1. Columbia

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"Dovremmo essere spontanei
come i bambini che,
quando vogliono una carezza,
ti prendono una mano
e se la mettono nel viso."

▶️ Jonas Blue - Mama

▶️ Jonas Blue - Perfect Strangers

Eisel

Varcai i cancelli della Columbia stringendo il libro di Letteratura al petto, dirigendomi a passo svelto all'interno dell'edificio

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Varcai i cancelli della Columbia stringendo il libro di Letteratura al petto, dirigendomi a passo svelto all'interno dell'edificio. Avevo programmato il mio primo giorno all'Università con precisione, contando ogni minimo minuto. Avevo solamente dimenticato il traffico delle lunghe strade di New York, degli infiniti taxi gialli e dei continui semafori rossi che mi impedirono di arrivare in orario ai primi corsi mattutini.

Davanti all'aula 414, oramai chiusa, mi soffermai qualche secondo prima di decidere i pro e i contro nel bussare alla porta.

Incominciare l'anno scolastico in ritardo già dal primo giorno, ammettiamolo, non era affatto il massimo.

L'idea di entrare in classe con dieci minuti di anticipo, sedermi al banco vicino alle finestre non farmi notare da nessuno si era letteralmente disintegrata.
Fantastico.

Dopo aver fatto entrare una grande quantità d'aria fra i polmoni, sospirai, alzando la mano in un pugno tremante verso la porta che avevo davanti, bussando poi due volte su essa. E senza aspettare alcuna risposta entrai all'interno delle grandi quattro mura, che contenevano - almeno - duecento studenti. Prima intenti a seguire la lezione, ora intenti a guardare me. Menomale che non dovevo farmi notare da nessuno, pensai.

"E lei sarebbe?" Domandò una tonalità di voce bassa e rauca, appartenente ad un uomo in piedi ad una grande cattedra in legno sintetico, abbassando i finissimi occhiali da vista lungo il naso, inarcando un sopracciglio dalle sfumature grigiastre in attesa di una mia risposta.

"Eisel Johns." Risposi senza esitare, sentendo il sudore nelle dita per l'agitazione mentre alzavo gli occhi - nascosti dietro la montatura dei miei occhiali rettangolari - in direzione dell'uomo a due metri da me.
Era di bassa statura, addirittura arrivava ad essere più basso della sottoscritta, il che era incredibile. Indossava una giacca beige che si intonavano ai suoi pantaloni perfettamente stirati, un panciotto grigio circondava la sua pancia - leggermente più grossa di quella di mio padre - e ai piedi delle scarpe di cuoio. Mi ricordava tanto un attore, in veste di ispettore, che si trovavano nei film degli agli Ottanta.

"È in ritardo di quindici minuti, Signorina Johns." Mi ricordò battendo due volte l'indice sul registro della classe di Letteratura, per riportare poi l'attenzione su di me.

Eisel cattiva avrebbe voluto rispondere che l'orologio ce lo avevo anch'io e che avevo addirittura la capacità di leggere l'ora, ma Eisel buona ebbe la meglio, facendomi rimanere zitta. Già il fatto di essere in ritardo era in sè abbastanza grave.

Il ragazzo della 113 Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz