𝕿𝖍𝖊 𝕯𝖗𝖊𝖆𝖒𝖊𝖗

By Kate_Violett

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Una foresta. Un lago. Una città piena di segreti, misteri e menzogne. Questo è l'ambiente in cui Sarah Blake... More

Prologo
Capitolo I : Ragazzi nuovi
Capitolo II : Apparenza ingannatrice
Capitolo III: Tra sogno e realtà
Capitolo IV: Conoscenze
Capitolo V: La foresta
Capitolo VI: Rivelazioni
Capitolo VII : Sospetti
Capitolo VIII : Il ballo d'autunno
Capitolo IX: Complicazioni
Capitolo X: La ragazza scomparsa
Capitolo XI: Leggende metropolitane
Capitolo XII : Buone e cattive notizie
Capitolo XIII: Legami col passato
Capitolo XIV: La chiesa
Capitolo XV: La scoperta di Harper
Capitolo XVI : Gli archivi (Parte 1)
Capitolo XVI: Gli archivi (Parte 2)
Capitolo XVII: Finalmente Halloween
Capitolo XIX: La nuova arrivata (Parte 1)
Capitolo XIX: La nuova arrivata (Parte 2)
(Nuovo) Capitolo XX: Desiderio nascosto (Parte 1)

Capitolo XVIII: Verità o invenzione?

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By Kate_Violett

« Amici miei, oggi ci troviamo qui per celebrare l'annuale cerimonia dello spirito che permetterà ai nostri giovani di rivelare la propria vera natura e scoprire l'animale guida che dalla nascita li accompagna.  » Era stato un vecchietto dalla carnagione scura e gli occhi castani a parlare; i capelli brizzolati ondeggiavano lievemente e il viso rugoso ormai segnato dal tempo era illuminato da un benevolo sorriso. Aveva rivolto quelle parole alla folla di gente che gli stava di fronte che, con rispetto e ammirazione, dedicava tutta la propria attenzione unicamente a lui. Tra questa folla comparve all'improvviso anche una massa di capelli ramati che, involontariamente, si era ritrovata in un luogo a lei sconosciuto come testimone di una cerimonia di cui non sapeva nulla. Molte cose  di quel posto non le tornavano: gli abiti troppo semplici e mondani, la mancanza di tecnologia e l'atmosfera calma e pacifica che dava la netta impressione di trovarsi fuori dal mondo. Eppure quella spiaggia costituita da finissimi e bianchissimi ciottoli e pervasa dal buon odore di pioppo bianco le risultava alquanto familiare...

« Daranno prova di autocontrollo e dimostreranno di essere pronti per entrare in contatto con gli umani, senza però mai accennare all'esistenza di Tideheaven, per la loro sicurezza e per quella dei loro fratelli. »

Il vecchietto si voltò verso un gruppo di ragazzi disposti ordinatamente in fila uno accanto all'altro e ben distaccati dal restate ammucchiamento di persone. Erano inginocchiati su un ginocchio, il capo era chino e l'atteggiamento solenne come quello di un cavaliere durante una cerimonia d'investitura.

« Vieni avanti Lilian Heart » disse l'uomo e una ragazza dalla lunga chioma corvina si alzò, scostando i lucenti capelli dal collo bianco e mostrando così una catenella d'oro con appesa un'ala d'angelo che Sarah notò avessero tutti gli undici ragazzi inginocchiati.

« Giuri di mantenere il segreto di Tideheaven e di non agire mai contro i suoi abitanti, nè contro gli umani? »

« Lo giuro Zephyr » rispose lei rivolgendosi all'anziano.

« E sei pronta ad accettare il tuo spirito guida dentro di te, qualsiasi sia la sua forma e qualsiasi siano le conseguenze? »

« Sì, sono pronta. »

Il vecchio prese da dietro di sè un cofanetto di legno e lo aprì con grande cautela, tirandone fuori una luminosa pietra argentea.

« Allora » disse «Tocca la pietra e trasformati senza paura Lilian. »

La ragazza si avvicinò al cofanetto e, dopo un momento di esitazione, prese la pietra tra le proprie mani come aveva visto fare molte volte durante gli anni e attese con una nervosa impazienza di sentire un brivido lungo la schiena, un giramento o qualche altro segno che l'avvertisse dell'imminente trasformazione. Passò qualche secondo, ma nulla. Le mani iniziavano a sudarle e il battito ad accelerare: sentiva tutti gli occhi addosso e questo di certo non l'aiutava a concentrarsi. Per non parlare di quel silenzio agghiacciante rotto solo a tratti dallo scrosciare dell'acqua del lago. In cosa stava sbagliando?

« Sta tranquilla Lily » la rassicurò una voce alle sue spalle, quella di Peter. Lei sorrise e lo ringraziò mentalmente: con lui il silenzio non aveva mai avuto possibilità di vincita, soprattutto non se era motivo d'inquietudine della sua ragazza.

« Mi raccomando, Lilian, senza paura. » le ricordò Zephyr marcando bene le ultime due parole.

La ragazza allora respirò profondamente più volte per cercare di ritornare al suo normale battito cardiaco e, nel farlo, pensava a Peter, poiché solo con lui la paura perdeva il suo potere. Chiuse gli occhi, fece l'ultimo della lunga serie di respiri e infine lo sentì: una forte stretta allo stomaco unita a un improvviso mal di testa talmente forti da farla cadere a terra, con le mani premute sulle tempie e i lunghi capelli neri a coprirle il viso pallido e i begli occhi scuri.

