Heart's in right side

By Anya_Tara

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Todoroki sfugge allo sguardo rosso che gli si posa addosso di sfuggita, a quell'angolo delle labbra impunemen... More

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By Anya_Tara

C'è qualcosa che non va.

E no, non si tratta semplicemente del fatto che una volta tanto, non si è ritrovato le mani lunghe di Kaminari a tormentargli la punta della coda, il giorno prima. Un'attenzione che di solito lo infastidisce, ma appena un pochino, tanto ci si è abituato; quasi non ci fa più caso. Spesso si volta e lo trova lì che giocherella da chissà quanto tempo e nemmeno se n'era accorto finché non lo aveva visto. 

Ma non di recente: anzi, l'ha redarguito in modo piuttosto brusco l'ultima volta, anche se il compagno non se n'è dato  per inteso, e alla prima distrazione eccolo di nuovo lì. 

In effetti da un po' ha iniziato ad essere distratto anche lui, Ojiro Mashirao; ovvero, lui vorrebbe continuare ad essere diligente come sempre ma la sua mente ha preso a soffermarsi su alcuni particolari trascurando tutto il resto, in modo del tutto involontario, quasi come se non ne possedesse il completo controllo.

Sbuffa, scalciando via la trapunta. Il riscaldamento è acceso, ma non è quello a fargli sentire quel caldo improvviso che risale fino alla faccia.

Lancia un'occhiataccia alla sveglia, nemmeno fosse colpa di quella se non dorme.

Nel tentativo di mettere ordine nei suoi pensieri, riavvolge il nastro dei ricordi fermando all'inizio di tutta quella strana storia.

E' passato meno di un mese a conti fatti.

Tuttavia sembrano lontanissimi quegli istanti.

E insieme vicini, tanto da poterli quasi toccare se solo tende la mano.

" Midoriya è un buon compagno. Un bravo ragazzo, e un ottimo amico, oltre che uno degli aspiranti Eroi con più potenzialità.

Per cui si sente un tantino stranito nel vederselo arrivare tutto rosso in volto, che gli porge un bigliettino.

<< E ... ecco. Tieni >>, mormora agitatissimo.

<< Cos'è? >.

<< Leggilo >>.

Mashirao guarda ancora il foglio ripiegato senza capire, né accennare a prenderlo.

Per un istante un dubbio gli passa nel cervello. << Ojiro ... per favore. Prendilo >>, insiste Izuku, ora più violaceo che rosso.

Il biondo alla fine cede. Se non altro per risparmiare un attacco di panico al povero Midoriya. << Devo leggerlo davanti a te? O vuoi che lo faccia dopo, in classe? >>, chiede.

Midoriya si fa ancora più purpureo. Le orecchie sembra stiano per andargli in fiamme. << Co ... come vuoi. Però ... se mi dai risposta adesso ... è meglio, sì >>.

Ojiro sospira. Si fa forza e apre con attenzione la pagina strappata da un quaderno.

Spalanca gli occhi, esterrefatto.

Di sicuro non è quello che si aspettava.

<< Ma è uno scherzo? >>, sbotta, appena scorse le prime due righe.

<< N ... no >>.

Mashirao tace. Non continua a leggere, tanto gli sembra inverosimile il messaggio.

Lì per lì ha voglia di appallottolarlo. Gettarlo via.

Ma non è sua abitudine sporcare in giro. << Perché questa cosa? >>.

Midoriya si stringe nelle spalle. << Non lo so. Me l'ha dato ... e io te l'ho portato >>.

Ojiro fissa ancora il foglio nella sua mano.

E' assurdo.

Da appena gli hanno annunciato che Shinsou Hitoshi avrebbe fatto parte della loro classe ha iniziato a provare un senso di angoscia stringente. Non gli è mai passata dal Festival Sportivo, per colpa di quello ch'era successo nella prima fase aveva dovuto rinunciare a proseguire, a causa del brainwash usato su di lui.

Certo, non era stata colpa sua, avrebbe anche potuto andare avanti in fin dei conti. Ma era troppo onesto per accettare una vittoria sporca; anche se non aveva le stesse motivazioni e reazioni di Bakugō, che aveva reagito in modo terrificante mettendosi in ridicolo durante la premiazione, aveva compreso le ragioni del compagno.

E poi aveva odiato quella sensazione di essere in balia altrui, privato della volontà. Il suo orgoglio si era ribellato ferocemente, con un ardore che aveva lasciato lui per primo stupito: e solo con uno sforzo era riuscito a non rivolgersi malamente a quel tipo, che per giunta l'aveva chiamato "scimmia" davanti a tutto lo stadio.

Perciò no, non era stato contento di ritrovarselo in classe quell'aprile. Non gli piaceva, era troppo infido, per natura; e il suo quirk poi lo temeva proprio. Quel manipolare le persone era qualcosa che gli faceva orrore,

Midoriya e Kaminari erano gli unici ad avvicinarsi a lui amichevolmente. Perciò non era strano che si fosse affidato al compagno dai capelli verdi per fargli pervenire quel messaggio; Denki era troppo parlantino, l'avrebbero saputo tutti in un secondo.

Deku invece è più riservato. Lui non avrebbe detto nulla sicuro, in giro.

Meglio così. altrimenti avrebbero potuto accusarlo di essere lui quello "cattivo", aver rifiutato la mano tesa di un compagno.

Ma la presa in giro è troppo grande perché l'accetti di buon grado.

Non gli chiede scusa. In quelle poche righe c'è una pretesa, camuffata con parole cortesi, ma inequivocabili:

" Non penso di essere in torto, ho fatto solo quello che dovevo fare per vincere. Quindi non mi pare di doverti alcuna scusa. Anche tu in quella situazione avresti fatto la stessa cosa.

Però adesso che siamo in classe assieme mi pare giusto provare ad andare d'accordo. Ormai siamo compagni, quindi è ragionevole che ci comportiamo da tali.

Se volessi rispondermi, mi faresti piacere ".

Nessuna giustificazione.

Spedita peraltro per mezzo di un intermediario.

La risposta non può che essere una. Secca e immediata. << No >>.

Midoriya sobbalza. << No, cosa? >>.

<< Non l'accetto. Non mi interessa >>.

Deku ora impallidisce. << Ma ... >>.

<< Mi ha offeso. Mi ha umiliato e negato la possibilità di andare avanti nel torneo, avendo usato il suo potere in modo sleale. Certo, l'ha usato anche con te, ma il vostro era uno scontro diretto, quindi è un altro discorso. Ma io non me la sento di accogliere la sua richiesta. Tanto più che non mi chiede nemmeno scusa >>.

<< Allora ... cosa devo dirgli? >>.

<< Che venga a guardarmi in faccia, se proprio vuole che proviamo ad avere un rapporto. Questa è una presa in giro bella e buona, mandarmi un messaggio per evitarsi quello che potrei giustamente dirgli. Altrimenti non l'accetto, no >>.

Midoriya lo fissa per qualche istante, concentrato. Evidentemente per quanto il rifiuto gli dispiaccia non si sente di dargli torto. << Va bene. Riferirò >>. "

Sospira, Ojiro.

La notte seguente a quell'evento era stata agitata, l'aveva trascorsa a girarsi e rigirarsi nel letto; persino la coda a cui era abituato da anni gli dava fastidio, la sentiva come un impedimento al riposo.

Anche se era ben consapevole che la vera ragione di quell'improvvisa insonnia era di tutt'altro genere.

Un po' come quella che lo attanaglia adesso.

Si volta sull'altro fianco, il ricordo prosegue. Quasi come un film proiettato dentro la sua testa, esclusivamente per lui; e non può neppure starsene con un cestello di pop-corn e gli occhiali 3-D a goderselo in santa pace.

C'è troppa confusione in ballo nel mezzo.

Ecco perché si sta sottoponendo a quell'esame privato alle cinque e quarto del mattino. Quando dovrebbe riposare e invece si sta scervellando su cose che in fondo forse non hanno poi tutta questa grande importanza.

Ma non ce la fa a staccarsi. Sta cercando delle risposte, e sa che non si darà pace finché non le avrà trovate.

" Per tutto il tempo si è chiesto se non abbia fatto male, ad essere tanto diretto. Sfacciato quasi. Lui è un ragazzo timido, incapace di serbare rancore e già solo sapere che c'era un compagno in classe da evitare lo faceva sentire in colpa.

Anche se la responsabilità non era sua, era comunque così. e forse avrebbe dovuto accettare quella mezza resa e dire di sì.

Ma l'orgoglio che di solito tiene ben nascosto è venuto fuori all'improvviso. Come allora.

E non riesce del tutto a rimproverarsi di aver fatto quella scelta.

Appena entra in classe si accomoda al solito posto. Per fortuna non c'è quasi nessuno, a parte Todoroki e Tokoyami-kun. Con quest'ultimo Ojiro va d'accordo, malgrado il carattere piuttosto introverso e un tantino lugubre, quasi. ma è un dispensatore di saggezza e dà sempre buoni consigli; per un attimo pensa di rivolgersi a lui, e domandargli cosa fare in caso Shinsou decida di andargli a parlare personalmente.

Con Todoroki-kun invece non ha un vero e proprio legame. E' un ragazzo taciturno che a conti fatti è anche più riservato di Fumikage: certo, nel corso del tempo ha iniziato ad instaurare delle amicizie, di cui la più forte è di sicuro quella con Midoriya, ma anche con Iida-kun e con Yaoyorozu e in generale si mostra disponibile con tutti, tranne ovviamente che con Bakugō.

Ma non certo per colpa sua. Quel rozzo non va d'accordo con nessuno, a parte forse che con Kirishima, e ultimamente anche con Kaminari e Sero. O meglio loro provano a coinvolgerlo e lui li manda un po' meno a quel paese degli altri. Neppure venire salvato da alcuni dei suoi compagni l'ha reso più malleabile: è sempre il solito, insopportabile, arrogante e antipatico.

