Come la pece

By lettrice_incognita

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Teen drama. "Trovai il coraggio di alzare gli occhi nei suoi. Erano neri come la pece e profondi come un pozz... More

1. La ragazza della porta accanto
2. Quando le tende sono inutili
3. Salvami
4. Dov'è andato?
5. Insonnia
6. Nessuno da cercare
7. Dubbi
8. Rosso Malpelo
9. False accuse
10. Il primo indizio
11. 72h in un solo giorno
12. Cosa mi succede?
13. Sepolte nella cenere
14. E... se fosse lui?
15. Algebra e pancake
16. Illegale
18. Grigliate e salotti
19. Rotture
20. Vecchio giocattolo
21. Notti tormentate
22. Pozzanghere
23. Amleto
24. Chicago
25. Mc
26. Romeo e Giulietta pt.1
26. Romeo e Giulietta pt.2
27. Pool party
28. Così per sempre
29. Litigi e notti stellate
30. Ti prego, Wendy
31. Verità a galla
32. Boschi e grigliate
33. Alzarsi e sorridere
34. Hale
35. Rabbia, autocommiserazione, rabbia, isolamento
36. Riappacificamenti
37. La partita
38. Adrenaline in my veins
39. Toga e tocco blu
40. Prom
41. This girl is on fire
42. The end

17. Cedimenti

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By lettrice_incognita

- Wendy... - sussurrò qualcuno. Mi rigirai nel letto, non riuscendo ad aprire gli occhi. Mi rilassai, riprendendo subito sonno.

- Wendy, - la voce fu netta e forte questa volta, ma non sgarbata - ci sono Lisa e Bryan al piano di sotto -.

Il cuore mi si strizzò in petto. Balzai sul letto, con il fiato corto e il cuore galoppante. Perché erano venuti senza avvertirmi?

- Che ore sono? -.

Mia madre aveva acceso la luce, segno che si fosse fatto buio. Quanto avevo dormito?

- Li faccio salire? - domandò, battendo la punta del piede sul pavimento. Probabilmente li aveva lasciati da soli. Mi alzai, toccando il pavimento bagnato con i piedi nudi. Ero in condizioni indecenti. - Okay, però faccio schifo - mi lamentai, senza realmente rivolgermi a mia madre. Mi sistemai i capelli alla meno peggio e mi strofinai gli occhi, ancora troppo assonnata. Che ore erano? Presi il telefono. Cinque chiamate di Lisa e due di Bryan. Erano le otto. Avevo dormito quattro ore?!

Mi posai una mano sulla fronte. Avevo dimenticato di impostare la sveglia prima del mio sonnellino. Non pensavo che avrei dormito tutto quel tempo, al massimo due orette. Come avevo fatto?

Sentii bussare alla porta, così mi voltai, ancora seduta. Lasciai cadere il telefono sul letto e studiai i miei migliori amici. - Potevi dirci che saresti andata in coma, no? -.

Fulminai Lisa e mi appoggiai al cuscino, mentre lasciavo che invadessero la mia stanza. Lisa chiuse la porta e aprì la finestra, Bryan si lasciò andare sulla poltrona. - Ho dimenticato la sveglia. Come mai siete qui? -.

- Se ti diamo fastidio ce ne andiamo - scherzò Bryan, dondolandosi sulla sedia girevole. Sorrisi. Lisa si accese una sigaretta, appoggiata al davanzale e buttò fuori il fumo in una piccola spirale. - Dylan andava a cena con la squadra, Josh era al Tina's. Ha detto che in caso ci raggiunge, ma mi sembrava impegnato -.

Annuii, stringendomi le gambe al petto. Era venerdì, sarebbero venuti a buttarmi giù dal letto in qualsiasi momento.

Dalla finestra entrava vento freddo, che mi pizzicava le guance. Ogni tanto Lisa fumava una sigaretta nella mia camera, così mi ero attrezzata. Tenevo uno spray per ambienti alla peonia nel comodino, da spruzzare quando finiva.

