TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Finalmente BOOK TRAILER!
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Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo







Mia's point of view

«Mi scusi si può fermare qui?»

«Dice qui?»

«Si al Dianel's, grazie» il tassista annuii per poi accostare la macchina prima dell'entrata della strada stretta, gli lasciai la mancia e barcollando uscì dall'auto recandomi nel famoso locale che ora mai conoscevo fin troppo bene, feci il controllo dei documenti e quando entrai la musica non era ancora molto alta, datone l'ora la gente scarseggiava e le poche che vi erano avevano un tasso al quanto alto di alcol. Mi recai al bancone, ma non scorsi Kavin, cosi mi sedetti ugualmente ed ordinai una birra. Poi un'altra, ed infine un'altra ancora. Erano le 4 del mattino, le chiamate insistenti di Michael non tardarono ad arrivare ed io, vigliacca premevo rosso ogni volta che la "M" compariva sul display. Sentivo ancora il tempore delle labbra di Parker, volevo assolutamente dimenticarlo amavo Michael, avevamo faticato per arrivare fino a quel punto e non mi sarei certo fatta rovinare tutto da un biondino spavalndo e pieno di soldi. La vista continuava ad essere annebbiata, le lacrime salte e bollenti scorrevo lungo il mio viso senza che io me ne potessi accorgere, avevo "tradito" l'uomo per il quale avevo lottato fin dall'inizio. Mi sentivo in colpa, nonostante egli avesse passato un'eternità prima di decidere a lasciare sua moglie, in quel momento ero quella che giocava con un ruolo al contrario. In quel momento mi guardai attorno, c'ero soltato io in quel locale stavano per chiudere quando io avevo ancora fra le mani una bottiglia di birra bella bionda.

«Signorina dobbiamo chiudere» insistette la guardia per la seconda volta, annuì e stavolta, decisa, gettai la bottiglia in vetro nel cestino indossai il mio giubbotto e mi recai all'uscita.

In gola avevo un mix di alcol e amarezza che insieme non mi avevano mai fatto senitre più in colpa di così. Mi strofinai la fronte per via del terribile mal di testa.
Onestamente non ricordo come riuscì ad arrivare a casa sana e salva, a malapena riuscì, non appena fui ai piedi nel water un'altra chiamata di Michael fece vibrare il mio cellulare. Decisi di rispondere, tirai un sospiro ero seduta sulle piastrelle fredde con
un trucco sciolto e la treccia in disordine.

«Pronto?» risposi con voce tremante.

«Cavolo Mia ti sto chiamando da ore, Leticia era preccupata dove sei?» era incazzato. Non lo era mai, ma stavolta faceva sul serio. Ingoiai il groppo di saliva formatosi alla gola.

«Sono a casa ora»

«Hai una voce da schifo, sei ubriaca?» continuò, immaginai che avesse storto le labbra in una smorfia di disprezzo, mi fece sorridere di sghembo.

«Un po'»  confessai, egli sospirò rassegnato.

«Dove sei stata?» decisi di omettere, mi sembrò la soluzione più adatta.

«Al Daniel's con Kare»

«Lo sai, non mi piace quando bevi e soprattutto quando non ci sono io, mi preoccupo per te» scandì dolcemente, io non potei fare a meno di sorridere.

«Sei già a letto?» esordì dopo un po dal mio silenzio imprivviso.

«No, sono in bagno in realtà"

«Devi vomitare?» sbuffò.

«No.. non credo» sospirò lui.

«Tornerò domani, non posso continuare a stare qui sapendo che tu sei li da sola e chissà cosa combini» quella punta di severità nella voce mi fece stizzire, pensai ad un padre troppo premuroso e apprensivo da non poter lasciare la sua unica figlia di uscire a fare una passeggiata con la sua amica. Alzai il sopracciglio, leggermente turbata.

«So cavarmela da sola Michael» sbottai

«A quanto pare no, da come ti sei comprotata stasera» non risposi, mi limitai a sospirare probabilmente aveva ragione.

«Adesso va a dormire e prendi un aspirina, cosi ti sentirai meglio» sorrisi leggermente poiché nonostante non mi fossi comprotata in modo maturo egli aveva sempre una punta di preocupazione nei miei riguardi.

«Mi dispiace» parlai, con un nodo in gola. Le lacrime non tardarono ad arrivare, mi fu inevitabile.