E questo lo porta inevitabilmente a pensare a Shinsou. Da quando hanno iniziato l'anno non ha mai accennato ad inserirsi davvero nel gruppo, ma non pareva la cosa lo interessasse più di tanto. erano sempre gli altri a cercarlo, tuttavia si è sempre mostrato piuttosto freddo e sembra gli basti l'approvazione di Aizawa-sensei, per sentirsi appagato.

Suona strano che abbia deciso di provare soltanto adesso, dopo ben otto mesi che sono in classe insieme, a stabilire una sorta di contatto con lui.

Ojiro non se ne spiega la ragione. E quello che non riesce a spiegarsi lo irrita.

<< E che palle >>. L'inimitabile buongiorno di Bakugō, curiosamente in solitaria stamattina lo distrae dai suoi pensieri.

O meglio, è lui che vi si appiglia strenuamente, per distogliersi da essi. Gli mettono un'ansia che non gli va a genio, e preferisce sorbirsi gli improperi di Bakugō piuttosto che impelagarvisi.

Rialza lo sguardo verso di lui, che subito lo folgora con un'occhiataccia. << Che cazzo hai da guardare, scimmia? >>, lo apostrofa Katsuki.

<< Nulla >>.

<< Meglio per te >>. Va al suo posto, getta lo zaino nell'angolo sul pavimento e si svacca nella sedia. Come ogni altro giorno.

Ojiro non si è recato in mensa a fare colazione, ha preferito mangiare in stanza con quello che aveva in dispensa. Ma adesso se ne pente: sarebbe stato meglio andarci, così semmai avesse tentato di approcciarlo ... be', almeno si sarebbe sentito le spalle coperte dai compagni di tavolo.

Ma è un'idea assurda che scaccia a priori. Non lo ritiene tanto disinvolto da farlo in pubblico: se si è servito di Midoriya è perché sa cosa lo aspetta.

Eppure ... si sente comunque agitato. << Sempre di buonumore, Bakugō >>, dice Tokoyami in forte tono sardonico, braccia incrociate e capo leggermente abbassato in espressione sussiegosa.

<< Fottiti, uccellaccio del malaugurio. Se avessi passato una notte di merda come la mia non saresti tanto spiritoso >>.

<< Che c'è? Cattiva coscienza, forse? >>.

Il biondo non risponde. Fa un verso scocciato con la bocca e incrocia le braccia dietro la testa, dondolandosi con la sedia.

Immediatamente la classe si anima. Arrivano in gruppetti, a brevissima distanza l'uno dall'altro, di sicuro ritorno dalla mensa. Tutti si siedono, conversano, mettono fuori libri e quaderni e si ride e si scherza in attesa della lezione. Anche Midoriya, che dopo essersi beccato un mezzo insulto da Bakugō prende posto e rivolge ad Ojiro uno sguardo interrogativo, che Mashirao finge di non notare.

Midnight-sensei arriva, provocante come al solito. La lezione comincia, e Mashirao tira fuori il quaderno e il libro, con un vago senso di sollievo e di delusione insieme.

Non se ne parlerà per adesso.

Un attimo dopo bussano alla porta. << Sì? Oh, Shinsou >>.

<< Scusate il ritardo. Non ho sentito la sveglia >>, si giustifica brevemente il compagno dai capelli viola, mostrando delle occhiaie più evidenti del solito.

<< E ti pare! Non che non si fosse capito, con quella faccia >>, sputa fuori Bakugō, gratuitamente.

Shinsou lo trafigge con un'occhiata penetrante. Ma quello non lo teme per nulla, fa una smorfia e tira giù la sedia.

E' stupefacente pensare che non abbia alcuna paura di finire vittima del suo brainwash. Chissà cosa potrebbe fargli dire o fare, se lo ipnotizzasse.

Eppure non se ne frega nulla. Beato lui. << Va bene, prendi posto, Shinsou. Abbiamo appena cominciato >>".

Midnight-san non ha idea di quanto fossero profetiche quelle sue parole.

Da lì a poco avrebbero dovuto accorgersene tutti, quando la giornata di scuola sarebbe appena terminata: in anticipo, poiché è sabato.

Ojiro è ancora scioccato, malgrado cerchi di far finta di nulla. Aizawa-sensei ha deciso che è arrivato il momento di affrontare dei discorsi "seri" con i suoi allievi, e li ha costretti a restare seduti per un'ora ad ascoltare tutti i meccanismi della riproduzione umana, senza ma e senza se.

Certo, non è che lui sia uno sprovveduto, qualcosina la sapeva già. Ma non si è mai poste troppe domande, convinto che per il momento la cosa più importante fosse concentrarsi sullo studio e l'allenamento. Con il suo quirk fin troppo ... " normale", solo quella sua coda, è praticamente obbligato a non avere tempo per pensare a quelle cose.

Tanto più che non prova attrazione per alcuna delle ragazze che gravitano intorno a lui. Le compagne di classe, di scuola, non lo attirano in nessun modo; anche se Hagakure cerca sempre di richiamare la sua attenzione la stima una buona amica e nulla più. Non riesce a vederla con occhi diversi: non riesce a vederla proprio, in realtà, e anche se sembra brutto dirlo forse è anche questo parte del problema.

Per sapere com'è dovrebbe toccarla. E lui si sente venire la tachicardia al solo pensiero. << Ehm >>.

Ojiro alza lo sguardo dal libro. Inverosimilmente non se l'aspettava, e adesso che se lo ritrova davanti quell'angoscia si annoda di nuovo allo stomaco, deve tenere la punta della coda tra le caviglie per evitare che ballonzoli a destra e sinistra come fa ogni volta in cui è nervoso.

Preso dallo sconcerto per le spiegazioni di Aizawa – sensei se n'era quasi scordato. E forse è stato meglio così da un lato: Shinsou potrà attribuire quel rossore che sente salire repentinamente agli zigomi alla sorpresa, non all'ansia.

<< Lezione interessante, non trovi? >>.

Ancora silenzio.

Durante il quale quegli occhi incavati lo fissano, sembrano sempre assonnati ma sa che è soltanto una strategia per raggirare meglio l'avversario.

Non gli risponde, Ojiro. << Non pensavo fossi tanto permaloso, Monkey Boy. Credevo di farti un favore, facendoti avere qualcosa di scritto, piuttosto che dirtelo a voce >>.

Ancora niente.

Non cederà alla sua provocazione. << Non vuoi parlare? Non ho alcun interesse a usare il mio potere su di te >>, lo rassicura.

Ma Ojiro non ce la fa a dargli fiducia. Gli brucia ancora troppo quella perdita della volontà.

Shinsou sembra intuirlo. D'altronde è acuto come pochi.

Però sembra davvero dispiaciuto che non voglia concedergli un'occasione. << E va bene. Come ti pare >>, dice infine, rassegnato. Si allontana per tornare al suo posto, recuperare lo zaino prima di uscire per tornare in classe lunedì.

Chissà se torna a casa dai suoi. Ojiro non lo sa, non idea neppure di dove abiti, di chi sia la sua famiglia.

Certo, la stessa cosa vale anche per diversi suoi compagni di classe: non ha mai visto le loro case, i loro genitori e familiari. Ma attraverso i loro discorsi ha potuto immaginarli, quindi in un certo senso gli pare quasi di conoscerli.

Di Shinsou invece non sa nulla. Non sa neppure se ce l'abbia una casa, una famiglia. Se non abbia un solo genitore come Midoriya, un tutore legale come Kirishima o degli zii che si occupano di lui, come Ojiro stesso.

E quest'idea gli mette all'improvviso una gran malinconia.

Lo guarda. Ha già messo lo zaino, è sulla soglia dell'aula. << Shinsou >>.

Il ragazzo dai capelli viola si volta, le mani infilate nella tasca dell'uniforme. << Possiamo provarci. Ma solo se la smetti di chiamarmi così >>.

<< Ma è il tuo nome >>.

<< Io mi chiamo Ojiro >>, ribadisce alzando la testa. E' vero, anche se fosse in piedi sarebbe comunque più alto di lui quasi dieci centimetri buoni, Shinsou.

Ma ci tiene lo stesso a non mostrarsi inferiore. Raddrizza anche la coda, giusto per farglielo capire bene che non lo metterà sotto. << E va bene ... Ojiro >>.

Mashirao lo fissa concentrato. Poi annuisce appena, rilassando anche la coda.

<< Okay. Ci ... vediamo lunedì, allora >>.

Praticamente quella è stata la prima volta che parlava con lui in modo quasi umano, civile.

E non gli era spiaciuto poi così tanto.

Certo, non poteva dirgli che gli ispirasse simpatia. Quel tono costantemente ironico, ingannevolmente mellifluo lo tenevano sulle spine più di quanto potesse tollerare in una persona che avrebbe definito " simpatica".

" Da quel giorno in realtà non è cambiato quasi nulla.

Se non fosse che ora si salutano un po' più cordialmente, e scambiano qualche rara parola durante la giornata Ojiro non si accorgerebbe neppure della differenza. Shinsou continua a non dar spago a nessuno, va dritto per la sua strada e si fida solo di se stesso.

E lui capisce ancora meno perché ci abbia tenuto tanto, a voler chiarire. Se le cose doveva restare le stesse, non ha senso che si sia esposto tanto.

Però l'ha fatto.

Anche se forse è presto per dirlo. In fondo è passato solo qualche giorno, magari deve ancora farci l'abitudine.