Aveva i capelli chiari raccolti in una coda scarmigliata, messi in risalto dal giubbotto di pelle nera. - Andiamo a farci un giro? - domandò Bryan. Annuii, alzandomi a rilento per recuperare le scarpe da ginnastica.

Le indossai, infilando i lacci dentro e scesi al seguito dei miei migliori amici, lasciandomi dietro una scia di spray alla peonia.

- Esco un po' - avvertii i miei genitori. Mio padre stava leggendo un libro, in tuta e con gli occhiali, e mia madre stava scorrendo la bacheca di Facebook.

- Dove vai? -. Bryan e Lisa si fermarono sull'uscio, facendo entrare l'aria fresca e pulita. - A fare un giro in macchina -.

- Ciao, divertiti - mi salutò mio padre, accompagnato dal sorriso di mia madre. Riuscivo a parlargli a malapena. Seguiva Carrie e il signor Bolton nella lista dei sospettati. Forse avrei dovuto cancellare la prima. Non avevamo più avuto motivo di sospettare di lei. Forse dovevamo lasciarla in pace. In fondo, era stato pur sempre il ragazzo che amava.

- A che pensi? - chiese Bryan, salendo in macchina. Lisa si sedette dietro senza fare tante storie e aprì il finestrino. Avevamo delle abitudini strane quando ci mettevano in macchina. Aprivamo tutti i finestrini e mettevamo la radio al massimo. Era una strana sensazione, i polmoni e le orecchie riempiti allo stesso tempo. Era la più semplice forma di spensieratezza che conoscessi, tutti lo avrebbero dovuto provare almeno una volta nella vita. Mi voltai a guardarlo, aspettando una risposta. I suoi occhi erano su di me, mentre metteva in moto.

- Dici a me? -.

- No, a mia sorella -.

Alzai gli occhi al cielo, mentre ci lasciavamo la strada alle spalle. - A niente -.

Aiden non voleva andare alla gara di auto, io avevo paura a guidare da sola fino a lì e scendere a vedere. L'unica possibilità ce l'avevo davanti gli occhi.

- Lo volete sapere uno scandalo? -.

- Ah! Allora stavi pensando a questo... - esclamò ammiccante Bryan.

Ridacchiai. - Ci sono delle gare di auto, vicino l'officina - annunciai, mi tremavano le mani. Sapevo già che Bryan sarebbe impazzito all'idea di andarci.

- Cosa?! Dobbiamo andarci! - urlò, proprio come previsto. Guardai Lisa dallo specchietto, era imparziale. - Non sei euforica anche tu? - le domandò.

- Sapevo questa storia dall'anno scorso. Mia sorella Dana lo aveva scoperto andando a correre. Pensavo che lo sapeste anche voi -.

- Dovevi dircelo subito! - strillai. Avrei voluto saperlo anch'io. Bryan accelerò, raggiungendo l'officina più grande di West Chester. Gli indicai la strada fino ai semafori, poi fu facile raggiungere il luogo da sé. Bryan accostò la macchina al marciapiede, prima di spegnere. Aveva gli occhi puntati sulle auto in corsa. Il rombo dei motori suonava fastidio nelle mie orecchie, ma sentivo l'adrenalina nelle vene, ero eccitata all'idea di scendere e andare a seguire tutto da vicino.

Forse è vero quello che dicono di noi: gli adolescenti sono attratti dal proibito. Forse era per quello che io ed Aiden stavamo indagando per smascherare l'assassino, non solo per dimostrare che lui fosse innocente.

- Dobbiamo scendere sul serio? -.

Io e Bryan fulminammo Lisa. Ormai eravamo lì e volevamo vedere tutto.

Scendemmo dall'auto, raggiungendo la folla esaltata e inferocita. Dovevano aver scommesso chissà quanti soldi su quelle auto.

