TWENTY

By SarahAdamo

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🏅I'm on THE WATTYS 2018 LONGLIST - MIA è una ragazza dinamica, solare, spesso e volentieri capricciosa. Ama... More

#SPAZIOAUTRICE❤️
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Finalmente BOOK TRAILER!
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Twenty 2.. cosa ne pensate?

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By SarahAdamo







Mia's point of view

I giorni seguenti passarono infretta, ero pronta per l'esame dopo l'ultima spiegazione accurata di ciò che non avevo capito da parte di Michael. Le cose sembravo prendere una piega ulteriormente diversa, i suoi occhi quando potevano mi evitavano ed io ci rimanevo di sasso ogni qual volta succedeva. Spesso discuteva con sua moglie quando ero li a casa sua nel suo ufficio per ripassare, mi si stringeva il cuore ad immaginarlo nella scomoda sitazione in cui si trovava, non dev'essere affatto facile vivere sotto il tetto con una persona con la quale probabilmente non vai più d'accordo.

***

Eravamo nel suo ufficio quando lo sentì rientrare e sbattere la porta.

«E' tutto okay?» sibilai con un filo di voce, timorosa del fatto che potesse rispondermi sgarbatamente.

«Si, tutto apposto» sentenziò con un tono incolore. Lo osservai per un po', poi chiusi immediatamente i libri facendo sussultare la sua figura che subito mi guardò con un'aria stranita.

«E'.. successo qualcosa?» mollò la penna sulla scrivania.

«Non continuo fin quando non mi dici che sta succedendo, sei diverso Michael.. parlami» supplicai, con tono pacato. Lui abbassò lo sguardo e mise le braccia conserte.

«Non sono.. cose ti riguardo Mia, e poi tu non c'entri niente è solo che..» aspettai che continuasse ma non lo fece. Mi limitai a fissarlo in volto per qualche minuto dopo di che tornai alla mia ricerca. Dopo un'ora ero decisa nel voler tornare a casa, Michael non mi degnò neanche di uno sguardo o di una parola, lì perdevo soltato tempo e non potevo permetterlo dato che il giorno dopo avrei dovuto sostenere un esame.

«Io vado via, grazie mille comunque» avanzai freddamente, nella speranza che lui reagisse.

«Di nulla, grazie a te» non mi guardò, tenne fissi i suoi occhi sulle sue scartoffie, così presi violentemente la borsa dalla sua poltrona e mi diressi fuori dal suo ufficio nella speranza che si scusa scusasse e che m'avrebbe raggiunta poi, ma non lo fece. Chiusi la porta alle mie spalle delusa per poi percorrere il corridoio, arrivando in soggiorno. Annie liberava i sacchetti della spesa, avanzai piano cercando di non farmi notare infondo non mi ci volle molto per capire che la mia presenza lì non era ben gradita.

«Oh, ciao» mi disse con indifferenza, io sospirai pesantemente.

«Ciao.. » ricambiai con un filo di voce. Mi soffermai sulla soglia, osservando la compostezza del suo vestito color crema e la collana di perle perfettamente intonata a suoi capelli biondi appena acconciati dal parruchiere.

«Ceni qui per caso?» si rivolse acidamente, dovevo andar via di lì il prima possibile.

«No grazie sono apposto.. ci si vede» le abbozzai un mezzo sorriso, poi aprì il portone bianco dell'ingresso ritrovandomi immediatamente in giardino dove l'aria era afosa, nonostante ciò respirare mi fu più facile. Scesi di scorsa la piccola scalinata della veranda ed incrociai la figura esile del signor Dave, stava annaffiando il grande prato fiorito, con accanto a se una pala e un sacco con del terreno. Sorrisi alla dolce scena, dal suo agile comportamento si poteva perfettamente interpretare il suo amore per la natura. Mi soffermai dietro la sua figura con le braccia conserte.

«Salve signor Dave, come va oggi?» il vecchietto seguí la mia voce subito si tolse il cappello e un sorriso gli si dipinse sul volto.

«Alla grande e lei signorina Mia?» mi avvicinai osservando quella graziosa coltura.

«Bene grazie, ma lei non se la prende mai una vacanza?» risi di gusto, mentre osservavo la pala accanto alla sua figura bassa.

