BLOOD ISSUE [vkook]โœž (Wattys2...

By ahraquel

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tratto dalla storia: Scendo fino al suo collo, leccandolo e lasciandovi freddi baci e mi rendo conto che fors... More

๋‘˜- nice to meet you.
์„ธ- another world.
๋„ค- bite.
๋‹ค์„ฏ- sex sex sex.
์—ฌ์‚ฟ- how to kill a vampire.
์ผ๊ณฑ- escape.
์—ฌ๋‹ฏ- mirror/part two.
์•„ํ™‰- rumors.
์—ด- betrayal.
์—ดํ•œ- trap.

ํ•œ- mirror.

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By ahraquel

«Credevo di essere al sicuro qui.

Inizia tutto nel modo più tranquillo possibile.

Sono circa le nove di sera, sono nella metro e sto tornando a casa dopo aver trascorso una lunga giornata nel centro di Seoul con i miei amici.

Ho comprato molte cose, tra cui maglioncini, pantaloni, accessori e tanto tanto cibo e forse ho speso troppo.

Provo continuamente a dormire, appoggiando la testa al sedile e rigirandomi in tutti i modi possibili. Ma niente da fare. Mi sento come osservato.

Alzo la testa e mi metto bene a sedere, avvicinandomi tutte le buste per evitare che il contenuto si sparpagli a terra.

Nel farlo, noto un ragazzo seduto due sedili avanti a me. Magro, capelli ondulati e talmente chiari da sembrare bianchi, occhi di un marrone intenso, quasi rosso. Labbra di un colore simile a quello di una rosa e pelle bianca latte.

Ha la testa china sul telefono e solo ogni tanto alza lo sguardo e sembra come se i suoi occhi vogliano entrare nei miei. Mi piace questa sensazione.

Arrivo alla mia fermata e sono circa le nove e trentacinque. Scendendo, cerco impacciatamente di prendere tutte le buste, senza far cadere nulla e senza dimenticarne nessuna.

La metro si ferma, le porte si aprono ed io riesco miracolosamente ad uscire un secondo prima che si richiudano. Mi rendo conto però, che nella fretta, dalla mia busta mi sono caduti degli occhiali costosissimi. "Fanculo!" ringhio, sbattendo un piede a terra.

Chiamo mio padre per farmi venire a prendere alla stazione ed arriva dopo circa venti minuti. Non so se rivedrò mai quel ragazzo e neanche se riavrò indietro i miei occhiali.

Entro in macchina, "Com'è andata?" Mi stringo nelle spalle, "Bene."
"Il viaggio di ritorno è stato tranquillo?"

Annuisco.

"Ero un po' preoccupato, dato che eri solo."

Faccio spallucce. Non mi va di rispondergli, sto ancora pensando a quel ragazzo. Al suo sguardo penetrante, ai suoi capelli lucenti quasi come le stelle che sto fissando ora e alle sue labbra rosse e piene.

Vorrei tanto rivederlo. "Sei pensieroso?" Annuisco di nuovo. Mio padre sorride e scuote la testa. Per la strada vedo le mille luci dei lampioni riflettersi nell'acqua delle piccole pozzanghere, le macchine in coda e sento i clacson fastidiosi suonare insistentemente.

Come sempre, d'altronde. Niente di nuovo, la solita monotonia.

Arriviamo a casa e scendo dalla macchina tenendo in mano a fatica tutti i miei pesanti acquisti. "Papà, mi aiuti?" ora è lui a non aver voglia di rispondere. Lo odio quando mi fa le cose per dispetto.

Devo quindi portare tutto da solo fino alla mia cameretta. Appena arrivato, getto a terra le buste e mi stendo sul letto, esausto. I miei capelli castani si sparpagliano su tutto il lenzuolo ed inizio a sentire talmente tanto caldo che decido di spogliarmi.

Mi tolgo la canottiera e i pantaloni, rimanendo in mutande. Sentivo i mille tatuaggi fasciarmi completamente il corpo, e mi sentivo meno spoglio. "Vediamo cosa c'è in tv." la accendo.

