Il ragazzo della 113

Par SthefannyStories

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Le regole alla Columbia University sono poche e precise: puntualità alle lezioni, tenere uno studio costante... Plus

Cast
Prologo
1. Columbia
2. Frutto proibito
3. Guida Turistica
4. Connie
5. "Siamo amici"
6. Football&Cheesburger
7. Fuoco
8. Questione di fiducia
9. MagBlue's
10. Cappuccino
11. Rissa
12. Tregua
13. Il tuo tocco
14. Insieme
15. Bacio Rubato
16. Fratelli Protettivi
17. Fratelli giganti e buoni
17. Fratelli giganti e buoni
18. Nostalgia
19. Maglioni imbarazzanti
21. Il Ringraziamento
22. Goodbye Brother
23. Auschwitz 1941
24. Giro Turistico In Presidenza
25. Casa Walker
25. Casa Walker
26. Mi affido a te
27. La partita
28. Il ballo
28. Il Ballo
29. Un mare di bugie
30. La verità
Epilogo
SEQUEL
Ringraziamenti
LULLABY

20. Momenti imbarazzanti

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Par SthefannyStories

"Non puoi accontentarti a
vent'anni di una cosa tiepida.
O gela o brucia."

"Le emozioni o sono forti,
o non sono niente."

▶️NF -  Paralyzed

"Ahia!" Mormorò Isaac fulminandomi con lo sguardo, nel mentre gli tamponavo dei graffi profondi, con una buona quantità di cotone e dell'acqua ossigenata dal colorito verde. Ci trovavamo ancora all'interno del Blue's, seduti su alcuni sgabelli di una stanza, creata apposta per svolgere delle cure mediche per i giocatori.

Inarcai un sopracciglio, ignorando completamente la sua occhiataccia fulminante nei miei confronti. "Hai poco da lamentarti." Lo ripresi, proprio come fa una madre al suo bambino piccolo, con l'intenzione di rimproverarlo. "Dove avevi la testa in quel momento?" Mormorai alzando lo sguardo in sua direzione, lasciando che i capelli mi ricadessero velocemente sul viso, aspettando di ottenere una sua risposta nettamente plausibile, che semplicemente non arrivò.
Si limitò a guardarmi, come se la risposta la dovessi trovare in quegli occhi meravigliosamente verdi, che riflettevano perfettamente la mia immagine. "Andrà sempre a finire così con te?" Brontolai. E guardando la sua espressione, radicalmente cambiata da furente a sofferente, pensai di aver esagerato.

Sospirai.
"Perdonami, non volevo essere così dura." Parlai portandomi lentamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Ma non mi piace affatto vederti ridotto in questo stato e guardandoti lì, steso sul pavimento completamente privo di sensi, mi ha spaventata a morte." Dichiarai sincera, appoggiando - spontaneamente - le mie mani sulle sue, sentendo immediatamente le sue dita avvolgere le mie, in una stretta salda. Menomale.
"Non voglio soffocarti con le mie preoccupazioni, ma non posso fare a meno di essere in pensiero per te ogni qual volta che sali su quel ring." Continuai, passando i pollici sulle sue nocche completamente ferite, notando - come reazione al mio gesto - una smorfia sul suo volto. "Perché continui a farti del male in questo modo?" Gli domandai.

Sentii le sue dita stringere le mie mani con una pressione più forte, coprendole completamente fino a farle sparire. Si chinò, continuando a star seduto nello sgabello, in mia direzione. Avvicinò il volto al mio. "Onestamente non c'è una spiegazione in grado di poter rispondere alla tua domanda. Quel ring è semplicemente tutto quello che ho, tutto quello che sono. E lo sono diventato grazie a questo posto. È per questo che devo tornare nuovamente lì, per riprendere l'incontro, vincere e tornare a casa. Non posso farne assolutamente a meno, capisci?" Parlò sistemando, dietro il mio orecchio, la ciocca che mi era - nuovamente - ricaduta sulla fronte. Dandomi una spiegazione alla quale non riuscii a trovare un perché.
Il perché era diventato quello che era grazie al Blue's, il perché non riuscisse a farne a meno e il perché nonostante le ferite che si procurava, ogni qual volta che affrontava un incontro, non prendesse una buona volta la decisione di smettere.
Era quasi come una dipendenza, farsi del male.