«Eh no cara mia, adoro stare qui con i miei fiori e il mio orticello poi posso tornare a casa quando voglio, anche il signor Reed dice che ho bisogno di una vacaza ma onestamente preferisco stare qui» sorrise ampiamente continuando ad annaffiare i fiori con amore.

«Ha.. visto il signor Reed strano in questi giorni?» sospirò profondamente prima di rispondere.

«Proprio strano no, ma.. litiga spesso con sua moglie ieri è stata dura, inevitabile non sentirli gridare» mi si spezzò immediatamente il cuore, mi sentì subito in colpa per la sua fuga lasciandolo solo con le sue ferite. Abbassai lo sguardo sospirando, quando sentì la porta cigolare e poi aprirsi, una figura scese frettolsamente per le scale mi voltai e subito capì..

«Mia.. scusa, credevo te ne fossi già andata..» prese fiato.

Deve aver corso dal suo studio fino a qui

«Stavo per andarmene.. infatti»

«No. Non andartene.. scusa, lo so, non sono stato molto gentile ma vorrei tu rimanessi.. almeno un altro po, ti riaccompagno io» il suo respiro tornò regolare, sospirai ancora una volta indecisa sul da farsi e continuano a fissarmi le scarpe, poi sentì il Signor Dave schiarisi la gola.

«Accetti le sue scuse, è un uomo di parola» mi strizzò un occhiolino, io risi di gusto osservando il suo viso rugoso ma rilassato e felice.

«Okay, va bene» sorrisi a Michael, fui sollevata quando le labbra gli si incurvarono in un meraviglioso sorriso.

Rientrammo in silenzio sotto lo sguardo infastidito e altezzoso di Annie, oltrepassai la cucina assieme a suo marito.

«Ti va di andare un po in giardino? È una bella giornata non trovi?» i suoi occhi erano tornati improvvisamente a splendere. Avrei dovuto mantenere un punto fermo, ma mi fu praticamente impossbile.

«Va bene, tolgo questa allora» mi privai della tracolla poggiandola sulla sua scrivania, ed uscimmo dalla porta scorrevole che conduceva direttamente al suo giardino.

Camminammo un po' sull'erba, lui aveva inascato le mani ed io feci lo stesso con il retro dei miei jeans.

«Mi dispiace per prima, non volevo parlati cosi.. è solo che sto passando un brutto periodo» mi avvicinai, urtandogli giocosamente la spalla, risi cercando di infondergli buon umore e ne fui entusiasta quando sul suo volto si dipinse un altro sorriso.

«Ma che fai?» rise a fior di labbra, mentre slacciavo le scarpette e toglievo i calzini riponendoli in esse, iniziai a correre per tutto il prato compiendo qualche giravolta e poi ritornai verso di lui tirandolo per un braccio.

«Dai vieni è fantastico te l'assicuro!!» insistetti, mentre la sua risata cristallina mandava in tilt il mio cervello.

«Non credo sia il caso io.. » non riuscì a continuare che la mia voce sovrastò la sua.

«Andiamo!! Questa è casa tua puoi farci ciò che vuoi.. » strinsi forte la sua mano, la quale non mi ero accorta che si era intrecciata involontariamente alla mia.

Ripresi a scorrazzare su e giù per il prato, sentendomi libera come una rondine nel cielo.

«Al diavolo!» lo sentì borbottere mentre slacciava le sue derby e posava i suoi calzini nelle solette. Mi raggiunse sul prato con una piccola corsetta, finendo sulla mia figura. Barcollammo e ridemmo entrambi di gusto.

«Riesci a prendermi?» mi posizionai allegramente alle sue spalle.

«Si che ce l'ha faccio, sali!» il suo tono di voce era limpido, non più cupo come nel momento precedente. Mi prese sulla schiena tenni le gambe salde al suo bacino, mentre le braccia cirocondavano il suo collo, lui corse per quel che poteva fino a quando non persi l'equilibrio e caddi, lui mi seguì a ruota finendo al mio fianco sull'erba verde.
Mi stesi completamente, staccando una piccola Margherita bianca. La portai al viso e ne sentì il dolce profumo.

«Sei incredibile» scandì la sua voce, mi voltai verso di lui un po' spaesata. Sorrisi timidamente.

«Be' grazie» un minuto di silenzio si impossessò di noi, il sole stava per tramontare noi eravamo lì a piedi nudi sull'erba pronti a goderci quel mastodontico panorama. I nostri volti erano vicini, sospirai pesantmente mettendomi su un fianco per poterlo guardare meglio.

