TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo




Mia'spoint of view

Quando varcai la soglia di casa Reed, regnava un eterno silenzio. Mi guardai intorno impaziente di scorgere la sua figura alta e slanciata ma incompenso incrociai Leticia dalla sua solita divisa bianca e celeste. La donna mi sorrise, teneva fra le mani un mocio e un secchio era appena uscita dallo studio del padrone di casa.

«Salve Leticia, come sta?» parlarle mi faceva uno strano effetto quasi come se la conoscessi da una vita intera.

Lei continuò a dirigersi a passo spedito nella cucina più piccola, mentre io, trotterellando, la seguì.

«Bene, anche se c'è molto lavoro da fare qui» procedette col sedersi sull'alto sgabello accanto al pianale della cucina ed iniziò a sbucciare delle patate lasciate precedentemente a raffreddare.

«Immagino..» riposi con un tono comprensivo, presi posto di fronte alla donna ebbi un forte istinto di volerla conoscerla meglio.

«Io..» esordì, ma venni bloccata.

«Il signor Reed non è in casa, se lo cerchi» mi schioccò un occhiolino, che mi fece arrossire in volto tanto da farmi calare lo sguardo.

«Si ehm.. sa quando torna?» mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore.

«Non farà tardi» mi sorrise, io ricambiai affettuosamente.

«Raccontami un po di te, Mia» continuò poi la donna, quasi pensai di non riuscire a capire.

Aggrottai la fronte, mentre lei teneva un piccolo sorriso costante dipinto sul volto.

«Be' non c'è molto da dire, ho lasciato l'università per poter intraprendere la strada per la mia passione verso la musica, ma è andata male perciò.. non so che cosa farò adesso in tutta onestà. Cantare è sempre stato il mio sogno fin da bambina, ma..forse il destino ha in servo qualcos'altro per me» sorrisi fievolmente, abbassando lo sguardo su quelle che erano le mie unghie smaltate di nero.

«Che collage frequentavi?» la donna sembrava incuriosirsi man mano al mio racconto, probabilmente perché le facevo pena o magari aveva urgenza di chiacchierare con qualcuno, nel frattempo versò le patete sbucciate in una ciotola di vetro, poi recuperò un cartoccio contente delle carote, prese a sbucciare anche quelle.

«La Madison University, la conosce?»

«Si credo di averla sentita, non è un'accademia di musica però» corrucciò lo sguardo.

«Già, li studiavo economia mio fratello ci tiene molto» la donna mi guardò con compassione, quasi come provasse per me tenerezza, scosse leggermente la testa e abbassò lo sguardo sulle corte.

«Frequento però anche una piccola Accademia di musica qui in città, insomma.. c'è anche la parte buona» ridacchiai.

«Tuo fratello è molto apprensivo non è vero?» nel corso della conversazione il suo sono si era addolcito e di questo ne fui sollevata.

«Tsk, moltissimo» riso fra me e me ripensando alla preoccupazione e l'iper protezione che lui nutriva nei miei confronti.

«Sei una ragazza ingamba però, non sembri una.. Mmh, insomma hai capito» un riso scoppiò anche a lei, ero più a mio agio in quel momento.

«Glielo dica lei! Voglio bene a mio fratello dico davvero, ma a volte esagera. In tutto ciò, non credo che tornerò alla Madison mi annoio troppo li» altre paia di risata scoppiarono dalle nostre bocche.

«Sono d'accordo, devi combattere per ciò che ami e se cantare ti rende felice allora fallo» scrollò lei le spalle.

Ci riflettei su qualche secondo, torturandomi le unghie a capo e sguardo basso risposi.

«Nah.. non credo ne valga più la pena» sospirai.

«Io invece penso di sì» quando sollevai lo sguardo lei mi aveva schiacciato un simpatico occhiolino, forse le ero di buon gradimento.

Quel tono soffice e tranquillo di quella donna risvegliò in me sensazione celate nel profondo degli abissi ormai da troppo tempo. Mia madre mi mancava terribilmente, Lil mi era sempre stata accanto, ma nessuno prenderà il posto di una madre.

«Qualcosa non va?» la voce di Leticia, mi fece scuotere la testa facendomi accorgere che in realtà la stessi fissando in modo dettagliato e accurato.

Era la prima volta, dopo la Juilliard che parlavo della delusione che la vita mi aveva dato, Leticia riuscì a mettermi a mio agio, come mai mi ero sentita.