"Isaac non ha mai perso un incontro, nonostante si portasse - insieme ai soldi - i lividi a casa. Vive di cicatrici, basta guardare nel suo sguardo." Fu la voce di Travis a riecheggiare nella mia mente, facendomi ricordare ciò che mi disse la prima volta in cui misi piede in questo posto.

Oh Isaac, pensai, cosa posso mai fare per farti trovare la pace nell'uragano che sei diventato, per crearti una barriera difensiva dal passato che hai affrontato e che a stento conosco?

Sospirai ancora una volta, abbassando lo sguardo. "Che cosa c'è?" Mi domandò con la voce calma e leggermente rauca togliendo una mano dalle mie, per sfiorare il mio mento, intimandomi ad alzare la testa.

Sforzai ad alzare gli angoli delle labbra, scuotendo la testa e alzando le spalle. "Evidentemente niente che possa farti desistere dal tornare lì dentro." Parlai sincera, alzando le palpebre per incontrarmi con il verde dei suoi occhi, che mi guardarono con estrema tenerezza. Quasi volessero dirmi che non ci sarà mai nulla, in grado di fargli cambiare idea. "Ma è una tua decisione e nonostante non sia d'accordo, come tua amica rispetto le tue scelte." Parlai arrendendomi. "Quindi vedi di vincere, non voglio assolutamente pulire altro sangue per questa sera." Dichiarai distogliendo le mie mani dalle sue, alzandomi dallo sgabello su cui ero seduta, lisciandomi con i palmi i miei pantaloni.

Si alzò anche lui, mettendo immediatamente in evidenza la nostra differenza d'altezza, che da seduti non si notava. "Se lì fuori ci sarà del sangue, ti do la mia parola che non sarà il mio." Dichiarò prima di alzare un angolo delle labbra piene, in un sorriso malizioso, che non mi piacque affatto. "Vieni, ti riporto da Travis. Non voglio distrazioni durante l'incontro." Parlò nel mentre che rimettevo il kit d'emergenza al proprio posto, prima di raggiungerlo. Si trovava in piedi sulla soglia della porta, con la mano tesa in mia direzione e il viso fuori dalla stanza a guardare la situazione.

"E quando mai ti avrei distratto?" Gli domandai inarcando un sopracciglio, incrociando le mie braccia sotto i seni.

Si girò a guardarmi. Saettò lo sguardo sulla mia figura minuta dalla pianta dei miei piedi, fino al caschetto dei miei capelli. Facendomi sentire completamente a disagio, sotto quell'attenzione estremamente accurata. "Fidati, mi distrai." Annunciò, facendomi aggrottare la fronte completamente confusa dalle sue parole, prima di stringere la mia mano nella sua e portarmi fuori da quella stanza.

Il suono della musica si diffondeva in ogni angolo del locale, entrando nelle orecchie dei ragazzi presenti facendoli muovere in alcuni passi di danza, con in mano alcune delle loro fedeli bottiglie di birra. Notai il quanto fosse molto più affollato rispetto all'incontro precedente, il KO dell'avversario nei confronti di Isaac aveva fatto il giro di chiamate, facendo arrivare qui un gran numero di persone pronte a non perdersi il risultato finale di questo incontro.
Alcuni correvano verso il bancone delle scommesse con un paio di banconote in mano, pronti a scommettere sul giocatore - secondo loro - vincente. Mentre alcune ragazze ballavano a ritmo di musica, attirando l'attenzione di coloro che passavano per di lì. "Marika, ma che diamine fai, scendi immediatamente da lì!" Fu la voce di Travis, gesticolando in modo agitato in direzione di sua sorella, che ballava spensieratamente ubriaca su un tavolino. Ottenendo alcuni fischi di apprezzamento dai ragazzi che la guardavano.