«Buonasera e benvenuti nell'edizione speciale del TG. Oggi, alle ore 21:40 una delle linee della metropolitana di Seoul ha smesso di funzionare,»

"Merda." esclamo, sollevando di scatto la testa dal cuscino.

«Uno dei mezzi si è inspiegabilmente bloccato. I soccorsi sono giunti in pochissimo tempo ed hanno constatato che fortunatamente stanno tutti bene, ma è accaduto un fatto molto strano, a voi le immagini:»

Sullo schermo appare quella che sembra essere la sagoma di una persona e che, qualche immagine dopo, scompare praticamente nel nulla.

"Ma che cazzo...-" sibilo.
Sento dei passi veloci provenire dalle scale che si avvicinano alla mia stanza e poco dopo la porta si apre, "Ehi, Kook, hai sentito la notizia?"
Annuisco profusamente con un'espressione preoccupata, guardandolo negli occhi.

"Sei stato fortunato, è successo davvero pochissimo tempo dopo che tu sei-"

"Sì, papà, lo so..." lo blocco, leggermente sconvolto, "Però fortunatamente nessuno si è fatto male..." aggiungo, sospirando.

"Beh, certo. E hai sentito anche di quella persona scomparsa nel nulla? Le foto le ha scattate un mio amico che si trovava nella metro in quel momento." Annuisco, ancora più sconvolto. Continuo a domandarmi se quel ragazzo stia bene, se abbia assistito a tutto quello. "Pa', ora esci, voglio stare solo..." sentenzio, mettendomi a sedere sul letto e scompigiandomi i capelli. "Va bene." esce, chiudendosi la porta dietro.

Ho davvero voglia di rivederlo. È come se con quegli sguardi e con quei mezzi sorrisetti mi abbia totalmente rapito. L'unico problema è che non so minimamente come fare per potermi trovare di nuovo faccia a faccia con lui.

Il mio telefono si illumina per mostrarmi una serie di notifiche e deduco che forse è da un po' che vibra senza che io lo abbia notato.

    Coglioncello     ]
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Apro la chat, curioso di sapere cosa voglia.

Coglioncello
«Ho sentito la notizia. Stai bene?

«Kook, cagami. Dimmi che sei sceso prima che succedesse.

«Cazzo mi stai facendo preoccupare.

«Oi.

«Oh!

«Ma. vu o, iri spondere??!

«Jungkook, Gesù Cristo.

«TI MUOVI A RISPONDERMI.

«Ei, Yoongi, tranquillo. Sono qui e sto bene!

«Vaffanculo. Mi hai fatto preoccupare VUOI MUOVERTI A RISPONDERE QUANDO TI SCRIVO?
__

Rido alla sua ossessiva premura e poggio il telefono sul comodino per poi provare a chiudere gli occhi per riposarmi un po' e cercare di distrarre la mente dal pensiero fisso di quel ragazzo.

Dormo ormai da mezz'ora, quando il telefono inizia a vibrare e cattura la mia attenzione. Mi giro su un fianco e allungo un braccio verso il comodino per prenderlo.

Trovo due notifiche da un numero sconosciuto, molto facile da ricordare perché composto semplicemente dagli stessi numeri, ripetuti più volte.

Unknown
«Sei figo, mezzo nudo, ma ho più addominali io, ahah.

«Ti vedo che stai dormendo e sei anche piuttosto bello ma forse è ora di svegliarsi, che dici?
__

Il sangue mi si congela e sgrano gli occhi, continuando a fissare lo schermo del mio cellulare. 'Ti vedo'?

Decido di non rispondere. Non capisco chi sia e come faccia a vedermi. Fuori dalla finestra non c'è nessuno, o almeno lo spero.

Mi alzo dal letto in due secondi e mi ci avvicino, scansando la tenda bianca di seta. Non vedo nessuno.

Improvvisamente, un altro messaggio da quello sconosciuto.