- Siamo ancora a West Chester? - domandò il biondo incredulo. Sorrisi sotto i baffi, era stata la mia stessa reazione. - Indietro, indietro! - gridò qualcuno. Arretrai, sottomessa alla forza di coloro che mi stavano davanti. Vi erano anche delle ragazze, ma forse non dovevo essere così stupita di vederle.

Un'auto sfrecciò davanti a noi a quella che pensai fosse una velocità di almeno 180 km/h.
Quando si fu nuovamente allontanata, mi guardai intorno, allungando il collo in ogni direzione. Era ovviamente disabitato, quel quartiere.

Cinque secondi dopo la succedettero altre macchine, forse cinque o sei. Era incredibile.

Poi io e i miei amici ci lamentavamo di vagare per strade deserte il venerdì sera. Lì c'erano centinaia di persone.

- Prossimo giro: Young, Rivera... - una voce al megafono iniziò a stilare una lista di nomi. Probabilmente erano coloro che avrebbero partecipato. - Banco scommesse aperto - completò, succeduto da un forte e stridente suono acustico.

- Non ti sembra una voce conosciuta? - chiesi a Lisa, avvicinandomi a lei per sovrastare tutto quel chiasso. Eravamo stati spinti indietro, quasi contro il muro di una palazzina. Non riuscivamo più a vedere nulla, la strada era stata nascosta da quella barriera umana.

- No - rispose confusa, come se avessi detto la più stupida delle cose. Eppure mi sembrava di aver già sentito quel tono severo e forte, proprio di petto. La gente davanti a noi iniziò a scemare, spostandosi in massa verso sinistra.

- Che razza di corsa è stata questa? - sbraitò un uomo sulla cinquantina, rivolgendosi ad un signore di grande stazza. Ci davano le spalle, ma erano l'unica cosa interessante in quel momento.

- Avviciniamoci - dissi, prendendo la mia migliore amica per il polso e trascinandola per quale passo. Ero lì e volevo sfruttare ogni occasione per cogliere i dettagli.

- C'è una confusione tremenda - si lamentò. Alzai gli occhi al cielo, pregando che almeno Bryan fosse della mia stessa idea.

- Hai visto che casino? -.

- Andiamo? - sbuffò l'altra. Mi voltai verso la folla, per scrutarla un'ultima volta. Avrei ricordato una cosa del genere per tutta la vita.

- Cinque minuti alla chiusura delle scommesse. Si preparino: Young, Rivera, Cal... -.

Alzai gli occhi, seguendo la voce di prima. Vidi un uomo di spalle, in piedi su un tavolo e con un completo elegante. Abbassò il braccio con il megafono, voltandosi di mezzo lato per rivolgersi a qualcuno che stava a terra.

Smisi di respirare, fissando le sue labbra muoversi senza udire le sue parole. La guance rasate e i capelli brizzolati. Avevo già visto quell'uomo, più di una volta, ed era già stato scritto nella lista dei sospettati.

***

Ero rientrata presto quella sera, per questo mi ero messa le cuffie e avevo portato il pc sul letto. Stavo cercando un film horror che non avevo già visto. Avevo la lista dei sospettati accanto a me. Avevo cancellato Carrie Hamilton e cerchiato il secondo nome in rosso.

Iniziò a formicolarmi la nuca. Misi il film che avevo trovato in pausa e alzai gli occhi, senza muovere la testa. Mi sentivo osservata ma ero consapevole di essermi lasciata condizionare dal film che stavo guardando. Allungai furtivamente la mano verso la lampada sul comodino. La stanza si riempì di luce, tranquillizzandomi.

Guardai verso l'armadio, poi la porta e la scrivania. Un urlò strozzato fuoriuscì dalla mia gola, facendomi tremare. Inspirai più aria possibile, alzandomi per aprire la finestra.

Mi guardava con le braccia incrociate sul davanzale. Ma non aveva paura di volare giù dalla scala?

Non gli rivolgevo parola da due giorni, da quando avevo ovviamente intuito che mi nascondesse qualcosa dopo aver scoperto le corse clandestine. Chissà cosa avrebbe pensato della mia uscita di quella sera. Però, lui non parlava quasi mai ed era impossibile capire cosa pensasse.