La ragazza snobbò Travis con una alzata di spalle, iniziando a muovere le braccia e i fianchi a ritmo di musica. Indossava un vestito blu, con un sacco di brillantini, che le ricadeva perfettamente sul fisico magro e slanciato. I tacchi alti le facevano risaltare le gambe snelle, nel mentre ballava. I capelli le sfioravano le spalle in morbide onde ad ogni suo movimento e fu allora che notai il luccichio dei suoi orecchini, dall'aria costosa.

E senza nemmeno accorgermene mi toccai un orecchio con le dita, completamente privo di orecchino. Non ne portavo nessuno, non avendo i buchi. Mia nonna non voleva che facessi del male al corpo, che mia madre mia aveva fatto mettere al mondo con tanto affetto.
A dire il vero non portavo mai accessori, mi ero sempre concentrata talmente tanto sui miei studi durante gli anni, da non notare nemmeno la mia perdita di femminilità. Ed i vestiti che avevo indosso, ovvero un pantalone da tuta larghissimo di Aidan e una felpa di Isaac, ne erano la prova. Dio, mi sentivo completamente fuori posto guardando la sorella di Travis.
"C'è qualcosa che non va?" Mi domandò Isaac al mio fianco, notando probabilmente la mia espressione facciale, alquanto perplessa.

Spostai invece il mio sguardo sulle nostre mani ancora incrociate fra loro, che - in un modo inspiegabile - mi diedero conforto. Scossi la testa, alzando lo sguardo nel suo, accompagnando un sorriso rassicurante sulle mie labbra.
"Sono soltanto un po' nervosa per il tuo incontro." Parlai nonostante non fosse del tutto vero, anche se parte della mia inquietudine era dovuta all'incontro che si sarebbe svolto a breve.

"Sembra quasi che nel ring debba salirci tu." Ridacchiò, prendendosi gioco di me.

Alzai gli occhi al cielo, sentendo la sua risata alquanto divertito. "Non sarebbe affatto un problema, so talmente tante cose sulle lotte a mano libera, che probabilmente vincerei anche contro di te." Lo sfidai, socchiudendo gli occhi in una fessura.

Inarcò un sopracciglio, alquanto sorpreso dalla mia dichiarazione. Aprì la bocca in una circonferenza, con l'intento di dire qualcosa, prima di essere chiamato dalla voce di Travis. "Walker, aiutami a tirarla giù!" Urlò per farsi sentire, indicando con una mano sua sorella che - per la millesima volta - non gli aveva dato una sola briciola di corda.

Isaac seguì con lo sguardo in direzione della mano di Travis, trovando la figura di Marika sul tavolino, meravigliandosi di trovarla lì. Come se fino ad ora non si fosse minimamente accorto della sua presenza, cosa alquanto impossibile, pensai incamminandoci in direzione della ragazza. "Mare!" Urlò Isaac, attirando immediatamente la sua attenzione, che non appena si accorse chi fosse, scese giù dal tavolino per salutarlo.

Gli lasciò due baci laccati di rosa sulle guance, prima di rivolgergli un "Ciao" impastato dall'alcol.

"Tuo fratello stava andando fuori di testa, vedendoti lì sopra." Parlò Isaac, indicando Travis leggermente lontano da noi con le braccia incrociate al petto, nel mentre rivolgeva alla sorella occhiate di fuoco.