«Non preoccuparti, va bene così.. mi dispiace se stai passando un brutto periodo» mi morsi il labbro inferiore, quando la sua espressione si addolcì.

«Sei tu.. a farmi stare bene Mia» incurvai un sorriso, abbassando lo sguardo. Mi sollevai, spazzolai i jeans facendo scrollare via i residui di terreno e di pezzetti di erba.

«Devo proprio andare o Jamie mi ucciderà» avvicinai l'indice al collo mimando la gola sgozzata. Lui rise di gusto.

«Ci vediamo.. straniero» lo guardai sottecchi mentre recuperai le mie scarpe, assottigliando gli occhi.

«Buona serata a te regina dei fiori» mi finsi stupita e giocosamente mossi i capelli a destra e a sinistra in modo altezzoso. Rise come un matto come d'altronde dopo un po' feci anch'io.
Quando mi raccompagnò a casa un vuoto si face largo dentro di me.

***

Il giorno dopo ero in pre dal panico, si trattava dell'ultimo esame della sessione estiva dopo di che potevo liberamente godermi la mia estate ma se non l'avessi passato invece, avrei trascorso l'intero periodo estivo a sgobbare sui i libri di economia. Telefonai Karen mentre andavo a destra e a sinistra su per la mia camera. Cercai di suonare ma le dita si incrociavano pasticciosamente fra loro così decisi di lasciar perdere e ripetere ancora un po. Si fece ora, e mi recai alla Madison accompagnata dal mio scooter. Mi sedetti in terza fila regnava un enorme silenzio a primo impatto le righe scritte su quel foglio mi parvero arabo, poi respirai e tenni la mente concentrata. Consegnai il foglio d'esame alla commissione, uscì dall'aula soddisfatta ma ancora un po' ansiosa del risultato. Fortunatamente mi ero preparata bene soprattutto grazie a Michael. L'ansia svanì completamente quando lessi il numero ventisette sul tabellone, avevo preso un ottimo voto mi ero impegnata ed ero riuscita a passare quell'esame infernale.

«Non ci credo!! Ventisette ci rendi conto??» esultai, alcuni mi fissarono straniti, io risi sotto i baffi.

Telefonai Michael, ma aveva il cellulare staccato così telefonai mio fratello, in compenso. Jamie si congratulò con me, mi disse era fiero del mio lavoro così come lo era anche sua moglie. Di Michael nessuna traccia, sapeva del giorno del mio esame eppure neanche l'ombra di messaggio, ne una telefonata. Sbuffai pesantmente riponendo il cellulare nella tasca, quando fui nel giardino dell'Università Karen mi corse incontro abbracciandomi e con un viso sorridente.

«Non ci credo hai passato l'esame con ventisette?? Sei una forte, adesso dobbiamo soltanto divertici» ripetè per l'ennesima volta, dopo avermi abbracciata.

«Si, anch'io sono vedevo l'ora»

«Va tutto bene? Sei strana» Karen assunse subito un'espressione corrucciata, incitandomi a sedere su una delle panchine.

«Si, alla grande» usai un tono incolore.

«Mia, ti conosco abbastaza da capire che sicuramente c'è qualcosa che non va» mi strofinò dolcemente il braccio, io la guardai dolcemente.

«Com'è andata quella notte a casa di Michael?» chiese d'improvviso.

«E' andata bene.. ho conosciuto sua moglie» masticai le parole, quasi come se volessero trattenersi.

«Sul serio?? E com'è racconta» lei spalancò gli occhi.

«E'..ehm, composta. Cioè non credo di piacerle» incrociai le braccia al petto seccata.

«Che intendi dire?»

«Soltanto che, mi guarda in modo strano tutto qui»

«Be' sarà ...comunque, casa sua com'è? Grande?» stavolta sorrise cercando di far sorridere anche me.

«E' favolosa.. un sogno, ha addirittura un gazebo e un lago tutto suo, un giardino e uno strano vecchietto di nome Dave, un'uomo simpaticissimo e..» lei mi bloccò sventolando la mano sul mio viso.

«La conosci molto bene per esserci stata soltanto una volta e di notte per giunta»

«Ehm.. si scusa, avrei dovto dirtelo ma ero cosi impegnata con l'esame che l'ho scordato» strinsi i denti, lei mi guardò con uno sguardo omicida.

