When The Wolves Come Out - La...

By IceQueenJ

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Louis è un omega ed è figlio dell'uomo più ricco d'Inghilterra, promesso sposo ad un alpha. Harry, un alpha... More

DISCLAIMER
Chapter 1: In The Middle Of The Night
Chapter 2: Your Eyes Keep Pulling Me In
Chapter 3: Just Bringing My Demons Out
Chapter 4: Ain't Going Down Without A Fight
Chapter 5: We Can Run And Hide
Chapter 6: Gotta Make It Through
Chapter 7: Here Comes Trouble
Chapter 8: All The Things Lost

Chapter 9: If I Ever See You Again, My Love

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By IceQueenJ

Capitolo 9: Se mai ti vedrò di nuovo, amore mio

Avrebbe visto di nuovo Louis e il loro cucciolo prima che lui o lei nascesse. Quella era una promessa.

Quando Harry aprì gli occhi quella fredda mattina, aveva una sensazione di bruciore alla coscia e non c'era Louis al suo fianco. Fissò il soffitto, poi si guardò intorno e non riconobbe la stanza. Noah dormiva ancora accanto a lui e il suo braccio era bendato perché si era preso un colpo per salvarlo quando gli avevano sparato alla gamba. Provò ad alzare la testa per guardarla, ma non avrebbe dovuto poiché la sua gamba era appoggiata a un paio di cuscini. Era bendata come il braccio di Noah.

"Sei sveglio", una voce femminile, un omega, lo tirò fuori dai suoi pensieri. Pensieri di Louis e del loro bambino, pensieri di dove potessero essere e di cosa Louis stesse facendo.

"Dove sono?", chiese Harry. "Chi sei tu?".

"Vi ho trovati giù al fiume, tu eri svenuto e il tuo amico riusciva a stento a portarti. Non potevo lasciarvi morire, quindi vi ho portati qui, ho pulito le vostre ferite e vi ho lasciato riposare", spiegò la giovane ragazza. "Il mio nome è Jane".

"Grazie, Jane". Harry le fece un sorriso di gratitudine. "Noah sta bene?".

"Sì, è svenuto quando vi ho trovati, ma sta bene. Qual è il tuo nome?", chiese lei, avvicinandosi a loro e Harry riuscì a vedere che non aveva un marchio.

"Harry", rispose, poco prima di iniziare a tossire per un prurito alla gola. "Potrei ... potrei avere dell'acqua, per favore?".

"Ovviamente", disse lei, andando via subito e tornando con un bicchiere di acqua.

Aiutò Harry a mettersi seduto, facendolo sussultare e gemere mentre si sedeva. Bevve finché il bicchiere fu vuoto, facendogli capire quanto fosse assetato. Ci fu un momento di silenzio dove la donna lo fissò, ma il suo amico che si risvegliava interruppe il silenzio.

"Dove sono?", chiese Noah, provando a sedersi appena vide Harry e la sconosciuta.

"Il mio nome è Jane e vi ho trovati sul fiume. Come ti senti?", chiese lei.

"R – ricordo adesso", sospirò Noah, abbassando lo sguardo sul suo braccio e gemendo per il dolore quando provò a muoverlo. "Il braccio mi fa male".

"E' normale, ci vorrà un po' di tempo per guarire", Jane disse loro.

"Grazie per averci aiutati", Harry la ringraziò, facendole un piccolo sorriso, non notando il modo in cui le sue guance si ombrarono di rosso.

"Non avrei potuto lasciarvi lì", gli sorrise lei. "Vi porterò la colazione". Se ne andò, lasciando Harry e Noah da soli che provavano a ignorare il dolore al braccio e alla gamba.

"Grazie per non avermi lasciato indietro. Mi dispiace che tu sia stato ferito". Harry fissò Noah, vedendo che lui già lo stava osservando.

"Non ti avrei mai lasciato lì, H. Avevo la possibilità di aiutarti e l'ho fatto". Noah scosse le spalle, interrompendo Harry quando fece per parlare. "Siamo vivi e quando staremo meglio, cercheremo gli altri".

"Spero che Louis ed Elliot stiano bene, anche gli altri". Harry fissò di nuovo il soffitto.

"Hanno l'un l'altro, Elliot e Louis non sono soli". Noah afferrò la mano di Harry con il braccio sano, stringendola quando Jane tornò con un vassoio pieno di cibo.

"Se avete bisogno di aiuto, basta che mi chiamate. Sarò in cucina", disse lei.

Quando restarono soli, mangiarono in silenzio, scoprendo di essere molto affamati. Erano felici di avere dei soldi con sé, perché ne avrebbero avuto bisogno per raggiungere Bradford e per ringraziare Jane che li aveva salvati.

≈≈≈

Quando Louis aprì gli occhi quella fredda mattina, vide Josh ed Elliot accanto a lui. Ci volle una forza assurda per non scoppiare di nuovo in lacrime e, invece, si alzò per preparare la colazione. Aveva bisogno di restare forte per il suo bambino e per Elliot che aveva perso il suo compagno. Aveva bisogno di far credere a se stesso e poi di convincersene che tutto sarebbe andato bene.

Si muoveva con l'autopilota mentre preparava una colazione completa con uova e bacon nell'attesa che gli altri si svegliassero. Fece il caffè, poi si mise seduto sulla sedia, i pensieri che andavano a Harry e gli occhi che si riempivano di lacrime. Si chiedeva dove fossero lui e Noah, se ce l'avessero fatta e se qualcuno li avesse aiutati. Erano in viaggio verso Bradford? Sperò che lo fossero.

"Sono sicuro che papà tornerà a casa da noi", Louis disse, poggiando una mano sulla sua pancia. "Siamo la sua casa, piccolo".

"Lou?", Nick risvegliò Louis dai suoi pensieri e, quando l'osservò, vide che l'uomo era già pronto per il giorno.

"Ho preparato la colazione", disse Louis, asciugandosi le lacrime. "Potresti svegliare gli altri? Il cibo si sta raffreddando". Si alzò e afferrò le tazze per il caffè.

"Lo farò", Nick annuì, poi si mosse fin quando fu accanto a Louis. "Come stai?".

"Meglio di ieri". Louis poggiò le tazze sul mobile e si abbracciò. "Li aspetteremo qui, giusto? Non importa quanto tempo ci metteranno", chiese Louis.

Nick prese un respiro profondo, non avendo il coraggio di dirgli ciò che Harry gli aveva fatto promettere in un pomeriggio piovoso, prima del loro primo lavoro insieme. "Li aspetteremo, questo è sicuro", annuì.

Louis gli fece un sorriso carico di speranza e prese di nuovo le tazze per servire il caffè mentre Nick andò a svegliare gli altri. Uno per volta, iniziarono ad arrivare in cucina, ringraziando Louis prima di sedersi. Non iniziarono a mangiare fin quando Louis e Josh, che si era offerto di aiutarlo, si misero seduti. C'era silenzio, molto silenzio, ed Elliot non mangiava molto, proprio come Louis.

"Voi due avete bisogno di mangiare", disse Nick. "Non voglio che vi ammaliate ... non fa bene al bambino", lanciò a Louis uno sguardo pungente.

"Non ho fame", mormorò Elliot, il suo labbro tremò quando si sentì solo, visto che tutto ciò che voleva era il suo alpha.

"Per favore ... mangiate", li pregò Josh, odiando vederli in quel modo.

Louis fu il primo a mangiare, ammettendo a se stesso di avere fame. Pensieri della sua bambina morta gli passarono per la mente, tutto perché non avevano abbastanza cibo. In quel momento, però, non era il caso di morire di fame. Aveva bisogno di prendersi cura di se stesso per far nascere un bambino vivo e sano. Finì il suo cibo, sorridendo quando Elliot iniziò a mangiare. Quando ebbero finito, Steven e Martin ripulirono, facendo promettere a Louis che sarebbe tornato a letto e che avrebbe riposato.

Louis si stese sul letto, muovendosi di continuo per trovare una posizione confortevole, ma non riuscì a farlo. Voleva dormire, si sentiva esausto, e sussultò quando sentì un piccolo crampo nel basso ventre. Si mise seduto e guardò intorno alla stanza, il sole era scomparso ed era coperto dalle nuvole scure. La pioggia batteva contro la finestra e il più rumoroso dei tuoni fece tremare la casa, facendo rabbrividire Louis. Fissò il guardaroba, poi notò le borse sue e di Harry. Si alzò e si diresse verso quella che apparteneva a Harry e sapere che il suo alfa era in giro solo con i vestiti che aveva quel giorno, lo rendeva nervoso. L'aprì e afferrò una delle camice che Harry aveva usato la notte precedente e tornò a letto. Profumava ancora di lui e ciò fece riempire i suoi occhi di lacrime.

Fu così che si addormentò, pensando a Harry e desiderando che fosse lì con lui.

