TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Ringraziamenti
Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo




Mia's point of view

«Cavolo, Lily credi che vada bene per una serata come questa?» piagnucolai, scostandomi da dinanzi allo specchio sul quale ci ero stata per ben mezz'ora.

«Mia, guardami! È favoloso, fidati di me ok?Ora lasciati finire l'acconciatura»

«Soltanto un'altra volta poi giuro che la smetto» misi giunte le mani e mi diressi ancora una volta dinanzi allo specchio dopo che la moglie di mio fratello alzò per l'ennesima volta esausta gli occhi al cielo.

Il vestito, interamente color oro, era lungo fino ai pieni composto da una gonna abbastanza ampia, leggermente plissettata, infine un corpetto rigido a forma di cuore. Quel colore si abbinava perfettamente ai capelli color rame, i sandali dal tacco dieci erano neri scoperti sul collo del piede e adornata da lacci e stringe intrecciati a tenere salda ma tomaia.

Tirai un lungo sospiro, mi girai su un fianco poi sull'altro e infine dissi fra me e me "puoi farcela" chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi da Lil, ormai spazientita.

«Ora sta ferma qui!» rise leggermente, mentre mi sedetti sulla sedia della suo comò e prese fra le mani un pettine.

Dopo l'acconciatura passò al makeup, mi proibì di vedermi allo specchio prima del risultato. Dopo una spennellata qua e la, mi consegnò un paio di orecchini con alcuni pendenti luminosi sui toni del nero, li inserì ai lobi e in pre dal batticure le chiesi se potevo finalmente guardarmi, lei battendo le mani entusisata mi rispose di si. Non appena mi presentai dinanzi allo specchio, ne rimasi sbalordita: gli occhi erano contornati da una perfetta sfumatura e ombreggiautra nera anche leggermente dorata. Le labbra erano dipinte da una tita labbra color carne e del fard era steso perfettamnete sulle mie gote. I capelli erano sollevati in un morbido chiognon, con delle piccole ciocche lasciate ribelli ai lati delle orecchie. Mi osservai per bene, dopo qualche istante capii che in realtà quella ragazzina impulsiva e piena di amore era diventata una donna, quella coraggiosa donna che combatteva per le cose che amava, che piangeva e rideva, si arrabbiava e perdonava. Sorrisi, per poi abbracciare forte Lil.

«Ti voglio bene, e sono magnifica soltanto grazie a te» le sussurrai, quasi con le lacrime agli occhi.

«Tu sei magnifica dentro tesoro, ed ora va altrimenti farai tardi» mi strofinò le braccia con fare materno.

«Oh, ho dimenticato una cosa importantissima torno subito» misi la mano alla fronte.

Che sbadata

Lil mi guardò stranita, rientrai di fretta e furia in camera mia frugai un po' in giro poi finalmente trovai quella busticina bianca piegata sul comodino.

«Eccolo!» esclamai, soddisfatta lo inserì nella mia clutch e in pre dal panico con le farfalle che avevo nello stomaco, mi decisi a scendere la lunga rampa di scala per raggiungere il piano terra.

Michael's point of view

«Credo sia meglio che tu lo dica subito a tua moglie che al suo posto hai invitato Mia» suggerì sarcastico il mio amico.

«Già hai ragione, ma non l'ho invitata al posto suo semplicemente Annie ha l'influenza e poi, Bruce me l'hai proposto tu di invitarla!» esclamai, entrambi uscimmo dal garage raggiugendo il portone bianco. Salutai il Signor Dave con un cenno di capo e un sorriso, il quale ricambiò gentilmente.

«Lo so, e so anche che sei eccitatissimo nell'andarci con lei» sussurrò egli, stuzzicandomi.

«Shh, sta zitto c'è Annie» entrammo in casa, mi tolsi la giaccia adagiandola all'appendiabiti. Per fortuna Annie era semi sdraiata sul divano con una coperta facendo zapping e con un libro sul ventre. Il mio amico mi diede una leggera gomitata per incitarmi a parlarne.

«Annie» si girò verso di me.