«Ehi.. perché stai piangendo?» cercai di soffocare le ulteriori lacrime respirando a pieni polmoni.

«Sono un disastro» sibilai.

«Mia tu.. sei la ragazza più mervigliosa che io abbia mai conosciuto. Sei soltato un po testarda, credo» rise leggermente, io lo sgeuì.

Poi però continuò il suo discorso. «E dico sul serio, t'avrei portato con me se fosse stato possibile» stavolta sorrisi a pieno, per quanto potessi essere fortunata e soprattutto innamorata.

«Ti amo, Michael» sussurrai, quasi in maniera impercettibile. Egli rise leggeremente sottecchi.

«Anch'io, ma adesso va a dormire.. devi riposarti» la sua voce mi scaldò il cuore, così tanto che l'emicrania sembrò essermi passata in un soffio.

Ci scambiammo la buonanotte e mi sollevai dal pavimento, sciacqua il volto, lavai ai denti per toglier via la puzza di alcol e diedi una sistemata ai miei capelli infine indossai i soliti pantaloncini grigi e una canotta. Quando fui fuori dalla toilette, intravidi la lunga vestaglia azzurra di Leticia, aveva uno sguardo spaventato e le braccia conserte.

«Mia, tesoro mi hai fatto preoccupare non immagini quanto» si avvicinò alla mia figura, e mi abbracciò forte.

«Così mi soffochi però!» risi piano lei mi seguì asciugandosi le piccole lacrime alle estremità degli occhi.

«Cos'è successo?» continuò, con fare materno.

Sospirai, purtroppo dovevo parlarne con qualcuno o altrimenti sarei annegata assieme miei stessi segreti e alle frustrazioni che avrei provato ogni giorno.

Leticia rimase sbalordita durante tutto il racconto: dalla madre di Parker col cancro, dal bel ristorante e dalla proposta del discografico e anche dell'insignificante bacio che vi era stato. Tutto il tempo non fece altro che rimanere con gli occhi sbarrati e similiare un leggero "oh" ad ogni frase. La donna mi giurò fedeltà assoluta nessuno doveva venire a conoscenze di quei miei errori, tanto meno il signor Reed. Mi carezzò la guancia ed infine mi lasciò sola fra le lenzuola viola chiaro della camera che lui aveva fatto arredare apposta per me.

Un'ora dopo, mi sentì meglio ma non riuscì ugualmente a prender sonno mi rigirai nel letto un milione di volte senza aver alcun risultato. Mi mancava qualcosa, scesi di sotto in cucina e dal mobile estrassi una sigaretta che avevo nascosto per via del fastidio che creava a Michael. L'accesi con un movimento rapido e ne aspirai il tabacco. Fui leggermente sollevata, ma ciò non mi bastò una volta finita la sigaretta proibita mi recai in camera dell'imprenditore e mi sistemai comodamente alla destra del suo posto lasciato vuoto, sistemai sul corpo una coperta finalmente dopo aver annegato nel dolce e deciso profumo di lui e del suo guanciale, mi addormentai.



Michael's point of view

Non potevo restar in quella città senza far niente, certamente non sarei riuscito ad aspettare il giorno seguente. Chiamai Travis e mi feci prentoare un volo urgente per Seattle, in men che non si dica mi ritrovai verso le sei in punto del mattino - quando l'alba stava appena sorgendo - dinanzi ad una piccola finestrella del piccolo aereo privato della mia compagnia. Sospirando, entrai in casa sistemai il trolley accanto al divano e tolsi la mia giacca blu, guardai l'ora sul mio orologio tondo che segnava le otto e trenta precise. Mi precipitai in camera mia con l'intenzione di mettermi e comodo e raggiungere la camera di Mia, non appena sapalncai la porta ebbi davanti una delle scene più belle e commoventi a cui avessi mai assistito nella mia vita. Mia era adagiata praticamente sul lato in cui dormivo di solito, con il mio cuscino premuto contro la sua guancia, avvolta in una coperta azzurra. Sorrisi e mi avvicinai a quella ragazza, mi sedetti sul morbido materasso e le scostai dal candido viso pieno una ciocca di capelli ramata. Mi soffermai per un attimo sulle sue labbra carnose schiuse e sulle ciglia lunghe chiare, come la forma del suo naso armoniosamente riusciva ad andare d'accordo con tutti i lineamenti del suo viso. Fu come un'emozione forte nel petto, qualcosa che non riuscivo mai a gestire ma che mi rendeva fiero di essermene innamorato. Sfortunatamente si mosse sotto il mio tocco fino ad aprire lentamente le palpebre e sorridere timidamente alla mia immagine.