Marika alzò gli occhi al cielo. "Non posso nemmeno divertirmi un po', non appena qualcuno inizia a guardarmi di troppo, ricomincia a fare il fratello iper protettivo!" Si lamentò facendomi ridere e ricordare il quanto, su questa questione, Tj e mio fratello Aidan fossero visibilmente simili. Nonostante la sua protezione nei miei confronti, non fosse dovuta al fatto che andassi a ballare. Ero un fedele toppo di biblioteca. In discoteca o in un posto come questo, non ci avrei mai messo piede, se non fosse stato per Isaac.

La mia risata fece notare la mia presenza a Marika, che non appena sfiorò il suo sguardo sulla mia figura, parve illuminarsi. "Eisel!" Esultò, saltandomi addosso per stringermi in un forte abbraccio. "È bello rivederti." Annunciò, regalandomi un bellissimo sorriso. Aprii la bocca per dirle che era lo stesso per me, quando mi sentii tirare da lei stessa verso il tavolino su cui stava ballando, appena pochi minuti prima.

Che cosa?
Non ebbi nemmeno il tempo di domandarmi come ci fossi finita lì sopra, che mi ritrovai una Marika super attiva a dirmi di ballare con lei.

Mi prese le mani, stringendole ed intrecciandole con le sue, muovendo le mie braccia per intirmarmi a muovere come lei. Cosa del tutto impossibile!

Guardai Isaac completamente terrorizzata, chiedendogli aiuto per scamparla da quella bizzarra situazione. Ma si limitò soltanto a stringersi sulle spalle, deciso a non muovere un muscolo, ridacchiando completamente divertito da quella situazione.

Guardai Marika che si muoveva, al mio fianco, perfettamente a ritmo di musica ed i ragazzi attorno a noi, che aspettavano che io facessi lo stesso.

Dannazione.
E adesso?

^~^

"Non mi sento più i piedi." Mormorai sedendomi sulla sedia, vicina a quella di Travis, che armeggiava con il microfono prima dell'inizio del secondo incontro.

"Non sei abituata a ballare?" Mi domandò, appoggiando il microfono sul tavolino alla sua destra, maneggiando con le casse e altri fili colorati, che si collegavano alle luci che servivano ad illuminare il ring.

Scossi la testa per più volte, nonostante fosse di spalle e non potesse vedermi. "Affatto." Mormorai ridacchiando, portandomi una ciocca di capelli - leggermente umidi a causa del sudore - dietro l'orecchio. "Dio mio, che figuraccia!" Parlai tra me e me, portandomi i palmi delle mani sul volto, con l'intento di coprirlo dall'imbarazzo che provavo in quel momento.

"I fischi che ho sentito di apprezzamento, invece mi dicevano tutt'altro." Mi informò Travis, gesticolando con il microfono nuovamente in mano, riferendosi ai ragazzi che davanti al mio spettacolo tremendamente imbarazzante, avevano apprezzato i miei passi decisamente impacciati, rispetto a quelli di sua sorella Marika. Avevo anche ricevuto due bigliettini, con scritti all'interno il numero di cellulare di qualcuno, che non riuscii nemmeno a leggerli. Isaac mi aveva presa in braccio dal tavolino, ridando i bigliettini - con arroganza - ai rispettivi ragazzi a malo modo avvisandoli di starmi alla larga. Che prepotente!

I ragazzi di questo locale, non sono raccomandabili. Mi aveva detto intrecciando nuovamente le nostre mani, in una stretta ben salda, trascinandomi altrove.
Avrei voluto puntualizzare il fatto che lui stesso fosse un ragazzo del Blue's, rendendolo non raccomandabile a sua volta, ma decisi di tacere. Non volevo svegliare i suoi bollenti spiriti, prima dell'inizio dell'incontro.

Non lo vedevo da una buona mezz'ora, dopo essersi assicurato che fossi nelle mani di Travis, si era allontanato per prepararsi all'incontro, che si sarebbe svolto a breve sotto i miei occhi. "Da quando ha iniziato a frequentarti, Isaac si è davvero tranquillizzato."
Tranquillizzato? Mi domandai, aggrottando leggermente la fronte.
"Come dire, sembra più rilassato. Più spensierato. Non ha più quello sguardo." Chiarì notando la mia espressione lievemente confusa. "Sembra quasi amichevole." Dichiarò con un pizzico di ironia, che mi fece ridere ma anche riflettere.