Presto i giorni si trasformarono in settimane e Harry doveva ancora guarire e iniziare a camminare di nuovo senza che la gamba gli facesse male. Aveva visto Noah attraversare lo stesso dolore, ma fortunatamente per lui, poteva camminare. Noah avrebbe potuto facilmente allontanarsi e tornare da Elliot, ma l'alpha aveva deciso che sarebbero tornati tutti e due insieme. Harry non riusciva a smettere di ringraziarlo e non si sarebbe fermato, non importava quante volte Noah gli avesse detto di smetterla.

In tutto il loro tempo lì, iniziò a sentirsi a disagio quando Jane si addolciva e stava sempre vicino a lui, comportandosi come un omega che vuole attrarre un alpha. Nelle sue tre settimane lì, l'aveva aiutato a tenere pulita la sua ferita per evitare infezioni o amputazioni. In cinque settimane lì, un mese lontano dal suo Louis, lui e Noah avevano mandato una lettera quando l'altro alpha aveva ricordato il loro nuovo indirizzo. Si erano fidati di Jane per fargliela portare all'ufficio postale, ma ben presto non avevano ricevuto nessuna risposta dagli altri.

"Penso che sia giunto il momento di camminare. Ovviamente ti aiuterà Noah e dovrai usare una stampella. Camminare aiuterà la ferita a cicatrizzarsi più velocemente e anche tu hai bisogno di muoverti", spiegò Jane, riferendosi alla ferita e osservando Noah mentre l'uomo aspettava che terminasse con Harry.

"Stavo pensando di mandare un'altra lettera", disse Noah proprio quando Jane stava per parlare di nuovo.

"Perché?", chiese Jane, un cipiglio sul viso.

"Ne abbiamo mandata una lo scorso mese. Sono passati due mesi da quando abbiamo visto la nostra famiglia e loro devono sapere che stiamo bene. Probabilmente saranno preoccupati", disse Noah.

"Non la penso così", Jane scrollò le spalle. "Sarebbero potuti tornare a cercarvi se fossero stati preoccupati, ma non l'hanno fatto ed eccovi qui". Rifiutò di guardarli, scegliendo di concentrarsi sul pulire la casa.

"Non ci costa nulla riprovarci", disse Noah furioso mentre lei non lo vedeva.

"Okay", disse lei, alzando lo sguardo. "Quando avrete finito, datemela e la porterò all'ufficio postale", gli fece un piccolo sorriso, ma Noah riuscì a vedere oltre quello.

Da quando la persona che li aveva salvati si era trasformata in quello che era ora?

"Non preoccuparti, Jane. Lo farò io, ho bisogno di aria fresca o impazzirò", ridacchiò Noah.

"Ti vedranno e ti arresteranno", lo fissò Jane. "Poi troveranno Harry e lo arresteranno. È ciò che vuoi?", chiese lei.

"Non lo vedranno, è sempre stato attento", disse Harry in favore del suo amico, la sua famiglia.

"Attento?", Jane fissò Harry. "Se foste stati attenti, allora non sareste entrambi qui!".

"Non accadrà nulla!", disse Noah alzando la voce, già stufo di quell'omega.

"Fa ciò che vuoi, ma non trascinare il mio Harry con te", sputò lei, poi si allontanò, sbattendo la porta mentre usciva.

Noah aspettò fin quando fu fuori dalla stanza e non a portata d'orecchio e si voltò verso Harry. "Dobbiamo andarcene da qui", disse.

"Pensavo che ce ne saremmo andati quando sarei riuscito a camminare", Harry si accigliò confuso.

"Sono passati due mesi, Harry. Non posso restare oltre. Ho bisogno di Elliot e lui ha bisogno di me. Non riesco ad aspettare ancora", sospirò Noah, andando accanto a Harry. Mise le mani nella tasca dei suoi jeans e prese una busta, la stessa che avevano mandato al resto del gruppo.

"Che cos'è?", Harry prese la busta, notando il nome di Nick e l'indirizzo con la sua scrittura.

"La scorsa notte, quando lei è andata a dormire, stavo cercando del tè e l'ho trovata nel mobile. Non ha mai spedito niente", Noah fissò la porta da cui lei era uscita. "Non riesco a stare più qui. Tu non puoi stare qui, sei un alpha sposato e con un bambino in arrivo. Se ti leghi a lei ...".

"Non lo farei mai!", l'interruppe Harry. "Perché dici questo?".

"So che tu non lo faresti, ma non mi fido di lei. Non mi fido della dozzina di erbe che porta per Dio solo sa cosa. Se riuscisse a farti legare a sé, Louis ne morirebbe. Gli si spezzerebbe il cuore", l'avvertì Noah.