Peter vedendola in quello stato provò l'istintivo bisogno di soccorrerla, ma fu trattenuto da due suoi compagni che, ricevuta una rapida occhiata da Zephyr, lo  fermarono bruscamente.

Sarah nel frattempo era rimasta a guardare tutta la scena, senza parole. Cosa ci faceva Peter in quel posto misterioso dal nome di Tideheaven? Ma forse la domanda era più: dove si trovava esattamente? Si guardò meglio attorno, in cerca di un qualche particolare che glielo facesse capire. La sua attenzione fu catturata da una casetta in cima ad una collina. Fu allora che realizzò di aver già visto quel luogo in uno dei suoi sogni: spiaggia bianca, casetta, bambina bionda in una cattedrale che piangeva. Come aveva fatto a non capirlo subito? Andò addosso ad una donna incappucciata con gli occhi glaciali e ricci capelli rossi.

« Ti chiedo scusa » le disse mortificata, ma lei non sembrò sentirlo, perché in realtà Sarah non le era andata addosso, ma l'aveva proprio trapassata come un fantasma. La ragazza realizzò con amarezza che si dovesse trattare di uno di  "quei sogni" in cui lei era solo una mera visitatrice e dove nessuno poteva sentirla e, pertanto, rispondere alle sue domande.

Sarah fece passare in rassegna tutte le persone di quella spiaggia in cerca di altri volti conosciuti, come quello della bambina bionda per esempio (di cui non sarebbe stato male conoscere finalmente il nome): in altri sogni con lei era riuscita a parlare, perciò poteva essere forse la sua unica speranza. Cercò con lo sguardo, ma tutte le facce che vedeva le sembravano sconosciute e nuove, tranne quella di Peter,ovvio... Anche se, osservando meglio, c'era un giovane vicino a lui che da lontano sembrava assomigliare a...Draven! Sarah decise di avvicinarsi per avere la certezza, ma prima volle vedere se quella che lei aveva appena recentemente appreso chiamarsi Lilian fosse riuscita a trasformarsi. Si girò e con piacere si ritrovò davanti un bellissimo cigno dalle piume candide e bianche come era la carnagione della ragazza e con l'esterno superiore del becco completamente nero, come erano i suoi capelli corvini.

« Sei un cigno, Lilian.  » disse Zephyr con un sorriso sornione mentre l'accarezzava sul dorso con gentilezza.

« Simbolo di bellezza, purezza ed innocenza, ma emblema anche di grande coraggio e fedeltà verso chi ama. Non esiste animale che possa rappresentarti meglio. » concluse l'uomo riprendendo la pietra argentea dal suolo di ciottoli bianchi sui quali era caduta. Poi riportò lo sguardo su Lilian e con un cenno del capo le fece capire che ora poteva riprendere le proprie sembianze perchè la cerimonia per lei era conclusa. Vedere di nuovo la mutazione provocò in Sarah un senso di impotenza: Draven aveva affermato che lei avesse grandi poteri, ma cos'erano dei sogni in confronto a una trasformazione? Quei sogni, così irreali, confusionari e a volte addirittura assurdi e spaventosi, a cui perfino lei stentava ancora a credere! A cosa le erano serviti quando si era trovata faccia a faccia con una creatura soprannaturale? A nulla! Finiva sempre per essere salvata da qualcuno: ora da Draven, ora dalla bimba bionda...Almeno se fosse stata un cigno, come quella Lilian, sarebbe potuta volare via e scappare, senza fare la figura della solita, indifesa damigella in pericolo! Ruolo che, dopo un po', non era tanto piacevole da interpretare...

Sarah fece un sorriso storto: si stava praticamente lamentando mentalmente con sè stessa di possedere come unico potere i sogni, mentre era nel bel mezzo di uno di loro e, tra l'altro, non aveva ancora appurato qualora esso fosse affidabile o meno. La cosa era decisamente, come dire...comica. Nessuno poteva darle un pizzicotto e svegliarla? Alzò gli occhi al cielo: magari fosse stato così semplice.

Nel frattempo quel sogno di cui lei non stava apprezzando a pieno le visione continuava e, prima che potesse riprendersi dai suoi pensieri e vedere i volti degli undici misteriosi ragazzi, l'ambientazione era già cambiata. Non c'era più alcuna spiaggia bianca, nè cerimonia, nè folla. Al loro posto vi erano solo le rovine di un castello in mezzo ad una foresta. O forse sarebbe meglio dire 'la foresta'.

Non tirava un alito di vento e il dolce profumo di pioppo bianco era stato rimpiazzato da quello di pino; la luce del sole riusciva a tratti a illuminare le oscure rovine, ma l'atmosfera non era più pacifica e fraterna come quella di prima, anzi: si fiutava il pericolo nell'aria. Era strano per Sarah notare tutti quei particolari, soprattutto in un sogno... Sembrava quasi li vedesse tramite gli occhi di qualcun altro.

Da dietro un albero sbucò fuori Lilian. I capelli neri e lucenti erano arruffati, gli occhi scuri contornati da profonde occhiaie e il respiro affannato. Aveva corso? Stava scappando da qualcuno?

