Take On Me [Completa - In Per...

By GiovanniCaroli

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[Storia vincitrice ai Watty Awards 2019, categoria "Romance"] Esistono incontri che sono incastri perfetti tr... More

Dedica
Capitolo 00
Capitolo 01
Capitolo 02
Capitolo 03
Capitolo 04
Capitolo 05
Capitolo 06
Capitolo 07
Capitolo 08
Capitolo 09
Capitolo 10
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Epilogo

Capitolo 11

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By GiovanniCaroli

Il computer è acceso da giorni.
Da quando l'ho acquistato non era mai capitato che rimanesse in funzione per così tanto tempo. E la cosa divertente è che non lo spegnerò. Non adesso e, probabilmente, mai più.

Ho anche cambiato lo sfondo. Prima c'era quello impostato di default da Windows95. Adesso c'è altro.
Una foto in 4:3 di lei che mi guarda, sempre fisso negli occhi. Quasi a tutto schermo. Con quel suo sorriso disegnato, quelle labbra spesse non troppo, quei capelli di lungo velluto nero.
L'ho adattata per altezza. L'estesione completa la sgraziava, donandole quindici chili in più d'ingiustizia pura.

Ci passo davanti ogni volta che posso. E quando non posso, ci passo apposta.
Ingrandita, sgrana ancora di più ma resta comunque davvero stupenda.
Non è come l'immaginavo, la credevo più... normale. Invece ha un fascino fuori dall'ordinario. Ho azzeccato il colore dei capelli, però: nero corvino.
E poi c'è quel particolare che... che non saprei. Che non sono sicuro sia colpa della bassa qualità, del rumore di fondo o, semplicemente, è davvero copia a immagine della realtà. Ha un taglio asimmetrico, ma è troppo in ombra per capirlo e il viso è inclinato in modo tale da non permettere un giudizio sicuro.

Purtroppo è ora. Devo salutarla, il lavoro mi chiama. Sono tentato di parlarle, ma mi blocco subito. E sebbene sia solo in casa, ormai, salutare una foto sarebbe davvero troppo folle. Pure per me.
E allora lo faccio in silenzio, nella mente. Sperando che quel saluto la raggiunga, ovunque lei si trovi in questo momento.
Qualunque cosa stia facendo.

*

- La notte passata ho fatto un sogno. C'eri tu.

Sorrido da vero idiota nel leggere quel messaggio. E non smetto, nemmeno quando rispondo. E nemmeno dopo.

- Davvero?
- Sì. Mi capita spesso.
- E come sono, nei tuoi sogni?
- Dovrai torturarmi, prima di riuscire a farmelo dire!
- Dai, addirittura?
- Sì. I miei sogni non si toccano. Sono l'unico posto in cui posso essere me stessa.
- Pensavo fosse questo, il posto in cui puoi essere te stessa...
- Sì, ma no. Insomma... dipende.
- Da cosa?
- No, non da cosa. Da chi.
- E qui sei te stessa?
- Secondo te?
- Credo di sì. Anzi, lo spero.
- Vorrei chiederti una cosa, ma anche no.
- E allora fallo senza farlo.
- ..........

La capisco al volo.
- È stato bello guardarti negli occhi.
- Vorrei poter fare la stessa cosa. Quando me ne darai l'occasione?
- Non appena mi dirai la meta del tuo prossimo viaggio.
- Non puoi fare così, non si fa. Non è giusto, sei cattivo!
- E anche brutto.
- È vero. Sei brutto e cattivo!
- Oddio... ma stai facendo i capricci?
- Sì, faccio i capricci. Problemi?
- No. Cioè sì, un po'. Sono piuttosto sensibile alla cosa...
- E io continuo, allora!
- Hai intenzione di farmi perdere la testa?
- Forse...
- Lo sai che non è necessario, vero?

Non risponde. Segue una pausa, un silenzio. Sposto la finestra della chat un po' più a sinistra. Se devo stare in silenzio, almeno la guardo negli occhi.

- Edo...
- Dimmi.

Esita. Di solito è rapida a scrivere.