«E.. i tuoi gentiori?» fui sorpresa del fatto che fosse andata così affondo, con la domanda.

«Sono morti quando ero molto piccola, non ricordo quasi niente. Li conosco soltanto attraverso delle fotografie che ho sparse per casa» risposi, sottolienando ogni parola.

La donna smise di sbucciare la carote, iniziò a fissarmi in viso inumidendosi le labbra e respiarando a fatica.

«Mi-mi dispiace..» concluse, potei notare i suoi occhi lucidi nonostante fossero tornati subito sulle carote che stava tagliando.

Osservai amorevolmentela quella donna, sorridendo fra me e me, imprivvisamente quest'ultima si alzò riponendo patete e carote sbucciate in un solo recipiente poi accese il piano cottura pigiandoci alla superficie un pentolone in acciaio.

«Cosa sta preparando?» domandai, avvicinandomi al piano cottura.

«Dammi del tu» sorrise, io annuii.

«Un minestrone ricco di verdure, comunque» le piaceva cucinare, lo capii dall'improvviso cambio di tono pimpante e allegra.

«Deve essere ottimo!» esclamai, per poi abbassare lo sguardo assorto nei miei pensieri.

«Cosa c'è?»

«Nulla è che..be' io sono un disastro in cucina e mi piacerebbe tanto imparare» arrossì in viso, mentre la donna rise sottecchi. Lil era sempre troppo impegnata in ufficio per potersi dedicare ad una sciocca e maldestra cuoca come me.

«Posso insegnarti qualcosa se ti va» sentì gli occhi illuminarsi ma senza un vero motivo, lei mi sorrise calorsamente.

«Sarebbe.. meraviglioso grazie»

Avevo bisogno di un'altra figura femminile nella mia vita e da quel giorno Leticia era diventata una di quelle.

***

La vigilia era alle porte e con stupore scoprì che la sorella minore di Michael aveva cantanto in numerosi cabaret e locali famosi, sentivoi i miei occhi accendersi come lampadine ad ogni racconto e scena descritta nei minimi dettagli, pensai che al suo posto avrei voluto esserci io ma probabilmente il destino mi stava riservando qualcosa di più importante. Sentir parlare di musica faceva male, così male da sopportare ogni volta quella terribile morsa che si veniva a creare in mezzo al petto, prima o poi quel macigno si sarebbe dovuto sciogliere , in un modo o nell'altro. La scintilla luminosa che avevo in viso si spense nel momento in cui incrociai gli occhi scuri di Annie, l'ex moglie dell'uomo più grande di me che amavo follemente. Michael aveva preso sul serio in cosiderazione di fingersi suo marito per tutta la premanza dei suoi gentiori li a Seattle. Soffrì alla notizia, osservare Annie al fianco a quell'uomo mi metteva ansia, frustrazione e desiderio di vendetta. Io non ero così, ma la gelosia riusciva a logorarmi dentro. Mi osservai allo specchio, lisciandomi l' abito verde petrolio con le maniche a tre quarti, questo si fermava al ginocchio e per via delle temperature troppo basse coprì le gambe con delle calze nere e velate. Mi pentì amaramnte di essermi tagliata i capelli che in quel momento piggiavano mossi sulle spalle, quando prima scorrevano fin oltre la scapola. Ciò che era fatto, era fatto. Legai i lembi dei miei capelli mossi con un forcina mentre il ciuffo non esageratmente corto rimase libero. Respirai a pieni polmoni pronta a rivivere i vecchi tempi a guardare nuovamente Annie affiancata a Michael, di tempo ne era passato. Lasciai perdere la mia immagine allo specchio e scortata da mio fratello e sua moglie, e affiancati da mia nonna Grace ci dirigemmo verso il nuovo appartamento di Michael Reed.

Arrivamo con un po d'ancitipo, riconobbi l'auto grigia della ex moglie dell'uomo che amavo, subito un cumulo d' ansia mista ad un nervosissimo acuto si fece strada dentro di me.
Varcammo la soglia ed un profumo di vaniglia invase le mie narici. Mi strinsi nella mia pelliccia nera per via del freddo, rimasi coperta dalla statura alta di Jamie e dalla presenza di Lil.