« Draven! » urlava ansimando.

« Draven!!! » gridava più forte, con la voce che pareva abbandonarla da un momento all'altro: era sfinita.

« Draven, so che sei qui! Ti prego, smettila di nasconderti! Vogliamo solo aiutarti... » disse per poi appoggiarsi ad un tronco d'albero e lasciarsi scivolare fino al suolo.

« Vogliamo solo aiutarti... » ripetè con un filo di voce. Si passò una mano fra i capelli  scompigliati e chiuse gli occhi per cercare di recuperare le forze. Erano giorni che si trovava nella foresta e ancora non aveva trovato alcuna traccia di Draven... La stanchezza stava avendo la meglio e lei iniziava a domandarsi se venire lì non fosse stato uno sbaglio: possibile che la segnalazione fosse una trappola per attirarla lì? Forse Peter aveva ragione dopotutto...Restò così per qualche minuto, fino a quando non avvertí uno strano tremolio sulla coscia: era la sua mano. Non ne sembrò sorpresa e non esitò a fermarlo afferrando la mano tremolante con quella ferma. Sospirò e con aria turbata si massaggiò le tempie.

Sarah la osservava incuriosita, domandandosi il perché questa ragazza, questa Lilian, continuasse ad essere protagonista del suo sogno, quando lei neanche la conosceva. Esisteva veramente? O era frutto della sua immaginazione?

La ragazza in questione si alzò di scatto: aveva visto qualcosa dietro un cespuglio muoversi e udito uno strano rumore. La mano tornò a tremarle, ma stavolta non ci fece caso ed avanzó come se nulla fosse verso il luogo interessato. Quando fu abbastanza vicina tirò fuori un coltellino che teneva nascosto sotto la maglia nera; fece un respiro profondo e, prendendo coraggio, scostò le foglie del cespuglio. Sarah, che le stava accanto, si stupì più della ragazza nel vedere che, in realtà, lì dietro non ci fosse altro che un coniglietto spaventato il quale, nel vedere Lilian, era saltellato via più veloce della luce. La corvina tiró un sospiro di sollievo e allentò la presa sul coltello: era solo un coniglio... Un coniglio a cui sarà venuto un mezzo infarto, ma solo un semplice e innocuo coniglio.

« Pianificavi di squartare il poveretto, Lily? Oppure, oltre alla stanchezza, inizia a farsi sentire anche la fame? »

Lilian si voltò e sgranò gli occhi riconoscendo la voce: allora era vero. Mollò il coltello e corse nella direzione di Draven per abbracciarlo con tutta la forza che le rimaneva.

Sarah si pietrificò: anche se era un sogno vederlo di fronte a lei, così vicino, le faceva sentire le farfalle nello stomaco. Non sopportava lui avesse tutta questa influenza su di lei, perché la verità era che non se la meritava. Nel sogno poteva pure essere lì, ma nella realtà... Lui se ne era andato. Inspirò aria coi polmoni: ora non poteva pensare ai suoi sentimenti, altrimenti si sarebbe persa dettagli cruciali... Avrebbe dovuto gioire, probabilmente, d'altronde aveva appena scoperto che Lilian conoscesse Draven. Che fosse lui quello sulla spiaggia durante la cerimonia?

« Sei veramente tu! » esclamò la corvina con le lacrime agli occhi.

« E' passato così tanto tempo... Non ci speravo più sinceramente... Abbiamo trascorso gli ultimi sei anni a cercarti! Ogni volta che c'era una segnalazione noi ci recavamo sul luogo, ma... Tu non c'eri mai. Ormai avevamo perso tutti la speranza ed eravamo pronti ad arrenderci, quando un boscaiolo è andato alla polizia dicendo di aver visto un grande felino nel cuore della foresta.»

Lily si interruppe un attimo per riprendere fiato: la stanchezza accumulata negli ultimi giorni improvvisamente sembrava essersene andata, per far posto all'incontenibile emozione che si prova nel rivedere un caro amico dopo tanto tempo.

Eppure non riusciva a smettere di porsi una domanda, la stessa domanda che l'aveva tormentata in quegli ultimi sei anni e che esigeva un'immediata risposta.

« Perché te ne sei andato, Draven? Perché hai voltato le spalle al tuo villaggio, ai tuoi amici, a Ruby? »

Il nome di Ruby colpí Sarah come un fulmine a ciel sereno: quindi anche lei c'entrava in questa storia! A questo punto avrebbe scommesso anche su Lincoln. Ma perché Lilian aveva tenuto a precisare che Draven aveva abbandonato soprattutto Ruby?

Draven scrollò le spalle « Ho pensato sareste stati meglio senza di me.»

Sarah fece una smorfia al sentire quelle parole: allora faceva proprio parte della sua natura scappare. Subito dopo scosse il capo ricordando che il sogno sarebbe potuto essere un'invenzione.

Lilian fece un passo indietro e guardò Draven con compassione. Lo trovava... diverso. I suoi occhi tradivano un senso di colpa soffocato e un animo in tempesta. Cosa aveva fatto Draven in quei sei anni? Con chi era stato? Si era pentito? Lilian glielo stava per chiedere, ma Draven, dopo una lunga pausa, continuò con il suo discorso:

« Non mi merito la tua compassione, Lily, perciò non sprecarla per me. Sono successe tante cose dall'ultima volta che mi hai visto, io ho fatto cose... »

Lilian gli prese le mani con affetto e lo interruppe.