«Oh, sei tornato» poi però ritorno a fissare lo schermo al plasma.

«Si, sono stato da Jamie»

«Ah si davvero?» rispose,  con indifferenza.

«Si e.. volevo dirti che, ho invitato Mia alla premiazione» lei saettò lo sguardo verso di me inferoricita, quasi attonita.

«Come hai detto scusa?»

«Quello che hai sentito» sbuffai, mentre Bruce si avviò verso le scale a chiocciola diretto nella stanza degli ospiti, per lasciarci soli.

«Non puoi permettere una cosa del genere, sono io tua moglie, devo venire io alla premiazione» ringhiò, era così nervosa che la vena presente sul suo collo le sembrò gonfiarsi.

«Lo so, ma tu hai l'infulenza e sinceramente non mi sembra il caso, non farne una tragedia è soltanto una serata»

«Soltanto una serata dici? Michael ci sarà la stampa e tutte le perosne più celebri e importanti e tu ti presenti lì con una ragazzina come se fosse la tua compagnia??» scattò dal divano, camminando avanti ed indietro nervosamente.

«Adesso smettila, Annie sei ridicola sul serio!! Devi smetterla con questa gelosia ossessiva»

In realtà mia moglie ci aveva visto giusto, non potevo biasimarla.

«D'accordo Mike vuoi che la smetta? Ma me la pagherai, giuro su Dio» mi puntò minacciosamente l'indice contro, si recò a passo spedito nella camera da letto sbattendo infine la porta. Stavolta fui io a sedermi sul divano, feci un lungo respiro fissando ininterrottamente il soffito.

***

Ero dinanzi allo specchio quando mi sistemai per bene il papillion e abbottonai con cura la giacca nera dai bordi lucidi. Successivamente mi calai per allacciare quel paio di derby, un'ultima sistemata ai capelli ed ero pronto a ritirare il mio premio.

«Ehilà amico, stai benissimo» esclamò il mio collega sulla soglia della porta, mentre fumava una sigaretta elettronica.

«Che ne dici? Può andare no?» feci una semi giravolta, sorridendo.

«Sei perfetto, sul serio. Congratulazioni» ad interrompere il nostro abbraccio fu la presenza di mia moglie, le andai incontro a passo spedito.

«Io be'..sto per andare, non tornerò tardi. Riguardati» le feci un sorriso, o almeno mi sforzai di fargliene uno, lei ricambiò.

«Mike» mi voltai nella sua direzione.

«Mh?»

«Mi dispiace, per l'altra sera intendo» lei calò lo sguardo, era dispiaciuta e lo si poteva notare da come si dondolava sui talloni e teneva basso lo sguardo. Sospirai, poi le andai incontro carezzandole il gomito.

«Va tutto bene, non preoccuparti» poi sorridemmo di nuovo.

Eravamo in salotto, a casa del mio migliore amico attentendo l'arrivo della dolce fanciulla dai capelli ramati, ero impaziente, tant'è che continuai ad aggiustarmi i polsini della camicia o il colletto, per controllare che tutto fosse al suo posto. Poi la vedi: percorreva lentamente le scale, il suo vestito oro si abbinava perfettamente alla sua chioma ramata e raccolta lasciando scoperte le spalle ed il collo. Ero incantato, estasiato, non seppi scegliere le giuste parole per poter riuscire a descrivere tale meraviglia. La sua figura più alta del solito, mi affiancò i miei occhi non fecero altro che scrutare i suoi e la loro bellezza disarmante.

«Sei.. bellissima» mormorai sottovoce, la bocca mi si era perfino asciugata le baciai poi il dorso della mano.

«Grazie, anche tu non sei niente male» ridacchiò, io la seguì.

«Mai incontrato tale bellezza.. » subentrò sbalordito Bruce, al che intervenne il mio migliore amico.

«Giù le zampe Donovan!» ridemmo tutti.

«E fantastica vero?» aggiunse Lil rivolgendosi a suo marito, che guardò estasiato la sorella.

«Si, lo è» confermò egli, osservandola.