Probabilmente deve andare ma non vorrebbe. O forse ha paura che ci resti male.
Oppure... è per ciò che ho detto?

- Nei prossimi giorni non potremo chattare.

È una martellata sulle mani. Mi riesce difficile continuare a scrivere.

- Perché?
- Tra una settimana parto. Devo ultimare alcuni lavori e sistemare un po' di cose.
- Per quanto starai via?
- Tre giorni.

Sette e tre sono dieci, dieci giorni in cui non la sentirò. Cavolo, mi manca già. Nonostante sia ancora qui, a un passo da me. Un passo infinito.

- Ti aspetterò. Mi mancherai.
- ..........
- Cosa c'è? Perché i puntini?
- Pensavo mi chiedessi dove fossi diretta.
- No. Se avessi voluto o potuto dirmelo, l'avresti già fatto.
- In realtà non è così.
- Non ti seguo...
- È che... non so dove andare, di preciso.

Resisto alla tentazione di dirle "vieni qui, allora!". E non so nemmeno perché. Sono un vero idiota, altro che audace e coraggioso.

- In che senso non sai dove andare?
- Nel senso che ancora non l'ho deciso.
- Ma... ti serve per Mac, giusto?
- Sì. Anche.
- Ci sono tanti di quei posti belli, sparsi per l'Italia. Possibile che non ti venga in mente niente?
- ..........
- Oh, ancora quei puntini?
- Sì. E ritagliaci "stupido", stavolta!

Stupido? E perché?
Gratto la testa, gratto la barba, gratto tutto ma idee niente.

- Mi arrendo. Dai, dimmi perché.
- Davvero non ci arrivi?
- No. Credimi, non ne ho idea.
- Ah, sei così ingenuo che mi fai una tenerezza incredibile.
- Grazie, anche se non era proprio un complimento.
- Sbaglio o volevi sapere la mia prossima destinazione?
- Certo, ma se non la sai nemmeno... oh. Oh, cavolo!
- Ci sei arrivato?
- Sì. Alla fine sì, in ritardo ma sì, ci sono arrivato.
- Bene. Allora, qual è la mia prossima destinazione?

Ho il cuore a mille. Sono dannatamente emotivo, rischio l'infarto.

- Qui... da me?
- Sì. Ti mando una e-mail con le informazioni che mi servono. Rispondimi presto. 'Notte Edo, ti bacio.
- Ti risponderò all'istante. 'Notte Marlena, un bacio anche a te.

Chiudo la chat. Guardo il suo viso, le sue labbra. E saltando ogni genere di convenevole, ogni sorta di step intermedio con un'arroganza pazzesca, le immagino sulle mie. Tanto forte che le sento davvero.

Le sento muoversi delicatamente, afferrare le mie e liberarle, mentre vado verso il letto. Mentre mi lascio cadere di spalle e fiducia sopra lui. Mentre chiudo gli occhi e spero di sognarle. Per sentirle ancora, ancora più forte. Per sentirle mie.

Mi sento strano. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, con lo spirito. Indietro a un'età che credevo tramontata, ormai. Il ragazzino adolescente dentro di me scalcia e scalpita, per uscire fuori. Se ne stava lì, legato e relegato in un angolo ad aspettare. Lo credevo morto, invece...
Parla.

«Passa, settimana. E portala presto da me.»

*

«E adesso come vanno le cose?»

Finisco il sorso, prima di rispondergli.
«Bene. Cioé... insomma, però meglio.»

Mi guarda perplesso. Effettivamente è una risposta un po' sui generis, che significa tutto e niente. Richiede un supplemento extra.
«Era finita da tempo, Sa'. Stavamo solo trascinandoci nei giorni, senza motivo. Ormai non ci parlavamo manco più.»
«Che cosa triste...»
«Già, hai detto bene: è davvero triste. Si finge. Più per gli altri, che per sé stessi.»

Faccio l'ultimo sorso, raccogliendo la schiuma depositata sul fondo del bicchiere.

Credo che ne ordinerò un'altra, è proprio come piace a me.