«Che ci fai qui?» esordì, con la voce ancora impastata dal sonno.

«Dovevo tornare» feci spallucce, con nonchalance, mi guardò con occhi lucidi e prendendomi per mano mi invitò a stendermi accanto a lei, in meno di un secondo tolsi via le scarpe e mi sistemai dietro il suo corpo,a tenni stretta per i fianchi e poggiai il mento sulla spalla. Subito dopo racchiuse le sue dita nelle mie, mi baciò poi le nocche delle mani.

«Sono felice che tu sia tornato» continuò, non potei fare altro che stringermi di più al suo corpo e a sorridere fra i suoi capelli.


Due giorni dopo..

«Dovresti chiamare tuo fratello, non vi parlate da una settimana» ero ai fornelli e arrostivo con cura il pollo alla fiorentina su una padella antiaderente mentre la giovane apparecchiava con cura la tavola fuori al giardino. Era una gran bella giornata e per via del sole molto caldo decidemmo di pranzare fuori in giardino.
Avevo perfino dato un giorno libero a Leticia, dopo tutto se lo meritiva.

«Non lo so.. sto cosi bene qui e poi non ho Jamie che controlla ogni minima cosa della mi vita» mi sorrise sarcasticamente dopo essersi avvicinata e baciato la spalla.

«Dovreste almeno parlarne, provaci mh? Nel peggiore dei casi puoi sempre continuare a restare qui» le sorrisi sinceramente, sperando di poterla incoraggiare.

Il pollo era pronto, sistemai le coscette rispettivi piatti assieme a dell'insalata e delle verdure alla griglia infine servì in tavola la portata. La ragazza era già seduta, con una gamba tirata al petto, come suo solito fare. L'aria non era molto calda, quando il sale sarebbe sparito saremo dovuti rientrare immediatamente. La tavola però era ben addobbata, con un vasetto di fiori al centro tovaglie bianche e un gusto fresco esattamente come Mia.

«Ci proverò, per forza è mio fratello e non sono mai stata tutto questo tempo senza parlargli» nel frattempo aveva strappato un pezzo di pane e iniziato a masticarlo. Le sorrisi, strofinandole il braccio per incoraggiarla, iniziammo a mangiare con gusto.

***

Nel pomeriggio mi trovavo nel mio studio mentre Mia per quanto ne sapessi era a fare shoopping con Leticia. Firmai un paio di documenti, tenni una riunione a distanza e controllai la mia posta elettronica quando la vibrazione del mio cellulare mi scombussolò l'attenzione.

«Pronto?»

«Michael, come va?» la voce del mio migliore amico rimbombò al di la della cornetta, ero felice di poterci parlare.

«Bene, e tu? Sto cercando di convincere Mia a parlarti ma.. è testarda»

«Altroché. Tra un paio di giorni è anche il suo compleanno» spalancai gli occhi a quella fresca ed eccitante notizia, incredulo nell'essere l'unico probabilmente a non esserne ancora a conoscenza. Tant'è che mi alzai dalla sedia girevole e presi a camminare avanti e indietro frettolosamente.

«Dici sul serio? Mia non mi ha detto nulla del suo compleanno» mi rosicchiai le pellicine delle unghie, dovevo sbrigarmi, cosa le avrei regalato?

«Non le piacciono molto i compleanni, sarà perchè i nostri genitori non ci sono più»

«Capisco, be' cosa avevi pensato già a qualcosa?»

«Be', se torna a parlarmi, volevo organizzarle una piccola festa a sopresa qui a casa mia ma.. non lo so se è il caso» Jamie sembrava davvero disperato, sua sorella gli dava del filo da torcere.

«Tu non preoccuparti, organizza pure la festa a Mia ci penso io.. ti parlerà vedrai» abbozzai un sorriso e scartai alcuni documenti che avevo sulle scrivania.

«Lo spero, sono stato uno stronzo questa volta» sbuffó lui.

«Oh, nobile da parte tua» risi.

«N-o-n abituiamoci» ridemmo fragorosamente entrambi.