«Annie? Tu cosa ci fai qui?» esclamò sbalordito mio fratello, in presenza della madre e il padre di Michael che guardarono quest'ultimo straniti e confusi.

«J, sei sempre il solito ti va di scherzare» rise a fior di labbra la donna, vestita da un completo rosso e una giacca del medeismo colore, con una cascata di perle al collo perle ai lobi.

«Ma che..» mio fratello aveva ma bocca spalancata Lil guardò il tutto con occhi sbarrati. Lui venne interrotto però dalle parole da Annie, dal suo alzarsi e venirgli incontro mentre precedentemente si trovava seduta accanto alla madre dell'imprenditore.

«Già è vero non ho avvisato che tornavo prima, sa Lisa mia madre sta poco bene» si affrettò a dire assumendo un atteggiamento a dir poco finto nei confronti di quella gentile donna.

Strinsi a me il pacchetto che conteneva il mio regalo per Michael, e senza farmi notare lo adagiai ai piedi dell'albero, che noi stessi avevamo addobbato. Ripensai al giorno prima, a quando mi aveva afferrata con decisione a se e baciata con passione, al solo pensiero sentì le guance divampare. A propistio di Michael, nel giusto momento apparve in salotto trotterellando giù per la scala a chioccola. Diversamente dalle altre volte indossava un golfino nero e dei pantaloni grigio scuro, con ai piedi un paio di Oxford non troppo eleganti. Osservai come si fosse rasato alla perfezione le guance, come avesse lisciato i capelli all'indietro con la lacca mentre qualche ciuffo mossi gli ricadeva dinazi. Ne rimasi ammalita, i suoi gesti erano così cordiali ed elefanti il suo sguardo sempre dolce e comprensivo. Poi, venne il mio turno: avrei voluto baciarlo con trasporto, andar via di li e rifuggiarci in un luogo segreto e magari passare l'intera vita insieme lontano da tutti e dai pregiudizi. Ma non fu cosi, Reed si limitò ad un casto bacio sulla guancia, che ricambiai volentieri.

«Be' vogliamo sederci?» esclamò il padrone di casa strofinandosi le mani con entusiasmo.

In quel momento Leticia fece il suo ingresso, aveva sulle braccia un vassio colmo di antipasti di varo gusto. Ci accomodammo rispettando i rispettivi segnaposto, io per fortuna ero seduta sul lato sinistro del capotavola al quale sedeva Joseph il padre di Michael, quando quest'ultimo prese posto al centro esultai come ad una partita di football ma alla vista di Annie che prese posto affianco a lui quel sorriso mi morì dentro. Preghai e sperai con tutta me stessa di riuscire a mantenere tutta la calma necessaria a far si che la serata proseguisse nei migliori dei modi. Michael, ancora una volta aveva giocato gettando una carta sbagliata, perchè non poteva dire semplicemente a sua madre che Annie non era più sua moglie? Perchè in un modo o nell'altro Annie era costantemente presente nella nostra vita? L'avrebbe mai dimenticata? Con queste domande, afferrai il calice con dell'acqua minerale e ne versai giù un bel sorso. Lisa, si alzò di scatto aveva in viso uno sguardo attonito, sembrava essersi trasformata in una statua deglutiva a fatica e respirava affannosamente. Non spiccicò alcuna parola per qualche secondo, si limitò ad ingoiare il groppo che probabilmente le si era formato in gola.

«Amanda..» sibilò, la forchetta mi cadde sul piatto l'acqua m'andò di traverso. Lisa aveva incrociato gli occhi della domestica di casa, la quale rimase spiazzata quanto Lisa e sorrideva leggermente a tutti per destare l'attenzione su di lei.

Jamie si arriggidì al mio fianco, tossicchiò picchiettandosi il petto con la mano via del vino andatogli di traverso, mia nonna continuava a sussurrare "oh mio Dio" con una mano alla bocca e con lo sguardo spalancato. Joseph smise di masticare, Michael si coprì la mano con un volto e si massaggiò nervosamente la fronte. Michael incrociò il mio sguardo per un nanosecondo poi, soccorse sua madre.

«Oh ehm... mi dispiace credo che lei si sia confusa signora io mi chiamo Leticia» rispose la donna, tenendo un tono calmo e composto.

«Mamma su, siediti» la incoraggiò suo figlio, ma Lisa non ne voleva sapere.