« Tutti fanno degli errori, tu non sei diverso. Ora usciamo da questa foresta, credimi,non ne posso più. »

Lui si liberò bruscamente dal suo tocco e le voltò le spalle. Sembrava teso, molto teso.

« Io sono diverso. L'hanno capito tutti quel giorno, durante la cerimonia dello spirito. Le loro facce quando hanno visto il mio animale guida... Non potrò mai dimenticarle. Erano terrorizzati, Lily... e la causa ero io. Avevo sempre sentito di essere diverso, ma fino a quel momento, mi rifiutavo di ammettere a me stesso la mia vera natura. Adesso, invece, l'accetto.» le ringhiò sgarbato, quasi arrabbiato.

Sarah non riusciva più a capire: da un lato aveva avuto conferma che fosse Draven quello che aveva visto in parte a Peter, ma dall'altro le sfuggiva tutta questa storia di lui che scappa dopo la sua cerimonia... Quindi quello che lei aveva visto sulla spiaggia, era successo sei anni prima di quell'episodio nella foresta? Sbuffò e roteò gli occhi. Tutto complicato!

Lilian si fece di nuovo vicino a Draven, azione che Sarah trovò sorprendente: al suo posto se ne sarebbe già andata, non per paura (forse), ma per sdegno piuttosto. Perché non volava via? Era un cigno d'altronde. Lei sembrava così affettuosa e gentile nei suoi confronti, mentre lui neanche voleva guardarla negli occhi. Di certo non era il ragazzo divertente e comprensivo di cui Sarah si era innamorata!

« Te ne sei andato per loro? Eri preoccupato di ciò che pensavano di te? Avevi noi, i tuoi amici! Ti avremmo sostenuto, lo vogliamo ancora fare! » gli disse Lilian intendendo ogni singola parola.

Lui le dava sempre le spalle e non sembrava disposto ad ascoltarla. Scosse il capo con decisione.

« Sei proprio una persona leale e coraggiosa, Lily, sempre a cercare di aiutare coloro che ami mettendoci tutta te stessa. Ma non puoi salvare chi non vuole essere salvato. E' troppo tardi ormai per tornare indietro: ho fatto la mia scelta. »

Lilian corrugò le sopracciglia non riuscendo a capire il comportamento di Draven. Le venne spontaneo indietreggiare di qualche passo: aveva la strana sensazione che qualcosa di brutto stesse per accadere.

Anche Sarah aveva la stessa sensazione e non riuscì a nascondere una certa preoccupazione per la sorte della giovane.

« Sei buona, ma uno dei tuoi difetti è sempre stato di essere abbastanza ingenua: ti fidi ciecamente degli altri, anche quando non te ne danno motivo. »

Mentre l'ascoltava, Lilian continuava a indietreggiare a piccoli passi: si sentiva in pericolo e stava cercando di avvicinarsi il più possibile al coltellino che prima aveva abbandonato incurante.

Draven seguiva imperterrito col suo discorso che iniziava ad assumere l'aspetto di una scenetta teatrale con l'unico obiettivo di intrattenere il pubblico, o in questo caso, di distrarre Lilian.

A lei mancavano pochi passi per riafferrare l'arma, forse ce l'avrebbe fatta dopotutto... O almeno questo era quello che Sarah si augurava. Ma ovviamente non successe: prima che Lilian se ne rendesse conto, da dietro agli alberi spuntarono fuori due uomini vestiti di nero, con sporgenti zanne affilate e occhi iniettati di sangue che l'afferrarono per le braccia. Sarah emise un grido nel vederli e cercò di avvertire Lilian, sebbene sapesse che lei non la poteva sentire. Urlava e urlava più forte nella speranza che qualcosa cambiasse, ma non c'era niente lei potesse fare: quello era un sogno e lei si sentì per l'ennesima volta impotente. Le lacrime avevano incominciato a scorrere senza che lei ne comprendesse il motivo... Perché si dava pena per una sconosciuta irreale in un sogno? A questo punto era ciò che sperava: che fosse frutto della sua immaginazione, poiché altrimenti Draven sarebbe stato il mostro che l'aveva tradita, senza scrupoli.

« Draven, aiutami! Non puoi lasciar che loro mi prendano! Tu sei mio amico! Mi conosci da sempre, forza liberami! Liberami e andiamocene da qui insieme! » lo implorava Lilian, con voce innocente e spaventata. Sarah non riusciva a guardare. E a quanto pareva neanche Draven... Non aveva neanche il coraggio di voltarsi... In confronto il coniglio di poco prima era intrepido.

« Draven, procediamo? » domandò uno dei due vampiri, uno che Sarah aveva già visto e di cui non avrebbe mai dimenticato il volto... Un viso ovale e un naso retto che uniti agli zigomi pronunciati e gli occhi scuri ( che a volte parevano rossi, come in quel momento) costituivano un perfetto aristocratico. L'aveva aggredita e l'avrebbe uccisa se non fosse stato per il paletto conficcato nel petto regalatogli da Draven. E ora quei due erano complici?