Harry fissò Noah negli occhi, ricordando i numerosi commenti che Jane aveva fatto. Il desiderio di avere un alpha come lui. Per un alpha, soprattutto per uno che aveva un bambino in arrivo, non era il caso, ma lui non era bravo a leggere le persone. Forse era stata la gentilezza di Jane che lo aveva completamente accecato.

"Quando ce ne andremo?", chiese alla fine, sedendosi accanto a lui.

Abbassò lo sguardo sulla sua gamba bendata e aspettò la risposta di Noah, chiedendosi come avrebbe fatto. Ma erano già passati due mesi senza vedere Louis e lui non voleva altro se non riuscire a viversi l'intera gravidanza. Non voleva perdersi niente, non poteva perdersi niente.

"Penso quando uscirà per prendere le sue erbe", rispose Noah alla fine. "Ce ne andremo quando lei uscirà. Sii pronto in ogni momento".

Harry annuì, tornando nel letto quando Jane tornò con la scusa di dover controllare la sua gamba. Harry glielo lasciò fare, ignorando il modo in cui parlava di lui e a come era stato coraggioso. Voleva solo tornare da Louis.

Non dovettero aspettare a lungo poiché lei uscì un paio d'ore più tardi. Noah non si sprecò a lasciarle un biglietto, solo dei soldi per i due mesi in cui erano stati lì. Harry, d'altro canto, le aveva scritto un piccolo biglietto in cui la ringraziava per ciò che aveva fatto per loro e che non l'avrebbero mai dimenticato.

Presero il treno notturno per Bradford, sperando di essere in tempo e che la loro famiglia fosse ancora lì. Ci volle un po', perché la gamba di Harry faceva ancora male e per lui era difficile camminare, ma con l'aiuto di Noah riuscirono ad arrivare in tempo. Trascorsero tutto il viaggio a nascondere le loro identità, non sapendo se li stessero ancora cercando.

"Ho visto che le hai lasciato un biglietto", commentò Noah mentre mangiava una focaccina che aveva comprato alla stazione.

"Volevo ringraziarla, dopo tutto quello che ha fatto per noi", Harry fissò Noah, stringendo ancora la sua focaccia perché non aveva molta fame.

"Credo che tu abbia ragione, è stato carino", disse Noah scrollando le spalle. "Hai intenzione di mangiarla?", chiese, lanciando un'occhiata al cibo.

"Puoi mangiarla, non ho molta fame".

"Dolce! Grazie, H", disse Noah, facendo sorridere Harry.

Harry passò le mani tra i suoi corti capelli dopo che Jane li aveva tagliati. Voleva sembrare diverso e anche se i capelli corti non facevano molto, era disposto a provare qualsiasi cosa. Il viaggio durò un'eternità, ma quando finalmente giunsero a Bradford, si sentì un po' meglio. Era ancora preoccupato perché avrebbe potuto non essere più lì, era preoccupato che forse Nick aveva fatto ciò che lui gli aveva chiesto e che Louis fosse tornato a Londra dai suoi genitori. Riusciva a vedere Louis scalciare e urlare mentre lo riportavano nel luogo da cui erano fuggiti e ciò gli spezzò il cuore.

"Stringi la mia spalla", disse Noah, tirandolo fuori dai suoi pensieri.

Quando alzò lo sguardo, Noah era accanto a lui in attesa che Harry gli prendesse la mano. Harry, senza parole, si alzò e si morse il labbro inferiore quando sentì il dolore alla coscia, ma fu presto in piedi e stringeva la spalla di Noah. Fortunatamente per loro, trovarono qualcuno che li portò alla casa. Restarono fuori per un paio di minuti. Fu come se avessero improvvisamente dimenticato cosa fare o come funzionare, visto che nessuno dei due si muoveva.

Erano ancora fuori quando la porta si aprì ed Elliot uscì stringendo quattro bottiglie vuote di latte. Le poggiò sul terreno, poi cercò l'uomo del latte che sarebbe arrivato a momenti. Comunque, l'uomo del latte e il latte non gli importarono più, quando notò il suo alpha e Harry a un paio di passi da lui. Serrò gli occhi e poi li aprì di nuovo, battendoli un paio di volte, non riuscendo a credere che fossero loro.

"N – Noah?", mormorò, i suoi occhi erano pieni di lacrime quando annuì.

Non passò molto tempo prima che Harry si mantenesse al muro perché Noah era corso verso Elliot e lo aveva attirato a sé, stringendolo tra le braccia e baciandolo ovunque. Sentì un nodo alla gola quando Elliot iniziò a piangere e Noah provò a calmarlo. Quando Elliot alla fine si calmò, guardò Harry con le lacrime che gli bagnavano le guance.