Probabilmente ciò che Travis mi stava dicendo, poteva anche essere vero. Ricordo ancora la prima volta in cui, i miei occhi, incrociarono lo sguardo di Isaac fuori dall'aula in cui si era svolta la prima lezione con il professor Sullivan, a cui ero arrivata in ritardo ed avevo ricevuto una piccola ramanzina da quest'ultimo. Girovagava lo sguardo - completamente perso - in ogni dove, quasi fosse alla disperata ricerca di qualcosa, di qualcuno. Finché, in un modo del tutto casuale, si incrociarono con i miei.

Rabbrividii al ricordo, stringendomi le braccia attorno al corpo. Confortandomi con la certezza di ciò che i suoi occhi erano diventati fino ad oggi, più espressivi, più caldi e meno persi. "Chissà." Mormorai alzando e riabassando le spalle, volendo lasciar cadere il discorso. Non ero pienamente certa che ci fosse un briciolo di verità, in ciò che Travis aveva appena detto. Non volevo nemmeno dar speranze a quelle parole e tanto meno ai miei pensieri. Sapevo che tipo di ragazzo fosse Isaac e sapevo perfettamente che tipo di ragazza fossi io, ragion per cui insistevo a rimanere con i piedi per terra. Ben piantati, per impedirmi di farmi volare nella più pura ed innocente immaginazione.

Nonostante leggessi innumerevoli romanzi romantici, ero crudelmente cosciente che i classici cliché dei bei ragazzi nei libri, non si inamoravano veramente delle ragazze come me. Erano solo storielle, prive di fondamenta, con l'intento di dare speranza a coloro - me inclusa - di un finale e vissero per sempre felici e contenti.

Piedi per terra, Eisel, piedi per terra. Mi ricordò la voce di Eisel prudente nella mia testa, seduta a gambe incrociate, con le braccia intrecciate sotto i seni, ad annuire fieramente alle mie decisioni.

Passarono alcuni minuti, in cui chiusero il bancone delle scommesse, aspettando chiunque fosse presente nel locale di avvicinarsi attorno al ring. La folla si era chiaramente raddoppiata ed era palpabile l'agitazione, l'euforia e l'ansia presente nelle persone. Ognuno con alte aspettative nei giocatori. Dopotutto se avessero fatto la giusta scelta, si sarebbero portati a casa un bel gruzzoletto di denaro. "Ebbene Signori e Signore, siete pronti per questo attesissimo incontro di fine serata?" Parlò Travis al microfono, ottenendo un boato di urli e schiamazzi dai presenti, che rimbombarono in ogni dove.
"Le regole del gioco sono sempre le stesse, ma voglio ricordarle per evitare che succedano bravate nella mia casa." Annunciò il ragazzo, muovendo i ricci che teneva in testa. Probabilmente con nella mia casa, si riferiva al locale. Chi mai considererebbe casa un luogo del genere? Mi domandai mentalmente. "I colpi sono vietati in direzione del naso e in direzioni dei gioielli di famiglia, possibilmente dal collo al bacino e dal bacino alla caviglia. Sempre se non vi ucciderete prima." Continuò, facendo ridere qualcuno e provocando una smorfia leggermente disgustata sul mio volto. "La durata del gioco, a differenza della partita precedente, durerà oltre i cinque minuti. Chi batterà le mani - in segno di arresa - per tre volte sul tappeto del ring, perderà l'incontro. Chi invece si aggiudicherà la vittoria, si porterà a casa quattro mila dollari e il titolo di campione." Concluse. "E senza perdere altro tempo, vorrei immediatamente qui al centro Jake Williams e Isaac Walker!" Urlò Tj, ottenendo un boato incredibilmente confusionario all'interno del locale. La folla sembrò impazzire, nel sentir nominare i nomi dei giocatori che si sarebbero scontrati quella sera stessa.