« Si, procedete. » rispose distaccato il ragazzo.

Lily scoppió a piangere. « Come puoi farmi questo? Sono venuta qui per te! Io...» I singhiozzi si erano fatti più forti e le impedivano di parlare. « ...Io non capisco... Cosa ho sbagliato? »

Da parte di Draven non arrivò risposta. Uno dei due vampiri, l'aristocratico a essere precisi, aveva fatto segno all'altro di potersela cavar da solo con la ragazza e, quindi, aveva iniziato a trascinarla verso chissà dove ( una prigione forse, pensava Sarah) . Lilian giustamente non sembrava essere propensa a collaborare e non perdeva occasione per dimenarsi e cercare di fuggire. I suoi occhi erano sempre lucidi e i singhiozzi sembravano inarrestabili. Si sentiva tradita, eppure non riusciva ad incolpare Draven per ciò che le stava accadendo: dava la colpa solo a sè stessa che, come una sciocca, un'ingenua, aveva dato per scontato che Draven volesse essere trovato e salvato. E ora quella che ne aveva bisogno era lei.

« Verranno a cercarmi » disse rivolgendosi a Draven col cuore in gola.

Lui mantenne la sua rigida posa.

« Che vengano. Troveranno ciò che cercano. »

Sarah gli lanciò l'ennesima occhiata carica di disprezzo. Era proprio un viscido senza scrupoli in quel momento; ma cos'è che troveranno? Neanche Lilian sembrava averlo capito, almeno non fino a quando il vampiro che la stringeva non le tolse la bella collanina d'oro con l'ala d'angelo e gliela gettó per terra.

« Ora mordile il polso e vedi di inzuppare bene la collana » gli disse l'altro vampiro con un risolino. Era sulla quarantina, carnagione caramello e lunghi, ricci capelli color pece con occhi del medesimo colore e una barba nera abbastanza lunga a completare il tutto. Dall'aspetto a Sarah pareva un pirata e quel sospetto fu in parte confermato dal suo parlare rozzo e irrispettoso.

L'aristocratico lo guardò incerto.

« E' davvero necessario? » chiese rivolto a Draven.

« Gli ordini erano di riportarla incolume e-» Prima che potesse aggiungere altro Draven gli disse brusco: « Mordila Victor Tournier, e non fare tante storie! Sei un vampiro da più di secoli ormai, non dovresti aver paura di versare un po' di sangue! »

Il vampiro, di fronte a quell'ordine perentorio rivolse una occhiata fugace a Lilian come se volesse scusarsi e poi fece come richiesto. Il sangue della ragazza iniziò a " inzuppare" la collana per gran gioia del pirata che aveva un sorriso meschino stampato in faccia, per non parlare di quegli occhi neri che erano diventati d'un rosso intenso alla vista del sangue. Sarah si sentiva male: non era abituata a tutto quel sangue e, soprattutto, a tutta quella violenza. Le sue emozioni erano in tumulto e il suo cervello stava per andare in corto circuito. Era un sogno... Doveva esserlo.

« Questo è sufficiente » disse Victor vedendo che Lilian incominciava a perdere i sensi.

« Bah, io ne farei scorrere un altro po'! Dai, scansati, faccio io. » contestò il pirata.

« Controllati e non fare l'idiota! Sta per svenire, guarda! » lo spintonò l'altro. Sembrava sentirsi veramente incolpa. Sarah emise l'ennesimo sospiro: in quel sogno tutti erano strani.

« Andatevene via, cavolo! Portatela al castello e svanite! Non ho tempo per i vostri litigi demenziali! » sbraitò Draven aggiungendo anche un "stupidi vampiri" quando i due se ne furono andati.

Sarah si avvicinò a lui disgustata; non si era mai voltato. Era ammirevole il suo coraggio, veramente, peggio del coniglio.

« Come hai potuto fare una cosa del genere? » gli chiese con gli occhi sempre umidi per il pianto.

« Era tua amica... Lily... E tu non ti sei fatto problemi a ingannarla... Non immagino cosa potresti fare a me, a questo punto. » gli disse, consapevole che non sarebbe giunta una risposta.

« Spero per te questo sia solo un'assurda invenzione del mio cervello Draven... Perché altrimenti non potrei più guardarti allo stesso modo...»

Draven girò il capo in direzione della ragazza e schioccò la lingua come se per qualche assurdo motivo avesse sentito le sue parole e volesse risponderle. Forse fu solo un'impressione o forse qualcun altro si nascondeva in quella foresta... In ogni caso, Sarah non ebbe modo di capirlo poiché una luce bianca l'accecò all'improvviso.

« Sarah, ehi...» le arrivò all'orecchio e subito dopo sentí qualcuno scuoterla per la spalla. Aprí piano gli occhi ancora impastati dal sonno e si massaggiò le tempie per via del leggero mal di testa . Si guardò attorno e vide una sala d'ospedale dalle pareti azzurre slavate e un lettino bianco con sopra distesa Harper, la quale stava riposando. Ricordò di come l'aveva trovata svenuta su quella spiaggia,  chiamato il 911 e di come era rimasta accanto a lei per tutta la notte, nonostante i medici le avessero assicurato che la ragazza stesse bene. « Un attacco di panico » le aveva detto la dottoressa « E' raro, ma a volte possono provocare anche svenimento: è una reazione di difesa psicologica che permette a chi subisce l'attacco di panico di "spegnersi "alla vista di qualcosa di sconcertante che il cervello non riesce ad accettare. E a quanto dicono i paramedici la sua amica sembrava veramente spaventata dopo essere rinvenuta pochi minuti dopo in loro presenza...Ha qualche fobia particolare che possa averlo provocato? Le era mai successo? » Sarah aveva scosso il capo piano.