"Louis è dentro che riposa nella sua stanza. E' molto stanco a causa del bambino", lo informò Elliot mentre si asciugava le lacrime.

Il bambino.

Quella parola gli causò numerose emozioni mentre provava a entrare in casa senza farsi male alla gamba. Il bastone e il muro aiutavano, ma non significava che non sentiva più dolore. Il dolore era lieve, ma era ancora lì. Noah ed Elliot si separarono velocemente e corsero da lui per aiutarlo quando lo videro in difficoltà. Entrarono in casa poco prima che l'uomo del latte arrivasse e quindi Elliot tornò indietro. Una volta che ebbe il latte e che ebbe pagato e ringraziato l'uomo, andò davanti agli alpha per portarli in cucina dove aveva visto Nick per l'ultima volta.

"Grazie Dio!", fu la prima cosa che Nick disse quando li vide entrare dalla porta. Andò verso di loro e li abbracciò, rifiutando di lasciarli andare perché era prossimo alle lacrime.

"Aspettate che il resto vi veda. Steve e Martin sono usciti a fare spese, ma torneranno presto", disse Nick. "Louis è nella sua stanza. Vai a vederlo, Harry. È stato male ultimamente, i primi sintomi sono comparsi", disse, aiutando Harry.

Nick lo aiutò a salire le scale e poi lo condusse all'ultima porta sulla sinistra dove bussò leggermente. Sentirono la voce di Louis che dicevano loro di entrare, ma Nick non riuscì ad aprire la porta che sentirono uno rumore e poi la porta si aprì. Louis sembrava più piccolo di sempre. Era chiaro che avesse perso peso. Indossava i vestiti di Harry e sembrava ancora più piccolo con quelli addosso. Aveva cerchi scuri sotto gli occhi e sembrava pallido ed esausto. I suoi capelli erano un disastro e sembravano deboli, non luminosi come al solito.

Non appena i suoi occhi si fissarono su Harry, i loro occhi verdi e blu si riempirono di lacrime. Louis disse il nome di Harry e quello fu abbastanza affinché l'alpha aprisse le braccia. Fecero qualche passo indietro e Harry digrignò i denti quando sentì dolore, ma nulla era comparabile alla sensazione di stringere di nuovo Louis tra le braccia, qualcosa che aveva solo sognato negli ultimi due mesi. Avere Louis così vicino lo fece sorridere di nuovo. Non riusciva ancora a sentire la pancia e fu grato per quello perché voleva essere il primo cui Louis avrebbe detto del bambino.

"Sei tu, sei tu", pianse Louis contro il suo petto prima di alzare lo sguardo verso di lui, poggiando le mani sulle sue guance. "Per favore, dimmi che non sto sognando. È accaduto molte volte. Per favore, dimmi che non sto sognando".

"Vi lascio soli", disse Nick, poi li lasciò, assicurandosi che Harry non stesse per cadere.

Harry strinse Louis più forte e lo circondò con le braccia, non riuscendo a camminare quando l'omega iniziò a trascinarlo nella stanza. Fu in quel momento che Louis si tirò indietro e fissò Harry con un cipiglio sul viso. Fu in quel momento che notò che stringeva un bastone e che il suo alpha non riusciva a stare in piedi usando entrambe le gambe.

"Cos'è successo?", chiese, provando ad aiutare Harry.

Harry zoppicò fino al letto, alzando le sopracciglia quando vide che tutti i suoi vestiti erano sul letto. E nel mezzo, c'era un piccolo spazio per Louis. Continuò a fissarlo, fin quando notò il più piccolo maglione che avesse mai visto, già con i bottoni davanti e pronto per essere usato. Harry lo prese. Molte emozioni lo attraversarono quando vide quant'era piccolo.

"E' il primo maglione del nostro bambino. Tutte quelle lezioni di cucito sono servite a qualcosa. Ti piace?", chiese Louis, aiutando Harry a sedersi sul letto.

"E' bellissimo", disse Harry tirando su con il naso, aprendo le sue braccia per Louis.

"Volevo iniziare i pantaloni, ma ero stanco", gli disse Louis.

"Hai sette mesi per farlo", disse Harry, sibilando quando Louis gli toccò la gamba.

"Cos'è successo? Dove sei stato per tutto questo tempo?", chiese Louis mentre provava a non piangere.

"Te lo dirò più tardi, adesso hai bisogno di dormire. Sembri esausto, tesoro", disse Harry, passando le dita tra i capelli di Louis. "Tu e il nostro bambino mi siete mancati tanto".