Il ragazzo che aveva messo Isaac al tappeto nell'ora precendente, entrò nel ring con le braccia alzate, muovendole violentemente nell'aria. Come a voler mostrare la sua forza. L'altezza imponente e gli innumerevoli tatuaggi a coprirgli la pelle, in un modo inspiegabile, mi intimorirono.

Successivamente, entrò Isaac. E lo capii, non solo dalla sua presenza, ma dagli urli incessabili dei presenti attorno al luogo di combattimento. Erano completamente euforici, agitati e ansiosi del decreto di quell'incontro tanto atteso.

Si posizionarono uno di fronte all'altro, con le mani chiuse in un pugno, all'altezza del mento. "Signori e signore, che il gioco abbia inizio!" Parlò Travis, in piedi alla mia destra, con grande grinta.

Nel primo minuto dell'incontro, Isaac non perse assolutamente tempo, mandando immediatamente l'avversario in countout, ovvero, conteggio fuori. E da quel che negli anni avevo imparato da mio padre, significava far rimanere l'avversario per troppo tempo fuori dal ring. Solitamente per la durata dieci secondi, anche se in Giappone arrivavano anche ai venti secondi di countout.

Nel minuto e mezzo successivo la situazione di ribaltò, Williams con un destro perfettamente violento, colpì dritto nello stomaco di Isaac che - sputando fuori della saliva dalle labbra - indietreggiò, fino ad uscire dal campo di combattimento del ring. E questo significava un no contest o draw, ovvero il pareggio. La vittoria quindi non andava assegnata ancora a nessuno dei due contendenti, perché vi era appena stata una doppia squalifica. Un doppio countout o un'interferenza a danno di entrambe le parti.

Jake Williams riuscì a fare un pinfall, uno schienamento. Schienando Isaac, ovvero ponendosi su di lui in modo che entrambe le spalle fossero ben appoggiate al tappeto. Si sentì un "Uh!" dai presenti per la forza con cui lo aveva gettato a terra, come se il dolore lo potessimo sentire anche noi.

Strinsi fortemente le dita sui pantaloni, guardando l'ora sul grande orologio posto dietro al ring, che segnava due minuti al termine dell'incontro e al momento Isaac era in un evidente svantaggio. "Forza, Isaac, forza." Mormorai fra me e me, iniziando a mordermi il labbro con forza.

I secondi si trasformarono velocemente in un altro minuto appena passato. "Un minuto e mezzo al termine dell'incontro!" Urlò Travis al microfono, facendomi sussultare sulla sedia, sovrastando il continuo vocio interminabile dei tifosi.

Isaac era completamente bloccato. E nonostante cercasse di uscirne in qualche modo, sembrava quasi impossibile, data la stazza imponente dell'avversario.

"Oh, ma andiamo!" Mormorò Travis al mio fianco, battendo continuamente il piede dal nervosismo e l'indice sulla coscia, quasi fosse un tic. "Forza MagBlue's, non arrenderti. Ci sei quasi." Continuò con lo sguardo fisso nel ring sotto i suoi occhi.

Uscire da quel blocco in cui Williams lo aveva intrappolato, sembrava quasi un'ardua impresa.

Guardai l'orologio.
Mancavano ancora quaranta secondi alla fine dell'incontro.
"Quel ring è tutto quello che ho, tutto quello che sono. E non posso farne assolutamente a meno, capisci?" Fu la sua voce a riemergere nella mia mente, ricordandomi le parole che mi disse non meno di un'ora prima.
Non poteva perdere quell'incontro, nonostante fosse un modo insano di vederla da quel punto di vista, dovevo fare qualcosa per aiutarlo.