Quando quella sera scende in sala comune insieme a Sato, Tokoyami e Shouji ha una sorpresa. Asui, Uraraka, Yaoyorozu, Jirou e Ashido insieme ad Hagakure sono sedute al tavolo e giocano ad "Uno!", Midoriya, Iida, Mineta e Aoyama sono davanti alla tivù, guardano un poliziesco con l'attore del momento, un tipo che finge di essere un quirkless e di usare solo la sua intelligenza e la sua perspicacia per risolvere i complicati casi che gli toccano.

E con loro c'è anche Shinsou. Che volta appena la testa scompigliata, quando il nuovo gruppetto si unisce a loro. E' la prima volta in tanti mesi che abbandona la sua camera per unirsi agli altri. << Buonasera >>, saluta educatamente.

<< Ehm ... buonasera >>, replica Ojiro, improvvisamente a disagio.

<< Wow, che tette che ha quella detective! >>, sbava d'un tratto Mineta, uno sguardo da allupato.

<< Ma insomma, Mineta-kun! >>, interviene Iida, col solito tono severo. << Non è educato fare di tali commenti! In presenza delle ragazze, per giunta! >>.

<< Ma è vero! Sono anche meglio di quelle di Yaoyorozu! >>, osserva, attirandosi gli sguardi di rimprovero degli altri.

Tranne che il suo. Ostinatamente puntato in quello di Ojiro. << Vuoi guardarlo insieme a noi? E' iniziato da poco, puoi ancora seguire la trama, se ti va >>, lo invita Shinsou.

<< Ecco ... >>. Esita, Mashirao.

Ma l'altro non è disposto ad arrendersi. << Guarda che non mordo mica. Siediti >>, osserva, battendo una mano sul cuscino del divano.

Ojiro è interdetto. Non si aspettava un invito tanto diretto.

Continua a fissarlo senza proferire verbo.

Non si era mai accorto di quanto siano profondi i suoi occhi, perennemente cerchiati dalle occhiaie. Uno sguardo fatto per abbassare le difese di chi gli sta di fronte e permettergli così di mettere in atto in suo quirk.

Né di quanto siano grandi le sue mani. Ben fatte, dalle dita lunghe ma delicate. Mani in cui non risiede alcun potere, ma che si stanno allenando duramente per essere in grado di lottare. Spesso gliele ha viste fasciate, dopo qualche scontro più vivace durante le esercitazioni.

Non ha scuse per declinare, anche se non è sicuro di sentirsela di stargli tanto vicino. Deglutisce, la voce esce strozzata. << Ehm ... grazie ... >>.

<< Ojiro-kun, vuoi giocare? Stiamo per cominciare una nuova partita, se vuoi unirti a noi! >>, trilla Hagakure dai divanetti dall'altro lato della sala, venendo inconsapevolmente in suo soccorso.

Mashirao tira un sospiro di sollievo. << Credo che giocherò un po' con loro >>.

<< Come vuoi >>. Shinsou ritira la mano, torna a posarla sulla coscia come l'aveva prima.

Non pare molto dispiaciuto. Forse era solo cortesia, e in realtà non gli interessa veramente se accettava il suo invito oppure no.

Ojiro va a sedersi al tavolo, Ashido batte le carte e ne distribuisce alcune, posizionando il resto del mazzo coperto nel mezzo.

Curioso ma vero, si ritrova a pensare che in fondo, ha parecchio in comune con quel mazzo di carte, Shinsou. Non sa mai a qualche turno gli toccherà un otto o un due, un cambia verso o uno cambia colore.

Stasera ad esempio l'ha stupito. Ancora una volta l'ha colto alla sprovvista.

La partita prosegue senza grandi scossoni. Ojiro lancia occhiate distratte alle carte che ha in mano, ma di tanto in tanto si scopre ad alzare lo sguardo verso il compagno. E' lontano, ne vede appena il profilo serio, tutto assorto nella contemplazione dello schermo.

Chissà a cosa pensa. Gli occhi viola appesantiti dai cerchi dello stesso colore sono fissi sulle scene che sta guardando, eppure la sua mente sembra distante anni luce da lì.

In quel mentre arrivano Kaminari e Kirishima. Il rosso si avvicina ai compagni, li saluta allegramente come al solito.

Kaminari resta a fissare Shinsou. << Oh, sei qui Shinsou-kun! >>, sbotta.

In effetti deve sembrare strano anche a lui che si sia lasciato indurre a trascorrere un po' di tempo insieme agli altri. di solito si va a rinchiudere in camera, come Bakugō o Todoroki.

Neanche finisce di pensarlo che Kaminari continua: << Todoroki –kun ti cercava >>.

Shinsou si volta appena, perplesso. << A me? Perché? >>.

<< Per il libro! >>.

Shinsou non fa una piega. Solo un guizzo negli occhi perennemente assonnati rivela che non capisce di cosa stia parlando il compagno elettrico. Ojiro se ne accorge fin da lì dov'è seduto. << Di astronomia sferica! >>.

Resta per qualche istante in silenzio. Poi d'un tratto sembra ricordare. << Ahaaa. Certo. Il libro >>. Si alza, passando davanti a Midoriya ch'è seduto accanto a lui dal lato destro. << Vado a darglielo, non è carino fargli fare avanti e indietro >>.

<< Sì, infatti sembrava molto ansioso di leggerlo >>, fa Kirishima. Poi sorride. << Che strano, non si scompone mai per niente e poi si agita tanto per un libro ... >>.

<< Già >>, accondiscende Kaminari.

<< Be', certe letture possono essere davvero appassionanti >>, replica Shinsou alzando le spalle con fare indolente.

A Mashirao pare di avvertire un vago sarcasmo, in quelle parole.

E' chiaro. Quei due sono tra i più scarsi nello studio, quindi è una frecciata non troppo sottile.

Per fortuna sono troppo ingenui per comprenderlo, entrambi.

Fosse stato lui gli avrebbe dato una risposta adeguata.

<< Okay, vado allora >>.

Le cose rientrano nel binario ordinario, Kaminari e Kirishima si siedono sul tappeto, davanti agli altri.

Ojiro ricomincia a giocare, ma la sua mente è distratta da quella strana scena svoltasi poco prima.

Si ritrova a lanciare occhiate all'orologio appeso alla parete.

Sono passati venti minuti.

Sembra un po' troppo per un libro.

Che si siano fermati a conversare? Può essere che Hitoshi abbia deciso di comunicare le sue impressioni su quella " lettura appassionante" a Todoroki-kun.

Non gli risulta abbiano qualche genere di rapporto. In realtà gli suona strano anche che Todoroki sapesse di quel libro.

E che Shinsou gliel'abbia detto.

Mah. Sì, è strano.

Come anche il fatto che si stia tanto appassionando lui, a questa cosa.

Non gli riguarda.

Eppure gli dà un po' fastidio.

E non se ne sa dare una spiegazione. Per altro è una cosa inopportuna, potrebbe semplicemente aver deciso che ha esaurito la sua dose di socialità per quella sera e se n'è rimasto in camera propria. Tutto qui. Niente di speciale.

<< Ojiro-kun, tutto bene? Sembri assorto >>. Hagakure, seduta accanto a lui, lo urta col braccio. << Tocca a te >>.

Ojiro posa le carte. << In realtà sono un po' stanco. Penso sia meglio andare a dormire, domani sarà massacrante. Buonanotte >>.

<< Notte Ojiro-kun! >>.

Si alza, prende l'ascensore e sale al terzo piano, dove ha la sua camera. Una volta dentro si spoglia, ripiega gli abiti sulla sedia, infila i calzoni del pigiama e la maglia che indossa per dormire.

Ma quando si sdraia a letto il sonno sembra essere latitato distante. Ha ancora davanti agli occhi quel profilo serio, l'improvviso turbamento di Shinsou alle parole di Kaminari, che non è riuscito a nascondere immediatamente.

Chiude le palpebre, cerca di addormentarsi.

Ma quello sguardo sembra essere lì con lui. E fissarlo, dal buio.

Quando si alza il mattino dopo è già stanco morto.

Ha passato un'altra nottata più o meno insonne. Tra un po' comincerà a fare concorrenza a Shinsou, in quanto a occhiaie.

E' capitato nello stesso gruppo di Todoroki, guarda caso. Ora fanno stretching uno accanto all'altro, e scocca occhiate di sottecchi al compagno metà e metà.

Non si stima un grande intenditore di bellezza, tanto meno maschile. Ma quella di Todoroki è così evidente che balza all'occhio: un po'pallida, ha la perfezione malinconica che irradia del marmo bianco e puro. Nemmeno la cicatrice riesce ad affievolire la nobiltà di quegli occhi così particolari, delle labbra arcuate, gli zigomi cesellati.

Non c'è difficoltà a comprendere come ci si possa sentire attratti da essa. Tanto più che ha un che d'inviolabile, d'irraggiungibile: dev'essere una sfida irresistibile, per chi voglia mettere alla prova il proprio potere di seduzione.

O viceversa, un gioco molto semplice per chi è abituato a piegare la volontà altrui alla propria. Anche se in tal caso ci sarebbe da domandarsi quanto beneficio possa trarne, da una cosa del genere. Potrebbe ordinargli di fare ciò che vuole, ma non sarebbe senziente, solo un giocattolo, un burattino nelle sue mani.

Anche se ... be'. Magari si accontenterebbe di avere ciò che può, senza preoccuparsi del resto.

D'un tratto sente il sangue salirgli alla faccia. Perché diamine sta pensando di certe cose? Non sa neppure se abbia davvero quella tendenza.

<< Buongiorno, Todoroki. Ojiro >>.

Ojiro trasale, a momenti si nasconde dietro la coda.

Grazie al cielo i suoi poteri mentali si limitano al controllo. Se potesse leggere cosa gli stava passando per il cervello, chissà cosa sarebbe successo.

Mannaggia. Deve smetterla, è una cosa malsana, disdicevole.

