Difficult Heart

By uccidisorridendo

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/SOTTO REVISIONE⚠️/ La vita di Alexandra Morris non potrebbe essere più monotona; Le sue priorità sono lo st... More

Trama
1. Monotonia
2. Approfondimenti
3. Conoscenza
4. Sopportazione
5. Il progetto
6. Arte
7. L'isolamento
8. Discorsi
9. Rabbia
10. Incomprensioni
11. Sentimenti alla luce
12. Verso giusto
13. Giornata libera (prima parte)
14. Giornata libera (seconda parte)
15. Distrazione fissa
16. Incontri
17. Dubbi
18. La festa
19. Nuove conoscenze
20. La lettera
21. Quotidianità
22. Pensieri
23. Fuori dalle regole
24. Sentimenti
25. Problemi
26. L'invito
27. San valentino (prima parte)
29. Conflitti
30. Emozioni
31. Misteri

28. San valentino (seconda parte)

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By uccidisorridendo

"Should friends look at each other the way we do?"
J.B

꧁꧂

-Continuo a pensare che non è una buona idea...- mormoro a Tasha sentendo il cuore battermi a mille.
Non è la prima volta che mi capita di dare retta a loro e fin'ora fortunatamente è andata sempre bene ma adesso il rischio è troppo alto e non sono sicura di volermi spingere fino in fondo.

Daniel continua a fissarmi ma senza dire niente.
Il suo sguardo sembra studiarmi, per niente sorpreso della mia agitazione.
-Rilassati...- la mia amica cerca di calmarmi, mentre stringe la mano di Alger da sopra il tavolo.
Ha già ricevuto tre richiami da una guardia.
-Non devi sempre pensare in negativo...- aggiunge, facendomi l'occhiolino.

Sospiro pesantemente cercando di rilassarmi.
Sembrano tutti così tranquilli, per niente preoccupati.
Certe volte penso che sono l'unica a farsi mille paranoie ma probabilmente se mesi fa mi avessero chiesto una cosa simile sarei direttamente scoppiata a ridere.
Non è per niente una cosa semplice a parer mio.
Ma adesso mi trovo in una situazione in cui il mio unico pensiero è passare più tempo possibile con Daniel.

La parte razionale di me sa che forse rischiare così tanto non ne vale la pena ma l'altra...

La mia attenzione viene catturata dalle guardie vicino a noi e dal piccolo allarme proveniente da un dispositivo attaccato alla loro cintura.
Volto lo sguardo e noto che tutte stanno ricevendo lo stesso segnale e si stanno dirigendo a passo svelto verso la porta, iniziando a parlare sottovoce tra loro, dirigendosi probabilmente nel posto in cui si sta svolgendo la rissa premeditata.

-È il momento...- dice Alger e vedo Tasha tenermi per un braccio, alzandomi insieme a lei.
Sono i primi a correre verso l'uscita, sparendo dalla mia vista.
Mi guardo intorno per accertarmi che nessuno li abbia visti.

-Andiamo...- sento improvvisamente Daniel afferrarmi un polso, per poi correre esattamente nella loro direzione.
-Aspetta...- mormoro a voce bassa nonostante lui continui a correre tenendomi il braccio stretto.

Arriviamo in un corridoio a me sconosciuto, circondato da pareti di un bianco pallido.
-Oddio...penso di avere un infarto...- dico tenendomi una mano sul petto mentre mi appoggio al muro.
Daniel sorride -Entriamo qui...- dice solo, indicando la prima stanza a destra.

-Ma se ci sono le telecamere?- domando puntando i miei occhi su ogni angolo.
-Non ci sono- dice solo lui, tenendo aperta la porta mentre fa cenno di entrarci.
Faccio un sospiro profondo prima di farlo.

La prima cosa che noto sono le pareti di un giallo acceso, accompagnati da una ventina di banchi fatti in legno.
C'è una grande lavagna e qualche disegno appeso al muro.
Mi rendo conto che questa stanza è quasi identica alle aule del mio liceo.

-Qua abbiamo le lezioni...- mi spiega Daniel, mentre si accende una sigaretta.
-È carina questa stanza...- mormoro dimenticandomi per un attimo di tutta la situazione.
Lui fa una leggera smorfia, posando gli occhi sul pavimento.
-Troppo colorata...- dice solo.