La donna le aveva puntato addosso i suoi occhi azzurro ghiaccio e si era scostata un ricciolo biondo dalla fronte sfuggito al fermaglio. Alta, magra e da uno sguardo intimidatorio pareva aver l'aria di una che non scherza e che prende il proprio lavoro molto seriamente. Dall'aspetto avrà avuto quarant'anni e, nonostante le borse sotto gli occhi, conseguenza di un lavoro estenuante, Sarah aveva pensato che li portasse piuttosto bene. Aveva dato una spiegazione rapida, sintetica ed esaustiva ed adesso stava aspettando una risposta altrettanto efficace e veloce dalla ragazza, la quale però non sembrava in vena di aprir bocca. La dottoressa aveva sospirato e con lo stesso tono distaccato e freddo di prima unito al suo accento straniero le aveva detto: « Bene, qui abbiamo finito. Adesso la tua amica dormirà per un po' per via dei farmaci che in ambulanza le hanno somministrato per calmarla, perciò se vuoi puoi pure andare...In ogni caso, nella stanza c'è una comoda poltrona. Arriverci.  » Sarah l'aveva osservata mentre svaniva dietro l'angolo del corridoio dello stesso colore blu slavato della stanza in cui si trovava in quel momento...Di certo Harper avrebbe avuto un altro attacco di panico al suo risveglio vedendo quel colore orrendo, per non parlare del fatto che lei già di per sé avesse un'avversione per gli ospedali.

Sarah si stropicciò gli occhi e soffocò uno sbadiglio mentre finalmente si era decisa a voltarsi verso la persona che l'aveva svegliata: Ruby.

« Che ore sono? » le domandò ancora mezza addormentata.

« Le quattro del mattino. » rispose la ragazza con nonchalance. Sarah spalancò gli occhi: le quattro del mattino?! E perché mai l'avrebbe svegliata a quell'ora?! Ruby vedendo la sua reazione si affrettò a spiegare.

« Penso stessi facendo un incubo: eri agitata, sudavi e farfugliavi strane cose nel sonno... In più continuavi a ripetere un nome: Lilian.  » Tacque un momento, turbata. « Ho creduto che svegliarti fosse la cosa migliore. »

« Oh, capisco. Si, in effetti stavo facendo un sogno... un incubo... piuttosto strano. Grazie per avermi svegliata. »

« Figurati. Vuoi parlarne?  » le chiese sempre con un'aria inquieta. Dov'era svanito il sorriso di Ruby?

Sarah esitò un attimo e poi scosse la testa.

« Preferirei di no... Tutto ciò di cui ho bisogno adesso è un po'd'aria.  »

« Capisco, vai pure. Sto io qui con Harper. »

« Grazie, Ruby. E' stato molto gentile da parte tua venire, non eri obbligata...» le disse Sarah mentre si alzava dalla non-così-comoda poltrona di cui le aveva parlato la dottoressa straniera.

« Ero andata a casa, ma continuavo a chiedermi come Harper stesse e così sono venuta a vedere di persona...Anche perché sapevo che i suoi genitori fossero via per lavoro e che Kaden fosse troppo occupato a ridicolizzarla sui social media per venire. »

Sarah che era ormai sullo stipite della porta quando si volto di scatto sconvolta.

« Ridicolizzarla?»

Ruby fece un respiro profondo. « Quando Harper si era ripresa dallo svenimento aveva iniziato a urlare, ricordi? Ecco lui, che puntualmente era in prima fila per vedere sua sorella in barella, si era messo a filmarla e ha pubblicato il video su instagram con qualche ritocchino. 'Perfino una regina può diventare la matta del villaggio e nel nostro caso abbiamo una vera schizzata. Credetemi, meglio starle alla larga.' Ha commentato poi sotto. »

Sarah era diventata rossa di rabbia: sapeva che Kaden fosse uno sbruffone, narcisista e ipocrita, ma questo era troppo! Diffamare la sua stessa sorella! Non pensava sarebbe mai arrivato a un tale livello.

« E' il più popolare della scuola, tutti vedranno quel video e sicuramente rideranno di Harper e inizieranno a prenderla in giro come ha fatto lui! » Sarah si copriva il volto con le mani e faceva respiri profondi per mantenere la calma.

« Forse è meglio non dirlo subito ad Harper... » aveva suggerito Ruby che si sentiva tremendamente in colpa per l'accaduto. Se Harper non si fosse trovata un lupo parlante davanti di certo tutto quel casino non sarebbe successo... Si morse il labbro inferiore: sapeva che al suo risveglio avrebbero dovuto parlare dell'accaduto, ma aveva paura Harper reagisse di nuovo male.

« Lo scoprirà comunque non appena tornerà a scuola... Sarà sulla bocca di tutti...»