Gli zigomi sono ancora più caldi. Per fortuna ha appena finito un'intensa sessione di esercizi, almeno ha la scusa per essere così avvampato.

Ma non è sicuro. Così decide che è meglio battere in ritirata.

Se non puoi lottare, scappa.

E lui questo fa. Anche perché ... ha visto quegli occhi fissare con intenzione Todoroki, esattamente come hanno scrutato lui la sera precedente.

Raggiunge il suo solito gruppo, che ha già terminato il rilassamento e si è raccolto poco distante. Accenna un saluto con la testa, l'unica cosa buona che può fare in questo momento con tutti i pensieri strani e confusi che la affollano.

Non serve un genio per intuire che qualcosa non quadra.

Shinsou ha tirato dritto verso di lui. E Todoroki-kun è impallidito, sulla faccia arrossata dall'allenamento si è visto chiaramente.

Qualunque cosa ci sia dietro, è evidente che non si è trattato di un semplice scambio di libri.

Si mette vicino a Shouji, che sta in un angolo con Tokoyami e Sato.

<< Che strano, Shinsou ha deciso di fare conversazione, a quanto pare >>, osserva Fumikage, in tono placido.

Nemmeno a lui piace molto il nuovo compagno. In troppi temono quel potere, soprattutto chi cerca disperatamente di mantenere il controllo del proprio per evitare che prenda il sopravvento sulla coscienza.

<< Magari quel libro è una lettura davvero avvincente. Forse dovrei farmelo prestare anche io >>.

Shouji che stava bevendo ad un tratto si strozza. I compagni lo guardano.

<< Shouji –kun, tutto bene? >>.

<< Sì, sì. Grazie >>.

Ad Ojiro non sfugge che la faccia del compagno è arrossata, almeno per quanto possa vedersi sopra la fascia che la copre per più di metà.

Sempre più sospetto.

C'è davvero qualcosa sotto. E non si tratta di un'innocente lettura di astronomia sferica.

Quel fastidio allo stomaco si fa più forte.

Quando l'allenamento ha termine, e si recano a fare la doccia Ojiro guarda ancora Todoroki-kun, nello spogliatoio. Di sottecchi ovviamente, non ci tiene a farsi beccare. Ci manca solo che si metta a suscitare anche lui dubbi.

Per la prima volta lo studia con attenzione, la stessa che ha riservato prima al suo volto.

Certo che ... ha davvero un bel corpo, non c'è da dire nulla su questo.

E' alto quanto Shinsou – a cui rivolge le spalle, dal punto in cui si trova- ma più scolpito, anche se i suoi muscoli sono più affusolati di quelli di Bakugō o Kirishima. Ha una pelle molto chiara, segnata da alcune macchie più scure. E un livido sul collo, un po' sbiadito; forse l'ha rimediato durante l'allenamento dei giorni prima.

Anche se ... non sembra proprio un livido. Ha una forma strana, troppo precisa.

E anche il punto è decisamente ambiguo.

Non che lui ne sappia granchè, di queste cose. Ma non è scemo, non serve mica un genio per capire cosa possa averglielo lasciato addosso

<< Ehi Ojiro-kun, tutto bene? >>, domanda Kaminari afferrandogli il pennacchio peloso della coda, facendolo sussultare sia per averlo tratto dalle sue cogitazioni, sia per il contatto inatteso.

Per poco Ojiro gliela sbatte in faccia. E' irritato da quell'intromissione, e sinceramente da qualche giorno gli dà urto anche che il compagno ci giochi in classe, neanche fosse un cavolo di antistress.

Non gli era mai capitato prima.

Sta diventando strano. E non sa perché.

Questo lo rende nervoso.

<< Sì, tutto bene, grazie >>, ribatte in tono un po' seccato, tanto che Kaminari è allibito.

<< Oh, scusa eh! >>, ribatte il biondo entrando sotto la doccia.

Mashirao entra nella doccia a sua volta, apre l'acqua. cerca di lavarsi via quella confusione assurda, quelle sensazioni inquietanti, sconosciute.

Spera solo che vadano via. Presto ".

Ma non è accaduto.

Anzi. Si sono ingigantite ancora di più, dopo gli eventi degli ultimi due giorni.

La prova è stata senza dubbio quello più eclatante. Ma la sua mente si rifiuta di soffermarcisi troppo: se lo fa i pensieri vanno in corto circuito, gli parte il blackout peggio di Kaminari, appunto.

Chissà se non è appunto per questo che è finito K.O., il compagno elettrico. Quando la mattina del martedì si è presentato tutto sparato in mezzo alla mensa, strepitando davanti a mezza scuola, Mashirao aveva seriamente temuto per la salute dell'amico.

Todoroki e Bakugō. Che si baciavano dietro la porta dell'ufficio di Aizawa.

Lì per lì aveva creduto fosse uno scherzo. Non poteva essere.

C'era anche lui la settimana scorsa, quando a momenti si ammazzavano l'un l'altro. Lui era fuori a parlare con Shouji e Tokoyami e d'un tratto aveva visto Shinsou correre, senza una ragione.

Solo dopo aveva saputo ch'era andato da Aizawa a chiamarlo perché intervenisse, con un'aria allarmata che mai pensava di poter vedere in faccia al compagno.

E anche il giorno prima, dopo la prova, era lì. Ha guardato il volto di Todoroki, che sembrava più pallido del solito dopo aver visto trasportare Bakugō in infermeria; ma all'avvicinarsi di Shinsou, era subito avvampato, malgrado fosse evidentemente scosso.

Tanto che Hitoshi gli aveva posato una mano sulla spalla. E Shouto era sembrato rinfrancato da quel lieve contatto.

Un gesto che lo aveva infastidito senza ragione.

Ma sempre meno della cura che il compagno dai capelli viola aveva dimostrato nei confronti dell'altro, continuando a sorreggerlo, cercando di placarlo mentre si scannava col sensei, standogli attorno come una specie di infermiere o di amico del cuore.

Quindi, adesso, cos'era quella storia? Sembrava una barzelletta.

No, si stavano sbagliando ... non era proprio possibile. Ma che, erano andati tutti fuori di testa? Quei due si detestano, lo sa tutta la scuola che Katsuki se potesse lo farebbe saltare per aria ed è quasi arrivato a tanto dal farlo sul serio. E' appena un posto sotto Deku, nella sua personale classifica dei rivali da battere.

E poi una volta entrati in classe Shouto, appena riemerso dalla stretta killer di Midnight-san ammetteva candidamente che sì, era proprio così. E che non gliene fregava nulla se qualcuno avrebbe storto il muso davanti a quella virata di intenzioni, lui sarebbe andato dritto per quella strada.

Insieme a Katsuki.

Anche Ojiro si era alzato, avvicinandosi al compagno metà e metà. In realtà a lui non importava con chi stesse, quali fossero le sue preferenze: oddio, magari poteva trovare da ridire sulla scelta di Todoroki, che Bakugō non pareva proprio fatto per lui. Erano come il giorno e la notte, pareva difficile che avessero tanto in comune da ... be', insomma, condurli a stare insieme. Gli sembrava ieri che al ritiro estivo il compagno esplosivo gli suggeriva di far cambio; l'ostilità nei confronti di Shouto era tale che avrebbe preferito tenersi Mineta, e questo la diceva lunga.

Se fosse stato più smaliziato, col senno di poi Ojiro avrebbe pensato che l'unico timore di Katsuki fosse quello di smarrirsi troppo assieme a Todoroki, nel buio di quel fitto bosco. E che il test di coraggio venisse dimenticato in favore di qualcosa di più avvincente ancora.

Ma non lo era, così adesso gli pareva inverosimile. Tuttavia rispettava enormemente Todoroki; e ai suoi occhi, restava sempre lo stesso ragazzo che aveva imparato a conoscere in quei due anni e mezzo di scuola; o quasi.

C'era qualcosa di differente nel suo volto, nei suoi occhi. Una consapevolezza nuova, dipendente non soltanto dal fatto che ora davvero sapeva chi fosse, e cosa volesse essere; ma anche da quella che finalmente aveva trovato requie, e inoltre aveva accanto i suoi amici che lo incoraggiavano e lo sostenevano.

Era anche più bello del solito. Luminoso, avrebbe detto. Qualcosa in lui si era sciolto del tutto e lasciava trasparire la sua vera luce interiore; non abbozzava più lievi sorrisi malinconici, appena accennati ma pieni, caldi, che toccavano il cuore di chi lo vedeva.

In quell'istante gli occhi viola di Shinsou, accanto al compagno bicolore si erano posati fuggevolmente su di lui. E Mashirao aveva distolto in fretta i propri, sentendosi a disagio.

Il ricordo di quelle dita serrate intorno ai propri fianchi, di quella caparbietà assurda e assoluta che lo spingeva a continuare malgrado gliene stesse suonando di secche con la propria coda.

E quelle parole, così ... ambigue. Che in un altro momento lo avrebbero fatto avvampare e scappare via a nascondersi da qualche parte.

Ora sei mio, Monkey Boy.

A ripensarci adesso gli fanno ancora lo stesso effetto.

E sono state le ultime che gli ha rivolto. Da allora l'ha salutato sempre cordialmente, ma tenendosi a distanza.

Forse è imbarazzato per l'ambiguità di quella frase, per quei tentativi di fermarlo un po' troppo ... decisi. Oppure ha altre cose per la testa, e non ha il tempo di pensare anche a lui.

Deglutisce, sentendo la gola secca.

Tra un pensiero contorto e l'altro, si è fatta ora di alzarsi.

Si tira su dal letto, toglie il pigiama ed entra nel bagno, apre l'acqua nella doccia. Si lava accuratamente, si asciuga e si veste, indossando l'uniforme.