«Be' ragazzi, andiamo o faremo tardi» Bruce guardò il suo orologio, ed io di conseguenza guardai il mio.

«Riportamela sava e salva Mike!» esclamò Jamie.

«Contaci amico!» risi, lui fece lo stesso.

Travis ci aprì la portiera, mentre Bruce si sedette su i sedili anteriori.

«Signorina Mia è veramente bella stasera» esclamò con galanteria il mio autista tenendo entrambe le braccia dietro il schiena, poi seguì un inchino.

«Oh, grazie Travis ma ti avrò detto almeno un milione di volte di non chiamarmi Signorina"- ella rise, per afferrare la mano salda diTravis e salire in auto.

Il tragitto non fu molto breve, la tensione si faceva sentire e guardare fuori dal finestrino facendo finta di niente mi era praticamente impossibile.

«Sono contento, che.. tu sia venuta» le dissi piano per non farmi sentire.

«Lo sono anch'io» lei mi sorrise dolcemente, ed io non potei fare altrettanto.

Scorsi da lontano il grande e bianco Yacht illuminato dai fari bianchi e blu accompagnato da una dolce e soave composizone di violini. Una passerella bianca e in acciaio permetteva il passaggio dalla nave al pavimento. Vi erano persone a me conosciute ed altre sconosciute. Travis fermò l'auto poco prima della piattaforma per permettere a noi il tranquillo passaggio sulla piccola nave. Non appena mettemmo piede sull'asfalto, aiutai la ragazza a sistemarsi la sua pelliccia leggera nera sulle spalle datone il venticello proveniente dal mare. Bruce si avviò avanti per salutare alcuni amici e colleghi, ma qualcosa non quadrava, sentivo la giovane impietrita e non a suo agio, quasi paralizzata.

«Va tutto bene?» le chiesi, strofinandole un braccio con cura.

«No, non va bene. Io.. io non posso farcela Michael sul serio non sono galante non so come ci si comporta a queste cose» gesticolò nervosamente, a tratti sbuffando.

«Ehi, ehi frena. Non dire così andrai benissimo ok, ti fidi di me?» mi avvicinai alla sua figura, accostandole leggermente la mano sul volto. I suo occhi si incastrarono perfettamente nei miei.

«Si, mi fido» sospirò infine.

Riprendemmo a camminare, arrivando poi al passerella che portava al maestoso ed elegante Yatch.

«Ho un'ansia tremenda» sussurrò, iniziando a respirare nervosamente e guardandosi in giro per distrarsi.

«Sta tranquilla, fai un bel respiro» le sussurai a mia volta accostandomi al suo orecchio. Potei sentire il dolce profumo dei suoi capelli.
Dall'agitazione della ragazza e del suo guardarsi ripetutamente intorno, capì che non era mai salita neanche su una piccola barca.

«Non sei mai stata in barca non è vero?» sorrisi sotto i baffi.

«No, e non ci salirò mai. Ho il mal di mare giuro» sbuffò pesantemente. Una volta a bordo, ci mischiammo fra la folla e di tanto in tanto salutavo le persone li presenti con un cenno. Ci sistemmamo fuori, adagiati alla ringhiera di ferro mentre la nave iniziò a partire lentamente. Un cameriere ci passò di fianco con in mano un vassoio di calici colmi di champagne, Mia non tardò ad afferrarne uno.

«Mi servirà un po' d' alcol stasera» affermò lei, in pre da una crisi di panico.

«Sta calma, sul serio non c'è bisogno di essere cosi agitati» risi afior di labbra.

«E che..» inspirò a lungo, mentre ci avvicinammo all'entrata datone il venticello fresco, non potei fare a meno di scrutarla affondo una volta che mi fu praticamente salsa davanti. Era davvero stupenda, i suoi capelli erano raccolti e leggermente mossi, il profumo della sua pelle mi arrivava dritto alle narici.

«Non lo so, io sono un po' imbranata e non voglio che tu faccia delle brutte figure» s'adagiò una mano al petto quasi in segno di scuse, senza che ci pensassi due volte le baciai il dorso con galanteria dopo averle afferrato la mano.