«Fammi capire una cosa: tu frequenti abitualmente la cosa di Michael Reed l'uomo più sexy del momento e non mi dici nulla?»

Alzai le mani in segno di resa, mi morsicai le labbra e le rivolsi uno sgarro supplichevole. Sospirò prima di rispondermi.

«Per stavolta ci passo su, d'accordo» ci abbracciammo calorosamente e decidemmo di festeggiare in una gustosa caffetteria li nei dintorni.

***

Nei giorni seguenti Michael sparí completamente, di nuovo. Iniziai col perdere la pazienza ed il buon senso, così tanto che ogni dieci minuti al giorno controllavo sia il cellulare che il telefono di casa, e di rado anche quello di Jamie. Sbuffavo ogni qual volta che non riuscivo a trovare traccia di quell'uomo che mi aveva stregato con i suoi occhi azzurri come il mare. Non capivo, non riuscivo a capirne il perchè della sua assenza, dei suoi mancati messaggi e telefonate poi ritornai alla realtà lui era un imprenditore, sposato e di certo non poteva perdere tempo dietro ad una ragazzina di 20 anni più piccola di lui.
Sabato era arrivato alle porte, quella mattina sceglievo con calma giusti indumenti per il weekend al campeggio, lì avrebbe le temperature si sarebbero abbassaten parecchio pur essendo nel mese di inizio Luglio quindi optai per delle felpe di cotone, dei pantaloncini in compenso e delle zip con il cappuccio in dello stesso tessuto.
Guardai il mio ziano e la mia piccola valigia nera, contemplando ciò che avrei potuto dimenticare poi finalmente ammisi di aver preso tutto. Frustrata ancora per l'assenza di Michael, sbuffai pesantemente la sera prima non avevo cenato e non ero di certo entusiasta di rivederlo per tre giorni interi, dopo un periodo di raffredamento e per giunta accanto a sua moglie.

Non potevo essere gelosa, o almeno non dovevo.

«Jamie, sono pronta andiamo?» legai i capelli in una crocchia confusa, poi mi bloccai sentendo la voce di Michael lungo il corridoio che conduceva al salotto. Mi fermai lì, udendo dal muro opposto cosa si stessero dicendo. La sua voce era incolore, cupa e non di certo entusiasta.

«E' un periodo difficile, più del solito.. devo capire cos'è meglio per me Jamie, non per Annie ma per me» mi morsi il labbro inferiore, drizzai ancor più le orecchie.

«Lo so amico, devi capirlo al più presto non siamo giovanissimi ed io ti auguro di trovare la persona che ti renda felice» immaginani che si stessero abbracciando. Poi mi presentai sulla soglia, schiarendomi la gola.

«Sono pronta» ripetei, guardai Michael per un nano secondo per poi rivolgermi a mio fratello cercando il suo aiuto per i miei bagagli troppo pesanti.

«Ma che ci hai messo qui dentro, non dobbiamo starci dieci giorni ma tre, sei davvero impossibile» alzai gli occhi al cielo e misi le braccia conserte mentre mio fratello caricò i bagagli in macchina assieme a quelli di Lil. Michael si alzò dal divano, quando mi vide ne rimase sorpreso.

«Mia.. » sibilò.

«Mike» risposi con un tono incolore.

«Voglio dirti che mi..» bloccai la frase sul nascere, non volevo che andasse oltre soprattutto in vista del weekend nel luogo in cui avremmo dovuti sostare sotto le stesse tende.

«Dobbiamo andare, o arriveremo tardi» incurvai un minusolo sorriso, una scintilla gli oltrepassò lo sguardo o almeno così mi sembrò di vedere, ma che poi si spense per via del broncio che avevo messo una volta uscita di casa.

«Dove sono tutti gli altri??» esclamò Jamie sull'orlo di una crisi, mio fratello era una persona organizzata, bisognosa di tenere tutto sotto controllo per questo non andavamo d'accordo nella maggior parte delle volte.

Un clacosn fece drizzare le nostre orecchie, in direzione del suono vedemmo George e Steph al marciappaiede opposto, pronti a ripartire.

«Era ora!» sbuffò mio fratello.

«E le tue amiche?»