Barzelletta o no, quei due stavano insieme sul serio. Ieri Bakugō è tornato in classe, con la sua solita aria strafottente e irritata. Ha risposto con un'alzata di spalle e un grugnito a chiunque gli chiedesse come stava, ma appena i suoi occhi rossi hanno incrociato quelli di Todoroki, che gli stava affianco, la piega della fronte si è stirata un istante e anche la bocca contratta in una smorfia si era addolcita, tendendosi quasi in un sorriso.

Senza contare che a mensa si sono seduti accanto, allo stesso tavolo. Bakugō mangiava proferendo di tanto in tanto qualche sicura imprecazione, era difficile dicesse altro; Todoroki invece sembrava preso da un discorso di Kirishima, intervallato di tanto in tanto da un intervento di Sero o Ashido.

Non si toccavano, non si guardavano neppure. Eppure nonostante tutto c'era un evidente aria di complicità di loro due.

Shinsou invece non c'era. Chissà, forse aveva preferito saltare il pranzo.

O forse adesso che aveva davanti anche l'altra metà della faccenda – e non voleva essere una facile battuta- non era più così semplice ... mandarla giù.

Sarebbe stato difficile fornire tutto il suo incondizionato appoggio a Todoroki, con Bakugō pronto a fare bocconcini per cani di chiunque azzardava a violare la distanza minima di sicurezza.

Era curioso notare come quest'ultimo aveva reagito alle parole provocatorie di Shinsou, che aveva premuto, e spinto, e continuato a pungere per farlo esplodere; ma solo alla fine Katsuki si era deciso a saltare giù, quirk o non quirk. E lui era balzato nel mezzo per impedire a quel testacalda di spezzarsi l'osso del collo e ridurre l'altro ad un dorayaki spiaccicato nella sabbia.

Perché? Eppure non aveva senso a ben rifletterci.

A meno che non lo avesse per loro due, intuisce di colpo. Come una sorta di linguaggio in codice.

Basta. Sta perdendo il senno a furia di meditarci su.

A proposito di incondizionato appoggio... anche Kaminari era assente, non soltanto a mensa.

Sarebbe bene andare a vedere come sta, invece di scervellarsi su cose che non lo riguardano assolutamente. Non è stato granché amichevole con lui negli ultimi tempi: preso dai propri pensieri lo ha trascurato, e non vuole che pensi sia arrabbiato per la faccenda della coda.

Prende lo zaino, apre la porta ed esce in corridoio.

E' ancora presto, non c'è nessuno.

Tira dritto verso la camera di Denki, provando a vedere se percepisce qualche rumore proveniente dall'interno.

Se dorme non vuole disturbarlo.

Così però non si sente nulla.

Allora appoggia la guancia contro il battente, tenta di captare qualche suono. Si abbassa, trattenendo il fiato, concentrato.

Finchè una voce pacata risuona a brevissima distanza da lui. << Buongiorno, Ojiro-kun >>.

Mashirao trasale. Sussulta così forte che senza volerlo, colpisce il compagno con la coda, quasi spazzandolo via. Lo manda a sbattere contro la parete e quello si siede a terra, stordito. << Ahio ... >>.

<< Oddio, scusa >>. Compunto, gli tende la mano, lo aiuta a rialzarsi.

Ma come ha fatto ad arrivargli alle spalle senza farsi sentire? Vero che sembra avere il passo felpato, leggerissimo dei gatti, e inoltre ha le pianelle e non le scarpe, tuttavia ... boh.

<< Nervosetto, Monkey Boy? >>, osserva Shinsou, portandosi una mano dietro la nuca. Ha preso un bel colpo, anche lui come Katsuki.

Chissà che non sia proprio per questo che sta dando i numeri. A furia di botte in testa forse aveva perso il lume della ragione, chissà.

Tanto da decidere che uno dei suoi peggiori avversari era d'un tratto diventato l'uomo con cui voleva stare.

No, davvero non riesce a farsene lui, una ragione.

E' troppo strano. << Mi hai colto di sorpresa >>, ammette.

Sì, fa strano anche dirlo a voce, dopo tutte le volte in cui l'ha solo pensato.

<< Mi fa piacere. Credevo che nessuno potesse più meravigliarsi di niente, dopo gli shock di questi ultimi giorni >>, commenta ancora Shinsou, spolverandosi i calzoni dell'uniforme.

<< Uhm >>. Ojiro deglutisce, alzando la testa per guardarlo in faccia.

Sembra un pochino meno pallido, oggi. Le occhiaie un filo meno scavate sotto gli occhi viola.

Che guizzano maliziosi sul suo volto. << Come mai in giro a quest'ora? Credevo di essere io l'unico insonne, in questo dormitorio >>, dichiara con un pizzico di divertita curiosità.

Ovvio. L'ha beccato con l'orecchio appiccicato alla porta del compagno, una situazione sicuramente insolita.

<< Oh, be' ... >>. Sente il sangue fluire al collo, non è buono a inventare scuse e poi francamente nemmeno gliene servono. Non stava facendo nulla di male, per cui. << Ero preoccupato per Kaminari, ho pensato di venire a chiedergli come sta oggi ma volevo essere sicuro che non stesse dormendo, prima di bussare >>.

<< Sì, anch'io sono venuto a dare un'occhiata ieri all'ora di pranzo. Visto il malanno che si è beccato ho pensato fosse più saggio evitare di mangiare >>, spiega Hitoshi alzando le spalle.

Ah, ma guarda. Ha trovato risposta alla sua domanda.

Scoprendo di aver pensato male.

Oppure Shinsou è talmente furbo che si è creato l'alibi perfetto.

Eppure qualcosa dentro Mashirao non lo crede davvero. Probabilmente non lo ammetterà mai, ma Shinsou ci tiene a Kaminari, in fondo.

E anche a Midoriya, malgrado non sia stata un'amicizia cominciata nel modo più convenzionale.

Ma tanto nemmeno Todoroki e Bakugō hanno un senso, visti da fuori. << Sicuramente tutta quell'agitazione dell'altro giorno ha avuto una brutta conseguenza su di lui, ch'è già così ... elettrico di suo >>, osserva, senza ironia stranamente. << Che poi, farsi tanta meraviglia per un bacio ... avessi detto qualcos'altro capirei. Ma un bacio, mah >>, commenta con aria perplessa.

Ojiro si sente improvvisamente in imbarazzo, i quesiti che gli ronzano in mente ora battono proprio nel cranio, quasi lo assordano.

Forse dovrebbe tacere. Sarebbe saggio, anche se stavolta il quirk di Hitoshi non c'entra.

Ma ... giacché c'è non gli spiacerebbe fare un po' di chiarezza. E visto che ha tirato fuori Shinsou il discorso non può arrabbiarsi se gli chiede qualcosa lui, adesso, giusto per variare un po'.

Ha l'occasione di togliersi quei dubbi. Tanto vale approfittarne. << Sai, Shinsou >>.

<< Sì? >>.

Lo fissa, gli occhi viola lo scrutano attentamente.

Cavolo. In che modo può domandargli cosa c'azzecchi davvero in tutta quella storia?

Prendendola molto alla lontana. E' la cosa migliore. << Ecco, Kaminari ... ci ha detto che Aizawa- sensei ha mandato te a chiamarli, ieri mattina ... e ... >>, inizia, cauto.

Ma Shinsou non lo fa terminare. Prende e risponde, prima ancora di essere interpellato. << Già. Sono stati carini. Mi hanno risparmiato un piano di scale >>.

Gli occhi di Mashirao si allargano. Arrossisce furiosamente, mentre il senso di quella frase si fa strada nella sua mente.

Alla faccia della chiarezza. Non era certo il genere di risposta che si aspettava, quella. << Hanno già ... dormito insieme?! >>.

Shinsou fa un'espressione sussiegosa. << Non userei proprio il termine "dormito", in questo caso. Ma si, immagino abbiano fatto anche quello, ad una certa non si è sentita più volare una mosca. Non sai quanto invidio il sonno di sasso di Kirishima >>.

Ojiro sente di essere al limite. << Cioè ... tu hai ... sentito ... >>.

<< Ah, li sento da un pezzo. Se non avessi gli auricolari sarei andato a ordinargli di smetterla. Non è educato >>.

Mashirao non può credere alle sue orecchie. Cioè ... insomma.

Questo è ancora più incredibile, se possibile.

Quei due se la intendevano da prima, e nessuno se n'è accorto a parte Shinsou. E solo per una fortuita coincidenza, perché la sua camera è separata da quella di Bakugō solo da un sottile muro.

Ora capisce tutto. La storia del libro, quelle domande, quelle battutine così ben mirate.

Shinsou li ha coperti reggendo loro il gioco, perché evidentemente all'inizio nessuno dei due ci teneva a farlo sapere in giro. E quando le cose tra Todoroki e Bakugō erano esplose, aveva cercato di aiutarli, sia pure a suo modo.

La sorpresa è tanta che non riesce a nasconderla. << Ossantocielo >>, esala.

Shinsou lo scruta con curiosità. << Che c'è? Sembri sconvolto. Non sarà che ... >>.

<< Cosa? >>.

<< Hai una cotta per Todoroki-kun, no? >>.

Mashirao avvampa furiosamente. << NO! >>.

<< No? Ho notato come l'hai guardato l'altro giorno. E anche l'altra volta, in spogliatoio >>.

<< Be', era solo ... ehm, era solo ... >>, balbetta, in overload.

Oddio, se n'era accorto. Eppure pensava di aver fatto attenzione.

Ma non è solo questo.

Se lo ha fatto è perché evidentemente stava guardando lui a sua volta. E basta questo a scoordinargli la lingua.

<< Cosa? >>.

<< Io pensavo ... ecco, mi era passato per la mente >>. Alza gli occhi al cielo, prende fiato.