«No no, questo non è possibile tu sei Amanda» insistette, puntandole il dito contro, la domestica divenne quasi incapace di parlare di agire.

«Mamma per favore, siediti non è Amanda lei non c'è più da molto tempo» le sussurò il figlio, mentre gli occhi dell'anziana si fecero lucidi e sulle gote scorsero alcune lacrime velate.

«Vieni» parlai io, alzandomi e recuperando gentilmente Leticia per un braccio fino a trascinarla cordialmente in cucina.

Sia io che la donna dai capelli biondi finalmente respirammo a pieni polmoni, Leticia sembrava più agitata di tutti noi messi insieme. Tirai un grosso sospiro, lei calò lo sguardo sul vassoio sembrava costernata della confusione che aveva creato.

«Scusa, è che.. Amanda è mia madre e loro erano molto amiche, tu le somigli molto. Mi dispiace non voleva metterti in imbarazzo» le sorrisi amorevolmente, lei sembrò rilassarsi datone che cominciò a spargere olive verdi sul vassoio assieme ad altri antipasti.

«Oh no, non scusarti dispiace a me averle fatto riaffiorare ricordi spiacevoli» il suo tono era vellutato calmo e colmo di rammarico. Sospirai, recuperando uno dei vassio pieni di tartine al salmone e caviale.

«Ma, che cosa fai?» ridacchiò la donna.

«Andiamo, ti do una mano!» esclami, schioccandole un occhiolino.

Entrambe entrammo in sala da pranzo davanti alla grande tavolata familiare e con cautela adagiai il grande vassio al centro della tavola, la domestica seguì i miei stessi movimenti. Sentì pensante e insistente lo sguardo di Michael sulla mia figura, non appena mi sedetti gli rivolsi uno sguardo sfuggente, mentre il suo divenne confuso e stranito. Be' poteva immagiarselo, qualche giorno prima eravamo sul suo piano cottura sul punto di fare l'amore e quella sera, durante la vigilia di Natale, era affiancato dalla sua ex moglie. Lisa continuò ad osservare Leticia affondo, in ogni suo movimento, gesto e parola. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, ne era quasi ossessionata e per l'intera serata non spiccò altra parola, bensì si limitò a tenere uno sguardo perso probabilmente nei suoi ricordi.

I paccheri ai calamari e ai frutti di mare cucinati da Letica erano a dir poco squisiti, ma con la ex moglie dell'uomo di cui ero innamorata che ogni qualvolta provava stuzzicarmi avvicinandosi, non mi potei gustare a pieno quella deliziosa cena.
Ne avevo ormai abbastanza, ogni momento era frutto per dar via libera ad Annie di potersi gettare fra le braccia dell'uomo che ormai era diventato mio, gli strofinava i capelli con le dita si adagiava alla sua figura e gli carezzava il braccio sodo ogni volta che ne aveva la possibilità. Cominciai a provare una rabbia inaudita, così forte da riuscire a farmi gonfiare le guance e colorarle di un rosso fuoco, avevo la pelle delicata di fatto in basso a destra del mio collo incominciai ad sentire un terribile prurito frutto del nervosismo che provavo in quel momento, arrivai al colmo quando mi accorsi Annie in modo fugace gli schioccò un bacio sulle labbra, lui ne rimase attonita tant'è che intravidi la sua espressione irrigidirsi e spazientirsi sulla sua stessa sedia. Si allargava di tanto in tanto il colletto del golfino a mezzo collo, sbuffava e sembrava aver caldo. Non ci pensai neanche un secondo e sbattere con violenza il tovagliolo, che avevo poggiato sulle coscie, sul tavolo - che sotto al mio gesto vibrò leggermente - puntai Annie in uno sguardo omicida strinsi le labbra e assottigliai gli occhi, trotterellai lontano dal tavolo della sala da pranzo poi mi recai nel lungo corridoio dove i miei occhi minacciarono di straripare.


Michael's point of view

Sapevo di star combinando un vero disastro, ma la verità è che ero un genio nel concludere i miei affari, ma ero inconcludente e vigliacco quando si trattava di risolvere le mie, di questioni. Annie, non esitò un attimo nel far perdere le staffe la piccola Mia, che conoscendola, avrebbe sperato in una scenta di quel genere. Per fortuna Jamie si limitò ad alzare occhi al cielo e a scuotere la testa, lo sguardo dei miei gentiori si stranii. Lily fu in procinto di alzarsi quando con un gesto la liquidai garbatamente e la giovane tornò a sedersi lentamente.

