Una delle porte che dava sulla sala del trono venne spalancata.
L’anta sbatté contro la parete e un soldato entrò tutto trafilato, con la fronte sudata e la divisa invernale. In cima alla scalinata, Re Quentin e il generale Adrian si voltarono a guardarlo.
“Il mio trono è stato recuperato? Di già?”
L’uomo si mise su un ginocchio e parlò, senza fiato. “Non porto notizie da quel fronte, Maestà. C’è stato un altro incendio.”
I due fratelli si irrigidirono subito. L’uomo tirò fuori dal suo borsello una missiva dai bordi bruciacchiati e Re Quentin scese subito a prendergliela di mano. Non era il momento di pensare a distanze rispettose e altre cavolate da etichetta.
Il sovrano scorse le poche righe della missiva velocemente, parlò senza distoglierne lo sguardo.
“Il regnanti di Magnolia.” disse. “Dicono di non fidarsi di Re Gerard. Chiedono di incontrarmi e di proteggerli.”
Adrian prese la missiva e se la portò a un centimetro dalla faccia. Quando ebbe finito di leggerla andò da una delle torce attaccate alla parete e la bruciò. Disperse le ceneri con un colpo di stivale.
“Il Re partirà immediatamente.” dichiarò. Si voltò verso il soldato e lo guardò fisso negli occhi, serio come la morte. “Prepara viveri e cavalli per due persone, voglio un solo uomo con Re Quentin. Nessuno deve sapere di quella missiva.”
Il soldato fece segno di aver capito e uscì dalla sala di corsa. Re Quentin sospirò dalle narici e Adrian gli posò una mano sulla spalla.