"Ci sei mancato anche tu", sospirò Louis, facendo un respiro profondo, provando a rubare il profumo di Harry.

Le parole non furono più necessarie quando Harry fece stendere Louis in quel piccolo cerchio nel mezzo del letto e poi lui si stese accanto a lui. Immediatamente Louis si rannicchiò contro di lui, sentendosi di nuovo libero perché il suo amore era di nuovo accanto a lui. Harry mormorò una ninna nanna mentre guardava Louis addormentarsi, osservando il modo in cui le sue ciglia si chiusero sulle sue guance pallide. Lo strinse forte e appena riuscì ad addormentarsi, riuscì a riposare come aveva desiderato per i passati due mesi.

Quando si svegliò di nuovo, Louis dormiva ancora e lui fu grato per questo. Si guardò intorno e poi afferrò il piccolo maglione per guardarlo di nuovo. Sorrise e lo mise sul comodino così da non perderlo nel disastro di lenzuola e vestiti. Osservò Louis mentre l'omega si muoveva e continuava a dormire, come se i problemi del mondo non l'interessassero più. Fu in quel momento che Harry decise, ma l'avrebbe fatto solo se anche Louis l'avesse voluto. Sarebbero tornati a casa.

Era già sera tarda quando Louis si svegliò, sentendosi meglio e sapendo che Harry era rimasto con lui per tutto il tempo. Si mise seduto lentamente e si accoccolò accanto a Harry che era poggiato contro la testiera. Louis sospirò felice quando Harry iniziò a massaggiargli lo scalpo, sentendo tutta la tensione scivolare via.

"Hai intenzione di dirmi cos'è successo?", disse Louis, interrompendo il confortevole silenzio.

Harry lasciò andare un lungo sospiro prima di iniziare a parlare. "C'era più polizia di quello che pensavamo e quindi ci hanno scoperti abbastanza velocemente. Avevamo provato a scappare, ma sono stato sparato alla gamba. Noah è tornato per aiutarmi e gli hanno sparato al braccio. Non so come, ma lui è riuscito a portarmi fuori di lì, mi ha fatto camminare e non riuscendo più a sopportare il dolore, sono svenuto quando eravamo quasi al fiume. Una donna ci ha aiutati. Ci ha trovati quando anche Noah era svenuto. Ci ha portati a casa sua e ci ha tenuti lì per questi due mesi, fin quando abbiamo deciso che avevamo aspettato abbastanza e siamo venuti a cercarvi", disse Harry terminando la spiegazione.

"Un omega", gli disse Louis. "Ho sentito il suo odore su di te. Lei ... lei voleva che la mordessi", continuò Louis, sapendo che i feromoni non mentivano.

"Lei voleva, non io. Ho già un compagno e quello sei tu e tu mi darai un cucciolo", Harry lo baciò in testa, lasciando che Louis lo stringesse tra le braccia e poggiasse la sua testa sul petto.

"Un cucciolo già dispettoso che non mi fa trattenere la colazione", ridacchiò Louis.

"E' come te, amore mio. Lui o lei sarà ostinato come te", disse Harry passando le mani su e giù lungo la schiena di Louis, osservandolo quando Louis si allontanò da lui.

"Hai mangiato? Devi essere affamato", Louis fece per alzarsi ed Harry lo lasciò fare perché era vero che era affamato.

"Lou, prima che andiamo in cucina, c'è qualcosa di cui voglio parlarti".

"Che cos'è?", chiese Louis, già preoccupato.

Harry cercò la sua mano, stringendola stretta, "Dopo quello che è successo, non sono più sicuro se voglio continuare", disse, aspettando che Louis iniziasse a urlare, ma fu sorpreso quando Louis abbassò lo sguardo sulle sue mani.

"Harry ... voglio andare a casa, ma non voglio lasciarli indietro. Anche loro sono la nostra famiglia", disse Louis.

"Lo so, ma penso che capiranno. Sono la nostra famiglia, ma la mia priorità siete tu e il bambino. Voglio che nasca in un ambiente stabile, in un luogo in cui sentirsi sicuri e a proprio agio. Un luogo dove non dovremo trasferirci ogni due settimane".

"Che cosa faremo quando torneremo?", chiese Louis. "Che cosa faremo con Henry?".

"Troverò un posto in cui vivere e un lavoro. Non sarà buono come questo, ma avremo un tetto sulle nostre teste. E se lui sa cos'è meglio per lui, allora starà lontano", spiegò Harry.

"Quando glielo diremo?".

"Appena potremo".