Ormai è in ballo. Deve ballare. O Shinsou glielo tirerà fuori di bocca, magari ricorrendo al suo quirk. <<... che ... ce l'avessi tu >>, ammette infine, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe e serrando i pugni, le braccia dritte sui fianchi.

Shinsou tace un istante. Poi scoppia a ridere.

Forte, una risata fragorosa, che gli rovescia la testa scompigliata all'indietro.

Ojiro alza lo sguardo per qualche istante. << Non sapevo fossi così divertente, Ojiro >>, commenta continuando a ghignare, asciugandosi gli angoli degli occhi socchiusi.

E io non sapevo potessi ridere così, pensa lui di rimando.

Ma il disappunto prende il sopravvento. << Non c'è niente di divertente! >>, protesta, piccato, serrando i pugni. << Era logico, no! Vi ho visti così intimi ... e quella storia del libro ... >>.

<< Ah, l'astronomia sferica. Quanti danni potesse fare una materia tanto astratta non me lo immaginavo proprio >>. Shinsou stira un mezzo sorrisetto, mentre Mashirao tiene di nuovo lo sguardo basso.

Ha fatto proprio una figura misera. Non ha il coraggio di guardarlo, nemmeno quando riduce la distanza tra loro e sente la sua lunga ombra stendersi su di lui.

<< Guardami negli occhi, Oijro >>.

Mashirao obbedisce suo malgrado. Qualcosa di residuo lotta contro quell'imposizione, anche se data in tono così morbido.

Shinsou ora sorride visibilmente.

Poi gli afferra i pugni nelle proprie mani. Piano, con delicatezza.

E si china lentamente, schiude appena le labbra contro le sue.

Ojiro è interdetto. Tanto che non riesce ad abbassare le palpebre, rimane immobile ad accogliere il leggero contatto del compagno.

Ha le labbra fredde, un po'. Ma sono soffici, e si scaldano subito sulle sue.

Sente il suo respiro sul volto. << Shi ... Shinsou? >>, balbetta quando il compagno lo lascia.

<< E' con te che vorrei studiarla, Monkey Boy. Tutti ... i capitoli >>. Torna a posare la bocca sulla sua, sempre con attenzione. Stavolta però la apre di più, aspettando con pazienza che faccia altrettanto.

Non ha alcuna necessità di ordinarglielo. Lo fa e basta.

E Shinsou infila dentro la punta della lingua, calda e bagnata.

La pancia di Ojiro ha un crampo. Giù, in basso.

La coda batte come impazzita contro la parete, fa un rumore incredibile mentre Hitoshi approfondisce il bacio. Gli lecca il palato, insiste nella mucosa cedevole.

Ojiro è senza fiato. Anche il suo sapore è morbido, gli entra in bocca e si deposita in gola, le sue braccia gli si avvolgono addosso e lui di rimando gli porta una mano dietro la nuca, sentendo tra le dita quei capelli induriti dal gel contrastare con la pelle vellutata.

Il suo primo bacio. Da Shinsou.

Tutto improvvisamente si fa chiaro, come fosse appena sorto il sole sui suoi pensieri.

Gli piaceva, sicuramente già da prima che iniziasse a mettere da parte le remore che provava nei suoi confronti. E quello che è successo nelle ultime due settimane o poco più è servito solo a confermare quella percezione, facendola entrare più a fondo negli strati della sua coscienza, incardinando le sensazioni una per una nella sua anima, nella sua mente, nel suo cuore.

Ora che non ha più necessità di fuggire se ne rende conto con chiarezza. Non teme più il suo potere, quel suo sentirsi tanto "normale", quasi banale è riuscito comunque a farsi notare da lui, che pure ha un quirk straordinario, subdolo, potente, ed è anche un bel ragazzo, tra l'altro.

Per lui quanto meno. Lo trova attraente, le sue occhiaie e il suo aspetto stropicciato sono sexy da far paura, così come le sue mani. Grandi, forti e delicate insieme.

Gliele posa accanto al volto, adesso. Sulle guance, che ardono come tizzoni accesi. E gli sorride. << Se ... verrai mai ... in camera mia ... >>.

Il cuore di Ojiro si perde un battito. Oddio, cosa vuole chiedergli? << Sì? >>.

<< Ricordami la parete >>.

<< Eh? >>.

<< Ti metti dal lato che dà in camera di Bakugō. Così impara, quel rozzo >>.

Ojiro avvampa di nuovo, andando in confusione ancora di più. << Ma ... ma ... >>.

<< Ehi. Sto scherzando, Monkey Boy >>, mormora Shinsou, catturandogli la punta del naso tra le nocche di indice e medio e pizzicottandolo con delicatezza.

Lui sbuffa. Ma è solo per abbassare la temperatura, è praticamente al punto di ebollizione. << Ti ho detto di non chiamarmi così. Il mio nome è ... Mashirao >>, azzarda, piano.

<< Okay. Mashirao >>. Sorride ancora, le mani in tasca. << Ad una condizione >>.

<< Sì? >>.

<< Che ... mi chiami Hitoshi >>.

Ojiro apre la bocca, poi la chiude. << Io ... io ... va bene >>.

Shinsou annuisce. Si volta, infilando le mani in tasca. << Vado a fare colazione. Vieni? >>.

<< Ehm ... Sì >>. Si mette accanto a lui, camminando per il corridoio deserto. Sono già tutti a scuola, o almeno così sembra.

La mano di Hitoshi sfiora ancora per un istante la sua, la cerca e la stringe, prima di farla ricadere e mostrare i pass per attraversare il cancello della Yuuei.

Loro non sono come Bakugō e Todoroki, non amano i riflettori puntati addosso, stare al centro della scena. Attirare l'attenzione non fa parte del loro DNA, preferiscono la riservatezza.

Va bene così, pensa allungando come casualmente la coda a lambire la schiena di Shinsou, che gli scocca un'occhiata complice prima di entrare nella grande sala comune della caffetteria.

E' perfetto ... così.

Una mano umida e tiepida sfiora appena il suo braccio. Non si sofferma però: ed è un bene, perché ha tutte e due le mani sulla bocca, ancora.

O... signore.

Certe giornate cominciano nel modo più assurdo.

Prima, si è svegliata, e quasi le è preso un colpo perché non era nella sua stanza, al dormitorio femminile. La pacchianeria sgargiante di quelle tende, quegli arredi le ha ferito gli occhi, prima di riconnettere con la realtà e realizzare dove si trovava e perché.

Poi, quello.

Assistere di prima mattina ad una dichiarazione d'amore in piena regola.

Accidenti. E lei che pensava che dopo Bakugō e Todoroki non potesse stupirsi più di niente.

Adesso ... Shinsou e Ojiro.

Dev'essere un virus. Qualcosa di contagioso, altroché.

E questo pensiero la riconduce al motivo per cui non si trova al suo posto.

Il giorno prima aveva notato il banco vuoto accanto al suo. Con aria indifferente, aveva chiesto a Kirishima come mai Kaminari fosse assente, e lui le aveva spiegato che era ammalato.

E ci era rimasta male, perché dopo la scena avvenuta in sala mensa, e quella in classe si era sentita in colpa per le sue risposte salaci al compagno elettrico: certo, la sua unica intenzione era quella di rimbrottarlo perché non si era fatto gli affari propri, non c'era alcun bisogno che facesse tutta quella piazza alle spalle dei due compagni, sia pure in buona fede, solo perché era fatto così.

Ma le era sembrato che Kaminari si fosse arrabbiato, tant'è che per tutto il resto del giorno non le aveva rivolto la parola.

Così aveva deciso di chiedergli scusa. Ma non c'era.

Allora aveva pensato di andarlo a trovare dopo le lezioni, e giacché c'era vedere come stava.

Senza dubbio male. Quando le aveva aperto, senza sapere che fosse lei, era sbiancato ancora più di quanto già non fosse pallido; i capelli stavano ritti a ciocche intorno al volto sudato, dal colorito malsano e con due evidenti cerchi scuri sotto gli occhi gialli.

<< Oh ... >>. Si era schiarito la voce, resa rauca dal malanno. << Oh, Jirou ... ciao ... >>.

<< Ciao, Kaminari. Ho saputo che non stai bene e sono venuta a vedere come ti senti, se hai bisogno di qualcosa ... >>.

Lui aveva appena fatto un cenno con la testa. Sembrava teso, come se si vergognasse di farsi vedere ridotto in quello stato. << Sto ... uhm. Bene. Sto ... molto ... meglio .... Grazie ... >>.

<< Sicuro? >>.

<< Ma ... sì, certo ... non preoccuparti. Grazie di essere ... passata ma ... ora ... dovrei proprio ... >>. Aveva inspirato forte, e il piccolo rigonfiamento sulla gola era ballonzolato come se stesse sforzandosi di tenere giù l'aria. << Scusa ma ... >>.

Si era portato una mano sulla bocca ed era corso in bagno, lasciandola sulla soglia e sbattendosi dietro la porta.

Poveraccio.

Non se l'era sentita di lasciarlo da solo. Era entrata e aveva richiuso il battente del corridoio, guardandosi attorno.

L'aria viziata le faceva girare la testa. Il letto era tutto sottosopra, come se ci fosse rotolato in preda ai crampi.

Così aveva aperto la finestra, tirato indietro le lenzuola sistemandole per quanto possibile: avrebbe preferito cambiarle ma le pareva un'ingerenza troppo grande, mettere mano nelle cose personali del compagno senza il suo permesso.

Già era entrata senza di esso.

Si era seduta alla scrivania, lo sguardo che vagava da uno all'altro degli oggetti posti sopra. Nulla di speciale, comunissimi articoli da cancelleria, qualche volume di fumetti. 

Dal bagno giungevano intanto rumori sospetti, fin troppo nitidi per il suo sensibilissimo udito.

Kyoka aveva storto le labbra, un po' in pena: stava messo davvero male, povero Denki.