Ma cosa?
"Quando un avversario si trova completamente in difficoltà o in pinfall, l'unica soluzione è.." Fu la voce di mio padre questa volta a riemergere nei miei pensieri, dandomi la soluzione.
Dio, perché non ci avevo pensato prima?

Mi alzai immediatamente in piedi, portandomi i palmi ai lati dalle labbra prima di urlare - sotto lo sguardo interdetto di Travis - un: "MagBlue's, devi fare un Technical Knockout!"
Urlai a gran voce, ottenendo tutti gli sguardi dei presenti in mia direzione.

Era incredibilmente impossibile, ma pare che ero fossi riuscita a sovrastare il boato di voci, facendo arrivare il mio consiglio ad Isaac. "Hei ragazzina, non sono permessi i suggerimenti!" Urlò Williams a sua volta, girando il viso completamente incazzato in mia direzione, distancandosi leggermente da Isaac, facendomi rabbrividire.

E fu allora che Isaac alzò le gambe, allacciandole velocemente sul collo dell'avversario, che non si accorse nemmeno di ciò che a breve stesse per accadere.

A venti secondi dal termine dell'incontro, il ragazzo della 113 riuscì a fare il Knockout o comunemente chiamato il Technical Knockout (KO tecnico). Ovvero mettere l'avversario in condizioni fisiche tali da impedirgli di continuare a combattere.
Mise pressioni sulle gambe toniche, fino a far ribaltare nuovamente la situazione. Williams cadde con la schiena a terra, mentre Isaac faceva in modo di non farlo muovere in nessun modo. Quello veniva chiamato Submission, costringendo l'avversario a cedere - give up - attraverso una mossa di sottomissione. E l'unico modo per uscirne, era la comunicazione a propria resa per sottomissione battendo ripetutamente una mano al tappeto, oppure perdendo i sensi.

"Sette secondi alla fine dell'incontro!" Annunciò Tj, alzandosi nuovamente, completamente euforico, contando ad alta voce i secondi che portavano al termine insieme al pubblico e ai tifosi.
E fu nel momento in cui Jake Williams sentì di non riuscire più a respirare, che batté il palmo tre volte sul pavimento del ring, creando immediatamente il delirio più assurdo tra i presenti.
"E abbiamo un vincitore, Signore e Signori!" Parlò Travis. "A portarsi quattro mila dollari e il titolo - di cui oramai ne è proprietario - è Isaac Walker!" Dichiarò, nel mentre che tutti applaudivano eccitati dalla vittoria e dagli incassi che avrebbero intascato grazie alle scommesse.

"MagBlue's, MagBlue's!" Urlarono tutti in coro, con le braccia alzate in aria ad acclarmalo vincitore.

Quest'ultimo si alzò, sputando alla sua sinistra, prima di alzare lo sguardo in mia direzione. Non potei fare a meno di sorridergli, completamente fiera della sua vittoria, nonostante fossi ancora terribilmente scossa.

Annuìì con la testa per più volte, prima di alzare anch'io le mani - come gli altri - per rivolgergli un applauso. "Complimenti per la vittoria." Mimmai con le labbra.

Si baciò l'indice e il pollice, prima di indicarmi. "Merito tuo." Sfoderando successivamente un sorriso meraviglioso, che mi procurò una forte stretta al cuore.

Dannazione a te, Isaac.
Pensai, prima di rivolgergli un altro sorriso, nel mentre alzava un braccio - con la mano stretta in un pugno - in segno di vittoria.

^~^

"Come facevi a sapere che il Technical Knockout, serviva a mettere definitivamente l'avversario in KO?" Mi domandò Isaac, seduto sul sedile del guidatore della sua macchina. Teneva le mani, leggermente sbucciate dall'incontro, strette sul volante e lo sguardo che sfiorava contemporaneamente la strada e me.
I capelli gli ricadevano naturalmente in fronte, ancora umidi dal sudore.