«Non farai nessuna brutta figura, e adesso godiamoci questa bella serta d'accordo?» mi guardò ancora con leggero dubbio, poi però cercò di distrarsi seguendo così il mio consiglio.

Il percorso in barca finì, ci portò esattamente di fronte al Fairmont Olympic Hotel dove si sarebbe tenuto l'evento più importante e chic della città. Lì, un grosso tappeto rosso si divulgava fino all'entrata della grande location, i paparazzi erano molti, vi si poteva notare quella luce bianca e fastidiosa ogni qualvolta venisse scattata una foto. Era il nostro turno, scendemmo dalla barca per dirigerci all'inizio del tappeto, proprio in pasto agli avvoltoi.

«Mike no, non ce l'ha posso fare io me ne torno a casa» spalancai gli occhi, mentre la ragazza inizò a indietreggiare e camminare dal mio lato opposto, la recuperai tenendola salda per un braccio.

«No, no dove vai, sta tranquilla ok? Guardami! Non devi far altro che camminare» le presi il volto fra le mani.

«Questo lo dici tu, oddio.. » guardò altrove, strofinandosi la fronte in maniera esasperata.

«Ti prego Mia, sta calma ok? Hai detto che ti fidavi, allora fidati adesso» le afferrai la mano e la intrecciai con la mia, inaspettatamente il mio cuore perse qualche a battito, quell'organo minacciò di esplodermi dalla gabbia toracica.

«Fidati di me, piccola» le sussurrai, ancora volta.

Le luci dei paprazzi si posarono poi su di noi, sorrisi e salutai cordialmente, mentre la ragazza teneva la testa bassa sorridendo appena e aggrappandosi al mio braccio.

«Signor Reed è lei sua moglie? O soltanto una nuova fiamma del momento?» un mircofono mi si posò prepotente vicino la bocca, ma mi rifiutai di rispondere, poi ne seguì un altro ancora.

«Mi dica, com'è essere stato nominato  imprenditore dell'anno?» feci un cennò con la mano, per declinare.

«Cos'ha in serbo per il prossimo anno?»

«E per il progetto dei parchi artificiali?»

«Signor Reed cosa può dirci della prossima campagna pubblicitaria per le nuove linee aeree?»

Arrivavano da tutte le parti, quasi ne avevo perso il conto delle domande che mi avevamo porto.

«E lei signorina? Cosa fa nella sua vita?»

«Può dieci qualcosa sulla sua relazione con Michael Reed?»

«Anche lei è in imprenditrice?»

A quella sfilza di domande, Mia spalancò gli occhi, terrorizzata dal mircrofono che le era stato imposto dinanzi alle labbra più di una volta.

«Io, ecco..» sibilò.

«Mi dispice ma stasera non rilascerò nessuna dichiarazioni» declinai gentilmente ed infine sorridendo.

Finalmente, dopo la gradinata varcammo l'ingresso del Fairmont. A cullarci fu la stessa musica leggera e soave dei violinisti che riempì i nostri timpani. Degli uomini in giacca e camicia bianca con una postura signorile e le braccia dietro la schiena ci invitarono a privarci dei nostri soprabiti.

«Signor Reed, Signorina» si rivolsero i due uomini, facendoci un leggero inchino, recuperando dalle nostre spalle le giacce. La ragazza ringraziò silenziosamente, quasi timorosa.

«Sono tremendi i paparazzi» disse la ragazza affianco a me. Lei ne rimase confusa quando le porsi in modo elegante il mio braccio piegato.

«Ma cosa?»

«Signorina» sorridendo, afferrò il mio braccio e insieme percorremmo l'intera sala mischiandoci agli invitati, uomini d'affari e celebrità.
Alla fine della sala vi era un lungo tavolo a "L" colmo di aperitivi e champagne, lei non mancò occasione nell'afferrane un paio.

«Oh grazie cielo, mi serve proprio rempire il mio stomaco» esclamò contenta.