- I miei dormono, che c'è? - sussurrai, guardando la strada per controllare che non ci vedesse nessuno. I suoi occhi neri erano su di me, liquidi e infiniti. Mi fissava tanto intensamente da farmi risalire il sangue alle gote.

- Allora? - ribattei, questa volta in un fievole sussurro. I suoi occhi non si erano staccati un attimo dai miei. Non volevo parlargli, ma non potevo chiudere la finestra e fare finta che non fosse lì. O forse sì.

Continuava a fissarmi intensamente senza dire nulla. Sentivo le gambe tremare e il cuore impazzire nella cassa toracica.

- Per quanto devi rimanere in equilibrio lì sopra? -. Quel momento magico si spezzò in un millesimo di secondo.

- Fin quando non tornerai a comportarti come prima - si decise a rispondere.

- Sono sempre la stessa -.

No, che non lo ero. Ero arrabbiata con lui. Avevo perso quel briciolo di fiducia che avevo in lui.

- Smettila, Wendy -.

- Non sei nessuno per ordinarmi di smetterla -.

- Ammettilo. Ammetti di essere arrabbiata con me -.

- Lo sono. E so anche che mi nascondi qualcosa. E che posso fidarmi di te fino ad un certo punto - sussurrai, sul punto di urlare per l'irritazione.

Restò a guardarmi per qualche secondo, fin quando non sbollii la rabbia momentanea.

- Perché non fai altro che sottolineare il fatto che non ti fidi di me? -.

- I rapporti si basano sulla fiducia, caro Aiden. Qualsiasi tipo di rapporto - riposi, già stanca di quella conversazione. Mi guardai alle spalle, con il fiato in gola. Cosa sarebbe successo se mio padre lo avesse visto lì?

- Posso entrare? -.

- No, non puoi. Ci sono i miei genitori - dissi categorica.

Scese di qualche gradino, senza dire nulla. Restai sbigottita dal suo comportamento e feci per chiudere la finestra, ma la sua mano si stampò sul vetro. Sbarrai gli occhi, facendo scorrere il mio sguardo oltre la sua mano. Un sorrisetto furbo sbucava da dietro il suo palmo, ad un braccio di distanza. Cedetti a quel sorrisetto e aprii la finestra. Lo guardai, sospirando. Ero stupita più di me stessa che di lui. Lasciai che entrasse, facendo qualche passo indietro.

Mi diressi al comodino e spensi velocemente la luce per evitare che i vicini notassero quei movimenti notturni. Mi sentivo strana, non avrei mai pensato di fare una cosa simile per un ragazzo. Un tonfo sordo alle mie spalle mi fece girare di scatto. Aiden era finito sul pavimento della mia stanza a gambe all'aria.

- Ma che fai?! - sbraitai, abituando la vista alla penombra. Mi trattenevo per non scoppiare a ridere, ma feci di tutto per dimostrarmi infastidita. Mio padre sarebbe venuto a controllare, me lo sentivo. Quello aveva il sonno leggero.

Lo superai mentre si rimetteva in piedi e chiusi a chiave la porta. Aiden aveva già chiuso la finestra e si stava mettendo sul letto, proprio come se fosse a casa sua. Sorrisi senza un motivo preciso. Avevo il cuore palpitante e mi sentivo felice.

Aiden Evans mi faceva sentire così, spensierata e felice. Quando si è felici, bisogna notarlo. La felicità dura un istante e, se io avevo avuto il privilegio di provare una sensazione simile, allora avrei dovuto scriverlo da qualche parte per ricordarmelo.

I suoi occhi passarono dal display del pc a me, sorpresi di vedere i miei puntati su di lui.

Mi avvicinai di qualche passo, arrossendo violentemente, e solo in quel momento vidi il foglio stropicciato sotto il computer. Lo afferrai di getto, accartocciandolo. Speravo che Aiden non avesse notato quel gesto, ma evidentemente la sorte non era a mio favore. Era ovvio che avesse notato il mio gesto. Lì vi era scritto il nome di mio padre.

