THE SLEEPLESS KING (Libro 1)...

By SilviaVancini

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[Il cartaceo di THE SLEEPLESS KING è già disponibile su Amazon!] Taehyung non vuole diventare Re. Ha scoperto... More

PRIMA DI COMINCIARE LA LETTURA:
Prologo
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epilogo
SPAZIO AUTORE:

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By SilviaVancini


Mattina presto, ora di colazione.

Domenico stava bussando alle stanze del principe da un po’ e continuava a non ricevere risposta. Fece per aprire la porta, ma questa si bloccò a una spanna dallo stipite con un tud.

Ci riprovò. Tud.

Tud. Tud-tud.

Niente, non si apriva più di così. Ci doveva essere qualcosa davanti a bloccarla.

"Vostra Altezza!" chiamò Domenico, naso e bocca infilati in quello spiraglio. "Dovete andare alla Sacra Messa, è domenica!"

Seduto tra cumoli di lenzuola, Taehyung neanche guardava la maniglia agitarsi. Era tornato ad abbassare lo sguardo sui suoi scritti una volta appurato che la panca reggeva bene.

Domenico fece un altro po' di rumore (tud-tud-tud-tud-tud), cacciò un paio di versi (Lo so che è sveglio!), ma poi se ne andò. Taehyung non si scompose. Un po' perché la disperazione lo rendeva tremendamente calmo, un po' perché la boccetta d'inchiostro che teneva fra le gambe rischiava di rovesciarsi sul materasso.

"Cara madre," aveva scritto. "temo non ci vedremo tanto presto quanto avevo sperato. La scorciatoia che ti dicevo mi ha solo riportato sulla strada principale.”

"RAGAZZINO INSOLENTE!"

Non ci fu un solo inserviente che non sentì urlare queste parole.

La Regina stava trascinando il figliastro per tutto il castello con la forza di un bue da traino. Lo teneva per il braccio così forte da lasciarci il segno delle unghie e Taehyung non aveva temuto tanto per la sua vita neanche quando Jungkook aveva cercato di impalargli una spada nel cranio. Ogni tanto incrociavano qualcuno e lui cercava di appendersi alle loro gambe per implorare aiuto, ma quella andava troppo forte. Non aveva smesso un attimo di inveirgli contro.

"Ogni giorno a tavola fai una buffonata diversa e te le lascio passare tutte, tutte! Ma questa non me la dovevi fare.”

I due arrivarono alla biblioteca del Re. Le assi del pavimento schioccarono tutte al loro passaggio e i libri parvero stringersi dalla paura. Arrivata in fondo, la Regina aprì una porticina con un calcio e ci scaraventò dentro Taehyung. 

“Come hai osato appendere la mia biancheria per tutti gli alberi del giardino?! Entrando nelle mie stanze a frugare, per giunta!”

La Regina alzò un pugno e la sua indignazione sarebbe stata presa sul serio se non stesse sventolando un paio di mutandoni. Terrore a parte, Taehyung era oltremodo divertito.

“Non si dà più del Voi al principe?”

“Vedi di ricordarti chi sei e da dove provieni, ragazzino. Il Re si è ripiegato su di te per dare al regno un erede, ma rimani comunque il figlio illegittimo di una sgualdrinella. Vedi di attenerti ai tuoi doveri, perché se stai umiliando me e la mia famiglia di proposito io ti faccio nero."  

Taehyung sostenne lo sguardo della donna senza batter ciglio e lei si indispettì. Girò i tacchi come una furia e riattraversò la biblioteca tanto di fretta che non si accorse nemmeno di stare andando a sbattere contro qualcuno.

"Ouch," fece Jungkook, più di riflesso che per il dolore. Si era beccato una testata sotto il mento, ma quando riconobbe la Regina si scusò profusamente. Lei si disincastrò dal suo petto e riprese la sua corsa senza neanche rivolgergli la parola, furiosa. Stranito dall’incontro, Jungkook proseguì per la sua strada.

Non era mai stato in quella zona del castello. Aveva chiesto al generale Adrian dove si dovessero allenare lui e il principe, ma non si era certo aspettato di finire fra tanti libri. Ce n’erano scaffali su scaffali, un lunghissimo corridoio solo di carta e copertine.

I libri Jungkook non se li aspettava mai, in generale. A casa sua non ne avevano mai avuti e neanche Al e Matt da quel che ne sapeva. Non ne aveva mai neanche tenuto uno in mano.

Beh. Sembrava che adesso avesse l’occasione di rimediare.

“Ti hanno detto perché è fatta così?”

Per poco Jungkook non urlò. Rinfilò immediatamente il libro che aveva preso al suo posto e si tappò la bocca.

Aldilà dello scaffale c’era Taehyung e i suoi occhi erano comparsi proprio nella finestrella che aveva creato lui togliendo il libro. Gli aveva fatto perdere un anno di vita, dannazione.

Jungkook si sforzò di parlare con un tono di voce indifferente. “Fatta così cosa?”

“La sala degli allenamenti del Re.”

“Perché, è questa?”

Taehyung comparve dal fondo al corridoio. Era fresco di mattina e non aveva con sé il mantello blu.

“No, questa è la biblioteca. La sala degli allenamenti è per di qua.”