Louis annuì, lasciando che Harry l'abbracciasse mentre provava a prendersi cura della sua gamba. Louis l'aiutò ad andare al bagno e poi in cucina dove era riunito il resto del gruppo. Noah gli aveva già detto tutto, quindi Harry fu libero di sedersi e mangiare il cibo che Nick aveva cucinato, ma non prima di aver ricevuto abbracci dal gruppo.

"Quindi cos'accadrà dopo questo?", chiese Martin.

"Sarà sempre più difficile, questo è il problema", continuò Steven.

"Louis ed io ... noi abbiamo deciso di tornare a casa", disse Harry, catturando la loro attenzione. "Per favore non la prendete male, siete la nostra famiglia e noi apprezziamo tutto ciò che avete fatto per noi, ma dopo ciò che è successo ho paura che il mio cucciolo cresca in un luogo dove non ci sentiremo al sicuro".

"Comprendiamo", Nick gli fece un sorriso confortevole, "ne abbiamo parlato tutti e concordo con il fatto che le cose stiano diventando difficili. Abbiamo abbastanza soldi per sopravvivere e possiamo trovare un lavoro da qualche parte".

"Ve ne andrete presto?", chiese Josh.

"Vi vedremo di nuovo?", chiese Elliot.

"Torneremo a Londra, potrete sempre farci visita e anche noi vi visiteremo ovunque voi decidiate di andare", disse Louis, cercando una mano da stringere.

"Ci terremo in contatto", disse Noah, emozionandosi già. Quando Nick si alzò, il resto fece lo stesso e poi tutto il gruppo si abbracciò.

"Almeno restate fin quando la tua gamba non guarisce", suggerì Nick a Harry che annuì.

La conversazione durante la cena riguardò gli ultimi eventi e come si erano legati e del fatto che fosse nata una famiglia particolare. Quando fu ora di andare a letto, Louis aiutò Harry a fare una doccia, poi ne fece una lui. Quella notte si addormentarono più tardi del solito visto che avevano molto di cui parlare e perché Harry non smetteva di baciare la pancia di Louis e di parlare al loro bambino.

Alla fine, finirono per stare lì altri tre mesi perché Louis rifiutò assolutamente di abbandonare la comodità di quella stanza che era diventata sua e di Harry. Era un posto sicuro che profumava di Harry, dove si sentiva al sicuro e dove riusciva a dormire fregandosene del mondo. Harry aveva trovato lavoro in una boutique prestigiosa dopo aver dimostrato ottime qualità nel convincere le persone a fare acquisti. La paga era buona e aiutava a pagare il cibo, l'affitto e le bollette. Louis restava a casa, a volte lavorava a maglia e provava a finire i pantaloncini che aveva iniziato mesi prima.

La pancia iniziò a vedersi intorno al quarto mese. Quando Louis si era svegliato, il pancione era già lì. Sorrideva ancora quando ricordava il modo in cui Harry aveva dato di matto e lo rese triste ricordare che aveva fatto lo stesso con il loro primo bambino. Era sempre spaventato di raggiungere il quinto mese, spaventato di perdere il suo bambino, anche se mangiava e si sentiva bene. Quella paura scomparve quando entrò nel sesto mese, quando sentì il loro bambino scalciare dopo che raramente aveva sentito il primo. Per qualche ragione il loro secondo figlio era più attivo di quanto era stato il primo.

"Penso che dovremmo andare a casa", disse Louis in un pomeriggio piovoso. Era steso sul letto e si accarezzava il pancione, mentre Harry gli massaggiava i piedi gonfi.

"Sei sicuro?", gli chiese Harry, smettendo di fare quello che stava facendo e afferrando una tovaglia per pulirsi le mani. Si arrese e si alzò per lavare le sue mani prima di sedersi accanto a Louis.

"Sì, mi mancano e voglio che il nostro bambino nasca dove sono nato io. I – io ho bisogno di mia madre", disse Louis tirando su con il naso e odiando il fatto che ultimamente era diventato troppo emotivo.

"Allora faremo meglio a preparare i bagagli". Harry lo abbracciò e gli lasciò un bacio sulla fronte.

L'arrivederci non fu così semplice perché piansero molto. Il resto del gruppo aveva deciso di restare a Bradford visto che avevano un lavoro e si erano già ambientati. Il treno sarebbe stato scomodo per Louis perché trovare una posizione comoda per uno con il suo pancione non era semplice. Non riuscì a dormire e quando arrivarono alla stazione di Londra rifiutò di alzarsi perché i suoi piedi e la schiena facevano male.

"Lou ... dobbiamo andare. Non possiamo restare qui per sempre", insistette Harry.