- È la lista dei sospettati, vero? - bisbigliò. Restai paralizzata per una manciata di secondi, cercando una scusa. Poi annuii, arrendendomi.

I suoi occhi mi scrutavano, come se avesse capito che avevo cambiato qualcosa. Cancellato o aggiunto nomi, lui aveva già intuito e me lo stava comunicando come solo lui sapeva fare.

Era incredibile come certe persone sapessero parlare con gli occhi. Al mondo non c'era cosa più bella.

- Possiamo evitare l'argomento per questa sera? -.

Mi rivolse un mezzo sorriso, sollevando il computer. Mi sdraiai di lato accanto a lui. Indossai una delle cuffie e gli cedetti l'altra. Le cuffiette erano una delle cose più personali che si potessero condividere nel ventunesimo secolo. Purtroppo.

Cercavo di stare più distante possibile, al di limite del letto. Stare così vicino a lui mi metteva un'ansia tremenda. Mi vergognavo del tremore delle mie dita mentre schiacciavo play. Cosa diavolo stavo facendo? Io non ero così. Wendy Jones che guarda un film nascosta nella sua camera in piena notte insieme al suo vicino di casa?

Non mi riconoscevo.

Le scene scure del film ripresero a susseguirsi, ma non riuscivo a seguirle. Studiai Aiden nel modo più discreto possibile, trovandolo preso dal film. Forse avevo trovato qualcuno che mi facesse compagnia durante le mie maratone di horror. Non si era accorto del mio sguardo, per questo mi azzardai a farlo scendere lungo le sue braccia. I riscaldamenti accesi gli concedevano di stare in t-shirt, ma la sua pelle nuda così vicina a me mi faceva andare a fuoco.

Aveva i bicipiti allenati e la pelle di un colore perfetto. Era sdraiato in posizione supina, con il braccio destro dietro la nuca. Io me ne stavo in un angolo alla sua sinistra, rannicchiata in posizione fetale per evitare un qualsiasi contatto. In realtà, lo facevo solo perché non volevo mostrarmi debole e perché ero fin troppo orgogliosa, ma la tentazione di allungare una mano verso il suo braccio era tanta. Avrei voluto sentire il calore della sua pelle oppure stringere le mie dita alle sue, distese sulle lenzuola del mio letto. Dovevo frenare il mio istinto, altrimenti lo avrei già baciato. Strinsi i denti e mi sforzai di guardare lo schermo.

Era impossibile seguire il film, così mi ritrovai a chiudere gli occhi e mordermi il labbro inferiore, pensando a quanto fosse incredibile quel momento. Ero con lui sdraiata su un letto. Non era un sogno, vero?

Mi sentii osservata, così alzai la testa a scatti.

I suoi occhi erano proprio su di me, mescolati al buio della stanza e della stessa consistenza del petrolio. Si avvicinò, inclinandosi su di me.

Il suo braccio finalmente venne a contatto con il mio, permettendomi di godere del suo calore.

Schiusi le labbra, sentendo il suo respiro sfiorarle delicato e caldo. Sembravano così morbide e delicate.

Il materasso sprofondò sotto il suo peso, concentrato sul gomito. Era ad un palmo dal mio viso. Il mio respiro si fece agonizzante.

Un urlo acuto e terrificante proveniente dalle cuffie ruppe quel momento, facendomi formulare tutti gli insulti di mia conoscenza.

Stavo per baciarlo!

Aiden si sistemò di nuovo sul mio cuscino e io tornai a rannicchiarmi, come se un secondo prima non fosse accaduto niente. Sentivo il viso paonazzo e le dita fremere incontrollabili.

Guardai la sua mano. Ci voleva una grande dose di coraggio solo per azzardarmi a sfiorarlo con gli occhi. Era adagiata sul suo torace, e poi guardai il suo braccio, che tenevo distante da me il doppio di prima.

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