-Perché siamo qui?- domando, incapace di tenere le domande in testa.

E solo adesso mi rendo conto di essere in una stanza da sola con lui, da non ammanettato.

Era successo solamente una volta, nella sua cella, durante la giornata libera.
Nonostante questo sento una scarica di brividi salirmi lungo la schiena.
Non ho paura di Daniel, penso di essermi abituata a passare il tempo con lui, ma essere qui è decisamente un'emozione forte.

Lui mi guarda, passando gli occhi lentamente dal mio viso al mio corpo.
Poi sorride.
-Ho un regalo di San Valentino...-

Lo guardo confusa mentre lui passa davanti a me dirigendosi verso un'armadio vecchio di legno.
Si abbassa per prendere qualcosa dal basso e noto che si tratta di tre rose rosse avvolte in un po' di carta stropicciata.

Me le porge lentamente, come se avesse paura che io possa scappare da un momento all'altro.

-Tieni...- mormora solo, e quando me le passa, le nostri mani si scontrano.
Sento come una scossa elettrica.
Guardo le rose in silenzio.
Sono bellissime, di un rosso acceso e molto profumate.

Vorrei ringraziarlo e dirgli che mi piacciono molto ma sento la bocca improvvisamente seccarsi non riuscendo a dire niente.
È successo cosi all'improvviso...come una sorpresa e nonostante si tratti solamente di tre fiori mi sento come se mi avesse regalato il mondo.

Me le ha regalate lui.
Sono solo tre rose.
Ma le ha regalate lui.

Lui sembra parecchio a disagio perché mi guarda incerto, come se non riuscisse a capire la mia reazione.
-Le ho rubate dall'ufficio dell'assistente sociale...- mi spiega con un mezzo sorriso, interrompendo il silenzio che si era creato.
-C'è ne era un mazzo pieno...non se ne accorgerà...- si affretta a dire, come se volesse giustificarsi.

-Se ti avesse beccato...probabilmente saresti finito nei guai...- mormoro senza riuscire a trattenere un sorriso.
Lui fa un sospiro, continuando a mantenere gli occhi su di me.
-Ma per te ne vale la pena, Alexandra-

Rimango immobile, fissandolo a mia volta mentre tra le mani tengo ancora strette le tre rose.
-Lo so che pensi che rubare è sbagliato...- mormora avvicinandosi e riesco quasi a sentire il suo profumo.
-Però quando ci sei tu nella mia testa qualsiasi cosa mi sembra giusta...-

Rimango ad ascoltare, senza riuscire a fare a meno di pensare a quanto il suo atteggiamento nei miei confronti sia cambiato.
Sembra così dolce, così vulnerabile adesso che faccio quasi fatica a vedere quel ragazzo scontroso con tutti.

-Perché hai fatto tutto questo?- domando.
Lui sembra come irrigidirsi.
-Che vorresti dire?- è l'unica cosa che dice.
Sospiro, alzando le spalle.
Se davvero fa tutto questo per me, perché non rileva i suoi sentimenti e basta?

Sarebbe così facile ammettere tutto e smetterla di comportarci come se fossimo soltanto amici.

Mi siedo ad un banco, appoggiando le rose sopra di esso e mantenendo lo sguardo fisso in terra.
Lui si abbassa, fino ad arrivare alla mia altezza, continuando a fumare.
I suoi occhi sembrano bruciare su di me e riesco quasi a percepire la sua ansia.
Non voglio trasmettergli quella sensazione ma una parte di me vuole capire cosa significa tutto questo.

-Io ti piaccio?- domando facendomi coraggio, rivolgendo lo sguardo e la completa attenzione verso di lui.

Lui sorride.
-Per essere una ragazzina così intelligente, ce ne hai messo di tempo per capirlo...-

Faccio un sospiro di sollievo, mentre mi rilasso sullo schienale della sedia.
Una parte di me sapeva che lui provasse dei sentimenti ma sentirselo dire è tutta un'altra cosa, una rassicurazione così grande...

-Oh...beh...- probabilmente sono diventata tutta rossa, il mio sguardo non riesce più a reggere il suo.
-Anche tu mi pia...- faccio per dire, ma vengo interrotta dalle sue labbra, che si posano sulle mie, con un desiderio talmente forte che riesco quasi a percepire.

