho impiegato, e mi dispiace, sul serio se non riesco ad esprimere i miei sentimenti ma, so, con certezza che se ti guardo diritta negli occhi tu saresti in grado di capire quanto sono realmente innamorato di te» ero senza parole, vergognata del mio ennesimo orgoglio che a tutti i costi voleva sempre prevalere.

Calai lo sguardo, ma egli mi sollevò il mento con due dita, si avvicinò con la speranza che le mie labbra cedessero al suo tocco delicato, opposi resistenza per un po, poi però caddì in un pianto rabbioso, stringendomi al suo petto e colpendogli la schiena con dei leggeri pugni. Forse, qualche lacrima era fuoriuscita anche a lui.

«Così mi fai male però» ridacchiò lui, io ancora con le lacrime agli occhi seguì la sua risata cristallina.

Mi staccai dal suo petto, il suo pollice prese a strofinarmi la guancia fino ad asciugare quell'ultima lacrima rimasta all'angolo dell'occhio. Le sue dita morbide mi era mancate veramente molto, la sua delicatezza talvolta mi sorprendeva.

«Tu sei la mia piccolina, e non voglio che piangi» sorrisi, asciugandomi le gote e scacciando del mascara ormai colato. Rise a fiori di labbra e mi tenne stretta al suo corpo, caldo e forte.

«Mi dispiace, sono.. una gran testa calda» Michael scoppiò in una rumorsa risata, seguita poi dalla mia.

Aver chiarito con Michael mi fece sentire più leggera, omisi come mio solito la serata in birrerria con Parker, infondo potevo anche ometterle le mie stupidaggini, avrebbero peggiorato soltanto la situazione. Il pensiero ed il ricordo di Karen mi fecero male al cuore, come poteva la tua migliore amica mentirti spudoratamente e provarci con la persona per cui avevi combattutto fino alla fine? Decisi di ignorarla per un po' d'altronde il giorno seguente sarebbe partita per New York se avesse accettato il lavoro le nostre strade si sarebbero separate. Non avevo il coraggio di affrontarla, sapevo che sarei stata poco carina, e che dovevo lasciar sbollire il dolore e la rabbia che provavo verso di lei, prima.

«Rientriamo, o mi prenderenno per matto qui fuori conciato in questo modo» ridacchiò l'uomo, al quale non mi accorsi di star ancora avvinghiata.

«Si, hai ragione» ridacchiai divertita anch'io, e mentre egli mi teneva un braccio sulle spalle entrammo nel suo appartamento.

Qualche ora successiva, dopo aver udito lo scroscio dell'acqua tacere osservai l'uomo uscire dalla toilette vestito di tutto punto, mentre abbottonava i lembi della sua camicia. Io nel frattempo avevo accesola tv e tolto le scarpe.

«Oh, dimenticavo» esordì, sul volto di egli comparve un cipiglio, che scomparve quando gli posi davanti il pacchetto ricevuto quella mattina stessa.

«L'ho trovato fuori casa questa mattina, è tutto così .. strano, non trovi?» Mike si sedette sul divano a tre piazze, fino a recuperare l'oggetto dalla scatola.

Egli ne fu sorpreso, sgranò gli occhi quasi incredulo scavò nella scatola e vi trovò il bigliettino, lo lesse con attenzione. Poi tornò al pettine, sorrise e ridacchiò forse pensieroso.

«Ma.. questo è il pettine che usava sempre tua madre per toglierti i nodi dai capelli» quasi iniziarono a tremarmi le gambe, così raggiunsi la sua figura seduta al sofà. Recuperai l'oggetto dalle sue mani.

«Dici sul serio..?»

«Si.. o almeno gli assomiglia molto. Fa vedere» disse dopo, l'oggetto passò nuovamente fra le sue mani Michael lo ispezionò cercava qualcosa, quel qualcosa fu proprio l'incisione sul manico.

«Si, è proprio quello. C'è ancora l'incisione della tua lettera» stavolta fu io a sgranare gli occhi, ingoiai il groppo che avevo in gola, per un secondo mi sentì priva di parole priva di pensiero.

Le lacrime minacciarono nuovamente di uscire, ma mi rifiutai categoricamente di piangere, dovevo essere forte, come lo ero sempre stata.

«Be'è stato carino Jamie a conservartelo» così dicendo si alzò, recuperando la sua giacca dalla sedia.

«Non me l'ha regalato Jamie» sibilai, il tutto iniziò veramente a spaventarmi.

«Ah no? E chi allora?» ribatté egli, una volta che la giacca fu sistemata alla perfezione sul suo corpo.

«Non lo so.. sulla scatola non c'è il mittente» tenni gli occhi bassi, Mike di scattò recuperò la scatola osservando nei minimi angoli un qualsiasi indizio capace di farci intedere chi fosse il mittente. Ma nulla.

«Non c'è nulla qui.. be' parlane con Jamie, forse ha voluto farti una sorpresa» scrollò le spalle quest'ultimo. Io, me ne volli concinvere a tutti i costi che fosse davvero mio fratello.

«Si..forse» pescai nuovamente il bigliettino, rileggendo la frase per la centesima volta.

"Questa frase non mi torna però..» riflettei, a voce bassa.

«In effetti è un po insolito come bigliettino d'auguri. Io ti direi di parlarne con Jamie, nel frattempo posso vedere se il mio avvocato o Bruce riescono a far qualcosa» così dicendo, recuperò la sua ventiquattr'ore e mi baciò dolcemente la fronte.

«Vado in ufficio, non tonerò molto tardi» sorrisi, senza però staccare gli occhi da quell'oggetto tanto caro quanto misterioso.

La giornata volò così, rimasi li, inerme e fra mille pensieri che iniziarono a ronzarmi per la testa.


#SPAZIOAUTRICE

Buondì a tuttiii!! oh mio dio, siamo quasi al termine di questa meravigliosa storia, cosa ne pensate di questo capitolo?? 😍😍🎉🎉

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