« Beh, nel frattempo non diamole troppi pensieri. »

Sarah annuì e dopo aver fatto l'ennesimo sospiro disse: « Ora esco, sento che ne ho ancora più bisogno di prima.  »

Ruby non ebbe il tempo di replicare che Sarah se ne era già andata. Si lasciò sprofondare allora nella poltrona accanto al lettino di Harper e permise ai pensieri di susseguirsi uno dopo l'altro, arrivando di nuovo al nome di Lilian, a quell'immediata tristezza che si portava dietro e, stavolta, non riuscì a trattenere una lacrima.

Sarah a passo spedito era quasi arrivata all'uscita. L'unica cosa che voleva in quel momento era respirare un po' di aria fresca per schiarirsi le idee: tra il sogno su Lilian e il video di Kaden ne aveva fin sopra i capelli. Per non parlare della bambina bionda fluttuante che aveva visto a Faith Lake, Draven sparito, Peter irraggiungibile, quella strana discussione con Lincoln, sua madre strana, le storie di Elaine Whitmore, il caso di Mia Young ancora irrisolto, i sospetti sempre presenti su Jenny e, perché no, anche Seth Gray che, anche se nell'ultimo periodo non si era molto fatto vedere, era sempre in grado di far venire i brividi. Possibile che i problemi si presentino sempre tutti insieme e mai uno alla volta?! Fino a qualche mese prima la sua vita era perfettamente e stupendamente normale, mentre ora era diventata un disastro! Si disse che forse stava esagerando e facendo la questione più grande di quanto fosse, ma il fatto era che aveva un disperato bisogno di sfogarsi, anche se solo mentalmente...Perché sì, da quando Draven non si faceva più sentire ora non aveva più nessuno che potesse ascoltarla, crederle e aiutarla con i suoi problemi.

L'aria fresca di novembre le era finalmente entrata nei polmoni ed era riuscita in parte a placare il suo animo agitato. Aveva emesso vari respiri profondi e chiuso gli occhi per apprezzare ancora di più il respiro autunnale.

Era in momenti come quelli che avrebbe desiderato che aprendo gli occhi, la realtà le inviasse un segno che le facesse capire di essere sulla giusta strada, così come facevano i sogni. Realtà e sogni, verità e invenzione...Era veramente così netto il confine tra di loro?

Sarah sentì l'abbaio di un cane. Aprì gli occhi confusa e si vide passar davanti un pastore tedesco che in tutta tranquillità varcò la porta scorrevole dell'ospedale e vi entrò. Si stropicciò gli occhi un paio di volte, onde evitare di star ancora sognando e non essersene resa conto, ma solo per giungere alla conclusione che un cane senza padrone era di sua spontanea volontà appena entrato in un ospedale.

« Certo che ne succedono sempre di più strane... Com'è che si dice? Attento a ciò che desideri? Beh, questo è proprio il mio caso allora. Un pastore tedesco... In ospedale... Volevo un segno, no? Meglio seguirlo e vedere dove va. »

Sarah si affrettò per stargli dietro e lo osservò mentre scodinzolando di qua e di là e trotterellando con una certa allegria sembrava essere diretto verso un luogo preciso. I pazienti e le infermiere che lo vedevano erano sconcertati e reagivano tutti con lo stesso grido stridulo accompagnato da un « C'è un cane! C'è un cane! Portatelo fuori! ». Sarah provava un certo sollievo nel vederli reagire così: almeno non lo vedeva solo lei. Il cane, però, proseguiva tranquillo con la lingua fuori, come se avesse corso, ed evitava abilmente ogni tentativo di cattura. Giunto davanti alla stanza 310 si fermò di scatto e stette immobile per qualche secondo. La sua coda aveva smesso di agitarsi tanto velocemente e le orecchie si erano abbassate; aveva un'aria...triste. Entrò nella stanza e si avvicinò al lettino della paziente appoggiandoci sopra il grosso muso peloso e toccandole il braccio con il naso umido e nero. I suoi occhi la fissavano con intensità, speranzosi che lei presto si sarebbe svegliata e riconosciuto il suo fedele amico, eppure più le stava accanto e più si rendeva conto che non sarebbe successo. Il cane allora iniziò a mugolare e Sarah riconobbe in lui il dolore di una persona che piange perché sa che il proprio caro potrebbe non risvegliarsi mai più.

Vide passare per di lì Dorothy Jackson, una sua amica infermiera sulla cinquantina e abbastanza in carne dalla carnagione scura. Non sembrava aver notato che un cane fosse appena entrato nella stanza di un suo paziente, ma forse era meglio così... Dorothy era ossessionata dai cani e non l'avrebbe più lasciato andare altrimenti.

« Hey, Dorothy » la salutò Sarah gentilmente e subito fu ricambiata dall'ampio sorriso della donna.

« Bambina mia, come stai?! Era da tanto che non ti vedevo da queste parti, grazie al cielo aggiungerei... Comunque, tutto bene? Oh, e ti ho già detto mille volte di chiamarmi Dory. E' più corto e suona bene... In più mi ricorda quella simpatica pesciolina di Nemo che come si chiamava...? Ah, si certo, che sciocca! Dory! Mi sto perdendo in mille parole di nuovo... Come mai sei qui? Stavolta giuro che ti lascio parlare. »

Sarah fece una risatina e poi schiarendosi la voce rispose alla domanda intanto che ne aveva l'occasione.