«Oh, Karen doveva andare dai nonni e Carol lo sai Josie non si fida di nessuno quindi..» scrollai le spalle, rimasi spiazzata quando venni a conoscenza che nessuna delle mie migliori amiche sarebbe venuta lì a sostenermi nel momento in cui avrei incrociato gli occhi del gentile Michael al quale non avrei avuto sicuramente il fegato di resistergli.
Mi risvegliai dallo stato di trance, poi mi soffermai sull'auto più dietro era quella di Michael, non mi accorsi neanche che lui uscì e si posizionò al volante con accanto.. sua moglie.
Sentì il suo sguardo immediatamente addosso, per evitare inconvenienti mi impegnai a guardare altrove.

«Bene direi che siamo apposto» affermò mio fratello, una volta sistemati i bagagli e le rende nel cofano.

«Vieni auto con noi?» Jamie mi sorrise, come facile fosse la cosa più semplice del mondo ed in effetti lo era per il resto delle persone. Le parole al momento mi morirono in gola, la sua voce però rispose per me.

«Uhm.. puoi venire con me, ho tutte le tue canzoni preferite» lui mi sembrò arrossire e la cosa mi fece ammorbidire d'un colpo, Michael cercò di farmi sorridere e ci riuscì perfettamente. Sua moglie gli rivolse uno sguardo gelido e duro, per poi richiudersi nei uni dei suoi momenti estremamente silenziosi.

«Okay» mi limitai a dire, anche leggermente imbarazzata. La scintilla nei suoi occhi tornò a splendere, per un attimo ne fui contenta. Aprì la portiera del retro e mi sistemai comodamente.

«Partiamo?» chiese Michael a mio fratello, che gli fece un pollice all'insù mettendo in moto successivamente.

***

Qualche momento più tardi, erano esaurite le canzoni più belle della radio, temevo terribilmente quel rumorso e fastidioso silenzio che si sarebbe potuto venire a creare e in qualche modo restare sola con un matrimonio in crisi mi imbarazzava parecchio.

Annie, tu lo sai vero che stravedo per tuo marito?

Pensò il mio subconscio, scacciai subito quella voce inopportuna ingoiando il groppo che mi si era formato in gola.

«Va tutto bene?» domandò Michael guardandomi dallo specchietto retrovisore centrale.

«Si» mi avvicinai fra i sedili davanti, per potergli parlare meglio.

«Non hai dei cd?» il mio volto era abbastanza vicino da poter percepire il suo profumo dolce al muschio e il suo tocco di lacca ai capelli. La barba l'aveva lasciata era appena cresciuta, quindi un po' pizzicava.

«Dovrei averne.. fammi controllare» aprì il cruscotto mentre Annie guardava assente fuori dal finestrino.

«Eccoli» recuperò fiero alcuni cd di canzoni più o meno di qualche anno precedente, io ne scelsi uno semplicemente seguendo l'istinto. Non avevamo gli stessi gusti, tranne per la ninna nanna che conoscevamo entrambe ma al momento cercai di non pensarci. Alcune erano canzoni di George Michael, Steve Wonder e anche alcune di James Brown. Risi di gusto quando Michael tentava ogni volta di trattenere il mio dito poggiato al tasticino grigio per scorrere altra musica.

«Ma non vale, questa è roba da vecchi da qua»

«Non t'azzardare, sono i miei cantanti preferiti» si finse offeso, mi trattenni dal non scoppiare a ridere.

Ignorai le sue lamentele ed inserì un altro cd soffermandomi subito sulle prime note, era una canzoncina pop dell'anno prima, quindi ancora in cricolazione.

«Mh, ora si che si ragiona»

«Si?» rise, tenendo stretta la mano destra al volante e la sinistra fuori a penzoloni. Iniziai a gesticolare con le braccia allegramente cercando di stare a passo con la muisca quando venni bruscamente interrotta dal silenzio più toltale. Annie aveva spento lo stereo.

«Ora basta, ho una forte emicrania e non credo che soppprterò una canzone di più» il suo tono divenne sgarbato e severo, anche se apparentemente calma la sua voce traspirò una palpabile acidità.





#SPAZIOAUTRICE

Salve a tuttii buonaseraaa, inanzitutto vi piace la nuova copertina?? 😍👏 Fatemi sapere con i vostri commneti e mi scuso per questo periodo di pausaa, spero mi sia fatta perdonare buona letturaa


See you.❤️

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