Il biondo fece segno all’altro di seguirlo. Fu con stupore che Jungkook attraversò con lui la stessa porticina di prima e si ritrovò in una stanza lunga e stretta, adiacente in tutto e per tutto all’ala della biblioteca in cui si trovava prima. Era come se si trattasse di un’unica grande sala divisa a metà dalla lunghissima scaffalatura di libri.

I pavimenti cigolavano allo stesso modo e le pareti erano completamente spoglie. C’erano un paio di seggiole e un tavolino zoppo aggiustato da una pila di libri, per il resto c’era spazio in quantità e due belle finestrone grandi.

“Re Quentin mi ha detto di essere stato un principe particolarmente insofferente agli insetti: non voleva proprio allenarsi all’aria aperta, per cui si era fatto promettere una stanza al chiuso qui nel castello. Mio nonno non doveva avere un gran rispetto per la letteratura, per cui lo ha ficcato qui.”

“E’ vero o ve lo siete inventato?”

“Me lo sono inventato. Non ci parlo con mio padre.”

Jungkook non commentò. Non capiva perché il principe stesse cercando di fare conversazione dopo tutto quello che avevano passato. Dovevano limitarsi a duellare in silenzio, non era tanto difficile.

Come per dare il buon esempio, il castano andò ad appoggiare sul tavolino le spade che aveva con sé e si tolse anche la mantella rossa. Taehyung si tolse la corona, ma fu costretto a rimettersela quando i capelli gli caddero a tenda sugli occhi.

"Allora, da dove cominciamo?"

"Prendendo in mano la spada, direi."

"Hai intenzione di essere sempre così delizioso?"

"Avete ancora intenzione di rischiare la mia vita per il vostro tornaconto?"

Taehyung prese la spada di Jungkook per guardarla da vicino e quando l’altro se la volle riprendere fecero un po’ tira e molla.

"Non daresti la vita per il tuo principe, cacciatore?"

"Non chiamatemi cacciatore."

"Preferisci il nome di battesimo?"

"Faccio parte dei Dodici." disse Jungkook, serio. "Non sono più un cacciatore.”

“Io non ho smesso di essere un pescatore solo perché mi hanno messo una corona in testa."

Jungkook sfoderò la spada. Lasciò cadere la fodera nera a terra e alzò la lama davanti a sé con lo sguardo intenso e le orecchie da mercante.

"In posizione."

I due si misero al centro della stanza, uno davanti all’altro.

Jungkook concedette all’altro un attimo per concentrarsi, poi partì subito con un affondo, una finta sulla destra, un attacco dalla sinistra. Taehyung svirgolò via al primo, parò in modo goffo la seconda e fece una corsetta all’indietro per il terzo.

"Se volevate concedermi un ballo bastava chiedere. Cercate di partecipare, state facendo fare tutto a me."

Taehyung scappò altre due, tre, quattro volte. Jungkook abbassò la spada, spazientito.

"So bene che questa situazione non vi aggrada, ma io sono qui perché me lo ha ordinato il Re. Non vi state impegnando per fare un torto a Sua Maestà o a me?”

Taehyung fece per aprir occa, ma Jungkook continuò.

"Capisco che possa essere per i nostri trascorsi, per la vostra posizione o addirittura per la mia età, ma fate un favore ad entrambi se provate ad allenarvi sul serio. Prima imparate a tirar di spada meno mi dovrete sopportare."

"Ma cosa vuoi che importi a me della mia posizione dopo tutto quel che sto facendo per-"

Taehyung si bloccò. Corrugò la fronte.

"Età? Che c'entra l'età?"

"Non vi infastidisce quando una persona più giovane vi comanda a bacchetta?”

Taehyung non capiva. Scannerizzò Jungkook dalla testa ai piedi, ma continuò a non capire.

"Perché, quanti anni hai?"

"Dimentichi quel che ho detto. In posizione."

“Quanti anni hai?”

"In posizione." 

Niente. 

Jungkook sospirò e le spalle gli calarono verso il basso. Il suo sguardo era a metà via tra la noia e l’istinto omicida, quello che di solito si riserva ai bambini petulanti.

"Sedici. In posizione."

Taehyung sputò dal ridere.

Con un calcio e una piroetta, così Jungkook ottenne la spada dell’altro. La incrociò con la sua e portò le due lame al collo di Taehyung, così vicino da battergli i gomiti contro lo stomaco. Era il paio di forbici più grande del medioevo, non c’era dubbio.

"Stareste bene con un paio di branchie." disse. "Assomigliereste tanto ai vostri adorati pesci."

Taehyung portò le mani in alto. Era un segno di pace, ma l’ilarità gli sfuggiva dalla bocca.

"Non c'è niente di male nell'avere sedici anni. Totale rispetto. Pensavo solo ne avessi un paio in più di me."

"Invece ne ho tre in meno e sono comunque più capace."

Jungkook diede una spintarella a Taehyung, un ammonito di avvertimento. L’altro si era perso a guardare la cicatrice che aveva sotto l’occhio e la cosa lo infastidiva. Ormai si era rimarginata, ma al posto di sparire una volta per tutte era diventata bianca. Se la sarebbe tenuta per sempre.

Tra i due si ristabilì la distanza per duellare e Jungkook lanciò a Taehyung la sua spada.

"In posizione."  

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