« Harper ha avuto un attacco di panico e sono rimasta con lei. »

Dorothy strabuzzò gli occhi neri già di per sé molto grandi « Ohhh, mi dispiace. Deve essere un brutto periodo per la sua famiglia... Tra lei e la nonna, la cara Elaine, entrambe in ospedale... »

Sarah sentì un'improvvisa morsa allo stomaco. La nonna di Harper in ospedale? No, impossibile, doveva aver capito male.

« Scusa Dorot...Dory...Cosa hai detto? »

« Elaine è stata portata in ospedale da noi qualche giorno fa...E ' proprio in questa stanza, la 310. » spiegò indicandola. Sarah guardò meglio la paziente che aveva appreso essere la signora Whitmore: il suo viso era coperto dai ricci capelli ormai bianchi e dal grosso muso del cane.

« Yvette, la sua badante, dice che ha avuto una crisi molto forte: l'ha aggredita e adesso la poveretta deve girare con un livido enorme sul braccio per via delle percosse del bastone di Elaine. Non riusciva a calmarla in alcun modo...ed era già la quinta volta in due giorni...Sinceramente non so se ricoverarla in ospedale e strapparla così brutalmente al suo ambiente sia la cosa migliore, ma almeno qui, sì voglio dire, sappiamo come gestire eventuali crisi. Povera cara Elaine, una così brava donna... Non se lo merita...Oddio spero di non fare la stessa fine un giorno, ma d'altronde potrebbe capitare a tutti... » continuò Dory.

La ragazza si passò una mano fra i capelli: ci mancava solo questa. Adesso anche la signora Whitmore era in ospedale! « Harper lo sapeva? »

Dorothy annuì dispiaciuta « E' venuta anche a trovarla. Mi spiace non ti abbia detto nulla, ma lei non è mai stata molto aperta in queste cose... Penso se ne vergogni...Io gliel'ho detto di parlartene ma...Aspetta, quello è un cane? O, ma che carino! Cosa ci fai qui? Vieni bel cagnolone, vieni da me! Elaine aveva un cane? » chiese l'infermiera realizzando finalmente la presenza del pastore tedesco.

Sarah scosse il capo « Mai avuto uno a quanto ne so io. »

« Certo che è proprio strano sia venuto proprio da lei tra tutti i pazienti, non trovi? »

Il cane lasciò il capezzale della nonna di Harper in quel momento e si avvicinò a Sarah. I suoi occhi scuri e profondi incrociarono quelli della ragazza e sembrarono volerle dire qualcosa. Lei si piegò per essere alla sua stessa altezza e vide appesa al collare rosso una medaglietta con sopra scritto 'Atlas'.

« Si chiama Atlas » comunicò Sarah a Dorothy la quale sembrava morire dalla voglia di saperlo.

« Come la prima vertebra della colonna vertebrale! O forse il padrone pensava all'atlante di geografia quando gli ha dato il nome? »

Sarah, che non aveva interrotto il contatto visivo con Atlas, sorrise ai commenti di Dorothy « A me piace pensare che l'abbia chiamato così in nome del grande gigante Atlante che sosteneva il mondo sulle proprie spalle. »

Atlas mosse lievemente la coda sentendole dire quelle parole: sembrava approvare.

Dorothy scrollò le spalle « Bah, personalmente preferisco la teoria della vertebra. »

Il cane alzò le orecchie: evidentemente aveva sentito qualcosa. Diede un'ultima occhiata a Sarah e poi si mise a correre fuori dall'ospedale con gli addetti alla sicurezza alle calcagna.

« Lo ripeto, è un cane moooolto strano quell'Atlas. »

Sarah fece un sorriso storto. « Ormai cosa non lo è a Grimold Hills. »

Ciao a tutti! 💜
Eccomi tornata con un nuovo e piuttosto lungo capitolo! Ditemi, vi è piaciuto? Stavolta il sogno di Sarah sembra aver rivelato qualcosa di più riguardo al luogo da cui proviene quella piccola, bionda e fluttuante bimba che la nostra protagonista ha visto a Faith Lake... E' così che abbiamo finalmente scoperto chi fosse la ragazza amata da Peter (la bella Lilian) il cui pensiero, se ricordate, gli aveva impedito di baciare Harper. Poi c'è Draven, l'ammaliante ragazzo di cui ancora non si hanno notizie, ma che presto tornerà a tormentare Sarah, come d'altronde già sta facendo in sogno. Che ne pensate del suo comportamento? Tra il messaggio inviato a Jenny, o Quinn è uguale, e il suo ruolo nel sogno non sembra esattamente un angioletto... Verità o invenzione? Hehe, lo scoprirete, anche se sono certa che qualcuno ha già le sue teorie😏😏
E per ultimo c'è Atlas che appunto chiude il capitolo...Ve l'avevo detto che sarebbe saltato fuori! Qualche idea sul perchè sia andato proprio da Elaine Whitmore?
Come starete notando i capitoli diventano sempre più lunghi, ditemi preferite così oppure volete che ve li divida in due parti?
Bene, credo questo sia tutto. Ora vi lascio andare altrimenti finisco per fare concorrenza a Dory...🤭
Al prossimo capitolo!

⚜️KV⚜️

P.S. Scusate l'orario😅

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