«Riusciremo a finire questa cena in santa pace?!» sbraitò sotto voce mio padre, il quale ironicamente mise le braccia consente.

«Sta zitto Joseph!» lo rimproverò mia madre, mettendolo a tacere e suscitando delle risatine da parte di mia sorella.

Mi pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo bianco, fino a poggiarlo sul tavolo ben ripiegato. Fui in procinto di alzarmi ma Annie mi afferrò il polso costringendomi a voltarmi.

«Dove vai adesso?» esclamò seccata, senza dar ulteriormente nell'occhio, bruscamente - ma non troppo - mi liberai dalla sua presa ossrvandola con disgusto.

«Hai fatto abbastanza non credi?!» così dicendo mi allontanai dalla grande tavoltata, percorrendo il lungo corridoio.

Dopo svariati tentativi riflettei su alcuni posti nei quali avrei potuto trovarla, a passo spedito e a grande falcate salì a tre gradini alla volta la scala a chiocciola che conduceva al piano di sopra.
Ero dinanzi alla porta della camera che avevo fatto arredare apposta per lei, esitai per qualche secondo prima di bussare. Poi però decisi di entrare senza permesso , senza troppi ripensamenti. Lei era seduta sul materasso, aveva tolto le scarpe e tirato su le ginocchia al petto. Mi osservò con occhi pieni di rabbia e delusione. Sospirai profondamete, avanzando verso la sua figura.

«N-o-n.. ti avvicinare» minacciò,  ma mi feci coraggio e disobedì alla sua provocazione, fino a piegarmi sulle ginocchia e a far mantere il mio peso su entrambe le gambe. Mia mi osservò per un nanonsecondo, sorrise di sghebo poi a guardò altrove.

«E' proprio questo, quello che lei vuole non ti pare?» le sussurai piano.

«E' quello che vuoi tu, puntulmente riesce sempre a mettersi fra di noi, nella nostra vita»

«Hai ragione ma..»

«Non trovare altre scuse Michael perchè io sono innamorata di te che ti piaccia o no e odio vederti con un altra donna, ma lei guarda caso riesce sempre a dividerci» brontolò, affranta.

«Non ci dividerà Mia, io non l'amo ok? Sta solo recitando una parte» le afferrai entrambe le mani nelle mie, ma con uno scatto veloce lei tornò in piedi mettendo le braccia conserte.

«Dici di non amarla ma è sempre intorno a te, probabilmente sei tu che non riesci a liberartene» ingoiai il groppo che avevo in gola, sollevandomi dalle ginocchia mi piantai dinanzi a pochi centimetri dal suo corpo.

«Non sai quello che dici»

«Lo so eccome. Smettila Michael, smettila di essere così vigliacco, ne ho abbastanza, alla minima situazione mi lasci indietro come un giocattolo da dover nascondere ogni volta al momento opportuno» mi sentì chiamato in causa, non avevo voglia di litigare ne tanto meno alla vigilia di Natale.

«Dovresti smettere di fare la bambina Mia, lo sto facendo per i miei genitori mia madre è anziana e così di colpo dirle che sto divorziando non mi sembra il caso sopratutto alla vigilia di Natale» tentai di convincerla e soprattutto di autoconvincermi che quella fosse la scelta giusta.

Lei abbassò lo sguardo, provai ad intrecciare le mie dita con le sue, avevo un disperato bisogno del contatto con la sua pelle.

«Cerca di capire..» a quel proposito, si liberò dalla mia presa, lasciandomi solo ed immerso nei pensieri in quella camera lilla e piena di affetto che nutrivo per lei.