Succede d'un tratto.

Mi bacia dolcemente, come per accertarsi che io sia d'accordo.
Sento il suo sapore...quel sapore di sigarette che tanto detesto ma che in questo momento non riesco a farne a meno...
Le sue mani si appoggiano delicatamente sui miei fianchi.
Sento il suo corpo scontrarsi con il mio e probabilmente adesso entrambi stiamo andando a fuoco.

Il bacio, inizialmente lento, diventa sempre più intenso come se entrambi stessimo aspettando questo momento da troppo.

Lo sento quasi mangiarmi le labbra mentre il mio cuore continua a battere freneticamente e una strana sensazione si insinua nel mio basso ventre.
So benissimo che in questo momento tutto di me, lo desidera ardentemente.

Tutti i pensieri, le paure, le incertezze vanno via quando si stacca un secondo, solo per guardarmi.

Si lecca le labbra velocemente prima di appoggiare una mano sulla mia guancia per riavvicinare il mio viso al suo.

Lo sento alzarmi delicatamente per prendere posto sulla sedia, spingendomi contro di lui mentre le sue mani scorrono sulla mia schiena.
Mi appoggio completamente a lui, cedendo il mio corpo sul suo, e lo sento sospirare pesantemente quando la distanza si fa sempre più stretta.

Faccio scorrere le mani sul suo collo, senza riuscire a trattenermi.
La voglia di toccarlo è talmente forte che starei ore in questa posizione.
Lui sembra provare la stessa cosa perché mi appoggia una mano sul collo, senza stringere troppo, ma abbastanza da tenermi ferma mentre continua a baciarmi.

Il rumore improvviso della porta ci interrompe e mi allontano in fretta da lui.

In questo momento mi stanno passando per la testa mille pensieri ma nonostante questo i miei occhi sono colmi di paura quando sposto lo sguardo verso la persona che ci ha interrotti.

-Oh...Dios mio, menomale siete vestiti cazzo...- Leonas si copre gli occhi con una mano.
Tra tutte le persone che mi sarei aspettata in questo momento, lui probabilmente era l'ultimo.

-Che cazzo ci fai qua...- è Daniel il primo a parlare, avvicinandosi di fretta e a lui arrivando a pochi centimetri dalla sua faccia.
Capisco benissimo che è arrabbiato perché siamo stati interrotti e non sembra per niente avere l'intenzione di tranquillizzarsi.

-Cazzo calmati amico...- Leonas mette le mani avanti e solo adesso noto che sono ricoperte da delle fasce, probabilmente a causa della rissa.
-Sono appena uscito dall'infermeria, mi hanno avvertito e sono venuto qui solo per dirvi che tra poco ci sarà la conta dei detenuti, è meglio se vi muovete...- dice solo, passando gli occhi tra noi due con un sorrisetto furbo.

Mi affretto a dirigermi verso la porta, quando sento Daniel afferrarmi per un polso.
-Che fai scappi?- domanda con un sorrisetto avvicinandomi a lui.

-Dobbiamo andare...- mormoro cercando di non farmi prendere dall'ansia.
-Si ma dobbiamo passare da dietro, sennò ci vedono le guardie...- mi spinge dietro di lui mentre Leonas annuisce.

Sospiro, devo mantenere il controllo.
-Va bene...- mormoro incamminandomi dietro di loro.
Daniel continua a stringermi la mano, nonostante la situazione.
Non è una buona idea, però non riesco a staccarmi.

Sono ancora accaldata e sento le labbra pizzicare, probabilmente sono gonfie.
È stato tutto così perfetto, nonostante tutto.
In quel momento c'eravamo solo noi...
-A che pensi?- sussurra Daniel nel mio orecchio, mentre Leonas cammina ad abbastanza distanza davanti a noi.

Arrossisco
-A noi due...- ammetto, senza riuscire a mentirgli.
Ormai non ha più senso mentire.
Lui sorride, stringendo la mia mano più forte.

Lo guardo con la coda dell'occhio ammirandolo in tutta la sua bellezza.
Tutta questa situazione è completamente fuori senso, rischiosa, se non addirittura illegale...
Ma per la prima volta nella mia vita,
non mi interessa delle regole.

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