THE SLEEPLESS KING (Libro 1)...

By SilviaVancini

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[Il cartaceo di THE SLEEPLESS KING è già disponibile su Amazon!] Taehyung non vuole diventare Re. Ha scoperto... More

PRIMA DI COMINCIARE LA LETTURA:
Prologo
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epilogo
SPAZIO AUTORE:

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By SilviaVancini


 

“Okay, dite: parco divertimenti!”

“Parco divertimentiiiii.”

Il flash acceca tutti. La classe rimane in posa qualche secondo di più, poi si rilassa.

Atsuko va dalla ragazza che ha scattato la foto e si riprende il cellulare, ringraziandola della cortesia. Come questa si allontana, Evangeline e il maestro di scienze le si fanno attorno.

“Ma di mille passanti proprio una così dovevi fermare?”

“Perché, com’è una così?”

I due si mettono a indicare tutti i punti in cui la ragazza aveva dei piercing. Atsuko rotea gli occhi al cielo. “Ma dove siamo, nel medioevo?”

E’ una bella giornata di sole. Il parco divertimenti è tutto azzurro, giallo e rosa gomma-da-masticare, i bambini sono eccitatissimi. Sono partiti di mattina presto con il bus e si sono fatti un viaggio di due ore, ma ne è valsa la pena.

Prima di scendere si sono tutti infilati al collo il cartellino riconoscitivo con il proprio nome e il numero delle maestre, poi si sono fermati a far le foto di rito. Adesso è finalmente ora di salire sulla prima attrazione.

“Mettetevi in fila per due!” strilla Evangeline. “I vagoncini sono da due posti! In fila per due!”

Si crea un viavai di bambini. Tutti si cercano a vicenda e si prendono per mano, pronti a partire. La fila si compone in fretta e Jungkook è uno degli ultimi a starla ancora scorrendo tutta. Si frena quando finalmente trova il suo amico.

“Taehyung, sali con me?”

Sentendosi chiamare, il biondo si volta. Stava ridendo per qualcosa detto da Philippe, ma quando vede Jungkook gli cade il sorriso.

“Oh, Jungkook, scusa. Me lo ha già chiesto Philippe.”

“Ma avevi detto che nelle giostre alte ci saremmo seduti vicini.”

“Lo so, mi dispiace. Mi sono dimenticato.”

Jungkook ci rimane male. Stringe più forte i cordoni del suo zainetto e da le spalle all’altro.

“Forza, tutti in coda! Pronti a partire!”

Evangeline si piazza all’entrata della fila a serpentina e si assicura che tutta la classe le sfili davanti agli occhi. Jungkook è in fondo, con le braccine incrociate, in compagnia del maestro di scienze.

Dopo il primo trenino seguono la casa stregata, un percorso sui gommoni, il labirinto degli specchi. All’ora di pranzo i bambini hanno bisogno di qualche minuto per abbioccarsi e la truppa si ferma in uno spiazzo erboso.

Taehyung inizia a pensare che Jungkook se la sia presa. Finché erano impegnati non c’era nemmeno il tempo di parlarsi, ma ora che sono fermi non può fare a meno di notare come l’altro gli stia alla larga. Lui prova ad avvicinarglisi un paio di volte, ma viene ignorato alla grande. Sembra quasi che le ultime settimane di pace pattuita non siano mai esistite.

La pausa pranzo finisce, la classe torna in pista. C’è un’altra giostra da fare e Taehyung non perde tempo quando la maestra dice di mettersi in riga. Raggiunge Jungkook e fa la sua domanda in tempo record, quasi incomprensibile.

“Mi dispiace per prima. Saliamo insieme?”

Jungkook lo guarda appena in faccia. Deve essersi offeso davvero.

“Va pure da Philippe. Io ho Michelle.”

“Michelle?”

La bimba rifila a Taehyung un mezzo sorriso. Di solito le sta simpatica, ma in quel momento proprio per niente.