«J, ora devo lasciarti ho parecchio lavoro da sbrigare»

«D'accordo, ti chiamo per organizzare la festa»

«Contaci» frettolosamente chiusi la telefonata, e cominciai a sfogliare di nuovo la pila di carte presenti sulla mia scrivania.

Non attesi neanche la sua rispsota, chiusi la telefonata e riposi il cellulare all'interno della mia giacca. Da quest'ultima fuoriuscì un bigliettino che mi cadde sulle ginocchia. Osservai le scritte in grassetto:

"Parker Evans -Vice Direttore Della Evans Production"

Tenni quel biglietto fra le dita per attimi che mi sembrarono infiniti.



Mia's point of view

«Questo è molto carino» esclamò la voce sottile di Leticia, mentre ci tenavamo sotto braccio. Malgrado, però, che non la stessi per niente ascoltando.

«Si è carino» la donna piantò i piedi sul pavimento.

«Anche poco fa hai detto così e quel cappotto era davvero orribile» sbuffai pesantemente, e incrociai le braccia al petto.

«Cosa c'è che non va Mia, sei strana in questi giorni» mi massaggiò la spalla la domestica di Michael, con voce tenera e comprensiva.

«Sono combattuta, vorrei parlare con mio fratello ma al contempo non voglio ritornare a casa..»

«Tesoro prima o poi con tuo fratello dovrai parlarci, non puoi evitarlo per sempre» riprendemmo a camminare, io infilai il mio esile braccio sotto al suo.

«Già..»

Jamie's point of view

Non vedevo e non sentivo mia sorella da una settimana, sapevo fosse in buone mani ma Michael era un uomo d'affarri era impegnato e non poteva di certo dare retta ad una ragazzina invadente come mia sorella. Mi scusai tremendamente con il mio migliore amico nell'averlo coinvolto in quella ridicola situaizone ma lui in compenso mi aveva risposto che non c'erano problemi se Mia restava a casa shay per qualche giorno. Nonostante ciò però, non riuscivo a mandar via l'immaginare di entrambi distesi sul divano Michael conosceva Mia da quando era ancora una bambina in fasce e vederli così intimi mi creò dell'enrome fastidio ed una rabbia incontrollabile.
Forse, stare a casa Reed avrebbe fatto ragionare un po' più mia sorella, poteva restare sotto l'occhio vigile del mio amico, sono sempre stato un fratello prottettivo nei suoi confronti non avrei mai voluto che le accadesse qualcosa di male.

«Vuoi una tazza di thè?» parlò la fievole voce di mia moglie che, precedentemente, avevo trattato con distacco e indifferenza.

Ero dinanzi alla mia scrivania, intento a fissare lo schermo del mio computer.

«Si grazie» in meno di dieci minuti si avvicinò posandomi sul mobile intarsiato una tazza bianca e fumante.

«Hai sentito Mia?» incrociò le braccia al petto restando di fianco della mia figura.

«No,non l'ho sentita» risposi con indifferenza. Lei sispirò esausta.

«Jamie non puoi comportarti cosi, Mia non è più una bambina devi lasciarla libera farla respirare» sentì la mano minuta di mia moglie  strofinarmi con affetto la spalla.

«Lil tu non puoi capire, voglio proteggerla, quella persona è qui ed io non voglio che mia sorella rimanga ancora delusa dalla vita o che abbia ultetiori dispiaceri» nel frattempo, ero in piedi a parlare in tono calmo con mia moglie.

«Lo capisco invece, ma cosi le privi di molte cose, è un adulta ormai e non puoi più rinchiuderla qui, l'hai fatto per tanti anni adesso credo che debba cavaserla da sola» col viso affranto, mi recai da lei e l'abbracciai forte, ci dondolammo su noi stessi.

«Spero vada tutto bene» sussurrai, fra i capelli mogano di Lily.


Mia's point of view

«No, basta non lo chiamo» riposai il cellulare nella mia tasca e respirai con fatica.

«Smettila con questo tira e molla, chiamalo o altrimenti lo farò io» minacciò dolcemente Michael, nel mente eravamo seduti sul comodo sofà: Lui leggeva un libro accompagnato dai suoi occhiali sottili che gli donavano un'aria ancor più matura e io facevo distrattamente zapping con il cellulare.

Sbuffai pesantemente e per la centunesima volta recuperai il cellulare e premtti il nome di mio fratello. Uno, due squilli poi rispose.