"No", disse Louis incrociando le braccia al petto prima di iniziare a piangere. "E se i miei genitori non mi volessero?".

"Sai che saranno felici di averti lì e lo saranno ancora di più perché partorirai lì. Mi hai detto che ti avevano chiesto di tornare ed eccoci qua". Harry prese posto accanto a lui provando di nuovo a convincerlo.

"Ma se avessero cambiato idea?", Louis continuò a piangere.

"Non l'hanno fatto, ne sono sicuro. Andiamo. Si sta facendo tardi e ancora non siamo arrivati lì", disse Harry, baciando le labbra di Louis prima di alzarsi e di aiutare Louis a fare lo stesso e felice che il suo omega non avesse continuato a combattere.

Harry fu veloce a trovare qualcuno che li portasse alla magione dei Tomlinson nella periferia di Londra. Louis si stava già facendo aria da solo con la mano quando aveva iniziato a sentire caldo e voleva solamente acqua fresca e un po' di riposo. Il suo bambino non smetteva di calciare e lo stava facendo impazzire, ma nulla era comparato al modo in cui iniziò a sentirsi quando giunsero lì. La macchina dovette aspettare fuori i cancelli perché la guardia non voleva farli entrare, fin quando arrivò Niall e li riconobbe.

Harry pagò l'autista e uscì dall'auto per aiutare Louis mentre l'autista scendeva le borse. Harry fece un enorme sorriso quando vide Niall correre loro incontro. Si abbracciando e, quando si separarono, Niall abbracciò Louis.

"Fatti guardare!", disse Niall osservando il suo pancione. "Farò sapere ai vostri genitori che siete qui. Siete finalmente a casa", disse Niall prima di correre in casa.

Aspettarono fuori, fin quando non videro la madre di Louis correre verso di loro seguita da Damon. Anne e Robin non rimasero dietro, non quando il loro bambino era di nuovo a casa. Nessuno si mosse quando le due donne abbracciarono i loro bambini. Una toccava già il pancione di suo figlio e l'altra non riusciva a smettere di guardare il figlio che non aveva fatto altro se non innamorarsi di qualcuno che non avrebbe potuto avere.

"Sei tornato, piccolo, sei tornato", pianse Jay. "Per favore dimmi che resterai, non andartene di nuovo".

"Se ci volete ... non voglio andare di nuovo via", Louis asciugò le sue lacrime.

"Ovviamente puoi stare qui, piccolo mio", lo abbracciò. "Di quanto sei?".

"Sei mesi", rispose Louis.

"Mio Dio, il mio nipotino sarà qui presto", sorrise tra le lacrime, poi si girò e fece segno a Damon di avvicinarsi.

Non ci fu bisogno di parole quando Louis abbracciò suo padre e quando suo padre ricambiò l'abbraccio, non lasciandolo andare.

"Bentornato a casa, tesoro". Damon baciò Louis in fronte, sorridendo al suo pancione prima di passarci sopra il palmo della mano, sentendo il piccolo scalciare. Louis sorrise e lo abbracciò di nuovo, vedendo Harry abbracciare i suoi genitori.

≈≈≈

"Sei qui per restare?", chiese Anne a suo figlio.

"Non andrò da nessuna parte. Mi dispiace avervi lasciato". Harry si tirò indietro dall'abbraccio e afferrò le mani dei suoi genitori.

"Guardati, così cresciuto", disse Robin. "Mi sei mancato".

Harry voleva dire loro che gli erano mancati, ma invece li abbracciò stretti e quello fu abbastanza. Si separarono appena videro i Tomlinson entrare. Non passò molto tempo prima che Damon e Jay gli dessero un abbraccio, lasciandolo sorpreso.

"Mi dispiace averti trattato male", si scusò Damon. "Spero che tu possa perdonarmi un giorno. Questa è anche casa tua".

"E' tutto passato", gli disse Harry, facendo del suo meglio per lasciar andare. Era tempo di iniziare una nuova vita e di dare il benvenuto al suo bambino in un buon ambiente.

Erano tornati nel luogo da cui erano scappati anni prima. Erano tornati a casa. Erano pronti a dare il benvenuto al loro bambino in un luogo in cui si sentivano sicuri ed erano circondati dalle persone che amavano. Harry li lasciò andare e abbracciò Louis che aveva finalmente smesso di piangere. Lui era la sua casa, non importava dov'erano e con chi erano.

NOTE
Buon giorno a tutti! Eccomi con il penultimo capitolo di questa incredibile storia.

Buona lettura e scusatemi per la lunga assenza.

Jo ❤️

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