Quando era venuto fuori, anche più pallido e stravolto, aveva sgranato gli occhi gonfi e mandato un verso di pura disperazione. << Oh, cazzo, no >>, aveva mormorato nel vederla ancora lì.

Jirou aveva subito alzato le mani. << Ehi, rilassati. Stai male, non hai nulla di che vergognarti, sai? >>.

Ora era innaturalmente rosso, gli zigomi avevano il colore delle fragole mature. Forse gli stava venendo anche la febbre. << Vieni a sdraiarti >>, aveva proposto lei, accennando al letto ora ordinato.

<< Non dovresti stare qui, ti ammalerai anche tu >>.

<< Nahh, io ho un sistema immunitario bello tosto >>.

Denki aveva ciabattato fino al letto, buttandocisi sopra a peso morto e stirandosi la trapunta addosso. << A ... allora. Cosa avete fatto ... in classe, oggi? >>, aveva chiesto.

<< Abbiamo avuto una bruttissima notizia. Il numero Due è stato colpito >>.

<< Hawks? >>.

<< Sì. E' grave ma non si sa altro, purtroppo >>.

Denki aveva sospirato con forza. << Che c'è? Ti viene di nuovo da ..? >>.

<< No. No. Solo ... è triste. Speriamo si rimetta presto >>. Gli occhi gialli leggermente iniettati di sangue per lo sforzo di rimettere continuamente si erano abbassati, come gli angoli delle labbra screpolate.

Kyoka l'aveva guardato con stupore. Sembrava sempre così ... stralunato, quasi un po' tocco.

Eppure era capacissimo di essere serio, all'occorrenza.

Vederlo così abbattuto faceva quasi impressione. << Vuoi che ti prepari del tè? >>, si era proposta.

<< No. Ti ringrazio. Puoi andare se ... hai da fare i compiti. O qualsiasi altra cosa ... >>.

<< Li ho già fatti. Non sono come te che aspetta l'ultimo momento. E non ho nulla da fare >>.

<< Ah. Va ... bene >>.

<< Sembra quasi tu voglia liberarti di me. Se ti do fastidio basta dirlo, sai? >>.

<< Oh, no! No, è solo che ... non mi piace farmi vedere quando non sono presentabile >>.

<< Ma quasi mai tu sei presentabile, Kaminari. Apri bocca sempre a sproposito, dici un sacco di sciocchezze, e ti impicci di tutto e tutti. A conti fatti quando resti folgorato dal tuo stesso quirk è forse l'unico momento in cui fai meno casino >>, l'aveva punzecchiato.

Kaminari aveva messo su un broncio. << Mhmm >>.

Kyoka invece aveva stirato un lieve sorriso. << Vuoi che vada a chiamare Recovery Girl? >>.

<< No, non voglio disturbarla per una banale influenza. Ha già avuto fin troppo da fare, in questi giorni. Ho preso del paracetamolo e delle pastiglie per la nausea, devo solo aspettare e riposarmi >>.

A quel punto Jirou si era chiesta se non fosse perché voleva dormire, che stava cercando di congedarla educatamente. << Senti, se vuoi ... stare da solo ... >>.

<< No. Cioè, insomma, voglio dire ... se non ti spiace assistere ... a questo spettacolo pietoso, okay >>.

Lei aveva replicato prendendo e avvicinando la sedia al letto. Così, d'impulso. << Kirishima è già passato? >>.

<< Sì, e anche Midoriya. In realtà credo sia passata diversa gente ma sai ... ero di là >>, aveva ammesso Kaminari accennando alla porta del bagno. << Non so che accidenti mi sia preso, ma mi gioco quel che vuoi ch'è stato quel bastardo di Bakugō a lanciarmi qualche maledizione, ieri >>.

<< Sarebbe il minimo, visto il modo in cui hai messo in piazza i fatti loro impunemente davanti a mezza scuola >>.

<< No, non per quello, dopo. Ieri pomeriggio io Sero e Kirishima siamo andati in stanza da Bakugō a giocare alla console, e c'era anche Todoroki, seduto sulle sue ginocchia. Avresti dovuto vederli, due piccioncini innamorati. Chi cavolo l'avrebbe mai detto >>.

<< E avrai fatto qualche uscita delle tue, immagino, giusto per non smentirti >>.

<< Nahh >>.

<< Ma davvero? Pensavo dovesse venirti un embolo, dopo l'entrata in mensa. Per restare in tema di spettacoli pietosi. Anzi, in realtà sono rimasta stranita che tu non abbia cominciato a sparare scemenze a raffica in classe, dopo >>.

Kaminari le aveva scoccato una flebile occhiataccia. Poi era tornato serio. << In realtà non è stato tanto il fatto che stessero insieme a scioccarmi, quando quello ... che stessero insieme proprio loro due. Mi segui? >>.

<< No, temo di no >>.

<< Non è del loro orientamento che mi sono stupito, insomma, alla fine ognuno è fatto a suo modo, no? Non conta nulla se ti piacciono i maschi o le femmine, non cambia la persona che sei. Mi sono semplicemente meravigliato del fatto che li abbia visti ... uno assieme all'altro piuttosto che l'uno contro l'altro. Quello sì, devo ammetterlo, mi ha lasciato proprio di stucco. Ma per me non cambia niente, Todoroki rimane Todoroki e Bakugō sempre il solito stronzo arrogante. Sono ... miei amici, miei compagni. E se loro sono felici, per me è okay, sono felice anch'io >>.

Adesso Kyoka era rimasta davvero interdetta. << Come siamo comprensivi ... >>, aveva mormorato, a bocca aperta. Poi gli aveva lanciato uno sguardo furbo. << Non è che mi stai nascondendo qualcosa anche tu, vero? >>.

Kaminari si era fatto rosso e agitato tutto di colpo. << Io??? Ma come ti viene in mente?! >>

Kyoka aveva riso. << E dai, stavo scherzando! Sappiamo bene che hai di altre preferenze, tu e i tuoi degni compari, Sero e Mineta >>, era sbottata, rammentando l'espressione mortificata che avevano quando Midnight-san aveva allegramente stritolato Shouto soffocandolo quasi con la sua sesta abbondante.

In realtà c'era un pizzico di fastidio in quella replica. Lei era spesso stata presa di mira dagli scherzi e le battutine poiché era quasi piatta, come un asse da stiro. Persino Hagakure, ch'era invisibile gonfiava gli abiti al punto giusto; Kyoka invece no. Aveva sì e no una mezza seconda, al punto che alcuni tra i ragazzi avevano pettorali molto più sviluppati dei suoi seni.

In quel momento era vagamente arrossita, a disagio. Anche Kaminari aveva buttato lì qualche battuta, ma non offensiva; anzi, quasi simpatica, se non fosse stato che ecco, le dava uno strano senso di vuoto allo stomaco il fatto che fosse proprio lui a farla.

La bocca di Kaminari si era piegata in una smorfia. << Capisco che possa sembrarti eccessivo, essendo donna, ma sono soltanto un ragazzo di diciassette anni con delle normalissime reazioni a ... quelli che sono ... be', gli stimoli più consoni ai miei gusti >>. Poi era sembrato pentirsi di quel che aveva sputato fuori, e aveva cercato di rimediare. << Appunto, come dicevamo, uno a cui tutte vanno dietro con le stelline agli occhi e non ne calcola nessuna, un po' di dubbi dovrebbe suscitarli >>.

<< Mhmm >>.

D'un tratto i suoi occhi gialli l'avevano scrutata con interesse. << Sai, non ti ho mai chiesto cosa ne pensi tu, Jirou >>.

<< Io? Di Todoroki? >>.

<< Ah ah >>.

<< Be', è indubbiamente un bel ragazzo, un ottimo elemento per gli Hero e un bravo studente. Ma a me non dice nulla >>. A differenza di Yaoyorozu, invece.

Kyoka era sinceramente preoccupata per la sua amica. Aveva notato con quanta deliberata calma aveva reagito alla notizia portata appunto da Kaminari. Non glielo aveva mai detto chiaramente ma bisognava essere ciechi o stupidi per non accorgersi della cotta che Momo si era presa per il bel Metà e metà.

Sperava riuscisse a farsene una ragione, presto o tardi. D'altronde, se avesse saputo che aveva preferito un'altra ragazza a lei sarebbe stato mille volte peggio. Ma se non rientrava affatto nei suoi canoni perché appunto, era una donna e lui aveva una tendenza differente, magari l'avrebbe superata più facilmente.

Forse. << Tu sei stata salvata da Bakugō una volta, vero? >>, aveva chiesto ancora Denki, traendola alle sue cogitazioni.

<< Sì. Per questo non trovo poi ... così strano nemmeno io quel che è successo. Lui ... non sarà bravo a dimostrarlo, ma indubbiamente è capacissimo di provare emozioni e sentimenti che non siano la smania di essere sempre il primo e la rabbia quando qualcuno lo raggiunge o lo sorpassa. Io ... sono profondamente convinta che non potranno che farsi del bene a vicenda >>.

<< E anche a tutti quanti noi altri, togliendosi di mezzo. Due concorrenti pericolosi fuori in un colpo solo, se non è fortuna questa >>.

Kyoka era scoppiata a ridere di nuovo. << Mi spiace, Kaminari, ma tu resti un caso senza speranza. Se continui a correre come un allupato dietro ogni gonnella che vedi dubito che possa bastare il fatto che loro due stiano insieme a garantirti maggior successo. Ci sono tanti altri bei ragazzi etero, sai? E sicuramente meno ossessionati di te da ... i giusti stimoli >>.

<< Ah ah. Spiritosa >>, l'aveva rimbeccata con voce neutra.

Quindi erano rimasti in silenzio, guardandosi in tralice.

Poi Jirou aveva volto lo sguardo verso il televisore. << Ti va di guardare qualcosa in tivù? >>.