«Sei sempre la solita!» risi.

«Ho fame, cosa c'è di strano? Così non penso a come devo comportarmi» sussurrò, avvicinandosi al mio orecchio.

«Si te stessa, d'accordo?» la rassicurai.

«Michael ,che piacere rivederti» una voce familiare giunse alle mie orecchie, uomo alto e con brizzolato mi venne incontro.

«Mr. Jons, che piacere» ci stringemmo la mano.

«Non ci vediamo da un bel po' non è vero? Una mattina di queste passerò nel il tuo ufficio ho delle cose alettanti da proporti» sorrise entusiasta, intascando le mani nel suo panciotto.

«Molto volentieri, è sempre un piacere lavorare con lei» gli feci un cenno d'approvazione col capo, tenendo salde le mani dietro la schiena.

«Oh, lei è mia moglie Lisa mi pare di avertela già presentata una volta» sua moglie apparve dalle sue spalle salutandomi poi cordialmente.

«Certo, buonasera Signora Jons» gli occhi dell'uomo si posarono poi sulla ragazza che tenevo sotto braccio.

«Non.. sapevo avessi una figlia Michael» la ragazza spalancò gli occhi e innevosita si schiarì la gola.

«Infatti non ne ho, lei è.. la sorella di un'amico. Mia»

«Molto piacere Mia» entrambi si strinsero la mano.

«Piacere mio Mr. Jons» rispose lei sorridente, anche se leggermente infastidita.

«Però, è una gra bella fanciulla» rise a fior di labbra l'uomo.

«Si, già lo è» i miei occhi incrociarono i suoi per un'istante, poi mi concentrai sull'uomo dinanzi a me.

«A proposito, volevo farti le mie più sincere congratulazioni Mike te lo meriti»

«Oh la ringrazio è un onore da parte sua»

«Be' ci si vede dopo per la cena!» l'uomo mi congedò gentilmente tornando da sua moglie. Io e la ragazza riprendemmo a gironzolare per la grande sala, recuperando dei bicchieri di champagne e stuzzicheria varia.

«Tua figlia eh?» trattenne una piccola risata, era anche arrossita.

«Se fossi mia figlia, saresti sempre in punizione» ridacchiai.

«Menomale che allora che non lo sono» assunse in tono malizioso a riguardo, di fatto mi bloccai sul posto, i nostri occhi si scrutarono, caddi in un enorme labirinto.

L'aperitivo era squisito, bevemmo chamapgne e chiacchierammo con ogni persona che si congratulava per la premizone, Mia veniva scambiata per mia figlia o mia sorella, e in effetti vederci insieme era un po bizzaro e fuori dal comune.

«E' bello qui» affermò lei, guardandosi attorno.

«Tu, sei bella Mia» mi tappai mentalemnte la bocca, per ciò che avevo detto, lei si adagiò alla mia spalla per poi avvicinarsi al mio orecchio.

«Anche tu lo sei, Michael» mi porse un leggero e casto bacio sulla guancia, sentì immediamente delle scariche elettrice lungo la colonna vertebrale, poi annunciarono l'inizio della cena e la sala dove ci sarebbe svolta poi l'intera serata.

«Il nostro tavolo dev'essere questo qui» esclamò Mia, osservando i segna posti "Signori Reed", non appena mi sedetti abbassai quel segna posto.  Al nostro tavolo sedettero Bruce, un suo collega, e altri imprenditori con le proprie mogli. La ragazza disinvolta appoggiò i gomiti sul tavolo, torturandosi le unghie delle dita.

«Io credo sia meglio che togli i gomiti dal tavolo« le afferrai la mano, baciandone nuovamente il dorso, le sorrisi.

«Oh si hai ragione!» si ricompose subito, e tenni la sua mano fra la mia per un lasso di tempo indeterminato.





#SPAZIOAUTRICE

Buona Domenica con un nuovo capitolo!! 🎉 Contente? Vediamo cosa ne pensate di questa premiazione di cosa succedrà, avanti con le propostee.😌😌😌

Buona Lettura!

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