«Pronto?» fu in procinto di attacare ma Michael mimò dei gesti incoraggiativi che mi fecero strizzare gli occhi e mordere il labbro inferiore.

«Jamie» dissi solo, l'uomo mi sorrise soddifsatto.

«Mia.. come stai?»

«Sto bene e tu?»

«Non proprio, mi dispiace tanto per ciò che è successo.. torna a casa per favore» sospirai, e pensai a lungo.

«Dispiace tanto anche a me, ma ho bisogno di non avere il tuo fiato sul collo per un altro po. Non me la sento di tornare a casa e sentirmi di nuovo in gabbia» non ero arrabbiata ma soltanto puntigliosa, potei sentire il sospiro pesante emanato dall'altra parte della cornetta.

«Va bene.. se Michael è d'accordo okay, ma pensaci almeno» sorrisi appena, per la buona volontà che mio fratello cercava di tirar fuori.

«Ci penserò» conclusi.

«Puoi passarmi Michael?» senza rispondergli, porsi il telefono all'uomo accanto.

«Ciao Jamie, dimmi pure» poi continuò.

«Sta tranquillo, non mi crea nessun disturbo e poi c'è Leticia a casa sono diventate molto amiche dovreste vederle insieme» sul volto di lui si presentò una smorfia confusa, per qualche secondo osservò lo schermo del cellulare ormai con la chiamata staccata.

«Qualcosa non va?» corrugai la fronte.

«No spero di no. Stavamo parlando poi all'improvviso ha detto che doveva scappare ed ha attaccato» l'uomo scrollò le spalle, infine mi sorrise.

«Sei libero stasera?» temetti che avesse altri impegni come le sere precedenti.

«In realtà si dovrei incontrarmi con un collega per discutere di alcuni affari» calai lo sguardo, stufa delle sue continue cene di lavoro, avrei voluto passare del tempo con lui, magari andare al cinema o anche soltanto passare una delle nostre serate sul divano.

«Ehi, ti prego non fare così ti prometto che domani faremo qualcosa di divertente, mh?» egli mi sollevò il mento con due dita, si calò verso sinistra e mi baciò la guancia destra.

«Okay, andata» sorrisi, egli non tardò a schioccarmi un altro bacio tenero sulle labbra.

***

Ero a casa Reed, intenta a parlottare con Leticia dinanzi ad una buona tazza di caffè.

«Michael è sempre così impegnato» sospirai, con la voce mogia e intristita.

«Il signor Reed è un uomo d'affari, avrà sempre qualcosa da fare e saprà trovare tempo anche per te vedrai» sorrisi leggermente rassicurata al dolce viso di quella donna, un istante dopo mi strinse la mano nella sua.

«Potresti fargli una sorpesa e raggiungerlo una volta finita la cena. Travis saprà sicuramente tutto» suggerì la domestica, non mi sembrò affatto una cattiva idea.

«Mi sembra una buona idea, credo che farò così» entusiasta sorrisi a trentadue denti.

«Questo è il sorriso che vorrei sempre vedere» esclamò d'un tratto Letizia, quasi mi vennero gli occhi lucidi per quanto fosse amorevole e gentile.

«Ti voglio bene» lei restò immobile per un attimo, poi si rilassò.

«Anche io cara»

«Ti va se guardiamo un film?» chiesi euforica aprendo l'anta di vetro del salotto dove Michael teneva tutti i suoi DVD.

«Oh in realtà, il signor Reed mi ha dato la serata libera ed avrei un appuntamento ma.. posso rimandare se vuoi» mi sollevai da terra, per poterla raggiungere sul divano.

«Sul serio? Ma è grandioso, va tranquilla io me la caverò qui» schiacciai le un occhiolino.

«Sei sicura?» costatò Leticia.

«Sicurissima!» sorrisi, per poterla rassicuare.

Minuti dopo, la donna si persentò all'ingresso senza divisa con la borsa in spalla ed un trucco impeccabile. Ci salutammo calorosamente con un forte abbraccio, poi restai completamente sola in quell'enorme castello incantanto.


#SPAZIOAUTRICE

Eccomiii rientrata alla base!! mi dispiace un sacco per l'attesa ma ho il pc che fa i capricci. Cosa ne pensate di questo  capitolo? e di quello che succederà in seguito? Buona lettura!!!

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