<< Massì >>.

Kyoka aveva preso il telecomando. E acceso su un canale dove davano la notizia.

Sia lei che Kaminari avevano ascoltato con angoscia e mestizia le sintetiche informazioni fornite dalla celebre cronista che tante volte avevano intravisto anche davanti alla Yuuei.

Finito il telegiornale era iniziato un film con auto sportive, fighi senza paura e belle bambole in tacchi e minigonne vertiginose. << Credo che questo sia abbastanza pieno di giusti stimoli per entrambi, non pensi? >>, aveva osservato ghignando.

Ma Kaminari non aveva replicato subito. Sembrava ancora colpito dal breve riepilogo riguardante Hawks e se ne stava lì, sdraiato ad occhi bassi a meditare su qualcosa.

<< Ehi, Kaminari, che c'è? Dai, vedrai che guarirà in fretta. E' un Eroe forte e indomito, non per niente è il numero Due, eh >>.

<< Lo so. Ma ... stavo ripensando alle volte in cui i Villan hanno attaccato noi. E ... tante altre cose >>. Un lieve sospiro. << Sai, mi ... sono sempre chiesto se ... arriverà il giorno in cui sarò in grado di controllare il mio potere alla perfezione e potrò combattere quei bastardi, oppure mi friggerò il cervello prima senza mai diventare un vero Hero. O peggio ancora, finirò col fare del male ai miei stessi compagni, piuttosto che a quelli >>. Si era morso il labbro, ma stavolta non perché aveva proferito qualcuna delle sue stupidaggini ma perché aveva messo a nudo una parte profonda, dolente e malinconica di sé.

Kyoka non aveva potuto dire nulla, da quanto era scioccata.

Per la prima volta era riuscita a vedere oltre quella patina di spensieratezza, di superficialità. E quello che aveva davanti era un ragazzo insicuro, spaventato dal suo stesso quirk, dal timore di non riuscire a realizzare il suo sogno di diventare un Eroe e quello anche peggiore di mettere a repentaglio la vita di qualcuno, a cominciare dalla propria.

Aveva ragione ad essere così ... leggero. Sconsiderato, quasi. Perché se iniziava a fissarsi su quelle cose, non ne sarebbe più uscito. << Ogni tanto penso di aver sbagliato ad intraprendere questa strada. Forse non sono adatto a fare l'Eroe. Non sono dotato come Bakugō, intelligente come Todoroki o determinato come Midoriya. Non ho neppure un quirk figo come Shinsou e Yaoyorozu, o almeno meno invasivo come quelli di Sero o Kirishima. E non sono coraggioso. Ogni volta che mi lancio in campo ho sempre il terrore di fulminare qualcuno involontariamente o non dovermi più riprendere, di restare per sempre un idiota incapace persino di non farsela addosso. E allora penso ... che se davvero accadesse, io non lo vorrei. Preferirei ... ecco >>, aveva confidato in un filo di voce terribilmente cupo.

Gli occhi scuri di Jirou si erano riempiti di sale. Mai avrebbe creduto ci fosse tutto quel buio, dentro la testa perennemente illuminata dai lampi di luce di Kaminari.

Oh, Denki.

Le era venuto spontaneo alzarsi, andare accanto al letto. Era salita in ginocchio, fissandolo, osservando gli occhi gialli che si sgranavano lentamente mentre alzava una mano, come per posargliela sulla testa scompigliata.

E gli aveva suonato un ceffone. Non molto forte è vero, ma quanto bastava a dargli una svegliata. << Se ti sento ancora dire una cosa simile ti folgoro io. Come ti vengono in testa queste scemenze? Tutti noi abbiamo dovuto lottare con i nostri quirk, da quando si sono sviluppati fino ad oggi. Non sei il solo ad avere un quirk pericoloso anche per te stesso, sai? >>. Le era parso di essere stata un po' troppo dura, così aveva abbassato i toni. << Okay, forse da un lato hai ragione, il tuo è un po' più dannoso di tanti altri, va bene. Ma ora siamo al secondo anno, siamo molto più coscienti delle nostre capacità e dei loro rischi, ma anche della loro potenza. Lo vedi da te, no? Finisci in blackout una volta su quattro o cinque, non tutte. E l'anno prossimo sarà una su dieci o quindici. E poi sempre meno. Imparerai a dominarlo ancora meglio in futuro, e sarà uno dei quirk più pazzeschi che ci siano. Per questo siamo qui, per imparare. Perciò invece di andare in paranoia concentrati sugli studi, sugli allenamenti e smettila di fare il cretino. Cerca di trovare gli stimoli davvero giusti, invece di pensare a quelle cose lì >>.

Okay, questa forse era di troppo. Ma ormai le era scappata, pazienza.

Le pupille di Kaminari sembravano piccolissime, tanto aveva allargato le palpebre. << Jirou ... >>. Aveva tossito, di sicuro anche lui sentiva lo stesso nodo in gola di Kyoka. << Non è ... che stai cercando di garantirti un generatore portatile a vita, vero? >>.

<< Accidenti. Mi hai scoperta >>, era sbottata, mettendosi a sedere schiena ala spalliera.

Denki aveva sorriso, raggomitolandosi nella trapunta. << Grazie, Earphone Jack >>.

<< Di niente, Pikachu >>.

Aveva sbuffato una breve risata. Poi si era girato a guardare la tivù, su cui una biondona scosciata ancheggiava davanti ad un giovane bellimbusto tatuato.

<< Cioè, ma tu pensa. Cosa ci vedrà mai una così in quello là? Sicuro non ha nemmeno un quirk >>, aveva sentenziato.

<< Però ha una macchina strafiga >>, aveva obiettato Kyoka inarcando le sopracciglia.

<< Quella possono avercela tutti >>.

<< Allora vuol dire che tutti possono avere una così >>, aveva concluso Jirou.

<< Ahaaa. Sei impossibile, Jirou >>.

Stavolta non l'aveva sgridato. Aveva sorriso tra sé, contenta di averlo rincuorato.

Ai titoli di coda, mezza assonnata, aveva sbadigliato e riabbassato gli occhi sul compagno, che da un po' aveva smesso di commentare. << Kaminari? Ehi, va tutto bene? >>, aveva chiesto.

<< Mhmm ... >>, aveva mugugnato quello. Voltandosi sul fianco e mettendole un braccio di traverso alla vita.

Jirou aveva sentito il sangue defluirle dagli arti per salire tutto in faccia. Aveva subito tentato di trarsi indietro ma Kaminari l'aveva attirata a sé con più forza, posandole la testa spettinata in grembo.

Si era addormentato, forse le pastiglie stavano facendo effetto e iniziava a sudare e rabbrividire mentre la febbre calava. E il calore involontario della sua vicinanza lo faceva sentire meglio.

Kyoka non si era scostata, anzi si era messa più comoda, che a star seduta così iniziava a dolerle il collo. In fondo non le dava fastidio; avvertiva una vaga corrente sottopelle, piacevole, delicata.

Aveva preso il cellulare dalla tasca e cominciato a scorrere un po' di pagine. Profili di social network, siti internet, le ultime novità sugli album in uscita.

Tutto, pur di prendere tempo in attesa che si voltasse di nuovo e la liberasse.

E invece si era addormentata.

Accanto a lui.

Nel suo letto.

E allo stesso modo si era svegliata adesso, trovandosi testimone involontaria.

Sarebbe bene alzarsi. Subito. Cosa penserebbero se qualcuno la vedesse uscire dalla stanza di Kaminari con addosso gli abiti del giorno prima?

Brrr.

Scivola piano fuori dall'abbraccio, attenta a non svegliarlo. Sembra meno pallido, più sereno.

E non solo riguardo alla sua influenza.

Non dimenticherà mai quel che le ha confidato la sera prima. Le ha messo una spina nel cuore, non sarà mai più capace di scoppiare a ridere nel vederlo rintronato sapendo quanto terrore c'è dietro quella " Faccia da Scemo", come la chiama Bakugō.

Povero Pikachu.

Le piace quel soprannome, sicuramente più di quello che gli ha affibbiato Katsuki. Questo è ... tenero, in un certo senso.

Lui è tenero. No, non Pikachu.

Kaminari.

Ecco, questo si può definire " aver dormito insieme", potrebbe replicare ad Ojiro.

Oddio. Ce la farà a non diventare tutta rossa nel vederli in classe, lui e Shinsou?

Chissà. Si augura proprio di sì.

Mentre recupera lo zaino e la giacca Denki sospira piano nel sonno. Ha il volto mezzo coperto dal cuscino, l'altra metà dalle ciocche biondo dorate. Il fulmine corvino gli attraversa la fronte.

E' un impulso irresistibile.

Non lo saprà mai. Sta dormendo, il respiro è quieto e profondo, il corpo ha tutto il morbido abbandono del sonno.

Si china su di lui, gli ruba un piccolo, timido bacio. Sulla fronte, dove quel piccolo segno nero sembra voler spezzare la luminosità vivida del resto, ricordare al possessore di quel potere che seppur legato alla luce, il suo quirk in realtà è oscuro.

Kyoka non è una ragazza che dà credito alle superstizioni, non lo è mai stata. Si considera scettica quanto basta per affrontare la vita nel migliore dei modi, impegnandosi per superare gli ostacoli.

Quando esce guarda in corridoio, si richiude dietro la porta e corre in punta di piedi fino all'ascensore per scendere giù e fare il giro, avvalendosi del suo quirk per assicurarsi che non arrivi nessuno e la colga alla sprovvista come Shinsou ha fatto con Ojiro.

Spera di aver aperto abbastanza gli occhi a Denki. E dato un po' più di fiducia nelle sue possibilità.

Perché lei ... ci crede in quello che ha detto. Davvero. 

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