Mi strinsi innocentemente sulle spalle, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Mio padre è da sempre un fedele tifoso del Wrestling, mi ha insegnato fin da piccola le regole del gioco, facendomi guardare innumerevoli partite." Confessai.

"Per questo prima dell'incontro, mi avevi detto di saperne molto su queste cose." Mormorò, quasi come se stesse pensando fra sè e sè, facendomi annuire.

"Figurati che mi ha messo anche Tyson come secondo nome." Gli rivelai alzando gli occhi al cielo, ottenendo uno sguardo alquanto sorpreso da parte sua.

"Dici sul serio?"
Annuìì scroggiolandomi nel sedile, nel più puro e completo imbarazzo. "Che grand'uomo!" Annunciò ottenendo un'occhiataccia da parte mia - che diceva tutt'altro che apprezzamento - ottenendo una risata liberatoria da parte sua.

Arrivammo nei corridoi della Columbia, che erano oramai le tre del mattino passate. Non mi preoccupai nemmeno di mio fratello, a quest'ora tarda, sarà ormai pienamente sprofondato nel letto avvolto dalle coperte.

Attraversammo i corridoi silenziosamente, fino ad arrivare davanti alla porta della mia stanza, la 120. Con le mani nascoste nelle tasche della sua felpa, alzai il viso per poterlo guardare e trovando già i suoi occhi pronti ad incontrare i miei, mi ritrovai ad abbassarli per l'imbarazzo. "Ecco.. la felpa." Mormorai alzando le mani per poter aprire la zip, togliermela e ridargliela.

Scosse la testa. "Tienila." Dichiarò, facendomi aggrottare la fronte. Alzò le spalle, riabassandole successivamente. "Sta meglio a te, che a me." Parlò semplicemente, facendomi alzare un angolo delle labbra all'insù. "Sei talmente minuta, che la felpa è così grande da farti sembrare tremendamente bassa." Contastò, facendomi abbassare immediatamente l'angolo del mio sorriso, regalandogli invece un'occhiataccia fulminea che lo fece ridere. Portò una mano sui miei capelli prima di scompigliarli.

"Mhm." Mormorai portandomi le mani sulla testa, per sitemarmeli. Spostai una ciocca di capelli con un soffio, prima di spostare il mio sguardo sul suo viso.

"Niente sangue."

"Sangue un po' c'è n'è." Contastai invece, portando una mano sul suo viso, prima di togliere con il pollice un residuo di un liquido rosso scuro dalla sua guancia. Feci una smorfia.

"Sì, ma non il mio. Come promesso." Parlò appoggiando il viso sul palmo della mia mano, stringendola successivamente con la sua mano.

Restammo così per un lungo tempo, non parlammo e non dicemmo niente di particolare. Occhi castani negli occhi verdi.

Tutto questo fino a quando la porta alle mie spalle si aprì, rivelando la figura - bruttalmente arrabbiata - di mio fratello Aidan.

Oh no.

Commenti, alquanto inutili, dell'autrice:
Chi è nuovamente in ritardo con l'aggiornamento?
Lo so, sono imperdonabile, ma la puntualità non è mai stato il mio forte.
Oltretutto, ultimamente non ho avuto quasi tempo per buttare giù almeno due righe. Sono in vacanza e al momento vi sto scrivendo dal Brasile, la notifica vi arriverà in un orario completamente diverso dal mio, visto il fuso orario. Qui sono le 11.52PM, mentre li saranno le 04.30AM o giù di lì.
L'attesa è stata lunga, ma spero di avervi soddisfatto in qualche modo.
Lasciatemi un commento o una stellina, in modo da farmi capire se il racconto vi piace o meno. Questo mi aiuterà anche a motivarmi per i prossimi capitoli, anche se ho già ideato il finale per questo libro che finirà a breve. Quindi siate attive e tenetevi pronte!
E niente,
Fanny.

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