Sullo sfondo di questo locale suonano vibrazioni di qualità: Clyde che suggerisce di farla facile, di non farsi trascinare dal rumore della propria vita, di prendere le cose così come vengono. Come la birra che Max spilla senza sosta, in questo scantinato riarredato. Mi piace molto questo posto, credo che ci porterò Marlena almeno una delle tre sere che passerà qui. Spero gradisca le doppio malto almeno quanto me.

«Va beh, ma adesso? Cioè, che farete? Come si procede, in questi casi?»
Salvatore è un dannato boomerang, stasera. Più lo lancio forte e più quello mi ritorna in faccia con rinnovata forza. È un gorgo che mi tira giù.

Ma perché ho accettato di uscire con lui? Ah, già: è l'unico pseudo-amico che ho...

Mi riporta alla testa pensieri che cerco di scacciare. E più spingo per allontanarli, più lui me li richiama. Però ha ragione, dovrei pensarci. La situazione con Laura è tutt'altro che chiusa. Almeno sulla carta, siamo ancora... qualcosa.

«Mi ha chiesto di non cercarla, ma credo le toccherà rincontrarmi volente o nolente. Dovremo trovare un'avvocato, immagino.»
«Quindi è finita davvero?»

Quella sua esclamazione mi sorprende molto. Gli sto parlando da più di un'ora, ma lui sembra averlo realizzato solo adesso che ho fatto cenno a un avvocato. E mi colpisce. Forse inizio a realizzarlo davvero anche io.
Mai avuto a che fare con avvocati e uomini di legge, in vita mia. O forse una volta sola ma con un notaio, quando acquistai casa. Ho sempre avuto una certa diffidenza innata per gli avvocati.

Chissà, forse in un'altra vita devo aver avuto una qualche esperienza negativa con uno di loro...

Salvatore mi fissa e mi accorgo di essere rimasto troppo tempo sovrapensiero.
«Comunque sì, è finita davvero.»
«Ma è per...»

Cruccio lo sguardo, lui chiarisce il sospeso.

«Sì, insomma... per la cosa delle chat?»
«No, macché. Te l'ho detto, era finita da tempo. Mesi. Un paio di anni, più o meno.»
«Ok, ma perché? È lei ad avere un altro?»
«Non lo so, ma credo di no. Forse era solo stanca, forse non si sentiva più realizzata. Forse è colpa mia, forse sua, chissà...»
«Io non capisco. È assurdo lasciarsi e non sapere nemmeno il perché. Ma almeno glielo hai chiesto?»

Sbuffo.
«Cazzo, Sa'! Ma secondo te, no? Certo che gliel'ho chiesto, solo non mi ha risposto. Mi ha detto che non è stata colpa mia e che non mangio più caramelle...»
«Caramelle? Che significa?»
«E io che ne so?! Sta di fatto che la cosa non m'interessa più, mi sta bene. M'ero stancato di andare avanti così, a perdere tempo e vita inutilmente. Ormai è fatta, basta guardare indietro. Sapere perché non mi cambierebbe nulla, ora come ora.»

Annuisce e beve, senza togliermi gli occhi di dosso. Adesso anche il suo bicchiere è vuoto.

«Ora cambiamo argomento, per favore? Non mi va di parlare ancora di lei...»
Faccio un cenno a Max, ordinandone altre due con le dita.

«E di che vorresti parlare?»
«Consigliami qualche buon ristorante, piuttosto. E che mi faccia fare bella figura...»

Sgrana gli occhi.
«Chi ci devi portare?»

Abbasso lo sguardo sul bicchiere, vuoto. Nel fondo rivedo due occhi, che fremo dal desiderio d'incontrare.

Clyde arriva al punto in cui parla di lei. Di una sconosciuta a bordo di un pick-up, che rallenta per guardarlo. E lui le dice di non rispondergli con un "forse", perché ha bisogno di sapere se è il suo quel dolce amore che lo salverà.
E mi sento proprio come lui, adesso.

«Una perfetta sconosciuta! Chissà, forse la mia anima gemella...»

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