Unknown
«Stai guardando dalla parte sbagliata.
__

Come fa a sapere dove sto guardando?

Mi volto di scatto, pensando che si possa trovare dietro di me, proprio come accade in ogni film horror che si rispetti, ma non è così prevedibile. Ancora un altro messaggio.

Unknown
«Hai sbagliato ancora. Diavolo, che noia. Dai, trovami in fretta.
__

Quel presunto gioco si sta facendo interessante ed ora la curiosità sta iniziando a sovrastare la paura. Sono voglioso di sapere chi fosse.

Insomma, so per certo che abbia delle mani, degli occhi e un telefono. Esco dalla finestra e mi guardo intorno, senza badare al fatto che io sia ancora in mutande.

Sento per giunta un fischio da parte del mio fastidioso vicino, gay, che è sempre stato cotto di me e lo guardo con un'espressione irritata. Lo odio profondamente. Quando eravamo piccoli, molto spesso giocavamo insieme perché i nostri genitori erano amici ma, a dirla tutta, non mi sono mai divertito con lui. Gli piaceva solo stuzzicarmi il punto debole per poi scappare via come un coglione, lasciandomi lì, in preda all'imbarazzo.

Mentre ripenso a tutto quello, mi volto verso di lui e gli alzo il terzo dito.

Arriva ancora un altro messaggio.

Unknown
«Cazzo, ma dormi in piedi?
__

Sento l'impulso di ridere a quel messaggio, così mi lascio andare. Ora, però, mi sento riempito da una sensazione simile all'ansia, che trasale lungo il mio petto.

Ma dove cavolo è?

Faccio un giro completo intorno a me ed ispeziono attentamente ogni angolo della camera.

Unknown
«Ti do un indizio... Guardati allo specchio.
__

Non ne ho nessuno vicino in questo momento e non voglio allontanarmi per andare in bagno perché nel bagno si può facilmente uccidere una persona, ad esempio affogandola nella vasca, oppure scaricandola nel water;

quindi, dopo queste macabre considerazioni, decido di specchiarmi nel vetro della finestra. Ma non appena lo faccio, mi pento immediatamente di aver ascoltato i suoi ordini.

"Che cosa..."
Non vedo me, nello specchio.

Com'è possibile...? Il ragazzo della metro, quello al quale poco tempo fa non riuscivo a smettere di pensare, ora ha rubato il mio riflesso nella mia finestra. "C-chi sei...?" non mi arriva un altro messaggio stavolta, ma sento la sua voce dritta in un orecchio, forte e chiara. "Ti guardavo, oggi." rabbrividisco.

Non mi sono sbagliato, è proprio lui. "Anch'io ti guardavo. Ma forse eri troppo bello per essere normale."

Sento una mano fredda sul collo; il mio corpo inizia a tremare e le ginocchia mi reggono a stento. Mi sento svenire. Non capisco cosa stia succedendo. Posso ancora vedere il suo riflesso e quindi tenere d'occhio come si muove e ciò che fa al mio corpo invisibile.

"M-mi dici come ti chiami, almeno?" non riuscire a vedermi è la cosa più disturbante che io abbia mai provato. "No. Ma questi credo siano tuoi." sussurra nel mio orecchio e mi porge gli occhiali che mi erano caduti dalla busta mentre scendevo.

È lui davvero, ora non ho più dubbi.

La porta si apre di colpo. "Ehi Kook, se hai fame ti preparo qualcosa da mang-..." Si blocca non appena mi vede immobile davanti alla finestra, di spalle e con le ginocchia semiaperte, che tremavano.

Lui scompare in una frazione di secondo e ora riesco di nuovo a vedere il mio riflesso. Non avrei mai pensato di avere quel colorito e di essere in quelle condizioni.

"Pa'..." Entra velocemente e mi fa voltare prendendomi per le spalle, "Jungkook, che succede?" poi mi scuote per tentare di farmi reagire. Sono immobile.