“Dai, Jungkook, ti ho chiesto scusa.”

“Vado con Michelle lo stesso. Non mi rimangio le proposte che faccio, io.”

L’addetto alla giostra spunta fuori, invita i bambini a entrare. Jungkook e Michelle vanno e si siedono in primissima fila.

Taehyung è assalito dai sensi di colpa.

Ricorda bene quando le maestre hanno rivelato la destinazione della gita. In classe avevano esultato tutti quanti, ma Jungkook aveva passato l’ora a spezzettare fogli di carta. Taehyung gli aveva chiesto cosa stesse combinando e lui aveva confessato dal niente di soffrire di vertigini. Il problema era che voleva andare in gita, ma non voleva fare la figura del fifone.

Taehyung aveva detto che avrebbero fatto insieme le giostre che lo spaventavano. Jungkook aveva accettato. Era la prima volta da quando si era trasferito che Taehyung aveva pensato di essersi fatto un amico.

Invece, adesso…

Le maestre si lasciano scappare un grido quando Taehyung esce dalla fila di punto in bianco. Sta correndo via e Atsuko non esita un secondo prima di buttarsi all’inseguimento. Per sua fortuna ha poco da correre. Alla prima panchina Taehyung si siede e tuffa la faccia tra le manine.

Atsuko rallenta dov’è, non lo raggiunge subito. Fa segno ai suoi colleghi che va tutto bene e, una volta sicura che il bambino non si darà di nuovo all’ippica, si ferma a una bancarella.

Taehyung è solo ormai da un minuto intero quando gli viene messo un enorme wafel davanti. I suoi occhietti devono scalare mani, braccia e spalle per trovare il viso della sua maestra.

“Per te.” fa Atsuko.

“Per me?”

“Non dirlo a nessuno. Se gli altri bambini lo vengono a sapere poi lo vogliono anche loro.”

Taehyung prende il bastoncino tra le mani e rimane a guardarlo. La panchina è così alta che lui non tocca terra con i piedi.

“Che fai, non lo mangi?”

Taehyung inizia a piangere.

Atsuko strabuzza gli occhi. Molla a terra la borsa e si china davanti a lui, mette le mani sulle sue ginocchia. Taehyung ha le ciglia bagnate e il suo faccino è tutto chiazze. Fa questi piccoli mugolii da gatto ed è la cosa più adorabile e straziante di sempre.

“Voglio tornare a casa.”

“Non ti stai divertendo?”

“Jungkook mi odia.”

“Ma no che non ti odia. Nessuno ti odia.”

“Dovevo andare sulla giostra con lui ma mi sono dimenticato.”

“E tu glielo hai detto che non lo hai fatto apposta?”

Taehyung scuote la testa su e giù, il pianto aumenta di volume. Atsuko gli asciuga i lacrimoni con le dita e gli accarezza i capelli. Sono davvero lisci come erano sempre sembrati.

“Vedrai che se dopo ne parlate mettete tutto a posto. Okay?”

Taehyung annuisce. Atsuko gli si siede di fianco e lui nasconde il viso tra la sua spalla e la panchina.

Lui piange, lei sorride.

Sembrerà crudele, ma cos’altro dovrebbe fare? Ha il suo piccolo principe stretto al braccio.

“Dai, mangia il wafel ora. Puoi anche sbavarmi sulla camicia.”

Sono le cinque del pomeriggio ed Evangeline non può esserne più grata. L’autobus è arrivato a prenderli e lei deve solo contare i bambini per la milionesima volta, poi ha finito.

Lei e il maestro di scienze sono fuori dal veicolo, Atsuko è dentro a ritirare i cartellini identificativi man mano che i bambini entrano.

Taehyung è già qualche fila dietro di lei. Se ne sta con le ginocchia sul sedile, sull’attenti, come un suricato. Sta tenendo un posto occupato con il suo zainetto e fissa la porta da cui stanno entrando i suoi compagni.