***

Il resto della serata passò senza intoppi, per farmi perdonare ogni qual volta mi fosse possibile incrociavo gli occhi di lei, ma puntalmente in cambio lei si scansava lasciandomi un'occhiataccia minacciosa. Sospirai, manetendo quel poco di pazienza che ormai mi era rimasta. Intravidi pacchetti ben incartati sotto l'albero maestoso e ben addobato. Pensai quale potesse essere il regalo che la piccola Mia mi aveva fatto, ma al contempo mi concentravo sull'espressione che avrebbe assunto scartando il regalo e scoprendo l'oggetto tanto da lei desiderato precedentemente. Pensai al suo tenero viso e al sorriso che pian piano le si sarebbe dipinto sul volto alla vista del il gioiello e a come le sarebbe potuto stare al collo. Ritornai alla realtà quando ormai giunse la mezzanotte e tutti iniziarono ad augurarsi del sereno Natale. Mi incamminai verso la giovane, la quale per educazione mi baciò la guancia con rigidità e mi sussurò un buon Natale, io feci altrettanto. La cena era stata squisita, non avrei potuto desiderare di meglio era il mio primo e tranquillo Natale dopo tanto tempo. Passai il resto della serata a scherzare animatamente con mia sorella la quale entrò in simbiosi con la piccola Mia, seppur con parecchi anni di differenza, mia sorella aveva da sempre desiderato una sorella e in Mia trovò esattamente ciò che voleva. Annie di tanto in tanto mi porgeva sguardi provocatori e affettuosi i quali cercavo disperatamente ogni volta di evitare, ma ella non si arrendeva, era dura ma io lo ero sicuramente più di lei. Infondo, le avevo chiesto io di venire e quella messa in scena doveva pur finire.

La cena era arrivata al termine, si fece molto tardi così per non restare solo, datone che Annie sarebbe andata via subito dopo, misi a dispoizione le due camere per gli ospiti che avevo in casa.

«Potreste rimanere qui, se vi va, ho molto spazio» proposi al mio migliore amico, datone che la mia famiglia vi ospitava di già. Egli si voltò verso sua moglie cercandone l'appoggiò.

«Oh no grazie Mike, non vorremmo disturbarti» rispose Lil.

«Spero tu stia scherzando, siete i mie migliori amici e non distubereste mai, Annie può prestarti qualcosa non è vero? E tu J, non preoccuparti» conclusi, sorridente.

«Assolutamente» mi accodò la mia finta moglie sorridendo a Lil.

«E va bene allora, restiamo. Per te va bene Mia? So che Mike ha fatto prepare una stanza soltanto per te» intervenne Jamie, la giovane sentendosi chiamata in causa si avvicinò a suo fratello.

«Già..» rispose fievolmente, non aveva espresso parola dopo il nostro scontro in camera.

«Sei fortunato Michael, mia vuole più bene a te che al suo fratello» rise Jamie seguito poi da altre risate, ma venimmo interrotti bruscamente dal tossicchiare della mia ex moglie che evidentemente voleva attirare l'attenzione.

«Be, se non vi dispiace allora io mi ritiro in camera da letto, è stata una giornata faticosa. Ti aspetto di la tesoro» concluse la mia ex moglie adagiandomi gli artigli color rosso fuoco sul golfino appena comprato.

Sorrisi fintamente, mentre intravidi il viso di Mia avvolto in un misto fra irritazione e tristezza che le fece creare del leggero rossore sulle gote.

«Buonanotte Lisa, a domani» si rivolse a mia madre la quale era intenta a chiaccerare con mia sorella. Le sorrise amorevolemente salutandola con un bacio sulla guancia.

«Sogni d'oro cara»

«Signor Joseph, buonanotte» concluse rivolgendosi a mio padre, il quale di poche parole, fece un cenno unito ad un gentile sorriso.

Annie era ormai fuori gioco, dopo un po' anche i miei genitori, congedandosi gentilmente, diedero a noi la buonanotte dirigendosi al piano di sopra alla loro camera. Chiacchierammo altri minuti dopo di che Jamie con uno sbadiglio ampio dichiarò il suo chiaro bisogno di risposarsi e così anche sua sua moglie.

«Buonanotte Mike e grazie ancora» con una pacca sulla spalla sorrisi al mio amico, il quale salì anch'egli verso la sua camera al piano di sopra accanto all'altra stanza per gli ospiti.
«Vieni Mia, ti presto qualcosa di mio per dormire» mia sorella tese la mano alla ragazza, la quale la afferrò con un mezzo sorriso in viso, mi schioccò qualche occhiata prima di salire rapidamente verso la scala a chiocciola.
Rimasi solo per un po nel salotto ad osservare le pareti con cui ormai dovevo iniziare a familirizzare, poi mi coricai anch'io infilandomi il comodo pigiama.






#SPAZIOAUTRICE

Buonpomeriggio a tutti!! mi dispiace per l'attesa, spero che questo capitolo vi piaccia buona lettura!!❤️❤️❤️

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