Sono sicuro che lui non possa vedere quel ragazzo, dunque non gli racconto nulla di ciò che mi è successo, perché sapevo bene che non mi crederebbe mai e che cercherebbe in ogni modo di trascinarmi da uno psicologo.

"Niente. Non è successo niente, tranquillo..." mento, fingendo un sorriso e poi mi siedo sul letto. Lo guardo negli occhi, "Cosa mi stavi dicendo quando sei entrato?" cerco di sdrammatizzare.

"Che, se hai fame, ti preparo qualcosa."

"Oh, sì, grazie. Del kimchi andrebbe benissimo." annuisce e, con un sorriso, torna al piano di sotto per preparare ciò che gli ho chiesto.

Ancora incredulo, mi stendo sul letto. Il mio cuore batte veloce e non riesco a calmarmi. Improvvisamente, uno spiffero d'aria fredda entra dalla finestra e non sono mai stato tanto terrorizzato in vita mia.

Cosa sta succedendo sta sera? E com'è possibile che io sia riuscita a vedere il suo riflesso e non il mio?

Il mio cervello non riesce ad elaborare una fottuta spiegazione. Tremo ancora e non sono in grado neanche di infilarmi un pantaloncino.
Il telefono squilla nuovamente ma stavolta faccio un po' di fatica a prenderlo.

Unknown
«Ti lascerò i miei segni.
__

Cosa intende per 'segni'? Forse vuole uccidermi, o torturarmi fino alla morte... Ma questo non posso saperlo. So solo che la sua voce nelle mie orecchie mi aveva scatenato una sensazione strana mai provata prima.

Forse tutto questo mi piace.

Mentre mio padre mi prepara da mangiare, penso bene di infilarmi un pantaloncino, quindi ne prendo uno a caso dal cassetto.

Afferro il telefono e, in fretta, compongo il numero di Yoongi, che risponde dopo neanche due squilli.

«Jungkook!

«Tu non hai idea di cosa cazzo mi sia successo.

«Racconta!

«Allora... Subito dopo la notizia della metropolitana, al TG, mi sono arrivati due messaggi da uno sconos-

D'un tratto, il telefono smette di funzionare.
"Yoongi? Ci sei? Pronto?" allontano il telefono dal mio orecchio e noto un grosso alone verde scuro al centro dello schermo. "Cristo, ma che cosa..." Lo getto sul letto, spaventato.

Poi, di nuovo un brivido. Sono seduto sul letto e sento un respiro freddo sul mio collo seguito da delle mani che cercano di coprirmi gli occhi. Non ho il coraggio di muovermi e ad un certo punto i miei occhi, da dietro, vengono coperti come da un velo nero. Sussulto.

"C-che cosa vuoi? Ti prego, n-non farmi del male..." Le sue mani scivolano, con tocco delicato, fino alle mie spalle, poi fino alle clavicole ed infine arrivano alla base del collo. "Non voglio mica farti del male."

Ora ci vedo di nuovo. Mi giro di scatto e lo vedo. La sua bellezza disarmante riesce a togliermi il fiato e rimango completamente incantato a guardarlo, per un po'. "Ciao." mi dice, sollevando un solo angolo della bocca in un sorriso. "C-ciao." balbetto.

I suoi occhi mi guardano di nuovo, allo stesso modo. Sembra quasi vogliano rubarmi l'anima. Guarda il mio collo e si lecca le labbra che, rispetto a quando le ho guardate in metro, ora sono decisamente più rosse. Sembrano quasi bagnate col sangue.

Non riesco a togliergli gli occhi di dosso.
È apparso completamente dal nulla nella mia camera ed ora è seduto dietro di me, attaccato alla spalliera del letto con me, seduto tra le sue gambe.

Sospira e mi solletica passando un dito lungo la mia spina dorsale, fino ad arrivare al fondoschiena, dove si ferma.

Ripete questo movimento per diverse volte ed è talmente rilassante che chiudere gli occhi mi viene spontaneo. Le mie gambe iniziano a tremare e faccio cadere la testa all'indietro, che finisce sulle sue spalle.