Quando Jungkook sale, Taehyung si mette subito a sedere composto. Aspetta fino a quando l’altro non passa di lì, ma è talmente veloce che non fa in tempo a rivolgergli la parola.

Jungkook attraversa l’intero corridoio dell’autobus, si mette seduto in fondo. Taehyung torna sulle ginocchia e guarda prima lui, poi Atsuko. La maestra lo ha illuso.

Le porte del veicolo vengono chiuse. Il maestro di scienze prende posto, Evangeline chiede il microfono all’autista dell’autobus.

“Siete tutti seduti?” chiede. Finché non ha un coro di conferma non prosegue. “Saremo a casa tra due orette. Potete dormire, chiacchierare, giocare, ma è vietato stare in piedi. E mangiare.”

L’autobus viene messo in moto e la donna deve aggrapparsi al primo palo. Taehyung si è messo seduto e lascia che il finestrino gli vibri tutto contro la fronte.

Perché non avete fatto niente? Se lo sapevate, perché non avete fatto niente?

“Scusami, Evangeline.” chiede Atsuko. “Posso?”

La maestra fa una faccia confusa. Non capisce subito cosa intende la collega, ma quando la vede alzarsi in piedi le passa il microfono.

L’autobus ormai ha lasciato il parcheggio, il paesaggio scorre via dai finestrini. Atsuko si ritrova a guardare il suo pubblico, più nervosa di quanto pensasse. “Ciao, bambini. So che è stata una giornata lunga e che siete stanchi, ma… Vi va di ascoltare una storia? Niente di troppo lungo, lo giuro.” 

Atsuko aspetta giusto che i bambini le diano il via, poi si schiarisce la gola.

“Allora. C’era una volta uno scoiattolo. E un pipistrello. Sì, uno scoiattolo e un pipistrello. Condividevano un grosso amore per i mirtilli e andavano sempre nel bosco a raccoglierli insieme.”

L’autobus curva. La fattucchiera barcolla tutta.

“Un giorno il pipistrello fece ritorno alla sua caverna e tutta la famiglia lo sgridò. Gli dissero che doveva pensare a sfamare anche loro e che doveva portare a casa degli insetti, non dei mirtilli. Il pipistrello li odiava gli insetti, ma non poteva disobbedire. Il giorno dopo chiese allo scoiattolo di cambiare, di acchiappare gli insetti con lui, ma l’altro si rifiutò.”

Atsuko cerca lo sguardo di Taehyung, Taehyung guarda fuori dal finestrino. La voce le si rompe.

“Lui gli insetti non li poteva mangiare,” spiegò. “Era allergico, sarebbe stato malissimo. Non fu colpa sua se lui e il pipistrello non si videro più.”

Sull’autobus regna lo sconcerto generale. Nessuno capisce perché Atsuko sia sull’orlo delle lacrime, tanto meno l’autista. Pure lui la sta fissando dallo specchietto retrovisore con le sopracciglia crucciate.

Michelle alza una mano.

“E il lieto fine?”

“Non me lo hanno raccontato.”

“La morale?”

“E’ una storia brutta su un’amicizia brutta. La morale non c’è.”

Atsuko restituisce il microfono ad Evangeline e va a sedersi. Si fa piccola piccola sul suo sedile e si asciuga il naso sul polsino della camicia. Come si sta pente di non essersi presa dietro la fialetta di sakè.

Il resto del viaggio passa in due ore di autocommiserazione. La fattucchiera si chiede mille volte se sia il caso di andare a fare compagnia a Taehyung, ma non lo fa. Vorrebbe una pausa da tutta quella storia, anche solo per un giorno.

L’autobus arriva a destinazione, le luci si accendono. Atsuko si alza per controllare come sta Taehyung, ma si blocca a metà strada.

Il bambino sta dormendo. E’ ancora spiaccicato al vetro e ha Jungkook sulla spalla che gli russa come un treno, ma ci riesce comunque.

Per una volta, Taehyung sta benone. Sta davvero benone.

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