Apro gli occhi e lui mi guarda dall'alto per un altro misero istante. Non smette di muovere il dito lungo la mia schiena. Non ci sto capendo nulla, ma è così bello che non riesco a fermarlo. Intreccia le sue gambe alle mie e mi stringe, forse troppo forte, a lui.

"JUNGKOOK! È PRONTO IL KIMCHI!" Sento la voce di mio padre provenire dalla cucina, al piano di sotto. Dovrei alzarmi e rinunciare a quel fantastico momento. "D-devo scendere..." sibilao, ancora in preda al piacere.

Mi stringe la coscia, quasi conficcandovi le unghie, "Non abituarti a tutta questa dolcezza." Faccio un lungo respiro, seguito da un piccolo movimento con la testa e mi alzo dal letto. Mi volto per guardarlo di nuovo e lui non c'è più.

Sospiro ed esco dalla camera, chiudendomi dietro la porta. Scendo velocemente le scale ed arrivo in cucina, dove trovo mio padre ad aspettarmi. "Grazie, pa'!" mi sorride e va ad allungarsi sul divano a guardare quei noiosi programmi di cucina alla TV.

Mi siedo e mangio talmente in fretta che per poco non mi strozzo, e tutto questo solo per poter tornare in camera e provare a dormire fino al giorno successivo e capire se in realtà quel ragazzo io lo abbia solo sognato. Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso la mia camera, "Per favore, metti la ciotola a lavare, Kook. Te lo dico sempre!" urla papà dal salotto, bloccandomi.

"Dai, pa' che palle. Voglio andare in camera."

"Ma che ti costa? È solo una ciotola."

"Ma non ne ho voglia." roteo gli occhi.

"Non devi mica lavarla."

Sbuffo, torno in cucina ed apro la lavastoviglie, chinandomi verso di essa per metterci dentro quella maledettissima ciotolina. Mi alzo e il mio sguardo cade automaticamente sulla finestra.

Sussulto per lo spavento ed indietreggio di due passi, mentre mi strofino gli occhi e cerco di convincermi che ciò che sto vedendo, in realtà non sia vero.

"PAPÀ! VIENI QUI!" urlo un po' agitato, muovendomi sul posto in maniera del tutto scomposta. Mio padre accorre alla velocità della luce e per poco non inciampa nei suoi stessi piedi. Ansimando, arriva in cucina e mi trova immobile davanti alla finestra, a guardare fuori. "Cosa cazzo è successo?" chiede a voce alta, preoccupato.

Probabilmente pensa che io abbia problemi con le finestre.

Mi giro velocemente verso di lui e mi nascondo dietro di lui, cercando di indicargli il vetro con un dito.

"Kook, io... Io non vedo nulla..." mi dice, allontanandomi per guardarmi negli occhi. Sono seriamente preoccupato.

"Papà, c'è del sangue sul vetro. È una scritta." sentenzio, "Kook, io non vedo niente."

Sgrano gli occhi e mi giro fulmineamente verso la finestra. "Che cazzo... Ti giuro che c'era!" il battito aumenta e le mie guance iniziarono ad andare a fuoco dall'imbarazzo.

"Oh, dai, vai a dormire. Ci penso io qui." mi dà una tenera spinta, ridendo.

Annuisco e me ne torno in camera per provare a stendermi e, magari, anche a dormire. Continuo a pensare a quella maledetta scritta... 'DA ORA SEI MIO.'

Certo, ci mancava solo quello per chiudere in bellezza la giornata.

Mi getto a peso morto sul letto e i miei occhi si chiudono involontariamente, forse per la stanchezza eccessiva.

Il mio telefono vibra. Non gli do peso. Vibra molte altre volte, ma ora voglio solo dormire e, con soddisfazione, riesco perfettamente ad ignorarlo e a cadere in un sonno talmente profondo, che neanche lo schianto di una supernova potrebbe rompere.

\\\\
SPAZIO AUTRICE

aiutooo raga, grazie mille per le 200 letture.
i purple u🥰

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